Inferno o paradiso

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DavideSebastiani
00mercoledì 27 agosto 2014 15:59
Inferno o paradiso




Ecco un altro mio vecchio racconto


Primo episodio


E' bella Roma di sera. E' bella sempre ma di sera acquista uno splendore
particolare che tutti i turisti riescono a cogliere. I turisti, ma non i
romani. Forse perché chi nasce nella Città Eterna è abituato da sempre a
convivere con le più belle meraviglie del mondo, E Filippo che a Roma c'era
nato guidava la sua auto senza curarsi minimamente delle bellezze che lo
circondavano. Parcheggiò l'auto nei pressi del solito bar dove andava da
sempre con i suoi amici, quindi scese ed aspettò alcuni secondi che Marzia
facesse altrettanto, intenta com'era a controllarsi il trucco allo
specchietto. Era strana la sua fidanzata quella sera ma Filippo lo aveva
notato poco, preso com'era dai suoi problemi.. Erano mesi che stava dedicando
tutte le sue forze alla riuscita della sua tesi e quella sera era solo una
breve parentesi di libertà prima di rinchiudersi di nuovo dentro casa.
Entrarono nel bar, salutarono gli amici, e si sedettero intorno al tavolino.
Cominciarono a fare le solite quattro chiacchiere ma Marzia non sembrava la
solita ragazza allegra e ciarliera ed i suoi pensieri parevano essere da
tutt'altra parte. La ragazza si alzò dopo qualche minuto per andare al bagno
e solo allora, dietro le domande degli altri amici, si rese conto che la sua
fidanzata aveva qualcosa che non quadrava. Si alzò anch'egli seguendola per
farsi dire a quattr'occhi qual'era il motivo che la faceva rimanere così in
disparte, lei che invece amava stare al centro dell'attenzione. Marzia si
recò al bagno ed appena uscì si trovò faccia a faccia con il suo fidanzato
trasalendo appena lo vide

“ Filippo! Mi hai fatto prendere un colpo”

“ Scusa, non era mia intenzione. Volevo solo sapere se hai qualcosa che ti
turba. E' da quando sono venuto a prenderti sotto casa che sei silenziosa. E
anche strana”

“ Niente! Non ho niente” rispose la ragazza. Filippo prese la sua mano e la intrecciò con la sua conducendola fuori dal bar sotto lo sguardo perplesso dei loro amici poi, appena usciti, girò l'angolo in modo da rimanere appartati. Filippo appoggiò la ragazza addosso al muro per poi prenderle le mani per rassicurarla

“ Ora mi dici quello che hai. Intesi?” Marzia guardò il suo fidanzato per poi
scoppiare a piangere

“ Senti Filippo, io ... .. Insomma, non me la sento di continuare” singhiozzò
la ragazza. Filippo rimase per un momento senza parole. Non era certo questo che si aspettava.
“ Mi vuoi lasciare?” riuscì dopo qualche secondo a domandarle “E per quale
motivo? Cosa ti ho fatto?”
“ Non è colpa tua, tu non c'entri niente. Il fatto è che io in questi ultimi
mesi mi sono sentita trascurata” proseguì Marzia “Mi sentivo sola, tu stavi
sempre a casa a studiare, ed allora un giorno ho incontrato Danilo. Lui è
stato così carino con me ... ..” Filippo stentava a credere a quello che
aveva appena sentito. Marzia, la sua fidanzata gli aveva appena detto che lo
aveva tradito
“ Mi hai fatto cornuto?- le chiese mentre la rabbia gli stava esplodendo
Dentro”
“ No Filippo! Non è come credi. C'è stato solo un bacio. Io non me la sono
sentita di andare oltre. Però ho capito che forse io e te non siamo adatti
per stare insieme”
“ Zitta!” urlò Filippo “Zitta brutta troia” Il ragazzo prese Marzia per un
braccio cominciando a stringerlo forte mentre ormai il pianto si era
trasformato quasi in convulsioni. Filippo ormai accecato dall'ira alzò il
braccio destro e colpì Marzia con uno schiaffo pesante che la fece
sobbalzare. La ragazza cominciò ad urlare chiedendo aiuto e le sue grida
fecero accorrere i loro amici che si alzarono tutti di scatto dalle loro
sedie. Filippo fece in tempo a colpire la sua ormai ex ragazza con un altro
sonoro schiaffo che venne fermato dagli altri ragazzi e immobilizzato
“ Brutta troia” continuava a gridare Filippo mentre i suoi amici lo
trascinavano di peso lontano da Marzia attorniata invece dalle sue amiche che
cercavano di farsi spiegare cos'era successo “Di a quel porco di Danilo che
quando lo incontro lo ammazzo”
Gli amici cercarono di calmare il ragazzo e dopo qualche minuto, dopo che
Filippo aveva spiegato loro il motivo del suo comportamento, sembrava che ci
fossero riusciti
“Capite? Io mi sto facendo un culo così per finire la tesi e la troietta si
fa consolare da quel porco di Danilo. Ce l'avessi tra le mani quel bastardo”
“Su calmati” intercesse Federico, uno degli amici “Non vale la pena rovinarsi
la vita per una che non ti merita. Dai, dammi le chiavi della tua macchina che
ci andiamo a fare un giro io e te”

