Il negozio di animali

Sara.61
00martedì 22 maggio 2012 21:25
Il negozio si trovava in un piccolo paesino, con una strada stretta, stretta che lo attraversava tutto, però c’era un comodo parcheggio dove ci stavano si è no una decina di macchine, sempre vuoto, ed era comodo fermarsi, la mia padrona passava di li, e lo attraversava tutte le sere tornando dall’ufficio, così era comodo fermarsi ed acquistare il cibo per i gatti.
Il proprietario un ometto di nome Alvaro alto un metro e sessanta scarsi, magrolino, sui trent’anni, molto chiacchierone, ed intraprendente, vendeva un po di tutto oltre al cibo per animali, anche l’occorrente per giardini e agricoltura in genere, la mia padrona gli aveva dato un po’ di confidenza, chiacchierando del più e del meno, tanto che lui era arrivato a chiederle di darsi del tu, questo aveva già infastidito alquanto la mia padrona,, e la chiamava signora mia, anche questo la mandava in bestia, in effetti la mia padrona è sui cinquanta, non preciso l’età, lei non vorrebbe mai, ma è anche una sventola della madonna, è alta un metro e settantacinque, con i tacchi che mette, supera abbondantemente 1.80, è sempre vestita sexy con gonne sopra il ginocchio, ha due gambe stupende e chilometriche, bionda con i capelli lisci sulle spalle, è quello che si potrebbe dire ancora una gran figa, e poi per me è stupenda, anche quando è in pigiama e pantofole, ha dei muscoli possenti, fa palestra tre volte la settimana.
Comunque torniamo al racconto, il piccoletto tutte le volte non lesinava complimenti, e sconti sugli acquisti, tanto che ormai tutto il necessario si prendeva nel suo negozio, è capitato che più volte ci fossi anch’io, quando passavamo il sabato di ritorno dalla spesa settimanale, se la mia padrona non mi mandava solo, naturalmente in mia presenza si guardava bene, di dilungarsi in discorsi, la mia padrona mi aveva accennato ai fastidiosi e melliflui complimenti che subiva ogni volta, lei lo avrebbe già offeso sonoramente, ma si tratteneva, e non lo considerava più di tanto però si incazzava tremendamente, e si riprometteva di non metterci più piede, ma poi si dimenticava, ed era comodo fermarsi in quel posto.
Ma una sera il piccoletto esagerò “lo sai signora mia che l’altra notte ti ho sognata?” la mia padrona (che d’ora in avanti chiamerò Pam, che è il suo nome, veramente Pamela) era già irritata, ma stava al discorso con sufficienza “e dimmi Alvaro come mi hai sognata?” tutto soddisfatto di essere preso in considerazione, butto lì “ehh, sai stavamo facendo un dispetto a tuo marito, hai capito, è stato proprio un bel sogno signora mia” Pam lo avrebbe preso a calci nei denti, per spegnerli quel sorriso da ebete che aveva, “non dovresti fare questi sogni, pensa a tua moglie” cercando di spegnere la conversazione, “ehh signora mia, mia moglie non è mica una bella donna sexy come te, con lei non sogno più da tempo”, continuava ad insistere sul sogno, Pam completamente infastidita tagliò corto pago, e uscì’ inviperita dal negozio.
Arrivata a casa, mi accorsi che era nervosa dall’accoglienza , “stronzo, non hai visto come è alta l’erba , quando la tagli imbranato” e mi lasciò andare un calcio nel culo, doppiato da un altro prima che potessi parlare “sab.. sabato la taglio padrona” non mi stava neanche ad ascoltare “toglimi le scarpe muoviti, e dammi le zoccolette, svelto che stasera altrimenti ti faccio un culo che non ti siedi per una settimana.” Era proprio incazzata, ma io mi guardavo bene di chiederne il motivo, perché quando è in quello stato diventa pericolosa, e mena come un fabbro.
Mentre si cenava, fu lei a dirmi la ragione del suo stato,”sai schiavo, che quell’imbecille del negozio di animali, mi ha proprio rotto, questa sera mi diceva che mi ha sognata, che scopavamo, di qua di la, “ io inebetito, “scusa ma ti ha detto che scopavate” “no, non proprio così ma lo ha fatto capire, dice facevamo un dispetto a tuo marito, quel cretino, vorrei proprio dargli una lezione, e poi non ci vado più” era ancora alterata, quando è così bisogna seguirla nelle sue elucubrazioni, “va bene padrona dagli una lezione” la vedevo che pensava “devo inventarmi qualcosa, poi quando me lo ritrovo per le mani gli faccio passare la voglia di sognarmi”.
