Amore, judo e dominazione

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DavideSebastiani
00sabato 29 novembre 2014 17:04
Questa storia è in gran parte vera e si riferisce a fatti realmente accaduti

Primo episodio


Tutto mi sarei aspettato tranne che quella sera cambiasse la mia vita. Non so se definirlo una caso oppure una delle tante situazioni che si presentano nella vita di una persona. Ma si, un caso fortuito, non uno di quelli tipo Sliding Doors per intenderci. Il film, ce l’avete presente? Quello in cui una donna che deve tornare a casa trova per un pelo la porta della metro chiusa e da quel momento la sua vita corre su due binari paralleli, quello appunto che segue il percorso avuto avendo perso il treno e quello che invece avrebbe avuto se fosse riuscita invece a prenderlo. No, il mio caso non e’ cosi’ eclatante e forse la mia vita avrebbe preso ugualmente la direzione che il destino mi aveva riservato, pero’…..Quella sera dicevo. Gia’, quella sera. Sembrava una sera come tante, con me e mia moglie che avevamo appena terminato di fare l’amore, con la televisione accesa per la regola numero uno di mia moglie: quando nostra figlia e’ in casa facciamo sesso solo con la porta chiusa e la televisione accesa per non far sentire i nostri sospiri. Bah, sospiri. Non che quella sera ce ne fossero stati tanti di sospiri ma comunque per me era sempre piacevole fare l’amore con Miriam. E quella sera era stato piacevole come al solito. Non trascendentale, per carita’. Avevamo fatto di meglio in passato io e lei ma per essere sposati da diciotto anni non mi potevo lamentare. E nemmeno lei, almeno credo. Dunque, dopo il sesso andammo in bagno stando bene attenti a non far rumore per fare l’ovvia pulizia alle parti intime, poi per mia moglie la sigaretta fumata in cucina mentre io le facevo compagnia, parlando di cose banali per tornare subito dopo a letto e, come ogni volta che facevamo l’amore, puntuale come un orologio svizzero o meglio, come una cambiale, appena Miriam poso’ la sua testa sul cuscino, i suoi occhi si cominciarono a chiudere. E’ matematico. Non resiste. Si sistemo’ meglio, mise la sua testa sulla mia spalla, il suo braccio destro a cingermi il collo e comincio’ a dormire. Tempo cronometrato: dieci secondi. Sfido chiunque a battere il suo record. E allora il caso dove sta? Pazientate e datemi il tempo di arrivarci. Di solito, a quel punto mi metto a leggere qualcosa perche’ a me il sonno non arriva subito e ho bisogno di una mezz’ora buona di lettura per sentire gli occhi cominciare a chiudersi. Ma quella sera niente. Per di piu’ il braccio di Miriam sempre intorno al mio collo e la sua testa sempre sulla mia spalla mi costringevano ad avere una posizione poco consona per farmi venire il giusto sonno ristoratore. Ci pensai su per qualche secondo. Non volevo svegliarla ma in quella posizione non avrei mai potuto addormentarmi e dovevo assolutamente farlo. Era già passata la mezzanotte e avevo messo la sveglia per le 6.30 del mattino dopo per andare a lavorare e dormendo meno di sei ore il giorno seguente sarei stato uno straccio. E quindi mi decisi. Con delicatezza le spostai prima il braccio e poi la testa e in quel momento le vidi riaprire gli occhi
“ Che fai amore?” mi chiese
“ Niente, tesoro. Mi alzo per andare a prendere un bicchiere di latte e poi torno a letto”
“ Torna subito. Ti amo” Che dolce! E si, se c’era una cosa che proprio non avrei mai potuto rimproverare a Miriam era la sua dolcezza e il farmi sentire amato. Ma di questo fatto, sostanziale e di primaria importanza, parleremo in seguito.
Dunque, contai fino a cinque e Miriam era di nuovo tra le braccia di Morfeo. Ma come diavolo fara’. Sembra avere un telecomando. Spinge il tasto e si addormenta. Mi alzai, quindi, con un pizzico di sana invidia nei suoi confronti per questa caratteristica, mi versai un bel bicchiere di latte freddo che bevvi a piccoli sorsi e me ne ritornai in camera, non prima di aver dato un’occhiata alla mia bambina che dormiva come un ghiro nella sua stanza. Va beh, bambina per modo di dire visto che si tratta di una ragazzona di quasi 18 anni, alta e gia’ piuttosto formata, una donna insomma, ma per me rimarra’ sempre la creatura che tenevo in braccio appena nata. Inutile dire quanto l’adori ma non voglio certo assillarvi col mio amore paterno e vado oltre, ritornai a letto, spensi la luce dell’abat.jour e provai ad addormentarmi. Niente. I miei occhi sembravano lampioni accesi e non mi veniva sonno per niente. E questa e’ la prima situazione un po’ anomala perche’ se e’ vero che fatico ad addormentarmi, di solito, dopo aver fatto sesso, la cosa mi riesce piu’ facilmente. Ci provai, mi rigirai nel letto ma non riuscivo a prendere sonno, quasi in preda ad una strana sensazione. Mi alzai di nuovo, stando bene attento a non svegliare Miriam e mi fermai ad osservarla. Mi faceva tenerezza cosi’ placidamente addormentata. Forse erano state le sue parole, quel dirmi che mi facevano provare quel sentimento? Ma no, certo che no. L’amavo anch’io, da sempre, dal primo momento che la vidi, circa dieci minuti dopo averle ammirato il suo bel sederino. Come la conobbi? Beh, tocca tornare indietro di un bel po’ di anni, quasi 22. E allora lasciamo in stand by quella sera con la promessa che ci ritorneremo dopo e facciamo un salto nel passato, a quando ero un ragazzo di vent’anni al secondo anno di universita’. Naturalmente, anche in questo momento cosi’ particolare della mia vita fu il caso a darmi modo di incontrarla con la complicita’ di tutta la mia bella famigliola sotto forma di un influenza per quanto riguarda mia madre, la gelosia di mio padre e la paraculaggine, termine in uso nella mia citta’ natale per definire furbizia, della mia sorellina. Ma andiamo per ordine. Me ne stavo in camera mia a rilassarmi prima di cena dopo un pomeriggio trascorso tra allenamenti con la mia squadra di calcio, studio e cazzeggio con un paio di miei amici e quel momento lo dedicavo ad uno dei miei passatempi preferiti: giocare col computer. Beh, definirlo computer non rispecchia esattamente quel coso che tenevo in casa. Si trattava piuttosto di un surrogato, un affare che non usavo affatto come si usa un computer oggigiorno ma che mi serviva soltanto per giocarci. Ed in quel periodo andavo pazzo per un gioco manageriale di calcio. Ricordo che mi stavo addirittura giocando la finale della Coppa dei Campioni. Un momento importantissimo per me. Cominciavo a sentire delle grida provenire dalla cucina ma ero troppo concentrato sul gioco. Dovevo decidere i cambi giusti e non potevo sbagliare e le grida con la vocetta stridula di mia sorella tredicenne ed il vocione di mio padre le sentivo quasi soffocate. Oh la vinsi quella Coppa dei Campioni ed esultai come se avessi segnato io stesso il rigore decisivo e dopo un paio di minuti di euforia tornai alla realta’. E nella realta’ quelle voci mi davano fastidio. Pertanto, decisi di andare a vedere cosa stesse accadendo e la scena era un deja vu. Mio padre e mia sorella che litigavano e lei che piangeva come una disperata. Appena mi vide, mia sorella mi corse incontro. Premessa doverosa. Io ero per lei non solo un fratello maggiore ma una specie di divinita’ scesa in terra. Ero il piu’ bello, quello piu’ intelligente, mi coccolava, mi baciava e soprattutto mi rompeva. Pero’ le volevo un gran bene e guai a chi me la toccava
“ Davide, Davide, diglielo tu a papa’”
“ Dirgli cosa Lory? E perche’ mamma non sta preparando la cena?” Intervenne mio padre
“ Perche’ la mamma ha 38 di febbre. Anzi, gia’ che ci sei dacci una mano, se la cosa non ti da troppo fastidio”
“ Ok, ok, non c’e’ bisogno che fai il sarcastico. E perche’ Lory sta piangendo tutte le lacrime di questo mondo?”
“ Perche’ non mi vuole mandare a scuola” intervenne mia sorella
“ E perche?” domandai meravigliato
“ Perche’ tua madre non puo’ andarla a prendere con quel febbrone ed io non voglio che ritorni a casa da sola” prosegui’ mio padre
“ Diglielo tu, Davide, che sono grande, che ho tredici anni e che mi posso fare la strada di ritorno da sola”
“ No, tu sei ancora una bambina e non voglio che tu faccia quella strada a piedi. C’e’ da percorrere il parco che a quell’ora e’ praticamente vuoto. Se ne sentono tante di questi tempi” Ovviamente, era stato il Gran Capo a parlare
“ Ma e’ pieno giorno, mica e’ notte. E poi io domani ho il compito in classe di matematica” piagnucolo’ ancora mia sorella “E’ il primo compito in classe dell’anno e se manco la prof mi prende sott’occhio” Mi misi a ridere
“ E da quando sei diventata cosi’ studiosa e scrupolosa?”
“ Uffa Davide, ti ci metti pure tu” La guardai teneramente e le accarezzai i capelli. Si stava facendo donna. Il corpo era ancora acerbo ma il cervello ce l’aveva gia’ sviluppato e soprattutto, senza ancora rendersene conto, aveva gia’ scoperto cosa volesse dire la seduzione. Mi guardo’ adorante e poi prosegui’ “Mi vieni a prendere tu?”
“ Io? Ma non se ne parla nemmeno” Mio padre sembro’ invece approvare
“ Mica e’ una cattiva idea. Io posso accompagnarla la mattina prima di andare al lavoro e tu potresti andarla a prendere all’uscita” Loredana inizio’ ad abbracciarmi venendomi quasi in braccio
“ Ti prego, ti prego Davide. Tu sei il fratellone piu’ buono che esiste al mondo. Se mi vieni a riprendere ti giuro che faccio tutto quello che vuoi tu” Baci, baci e ancora baci. E come facevo a dirle di no? In fondo, a me costava veramente poco. Andavo all’universita’ col motorino per problemi di parcheggio, andavo a lezione e al massimo verso mezzogiorno e mezza avevo terminato. Avrei dovuto perdere al massimo mezz’ora, fare un giro un po’ piu’ largo ma un piccolo sacrificio per quella peste in gonnella potevo pure farlo. Soprattutto considerando che mi aveva promesso che avrebbe fatto qualunque cosa le avessi chiesto. E cosi’ accettai, chiedendo come compenso di esonerarmi dall’aiutare nelle faccende di casa per il periodo che la mamma avrebbe passato con la febbre e poco importa che in seguito seppi che la peste non voleva mancare a scuola non tanto per il compito in classe quanto per il nuovo compagno per il quale aveva preso una bella cotta. Sono dettagli ma anche questi piccoli dettagli contribuirono alla svolta decisiva della mia vita.
Ed eccomi infatti al fatidico incontro. Alle tredici in punto ero fuori dalla scuola di mia sorella dopo essermi sorbito una lezione piuttosto complicata e avrei dovuto attendere almeno dieci minuti prima che Lory facesse la sua uscita trionfale dalla scuola, minuti che, a dir la verita’, scorsero velocissimi.
Tutto merito di quel delizioso culetto che mi trovai una quindicina di metri piu’ avanti. Culetto strizzato in un jeans che mi fece andare gli occhi fuori dalle orbite. E si perche’ io avevo ed ho tuttora una specie di idolatria per quella parte del corpo femminile. Non che non mi piacciano le altre cose. Della donna adoro tutto, sia le parti convenzionali come sedere, seno e gambe che le parti meno sensuali. Una bella donna la rimirerei per ore senza stancarmi. Beh, quel culo mi piaceva tanto, eccome. Non potevo vedere il volto della padrona di quel bel sederino ma anche il resto non mi dispiaceva affatto. Tanto per cominciare era alta e a me le ragazze alte erano sempre piaciute. No, non era una stangona e la stimai intorno al metro e settantacinque, comunque ben sopra la media. Era bello il colore dei capelli, di un castano chiaro che il sole di quel settembre le regalava riflessi dorati molto particolari. Erano molto lunghi e lisci e le coprivano le spalle e gran parte della schiena. Era bella anche l’armoniosita’ del suo corpo. La vita era piccola ma le notai le spalle un po’ larghe e dovetti presumere che facesse sport, molto probabilmente nuoto. Oltre ai jeans indossava un giubbino di renna blu piuttosto aderente e corto e classiche scarpe da tennis ai piedi. Un look giovanile ma che non mi dava modo di capire l’eta’ di quella ragazza. Ebbi quasi voglia di farmi largo tra tutte quelle mamme in attesa dei loro figli per andare vicino a lei per rendermi conto da vicino come fosse ma poi desistetti. Forse era una giovane mamma, anche lei in attesa della figliolanza e se avesse capito qualcosa ci avrei fatto una figura di merda. Pertanto rimasi al mio posto, con gli occhi sempre ben fissi su quel sederino che calamitava la mia attenzione e finalmente, dopo essermi sorbito l’uscita di almeno sei o sette scolaresche, tocco’ ai componenti della classe di Lory scendere le scale ed uscire dal cancello della scuola, al di fuori della quale stazionavano ancora diverse genitrici e la padrona del culetto adorabile. Un po’ comunque mi ero avvicinato a causa delle molte mamme che avevano raccolto la loro prole e se ne erano andate e la distanza tra me e il culo si era ormai ridotta a pochi metri e la visione si era fatta quindi piu’ eccitante
Intanto, appena mi vide, Lory inizio’ a saltellare muovendo le braccia ed altrettanto fece una ragazzina accanto a lei, quindi ambedue fecero gli ultimi gradini della scalinata quasi di corsa. E quella breve corsa termino’ per Lory tra le mie braccia alla ricerca del bacino del fratellone e per la sua compagna tra le braccia della padrona del bel culetto che la prese per mano e finalmente si volto. No, non era una giovane mamma. Proprio no. Era una ragazza, giovane, sui diciotto anni, carina, molto carina, molto molto carina. I lineamenti erano decisamente belli e lineari con il naso piccolino e la bocca invece carnosa, mentre la carnagione era chiara e aveva la testa ripiegata sulla sua destra per parlare con la compagna di classe di mia sorella. Si intravvedeva il sorriso che era di una dolcezza assoluta e tutto quello che avevo fantasticato vedendola di spalle si era tramutato in realta’. Il corpo era notevole e potevo avere una visione anche del seno che sembrava essere un altro dei pezzi forti della collezione di quella ragazza. Il giubbino di renna era infatti sbottonato e sotto di esso indossava una semplice maglietta di lycra color avorio, abbastanza aderente da permettermi di poter osservare le forme delle sue belle tette. E poi incrociammo i nostri sguardi. Gli occhi erano appena delineati dal trucco, completamente assente sul resto del viso ed erano marroni ma le fessure erano deliziose, piu’ piccole del normale che le regalavano uno sguardo…..
Uno sguardo da far innamorare? No, forse e’ esagerato dire che mi innamorai di Miriam in quel momento, ma sicuramente i battiti del cuore li sentivo accelerati, la salivazione era scarsa e avevo le mani che cominciavano a sudarmi. Era gia’ amore? E lei? Perche’ si era improvvisamente fermata a fissarmi negli occhi e poi li aveva timidamente abbassati? Avevo vent’anni, e’ vero, con un’esperienza tutto sommato limitata ma non ero idiota e sapevo che un comportamento del genere stava a significare che la ragazza in questione avrebbe potuto nutrire un certo interesse per chi le stava di fronte. Ovvero il sottoscritto.
Ma intanto, il mondo intorno a me continuava a girare. Lory e la sua amica chiacchieravano velocemente sulla giornata scolastica e poi la mia dolce sorellina, la peste bubbonica, il concentrato di vivacita’, gioia di vivere, schiettezza e, almeno all’epoca, ingenuita’, finta o vera che fosse, guardo’ la sua amichetta, poso’ la sua testolina sul mio petto e disse
“ Ah, lui e’ Davide, il mio fratellone. Te l’avevo detto che e’ fichissimo” Sgranai gli occhi, meravigliato
“ Loredana, ma come parli” la rimproverai e poi rivolgendomi alla dolce creatura “Scusala, e’ solo amore fraterno” Ma se noi grandi eravamo imbambolati, le dolci ragazzine non lo erano affatto e l’amichetta di mia sorella rispose per le rime
“ E lei e’ Miriam, mia sorella. Te l’avevo detto che e’ uno schianto” Attimo di panico. La summenzionata Miriam divenne di fuoco, le guance rosse come un peperone, la bocca spalancata in segno di meraviglia mentre sua sorella continuo’ “E non e’ solo bella. Lo sai che lei e’……..”
“ Zitta! Non una parola di piu’ Giordana” Finalmente avevo sentito la sua voce ed era melodiosa e soave. Credetti di non aver mai sentito una voce cosi’ bella. Era gia’ amore?
“ Ma io volevo solo dire che tu sei….” Replico’ comunque la seconda peste, degna amica di mia sorella
“ Per favore fai silenzio” E poi si rivolse a me “Adesso tocca a me scusarmi”
“ Beh, comunque ci hanno tolto il problema di fare le presentazioni” risposi tornando ad essere in parte me stesso e dandole la mano che contraccambio’
“ Si, certo. E’ stato un piacere” prosegui’ Miriam abbracciando la sorellina. Io feci altrettanto
“ Se non altro possiamo dire che le nostre sorelline ci amano” Miriam stavolta sorrise e potei constatare come fosse un sorriso meraviglioso. La piccola Giordana non esagerava. Quella ragazza era uno schianto ed io dovevo assolutamente fare in modo di incontrarla di nuovo ma senza l’ingombrante presenza delle due pesti. Ma come? Nel frattempo infatti, fummo costretti a salutarci e loro andarono in una direzione mentre io e Lory andammo in un’altra. Durante il tragitto chiesi con nonchalance a mia sorella se sapesse qualcosa sulla sorella di Giordana e lei mi rispose che non ne sapeva niente se non che Giordana le aveva detto di una sorella che era una bella ragazza che ammirava molto. Tutto qui’. D’altronde, era una compagna nuova e non conosceva molto di lei anche se comunque, le era rimasta subito simpatica e avevano fatto amicizia.
Per tutto il pomeriggio di quella giornata pensai a come poter incontrare di nuovo quella fanciulla e pensai che andare a prendere di nuovo Loredana a scuola sarebbe potuta essere un’ottima idea, considerando che la mamma non si era ancora ristabilita del tutto. Immaginai che se l’avessi incontrata di nuovo, nell’attesa che le ragazzine uscissero da scuola, avrei avuto il tempo di stringerci amicizia. Ci provai un solo giorno. Miriam infatti non c’era e nei giorni seguenti mia madre era di nuovo in salute e quindi cercai di non pensarci piu’. Anche se mi dispiaceva veramente molto non dare un seguito a quella conoscenza.
Trascorse pero’ circa un mese e mezzo quando, all’inizio di novembre accadde un imprevisto. Loredana non era in casa all’ora di pranzo ma non chiesi nulla a mia madre perche’ capitava spesso che lei andasse a casa di qualche amica a fare i compiti ma, mentre attendevo il pranzo, sentii mia madre lamentarsi
“ Accidenti, ma dove diavolo ho la testa”
“ Che c’e’ mamma? Problemi?”
“ Si tratta di tua zia Emma. Le avevo promesso di farle compagnia dal dottore e mi ero dimenticata di dover andare a prendere Lory a casa di una sua amica. E adesso chi glie lo dice a mia sorella?” Mia zia Emma, una delle sorelle della mamma, un tipo infatti piuttosto pesante e pressante nei confronti di mia madre ma che a me voleva un gran bene. Cercai insieme a lei di trovare un modo per poterle permettere di svolgere ambedue i compiti ma gli orari erano uguali e sembrava non ci fossero rimedi se non disdire l’appuntamento con la zia, con tutte le conseguenze del caso poi, d’un tratto, il mio cervello si accese di una luce improvvisa. Guardai la mamma e le chiesi
“ Di quale amica si tratta?” Lei mi osservo’ incuriosita
“ Di cosa, come diavolo si chiama? Quella che c’ha il nome strano, di una nazione”
“ Giordana?” chiesi con la voce che si era fatta flebilissima
“ Si esatto. E tu come fai a conoscerla?” Le spiegai che la incontrai quel giorno di un mese e mezzo prima quando lei aveva la febbre e andai a prendere a scuola Lory e poi, con nonchalance proseguii
“ Se vuoi, proprio per non farti litigare con la zia, potrei andare io a prendere Lory”
“ Davvero? Sei un tesoro, Davide” mi disse abbracciandomi. Io un tesoro? Se avesse saputo che a me della zia Emma non me ne importava una beneamata mazza e che l’unico mio pensiero era Miriam, forse non mi avrebbe fatto quel complimento. Se fossi andato a prendere Lory a casa di Giordana avrei avuto ottime probabilita’ di incontrarla. Si, e’ vero, avevo un esame che mi aspettava tra una quindicina di giorni e ancora parecchie cose da studiare, ma chi se ne importava. Volevo rivederla. Subito dopo pranzo, mi feci una bella doccia e mi vestii con cura senza esagerare. Sarebbe dovuto essere un incontro casuale. Però indossai i miei jeans migliori, una camicia celeste ed un giubbetto di jeans, attesi pazientemente che si facesse un’ora decente e poi, dopo essermi fatto dare l’indirizzo dalla mamma, volai verso casa sua. Suonai alla sua porta con un misto di nervosismo e di tensione e dopo alcuni secondi una donna sulla cinquantina mi venne ad aprire. Aveva un viso ancora bello con i capelli piuttosto corti e biondi ma con la ricrescita piuttosto avanzata ed era nella classica versione casalinga, con ciabatte, un pantalone della tuta e una maglia larga. Mi guardo’ con aria interrogativa
“ Si?”
“ Ehm, mi scusi signora, sono Davide, il fratello di Lory. Sono venuto a prenderla” Il suo volto si apri’ ad un sorriso
“ Il fratello di Lory? Ma certo, entra” Mi fece accomodare in casa e mi accompagno’ nel salone. Era una casa pulita, che denotava non certo ricchezza ma molta dignita’ e attenzione per i particolari. Passammo attraverso una camera dove mia sorella e Giordana erano intente a studiare, se cosi’ si puo’ definire quello che stavano facendo. Come al solito, Lory si dimostro’ molto felice che fossi venuto a prenderla e poi ricomincio’ ad armeggiare sui libri e sul diario che, ci avrei scommesso qualsiasi cosa, conteneva tanti suoi piccoli segreti, oltre alle materie da studiare per il giorno dopo. La donna, che ovviamente era la mamma di Miriam e Giordana, mi fece accomodare su un divano e poi mi chiese il motivo della mancata venuta di mia madre ed io le spiegai la situazione”
“ Beh, mi dispiace. Spero che non sia nulla di grave per tua zia”
“ Oh no, solo una visita di controllo, credo”
“ Bene! Vuoi qualcosa da bere?”
“ Ma no signora, non si disturbi”
“ Nessun disturbo. Ti va una bella birra fresca?”
“ Vada per la birra, allora” La donna si alzo’ ed io mi guardai intorno. Di Miriam nessuna traccia. Forse stava in in’altra stanza ma la casa non mi sembrava cosi’ grande. Fu la stessa donna a togliermi la curiosita’ quando riapparve nel salone con la birra in mano
“ Mi dispiace che tu sia venuto troppo presto. Ci vorra’ almeno un’ora prima che le bambine finiscano di fare i compiti. Non c’e’ nemmeno l’altra mia figlia per poterti fare compagnia. Sai, lei sta facendo gli allenamenti a quest’ora e non verra’ prima di una mezz’ora. Vuoi andarti a fare una passeggiata e ritornare fra un’ora?” Risposi che non sapevo dove andare e che se non davo disturbo avrei preferito attendere li ma feci rapidamente i miei calcoli. Se Miriam fosse tornata veramente entro una mezz’ora avrei avuto almeno altrettanto tempo a disposizione per poterci parlare ed attesi pazientemente mentre la mamma delle due ragazze mi lascio’ un giornale sportivo del marito, probabilmente assente per lavoro, andandosene poi in cucina per riassettarla. Dunque, il mio occhio non mi aveva ingannato. Era una ragazza che faceva sport. Un altro punto a suo favore. Mi piacevano le ragazze sportive, soprattutto quelle che facevano……No, ci andremo dopo su questo punto, anche perche’ non credevo affatto che Miriam potesse essere un’atleta di quei determinati sport che tanto adoravo veder esercitare dalle donne. Lessi distrattamente il giornale e il tempo passo’ molto lentamente. Mezz’ora era gia’ trascorsa e ogni tanto faceva capolino la mamma di Miriam per chiedermi se volessi qualche altra cosa e finalmente, dopo circa cinquanta minuti, sentii qualcuno suonare alla porta. Era lei, doveva essere lei. Di nuovo il cuore con i battiti accelerati, la sudorazione e la gola secca. Si era lei. La sentii chiacchierare con la madre e poi la vidi entrare nel salone, quasi portata per un braccio dalla mamma. Mi alzai
“ Ciao” le dissi semplicemente. Era in tuta e scarpe da ginnastica, semplicissima ma comunque adorabile, con i capelli raccolti e il viso senza nessun accenno di trucco. Non era propriamente il tipo di donna che caratterizzava i miei sogni, sexy, sensuale, con i tacchi alti, ma ero sicuro di non aver mai incontrato un’altra ragazza che mi piacesse cosi’ tanto. Lei rispose al ciao con un altro ciao e poi sua madre intervenne
“ Senti Miriam, io vado a fare un po’ di spesa per la cena. Fai tu compagnia a Davide. Dai, portalo in camera tua e falle vedere i tuoi premi. Lo sai Davide che mia figlia è una campionessa di judo? E’ campionessa italiana juniores e medaglia d’argento agli europei di categoria” Stop! Fermi tutti. Avevo sentito bene? Miriam, quella dolce ragazza che tanto mi piaceva era una campionessa di judo? Una cintura nera, probabilmente? Una ragazza che forse era in grado di stendermi in pochi secondi? Oh si, a quel punto si che il mio cuore ando’ su di giri e la mia testa comincio’ a girare vorticosamente. Si, quella notizia mi mando’ completamente nel pallone.