“No grazie Fede. Preferisco andarmene da solo. Mi sono già calmato e quella
puttana non merita neanche il mio incazzamento. Mi sono divertito con lei e
adesso basta. Ah dimenticavo. Ditele che in fondo non vale neanche un gran che
a letto”
Filippo montò sulla sua auto e sotto gli occhi un po' preoccupati dei suoi
amici sgommando se ne andò via. Si era effettivamente calmato ma aveva
comunque bisogno di stare un po' da solo e quale migliore occasione andarsene
in giro con la macchina con lo stereo a palla. No lo stereo no! Non lo faceva
concentrare ed aveva bisogno di un po' di calma per guardare dentro se stesso
dopo questa mazzata. Una bella passeggiata al mare, ecco quello che ci voleva.
Dopo qualche minuto, attraversando un pezzo di Roma nell'oscurità di quella
sera invernale, Filippo imboccò la statale che da Roma conduce al mare. In
fondo se non fosse stato per il modo in cui si era conclusa la sua storia con
Marzia, poteva quasi definirsi contento. Se non contento almeno sollevato.
Certo, Marzia era carina, un bel tipetto, ma lui non aveva mai avuto
particolari problemi con l'altro sesso e se avesse voluto, avrebbe potuto
rimpiazzarla già dall’indomani. Alto nella media, 1 metro e 78 cm, snello, tonico ma non muscoloso, Filippo incantava le femmine soprattutto con il suo sorriso da bravo ragazzo incorporato in un viso dai tratti tipicamente maschili. Barba di qualche giorno e capelli corvini completavano l'opera. Quindi al diavolo Marzia. Probabilmente non ne era innamorato più già da diverso tempo, ma si sa, i maschi fanno fatica ad accorgersi quando finisce un amore, mentre le
donne, più osservatrici dei piccoli dettagli, se ne rendono conto prima. Non
era orgoglioso dei due ceffoni rifilati a Marzia, era la prima volta che
metteva le mani addosso ad una ragazza e questo gli causava un certo
pentimento che cercava di scacciare convincendosi che la puttanella aveva
avuto quello che si meritava. Quello che invece gli bruciava dentro era il
comportamento di Danilo, un suo amico. Non il suo migliore amico ma comunque
uno del gruppo, che avrebbe dovuto portargli rispetto. Per lui ad esempio le
donne dei suoi amici non erano mai state prese nemmeno in considerazione. Non
le considerava neanche femmine, per lui era come se fossero asessuate. Tutto
sommato era anche un bene che fosse rimasto da solo considerando il periodo
pieno di impegni che l'attendeva. Niente così avrebbe potuto distoglierlo
dall'obbiettivo che si era fissato anni prima e che ora era vicinissimo da
raggiungere: diventare avvocato. Avvocato Filippo Cancellieri. Suonava proprio
bene. Ma in quel momento, arrivato ormai a metà strada, il programma più
immediato era quello di farsi una bella passeggiata in riva al mare dopo aver
preso un caffè e fumato una sigaretta per sbollire completamente la rabbia per
essere stato tradito dalla fidanzata e da un amico e poi da domani di nuovo
sotto a preparare la tesi. Cominciava però a scendere una leggera pioggia che
nel giro di qualche minuto si tramutò in un bel temporale con tanto di lampi
e tuoni. Che cavolo di serata! Ora anche la passeggiata di cui aveva bisogno
era andata a farsi benedire. Gli conveniva tornare indietro, andarsene a casa,
ficcarsi sotto il piumone e dimenticare quella sera, cancellarla dalla memoria
e riprendere la sua vita di tutti i giorni. Il temporale era intanto divenuto
di dimensioni epiche e Filippo faceva addirittura fatica a governare l'auto,
Fra un paio di chilometri avrebbe potuto fare inversione di marcia e
tornarsene a casa, oppure, e sarebbe stata la cosa migliore, fermarsi un
attimo ed attendere che il temporale calasse di intensità , anche perché si
era fatto pericoloso guidare in quelle condizioni. Non si vedeva praticamente
niente se non quando i lampi rischiaravano quella serata da incubo. I fulmini
si facevano sempre più numerosi seguiti poi da rumorosi tuoni e Filippo
guidava ormai a passo di lumaca quando un ulteriore lampo lo accecò
completamente. Il ragazzo lasciò istintivamente il volante per ripararsi gli
occhi da quella luce accecante lasciando così che l'auto senza guidatore
sbandasse ed uscisse di strada. Con quella luce negli occhi riuscì a malapena ad accorgersi che la sua macchina dopo aver divelto il guard-rail, stava per
finire contro un albero perché poi non vide e non sentì più nulla. Quando
riaprì gli occhi lanciò un urlo con quanto fiato aveva in gola. Stava
volando verso un albero. Istintivamente si riparò la testa con le braccia e
malgrado l'impatto fosse stato piuttosto violento Filippo era ancora vivo.
Malconcio ma vivo. Aveva la spalla destra ed il ginocchio destro che gli
causavano un enorme dolore ma miracolosamente sembrava per il resto
completamente integro. Doveva essere stato sbalzato dalla sua auto e aveva
compiuto un volo degno di Superman. Già, ma non era Superman e le sue ossa
doloranti lo stavano a testimoniare. Si guardò intorno piuttosto perplesso.
Era si nella pineta che costeggiava la strada che stava percorrendo, ma la
strada dov'era? E la sua auto che fine aveva fatto? Non era possibile che
aveva fatto un volo di così tanti metri ed essersi inoltrato così tanto
nella pineta. Non si ricordava nulla dell'impatto che la sua vettura doveva
aver avuto con l'albero. Rammentava solamente che se lo vedeva venire addosso.
E ricordava quella luce accecante, quel lampo che aveva rischiarato tutto per