Passarono due o tre giorni, c’era da comprare delle scatolette per i gatti, l’ultima volta uscendo in fretta incazzata se le era dimenticate, “se vuoi vado io per le scatolette” lei con tono deciso, “no,no, ho pensato vado io, invito quel cretino a cena qui a casa, con la scusa che tu non ci sei, che sei via per lavoro, quando sarà qui mi divertirà un po’ così tu potrai anche guardare, ti intriga la cosa schiavetto” e mi prese il mento tra le mani, pensavo mi baciasse ed invece mi presi un bel calcio nei coglioni, “ahhhh” “devo allenarmi schiavo” e rideva.
Era luglio faceva caldo, l’abbigliamento era ridotto, ma quella sera Pam si cambiò in ufficio e ridusse il tutto camicetta scollata, gonna corta senza calze naturalmente e sandali rossi tacco di dieci centimetri un po’ a zeppa, smalto rossissimo, e si presentò nel negozio del disgraziato, il quale strabuzzava gli occhi, e l’accolse al solito “signora mia che splendore, tu rischiari la mia vita” sorridente, attese che non ci fosse nessuno in negozio, e con tono di sfida “allora Alvaro lo vogliamo fare questo dispetto a mio marito o no?” Alvaro non connetteva, era fuori, forse non aveva capito “ domani sera a cena a casa mia, lui non c’è, è via per lavoro” e gli allungo un bigliettino con l’indirizzo, mentre pagava ed usciva “alle nove Alvaro, puntuale mi raccomando” e soddisfatta chiuse la porta alle sue spalle, Alvaro non credeva alle sue orecchie, la sera dopo se la sarebbe trombata alla faccia del marito, aveva colpito nel segno.
Pam arrivata a casa, mi raccontò subito, soddisfatta di come si era mossa “quello è proprio un fesso, domani sera lo massacro , vedrai schiavo, tu puoi stare di sopra e guardare dalla balconata, non ti vedrà, invece quello che vedrai tu, ti assicuro che ti piacerà, dopo decidiamo come mi vestirò, mi ascolti cane,?” mi tirò una sberla, perché le sembravo assente, invece ero in trance per la sua determinazione, e la sua eccitazione, che poi era anche la mia, vedere la mia padrona in azione sarebbe stato il massimo.
Rientrata dall’ufficio il giorno dopo Pam si ficcò sotto la doccia, mi chiamò come al solito per asciugarla e metterle la crema in tutto il corpo, le tolsi lo smalto e glielo rimisi di nuovo, questa volta di colore nero, che stava benissimo sui suoi piedi abbronzati, naturalmente glieli baciai lungamente, come voleva lei, gli asciugai i capelli, “come mi vesto schiavo, dimmi?” “ma io padrona metterei quella gonna fuxya con le scarpe quelle con la zeppa ed il tacco a spillo, quelle con quella punta allucinante, che dici che non ti fanno male quando mi prendi a calci, e poi sono molto sexy” ascoltava, “e sopra” non sapevo molto “sopra la camicetta bianca senza reggiseno è il massimo” era soddisfatta “bene, bravo mi piace” naturalmente di cena non c’era niente, avevamo pensato che dopo la sua performance ci saremmo fatti due spaghetti, o meglio io avrei fatto gli spaghetti.
