Terza parte
Arrivarono all’appartamento che le due condividevano al secondo piano di una villetta in periferia, l’avevano fatto sedere dietro, e per tutto il tragitto lo avevano adulato per il suo abbigliamento di classe, scesero sempre sorridenti e gentili, ma appena arrivati davanti alla porta di casa mentre Claudia apriva Melissa lo spinse dentro malamente rifilandogli un calcio nel culo con una forza spaventosa, Giovanni perse l’equilibrio e finì a terra, era stupito “hei che ti prende Melissa sei pazza” la risposta fu di Claudia uno schiaffone in pieno viso “ahh, siete ammattite” Claudia gli prese il mento fra le mani “stai zitto coglione, cosa credevi, di scoparci, tu al massimo puoi farti una sega mentre ci lecchi le scarpe” Melissa gli piantò il tacco nelle palle bloccandolo a terra, Giovanni cercava di divincolarsi, ma le due erano fortissime le immobilizzarono, e mentre Melissa lo teneva fermo Claudia lo schiaffeggiava pesantemente, “se non ti ribelli è meglio per te, spogliati nudo” Giovanni rosso come un peperone “non ci penso neanche, lasciatemi andare e finisce tutto qua” gli arrivò un calcio nelle palle che lo piegò in due, Melissa lo lasciò cadere “ahhhhhhhhh, nohhh” Claudia era già tutta eccitata, “spogliati oppure di do tanti di quei calci nelle palle da castrarti, hai capito merda” Giovanni ora capiva, non aveva scelta, ed iniziò a spogliarsi, le due ridevano della sua nudità e Melissa gli prese fra le dita l’uccello “ma dove vai con questo cosino” e giù a ridere, ora era nudo, dolorante davanti a loro, Claudia si sedette sul divano, il salone di quell’appartamento era enorme, ma era arredato solo da un divano ad angolo, e da due piccoli mobili, per il resto era una piazza d’armi con tre porte chiuse, Melissa scomparve velocemente, dietro una di quelle porte, “vieni qui, a quattro zampe e leccami le scarpe, hanno bisogno di una pulita, non mi piace camminare in casa mia con le scarpe sporche, puliscile bene che sono impolverate” aveva delle decoltè bianche con due centimetri di zeppa ed un tacco a stiletto, infatti erano sporche, e non poco, Giovanni non si decideva, Claudia si alzò e lo prese per un orecchio, sembrava che glielo volesse strappare, e lo portò a forza vicino al divano “ti ho detto di leccare le mie scarpe” e per convincerlo meglio gli allungo un calcione nelle costole “ahhhhhh, stai ferma troia” ed allora si beccò una serie di calci sempre nello stesso punto, che lo fecero accartocciare su se stesso, vide la scarpa vicino alla sua bocca, ed iniziò a leccare, Claudia si sedette comoda “bene, vedi fare un bel lavoro, soprattutto la suola, altrimenti te le rompo le tue costole di merda una ad una” Giovanni con uno schifo tremendo leccava aveva paura, forse una costola era già rotta, Claudia gli girava la scarpa in modo che non tralasciasse nessuna parte, lui ormai teneva la lingua esposta e lei gli strisciava la suola premendo, era una pulizia accurata, gli passava anche i bordi “dai tutto il tacco, prendilo tutto in bocca e usa la lingua scemo” la bocca di Giovanni era tutta impiastrata di sabbia e polvere, avrebbe voluto sputare, Claudia se ne accorse, lo riprese per il solito orecchio “inghiotti, se sputi ti strappo l’orecchio” e Giovanni a malincuore deglutì, gli veniva da vomitare, in quel momento tornò melissa, gli diede un calcio nel culo esposto “girati coglione” aveva una corda di nylon, gli legò le palle e teneva la corda come un guinzaglio, tirandolo a se Giovanni la seguiva per diminuire il dolore “ma voi siete matte, cosa vi hò fatto?” Claudia lo guardava con disprezzo “sei sfigato, ecco cosa hai fatto, sei solo sfigato, tra tutte hai incontrato le peggiori” Melissa lo strattonò e lui urlò di dolore “Ahhhhhhhhhhhhh, me lo strappi” senza pietà, “aventi lecca le