una frazione di secondo durante quel temporale. Un temporale di quel livello
non se lo ricordava proprio. Già, il temporale! Sembrava assurdo ma non
pioveva più Anzi, sembrava come se non fosse piovuto per niente. Il terreno
intorno a lui era umido, e questo era ovvio trovandosi in una pineta, ma un temporale di quel genere doveva aver lasciato molti strascichi ed invece niente. Faceva anche piuttosto freddo e Filippo aveva lasciato il suo giubbetto dentro la macchina. Doveva assolutamente raggiungere la sua auto ed estrarre il suo
giubbetto. Dentro c'erano i documenti, il portafogli, le sigarette, ma
soprattutto, ed era la cosa più importante in quel momento, il suo telefono
cellulare con il quale avrebbe potuto chiamare qualcuno a cui chiedere aiuto.
Ma dove doveva dirigersi? Filippo cercò di alzarsi in piedi ma il ginocchio
era andato, ed era talmente dolorante che ricadde pesantemente a terra. Si
trascinò per alcuni metri fino a quando vide sul terreno un ramo di un
albero. Sembrava un ramo abbastanza robusto che avrebbe potuto essergli utile
per fungere da bastone. Provò a rialzarsi e questa volta, grazie al legno,
riuscì a tenersi in piedi. Ma per andare dove? Tutto intorno solo alberi. In
lontananza poi notò delle luci che si muovevano, come quelle di una vettura
che prima si avvicina e poi se ne va. Dovevano essere lontane circa un
chilometro. Ma possibile che aveva fatto in volo tutta quella strada? Una cosa
del genere lo avrebbe sicuramente ucciso all'istante. Era inutile pensare a
questo e si incamminò con grande fatica dirigendosi verso la provenienza di
quelle luci. Non aveva la più pallida idea di che ora fosse visto che
l'impatto doveva aver rotto il suo orologio che era irrimediabilmente fermo ma
gli ci volle oltre un'ora prima di riuscire a raggiungere la strada. Si
appoggiò stanco morto ad un albero che si trovava ad una decina di metri dal
ciglio della strada. Aveva il ginocchio che sembrava andargli in fiamme per il
dolore ed una strana sensazione che gli attanagliava lo stomaco. Ma che strada
era? Conosceva benissimo la statale che da Roma portava al mare e l'aveva
percorsa centinaia di volte e quella sembrava essere tutt'altra cosa. Era una
strada larghissima, a tre corsie per un verso e tre per l'altro, al contrario
di quella che aveva appena percorso che era ad una sola corsia . Si guardò
intorno smarrito poi da lontano vide i fari di una vettura che sopraggiungeva.
Cercò di alzarsi in piedi ma quando ci riuscì la macchina era già sfrecciata
avanti, senza probabilmente neanche vederlo. Doveva trattarsi di un modello
nuovo perché Filippo non aveva mai visto niente di simile. Un modello
avveniristico, particolarmente silenzioso, come lo erano anche le altre
vetture che percorrevano sia in un senso che nell'altro, quella bellissima
autostrada. Sempre più confuso Filippo decise che doveva fare qualcosa per
attirare l'attenzione perché ormai sentiva il ginocchio cedere del tutto.
Aiutandosi col ramo, appena vide da lontano i fari di un'automobile che
sopraggiungeva, fece un paio di passi sulla carreggiata scavalcando il
guard-rail, poi con tutte le forze rimaste sulla gamba destra riuscì a
rimanere in piedi per qualche secondo smuovendo le braccia per farsi notare.
Quello sforzo però gli costò caro perché senti la gamba franare e dovette
strisciare per quei pochi metri che lo separavano dal guard-rail,
infilarsi sotto di esso ed allontanarsi dalla strada prima che la vettura
sopraggiungesse. La macchina rallentò, lo oltrepassò di qualche metro per
poi fare marcia indietro, posizionandosi qualche metro prima di lui. Anche
questa era un'automobile che Filippo non aveva mai visto prima, un modello di
gran classe, anche questo quasi del tutto silenzioso. Ma quello che importava
era che si era fermato qualcuno. Aspettò con ansia che i conducenti
scendessero ed appena lo fecero Filippo rimase sbalordito. Dalla vettura
scesero, dopo aver aperto la portiera dal basso verso l'alto con un congegno
elettronico, tre ragazze. Filippo si stropicciò gli occhi. Si trattava delle
più belle ragazze che egli avesse mai visto in vita sua. Due bionde, una con
i capelli lunghi e l'altra invece con un taglio corto con una ciocca che
copriva in parte l'occhio sinistro ed una mora con i capelli lunghi ondulati.
Tutte e tre vestite succintamente malgrado il freddo. La bionda con i capelli
lunghi che era scesa dal posto di guida indossava un abito aderente e scollato
che definire mini non dava l'esatta impressione visto che copriva appena le
parti intime. L'altra bionda portava una microgonna ed un top semitrasparente,
mentre la ragazza mora un pantaloncino corto aderentissimo in tessuto lucido
con delle calze nere disegnate ed anche lei un top che faceva fatica ad
accogliere delle tette straordinarie. Per ripararsi dal freddo tutte e tre
quelle bellissime creature avevano messo solo un giubbetto corto probabilmente
in pelle, lasciato sbottonato. Erano tutte altissime, dovevano superare
abbondantemente il metro e 85 ed in aggiunta calzavano delle scarpe con un
tacco esagerato di circa 12 centimetri. Filippo pensò che dovevano essere tre
modelle che uscivano da un defilé o da una serata di gala. O forse la risposta
era più semplice. Era morto e quello doveva essere il paradiso. Si, era
senz'altro il paradiso, pensò ancora Filippo alla vista di quelle tre
splendide ragazze che si avvicinavano verso di lui.