Fine primo episodio
manuel.1975
00mercoledì 3 dicembre 2014 07:15
Non sono abituato a racconti tuoi in parte veri ed in parte, come dire, di fantasia? Anzi devo dire che mi mettono in crisi un po' tutti in generale perchè vorrei sempre sapere cosa è vero e cosa non lo è.
Ad ogni modo credo che il modo di come vi siete conosciuti te e tua moglie sia vero, giusto? Oh oh giovane (giovane...beh si fa per dire [SM=x829775])...mi sembra che ti sei soffermato un po' troppo con il lato B della tua futura moglie lì fuori dalla scuola [SM=x829765] [SM=x829766]...con la scusa che non potevi vedere il volto allora hai voluto far passare per inevitabile che l'occhio dovesse cadere per forza lì...eh [SM=x829796] ?? Beh se il fatto che tua madre doveva andare davvero da sua sorella nonchè tua zia (si ok che non te ne fregava una beneamata mazza [SM=x829766]) e tua sorella Lory era davvero a casa di Giordana [SM=g2577963] ...allora ciccio mi sa che tu gongolavi davvero ma alla grande anche, anzi mi sa che facevi già i salti di gioia, per adesso, quanto meno mentali [SM=g1984777] [SM=g1984777] ...o sbaglio? Certo che ti sei fermato proprio sul più bello dato che la madre va a fare la spesa (anche qui un bel colpo di fortuna hai avuto) e proprio lei ti informa che sua figlia Miriam è campionessa italiana juniores e medaglia d'argento agli europei. E questa parte non c'è bisogno che te la chieda perchè TUA MOGLIE E' STATA DAVVERO CAMPIONESSA DI JUDO...anzi se non sbaglio da quel momento in poi è avanzata ancora di più ad alti livelli, correggimi se sbaglio! A proposito ho chiesto alla mia Cristina a quale dan di cintura nera ovviamente di Judo era arrivata e perchè non l'ha messo nel suo curriculum nel sito della sua palestra? Lei mi ha detto solo cintura nera 1° dan (al che io le ho detto che allora è davvero una mezza calzetta...tanto eravamo a telef. non poteva farmi niente [SM=x829766]) e che nel curriculum non l'ha messo perchè non c'entra una mazza (certo che voi romani "sta mazza" la infilate in tutti i discorsi eh) il Judo con il Fitness, perchè lei li insegna fitbox che non so cosa sia di preciso, varie discipline a corpo libero, è diplomata naturalmente ISEF e quindi il Judo è out! Ti torna come discorso? Scusa nel curriculum lo poteva anche mettere, non a caso si chiama curriculum vitae, anche se non c'entra con il fitness è pur sempre una disciplina sportiva che lei ha fatto per tanti anni...o no sbaglio io? Giusto per far sapere a chi lo consulta, quali e quante discipline sportive una ha fatto nella sua vita. Io la vedo così.
Lei mi ha detto : E' come inserire un hot dog in una cena a base di pesce... Certo che voi romani quando vi metete a fare battute siete forti [SM=x829766] ! A quando il 2° episodio??
DavideSebastiani
00mercoledì 3 dicembre 2014 17:10
Hai messo un sacco di carne al fuoco. Cominciamo. Il primo episodio è quasi tutto reale, anche se ho faticato ad andare indietro nel tempo coi ricordi precisi, porca miseria. La parte dell'incontro con colei che diventerà mia moglie è comunque verissimo.
E certo che mi sono soffermato sulla visione del sedere. E' la prima cosa che guardo in una donna. Che vuoi fà. E' un'altra delle mie piccole grandi fissazioni.[SM=x829766].
Hai fatto bene a dire a Cristina che è una mezza calzetta per telefono. Ma scherzi? Cintura nera 1° dan, istruttrice di fitbox, quella se te prende ti fa passare la voglia di amare le donne forti. Va beh, se vieni a Roma c'ho un cugino ortopedico. Per le ossa rotte [SM=x829766]. Per il curriculum, ha ragione lei. Che c'entra? Sono due cose diverse.
Diciamo mazza per non dire parolacce. Già ci dicono di essere volgari e quindi vogliamo evitare. Cmq si, ci definiscono simpatici ma non siamo i soli. Credo che ce la battiamo con toscani e napoletani, maremma maiala
Domani posterò il secondo episodio.
Leggetemi, vi prego. E' veramente una storia da leggere, scusate l'immodestia, ma credo che la psicologia di un uomo con certo istinti sia messa forse per la prima volta completamente a nudo
DavideSebastiani
00venerdì 5 dicembre 2014 15:35
Secondo episodio