Erano le nove meno dieci, ed il campanello del citofono suonò, “svelto vai di sopra, che quello è già qua” vestita come avevo proposto era uno schianto, poi si era tirata ancora più su la gonna, andò ad aprire, quel coglione di Alvaro aveva anche i fiori esordì “non mi ha visto nessuno signora mia ho fatto attenzione,” poi la guardò “mio Dio che magnificenza” Pam impostò subito il suo tono “vieni dentro imbecille, che cazzo sono sti fiori” li prese e li butto nel lavandino,”allora vediamo di chiarirci subito, se vuoi toccarmi devi fare quello che voglio io chiaro” Alvaro rimase impietrito, “spogliati nudo, muoviti impedito” il primo calcio non fu violento, voleva solo essere di avviso, il poveretto non capiva più nulla, non riusciva neanche a parlare, ma iniziò a spogliarsi, prese altri calci perché era lento, “ma, ma ,ma signora” “signora un cazzo, se vui scoparmi come hai sognato devi fare quello che ti dico, va bene?” non lo sapeva se andava bene, era li tutto nudo in mezzo al salone con questa donna che lui aveva enfatizzato all’estremo, ed ora ne aveva solo paura, Pam lo guardava dall’alto dei suoi tacchi, era proprio piccolo e minuto, “leccami le scarpe” e gli porse il piede, “inginocchiati e lecca pezzo di merda” Alvaro stentava a muoversi ed allora gli arrivò un calcio di punta sulla gamba, si inginocchiò subito, ed iniziò a leccare la scarpa, sul lato, “devi leccarla tutta anche la suola” non gli restava che leccare, devo dire che la scena era esaltante, e me la stavo gustando tutta “ ti piace la mia scarpa, lecca anche il tacco, prendilo tutto in bocca avanti” e spingeva, lui sembrava metterci anche dell’impegno, Pam passò all’altro piede “dai anche questo, non vorrai fare preferenze eh?” cercò di dire qualcosa “io,io sign..” gli arrivò un calcio in faccia, meglio stare zitto pensò, continuando a leccare, aveva tutta la punta in bocca, Pam la tirava dentro e fuori guardandolo con disprezzo “lecca stronzo, fammi dei complimenti dai “ non parlava altro calcio in faccia “sei, siete bellissima” di colpo era tornato al lei, “resta li a quattro zampe, Pam prese il frustino che utilizzava anche con me ed era sempre pronti infilato nel portaombrelli, camuffato dentro un tubo per disegni, la prima frustata nel culo lo fece urlare “nohhhhhh, ahhhhh, la prego, cosa le ho fatto” Pam rideva “cosa mi hai fatto, mi hai sognata, e tu non puoi permmeterti di sognarmi hai capito merda” altra frustata “ahhhhhhhh, mi fa troppo male” giù un calcio nel culo di punta, si girò verso di me che ero sopra e mi fece il gesto con il pollice, voleva dire che le scarpe erano perfette, non gli facevano male, e poteva calciare a piacimento, e così faceva alternava frustate e calci “basta signora, basta la prego” più Alvaro implorava, e più ne prendeva, poi stanca smise, “ti faccio passare la voglia di sognarmi brutto stronzo di merda, mi sogna lui, come se fossi l’ultima puttana, io sono una padrona hai capito?” e gli mollò un calcio talmente forte che mi spaventò.
Alvaro era esausto, ma non osava dire nulla si teneva tutte e due le mani nel culo, non aveva avuto la minima reazione, probabilmente conscio che Pam lo sovrastava fisicamente, Pam lo guardava toccarsi dolorante, notò che in mezzo alle gambe aveva un pisello floscio piccolo, piccolo, “dove volevi andare con quell cazzillo” e con il piede cominciò a toccarglielo, cercava di scappellarlo, perché aveva la pelle sopra la cappella, che lo chiudeva tutto, piano, piano prendeva dimensioni normali, lui stava li in ginocchio davanti lei, lo portò in erezione, ed a quel punto gli sferrò un calcio nelle palle che lui non si aspettava ,“ahhhhhhhhhh, Dio mio no” Pam era crudele quando voleva, e stasera voleva, “mettiti sdraiato sulla schiena” gli salì sul petto, gli piantava i tacchi nella carne “se mi fai cadere, sei un pezzo di merda morto” lui si contorceva come una biscia, io da sopra stavo pensando di farmi una sega, ma avrei dovuto chiedere il permesso alla mia padrona, quindi mi limitavo a toccarmi, il mio uccello era pronto ad esplodere, lo calpestava avanti e indietro riuscivo a vedere i segni che lasciavano i tacchi sulla sua pelle.