Fine primo episodio
cuccioloindifeso
00sabato 30 agosto 2014 11:37
molto bello
tazzo87
00sabato 30 agosto 2014 14:27
carino...aspetto il seguito...!!! ;)
DavideSebastiani
00lunedì 1 settembre 2014 16:17
Grazie ed eccovi la seconda puntata
DavideSebastiani
00lunedì 1 settembre 2014 16:24
Secondo episodio

Marzia Adriani guidava la sua automobile verso casa dopo una dura giornata di
lavoro. Era stanca ed anche molto insoddisfatta e già pregustava un buon bagno
caldo ed una buona dormita. Era insoddisfatta del suo operato, non certo del
suo lavoro che amava come poche altre cose al mondo. D'altronde essere a capo
di un commissariato a soli ventisette anni era una cosa che a poche altre
persone era riuscita. E lei lo era già da oltre un anno, precoce come in tutte
le cose che faceva. Ma adesso c'era quel caso che le stava togliendo il sonno
e la tranquillità, quel caso a cui non riusciva a venire a capo e soprattutto
quattro morti a cui voleva e doveva dare una spiegazione. Voleva con tutte le
sue forze dare un nome ed un volto a quell'omicida. Quattro morti, quattro
poveri corpi martoriati e stuprati che aspettavano la commissaria Marzia
Adriani per trovare pace e giustizia. Allo stereo la sua cantante preferita
parlava d'amore, ma stavolta Marzia non cantava come al solito insieme alla
sua star e lasciava scivolare i suoni che uscivano, senza neanche rendersene
conto. Cercava di capire se aveva tralasciato qualche indizio o se aveva fatto
degli errori nelle indagini. Forse si trattava di errori dovuti
all'inesperienza, non certo alle sue capacità che erano eccelse. Era stata la
prima al corso ufficiali di polizia ed era tenuta dalle sue superiori in
grande considerazione. Fu distolta dai suoi pensieri quando sentì suonare il
telefono adagiato sul cruscotto ed il volto di sua madre illuminare il
display. Marzia inserì quindi il pilota automatico e rispose alla chiamata

“Ciao mamma, come mai mi chiami a quest'ora?”
“ E' proprio per questo che ti chiamo, tesoro. Sono già passate le 22 ed
ancora devi arrivare a casa. Ma quante ore vuoi dedicare al lavoro?”
“ Mamma ti prego, non cominciare. Ho avuto da fare e fra un quarto d'ora sarò
a casa. Non sono una bambina, non mi puoi stare col fiato sul collo”
“ Non lo dicevo in quel senso ovviamente. Sei una donna matura e puoi fare
quello che vuoi. Mi da solo fastidio sapere che ti ammazzi di lavoro quando,
con le tue capacità, saresti potuta venire nel mio studio, guadagnare il
triplo e dedicare più tempo a te stessa”
“ Ascoltami mamma, se non vogliamo litigare cambiamo discorso, va bene? Sai
come la penso e sai quanto io ami questo lavoro. E poi lo stipendio da
commissaria è piuttosto elevato. Sai quante donne farebbero carte false per
guadagnare quello che guadagno io?”
“ D'accordo bambina mia! O ti devo chiamare anch'io commissaria Adriani?”
“ Piantala di dire sciocchezze mamma. Un bacione e ci sentiamo domani”
Sempre così con sua madre Fulvia. Lei era titolare di uno dei più
prestigiosi studi legali di Roma e avrebbe voluto che sua figlia avesse potuto
lavorare al suo fianco. Marzia però aveva sempre voluto fare la poliziotta o
la magistrata poiché il suo senso della giustizia era talmente elevato che non
le avrebbe mai permesso di fare l'avvocata. Per fare quel lavoro bisognava
mettersi alle spalle certi scrupoli e lei non ne era capace. Dopo la laurea
aveva perciò scelto di entrare in polizia, in quanto, al contrario della
magistratura, le permetteva di operare sul campo, di essere attiva e di
rendersi veramente utile per gli altri. E poi era giovane, forse fra una
ventina d'anni ci avrebbe pensato di diventare magistrata. E neanche lo
stipendio era così male come diceva sua madre, perché le aveva permesso di
dare un anticipo per un bell'appartamento in uno dei quartieri residenziali
più ambiti di Roma. Marzia stava per riprendere il controllo della sua