Cercai con tutte le mie forze di rimanere normale anche se sentivo le voci delle due donne quasi ovattate. Sentivo Miriam che si lamentava con sua madre per avermi appena confessato la cosa e la mamma replicare che non ci vedeva nulla di male e che non capiva perche’ lei, la ragazza, fosse cosi’ restia a dire alla gente che lei era una delle piu’ brave judoka in circolazione in Italia. Andai verso di loro, il cuore ancora completamente in subbuglio e la testa che continuava a girare come una trottola ma cercai di non far trapelare nulla delle mie sensazioni
“ Si, in effetti cosa c’e’ di strano?” dissi a Miriam cercando un tono normale
“ Ma guarda, non puoi capire”
“ Beh, me lo spieghi facendomi vedere i tuoi trofei. Ti va?” Accenno’ di si con la testa senza rispondermi e la seguii dentro la sua stanza che era in effetti tappezzata di sue foto con il kimono o piu’ correttamente con il judogi, la sua cintura nera, trofei vari, la foto che la ritraeva sorridente appena laureatasi campionessa italiana juniores. La guardai
“ E ti vergogni di dire che sei cosi’ brava?” Lei sbuffo’ e si mise seduta sul suo letto
“ No, non mi vergogno. E’ che ho proibito ai miei familiari di fare l’elogio continuato delle mia capacita’. Mi da fastidio. Io sono molto riservata e non mi piacciono gli elogi in pubblico. E poi voi…..”
“ Voi chi?”
“ Voi ragazzi. Se una ragazza vi dice che pratica judo la vedete subito sotto un altro aspetto, quasi come se fosse una marziana mentre io vorrei essere vista solo come una ragazza normale”
“ Sei rimasta scottata da qualche idiota?” Lei spalanco’ gli occhi
“ Come hai fatto a capirlo? Beh si, avevo un interesse per un ragazzo e quando e’ venuto a sapere cio’ che facevo e’ scappato e ancora non si trova” Scoppiai a ridere
“ L’avevo detto io che era un idiota. Ti e’ passata almeno la cotta?”
“ Ma quale cotta. Mi piaceva un po’, tutto qui’”
“ Hai sbagliato. A quello dovevi proprio picchiarlo” Un'altra piccola risata
“ Ma te l’ho detto che e’ scappato. Comunque si, forse a quello le mani addosso avrei dovuto mettergliele” Un attimo di silenzio poi prosegui’ seria “Il judo mi piace, mi da emozioni, mi fa scaricare le tensioni ma molta gente non capisce che e’ soltanto uno sport e che una ragazza che lo pratica non e’ una che vuole picchiare gli altri o che vuole prendere il sopravvento e invece spesso sono additata come una strana, addirittura poco femminile. Ecco perche’ mi da fastidio che si venga a sapere”
“ Quelli che ti giudicano in questa maniera sono idioti patentati. Tanto per cominciare, hai femminilita’ da vendere. Quanto ai tuoi genitori, li capisco. Quello e’ il loro modo di essere orgogliosi. Quando si ama si tende a glorificare la persona amata. Io, ad esempio, se avessi una ragazza con le tue capacita’ me ne vanterei”
“ Davvero?”
“ Assolutamente si”
“ Sara’ cosi’ pero’ io non ci tengo ad essere glorificata solo perche’ sono brava nel judo”
“ E nemmeno perche’ sei bella, a quanto ho avuto modo di vedere”
“ Co….Come? Co….Cosa vuoi dire, non capisco”
“ Che avresti strozzato volentieri tua sorella quando ha detto che sei uno schianto” Eccole le guance al pomodoro. Di nuovo rossa per la vergogna
“ Io no…E’ che…. Insomma dai, quale schianto, soprattutto vestita cosi’. Mi sento tanto un fagotto”
“ Io ti trovo molto carina. E, come ti ho detto prima, al contrario di quello che pensi anche molto femminile. Anche vestita come un fagotto” Ancora piu’ rossore. Quella ragazza era timida da morire
“ Grazie” Riusci’ infine a dire abbassando gli occhi
“ E’ la verita’. A questo punto dovrei farti la classica domanda”
“ Quale?”
“ Hai un ragazzo?”
“ No”
“ Ti va di uscire uno di questi giorni?”
“ Con te?”
“ Si con me. Non faccio queste domande per conto terzi” Si mise la mano sulla bocca sorridendo e vergognandosi
“ Oddio, scusami. E’ che sono un po’ confusa. Si, mi piacerebbe ma sono molto impegnata”
“ Un ritaglio di tempo? Un ritaglio piccolo piccolo? Magari sabato sera?”
“ Oh no. Sabato sera ho un impegno”
“ Uno spasimante?” chiesi preoccupato
“ Ma no. Venerdi’ parto per Gand, in Belgio con la Nazionale juniores. Dobbiamo fare un quadrangolare con Belgio, Olanda e Francia. Ti giuro che mi piacerebbe, ma….
“ Capisco. Allora dammi il numero di telefono. Appena torni ti faccio uno squillo. Sempre se non disturbo”
“ Ma no, quale disturbo. Il fatto e’ che ho orari molto particolari. Dovresti telefonarmi la sera, dalle venti in poi. Domenica sera dovrei essere di ritorno e quindi da lunedi’ dovrei essere in casa verso quell’ora”
“ D’accordo. Allora ti telefono lunedi’ sera”
“ Va bene. E tu invece, ce l’hai la ragazza?” mi chiese infine con un filo di voce
“ No, non ce l’ho” risposi francamente. La mia ultima avventura risaliva infatti ormai all’estate appena terminata. Cercai intanto di capire le sue reazioni alla mia risposta e mi parve di vedere un lieve sorriso tra le pieghe della sua bocca. O forse era soltanto la mia voglia smisurata di sperare di interessarle?
“ Ah” mi rispose comunque la ragazza
“ Allora mi raccomando, cerca di vincere il quadrangolare” Ancora una risata da parte sua
“ E mica posso vincerlo da sola. Io al massimo posso vincere il concorso nella mia categoria ma per vincere il quadrangolare debbono ben figurare anche le mie compagne. Comunque siamo favorite anche se le francesi sono molto forti e nel mio peso ce n’e’ una che ha una cattiveria agonistica che non ti dico”
“ E tu non sei cattiva? Agonisticamente intendo”
“ E’ proprio quello che mi manca. Il mio allenatore dice che sono bravissima ma che mi manca appunto quella cattiveria. E anche un po’ di concentrazione. Non so cosa mi prende, a volte. Vado nel pallone, mi distraggo e perdo combattimenti che potrei vincere ad occhi chiusi” Facemmo in tempo a scambiarci i nostri numeri di telefono che irruppero come furie le nostre sorelline. La mia si piazzo’ sulle mie ginocchia e si strinse a me come un boa constrictor con le sue mani sul collo. Per fortuna, da grande ha abbandonato questo suo modo di dimostrarmi il suo affetto, ma all’epoca quell’atteggiamento mi metteva non poco in imbarazzo. Ad ogni modo, tra i sorrisi di Miriam e di sua sorella, tornai a casa insieme a Lory felice e contento. Ero riuscito ad agganciarla ed il piu’ era fatto. Ora dovevo solo sperare che quell’interesse nei miei confronti che avevo piu’ volte percepito fosse reale e non dovuto alla mia immaginazione. Perche’ Miriam mi interessava come mai mi era interessata una ragazza.
Finalmente arrivo’ quel lunedi’. Attesi spasmodicamente che arrivasse l’ora di cena e poi, alle venti in punto, le telefonai. E no, ancora non c’erano i telefoni cellulari e si doveva telefonare per forza a casa. O meglio, gia’ da un paio di anni se ne vedevano qualcuno in giro ma erano grossi e pesanti come mattoni e costavano un occhio della testa e per fare una semplice telefonata ci voleva un mutuo. Ovvio che uno studente di vent’anni non si poteva permettere quello che era considerato un vero e proprio status symbol e quindi rimaneva soltanto il vecchio e caro apparecchio telefonico casalingo oppure le schede telefoniche prepagate. Ma sto divagando. In fondo, cosa ve ne frega di come mi misi in contatto con Miriam? L’importante che sappiate che lei rispose quasi immediatamente. Oh no, non vi racconto dettagliatamente quella telefonata e nemmeno quelle che seguirono. Per la maggior parte del tempo parlammo di cose inutili, di quegli argomenti sciocchi che possono raccontarsi due ragazzi che si conoscono appena. Parlammo pero’ anche di cose interessanti, a cominciare da quel quadrangolare che l’Italia vinse anche grazie alla sua bravura addirittura con tre ippon consecutivi rifilati alla belga, all’olandese ed anche alla francesina che alla vigilia lei tanto temeva. Ma parlammo anche di me, dei miei progetti e poi di lei, dei nostri amici, dei nostri passatempi. Un’ora al giorno per cinque giorni, tra la disperazione di mia madre che mi diceva che la cena era pronta, l’ira di mio padre che diceva che ero un maleducato e le grida di mia sorella che invece voleva il telefono per telefonare alle sue amichette. Mi piaceva parlare con lei e ci sarei rimasto per chissà quanto. Mi piaceva la sua voce, mi piaceva quello scambiarci tutte quelle confidenze anche se eravamo ancora degli sconosciuti l’un per l’altra e le 23 ore che mi separavano dalla telefonata seguente erano veramente interminabili. Ma arrivo’ il venerdi’ sera. Inutile sottolineare come le avessi chiesto se lei fosse disponibile ad uscire anche le sere in mezzo alla settimana ma avevo ricevuto un bel diniego. La sera era troppo stanca, dopo il liceo, i duri allenamenti ai quali si sottoponeva e spesso aveva ancora da studiare e da terminare i compiti. Ma venerdi’ sera mi disse che avrebbe accettato volentieri di uscire con me gia’ dal pomeriggio del giorno seguente ed io, quando riattaccai la cornetta, fui nel panico. Dove portarla? Beh, durante il pomeriggio sicuramente ad un bar a prenderci qualcosa, ma la sera? Non mi sembrava un tipo da discoteca e stavo decidendo tra una pizza oppure un cinema. Sicuramente era da escludere che la portassi in mezzo ai miei amici. Volevo stare da solo con lei e possibilmente cogliere l’occasione per provarci. Provarci…..che brutto termine per una ragazza che mi stava facendo battere il cuore. Volevo insomma fare in modo di trovare il momento giusto per baciarla e farla diventare la mia ragazza. Cosa piuttosto normale per due ragazzi della nostra eta’. Ma allora, perche’ se era una cosa normalissima l’appuntamento che avevo preso con lei, io ero nel pallone? Non era certo la prima volta che prendevo un appuntamento con una ragazza. E allora perche’? Perche’ mi piaceva tantissimo e forse ne ero gia’ innamorato? Forse, ma non era solo per quello e c’erano altri motivi alla base di quello che stavo provando. Ed il motivo era che io non ero proprio quello che sembravo e che gli altri conoscevano. Chi era dunque quel ragazzo che fatico’ enormemente nel prendere sonno quel venerdi’ sera? Chi ero io esattamente? Eh si, credo che a questo punto sia doverosa una spiegazione. E allora lasciamo in stand by anche quell’appuntamento e passo a spiegarvi tutto dettagliatamente.
Ero un ragazzo normalissimo, almeno apparentemente. Fisicamente potevo considerarmi piu’ che discreto. Alto nella media, un metro e 78 centimetri, corporatura media con due belle spalle larghe, viso dai lineamenti regolari, con un naso forse un po’ piu’ largo della media ma con un sorriso franco e sincero. Portavo i capelli molto corti avendoli ricci e ribelli ed erano comunque di un bel nero corvino. Insomma, un ragazzo piacente ma non certo un adone dinanzi al quale le ragazze si strappavano i capelli, malgrado mia sorella Lory mi vedesse piu’ bello di un divo del cinema. Ma, pur non strappandosi i capelli, con il gentil sesso potevo considerarmi fortunato. Beh, modestia a parte, un po’ ci sapevo fare. Ero simpatico, brillante, sapevo conversare e soprattutto ascoltare, cosa che alle ragazze non pareva vero e difficilmente rimanevo senza una gentil donzella al mio fianco. Anche con gli amici non andava affatto male. Ne avevo tanti anche se quelli del cuore erano i soliti tre fin dai tempi delle elementari. Ed in piu’ ero un ottimo giocatore di calcio. Beh, forse proprio ottimo non ero. Diciamo che avevo grinta da vendere, quattro polmoni e se avessi avuto anche i piedi dritti……Bah, lasciamo stare. Ad ogni modo, giocavo come centrocampista, la mia personale vita da mediano ma con buoni risultati, nel campionato di Eccellenza dove avevo persino un rimborso spese, soldini che mi facevano comodo considerando che, a parte la paghetta che ancora mi dava mio padre, era l’unica entrata di cui disponevo se volevo uscire la sera. D’altronde, ero uno studente universitario, mica un lavoratore.
Ma, accanto a questo campionario di normalita’, si celava il mio lato oscuro. Curiosi? Ma si, tanto lo so che avete capito da un bel pezzo. Ebbene, mi piacevano le donne forti e dominanti. Forti in che senso, direte voi? Forti fisicamente, tanto per cominciare, in grado di stendere un uomo con facilita’ e siccome sapevo perfettamente che la cosa era alquanto complicata considerando la disparita’ di forza esistente tra uomo e donna, avevo individuato in quelle che praticavano arti marziali il mio ideale di femmina, calcolando che, grazie ai loro allenamenti, potevano essere in grado di sconfiggere un maschio di dimensioni medie. Ma mi piacevano anche forti psicologicamente capaci di prendere il potere nell’ambito di un eventuale rapporto e di dirigere quel rapporto a loro piacimento considerando anche la loro superiorita’ fisica. Naturalmente, all’epoca non avevo idea di cosa fosse il femdom, la dominazione e tutte quelle pratiche che fanno parte di quel tipo di vita e quel desiderio era sgorgato spontaneamente dentro di me. Non avevo avuto infatti nessuna persona che mi avesse indirizzato verso quelle strane tendenze. Ne’ una zia, ne’ una cugina, nessuno. Tutti quelli che conoscevo erano di una normalita’ quasi maniacale.
Come me ne accorsi? Nella maniera piu’ banale. Guardando un film di kung-fu addirittura in eta’ preadolescenziale quando, nel vedere l’eroina che picchiava senza pieta’ un numero imprecisato di uomini, il mio pisellino da dodicenne inizio’ senza apparente motivo la scalata verso l’alto fino a bagnarmi completamente gli slip. Ora, a dir la verita’, alcuni ricordi sono confusi e non rammento bene cosa accadde di preciso in quel periodo. Mi ricordo pero’ che non feci un dramma per quella scoperta anche perche’ poco tempo dopo mi resi conto che accanto a questa mia strana sessualita’ ne possedevo un’altra completamente nella norma e che mi bastava fare un ballo lento con una mia coetanea per avercelo dritto. Certo, proprio normale non ero considerando che intorno ai 14 anni i miei amici si portavano al bagno i giornali con le donne nude per farsi un nugolo di seghe mentre io mi portavo i fumetti dove c’era un eroina spacca tutto per effettuare la medesima cosa. Ce l’avete presenti i fumetti con Batgirl, Catwoman, Black Widow oppure quelli semi erotici con Satanik? Si loro. Li raccattavo tra le rivendite di fumetti usati comprandoli o scambiandoli e, vedendo le loro gesta e le loro imprese, soprattutto quelle in cui le davano di santa ragione agli uomini, per me diventavano magicamente il massimo dell’eros. Col passare del tempo riuscii ad affinare sempre piu’ quelle strane sensazioni. Andavo sempre in estasi per le donne forti ma mi facevano impazzire anche quelle autoritarie. Mi piaceva e mi eccitava quando vedevo una donna dare un qualsiasi ordine al proprio uomo, quando le vedevo altere, sicure della propria bellezza e femminilita’ e addirittura superiori dal punto di vista intellettuale. Insomma, mi piaceva per caso essere picchiato da una ragazza bella e intelligente?
No, per niente. Non mi sarebbe mai piaciuto essere picchiato a sangue, tanto per cominciare. Io mi immaginavo una ragazza che mi desse ordini, che mi obbligasse a fare tutto cio’ che lei voleva, magari usando la sua forza fisica senza pero’ dovermi massacrare di botte ma usando questa superiorita’ soltanto per incutermi timore ed io sognavo di servirla quella donna, di mettermi completamente nelle sue mani, di tremare per un suo sguardo e di accettarla come Capo Supremo. Pero’ non amavo affatto il dolore che tolleravo nella media. Ovviamente, per avere tutto questo da me, la donna in questione se lo doveva meritare. E mica mi sarei sottomesso di fronte alla prima stronzetta che mi capitava. In che modo una ragazza avrebbe dunque dovuto meritare la mia sottomissione? Essendo appunto superiore a me a cominciare proprio dalla forza fisica o comunque in grado di potermi sconfiggere, per finire poi a quello psicologico, meritando quindi di essere il capo nell’ambito del nostro rapporto. E si, perche’ una cosa del genere l’avrei accettata solo all’interno di un rapporto duraturo con una ragazza che amavo e che mi amava. Quindi, niente percosse violente, frustate o cose del genere, ma uno sguardo che mi ricordasse chi comandava e al limite un paio di schiaffi ben dati accompagnati da qualche mossa di una qualunque arte marziale, una presa, una leva, un tentativo di strangolamento, tutto per ricordarmi che a comandare era lei, ma pronta poi, quando io mi sarei inginocchiato di fronte a lei per chiederle scusa, a perdonarmi, a baciarmi e poi a fare l’amore in modo appassionato e dominante. Complicato, vero? E si, mi sono sempre definito un sottomesso difficile anche perche’ non avevo feticismi, piedi da adorare, scarpe da leccare o pratiche estreme che avrei adorato fare. Farmi pisciare addosso? Per carita’ di Dio. Mai e poi mai. Farmi legare? E perche’ mai? Per me essere dominato da una donna era solo e soltanto una questione di forza fisica. Lei e’ piu’ forte di me? Bene, allora merita di essere la mia padrona, o meglio, la mia donna dominante. Tantomeno, avevo poi la tendenza a volermi sottomettere ad una ragazza che non fosse il mio tipo fisicamente. Ah no. Io la volevo bella o almeno che mi piacesse. Il mio ideale sarebbe stata una ragazza molto alta anche se all’inizio non capivo il motivo di questa mania e solo poco prima dei vent’anni, ovvero poco prima di incontrare Miriam, mi resi conto che vedere una donna alta metteva soggezione e rendeva quindi piu’ facile una mia eventuale sottomissione. Insomma, la mia ragazza ideale, oltre ad essere una campionessa di arti marziali doveva essere autoritaria, decidere qualunque cosa ed eventualmente punirmi se io avessi avuto l’ardire di disobbedirle. Punirmi in qualsiasi maniera lei avesse ritenuto, in modo che in seguito non mi sarei piu’ azzardato a fare o dire qualcosa che lei non avesse voluto che io facessi o dicessi.
A dir la verita’, un feticismo ce l’avevo anche io ma non credevo nemmeno potesse considerarsi tale. Amavo vedere quella donna, quella ragazza forte e autoritaria, sicura e dominante, in abiti molto particolari. Me la immaginavo in tacchi alti, possibilmente a spillo, pantaloni aderentissimi o gonna cortissima e seno in bella vista, con gli altri maschi a guardare lei con desiderio e me con invidia. Non sapevo nemmeno che quel tipo di abbigliamento si chiamasse fetish e quel tessuto lattice, ma sapevo che vedere una donna inguainata in un simile abbigliamento mi eccitava, ma credevo anche che fosse soltanto un semplice desiderio maschile, senza sapere che spesso fetish e dominazione vanno di pari passo. Ma la cosa strana stava nel fatto che, malgrado questi miei desideri segreti, queste mie eccitazioni continue al solo pensare di avere una ragazza del genere al mio fianco, i rapporti che avevo avuto fino a quel momento erano stati tutt’altro che sottomessi. Mi veniva addirittura spontaneo prendere il comando ed essere io a prendere le decisioni con le ragazze che in quegli anni si erano alternate al mio fianco. Forse perche’ mi vergognavo di quelle mie strane sensazioni e volevo comportarmi esattamente all’opposto di come mi sentivo. E ancora piu’ strano era che tutte quelle ragazze ne erano state felici, contente che il loro boy friend fosse un vero maschio e piu’ io diventavo autoritario piu’ loro diventavano docili e accondiscendenti. Pazzesco. Talmente pazzesco che mi scoprivo a pensare che in fondo io cercavo proprio un rapporto del genere, visto dalla parte femminile ovviamente, in un classico scambio dei ruoli portato pero’ all’eccesso, con qualche esagerazione come ad esempio gli schiaffi di cui parlavo prima. Insomma, desideravo un ruolo femminile in quella relazione dei miei sogni, con lei a detenere il comando, proprio come io facevo nella vita vera, proteggendomi addirittura, ed io sarei stato orgoglioso della sua superiorita’. Inutile sottolineare come questo scambio dei ruoli non sottintendesse il sesso che amavo invece fare in modo abbastanza tradizionale, con inventiva ma rispettando i ruoli predestinati, almeno per quanto riguardava l’atto vero e proprio. Ma nei preliminari ed in tutto il resto la mia immaginazione spaziava e sognavo che la solita ragazza dominante quasi mi obbligasse a fare l’amore, prendendo lei l’iniziativa e gestendo l’eventuale atto sessuale, facendo gesti e dicendo frasi che di solito appartengono agli uomini. Che tipo di frasi? Quelle che di solito fanno parte del campionario degli uomini duri e che io avrei amato fossero rivolte a me dalla mia immaginaria ragazza dura e dominante.
Riassumendo, alla vigilia di quell’appuntamento con Miriam, avevo in mente, ben precisa, la figura della ragazza della quale mi sarei innamorato perdutamente e che mi avrebbe dovuto dominare. La prima imprescindibile caratteristica era la sua forza fisica o comunque la sua abilita’. Doveva essere piu’ forte di me ed in grado di sopraffarmi. Non sarei riuscito a sottomettermi ad una donna sapendo che se mi fossi incazzato avrei potuto rigirarle la testa con uno schiaffo. La seconda caratteristica era il saper comandare, saper prendere le decisioni, la sicurezza, il saper dare ordini, insomma tutte quelle peculiarita’ che tramutano una donna normale in una dominatrice. La terza caratteristica era la bellezza, il fascino, la sensualita’, tutte cose che fanno perdere la trebisonda a qualunque maschio, anche a quelli che non hanno caratteristiche sottomesse. Molte donne dominano con la propria sensualita’ e sottomettono uomini anche solo con la loro bellezza e la mia eventuale padrona avrebbe dovuto possedere anche queste qualita’, aiutandosi con un abbigliamento forse sopra le righe ma estremamente sexy.
Ecco, ero fatto cosi’, complicato e particolare, con desideri quasi impossibili da realizzare. Ma ve l’immaginate una ragazza bellissima e sexy, dotata di forza fisica superiore a quella di un uomo o comunque abile nelle arti marziali tanto da poterlo sconfiggere facilmente? Ve l’immaginate la stessa ragazza comandare il suo uomo a bacchetta, prenderlo a schiaffi e punirlo, costringerlo ad inginocchiarsi al suo cospetto? Ve l’immaginate? Bene! E ammesso e non concesso che una femmina del genere potesse esistere, quando mai avrebbe anche potuto amare quell’uomo? Lo sapevo perfettamente che era una cosa ai limiti dell’impossibile. Il contrario puo’ accadere. Molte donne si sottomettono volentieri al proprio uomo, orgogliose che sia un vero macho rude e forte, snobbando invece quelli gentili, seri ed educati. Figuriamoci quelli sottomessi. Certo, probabilmente c’erano dei rapporti dove le donne avevano il comando ma altrettanto probabilmente si trattava di rapporti in cui le donne approfittavano della debolezza psicologica dei loro compagni per sfruttarli e tradirli. Altro che amarli. Mi ero fatto l’idea che soltanto in un caso ci potesse essere totale condivisione e amore insieme alla dominazione femminile ed era da ricercare in quei rapporti dove ci si confidava oppure in quelli in cui, pian piano la donna prende coscienza del proprio potere sull’uomo con cui ha gia’ una relazione, un uomo che ha amato in passato e al quale continua a voler bene. Ecco, era proprio questo cio’ che avevo in testa in quel periodo. La confusione mentale di un ragazzo di poco piu’ di vent’anni su quell’argomento cosi’ delicato era enorme ed io, pur con tutte le mie certezze, conoscevo ben poco della realta’ del femdom. Ma Miriam aveva le caratteristiche piu’ importanti e piu’ difficili da trovare essendo probabilmente piu’ forte di me ed in grado di battermi, cosi’ almeno mi veniva da pensare considerando il suo curriculum sportivo ed in piu’ era una bella ragazza anche se molto semplice e tutt’altro che sensuale. Certo, per quel poco che l’avevo conosciuta, si era dimostrata anche ben poco dominante ed anzi, era sembrata addirittura timida, facile a diventare rossa in faccia e poco sicura dei propri mezzi, cosa abbastanza strana perche’ le ragazze carine come lei di solito se la tiravano alla grande. Pero’ mi dicevo anche che forse era il fatto che non ci conoscevamo, forse la paura di passare per una che si vantava e che con le maniere giuste, se l’indomani fossi riuscito a farla diventare la mia ragazza, avrei potuto farla diventare anche la ragazza dei miei desideri aiutandola a tirar fuori il suo lato piu’ autoritario che sicuramente doveva essere celato in qualche angolo del suo essere, plasmando in questo modo il suo carattere. Ed ora potete capire perche’ io fossi cosi’ teso alla vigilia di quell’incontro? Si, penso proprio che possiate capirlo perfettamente.

Fine seconda puntata
Lorenzoslave
00sabato 6 dicembre 2014 20:28
Che bello!!!! [SM=x829788]
manuel.1975
00martedì 9 dicembre 2014 03:05
Io l'avevo capito subito perchè eri così teso ed ansioso alla vigilia della vostra prima, vera, uscita insieme...anche se non ce l'hai ancora raccontata ma penso che andò in porto sicuramente, voglio sperare e penso che alla fine andaste in pizzeria.
Bisogna dirlo, sei stato bravo e determinato nel conoscere a tutti i costi Miriam, ci hai saputo davvero fare, di fortuna ne ho vista poca nella tua situazione, se non solo quella del pomeriggio famoso di tua madre che doveva andare da tua zia...e tu l'hai colta al volo, sapevi che un'occasione così sarebbe passata, come un treno, una volta sola!
Poi per il resto te lo sei coltivato e ottenuto da solo. Credo che a pochi capiti all'età di 20 anni di incontrare la donna della sua vita, come caratteristiche, e poi far si che diventi realtà, infatti adesso è tua Moglie e Padrona....penso proprio che in pochi abbiano questa speciale realtà di vita....speciale perchè era sempre stato il tuo sogno e quando un sogno si avvera, il tutto diventa inevitabilmente ed incredibilmente MAGICO ! Di tutto ciò, gran parte del merito è stato tuo, avrai dovuto fare un lavoro enorme, una volta sposati, metterla a conoscenza dei tuoi "gusti" diciamo....e sopra tutto far si che Lei cambiasse in come tu la desideravi da sempre. Quindi penso che la prima fase, per Lei, sia stata comprendere...capire questi tuoi richiami....tue attrazioni psico-fisiche...capire poi che queste hanno, oggi, un nome cioè FemDom. Dunque non deve essere stato facile neanche un po' per Lei, trasformarsi ed in modo anche naturale (all'inizio no ma ormai Lei adesso è davvero così) nella Donna, Moglie, Padrona, Autoritaria, Dominante che E' oggi, sia dal punto di vista mentale-psicologico che fisico! Solo a pensare come era quel giorno, voi 20enni (anche se te con qualche anno in più ma giovanissimi), in camera sua, la prima volta che si convinse a farti vedere i suoi trofei grazie all'insistenza di sua madre che se ne andò a fare la spesa (però che futura suocera in gamba hai avuto eh..)..e ad un minimo complimento da parte tua, Lei reagiva quasi arrossendo. E' stato davvero bello conoscere e comprendere i vostri sogni, le vostre emozioni, i vostri desideri, il vostro modo di essere a quell'età...le tue prime fantasie.... E devo dirti caro Davide che, mai come di cui sopra da te scritto, è così "uguale a me", non simile, proprio uguale ! Mentre stavo leggendo mi sembrava di essere io che descrivevo me stesso...che parlavo precisamente di me...è incredibile. Lo dico per gli altri perchè te non lo scopri certo adesso... Quando ho detto uguale a me mi riferisco proprio alle cartteristiche FemDom ed ai relativi pensieri, uguali anche quelli, la stessa bramosia, le stesse emozioni, il fatto della forza fisica della donna superiore, non per essere picchiati da Lei, perchè neanche a me vi è il piacere del dolore fisico...per niente direi, ma solo il pensiero che Lei sarebbe in grado di farlo e con una semplice occhiata essere fulminati tanto da farci inginocchiare al Suo Cospetto....è proprio così...è qui che sta il piacere, al massimo io trovo eccitante ricevere due sonori schiaffoni, questo si...ma non oltre! Beh ora aspetto a gloria il prossimo episodio, sono anche curioso di sapere se ho indovinato il posto della vostra 1a. uscita. Comunque all'ora ti lamentavi di tua sorella (anche se le volevi un gran bene è ovvio)...ma è stata davvero un mito bisogna dirlo. Stravedeva per te e sicuramente anche ora sarà così seppur in maniera differente rispetto a quando eravate giovanissimi e lei più di te. A proposito, anche in ciò siamo nello stesso stato di grado e non solo....cioè anche io ho una sorella più piccola (aspetta non ricordo più quanti anni ci togliamo....quasi 7) che è affezionatissima a me da sempre, su 3 fratelli maschi io sono sempre stato il suo preferito, c'è un rapporto speciale, tuttora.
DavideSebastiani
00martedì 9 dicembre 2014 16:14
Mi è difficile risponderti, Manuel. Difficile perchè questo secondo episodio è quasi tutto incentrato sulla mia psiche, sui miei desideri, così straordinariamente simili ai tuoi. Non so se anche tu hai cominciato a capire qualcosa dei tuoi istinti nel mio stesso modo, ma questo è anche un discorso più ampio che può essere raccolto da tutti gli altri. Come si comincia a pensare al sesso in modo diverso dagli altri? Come si cominciano a guardare le donne con occhi diversi? Sempre da maschio ma con sfumature differenti. Beh, ecco, sarebbe bello che ognuno raccontasse il suo primo approccio mentale col mondo femdom.
Tornando al racconto che poi è in gran parte la mia vita, si, è difficile a vent'anni incontrare la donna della propria vita ma in fondo non impossibile. Ce ne sono tante di coppie che stanno insieme dai tempi delle medie e su questo non mi differisco da molti altri. Si, l'ho voluta ma era scritto. Mi sarei accontentato di lei in versione non dominante ma la mia donna doveva essere lei.
Ah mia suocera non è proprio un mito. E' una rompicoxxoni di livello stratosferico. E forse quel pomeriggio aveva solo in mente di trovare qualche fesso per la figlia. Non sapeva che il fesso cercava proprio una come la figlia
DavideSebastiani
00martedì 9 dicembre 2014 20:40
Terzo episodio



Ma e' ora di tornare a quell'appuntamento e alla tensione con la quale io
vissi gli ultimi momenti prima di quell'incontro che reputavo basilare per la
mia vita futura. L'avevamo preso alle 16 sotto casa sua ed io mi preparai col
massimo della cura: jeans firmati e maglioncino di cachemire blu, regalo della
mamma per l'ultimo mio compleanno, sotto il quale ci avevo messo una camicia
bianca che, come andava di moda in quel periodo, facevo uscire dal maglione ed
infine il giubbino di pelle. Per la macchina, mi feci dare da mio padre la sua
Golf nera quasi nuova al posto della mia Micra comprata di seconda mano ed un
po' sgangherata e alle 15.50 stavo sotto casa sua. Attesi appena i dieci
minuti che mi dividevano dall'appuntamento in quanto Miriam scese alle 16 in
punto, forse l'unica volta in vita sua ad essere puntuale. Ma diamine, era il
primo appuntamento anche per lei. Beh, ci credete che ho ancora negli occhi il
momento in cui usci' dal portone? No, niente abbigliamento sexy, minigonna e
tacchi a spillo ma il giusto look da ragazza della sua eta': jeans nero,
maglioncino a collo alto color amaranto aderente quel tanto da farmi perdere
nelle forme dei suoi seni e, anche per lei, giubbino di pelle nera, mentre ai
piedi aveva un bel paio di stivaletti con un tacco appena accennato ma che
tanto bastava per farla apparire leggermente piu' alta di me. I capelli erano
di nuovo sciolti sulle spalle e quella volta si era truccata, anche se in modo
molto lieve. Un po' di rimmel agli occhi, forse del fard e un lucidalabbra. Mi
piaceva. Oh si che mi piaceva. Ero gia' sceso dalla macchina e mi avvicinai
verso di lei. Ci baciammo sulle guance e poi la feci accomodare dentro la
macchina. Cercai di vincere l'ovvia tensione del primo appuntamento con un
sorriso che sarebbe dovuto essere sicuro. Non so come mi venne ma tanto basto'
per rompere il ghiaccio

" Stai benissimo. Sei molto carina" esordii infatti

" Grazie" si scherni' mettendosi una mano in mezzo ai capelli

" Allora, che ne dici di andarci a prendere qualcosa? Conosco un bar dove
possiamo farci quattro chiacchiere in santa pace" proseguii. Miriam sorrise.
Dio quant'era bella quando sorrideva

" Per me va bene. Se va bene a te ... ." Beh, per uno che cercava una ragazza
dominante, l'inizio cosi' accondiscendente non fu il massimo ma credo che nel
preciso istante in cui vidi quel dolce sorriso capii che Miriam mi interessava
come ragazza, al di la' del fatto che fosse una campionessa di judo. A quello,
alla dominazione, ai miei sogni segreti e proibiti ci avrei pensato in
seguito. Quello che volevo era fare colpo su di lei e misi in atto i miei
colpi segreti, a cominciare dalla scelta del bar che era infatti era uno dei
piu' rinomati di Roma, la nostra citta', adagiato nel verde dell'Eur, uno dei
quartieri piu' in della capitale. Misi in moto la Golf di papa', accesi lo
stereo e misi una delle mie cassette preferite di quel momento che mi ero
portato dalla mia macchina, ovvero di Phil Collins

" Ti piace questa o preferisci qualcosa di italiano?" le chiesi. La musica era
uno dei miei argomenti preferiti ma sapevo spaziare un po' su tutto e quello
era probabilmente uno dei motivi che mi avevano sempre aiutato nel conquistare
le ragazze. Miriam si aggiusto' i capelli e poi rispose

" E' bella ma io preferisco capire quello che ascolto e con l'inglese me la
cavo appena. Se hai qualcosa di italiano lo preferirei, se non ti dispiace"
Parlava a bassa voce e con la musica del folletto dei Genesis faticavo quasi a
capirla. Avevo una vasta scelta di cassette di autori italiani. Il mio
preferito era De Andre' ma non disdegnavo affatto Vasco e il nuovissimo, per
l'epoca, rock di Ligabue ma sapevo che la scelta della musica era basilare per
capire che tipo di persona mi trovassi di fronte e decisi di lasciare la
scelta a lei. Le aprii il cassetto dove avevo riposto tutte le musicassette
che mi ero portato

" Scegli, allora. A me piacciono tutte" Miriam le guardo' con attenzione e poi
me ne diede una di Raf"

" Ti piace questa?" le chiesi sorridendo

"Si, moltissimo"

" E allora facciamoci un tuffo nell'estate" dissi con sicurezza togliendo la
cassetta di Phil Collins e inserendo Era stato un
tormentone durante l'estate appena trascorsa e sinceramente mi era venuta a
noia ma non potevo rifiutare quella richiesta. Canticchiammo quasi l'intera
cassetta mentre continuavo a dirigermi verso l'Eur. Il suo profumo aveva
impregnato l'abitacolo ed io lo respiravo a pieni polmoni. Mi e' sempre
piaciuto l'odore femminile. L'ho sempre trovato afrodisiaco e quello di Miriam
mi piaceva ancora di piu' di quanto mi fosse piaciuto nelle altre ragazze che
avevo fatto salire sulla mia macchina. Non parlammo ma ogni tanto ci
scambiavamo dei sorrisi. Oh, quanto pagherei per poter rivedere quella scena.
Sprizzava tenerezza, evocava sensazioni ed emozioni che solo a quell'eta' si
possono provare.