Pam scese con la massima contentezza di Alvaro,”adesso potrai dire di avermi avuta sopra, mettiti a quattro zampe e seguimi, devi baciare il pavimento dove io metto i piedi, “ faceva dei passi lenti e mentre alzava la scarpa Alvaro baciava il pavimento, aveva capito al volo, “bravo cominci a funzionare stronzetto, adesso oltre al pavimento bacia anche la suola” lui ubbidiva diligentemente, vedevo che era ancora in erezione, tentò di toccarle una gamba, e si prese un calcio in un fianco che lo ribaltò, “fermo merda, chi ti ha detto di toccare” dolorante “scusi , scusi signora” un altro calcio nello stesso punto “ non devi mai toccarmi, mai, mettiti li in ginocchio contro il muro” Pam andò in cucina e tornò con una sigaretta in mano, gli appoggio il piede sulla nuca, spingendolo contro il muro, fumava e lo teneva li schiacciato, gli buttava la cenere addosso “tu sei solo un cesso, anche piccolo come cesso, girati apri la bocca, “ ormai Alvaro faceva tutto quello che lei chiedeva, Pam gli mise la cenere in bocca, “ingoia merda” ingoiava, la sigaretta era alla fine, faceva finta di spegnerla sulla sua faccia, invece la spense per terra schiacciandola col piede, “raccoglila con la bocca e ingoia, lecca anche il pavimento dove è sporco dai merda ” volevo proprio vedere, ed invece Alvaro si mangiò anche la sigaretta, leccò tutta la cenere dal pavimento e si rimise col la testa al muro, “bravo, ma sei una merda ugualmente, e gli tirò un calcio nella schiena “ahhhhhhhhhhh” poi lo prese per capelli lo fece girare e gli sputò in faccia, questo non me l’aspettavo, era proprio incazzata con quell’uomo.
“Allora sognerai ancora di scoparmi pezzo di merda, oppure sognerai questa serata, sognerai di farti prendere a calci da me? Dimmelo, avanti” Alvaro balbettava “non vi sognerò più signora lo giuro,” e Pam da cattiva riprese a prenderlo a calci, “ no, no merda tu devi sognarmi mentre ti prendo a calci, mentre prendo a calci questo tuo culo flaccido” e continuava, stava un po esagerando l’altro cercava di scappargli, ma lei lo raggiungeva si coordinava e lo colpiva con una tale violenza che stavo per intervenire, ma se l’avessi fatto mi avrebbe ammazzato.
Si fermò esausta gli piantò il piede sul cazzo, che stava già tornando duro, e lo masturbò con la suola, “vuoi venire o no, mi stò stufando” continuava sfregare con violenza, poi gli infilò la punta della scarpa quasi nel culo, e gli dava dei colpetti continui “ vuoi venire così preferisci, basta che vieni, così puoi dire di aver scopato la mia scarpa merda” Alvaro non veniva, “ e va bene allora fatti una sega da solo” cominciò a menarselo sempre in ginocchio davanti al ei, “ho capito, vuoi venire a calci” girò dietro di lui ed iniziò nuovamente a prenderlo a calci nel culo , nella schiena “ è meglio che vieni in fretta perché ti rovino merdaccia” Alvaro era tutto concentrato, ma i calci non lo aiutavano, e Pam picchiava sempre più forte, Alvaro stava piangendo disperato, Pam gli diede un calcio in testa lo prese nell’orecchio, lui cadde di lato, piangeva a dirotto, Pam si tolse la scarpa, e a piede nudo iniziò a fargli una sega, in maniera più dolce, finalmente Alvaro esplose, incredibile quanto sperma uscì da quell’uccello, Pam gli permise di leccargli il piede sporco di sperma, e questo però mi rese un po geloso, ma quando lui ci stava mettendo troppa passione lo spinse via con un calcio, si rimise la scarpa e gli salì’ sul petto, “ti è piaciuto merda, ripeto ti è piaciuto merda?” Alvaro riuscì a dire “si signora” Pam era soddisfatta del suo lavoro, “penso che ti terrai questa serata stretta nei tuoi ricordi, se non vuoi che riferisca qualcosa a tua moglie, vero?” “non si preoccupi, non dirò niente” Ridendo “guarda merda che io non mi preoccupo l’unico che deve preoccuparsi sei tu, devi sperare di non trovarti più sulla mia strada, la prossimavolta non giocherò, ti ammazerò e basta merdaccia schifida, adesso vestiti e togliti dai ciglioni” un altro calcio lo invitò a fare in fretta, se ne andò senza dire una parola, “hei merda vieni qua riprenditi sti cazzo di fiori” Pam glieli tirò dietro ,lui rli raccolse a fatica dolorante com’era, in quell’attimo provai pena per lui, era venuto con l’intenzione di scoparsi una gran figa, e se ne andava riempito di botte e tutto dolorante.
[SM=x829778]
4pollo
00mercoledì 23 maggio 2012 12:47
wow....meravigliosa....continua ???
servetto70
00mercoledì 23 maggio 2012 22:52
[SM=x829800] grazie Sara.61!!!
gioiaslave
00lunedì 28 maggio 2012 19:28
bellissima storia!!! e dopo Pam come ha proseguito con il suo schiavo?
Sara.61
00giovedì 14 giugno 2012 00:23
4pollo
wow....meravigliosa....continua ???

no è terminata... mi spiace
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