vettura disinserendo il pilota automatico quando il suo telefono squillò di
nuovo e sul display stavolta apparve il volto della sua amica Flavia
“ Ehi, commissaria, come va?”
“ Sono stanca morta Flavia, e non vedo l'ora di arrivare a casa, farmi una
doccia e andare a dormire”
“ Allora riposati bene perché domani ti voglio fresca come una rosa. Ti sto
organizzando una serata coi fiocchi”
“ Lo immagino quali sono le tue serate coi fiocchi”
“ Non fare la scema Marzia! Ho conosciuto due ragazzi, uno più carino
dell'altro, disponibili e che aspettano solo noi”
“ Non lo so quello che vorrò fare domani. Poi vedremo”
“ Ma non se ne parla nemmeno. Tu domani ti metti uno straccio decente e mi fai
compagnia per uscire con questi due. Ti prometto che ne vale veramente la
pena. Se accetti ti lascio quello più carino”
“ Ma tu sei fissata. Ci sono tante altre cose belle nella vita, mica ci sono
solo gli uomini”
“ Davvero? Trovamela tu una cosa meglio dei maschi. Io già pregusto la serata”
“ Ferma, basta così” la interruppe Marzia- Questo non è il numero di un
telefono erotico. Va bene, domani sera se riesco a liberarmi usciremo con
questi maschietti. Contenta?”
“ Finalmente! Adesso riconosco la mia amica. Allora ci sentiamo domani mattina
per prendere un appuntamento”
“ D’accordo, a domani, allora”
Marzia salutò Flavia e riprese la guida manuale. Sempre la solita la sua
amica, con la fissazione degli uomini ed una voglia matta di divertirsi, in
contrasto con il suo serio lavoro di dottoressa. Però un diversivo non le
avrebbe fatto male. A pensarci bene da quanto tempo era che non faceva sesso?
Se ricordava bene erano circa sei mesi, quando stava insieme a Marco. Carino
Marco, ma non era scattata la scintilla. Lei seriosa, lui frivolo, non erano
proprio fatti l'una per l'altro. Abbandonò i pensieri di quel recente passato
perché ancora pochi minuti e sarebbe arrivata a casa, la sua bella casa in
quel quartiere alla periferia di Roma. Ma mentre guidava notò una cosa che la
colpì. Da lontano vedeva distintamente la sagoma di una vettura ferma accanto
al guard-rail. Doveva essere accaduto qualcosa, forse un guasto o un malore
per la guidatrice e decise di rallentare per capire qualcosa. Accostò a
fianco della vettura e notò che non c'era nessuno, quindi fece marcia
indietro e si posizionò dietro. Era decisamente pericoloso parcheggiare in
quella posizione ma non toccava certo a lei affrontare quella situazione,
bensì alla polizia stradale. Lei di problemi ne aveva già in abbondanza. Ma
Marzia era curiosa, curiosa e anche molto scrupolosa. Afferrò il telefono e
chiamò il suo commissariato
“ Sono la commissaria Marzia Adriani. Voglio un informazione!”
La donna al di la del telefono ascoltò quello che la sua commissaria aveva da
chiederle e dopo qualche secondo diede la risposta. Si trattava del numero di
targa dell'automobile ferma sulla strada che era di proprietà di una certa
Cornelia Traiani, incensurata, 28 anni. Segnalò l'accaduto e si ripromise che
quella sciagurata non l'avrebbe passata tanto liscia. Fotografò la vettura e
l'indomani avrebbe inviato la foto alla polizia stradale. Come minimo le
avrebbero sequestrato auto e patente ed inflitto una multa tale che ci avrebbe
pensato un bel po' prima di lasciarla nuovamente in un posto così pericoloso.
Ma comunque cosa ci faceva in quel posto isolato a fianco alla pineta? Forse
si era portata il fidanzato e aveva cercato un posto per isolarsi fra gli
alberi. O forse le era stata rubata la vettura e non aveva ancora sporto
denuncia. Sicuramente si trattava di una banalità. Stava per riaccendere il
motore ma poi la sua curiosità ebbe il sopravvento. Si mise il cappotto, prese
la sua pistola d'ordinanza e scese dalla sua vettura incamminandosi dentro la
pineta. C'erano delle evidenti tracce fresche e non era complicato seguirle.