Ma intanto, eravamo arrivati. L'accompagnai all'interno di quel famoso bar e
ci sedemmo in un angolo appartato. Avevamo parlato molto di noi durante quelle
lunghissime telefonate ed altrettanto facemmo quel pomeriggio mentre
mangiavamo con lentezza esasperata un buon gelato. Io avevo optato per una
granita di caffe' con panna mentre Miriam scelse cioccolata, nocciola e panna.
In tutti gli anni che seguirono, non le avrei mai visto cambiare gusti. Ma
quello era il nostro primo incontro.,,,,

Si, parlammo ancora molto. Io sono sempre stato un chiacchierone e a lei
dovetti tirare quasi le parole fuori dalla bocca con le pinze all'inizio, ma
dopo circa una mezz'ora cominciai a vederla più sciolta. D'altronde, aveva
appena diciassette anni, una bambina, praticamente. Una bambina con il fisico
da donna matura. Mi racconto' anche di come le era nata la passione per il
judo. Era tutto cominciato per merito di una cugina piu' grande di lei che
abitava proprio di fronte casa sua. Miriam aveva appena otto anni e volle
seguire per forza sua cugina che abbandono' dopo pochi mesi mentre lei invece
si appassiono' a questa disciplina. Tutto molto banale. Racconto' con un misto
di orgoglio e di timidezza i primi successi che l'avevano spinta poi a
proseguire, le vittorie contro ragazze piu' grandi di lei ed il suo sogno:
andare alle Olimpiadi. Si soffermo', sempre su mia richiesta, sugli aspetti
tecnici e sulle difficolta' e sui vantaggi che trovava incontrando quasi
sempre atlete superiori da un punto di vista muscolare. Miriam era infatti
abbastanza magra ma era considerevolmente alta e questo la faceva pesare
quanto ragazzone tozze ma piu' basse di lei di oltre dieci centimetri. Ma
parlammo anche di altri argomenti, ovviamente. Mi racconto' anche di un
ragazzo che aveva avuto ed io sentii quasi una stilettata nel petto ma feci
finta di niente. Oh cazzo, ero geloso. Geloso del suo passato senza che
nemmeno stavamo insieme. Proseguimmo a parlare per un bel po' ed anch'io le
regalai confidenze a iosa. Forse non avevamo gli stessi gusti musicali ma
eravamo in sintonia su parecchi altri argomenti. Insomma, mi piaceva parlare
con lei e ci sarei rimasto per ore. Ma si erano fatte le sei di pomeriggio ed
era ora di uscire dal bar. Cominciava a fare freddo e la vidi chiudere la
lampo del giubbetto. Raggiungemmo la macchina e salimmo. Per un breve istante
fummo in silenzio. Avevo voglia di baciarla ma avevo anche paura di fare
qualche passo falso e decisi di desistere. Mi dipinsi la faccia con un sorriso
stereotipato che nascondesse la mia agitazione e proseguii nella mia opera di
abbordaggio

" Ti va di fare una passeggiata a Ostia?" Ostia, il mare di Roma, forse il
più brutto mare che esista al mondo ma il lungomare ha un suo fascino
d'inverno ed io avevo bisogno di posti con quelle caratteristiche ed ero gia'
riuscito in passato a vincere la resistenza di una ragazza passeggiando lungo
il marciapiede antistante la spiaggia, spesso pieno di bancarelle
caratteristiche. Dall'eur, la zona dove mi trovavo in quel momento, arrivare
ad Ostia era abbastanza semplice e, appena Miriam mi disse che la cosa le
andava benissimo, ingranai la marcia e mi avviai. Dopo nemmeno cinque minuti
ero gia' sulla strada e ce ne vollero soltanto altri venti per arrivare al
mare. Trovai un parcheggio a poche centinaia di metri dal lungomare, cosa
abbastanza complicata anche in pieno novembre e mi diressi verso il pontile.
Il lungomare era quasi deserto e sferzate di vento gelido lo percorrevano. Oh
si, quello e' uno dei posti piu' ventosi che abbia mai conosciuto ed un tizio
sulla bancarella di dolciumi, l'unica aperta a quell'ora, era piu' intento a
tenere con le mani l'ombrellone che svolazzava pericolosamente che a vendere
ai pochi passanti che camminavano alzandosi il bavero dei loro cappotti.
Iniziammo a percorrere il pontile e piu' si avanzava e piu' il vento sembrava
aumentare. Anche Miriam si era alzata il bavero del suo giubbetto ed i suoi
lunghi capelli le andavano continuamente sul viso rendendo inutili tutti i
suoi tentativi di sistemarli con le mani

" E' inutile" le disse infine sorridendo "Non ci riuscirai mai"

" Accidenti a questo vento" si lamento'. Io le presi le mani dolcemente

" Non ti piace stare qui'?"

" E' bellissimo ma comincio ad avere freddo" Si, era il momento giusto. Una
ragazza che ha freddo e' piu' indifesa e abbassa le barriere. Mi poggiai
addosso alla ringhiera e la condussi di fronte a me. Si lascio' condurre senza
opporre la minima resistenza e avvicinai la mia bocca alla sua. La baciai
castamente sulle labbra, poi mi staccai di qualche centimetro e osservai la
sua reazione. Vidi che sorrideva e mi riavvicinai nuovamente e quella volta fu
bacio vero. In quel momento, tutto era distante da me a parte il fatto che
stavo baciando una bella ragazza. Era distante il fatto che fosse una
campionessa di judo, che l'avrei voluta dominante ai miei danni e anzi,
istintivamente, come avevo sempre fatto con le altre ragazze, diventai io il
maschio dominante. La presi per i fianchi, le spostai i capelli che
continuavano a volare ribelli e la baciai ancora, ancora e ancora mentre
sentivo la sua mano accarezzarmi la nuca. Non c'era piu' quel vento gelido e
gli spruzzi delle onde che si infrangevano sul pontile, eravamo immersi in una
bolla e sembrava che anche i capelli di Miriam non si spostassero piu'. Ci
staccammo e ci prendemmo per le mani

" Avrei voluto baciarti gia' quando eravamo davanti alla scuola" le dissi

" E io avrei voluto essere baciata appena mi sono voltata e ti ho visto"

Due frasi banali, scontate anche se sincere, ma che racchiudevano tutto il
mondo, l'eros, il rapporto eterno tra uomo e donna. Io volevo baciarla e lei
voleva . Lo stesso gesto visto dal mondo maschile e da quello
femminile. Io volevo essere attivo e lei passiva, io volevo dare e lei
ricevere. Fa parte della nostra educazione, del nostro istinto che si e'
radicato in migliaia di anni e che nemmeno uno come me, uno con desideri
strani, era riuscito a capovolgere completamente. E quell'istinto prettamente
maschile lo feci emergere anche dopo, quando ci avviammo mano nella mano verso
la macchina. Le lasciai la mano e l'abbracciai per la vita stringendola a me,
quasi a volerla proteggere da quel vento sempre piu' intenso e lei docilmente
accetto' questa mia protezione.

Oh si, siamo nel ventunesimo secolo e le donne sono cambiate ma certe
sensazioni sono immortali e certi atteggiamenti differiscono ben poco. Se
nell'ottocento la dama cercava la protezione del cavaliere, a ben vedere, la
situazione non sembrava essere cambiata di molto. Malgrado cio' che dicono e
cio' che danno a vedere, la maggior parte del genere femminile e' ancora alla
ricerca dell'uomo forte, sicuro, protettivo ed io apparivo esattamente come
tale e questo a Miriam piaceva. Si, le piaceva, come sarebbe piaciuto alla
maggior parte delle ragazze. Oh si, fanno le dure, all'inizio, ti guardano
dall'alto in basso, ma solo se non le interessi, se non provano attrazione, se
sanno di piacerti e loro non contraccambiano, ma quando una ragazza, una
donna, un esemplare del genere femminile di qualunque eta' prova qualcosa nei
confronti del maschio, sia che sia semplice attrazione fisica sia un piu'
complicato sentimento d'amore, le loro barriere si disintegrano, il loro
sguardo si intenerisce e la loro durezza scompare completamente per far posto
alla donna con la sindrome della crocerossina, pronta a fare qualunque cosa
pur di far felice il fortunato di cui si sono innamorate. E per me che ambivo
esattamente all'opposto non era certo il massimo. Eppure, mentre tornavamo a
Roma dove l'avrei portata prima a mangiare una pizza e poi a farci una
romantica passeggiata costellata da innumerevoli baci al Gianicolo, uno dei
sette colli, dove la visione della citta' eterna e' semplicemente mozzafiato,
riflettevo su questa situazione e, di getto, decisi che non mi importava piu
di niente. Al diavolo la dominazione, al diavolo tutte quelle strane
sensazioni, quelle voglie troppo strane per essere appagate. Io mi sentivo il
cuore battere alla velocita' della luce e questo significava che mi stavo
innamorando di una ragazza. Avrei fatto a meno di cercare di soddisfare quelle
voglie. Ce la potevo fare, cosi' come c'ero riuscito fino a quel momento.
L'unica cosa che mi interessava era lei, Miriam, che mi guardava con occhi
adoranti, che metteva la sua testa sulla mia spalla come qualunque ragazza
innamorata o che si sta innamorando, che ogni tanto mi baciava e cercava la
mia mano destra ogni volta che la mettevo sul cambio ed io indugiavo nel
sentire il piacere di quel contatto e a mia volta glie la stringevo per
riscaldargliela. Si, in quel momento mi dissi che sarei stato una persona
normale per il resto della mia vita ed avrei cancellato dalla mia mente tutte
quelle strane idee che avevo in fatto di ragazze.

Questo almeno era cio' che mi ero prefissato in quel momento ma poi, facendo i
conti con la mia indole, mi resi conto che non riuscivo a mantenere del tutto
quella mia promessa e non potevo non pensare che la mia ragazza fosse una
campionessa di judo e che il mio piu' grande desiderio sarebbe stato quello di
essere soggiogato da lei sia fisicamente che psicologicamente. Ad ogni modo,
non potevo essere sottomesso a Miriam, non potevo pretendere che lei
sfoggiasse su di me la sua abilita' di judoka, ma potevo pur sempre essere
orgoglioso delle sue capacita' e vantarmene con quelli che conoscevo, a
cominciare ovviamente dai miei amici. Nei giorni che seguirono infatti,
iniziai ad osservare i suoi allenamenti e potei rendermi conto di persona di
come fosse realmente molto brava. Voglio dire ai profani di dimenticarsi certe
scene che si vedono nei film, dove l'eroe o l'eroina fa volare di diversi
metri l'antagonista. Nel judo inteso come sport, l'atleta deve cercare di
vincere un combattimento e deve farlo cercando di ottenere dei punti e
l'ippon, ovvero lo schienamento, equivalente del KO del pugilato, e'
abbastanza raro, anche se nei combattimenti femminili piu' frequente rispetto
a quelli maschili. Ma l'abilita' di Miriam saltava comunque agli occhi ed il
suo allenatore se la coccolava con lo sguardo. medaglia d'oro mondiale> gli avevo sentito dire. Era forte, abilissima e molto
agile, molto piu' di tutte le sue avversarie e l'unica sua pecca, come mi
aveva detto quel pomeriggio in cui avevamo fatto la conoscenza, stava nella
sua scarsa concentrazione. A volte sembrava quasi estraniarsi dal
combattimento che effettuava e si mostrava troppo passiva per uno sport che
invece, era basato soprattutto sull'aggressivita'. Ma quando era nella
giornata giusta, quando era concentrata, non ce n'era per nessuna. Ma a me
dello sport vero e proprio interessava poco e addirittura faticavo a
riconoscere i nomi delle mosse. Mi piaceva soltanto vedere le gesta della mia
ragazza e immaginare che al posto della judoka che si arrendeva immobilizzata
da Miriam ci fossi io. Eh si, mi rimaneva solo l'immaginazione perche' avevo
compreso ben presto che sarebbe stato impossibile far diventare Miriam come io
avrei voluto. Troppo docile, troppo accondiscendente, anche e soprattutto nei
miei confronti. Ma, come stavo dicendo, potevo esserne orgoglioso ed
immaginare che i miei conoscenti potessero pensare che lei avrebbe potuto
sopraffarmi se avesse voluto. Ci siete? Complicato come ragionamento? Beh,
cerco di spiegarmi meglio. Gia' dalla settimana seguente iniziai a far
conoscere Miriam ai miei conoscenti, cosi' come del resto fece lei con i suoi.
Con i miei amici e con le ragazze del mio gruppo la presentavo cosi'

" Questa e' Miriam, la mia ragazza. E' una cintura nera di judo, una vera
campionessa" Oh, amici miei, sapeste quanto sono banali le reazioni della
gente. E quanto sono simili queste reazioni. Sapete qual'era sempre la
risposta?

" Allora stai attento Davide, altrimenti ti mena" Si, sembrava un disco noioso
e invece a me piaceva, eccitava la mia fantasia, mi faceva pensare che quella
situazione in quel momento molto remota, ovvero che Miriam mi potesse
costringere con la forza a fare cio' che lei voleva, fosse invece la pura
realta' e la mia risposta era in linea con questa mia fantasia contorta

" E certo che sto attento. Non la faccio arrabbiare e faccio esattamente
quello che dice lei. Mica voglio prendere le botte" Il tono era ironico ed era
difficile capire se io stessi scherzando e stessi prendendo in giro i miei
interlocutori oppure c'era un fondamento di verita' ma a me bastava che loro
pensassero che questa ipotesi potesse essere concreta anche se, tutte le volte
che accadeva una situazione del genere, Miriam si scherniva

" Ma no, non dategli retta, sta scherzando. Sono io a fare quello che lui
vuole" diceva, terminando sistematicamente quella frase abbracciandomi e
mettendo la sua testa sul mio petto a far vedere a tutti quanti che, cintura
nera o no, lei era la femmina che si accoccolava in modo remissivo al suo
maschio. Si, io ero immensamente orgoglioso di lei ma anche Miriam non era da
meno ed era orgogliosa di me e soprattutto della sicurezza che emanavo. Mi
voleva maschio ed io non potevo certo non darle quella concretezza che lei
cercava da me anche se in cuor mio avrei preferito esattamente l'opposto. Ma,
a dare il definitivo calcio ai miei sogni di sottomissione, ci penso' una
serata molto particolare circa due mesi e mezzo dopo. Ma andiamo con ordine
altrimenti non vi ci faccio raccapezzare con tutti questi salti temporali.
Quindici giorni dopo esserci messi insieme facemmo sesso. No, pardon, facemmo
l'amore. Si, era amore e potevo dirlo ormai con tutta tranquillita'. Non era
l'amore di un sottomesso verso la sua padrona ma l'amore di un ragazzo verso
la sua ragazza. E, tutto sommato, la cosa mi andava benissimo. Potei anche
ammirarla nuda per la prima volta e devo dire che ne fui estasiato. Avevo
sempre dato un'importanza enorme al fisico nel giudizio di una ragazza e
quello di Miriam non mi deluse affatto. Il corpo piu' che da judoka sembrava
quello di una velocista e mi ricordo che la paragonai alla statunitense
Florence Griffith che aveva appena fatto incetta di medaglie vincendo i 100, i
200 metri e la staffetta alle Olimpiadi. Era flessuoso ma sprizzava forza e
potenza, con la vita piccola e le braccia e le gambe toniche. Oh si, mi
piaceva il fisico atletico della mia ragazza, mi piaceva e soprattutto mi
eccitava. Facemmo l'amore, dunque, un pomeriggio di domenica a casa sua,
approfittando del fatto che i suoi sarebbero stati fuori casa per l'intera
giornata ed e' un ricordo meraviglioso, indelebile. Lei era stata mia. Ancora
una volta quella differenza basilare, sostanziale. Nei preliminari io le
ripetevo e lei, come in un eco, mi rispondeva voglio essere tua>. Il maschio da e la femmina riceve. E' scritto. Ed io mi
attenni a questa legge malgrado le mie caratteristiche psicologiche. Ma non e'
questo il motivo che mi fece accantonare i miei sogni di sottomissione perche'
in realta' una piccola speranza io ce l'avevo sempre. Ero pero' troppo giovane
ed inesperto ed i miei tentativi abbastanza goffi per poter approdare a
qualcosa, ammesso poi che con il carattere di Miriam potessi giungere ad
ottenere quel qualcosa, non portarono assolutamente a nulla. Insomma, ci
provavo a farle venire una certa idea. Ci provavo chiedendole di farmi vedere
qualche mossa, ad esempio. Tentativo banale e sperimentato, come avro' modo di
scoprire in seguito, da tutti quelli con le mie caratteristiche. Ma
soprattutto tentativo inutile in quanto Miriam non ci pensava minimamente di
mettersi a fare un combattimento con me ed io non insistevo piu' di tanto per
non farle capire la mia vera natura. Ci provavo anche chiacchierando. Ero
bravo a far arrivare il discorso dove volevo e poi la buttavo la', con
nonchalance

" Certo, a parte le battute che dicono i miei amici, non so come mi
comporterei se un giorno dovessimo litigare e tu dovessi arrabbiarti" Era
questo piu' o meno il succo del discorso. Ma cosa mi aspettavo? Che lei mi
dicesse ti ordino altrimenti ti riduco in poltiglia>? Nooooo. Miriam mi abbracciava e
con quella voce lieve, quel tono delicato e mai urlato, mi diceva che sei. Se dovessimo litigare cosa mai potrei fare? Ti tiro un piatto addosso
e poi mi metterei a piangere come fanno tutte le ragazze del mondo>. Come
tutte le ragazze del mondo e lei era una ragazza normalissima, se non fosse
stata cosi' forte e brava in una delle piu' nobili arti marziali.

Fine terzo episodio



manuel.1975
00mercoledì 10 dicembre 2014 04:27
Re:
DavideSebastiani, 09/12/2014 16:14:

Mi è difficile risponderti, Manuel. Difficile perchè questo secondo episodio è quasi tutto incentrato sulla mia psiche, sui miei desideri, così straordinariamente simili ai tuoi.



Mica mi devi rispondere...cioè non ho capito a cosa ti riferisci....a cosa dovresti rispondermi? Ho letto l'episodio ed ho espresso le mie varie considerazioni e per come sono fatto io, ho ripetuto per l'ennesima volta quanto siano similissimi i miei gusti ai tuoi ed anche te hai detto sempre lo stesso...quindi ormai non è novità.

Il 3° episodio non l'ho ancora letto, stanotte non ce la faccio a leggere....ma tarderò poco.