mie scarpe” ma Claudia intervenne “eh no, deve finire con me ne ha ancora una” ci mise un buon quarto d’ora a ripulire tutte le scarpe delle sue aguzzine, Melissa lo costrinse a fare un lavoro assiduo sulle sue suole che ora splendevano umide della sua saliva, “hai visto Melissa, non è male come lecca scarpe” lo fecero mettere davanti a loro carponi, ed appoggiarono entrambe le gambe sulla sua schiena rimirandosi le scarpe pulite dalla sua lingua e tormentandolo con i tacchi, Melissa lo teneva in tiro con la corda, ed ogni tanto strattonava facendolo grugnire “mi sembri un maiale, il maiale Giovanni” poi lo spinsero via e lo fecero girare a pancia in su, Claudia gli salì sul petto reggendosi in equilibrio con l’aiuto di Melissa “adesso ti cammino un pochino sopra a questo tuo corpo flaccido, così mi si asciugano dalla tua saliva schifosa” e così dicendo gli camminava proprio su tutto il corpo, facendo pressione con i tacchi, che gli entravano nella carne e lasciavano dei segni rotondi, ogni tanto gli pestava l’uccello e Melissa tirava la corda, per Giovanni era un supplizio, non contente salì anche Melissa, il tutto era insopportabile, lui si contorceva, Claudia perse l’equilibrio, e gli strisciò il petto con il tacco, subito una riga rossa prese forma ed iniziò ad uscire del sangue “ahh voi volete ammazzarmi, vi prego lasciatemi andare” Giovanni stava piangendo, e la cosa eccitava ancora di più le due lesbiche, che in piedi su di lui si baciavano con passione, sbattendosene delle sue urla, anzi Melissa cercava di tappargli la bocca con la suola della sua scarpa, poi scesero dal loro tappeto umano, e si risistemarono sul divano, il laccio si era sciolto durante il calpestamento, così Claudia glielo mise al collo come un vero guinzaglio, “ora sarai il nostro cagnolino, vieni ti faccio sgranchire un pochino” e così lo fece girare per il salone tenendolo come un cane, “vedi che sei proprio un cane, vedrai che ti abituerai, questa è la tua posizione, vediamo se sei anche capace di fare il cavallo,” e gli salì sulla schiena, con i talloni lo colpiva per spronarlo “dai cavallino galoppa” Giovanni non sapeva come venirne fuori, quelle due erano pericolose, chissà dove potevano arrivare, le ginocchia gli dolevano, se rallentava i talloni di Claudia lo colpivano violentemente sui fianchi “Melissa lo vuoi provare il mio cavallo?” ed allora toccò a Melissa, che era anche più pesante, Giovanni crollò facendo cadere Melissa, che per punizione lo riempì di calci con quelle punte assassine, non aveva nessuna cautela colpiva dove capitava di destro e di sinistro, fino a ché non fu esausta, “mi fai stancare cavallo del cazzo, sei pazzo a farmi cadere, io ti ammazzo se lo rifai un’altra volta hai capito?” lo lasciarono li a terra dolorante, e loro sul divano avevano iniziato un sessantanove da urlo, con tanto di mugolii di soddisfazione, erano due cagne in calore e si stavano soddisfacendo a vicenda, si leccavano dolcemente, per Giovanni quello che poteva essere un bello spettacolo, era invece un incubo, due lesbiche pazze lo stavano massacrando, vennero copiosamente con urla di piacere, gli tirarono le loro mutandine in testa prendendolo in giro. “tieni stallone lecca anche queste”.
Giovanni era pieno di lividi, terrorizzato, non sapeva cosa fare le forze lo avevano abbandonato, e poi con quelle due un’azione di forza non avrebbe avuto sicuramente un esito positivo, provò la strada dei soldi, “vi prego signore lasciatemi andare, posso pagare, ditemi se volete dei soldi, quello che volete vi prego” la sua voce flebile eccitava quelle due maledette “che cazzo vuoi pagare, siamo ricche stronzo, tu puoi pagare solo con la tua sofferenza, solo quella ci fa godere, non l’hai ancora capito” Claudia spense tutte le sue speranze.