Filippo continuava a guardare estasiato le tre splendide creature che si erano
da poco materializzate davanti ai suoi occhi e che si avvicinavano a lui.
Ridevano e scherzavano tra di loro e sembravano decisamente ubriache
“ Aiutatemi per favore, sono ferito” disse loro appena le tre fanciulle furono
vicino a lui. Ora poteva vedere i loro volti che erano assolutamente
proporzionati al loro corpo statuario: erano meravigliosi. La ragazza bionda
con i capelli corti si inginocchiò di fronte a lui accarezzandogli il viso
“ E tu che ci fai qua?” Filippo respirò profondamente. Parlava italiano anche
se aveva un accento strano. Poteva sentire il profumo della pelle di quella
donna straordinariamente bella anche se mescolato con l'alito che sapeva di
alcool
“ Ho avuto un incidente con la macchina. Non riesco a camminare”
“ Oh poverino! E la macchina dov'è? Non ho notato nessun incidente nei
paraggi. E dimmi, sei straniero? Non parli bene la mia lingua”
“ Io..... non capisco più niente. Sono romano, non sono straniero”
“ Davvero? Non si direbbe” rispose la ragazza guardando le sue amiche, poi
proseguì rivolgendosi proprio alle altre due “Che facciamo ragazze?”
“ Io un'idea ce l'avrei” rispose la bionda con i capelli lunghi “ma lo vedete
che pezzo di ragazzo? Io non ho nessuna intenzione di lasciarmelo sfuggire.
Livia tu vai a prendere la siringa che io lo porto in un posto più nascosto”
Livia, la ragazza mora incrociò lo sguardo della bionda con i capelli lunghi
che nel frattempo si era abbassata ad ammirare quel ragazzo straniero
“ Non vorrai mica....No Cornelia, secondo me sei matta. Mica vorrai lasciare
la macchina in bella vista. Se passa qualcuno...”
“ L'auto è mia, sono problemi miei. Tu fai come ti pare. E tu Giulia ci stai?”
“ Ci sto eccome!” rispose seccamente Giulia, la bionda con i capelli corti
Filippo faceva fatica a capire. Era evidente che stavano parlando di lui ma
non riusciva a capire tutto ciò che dicevano a causa del loro dialetto
strano. Ma la cosa più strana era il modo in cui lo guardavano. Gli era
capitato un paio di volte che una ragazza lo guardasse di sottecchi, ma quelle
tre lo fissavano in un modo in cui nessuna donna lo aveva mai guardato.
Sembrava lo sguardo che avevano lui e i suoi amici quando s'imbattevano in una
bella ragazza: la spogliavano con gli occhi. E se questo non fosse stato
incredibile sembrava che quelle tre bellissime ragazze stessero facendo
altrettanto con lui. Cornelia si chinò di nuovo verso Filippo
“ Sei capitato nel posto sbagliato mio bel ragazzo” La giovane donna mise le
mani sotto il corpo del ragazzo, lo sollevò come se niente fosse e
contemporaneamente alzandosi anche lei si rivolse a Giulia “Vai a prendere la siringa. Presto!”
“ Ci vado io” intervenne Livia, la mora, sorridendo “Non vi lascio divertire
da sole”
Filippo si sentì sollevato da due mani che parevano d'acciaio. Sembrava
assurdo ma quella ragazza lo stava portando in giro per la pineta facendogli
un male tremendo alla spalla ferita
“ Ma che cazzo fai?” urlò con disappunto “Ma come cazzo fai a tenermi in
braccio? Mettimi giù!”
Cornelia sorrise vedendo come si agitava il ragazzo
“ Ma guardalo che temperamento! Mi piacciono i maschietti ribelli, mi fanno
divertire di più”
Filippo cercò per tutto il tragitto di divincolarsi ma le braccia della
ragazza erano impensabilmente forti e ad ogni suo strattone rispondeva
stringendo ancora di più la morsa fino quasi a togliergli il respiro. Dopo un
centinaio di metri Cornelia si fermò ed adagiò Filippo sul terreno
“ Ora ci divertiremo io e te e poi farai divertire anche le mie amiche” disse
la bionda accompagnando la frase con un ceffone che fece vibrare la testa di
Filippo. Ma che stava succedendo? Il ragazzo cominciava ad essere spaventato,
non certamente da quello che aveva intuito stesse per accadere. Doveva esser
un sogno. Tre bellissime ragazze che volevano violentarlo. Il sogno erotico di
milioni di maschi. Era spaventato perché quella che chiamavano Cornelia
possedeva una forza degna di Wonder Woman e lui non era neanche in condizione
di difendersi, ammesso che ne avesse la possibilità, e tantomeno di scappare
con quel ginocchio fuori uso. Ora Cornelia le stava sopra e cominciò a
baciarlo e ad accarezzarlo ma nello stesso tempo gli teneva i polsi con forza
causandogli un dolore insopportabile
“ Non così, vi prego ragazze” urlò di nuovo Filippo. Cornelia non poté fare a
meno di constatare quanto coraggio avesse quel bel ragazzo che invece di
piangere e frignare come avrebbe fatto chiunque, le teneva testa, ma questo la
spinse ad essere ancora più violenta. Lasciò per un attimo il polso che
teneva con la mano destra e diede uno schiaffo ancora più violento a Filippo
che sobbalzò violentemente
“ Piano Cornelia, altrimenti lo ammazzi e addio divertimento” intervenne
Giulia “Dai, facciamogli la puntura e scopiamocelo”
Filippo vide la ragazza chiamata Giulia chinarsi si di lui e con una forza
smisurata strappargli i jeans riducendoli a brandelli. " Oh mi Dio, ma dove
sono capitato? " pensò con crescente preoccupazione il ragazzo. Ora sapeva
che anche la seconda ragazza aveva una forza erculea. Se solo avessero voluto
fare sesso in maniera normale sarebbe meraviglioso. Con i baci di Cornelia si
era già eccitato considerevolmente ed aveva una voglia pazzesca di fare
l'amore con ognuna di quelle ragazze che possedevano una bellezza oltre l’immaginabile. Giulia nel frattempo rimase di sasso. Strappandogli i pantaloni si era resa conto che il ragazzo aveva un'erezione e questo non era normale
“ Ehi ragazze, guardate qua! Questo è già pronto” Tolse anche i boxer e
l'erezione di Filippo venne fuori in tutta la sua maestosità. Anche Cornelia
e Livia rimasero sbigottite
“ Non ha importanza” fece Cornelia dopo qualche secondo “Qualcuna deve averlo
preparato e noi ora ce lo godiamo. Vai Giulia comincia tu, fatti questo bel
bocconcino”