DavideSebastiani
00mercoledì 10 dicembre 2014 15:39
Ma certo, Manuel. Non è che dovevo risponderti su una domanda precisa. Intendevo dire che è difficile per me fare un'analisi sul secondo episodio. Tutto quello che dovevo dire su di me l'ho detto in quel capitolo che secondo me è il più meritevole di attenzione proprio perchè credo che per la prima volta uno di noi, una persona con certe tendenze, abbia affrontato l'argomento sviscerando i propri problemi psicologici e le proprie manie in modo particolareggiato, soffermandomi soprattutto su cosa può passare nella mente di un ragazzo che scopre di non essere poi tanto normale. E l'ho fatto nell'unico modo che conoscevo. Raccontando una storia che poi ad un certo punto virerà sulla finzione ma che per oltre metà è assolutamente vera e credo che oltre a te in molti si riconosceranno, non tanto per le attitudini mie molto particolari quanto per l'approccio verso un mondo sconosciuto che a volte fa paura. Ecco, io ho sempre vissuto in modo normale, senza farmi prendere da scompensi di carattere psicologico e senza fare drammi nello scoprire pian piano di avere una sessualità particolare. Se anche un solo lettore dovesse scoprire delle similitudini con quello che ho vissuto io, ne sarei felice. Oltre a te che sei quasi il mio gemello, ovviamente.
manuel.1975
00giovedì 11 dicembre 2014 01:15
Mi hai chiarito il dubbio perchè anche rileggendo il mio post, ieri ero arrivato a pensare o che non ci arrivavo io a capire a cosa ti riferivi, oppure ti avevo posto in qualche modo una domanda senza rendermene conto. Ora ho capito:-)!
manuel.1975
00giovedì 11 dicembre 2014 02:56

Nooooo. Miriam mi abbracciava e
con quella voce lieve, quel tono delicato e mai urlato, mi diceva che sei.



mi diceva che sei...? Manca una parola o è un modo di dire romano forse?


" Scegli, allora. A me piacciono tutte" Miriam le guardo' con attenzione e poi
me ne diede una di Raf"



Le piace ancora Raf o solo al tempo, quando era 17enne? Raf viene spesso da me, tu sai dove, sai che lavoro faccio. E non solo lui ma tantissimi altri.


E allora facciamoci un tuffo nell'estate" dissi con sicurezza togliendo la
cassetta di Phil Collins e inserendo Era stato un
tormentone durante l'estate appena trascorsa



Togliendo la cassetta di Phil Collins e inserendo...quale canzone di Raf? Non è che per caso era "Gente di Mare" in coppia con Umberto Tozzi?


Ci provavo anche chiacchierando. Ero
bravo a far arrivare il discorso dove volevo e poi la buttavo la', con
nonchalance.



Ma proprio perchè eri bravo a portare il discorso fin li...non ti è mai venuto in mente di chiederle e ovvio senza farle capire che ti interessava per i tuoi motivi che ora sappiamo tutti....ma dirle seriamente ed in tutta semplicità : Miriam a parte le battute che possono fare i miei amici e su come ti ho presentata (che dicesti che era campionessa di Judo)....anche se non pratico questo sport come te, adesso che bene o male ho iniziato a capire qualcosa del Judo e solo per interesse sportivo ma anche perchè sei la mia ragazza e ti amo (ed era vero come lei a te), non potresti farmi vedere su di me...spiegarmi ed insegnarmi magari quali sono le mosse e che nome hanno...giusto per curiosità ed anche perchè ora sto iniziando ad apprezzarlo davvero questo sport, mica ti sto chiedendo di farmi del male...ci mancherebbe [SM=g2618780] [SM=x829766] !
Io non penso che si sarebbe rifiutata. Però in seguito dici che altri tentativi erano andati a vuoto. Boh, aspetterò gli altri capitoli perchè sono curioso di sapere in che modo le ponesti la questione...o la domanda non so ora...


Avevo
sempre dato un'importanza enorme al fisico nel giudizio di una ragazza e
quello di Miriam non mi deluse affatto. Il corpo piu' che da judoka sembrava
quello di una velocista e mi ricordo che la paragonai alla statunitense
Florence Griffith che aveva appena fatto incetta di medaglie vincendo i 100, i
200 metri e la staffetta alle Olimpiadi. Era flessuoso ma sprizzava forza e
potenza, con la vita piccola e le braccia e le gambe toniche. Oh si, mi
piaceva il fisico atletico della mia ragazza, mi piaceva e soprattutto mi
eccitava.



Caspita la ricordo bene Florence Griffith, aveva un fisico stratosferico e sopra tutto vinceva sempre, nei suoi anni d'oro era insuperabile.

Comunque bello anche questo 3° episodio, dopo tutto ritornare un po' tutti a quegli anni, al primo innamoramento vero, è sempre bello e chiunque, almeno credo, io di sicuro si, si sarebbe lasciato alle spalle in quei momenti, tutte le idee femdom, l'amore mette tutto in secondo piano, naturalmente in quella fase di innamoramento e amore, poi con il passare degli anni era ovvio che ti sarebbero pesati e non avresti potuto fare a meno di affrontare la situazione con Lei una volta per tutte. E per fortuna ti è andata molto bene. Sono davvero contento per te.

DavideSebastiani
00giovedì 11 dicembre 2014 20:00
Per qualche misterioso motivo, alcune parole scompaiono. Era già successo prima, non mi ricordo su quale racconto. Io preparo tutta la storia su un file e poi faccio copia e incolla ma quando poi la invio, paff, mancano alcune parole. BOH!

mi diceva che sei...? Manca una parola o è un modo di dire romano forse?
No, nessun modo di dire romano. La frase esatta è
" Scemo che sei"
Mancano anche i titoli delle canzoni. Quella di Raf era "Inevitabile follia" mentre quella di Phil Collins era "A groovy Kind of love".
Io sono rimasto amante di quel genere di musica. Adoro il rock purchè non sia troppo hard e poco altro mentre mia moglie non ama più Raf ma i suoi preferiti sono Antonacci, Ramazzotti e anche lei Vasco.


Ci provavo anche chiacchierando. Ero
bravo a far arrivare il discorso dove volevo e poi la buttavo la', con
nonchalance.

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Come vedi, c'ho provato. Ma non potevo insistere troppo. Si spazientiva e non dimanticare che c'avevo vent'anni. Non ero stupido ma la malizia di adesso non ce l'avevo. Però mi aveva chiesto di cominciare a praticare judo ma io non ho voluto. Mi sembra di avertelo spiegato il motivo. Non volevo diventare bravo. Io volevo e dovevo continuare ad immaginare che la mia ragazza fosse molto più forte di me e praticando anch'io judo, questa certezza sarebbe svanita.
Beh, aspetta la quarta puntata. Anche la terza è tutta verità e lo sarà anche la prossima. Questo ti aiuterà a capire meglio tutto quanto e aiuterà anche gli altri lettori.
A proposito. Vedo dagli ingressi che la storia qualche lettore ce l'ha. Una parolina sarebbe gradita. Così, tanto per risarcirmi di tutto il tempo trascorso davanti al computer. Ed è stato davvero tanto tempo


manuel.1975
00venerdì 12 dicembre 2014 00:39
Forse ti è capitato come a Lorenzo nel Racconto "Lulù" mi pare fosse il titolo, racconto che poi mi è piaciuto tanto. Lui disse che l'aveva preso da Valkirye ed anche li se ricordi bene io gli dissi che spesso mancavano delle parole. Dipende dove hai salvato questi racconti, da quale tipo di documento fai il copia incolla. Se hai usato Microsoft Office Word oppure il semplice Blocco Note. Può darsi che da li quando il racconto arriva ad un punto ed a capo, è diverso come spazio-ampiezza, dalla pagina qui del forum e quindi forse qualche parola se la mangia. Non so eh, faccio delle ipotesi ma se uno seleziona tutto il racconto e poi fa copia ed incolla qui è impossibile che il copia tralasci delle parole. Comunque Davide mal di poco, il racconto c'è tutto, questi sono solo piccoli dettagli che ti ho chiesto per pura curiosità....lo sai come sto attento io quando leggo i tuoi racconti, i tuoi in modo particolare e comunque sia me li hai detti ora [SM=x829806] [SM=x829778].
DavideSebastiani
00venerdì 12 dicembre 2014 18:00
Si è vero, adesso mi ricordo, era Lulù. Io ho usato Microsoft Office Word. Ho scritto l'intero racconto, come faccio abitualmente e poi l'ho diviso in capitoli. Dopodichè faccio appunto copia e incolla ma ho ricontrollato e sul file originale le parole ci sono. Cmq, è probabilmente giusta la tua teoria. Si, mal di poco e comunque a te e ad altri che volessero farmi presenti questi eventuali errori, li correggerò rendendo più facile la comprensione.
Ah che tu stia attento ai particolari lo so e mi piace. Mi piacciono i lettori attenti perchè io sono un pignolo che non ti dico. Prima di postare un episodio me lo rileggo decine di volte cercando soprattutto di capire se gli altri possano capire. Perchè un conto è leggere sapendo ciò che si è scritto ed un altro invece leggere non sapendo nulla. Questo mi porta forse a dilungarmi ma è difficile cambiare metodo
DavideSebastiani
00sabato 13 dicembre 2014 22:39
Quarto episodio


Il tempo trascorreva. Io l’avevo portata a casa mia facendole conoscere i miei genitori che s’innamorarono ben presto di quella ragazza dolce e timida, compresa mia sorella Lory. Beh, su questo ci sarebbe un po’ da ridire in quanto Lory dapprima la odio’ cordialmente in quanto la riteneva colpevole di averle rubato il mio affetto ma in seguito, fu anche lei conquistata dai modi di Miriam che la trattava da sorella piu’ piccola, insegnandole come truccarsi oppure come vestirsi per far colpo su qualche ragazzino. A dir la verita’, ho sempre pensato che mio padre non avesse accettato del tutto il fatto che lei fosse una campionessa di judo. Era un padre moderno, e’ vero, ma certe cose esulavano dalla sua mentalita’ di maschio dominante ed il solo pensiero che la mia ragazza potesse essere piu’ forte di me, cosa che a me eccitava fisicamente e mentalmente, a lui forse faceva rabbrividire, ma sono sicuro che anche lui si ricredette completamente di fronte ai modi teneri e dolci che aveva Miriam anche nei suoi confronti. Anche io fui accolto dai genitori di Miriam molto bene. No, non c’era confidenza ma rispetto senz’altro. Anche con i miei amici Miriam si inseri’ presto e bene mentre maggiori difficolta’ ebbi io con le sue amiche, una delle quali la ritenevo un po’ troppo mignotta per la mia mentalita’ e fu proprio questa ragazza che chiameremo Alessia a farmi venire in mente l’idea per spingere Miriam a diventare dominante. Erano appunto trascorsi due mesi e mezzo da quando ci eravamo messi insieme e si era alla fine di Gennaio. I genitori di Miriam erano partiti per un week-end a Monte Livata, una localita’ di montagna in provincia di Rieti e quindi abbastanza vicino a Roma. Splendida notizia in quanto cio’ significava poter avere una casa tutta per noi per fare l’amore invece di arrangiarci coi sedili ribaltabili della macchina e con i fogli di giornale ad oscurare la visuale. E infatti Miriam mi chiese di andare a dormire su da lei, richiesta che accettai al volo, naturalmente. Sarebbe stata la prima volta che avremmo dormito insieme e la cosa mi piaceva parecchio. Ma soprattutto, come dicevo prima, sarebbe stata un’ottima occasione per vedere fino a dove mi potevo spingere nel cercare di far diventare Miriam una ragazza, non dico dominante, ma almeno autoritaria, in grado cioe’ di rispondermi per le rime. Continuavo a dirmi che se lei avesse preso coscienza della sua superiorita’, prima o poi avrebbe pur fatto qualcosa. Era forte e nascondeva la sua forza, era bella ma non si vantava del suo aspetto, era intelligente ma non lo dava a vedere, cazzo. Ma possibile che avessi incrociato la ragazza piu’ modesta che c’era in circolazione? Conoscevo ragazze che erano decisamente meno attraenti di Miriam eppure se la tiravano come poche. Si perche’ anche la bellezza e la sensualita’, al pari della forza fisica, dell’autorevolezza, della sicurezza nei propri mezzi, potevano dare l’input per diventare predominante all’interno di una coppia, almeno nella mia personale visione della dominazione.
Ma tornando a quel fine settimana, quel venerdi’ pomeriggio avevamo avuto ambedue gli allenamenti e l’appuntamento era a casa sua appena io avessi terminato, cosa che accadeva di solito intorno alle sette di sera. Salutai i miei compagni di squadra e mi avviai verso casa di Miriam e verso le 19.30 ero a casa sua. Mi venne ad aprire con un sorriso a trentadue denti
“ Entra, amore, sto preparando la cena per te” esordi’ dopo avermi dato il classico bacio sulle labbra “Voglio cucinarti tutte le cose che piacciono a te” prosegui’ dopo. Dolce amore mio. Cosi’ interessata a soddisfarmi, senza sapere che avrebbe potuto rendermi felice agendo esattamente al contrario. No, forse esagero. Ero felice anche cosi’ ma quei tarli continuavano a rodermi dentro, si assopivano e poi riuscivano fuori piu’ forti di prima senza che io potessi neutralizzarli del tutto. La guardai. Era stupenda. Il viso era truccato ed i capelli sciolti e, contrariamente alle sue abitudini, aveva indossato un abitino, lei che era abituata ad indossare sempre i pantaloni. Era un vestito verde salvia che le arrivava poco sopra al ginocchio, mostrando almeno un po’ di quelle benedette gambe che lei teneva sempre nascoste, non aderente ma che comunque le fasciava considerevolmente i seni ed il sedere. No, non era sexy e poteva forse essere considerato un look che la faceva notevolmente piu’ grande della sua eta’, forse addirittura da donna in carriera. Le scarpe erano decolté col tacco di 7/8 centimetri, ma che tanto bastavano per farmela sembrare una dea irraggiungibile. Ma se visivamente avevo quell’impressione, i fatti erano diametralmente all’opposto. Mi fece sedere
“ Mentre si cuociono le pietanze ti preparo qualcosa da bere, amore?”
“ Si, portami una birra” le ordinai. Ero stato odioso e scortese. Si, era quella la mia tattica. Povero scemo illuso. Miriam corse a prendermi una birra e me la porto’ in meno di dieci secondi
“ Eccola, amore. Vuoi qualche altra cosa mentre la tua Mimmi ti prepara la cenetta?”
“ Si, portami il bicchiere. Mi devo attaccare alla bottiglia, secondo te?”
“ Oh che scemetta che sono. Arrivo subito. Aspetta amorino” Pochi secondi ed avevo il bicchiere, mentre lei continuava a parlare mettendo i diminuitivi ed i vezzeggiativi ad ogni parola, con quel tono infantile che solo i ragazzi innamorati usano, quel tono che fa sorridere chi ascolta ma che fa parte stesso dell’amore “Mmmm che bello servire il mio amorino. Non vedo l’ora di farlo tutti i giorni. Ti piace amorino che la tua Mimmi ti prepara tutte le cose che ti piacciono?” aggiunse poi mettendosi seduta in braccio a me. Mimmi era naturalmente il suo diminuitivo, quello con cui la chiamavano le sue amiche anche se io avevo sempre preferito chiamarla Miriam. Mi piaceva il suo nome. Evocava passati gloriosi da eroina biblica, proprio come il mio nome del resto, cosa che contribuiva a farci scherzare su quest’argomento. Io cercai comunque di rimanere freddo e insensibile. Da una parte avrei voluto abbracciarla teneramente per tutti quei gesti d’amore che mi donava ma dall’altra dovevo restare in linea con la tattica che avevo preparato: farla incavolare di brutto nella speranza che alzasse la voce, che mi dicesse che stavo esagerando e che non avrebbe piu’ accettato un comportamento del genere da parte mia. Era quello cio’ a cui miravo. A quel punto io mi sarei scusato, le avrei chiesto di perdonarmi in quanto senza di lei non potevo vivere e lei avrebbe preso coscienza di avere un certo potere su di me. Dopodiche’ avrei proseguito su quella strada e forse avrebbe acquistato quella coscienza dominante che io andavo cercando in lei. La feci rialzare
“ Alzati Miriam che dobbiamo parlare” le dissi freddamente. Lei mi guardo’ stupita rimanendo seduta sulle mie ginocchia
“ Che e’ successo, amore? Mi devo preoccupare?”
“ Ti vuoi alzare, si o no? Non posso farti un discorso con te seduta in questo modo” Miriam si alzo’ sempre piu’ stupefatta
“ Ho fatto qualcosa? Ti prego amore, non farmi stare con quest’ansia”
“ La tua amica Alessia”
“ Alessia? Cosa c’entra Alessia?”
“ C’entra. Non la sopporto. Mi sta sulle palle e ha un brutto ascendente su di te” La vidi sospirare di sollievo
“ Oddio, tesoro, mi sono preoccupata di brutto. Credevo che tu….Oddio se ci penso mi viene da piangere. Credevo che tu volessi lasciarmi. No, non e’ quella che credi Alessia. E’ una brava ragazza. E’ solo che si mette una maschera e appare diversa da quella che e’ realmente”
“ Non me ne frega un cazzo se si mette una maschera o no. E poi lo sanno tutti che e’ una puttanella. A chi la da e a chi la promette. Lo sai come la chiamano? L’addrizzacazzi”
Miriam scoppio’ a ridere
“ Ma dai…Ma veramente?”
“ C’e’ poco da ridere. Io non voglio che tu la frequenti piu’ quella”
“ Ma amore, ci conosciamo da sempre. Non puoi chiedermi una cosa del genere” Mi alzai e sbattei la mano sul tavolo
“ Io non te lo sto chiedendo, io ti ordino di non frequentarla piu’. Intesi?”
“ Ma…ma…Davide….Cosa le dico?”
“ Dille quello che ti pare ma tu, fino a che stai con me, non la rivedi piu’. Sei la mia ragazza, non te lo dimenticare, e se ti chiedo di fare una cosa, tu la fai. Intesi?” Si, avevo esagerato. Pensai che dopo quella sfuriata lei mi avrebbe risposto per le rime, proprio come avevo preventivato. Dai Mimmi, amore mio. Dimmi che sono uno stronzo, prendimi per la camicia, fammi volare per la stanza, dimostrami che sei tu quella piu’ forte, dimmi che sei tu a decidere chi frequentare, minacciami di lasciarmi ed io mi inginocchiero’ ai tuoi piedi, striscero’ pregandoti di rimanere a fianco a me. Fai tutto questo, Miriam. E’ cosi’ che ti vorrei. No, non lo fece. Le vidi gli occhi riempirsi di lacrime e correre verso la cucina. Le stavo rovinando quella serata che lei voleva dedicare completamente a me e stavo per alzarmi quando la vidi tornare, gli occhi bassi ancora umidi. Prese una sedia, la sposto’ dal tavolo e si mise seduta di fronte a me
“ Va bene, se tu vuoi che non veda piu’ Alessia, non la vedro’ piu’. Forse sono io che sono troppo ingenua e non mi accorgo di certe cose”
“ Miriam, cerca di capire. Io….”
“ Ho capito, Davide. Tu non vuoi che la tua ragazza frequenti una come Alessia e hai ragione. Lei e’ un po’….”
“ Mignotta”
“ No, mignotta no. Leggera. Anche mia madre la giudica in questo modo e allora forse sono io che sbaglio. Pero’ voglio dirti che io non sono come lei. Per me ci sei solo tu”
“ Lo so, lo so, amore” le dissi alzandomi, chinandomi di fronte a lei per prenderle quel bel dolce visetto tra le mani. La sua dolcezza infinita mi aveva travolto, il suo amore mi aveva steso, i suoi occhi mi avevano tramortito. Miriam non aveva bisogno di darmi ordini, non aveva bisogno di farmi una mossa di judo per atterrarmi. Le bastava guardarmi in quel modo e dire tutto cio’ che stava dicendo
“ Io non voglio litigare con te per via di Alessia. Le sono affezionata ma tu….Tu conti mille volte piu’ di lei. E poi hai ragione. Sei il mio ragazzo e se tu mi ordini di fare una cosa io devo farla” concluse dandomi un tenero bacio.
Ecco, questa era Miriam, la mia ragazza. Potevo mai farla diventare una donna dominante? No. Mi arresi all’evidenza. Per gli anni che seguirono non provai piu’ a fare scemenze del genere e la nostra vita prese il percorso piu’ logico. Lei prosegui’ ovviamente con il judo, ottenendo anche da senior dei grossi successi anche se forse inferiori alla sua abilita’ tecnica ed alla sua forza. Era capace di vincere con chiunque, comprese la numero uno al mondo e poi perdere con una mezza calza, per la disperazione del suo allenatore che la rimproverava come al solito di scarsa concentrazione. Io naturalmente, divenni il suo tifoso numero uno e, appena possibile, la seguivo pure in capo al mondo. Oh, ne ho girate di Nazioni, ne ho visti di tornei, di competizioni importantissime. Come non ricordare le Universiadi con la sala strapiena di appassionati, circa 12 mila spettatori, una cosa mai vista in Italia, oppure i giochi del Mediterraneo dove Miriam ottenne un risultato prestigioso e dove, al termine della sua gara, invece di tornare in Italia trascorsi anche una favolosa settimana di vacanza con lei. Oppure il , forse il piu’ importante d’Italia, una specie di maledizione per Miriam che, pur giocando in casa con il tifo di decine di amici e parenti, la vedeva sempre sconfitta al primo o secondo turno tranne una volta che impedii a tutti quelli che la conoscevano di entrare nella sala a vederla, con il risultato di farle ottenere uno dei piu’ prestigiosi risultati della sua carriera, insieme al Campionato Nazionale a squadre. E si, mia moglie e’ stata anche campionessa italiana e lo fu per ben due volte anche se il titolo assoluto le sfuggira’ per tutta la sua vita. Forse, nella competizione a squadre sentiva meno la pressione e la responsabilita’, dovendo dividere quest’ultima con tutte le componenti del suo team e questo le faceva fare delle grossissime prestazioni. Ma non c’era solo il judo. Io continuai con l’Universita’ con buoni risultati ed anche Miriam prosegui’ gli studi dopo il liceo frequentando l’Istituto Superiore di Educazione Fisica. Il suo sogno era diventare appunto insegnante di educazione fisica e si applico’ al massimo nel cercare di concretizzare tale sogno. Dopo un paio di anni, cominciammo anche a parlare di matrimonio anche se dovemmo attendere altri due anni prima di riuscire ad esaudire questo sogno, ovvero il tempo che mi ci volle per laurearmi e trovare un lavoro che mi permettesse di mantenere la mia donna. Per tutto questo tempo, misi da parte le mie inclinazioni, pensandoci raramente anche se vivere insieme ad una campionessa di judo non era facile per me, ma cercavo di vedere Miriam soltanto come la ragazza che amavo e che avrei sposato con l’ovvio orgoglio che si ha nel stare a fianco ad una campionessa di quel livello. Fu in quel periodo che iniziai anche a sviluppare maggiormente la mia passione per l’abbigliamento fetish. Ovviamente, non potevo pretendere che Miriam andasse in giro vestita come una puttana e nemmeno lei lo avrebbe mai fatto.
Il suo abbigliamento era moderno e molto casual ma il pensiero di vederla vestita in quel modo mi intrigava e molto. Ma nello stesso tempo, a conferma della mia variegata e sfaccettata psicologia, ne sarei stato anche geloso, anche se in futuro avrei scoperto che era molto eccitante vederla vestita in tal modo dinanzi a persone che non conoscevo. Ma ogni cosa a suo tempo.
Era arrivato dunque il momento del matrimonio e vissi quel periodo nel modo piu’ tradizionale, con l’ovvia tensione di tutti i componenti delle nostre famiglie, con le naturali discussioni per ogni piccola cosa che riguardasse l’organizzazione dell’evento, dal menu’ alla location e persino nella formazione dei cosiddetti tableaux. Ma quello che piu’ conta e’ che in quel periodo eravamo una coppia normale e anzi, che ero io il capo indiscusso e questo, anziche’ farmi contento, mi faceva addirittura incazzare. D’altronde, le mie caratteristiche erano quelle che voi ormai conoscete ma mi sarei anche accontentato di una ragazza che si facesse rispettare, che prendesse a volte in mano le redini della coppia. E invece no. Miriam si appoggiava a me per qualunque scelta, delegandomi la responsabilita’ per ogni cosa, dalla vacanza alla scelta del film da andare a vedere al cinema. La sua fiducia in me era enorme. Sembrava che ogni mia decisione fosse giusta e nemmeno in prossimita’ del matrimonio la vidi cercare di far valere le sue ragioni. Sarebbe bastato dargliela vinta, obietterete voi. E no! Troppo facile. E che gusto ci sarebbe stato? Se lei voleva mettere Tizio al tavolo di Caio mentre io volevo metterlo con Sempronio, non avrei provato nessun piacere ad accettare la sua decisione. Io volevo contrastarla per spingerla ad imporre quella sua decisione, cosa ben diversa. Capivo perfettamente che lei non si sarebbe mai imposta con la forza fisica ma avrebbe potuto imporsi pero’ come fanno tantissime donne, con un carattere ben definito e voglioso di avere sempre l’ultima parola. Purtroppo per me, Miriam era invece ben diversa e questo lato del suo carattere non mi piaceva. Era troppo accondiscendente con me e con gli altri. Raramente le vidi fare una discussione con chicchessia, mai le sentivo alzare la voce con parenti e amici. Le andava bene tutto. Una sera ad esempio, a poche settimane dal matrimonio, si stava discutendo con gli amici di dove trascorrere l’addio al celibato e quello al nubilato.
Noi maschi, in gran segreto, avevamo optato per un luogo particolare. Saremmo andati a vedere uno spogliarello con una famosa sexy star. No, non eravamo dei maniaci del sesso ma sarebbe stato solo un modo per trascorrere una serata particolare un po’ fuori dagli schemi, facendoci soltanto delle grasse risate. Le ragazze invece, avevano scelto un ristorante particolare, un luogo ove, oltre alla cena, ci sarebbe stato anche il karaoke, ma era anche un posto dove Miriam non si sentiva a suo agio perche’ pieno di ragazzi in cerca di prede e lei non voleva dar adito alle malelingue di poter minimamente pensare a male ma, pur di non ferire la sua amica che le aveva preparato quella serata, accetto’, salvo poi lamentarsi con me per questa scelta mentre la riaccompagnavo a casa
“ Ma Santo Dio, Miriam, fatti rivalere, no? Se non vuoi andarci dillo a tutte le ragazze e scegliete un altro posto”
“ E se poi si offendono? Io ho solo paura che tu possa pensare qualcosa di male sul mio conto” Dio mio. Era cosi’ candida, cosi’ piena di timori, cosi’ innamorata. Come facevo a non adorarla ed a credere di essere il ragazzo piu’ fortunato della terra? Fermai la macchina e le presi il viso tra le mani
“ Devo preoccuparmi?” Sorrise
“ No amore. Sulla mia fedelta’ non dovrai mai preoccuparti” Ne ero felice. Chi non sarebbe completamente felice della serieta’ e della fedelta’ della sua donna? Eppure, mi mancava qualcosa e lo capii quella sera. Mi mancava la gelosia. Non riuscivo ad essere geloso di lei. Era tanta la sicurezza che avevo di Miriam e questa sicurezza mi impediva di essere geloso mentre io avrei voluto esserlo, almeno un poco. La bellezza non le mancava ma anche chi si fermava a guardarla la vedeva con occhi particolari, quasi di tenerezza e mai con quello sguardo che ha un uomo quando vede una bella ragazza che gli manda il testosterone in circolo. All’inizio di questa mia storia ho detto come uno dei miei tanti sogni fosse di camminare a fianco a lei mentre veniva ammirata ed io a godere di questa ammirazione. Ecco, mi mancava anche quella sensazione che solo in parte veniva riaccesa d’estate quando si andava al mare. Si, solo in parte. Il suo corpo era bello e tonico e questo mi eccitava oltre misura ma lei sembrava quasi impaurita di mostrarsi in tutta la sua effettiva bellezza, usando tutti gli accorgimenti conosciuti per nascondersi. Usava pareo, t-shirts e pantaloncini, asciugamani, ma quando si sdraiava a prendere il sole ed il suo corpo era sgombro da ogni tentativo di coprirlo, allora andavo in estasi. In quei momenti l’ammiravo e me la gustavo con l’acquolina in bocca e con tanto orgoglio, stranamente felice che anche altri ragazzi potessero ammirarla. Perché avevo quella sensazione invece di impazzire di gelosia? Era uno dei tanti misteri della mia psiche contorta. Probabilmente, se io avessi scoperto che mi tradiva, non ci avrei pensato un secondo e l’avrei lasciata immediatamente. Non ero affatto un cornuto contento, quello che poi scopriro’ chiamarsi cuckold, pero’ ero felice quando la mia donna veniva ammirata e se fosse dipeso da me, le avrei concesso qualsiasi liberta’ in fatto di abbigliamento. Strano, vero? Si, l’abbigliamento sensuale sara’ molto ricorrente nei miei desideri ed avra’ un ruolo essenziale nella mia storia. Ma, tornando alla realta’ di quel periodo, la nostra vita non era certo una vacanza perenne e, al di fuori della spiaggia e di qualche occasione particolare dove ebbe modo di sfoggiare abiti da sera come nel caso di un paio di feste di fine anno e di qualche matrimonio di conoscenti, quella mia voglia rimase per lungo tempo inespressa.

Ci sposammo, dunque. Non mi soffermo troppo sulla festa che fu comunque molto bella e nemmeno sulla notte di nozze. Credo che quella notte sia uguale per tutte le coppie che si amano e noi, pur con tutti i problemi che avevo, ci amavamo e ci desideravamo. Il viaggio di nozze lo facemmo da sogno. Bali, Bangkok e Pattaya e al ritorno iniziammo la nostra nuova vita. Io ci davo dentro col lavoro e Miriam continuava con gli studi e con il judo ma, dopo circa un anno, rimase incinta. La gioia fu enorme per entrambi e la nascita di una bella bambina aumento’ l’amore che provavamo ognuno per l’altra. Si, eravamo felici.
Proprio felici? Almeno io ero del tutto felice? Inutile nasconderlo. Quegli istinti che si erano assopiti per tanto tempo erano tornati a galla ed io non ce la facevo piu’ a tenerli nascosti e a non desiderare di provare l’ebbrezza e la gioia di avere al mio fianco una padrona piuttosto che una moglie. Ancora una volta, decisi di riporre in un ipotetico cassetto tutti questi pensieri e di continuare a vivere una vita normale, cosa che mi riusciva apparentemente benissimo, ma la sera, prima di addormentarmi, non riuscivo a non pensare a quanto sarebbe stato meraviglioso se mia moglie fosse stata anche la mia padrona e mi perdevo ad immaginarmi situazioni classiche del femdom, con Miriam vestita in lattice e tacchi alti obbligarmi a preparare la cena, austera ed autoritaria mentre io tremavo di paura e di ammirazione. Si, sogni, dove pero’ la protagonista era lei. Non cercavo altre donne, altre padrone da adorare, io volevo solo lei come mia padrona, come mia dea. Le altre per me non esistevano. Ma mentre questi miei desideri erano riemersi prepotentemente, la vita continuava normalmente. Miriam aveva ripreso la sua attivita’ agonistica ed aveva terminato i suoi studi, cominciando anche a cercarsi un lavoro come insegnante di educazione fisica, cosa che si rivelo’ molto complicata per vari anni e che forse le venne concesso per meriti sportivi solo alcuni anni dopo aver terminato l’agonismo. E a 28 anni si ritiro’. Problemi per la crescita di nostra figlia, risultati che dopo il parto tardavano ad arrivare, piccole incomprensioni con la Federazione, viaggi troppo lunghi e mal ripagati, insomma, per mia moglie il gioco non valeva la candela. Aveva alle sue spalle una carriera di oltre dieci anni nel corso dei quali aveva ottenuto importanti riconoscimenti e l’apprezzamento di tutte le sue colleghe ma forse le era mancato il grande risultato, quello che l’avrebbe fatta diventare una campionessa a livello internazionale nota anche al grande pubblico e non solo agli addetti ai lavori. Per me non aveva importanza. Per me lei era la judoka piu’ forte del mondo e ogni volta che mi capitera’ in seguito di parlare di lei, come tale la dipingero’.
E mentre la nostra bambina cresceva tra amore e tenerezza, mia moglie decise di insegnare judo nella stessa palestra dove era stata un’allieva di livello superiore. La passione per quello che per lei era uno sport meraviglioso si espresse in questo modo anche terminato l’agonismo. Quella fu una decisione importante per lei ma anche per me in quanto la mia campionessa di judo avrebbe comunque proseguito i suoi allenamenti e non si sarebbe imborghesita, dandomi in tal modo la possibilita’ di continuare a vederla come una donna forte fisicamente e regalandomi almeno la speranza che un giorno lei potesse diventare la moglie dominante dei miei sogni.
Ed io? Lo so, c’e’ sempre in stand by quella sera dove la mia vita cambio’, ma prima di arrivare a quella sera dovrete pazientare ancora un po’. Il bello sta per arrivare ma prima del bello arrivo’ il brutto, anzi, l’orrendo.


Fine quarto episodio

manuel.1975
00domenica 14 dicembre 2014 04:05

Conoscevo ragazze che erano decisamente meno attraenti di Miriam eppure se la tiravano come poche. Si perche’ anche la bellezza e la sensualita’, al pari della forza fisica, dell’autorevolezza, della sicurezza nei propri mezzi, potevano dare l’input per diventare predominante all’interno di una coppia, almeno nella mia personale visione della dominazione.



Anche nella mia visione...parole sante...giustissimo secondo me!!
manuel.1975
00domenica 14 dicembre 2014 04:31

“ Mentre si cuociono le pietanze ti preparo qualcosa da bere, amore?”
“ Si, portami una birra” le ordinai. Ero stato odioso e scortese. Si, era quella la mia tattica. Povero scemo illuso. Miriam corse a prendermi una birra e me la porto’ in meno di dieci secondi
“ Eccola, amore. Vuoi qualche altra cosa mentre la tua Mimmi ti prepara la cenetta?”
“ Si, portami il bicchiere. Mi devo attaccare alla bottiglia, secondo te?”
“ Oh che scemetta che sono. Arrivo subito. Aspetta amorino”



Che tenera poverina, era innamorata e dolcissima. Ovviamente la tua fu una reazione di rabbia dovuta alla frustrazione....avresti voluto vederla all'opposto contrario. Proprio come la stavi trattando te (scusa ma malissimo io non ci sarei mai riuscito, è vero che abbiamo gli stessi gusti ma ora ho scoperto che i miei desideri femdom sono molto meno forti dei tuoi) in quel momento...chissà cosa non avresti dato per vederla CATTIVA e darti un ORDINE:-)! Ora continuo a leggere...
manuel.1975
00domenica 14 dicembre 2014 04:57

“ Io non voglio litigare con te per via di Alessia. Le sono affezionata ma tu….Tu conti mille volte piu’ di lei.E poi hai ragione. Sei il mio ragazzo e se tu mi ordini di fare una cosa io devo farla” concluse dandomi un tenero bacio.



Qui mi aspettavo che tu prendessi la palla al balzo. Oddio, forse è facile a dirsi ora...ma per te in quel momento, non lo era affatto.
No, stavo per dire, non ti venne istintivo dirle a quel punto...
E invece NO ! E' sbagliato, non è affatto giusto che io ti dia un ordine e tu obbedisci perchè sono il tuo ragazzo, non farmelo più dire, reagisci se dovessi rifarlo, non sei di mia proprietà, nessuno può darti ordini, sopra tutto io! Questo avrei cercato di stamparle bene in testa, a parole ovviamente eh [SM=x829796] [SM=x829766]....che fava sono...sto anche a precisarlo a parole [SM=x829766]


P.S.: Lo sa adesso tua moglie di questa cosa che tu lo facevi di proposito sperando di vederla reagire arrabbiandosi? Penso di si anche perchè avrà letto tutti i tuoi racconti, anzi mi pare che me lo dicesti che gli leggeva. Sarei curioso di sapere cosa ti ha detto...se puoi se ti va di dirlo.
manuel.1975
00domenica 14 dicembre 2014 05:51
Il brutto..anzi l'orrendo? Cacchio mi fai impensierire!
Comunque ti credo che tua moglie è stata fortissima nel Judo...ora la gente appassionata di questo sport penso sia poca, specialmente poi del Judo Femminile.

Ma avranno sentito nominare anche per caso guardando le Olimpiadi, la Judoka Emanuela Pierantozzi...voglio sperare.
Tua moglie, anche se solo una volta, però ha battuto la Campionessa Italiana che ha rappresentato l'Italia nel Mondo, appunto Emanuela Pierantozzi che io ho seguito più volte tanti anni fa alle Olimpiadi.

Quindi tua moglie era fortissima!!
DavideSebastiani
00domenica 14 dicembre 2014 14:49
Vado a memoria e potrei sbagliarmi ma se ricordo bene la Pierantozzi fu campionessa del mondo e vicecampionessa olimpica. Questo per dire della sua grandezza. Mia moglie non fu a quel livello, ovviamente ma è stata una campionessa. Ma togliamoci dalla mente certe considerazioni che potrebbero fuorviare. Gli atleti dei cosiddetti sport poveri sono persone normalissime che fanno sport per passione e solo qualcuno, talmente bravo da vincere qualcosa nel mondo, diventa un personaggio e questo mia moglie non lo è stata. Ci sono tanti appassionati nel judo cmq, molto più di quanto si possa immaginare ma è la reazione mediatica che è completamente diversa.
Andiamo ad esaminare certi passi del racconto

“ Mentre si cuociono le pietanze ti preparo qualcosa da bere, amore?”
“ Si, portami una birra” le ordinai. Ero stato odioso e scortese. Si, era quella la mia tattica. Povero scemo illuso. Miriam corse a prendermi una birra e me la porto’ in meno di dieci secondi
“ Eccola, amore. Vuoi qualche altra cosa mentre la tua Mimmi ti prepara la cenetta?”
“ Si, portami il bicchiere. Mi devo attaccare alla bottiglia, secondo te?”
“ Oh che scemetta che sono. Arrivo subito. Aspetta amorino”

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Non era cattiveria la mia ma semplicemente un assurda mossa di un ragazzo di vent'anni di stimolare la propria ragazza per farla diventare sicura di se stessa. Ma lei era semplicemente una dolce ragazza innamorata. Sicurezza ne aveva ma era timida e poi l'amore non ti rende sicuro nei confronti della persona che si ama e lei nei miei confronti era molto dimessa.

“ Io non voglio litigare con te per via di Alessia. Le sono affezionata ma tu….Tu conti mille volte piu’ di lei.E poi hai ragione. Sei il mio ragazzo e se tu mi ordini di fare una cosa io devo farla” concluse dandomi un tenero bacio.

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Si, è vero, col senno di poi avrei potuto prendere la palla al balzo ma in quel momento decisi che mi sarei comportato in modo normale per il resto della mia vita. Mi aveva fatto troppa tenerezza.
Si, venne l'orrendo e lo leggerete nella prossima puntata.
Ovvio che mia moglie adesso sappia tutto, tutte quelle mosse stupide che feci nel corso di quegli anni.
Cosa mi ha detto? Non mi ricordo niente di preciso. Alcune volte ci abbiamo riso sopra, altre volte ha finto di arrabbiarsi ma ormai le carte sono tutte in tavola e non c'è nulla da aggiungere.
Si, oltre a leggere le mie storie mi aiuta spesso quando si tratta di descrivere scene di lotta oppure quando c'è da descrivere l'abbigliamento e il trucco di una donna. In questo racconto mi ha anche aiutato ad andare indietro nei ricordi perchè alcune cose si erano un po' confuse





Lorenzoslave
00martedì 16 dicembre 2014 12:02
Il racconto è molto bello e non c'è nulla da dire. Si percepisce che si tratta di una storia reale ed è molto emozionante. Non capisco alcune cose, però. Il fatto di stare insieme ad una campionessa di judo, ad esempio. [SM=x829786]
Cioè. Tu sostieni che ti eccitava far sapere agli altri che lei era appunto una campionessa. Ecco, non riesco a capirlo. Quello è semplice orgoglio che ogni persona ha nei confronti di un'altra alla quale vuole bene e non ci vedo una situazione psicologica tale da sentirsi soddisfatti in chiave sottomessa.
Per il resto tutto molto bello. Ah, abitiamo vicini, a quanto vedo e conosco bene i posti che hai descritto. Io sono a circa cinquanta chilometri a nord di Roma, sul mare ma il mio mare non ha niente a che vedere con quello di Ostia ed è molto più bello [SM=x829788]
DavideSebastiani
00martedì 16 dicembre 2014 15:32
Hai perfettamente ragione, Lorenzoslave. [SM=x829788] E come te lo spiego quello che sentivo e che sento tuttora? E' vero, si trattava di normale orgoglio ma c'era anche qualcos'altro. Era la sensazione di sapere che la mia donna avesse delle doti particolari. Vedi, la prima cosa che ho sostenuto era che non mi sarei mai sottomesso ad una ragazza normale in quanto io ho bisogno di sentire la superiorità della mia Padrona. Superiorità in qualunque campo, da quello intellettuale a quello lavorativo ma quello fisico era il più importante per me ed io volevo esternarlo, far sapere a tutti che la mia donna aveva queste potenzialità. Posso garantirti che era abbastanza eccitante mentalmente anche se, ovviamente, mettere in pratica tutto è un'altra cosa ed ha un sapore totalmente diverso
DavideSebastiani
00giovedì 18 dicembre 2014 18:18
Quinto episodio