Marzia si inoltrò nella pineta. Sentiva delle voci in lontananza e si fece
guidare da quelle. Poi finalmente vide e la scena la disgustò. Tre femmine
stavano per violentare un povero ragazzo. Per fortuna che aveva deciso di
lasciarsi guidare dall'istinto e ora poteva impedire quell'abominio. Prese la
pistola in mano ed uscì allo scoperto
“Ferme, polizia” urlò. Le tre ragazze ci misero un paio di secondi a capire
cosa stesse accadendo, prese com'erano dall'estasi sessuale che stavano
pregustando, poi videro la figura della donna armata e si resero conto.
Alzarono le mani all'unisono. Cornelia si avvicinò alla poliziotta
“Senta, stavamo solo scherzando. Era solo un gioco” disse la bionda in tono
mesto ma appena fu a tiro si avventò contro la poliziotta dandole un pugno
che avrebbe ucciso un elefante. Marzia però era allenata e sapeva lottare
come poche. Parò facilmente il colpo di Cornelia e ne sferrò uno a sua volta
che colpì la bionda in pieno volto frantumandole la mascella e mandandola
diversi metri indietro. Anche le altre due approfittarono dell'occasione
gettandosi addosso a Marzia che perse la pistola nella lotta. Ma a Marzia
bastavano le mani. Era sempre stata la prima in accademia in ogni tipo di
lotta e le bastarono pochi secondi per aver ragione delle due. Le tre
violentatrici ora giacevano a terra svenute e Marzia riprese la pistola che le
era caduta per terra. Filippo aveva assistito a tutta la scena sbigottito.
Quelle tre ragazze che sembravano dotate di una forza mostruosa erano state
messe ko con una facilità irrisoria dalla nuova venuta. E quanto era bella
anche lei. Doveva essere alta almeno un metro e novanta centimetri, aveva
lunghi capelli castano chiari raccolti a coda di cavallo che nella scena di
lotta faceva ondeggiare a destra e sinistra ed un fisico strepitoso. Il viso
era semplicemente meraviglioso anche senza un filo di trucco con due occhi
verdi talmente luminosi che sembravano illuminare la scena. Indossava una
specie di tailleur giacca e pantalone di uno strano tessuto elastico ma i
pantaloni erano aderentissimi tanto da sembrare cuciti addosso. Quel che era
certo era che Filippo non aveva mai visto una donna vestita così. Anzi, non
aveva mai visto una donna così. Sopra a quello strano e sensuale tailleur la
donna indossava un cappotto che la copriva dal freddo sempre più pungente.
Vide la sconosciuta che appena dopo aver raccolto la strana arma che le era
caduta durante la colluttazione la puntava verso una delle tre donne svenute a
terra. La donna fece fuoco colpendo in pieno il corpo della sventurata che
sussultò e si riadagiò sul terreno. Non era stato un vero e proprio colpo di
un'arma da fuoco. Sembrava come se un fulmine fosse uscito dall'arma. Si
avvicinò poi verso le altre due ripetendo l'operazione per avvicinarsi infine
verso di lui sempre con la pistola in mano. Filippo pensò che stavolta fosse
finita per lui. Quella donna tanto bella quanto crudele aveva appena ucciso
tre donne a sangue freddo ed ora sembrava che fosse giunto il suo momento. Ma
era vero quello che aveva appena vissuto o si trattava di un sogno? Tutto
sembrava così irreale tranne il dolore che lo perseguitava. Donne bellissime,
altissime, tutte dotate di una forza immensa. Ma dov'era capitato? Aveva una
sola certezza ormai. Quello non era il suo mondo. Appena vide le tre
bellissime fanciulle aveva pensato che quello fosse il paradiso ed invece
doveva trattarsi dell'inferno con delle diavolesse tanto belle quanto crudeli
“ La prego, non mi uccida” chiese disperatamente alla donna che ormai era
dritta sopra di lui
Marzia guardò quel bellissimo ragazzo quasi completamente nudo che parlava in
modo strano. Povero ragazzo, era in evidente stato di choc. Mise la pistola
nella fondina all'interno della giacca, si tolse il cappotto e lo depositò
sopra Filippo coprendo le sue nudità. Si chinò accarezzando il ragazzo
“ Tranquillo, nessuno vuole ucciderti” gli disse cercando di calmarlo “Io sono
della polizia ed ora telefono ad un'ambulanza in modo che tu possa essere
curato. Ora però dobbiamo ritornare vicino alla strada” Marzia parlava
scandendo le parole per farsi capire bene da quello che considerava uno
straniero. Notò anche la siringa ancora piena e si rassicurò pensando che
era giunta appena in tempo per evitare il peggio.
Filippo ancora una volta non capiva quello che stava accadendo. Aveva visto
quella donna colpire con la sua arma le tre ragazze ed ora si presentava come
una poliziotta
“Ma quelle tre allora? Non sono morte?” Obiettò il ragazzo
Marzia scoppiò a ridere
“ Ti ho appena detto che sono della polizia e una poliziotta non uccide nessuna
donna. Le ho solo colpite con una scarica elettrica. Sono svenute e dormiranno
per otto ore in modo che noi abbiamo tutto il tempo per chiamare i soccorsi
senza paura che possano scappare” La commissaria prese infatti il telefono
dalla tasca della giacca e telefonò al suo commissariato in modo che
inviassero al più presto un'ambulanza ed una pattuglia ed infine si
riavvicinò a Filippo, lo sollevò da terra con una facilità irrisoria e si
diresse in direzione della strada. Era la seconda volta in pochi minuti che
Filippo veniva portato in braccio da una donna ma stavolta la cosa non era
affatto dolorosa come lo era stata nella prima occasione. Marzia era delicata
e stava attenta a non fargli male e Filippo provò una sensazione intensa e
piacevole. Si sentiva al sicuro, protetto da quelle braccia femminili eppure
allo stesso tempo fortissime. Il ragazzo mise il braccio sinistro, quello
integro, al collo della donna, mentre il destro, quello dolorante, lo poggiò
sul proprio petto. La commissaria portò in braccio Filippo fino al punto dove
si trovava prima di incontrare le tre violentatrici, a pochi metri dalla
strada e dalle due macchine e per tutto il tragitto fu stravolta dal contatto
con quel maschio che la eccitava come non le era mai accaduto in vita sua.
Depositò delicatamente il ragazzo sul terreno facendo bene attenzione a non
causargli altro dolore. Filippo nel frattempo continuava ad essere più
confuso che mai mentre la bellissima donna dotata di forza sovrumana lo
guardava con desiderio, cosa che lo metteva a completo disagio. Era così che
si sentiva una bella donna quando lui la guardava? Un misto di compiacimento
ed imbarazzo? Marzia notò l'espressione del giovane e cercò di distogliere
lo sguardo. In quel momento non era più una donna ma una poliziotta
nell'esercizio delle sue funzioni che doveva capire come fosse capitato quel
giovane straniero in quel posto. E' vero che la commissaria aveva per le mani
un caso ben più importante da risolvere ma si convinse che doveva innanzi
tutto cercare di capire se quelle tre donne che ora dormivano in mezzo alla
pineta fossero coinvolte nei casi di omicidio sui quali stava indagando. Del
resto se non fosse intervenuta in tempo forse lo straniero avrebbe potuto fare
la stessa fine degli altri che erano stati prima violentati e poi barbaramente
uccisi. Sapeva benissimo che la modalità era completamente diversa e che
quella era una scusa per aver modo di poter rivedere quel ragazzo, ma ormai
aveva deciso. Doveva fare il suo lavoro e cominciare ad interrogare il giovane
per capire
“ Ora con calma cerca di ricordare tutto quello che è successo” disse Marzia a
Filippo prendendogli le mani per rassicurarlo “E stai tranquillo. Quelle tre
non ti faranno più del male. Io non lo permetterò”