Erano trascorsi oltre sei anni da quando ci eravamo sposati ed il mio istinto aveva ormai preso il sopravvento. Quelle idee particolari che mi avevano ossessionato fin da quando ero ragazzino, ormai non se ne volevano piu’ andare. Di nascosto, cominciai anche ad andare su internet. Volevo sapere, volevo informarmi, capire se c’erano altri uomini come me o se io fossi un malato. Cominciai quindi a leggere e mi resi conto che c’erano tanti altri uomini come me. Beh, forse proprio come me non erano poi cosi’ tanti in quanto le mie fissazioni erano molto piu’ complesse della maggior parte degli altri. Sembrava che esistessero due schieramenti contrapposti. Quelli che amavano la dominazione fatta esclusivamente da donne muscolari e quelli che invece avrebbero fatto del tutto pur di leccare un tacco femminile e un piede o farsi pisciare addosso. Non che avessi qualcosa contro di loro, ovviamente, ma a me non piacevano nessuna delle due. Io mi trovavo in una specie di limbo. Mi piaceva solo qualcosa di quei due schieramenti. Mi piaceva infatti la donna forte ma non muscolosa, mi piaceva l’autorevolezza e la sottomissione ad una donna ma senza dover leccare alcunche’ e ne’ tantomeno qualunque cosa che riguardasse feci e orine. Ero un caso raro. Raro ma non unico, per fortuna. Cominciai anche a rifarmi gli occhi con donne vestite fetish, anche se di questo mi vergognavo. Mi sembrava quasi di tradire mia moglie nell’accorgermi di eccitarmi di fronte alle fotografie di quelle donne, ma era piu’ forte di me. Mi eccitavano, cosi’ come mi eccitava leggere racconti di donne dominanti e di donne forti e se poi le tre cose ovvero l’abbigliamento, la forza e l’autorevolezza coincidevano, la mia eccitazione saliva alle stelle. E pensare che accanto a me avevo una donna che era potenzialmente una dominatrice coi fiocchi. Era forte fisicamente e indosso a lei, con quel fisico tonico che aveva, ritornato piu’ bello di prima dopo il parto, qualunque tipo di abbigliamento fetish le avrebbe donato al pari di una di quelle modelle che tanto mi facevano sbavare. Ma come fare per farla diventare dominante? L’impresa sembrava molto piu’ che ardua. Altro che . Le avventure di Tom Cruise erano bazzecole paragonandole alla mia missione. Inutile continuare a viaggiare con la fantasia. Miriam non sarebbe mai potuta diventare quella che io volevo. Da sola, almeno. Ma c’era un’altra possibilita’. E se io le avessi confidato le mie fantasie? Miriam era una giovane donna intelligente e sicuramente avrebbe capito e mi avrebbe aiutato. Era una possibilita’ che fino a quel momento avevo scartato per paura di una sua reazione ma ormai eravamo adulti coscienti e sufficientemente moderni per affrontare una situazione del genere. Certo, non sarebbe stata una vera dominazione e avrebbe avuto un alone di gioco, ma per me sarebbe stato sufficiente. Ma si, perche’ no? Senza contare che mia moglie ci avrebbe potuto prendere gusto e forse sarebbe stata lei stessa a voler proseguire ed a voler diventare una moglie dominante. A quale donna non piacerebbe un marito che vive per lei, che le prepara la cena e che ripulisce la cucina? Perche’ era quello cio’ che volevo. Volevo servirla, riverirla e adorarla come se lei fosse una dea. Ovviamente, lei avrebbe dovuto fare quelle piccole cose che mi avrebbero aiutato ad entrare nella parte e naturalmente pensavo alle sue mosse di judo che mi sarebbero dovute servire per sentire il suo potere. Insomma, avrebbe dovuto immedesimarsi, recitare quel ruolo al meglio, proprio come fa un attrice. Ed io le avrei fornito il copione e poi le avrei chiesto di indossare il latex. Oh si, gia’ me la vedevo. Sarebbe stata bellissima, talmente bella che sarebbe stata lei stessa a voler indossare quegli indumenti in seguito. L’avrebbe fatto vedendo la mia eccitazione, il mio tremore, la mia assoluta dipendenza nei suoi confronti. Si, ero sicuro che lei avrebbe accettato. Mi amava tantissimo e forse all’inizio si sarebbe schernita ma poi mi avrebbe accontentato ed in seguito le sarebbe piaciuta talmente tanto quella vita che non sarebbe voluta piu’ ritornare ad essere la Miriam di prima. Tutto era ben chiaro nella mia mente. Per avere quello che io cercavo da sempre, sarei dovuto essere sincero e raccontarle tutto. Naturalmente, non fu facile decidermi. Scelsi e poi posticipai il giorno fatidico almeno una decina di volte ma alla fine mi decisi e soprattutto decisi che sarei stato inflessibile con me stesso. Niente ripensamenti.
La serata per quella confessione e per quella richiesta che avevo intenzione di farle fu una tiepida ma nuvolosa sera di primavera in mezzo alla settimana, compleanno di una nostra amica. Eravamo abituati ad uscire solo il sabato, quando lasciavamo la bambina a dormire dai miei genitori o dai suoi per poi uscire con gli amici e ritornare, per una volta a settimana, ad essere una giovane coppia che vuole divertirsi con gli amici. Oh, niente di particolare. A volte una pizza e poi il cinema, a volte un ristorante, qualche spettacolo di cabaret e raramente qualche locale adatto alla nostra eta’. La classica discoteca era bandita ma alle ragazze piaceva ancora muoversi un po’ sulla pista e a Roma c’erano diversi localini alla moda dove i giovanissimi non mettevano piede e dove noi, che avevamo quasi tutti oltre i trent’anni, potevamo sentirci a nostro agio con coetanei con lo stesso nostro problema. Quella sera, la festeggiata e suo marito optarono pero’ per un bel ristorante fuori citta’ rinomato per le sue bistecche di carne argentina che a me, carnivoro doc, facevano impazzire. Come detto, non ero abituato ad uscire nei giorni feriali. Il lavoro mi prendeva parecchio, dovevo alzarmi presto e facevo qualche eccezione solo nei casi di qualche festa, ma quella era un occasione da non perdere anche perche’ la bambina sarebbe andata a dormire dai miei genitori.
Miriam era come al solito graziosissima. Non osava mai, mai sopra le righe ma sempre attenta che il suo abbigliamento rientrasse in certi canoni e anche allora che veleggiava intorno ai trent’anni, il suo look era come al solito casual. Lo avrei definito un casual di classe. Solito jeans di cotone nero, una maglia a manica lunga elasticizzata ancora nera che lei poteva permettersi ampiamente in quanto assolutamente priva dei rotoletti di grasso sui fianchi che invece sfoggiavano inesteticamente la maggior parte delle altre donne del nostro gruppo, gentile ricordo delle loro gravidanze. Miriam invece no. Forse perche’ dopo il parto si era quasi subito rituffata negli allenamenti ed i suoi erano professionali, seguiti non soltanto da un allenatore personale ma anche da uno staff di prim’ordine. Ritornando al look di quella sera, sopra la maglia elasticizzata indossava un giacchetto senza bottoni, lungo, di color grigio perla, una specie di spolverino di maglia ed ai piedi quelle scarpe a punta che tanto andavano in quel periodo, bellissime allora, orrende a rivederle adesso, a tanti anni di distanza. Tacco non alto, forse 5/6 centimetri ma molto fino, quasi a spillo. Il viso era come al solito poco truccato. Un po’ di fard e poi ombretto per gli occhi. Nient’altro. I capelli erano invece sciolti ma ormai erano molto piu’ corti rispetto a quando l’avevo conosciuta ed arrivavano a malapena a toccare le spalle ed erano da qualche anno tinti di biondo
Dopo la cena, i miei amici decisero di andarsi a prendere un caffe’ per fare l’orario ma io declinai l’offerta e decisi di tornare verso casa, tra lo sguardo esterrefatto di mia moglie che non capiva per quale motivo non volessi continuare quella serata con gli amici. Appena saliti in macchina m’interrogo’
“ Che c’e’, Davide? E’ da stasera che sei strano? E’ successo qualcosa?” Non mi sembrava che avessi fatto trapelare qualcosa e credevo di essere stato normale, ma evidentemente, il sesto senso delle donne e la conoscenza che mia moglie aveva di me, le avevano fatto percepire qualcosa anche prima del mio rifiuto a proseguire quella serata in compagnia. Per di piu’, mi aveva chiamato , cosa abbastanza anomala per lei che mi chiamava con un’infinita’ di nomignoli, alcuni dei quali veramente smielati. Ma quello che contava era che ormai il dado era tratto. Entro quello sera mia moglie avrebbe scoperto tutto di me. Bastava aspettare una mezz’ora, il tempo che mi ci voleva per arrivare a casa e poi quell’ansia che mi stava attanagliando sarebbe scomparsa quando Miriam ci avrebbe riso sopra. Perche’ l’avrebbe fatto, ne ero sicuro. Ma, dal momento che avevo deciso di vuotare il sacco, di fare outing, come si dice adesso, quel momento, invece di avvicinarsi, sembrava allontanarsi. Per tanti anni mi ero tenuto quel segreto, ci avevo convissuto, l’avevo combattuto con alterne fortune e adesso che ero a mezz’ora dal confidarmi finalmente con una persona, sembrava quasi che non potessi attendere piu’ nemmeno un secondo
“ Si, in effetti qualcosa c’e’, amore” le dissi infatti, quasi a prepararmi la strada per cio’ che le dovevo dire
“ Oddio, me lo sentivo. Dimmi, allora, che sta succedendo?” mi disse infatti Miriam notevolmente preoccupata. La guardai e sospirai. Oh, com’era difficile trovare le parole. E poi in macchina non mi sembrava il caso. Avevo bisogno di gesticolare, di concentrarmi sulle parole e questo mi avrebbe fatto perdere concentrazione su quella brutta strada senza illuminazione. Ancora dieci minuti e sarei stato in vista delle prime case. Ma qualcosa ormai dovevo anticiparle
“ Vedi, Miriam, e’ difficile per me parlare di quest’argomento”
“ Ma di quale argomento? Parla chiaro, Davide” Era sempre piu’ preoccupata. Quel comportamento che stavo tenendo non era usuale
“ Beh, insomma….Senti Miriam, io ho un segreto” sbottai
“ Cosa? Che significa che tu hai un segreto? Hai un’altra? Dimmelo, ho il diritto di sapere” Le accarezzai la guancia per rassicurarla
“ Ma no, cosa ti viene in mente. No, Mimmi, non ho nessun’altra. Il mio segreto non e’ quello di avere un’amante”
“ E allora cosa c’e’? Dimmelo, cazzo. Mi vuoi far star male?” No, tutto avrei voluto tranne che farla star male, ma avrebbe dovuto pazientare. Le luci delle prime abitazioni intanto, apparvero ai nostri occhi e insieme alle luci alcune piccole gocce di pioggia. Un altro quarto d’ora e sarei stato a casa. Dovevo prendere il discorso alla larga
“ Vedi amore, io sono sempre stato un ragazzo particolare, con delle idee particolari che riguardano la mia sfera sessuale. Pensa che fin da quando avevo dodici anni io…..”
“ Tu cosa? Ascoltami bene Davide, se stai per dirmi quello che sto pensando, allora e’ meglio che mi fai scendere subito dalla macchina” La guardai esterrefatto ma capii subito quale fosse il fraintendimento e scoppiai a ridere
“ Ma mica stai pensando che mi piacciono anche gli uomini?”
“ Non e’ quello?”
“ Cazzo, Miriam, dovresti conoscermi ormai. Ma ti pare che io sono il tipo di andare con un uomo? Senza offesa per nessuno ma ho altri gusti”
“ Oh Dio, ti ringrazio. Scusa amore ma mi hai mandata fuori strada. Mi dicevi , che avevi un segreto ed ho pensato a quello. Sai, con tutto quello che si sente in giro….”
“ Si, ma non io. A me piacciono le donne. Gli altri facessero quello che vogliono. Non ho pregiudizi ma i miei gusti sono ben radicati” Mi bacio’ sulla guancia e mi accarezzo’ i capelli sorridendo
“ Ma certo, maschione mio. Che scema che sono stata. Come ho potuto pensare una cosa del genere? Di te, poi. Ti chiedo perdono, tesoro. Pero’ guarda che non ti devono piacere tutte le donne ma solo io”
“ Solo tu amore” mentii. Oh, non che mi piacesse qualcuna in particolare ma se passava una bella donna mi giravo a guardarla, eccome! Pero’ il tradimento non faceva parte del mio stile ed ero un po’ una mosca bianca in tal senso. Alla maggior parte delle mie conoscenze maschili sembrava non avere importanza l’affetto che nutrivano per le loro donne. Un conto e’ l’amore ed un altro e’ il sesso, questo sembrava essere il loro ragionamento. Ma non ho nessuna intenzione di raccontarvi dei tradimenti dei miei amici e dubito che il vostro interesse su questo argomento sia cosi’ elevato e ritorniamo quindi a quel momento. Mancavano ormai pochi minuti e le gocce di pioggia erano gia’ terminate. Miriam mi sorrise, mi accarezzo’ di nuovo ma poi si ritrasse
“ E allora quel segreto? Di cosa si tratta?” Stavolta la accarezzai io
“ Appena siamo a casa ti spiego tutto, a patto che prometti di non lasciarmi”
“ Ma che sei impazzito? Non hai un’altra, non hai tendenze particolari e quindi, se non hai commesso qualche reato credo proprio che qualunque segreto tu abbia, rimarremo insieme. Per tutta la vita” Si, per tutta la vita. Che ingenua mia moglie. Per lei contava solo questo. Le mie tendenze nemmeno le aveva prese in considerazione. Forse nemmeno sapeva che potessero esistere uomini come me. Non mi aveva chiesto altro. Potevo essere un giocatore d’azzardo ed essermi giocato tutti i nostri risparmi, ad esempio. Eppure, non sembrava interessata, non ne avrebbe fatto una tragedia. Sarebbe rimasta ugualmente accanto a me. Sospirai ma ero un po’ piu’ tranquillo. Miriam mi avrebbe accettato per quello che ero e forse mi avrebbe anche aiutato a realizzare i miei sogni. Per amore mio l’avrebbe fatto. Guidai quei rimanenti chilometri un po’ piu’ tranquillo. Ormai eravamo a Roma. La prima periferia della zona ovest, con quei palazzoni assurdi, il regno dei coatti e di quella esistenza ai bordi della criminalita’ che tanto avrebbero colpito Pasolini e poi, poche centinaia di metri ancora, il percorso di un semplice ponte e tutto cambiava. Ancora periferia ma case di ottimo livello, dove abitava una certa borghesia abbiente ed un semaforo. Miriam mi squadro’ da capo a piedi
“ Insomma, devo aspettare che arriviamo a casa per sapere qual’e’ il segreto di mio marito?” Le accarezzai il viso e le sorrisi. Si, avevo bisogno delle mura rassicuranti della mia abitazione per confessarle il mio segreto
“ Siamo quasi arrivati, tesoro” le risposi infatti. Appena cinque minuti di strada che in pieno giorno e col traffico sarebbero diventati forse oltre venti ed il mio quartiere mi accolse con la solita calma e tranquillita’. Un bar dove i giovani andavano a comprare le brioches pure a tarda sera era l’unico posto frequentato a quell’ora nel mio quartiere, fortunatamente privo di ogni tipo di movida. Parcheggiai la mia macchina e attesi come al solito qualche secondo prima che lo facesse anche Miriam, pochi metri per arrivare al portone, aprirlo e finalmente l’ascensore ci porto’ al nostro pianerottolo. Casa! Il luogo ideale per confessare tutto, per togliermi questo macigno che mi portavo appresso da una vita. E chi se non la donna che amavo avrebbe potuto essere la destinataria della mia confessione? Miriam accese la luce del salone, si sedette sul divano, rovisto’ nella sua borsa alla ricerca delle sigarette e, dopo averle trovate, se ne accese una. Quella era un’altra delle cose strane che sentivo. Odiavo il fumo e non accolsi bene la notizia che Miriam fumasse, soprattutto lei che era una sportiva di livello assoluto, ma non potevo nascondere a me stesso che una donna che fumava mi attraeva, in un certo senso. Avevo letto ultimamente che esisteva una categoria di uomini attratto da questa situazione che si chiamava appunto e devo confessare che anche a me piaceva. Non era una vera e propria eccitazione come quando vedevo foto di donne avvolte nel lattice ma mi faceva immaginare di inginocchiarmi ai piedi di mia moglie, accenderle servilmente la sigaretta ed attendere poi pazientemente che lei terminasse di fumare. Beh, a Miriam non potevo certo fare una cosa del genere ma mi piaceva osservarla mentre fumava, soprattutto in una situazione come quella, vestita in modo carinissimo, con le sue gambe accavallate e pronta ad ascoltare la mia confessione
“ Allora?” esordi’ infatti “Sono tutta orecchie” Mi schiarii la voce. Ero notevolmente nervoso ma dovevo farlo. Ormai, non potevo nemmeno tirarmi piu’ indietro
“ Vedi, amore, io ho una strana sessualita’” le dissi infine. Miriam aggrotto’ le sopracciglia
“ L’hai detto anche prima. Ma cosa significa esattamente che tu hai una strana sessualita’? A me sembri normale. Mi hai detto che non hai quel desiderio…..Si insomma, di andare anche con gli uomini e quindi non capisco” Si fermo’ un attimo e poi prosegui’ sgranando gli occhi “Ti piacciono per caso le ragazzine?” Sorrisi
“ Ma quali ragazzine. Se sentissi una pulsione del genere mi vergognerei a guardarmi allo specchio. La mia strana sessualita’ e’ completamente diversa. Ecco, amore, io vorrei da te qualcosa in piu’” Mia moglie mi osservo’ attentamente ed infine si alzo’, poso’ la sigaretta sul posacenere e mi stampo’ sulle labbra un bacio, fuorviata per l’ennesima volta dai miei accenni
“ Oh povero amore mio. Hai bisogno di qualcos’altro. Dimmelo, scemetto. Io a volte non ci penso. Mi sembrava che a te andasse bene cosi’ ma sono un’egoistona perche’ a me va bene e non mi soffermo sui tuoi desideri. Lo vuoi con la bocca, vero? Ti giuro che non ci penso, ma se tu lo vuoi, lo faccio, da stasera. Ti va l’idea?”
“ Aspetta, Miriam, stai correndo troppo. In realta’ vorrei anche qualche cambiamento nel nostro modo di fare sesso ma non e’ quello. Non che non mi piaccia che tu me lo faccia con la bocca, anzi, ma vedi, non e’ cosi’ semplice” Miriam si ritrasse e si rimise sulla poltrona
“ Ah no? Vuoi che io indossi qualcosa di particolare?”
“ Fuochino. Si mi piacerebbe ma quella sarebbe una conseguenza. Ascolta tesoro, devi sapere che a me sono sempre piaciute le donne con certe caratteristiche”
“ Quali caratteristiche?” Respirai profondamente e poi, finalmente, la misi al corrente del mio desiderio nascosto
“ Insomma, mi piacciono e mi eccitano le donne forti, che praticano arti marziali, proprio come te” Finalmente glie l’avevo detto. O almeno le avevo confessato la prima parte. Osservai la reazione di mia moglie ma non ne ebbe. Rimase sulla poltrona, spense la sigaretta e poi rispose
“ Stai per caso dicendo che tu…. che io e te stiamo insieme, che ci siamo sposati perche’ io sono stata una campionessa di judo. E’ questo che stai cercando di dirmi?” Era stata molto calma ma un brivido mi percorse la schiena. Pero’ dovevo andare avanti
“ No amore. Io e te stiamo insieme perche’ ci amiamo e ti avrei sposata anche se tu fossi stata la ragazza piu’ normale di questo mondo. Ma il fatto che tu fossi una campionessa ha facilitato tutto questo”
“ Insomma, se ho ben capito, tu sei uno di quelli che ama essere picchiato? Un masochista?” Ancora una frase detta con calma. Ma era troppo calma. Non aveva avuto nessuna reazione e questo continuava a preoccuparmi
“ No, tesoro. Non mi piace essere picchiato. Cioe’…Un po’ si ma non eccessivamente. Quello che mi piace in una donna e’ l’autorita’, la superiorita’, darmi ordini, farmi fare quello che tu vuoi. Si chiama ed io mi eccito al pensiero di poterti obbedire, di sapere che tu sei piu’ forte di me, che potresti darmi degli schiaffi o farmi una mossa di judo per costringermi a fare qualunque cosa, dalle faccende di casa a vere e proprie umiliazioni” Vidi mia moglie alzarsi e andare alla finestra, aprirla e respirare a pieni polmoni. Stava pensando al da farsi ma era evidente che l’avevo scioccata. Mi avvicinai a lei e proseguii “Sara’ eccitante, vedrai. E’ solo un gioco” Lei si volto’ e le vidi delle lacrime. Non era un buon segno
“ E l’uomo forte che io ho sposato? Quello sicuro, che non mi faceva preoccupare di niente? Quello che sembrava non badare al fatto che io fossi una campionessa ma mi rispondeva in modo autoritario? Non pensi che io mi sia innamorata di un uomo del genere? Di un uomo che mi faceva sentire femmina? Che mi faceva fare quello che lui voleva e non il contrario? Io non ho mai mentito con te. Io sono quella che sono. Mi piace dipendere dal mio uomo, essere io quella che…..Come dire? Ma si, che si sottomette, che accetta le decisioni del suo uomo. Tu non hai idea di cosa sarei disposta a fare per te e adesso mi vieni a dire che tu vorresti….. Che cazzo vuoi Davide? Che io, tua moglie, ti prenda a ceffoni? Che ti frusti? “
“Aspetta Miriam, per favore” obiettai “Forse non mi sono spiegato bene. Nessuna frusta. Io vorrei che tu…..” La guardai. Le lacrime sempre piu’ intense. Non capiva. Non riusciva a capire cio’ che io volevo. Non riusciva a capire che la mia eventuale sottomissione era solo un grande atto di amore. Avevo sbagliato a confidarmi su una questione cosi’ delicata “Lascia stare, Mimmi” proseguii “Fai conto che io non ti abbia confidato niente e continuiamo a vivere come abbiamo sempre vissuto”
“ Ma ormai l’hai detto e non si torna indietro. Io non riesco ad immaginarmi un marito che si faccia dominare dalla propria moglie. Io non voglio un pupazzo accanto a me che mi dice si o no al mio comando e tanto meno voglio un bambino da sgridare. Io voglio un uomo”
“ Ma io sono un uomo. Un uomo vero e te l’ho dimostrato in tutti questi anni”
“ A quanto pare hai finto. Se il tuo desiderio, la tua eccitazione sta nel farsi picchiare e nel fare tutto quello che io voglio. Che poi sarebbe quello che tu vuoi. Strano, vero?”
“ Non so se e’ strano o no. E’ cosi’. Dovevi prenderla come un gioco e invece….”
“ E invece? Ne sto facendo un dramma, vero? Si, io forse non capisco ma nemmeno tu vuoi capire me. Davide, io non so piu’ chi e’ la persona che mi sta davanti agli occhi. Lo vuoi capire che mi sento confusa e che tutte le mie certezze si sono sgretolate?”
“ E allora? Che cosa vuoi fare? Ti sto chiedendo di resettare tutto quello che ti ho detto e di ricominciare. Non e’ la fine del mondo”
“ Per te, forse, ma per me…..Cristo, Davide, ma possibile che tu non te ne renda conto?”
“ Ma di cosa dovrei rendermi conto?”
“ Che tu per me sei….Eri l’uomo perfetto. Mi sono innamorata di te dopo aver scambiato due parole. Mi facevi sentire sicura, protetta, addirittura. Si, cazzo, protetta. Anche se fisicamente non avrei bisogno di nessuna protezione. Ma psicologicamente si. Ed io pendevo dalle tue labbra, ero orgogliosa di te”
“ Anch’io lo sono di te”
“ Oh si, forse lo sei, ma per altri motivi”
“ No Miriam. E’ qui’ che ti sbagli. Io sono orgoglioso di te come persona, come donna e non solo perche’ tu fai judo”
“ Oh, per favore. Non ci credo. Non ci credo. Ti prego, lasciami sola, dammi il tempo di riflettere un po’ su questa situazione. Per questa sera vai a dormire da qualche altra parte, vai in albergo, fai tu” Guardai mia moglie pietrificato. Mi stava cacciando di casa? Ma no, era arrabbiata. L’indomani tutto sarebbe scomparso, come la nebbia al primo raggio di sole. Mia moglie non poteva lasciarmi. Ma scherziamo? Avevamo una figlia e tanti anni felici da trascorrere insieme, tanti obiettivi da perseguire. Non feci pero’ obiezioni. Conoscevo abbastanza Miriam per capire che era dolce e tenera come il burro ma che quello non era il momento per impuntarsi in quanto avrei peggiorato la situazione
“ Va bene, tesoro. Mi vado a fare una passeggiata e domani mattina, quando ti sarai sbollita, ci rideremo sopra” Le presi le braccia e la baciai sulla fronte e lei mi lascio’ fare. Ma si, mi stavo preoccupando ed era lecito, ma era giusto e normale che lei volesse rimanere sola dopo una confessione del genere. Presi una giacca, le chiavi di casa e della macchina e poi la guardai pieno d’amore
“ Ci vediamo domani, tesoro. Verso le sette torno a casa e cosi’ ti sveglio, ci andiamo a fare una bella colazione e dopo ce ne andiamo al lavoro”
“ No, Davide. Io……vorrei che tu mi attendessi sotto casa” Perche’ sotto casa? Non voleva rimanere da sola a casa con me? Ma no, cosa andavo pensando. Le sorrisi cercando di mascherare quella tensione che sentivo crescere in me
“ D’accordo. Ti aspettero’ sotto il portone. Se e’ questo che vuoi” La vidi sedersi di nuovo sul divano e asciugarsi le lacrime con il dorso della mano. Non aveva mai alzato la voce, cosa che del resto non rientrava nelle sue abitudini, ma le parole erano state taglienti. Ma perche’? Mi aveva tacciato di voler essere un pupazzo. Io un pupazzo? Io mi sentivo un uomo, una persona con delle strane attitudini sessuali, un uomo che provava eccitazione nel misurarsi con donne piu’ forti fisicamente e psicologicamente e con una grande voglia di obbedire a tutti i desideri di una donna del genere, ma pur sempre in grado di fare il maschio, come e piu’ di quelli che si professavano . Io non mi vergognavo di quello che ero. Chi rubava doveva vergognarsi, chi truffava la povera gente, chi violentava, chi andava con le ragazzine. Se fosse dipeso solo da me, lo avrei urlato alla gente. Si signori, mi piace essere un uomo sottomesso ma il mio e’ solo desiderio di dare amore, di venerare una donna ed elevarla al rango di una dea e per fare cio’ ho bisogno di sentirmi inferiore a lei. E’ male? E’ sbagliato? Cosa c’e’ di giusto o sbagliato quando non si fa del male a nessuno? Quando si cerca un rapporto forse strano per le attitudini della maggior parte delle persone ma pur sempre un rapporto tra adulti consenzienti? No, io non mi sentivo un pupazzo e forse se Miriam era rimasta delusa dal mio comportamento, anche io mi sentivo in parte offeso da quelle parole. Mi infilai la giacca e, col groppo alla gola, mi voltai ed uscii da casa. La notte con la sua aria fresca, con i suoi lampioni accesi, col suo silenzio ovattato, mi accolse. Mi guardai intorno, cercando qualcosa su cui sfogare la mia rabbia e la individuai in un cartello stradale che presi ripetutamente a pugni fino a vedere le nocche delle mie mani tingersi del rosso del mio sangue. Cercai la mia auto e mi ci infilai. Dove andare? Dai miei genitori era da escludere. Li avrei fatti preoccupare per una cosa che, molto probabilmente, sarebbe rientrata gia’ dal mattino successivo. E poi dai miei dormiva anche mia figlia e non potevo correre il rischio che lei si svegliasse e potesse capire qualcosa. Aveva cinque anni e mezzo ma era una bambina sveglia. Erano da escludere anche i miei amici. Con alcuni di loro ci eravamo appena lasciati dopo aver cenato insieme e poi non mi andava di dover raccontare i fatti miei. E cosa avrei detto loro? Che mia moglie mi aveva sbattuto fuori di casa perche’ le avevo confessato che mi sarebbe piaciuto vederla dominante nei miei confronti? Scommetto che alcune delle ragazze si sarebbero messe le mani nei capelli “Perche non capita a me una fortuna del genere?” Si, avrebbero sogghignato lamentandosi di non essere loro ad avere avuto una simile occasione. Ma ci sarebbero riuscite? Forse una di sicuro. La ammiravo per il potere che aveva nei confronti del marito ed era chiaro che era lei a tenere in mano le redini della relazione. Era anche una donna molto attraente e forse era proprio la sua bellezza a donarle quel carisma, quella sicurezza e quell’aria di superiorita’ che aveva con la maggior parte delle altre ragazze. Non con Miriam, comunque. No, con Miriam nessuna si azzardava ad alzare la voce o a tenere un comportamento altero ed era tenuta in grande rispetto e considerazione. D’altronde, era stata una campionessa, non dimentichiamolo, una persona che era stata sui giornali specializzati, che al suo rientro a casa era stata accolta da decine di persone che inneggiavano a lei dopo una delle sue vittorie. Un personaggio, insomma. E quanto mi aveva reso orgoglioso in tutti quegli anni…..
Ma rivangare i ricordi era inutile in quel momento e dovevo pensare a come trascorrere quella notte. Non ero un tipo da locali notturni e non ne conoscevo, non ero il tipo da ubriacarsi e comunque mi sarei vergognato ad entrare da solo in un locale e decisi di far rotta verso il centro storico. Roma non dorme mai del tutto ma anche in una citta’ grande come la mia non e’ facile trascorrere una notte per uno abituato a passarla tranquillamente a casa.
Ad ogni modo, oltrepassai Trastevere e parcheggiai la mia auto subito dopo il Tevere. Ero in pieno centro ma era quasi tutto deserto. Mi indirizzai dunque verso Campo De’ Fiori e qualche centinaio di metri prima cominciai a vedere qualche persona, qualche gruppo di ragazzi per lo piu’ stranieri mezzi ubriachi ed anche la piazza era semivuota. D’altronde, era un giorno feriale e Campo de’ Fiori si animava soprattutto il sabato sera. Trovai comunque un paio di bar ancora aperti ed entrai in uno di quelli per ordinare un caffe’, dopodiche’ mi sedetti ai piedi della statua di Giordano Bruno per riflettere. Ma riflettere su cosa? I miei pensieri erano confusi, senza una loro logicita’, con la visione di Miriam avvolta in abiti sensuali che mi faceva una delle sue mosse, mi mandava col culo per terra e poi, altera e sprezzante, mi diceva che lei era la mia padrona e che io dovevo assoggettarmi a lei. Oh mio Dio, no! Non sarei mai guarito da questa mia ossessione? Aveva ragione mia moglie allora? No, non volevo pensare a niente. Io potevo essere uno , uno che non pensasse sempre e soltanto a quello. Eppure, di problemi ne avevo. Non mi mancava nulla ma non navigavo nell’oro e sul lavoro non erano tutte rose e fiori. Eppure, mi bastavano pochi minuti di relax e subito la mia mente vagava, mi faceva immedesimare in quelle situazioni che volevo assolutamente provare. Almeno per una volta nella mia vita volevo capire cosa si provasse a sottomettersi ad una donna. Ma sarebbe bastato? Io non volevo una donna ma volevo LA MIA donna. Che ci sarei andato a fare da una mistress? Poteva andar bene per un sottomesso ma non per me che cercavo anche affetto e tenerezza, amore e sesso. Per non parlare poi della forza fisica. Mi alzai e mi incamminai verso la mia auto. Erano appena le due di notte.

Guardai l’ora dopo essermi stropicciato gli occhi. Erano le 6.20 di mattina. Era quasi fatto. Avevo trascorso la notte andando all’aeroporto di Fiumicino, mi ero bevuto un paio di birre, un altro caffe’ e poi me ne ero tornato sotto casa dove mi aveva colto un po’ di stanchezza e mi ero addormentato dentro la macchina. Avevo fame e, se i miei calcoli erano esatti, il solito bar dove andavo a fare colazione tutte le mattine doveva gia’ essere aperto. Uscii dalla macchina stirandomi le membra intorpidite e poi mi diressi verso il bar che, in effetti, era gia’ aperto. Il barista mi riconobbe immediatamente
“ Ehi, Davide, cascato dal letto stamattina?”
“ Gia’. Ho dormito male. Fammi il solito, per favore” Il solito, ovvero cappuccino e cornetto, così come viene chiamata a Roma quel particolare tipo di brioche. Mi ritemprai con la colazione e me ne tornai nella mia macchina dopo aver fatto un salto dal giornalaio per comprarmi i soliti due giornali della mattina e attesi pazientemente che vedessi Miriam uscire dal portone riuscendo a dare soltanto un’occhiata distratta ai giornali.
Finalmente la vidi. Erano da poco trascorse le otto. Uscii dalla macchina come un razzo e andai di fronte a lei. Era vestita in jeans e scarpe da tennis, con una camicetta celeste ed un giacchino di lana blu ma il mio sguardo scruto’ soprattutto il suo viso. Non era truccata e gli occhi erano ancora cerchiati per le lacrime che aveva fatto sgorgare. Le presi le mani ma lei fece un passo indietro
“ Per favore, Davide”
“ Ce l’hai ancora con me?” le chiesi sperando in una sua risposta negativa
“ Io non so che cosa voglio e se ce l’ho con te. Sono confusa ed ho bisogno di riflettere. Ti prego, vai a casa e preparati qualcosa in una valigia. Vorrei evitare di ritrovarti a casa quando ritorno” Poche parole ma pesanti come un macigno. La guardai incredulo
“ Mi stai cacciando di casa? Ma ti rendi conto di cio’ che stai facendo? Siamo sposati, abbiamo una figlia ed io non ho nessuna intenzione di rinunciare a lei”
“ Abbassa la voce, per favore. Non mi va di far sapere i cavoli miei alla gente. Non ho detto che ti sto lasciando ma solo che voglio riflettere. Ero impreparata ad una notizia del genere e ho bisogno di valutarla con attenzione. Quanto alla bambina, non devi preoccuparti. Quando la vorrai vedere sei libero di farlo. A proposito della bambina. Ora la vado a prendere a casa dei tuoi e la porto a scuola che e’ gia’ tardi e poi devo andare anch’io a scuola che ho una supplenza. Non mi chiamare se non e’ per qualcosa d’importante che riguarda nostra figlia. Mi faro’ viva io” Per un secondo mi parve che il mondo mi fosse crollato addosso, poi l’istinto e la voglia di proseguire comunque la mia vita mi fecero agire
“ Se questo e’ quello che vuoi, va bene. Che diremo alla bambina? E ai nostri genitori?”
“ Ci ho pensato. Alla bambina diremo che hai un nuovo lavoro che non ti permette di trascorrere con lei la notte”
“ Si, come no! L’hai presa per scema?” ironizzai
“ Si abituera’, vedrai. Quanto ai miei, io diro’ loro che abbiamo avuto una discussione e che ci stiamo prendendo….”
“ ….Una pausa di riflessione? Ma si, giusto. Banale ma giusto. Faro’ anch’io cosi’ con i miei” La sopravanzai di un paio di metri per andare a casa a prepararmi quella benedetta valigia ma poi mi fermai, mi voltai e la guardai in faccia “Fai in modo che questa pausa non duri a lungo. Ho bisogno di sapere quali sono le tue intenzioni, positive o negative che siano. Sappi solo che io ti amo, che non ti ho mai mancato di rispetto e soprattutto, che non ho ammazzato nessuno” Mi voltai di nuovo e scomparvi dalla sua vista inghiottito dal portone. Arrivai a casa, misi la valigia sul letto e poi mi sedetti anch’io sul letto prendendomi il viso tra le mani e finalmente scoppiai a piangere come un bambino.

Fine quinto episodio

manuel.1975
00sabato 20 dicembre 2014 03:21
Oh Santo Cielo... Vi giuro Davide e Signora Miriam che sto davvero male! Io con Voi rischio la sincope:-)!
Si, questa volta mi rivolgo ad entrambi, sappiate che quando leggo di VOI e per grazie o sfortuna per come sa scrivere nei dettagli Davide, io mi immedesimo a tal punto che mi dimentico che dopo le cose sono andate per forza bene, sapendo e conoscendo la vostra situazione attuale. E' come se stessi vedendo un film per la prima volta e restassi con il fiato sospeso fino alla fine !!

Mamma mia...che ansia di dolore mi è presa...e paura, paura per te Davide, in quanto, per come ho conosciuto la Signora Miriam fino a questo punto, in questo racconto, della storia della vostra vita fin da quando eravate adolecenti, dal 1° incontro ad ora, Lei si era sempre dimostrata dolce....ma queste ultime parole di questo episodio, le Sue Parole dette dritte dritte in faccia a te....devono essere state PESANTI COME MACIGNI...so che anche per Lei era una situazione nuova ed in quel momento strana più che mai poichè lontana da questo mondo, ma non da questo mondo, piuttosto a quel tuo modo di essere che non poteva, in quel momento, comprendere che quella cosa non escludeva affatto l'altra, cioè il fatto che tu avessi come anche io (seppur ora mi renda conto in modo più soft rispetto a te) quelle fantasie, quel sentire, quei desideri, era pur sempre amore...anzi non pur sempre amore, secondo me è amare di più e sopra tutto uno non è affatto un pupazzo, un debole, un insicuro, niente affatto, ripeto, la cosa non esclude l'altra...ma Lei non poteva comprenderlo e quindi ha sofferto anche Lei...
Ma dato che ci sono passato anche io in passato, nell'ultima scena dell'espisodio, essere cacciato di casa, farmi la valigia e dovermene andare via, trovarmi da solo e piangere sentendomi crollare il mondo addosso, seppur per motivi diversi che niente hanno a che fare con il femdom.....so molto bene, so benissimo, come ti sei sentito Davide....in quel momento! Spero che nel prossimo episodio ci si riavvicini al SERENO che non potrà verificarsi altro che con un CAMBIAMENTO o una trasformazione con una nuova presa di coscienza della Signora Miriam. Beh è evidente che sarà così, ora sono a mente fredda quindi....dico solo che spero di leggere buone notizie già dal prossimo capitolo.

Una sola domanda Davide, più una curiosità forse e dato che non l'hai scritta a questo punto te la chiedo.
Quella notte passata fuori casa, la prima notte lontano da Lei, sapendo inoltre come l'aveva presa ossia molto male....tu hai riportato tanti pensieri di quella notte, molti tuoi stati d'animo, preoccupazioni e comprensibilissime direi...
ma non ti è mai venuto in mente Lei che quella notte, nei tuoi stessi momenti, per la prima volta era sola nel vostro letto senza di te e che molto probabilmente non stava dormendo neanche Lei? Io penso di si ma per qualche processo inconscio della tua mente non l'hai fatto riaffiorare...per non stare ancora più male di quanto già stavi. Almeno credo.
DavideSebastiani
00lunedì 22 dicembre 2014 18:29
Beh dai, non dispiacerti Manuel, tanto il finale è positivo. Cmq plaudo alla tua sensibilità.
Quella notte....Quella notte pensavo che fosse solo una, che alla mattina ci saremmo riappacificati. Sono stati gli altri otto mesi quelli veramente duri. Però ad essere sincero il mio pensiero non era per lei ma per me. Mi sentivo abbandonato e non pensavo di meritarmelo. Ero incazzato, deluso anche e soprattutto da lei perchè mi aveva sempre detto di essere innamorata di me e quella era la GRANDE PROVA D'AMORE. No, non ci pensavo a lei sola nel nostro letto ma a me ritornato nella casa dei miei genitori. Almeno lei aveva la bambina, le rimboccava le coperte, ci giocava prima di andare a dormire ed io invece avevo la playstation che non è proprio la stessa cosa.
Hai cmq anticipato gran parte del prossimo capitolo.
Come al solito, hai sviscerato ogni mia parola, ogni mia frase e per me è un piacere risponderti
manuel.1975
00martedì 23 dicembre 2014 05:42

Ad essere sincero il mio pensiero non era per lei ma per me. No, non ci pensavo a lei sola nel nostro letto ma a me ritornato nella casa dei miei genitori.



Questo Lei lo sa? L'ha mai saputo o l'hai mai detto a Lei...oppure non te l'ha mai chiesto?

Sai perchè te lo chiedo...voglio essere sincero fino in fondo. Il mio post sopra di ieri in realtà non finiva con quell'ultima frase dopo il punto interrogativo, si fermava a "molto probabilmente non stava dormendo neanche Lei"? Si fermava qui, infatti sotto in piccolo puoi vedere scritto "modificato da manuel.1975 data e ora". Perchè è vero che ti ho fatto quella domanda ma a dire il vero (penso che un po' ho imparato a conoscerti) ero sicuro che non ci avevi pensato...proprio per i motivi che hai spiegato tu sopra, anche se sto sapendo solo ora che è stato un allontanamento abbastanza lungo ma questo ancora non potevi saperlo nemmeno te quella notte...ma era tanto quanto bastava che tu ragionassi secondo la tua visione della situazione.

Perchè ho corretto ed ho aggiunto che ci avevi pensato di sicuro ecc.?
Ci ho ripensato in quanto ho mi sono detto " e se mi sbagliassi...se ci avesse pensato davvero a Lei "? In tal caso lo offenderei....potrebbe anche dirmi....oh ma per chi mi hai preso è ovvio che l'ho pensata.

Non fraintendermi non voglio dire che se non l'hai fatto allora penso che sei stato un egoista e che non avevi le tue ragioni....QUESTO NO!
Però dopo, parlo di ieri finito di leggere il racconto. E' ovvio che ci ho riflettuto anche sul suo punto di vista (certo ripeto ancora non sapevo del lungo allontanamento). Mi sono messo anche nei suoi panni ed ho pensato : Lei fino a quel momento aveva conosciuto te con certi requisiti...che non aveva idea di cosa fosse la dominazione e la sottomissione cioè sapeva cosa fosse ma era lontana anni luce e chissà se mai ci aveva pensato 1 sola volta in tutta la sua vita, tanto meno che la riguardasse in qualche modo....si era innamorata di un uomo che per anni Lei aveva pensava di conoscere con certi requisiti: sicuro, forte, protettivo....e lo sei...noi lo sappiamo....ma Lei come faceva a capirlo quando glie lo dicesti? Non poteva far collimare le due cose...era impossibile...era ovvio che sarebbe entrata in crisi profonda...anche se hai fatto lo stesso bene a dirglielo comunque andasse la cosa perchè non potevi vivere a vita con questi tuoi desideri così forti. Ma sto cercando di dirti che quella notte ed il mattino seguente (era ovvio che una cosa del genere non poteva metabolizzarla in poche ore)...devo dire che la capivo...non mi sento di darle torto per la sua reazione.
Poi ora aspetto il seguito del racconto perchè se mi hai già detto che sono stati 8 mesi praticamente di separazione, a meno che non abbia capito male, beh a questo punto il discorso cambia e non mi pronuncio più.
DavideSebastiani
00martedì 23 dicembre 2014 15:53
Beh, è inutile negarlo. Io ce lavevo con lei. E questo malgrado ne fossi ancora profondamente innamorato. Lei aveva le sue ragioni ma io non le avevo chiesto una dominazione totale ma semplicemente un gioco approfittando delle sue doti fisiche. Lei non aveva cercato di approfondire, di parlare, anche di riderci sopra. Niente di niente. Mi aveva addirittura cacciato di casa come se fossi un malato di mente ed io sarò un uomo con istinti sottomessi ma avevo ed ho tuttora un certo orgoglio. Forse nemmeno lei avrà dormito quella notte e lo faccio intendere quando la descrivo all uscita del portone e non so se nei mesi seguenti avrà sofferto come ho sofferto io perchè quegli otto mesi li abbiamo resettati. Lo spiegherò nel prossimo capitolo che prevede la ovvia riappacificazione ma te lo anticipo. Fu lei a dirmi di dimenticare e di non mettere mai più in mezzo ai nostri discorsi quel periodo per evitare eventuali accuse reciproche e siamo stati di parola. Mai più un accenno da ambo le parti e quando non si può fare a meno di parlarne, per noi quello è ma se ne parla malvolentieri. Soprattutto lei in seguito eviterà di accennare avvenimenti di quegli otto mesi a dimostrazione di aver capito che fu lei a commettere l errore più grosso che non fu tanto quello di cacciarmi di casa quanto l aver evitato ogni dialogo su quell argomento, cosa che una persona innamorata non avrebbe dovuto fare. E dall enfasi col quale scrivo si può evincere che ancora non ho digerito completamente ciò che accadde
manuel.1975
00martedì 23 dicembre 2014 16:55
Si lo vedo il modo in cui ne parli. Comunque ora ci tornerai sopra solo per postare i prossimi capitoli ma, infatti hai ragione, è un fatto passato e la cosa migliore da fare è stata la decisione che avete preso di non parlare mai di quel periodo.
Lorenzoslave
00mercoledì 24 dicembre 2014 16:10
Questa situazione che si è verificata, ovvero la moglie che caccia il marito che si è lasciato andare ad una confessione così grossa, è il motivo per cui io non ho mai confessato a mia moglie i miei desideri.
Sappiamo che poi le cose si sono aggiustate e sono in attesa di sapere come ma leggere quelle frasi mi hanno sconvolto e hanno aumentato il terrore di dirglielo. [SM=x829799]
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