Fine secondo episodio
amosolodonne
00lunedì 1 settembre 2014 21:37
Intrigante... Complimenti, aspettiamo il continuo...
doc.xy
00giovedì 4 settembre 2014 13:49
[SM=x829769] [SM=x829769] [SM=x829788]
DavideSebastiani
00giovedì 4 settembre 2014 14:41
Terzo episodio


La donna guardò attentamente che in strada non ci fosse nessuno e poi scese
dalla sua macchina. Camminò in modo disinvolto per non dare nell'occhio poi
si nascose dietro ad una delle siepi che abbellivano il piccolo giardino della
villetta. Guardò l'orologio con impazienza e si rese conto che erano quasi le
18. Fra pochi minuti il marito della padrona di casa sarebbe rientrato nella
villetta dopo aver fatto come al solito la spesa al vicino supermercato. Era
già completamente buio in quanto era inverno, ma la donna si era vestita
comunque completamente di nero per celarsi ad occhi indiscreti. Aveva scelto
con cura quel quartiere tranquillo situato alla periferia nord di Roma proprio
per la scarsità di persone che circolavano ed in quel quartiere aveva
individuato proprio nei padroni di quella villetta dove ora si nascondeva,
quello che faceva al caso suo. Si trattava di un quartiere abbastanza nuovo ed
era un insieme di piccole villette a due piani abitate per lo più da famiglie
non ricche ma comunque agiate. Commercianti, qualche piccola dirigente
d'azienda, qualche impiegata di alto livello, piccole professioniste, era
quella la tipologia degli abitanti di quel quartiere. La donna cominciò ad
attendere pazientemente fino a quando riuscì a notare Lucio, in compagnia di
un altro uomo, che si dirigeva verso casa. L'uomo aveva in mano due buste e
chiacchierava amabilmente con l'altra persona. La donna nascosta dalla siepe
conosceva bene le mosse di Lucio avendolo studiato a fondo e sapeva che la
persona che accompagnava Lucio era il suo vicino di casa e che, al termine
della breve chiacchierata, si sarebbero separati. I due uomini nel frattempo
continuavano il discorso che avevano iniziato ancor prima di entrare nel
supermercato fermandosi brevemente davanti alla villetta adiacente quella di
Lucio. I due uomini erano ambedue sui venticinque anni ed avevano un altro
paio di cose in comune: erano venuti ad abitare da poco in quel quartiere ed
erano entrambi sposati da qualche mese. Lucio, ad esempio, era diventato il
marito di Valeria da poco meno di un anno ed appena sposati sua moglie aveva
comprato quella villetta venendoci ad abitare poco dopo. Se lo poteva
permettere sua moglie, essendo una ingegnera che lavorava per una ditta
piuttosto nota e che guadagnava più che discretamente. Lucio aveva avuto dei
problemi all'inizio a separarsi dalla sua famiglia, ma poi, grazie soprattutto
all'amore di sua moglie, era riuscito ad abituarsi al nuovo tipo di vita. Ed
ora non vedeva l'ora che Valeria arrivasse a casa, verso le venti, come faceva
abitualmente, e le avrebbe fatto trovare una bella cena. Amava cucinare per
sua moglie, amava lavare i suoi indumenti, occuparsi di lei e fare tutte
quelle cose che un buon marito deve fare per la propria moglie, ma per Lucio
tutto questo non era solo un obbligo dovuto al fatto di essere un maschio, ma
un vero piacere. Del resto i maschi erano stati creati dalle dee proprio per
essere al servizio delle donne, del sesso forte e lui faceva del tutto per
servire ed onorare la donna che lo aveva scelto e della quale si era
innamorato immediatamente. E poi, dopo la cena, sicuramente Valeria gli
avrebbe ordinato di fare l'amore. Si vergognava ad ammetterlo anche con se
stesso ma sperava proprio che questo avvenisse, malgrado il timore che ancora
provava a mostrarsi nudo di fronte a sua moglie dopo quasi un anno di
matrimonio. Del resto Lucio proveniva da una famiglia molto severa e né sua
madre né sua sorella gli avevano mai dato il permesso di uscire da solo quando
era un ragazzo e quando conobbe Valeria a 22 anni era ancora vergine. Non era
certo come la maggior parte dei ragazzi di oggi che hanno una libertà sessuale
anomala e che si vestono per attirare l'attenzione delle femmine nella
speranza di accalappiarne una e sposarla. Sua madre invece, gli aveva insegnato
i valori fondamentali: doveva diventare un maschio come quelli di una volta,
incontrare una brava ragazza e farsi sposare ma senza concedersi a tutte la
femmine che incontrava. E, dopo essersi sposato, diventare un buon marito, fare
di tutto per far felice la propria moglie, rispettarla e temerne anche il solo
sguardo, proprio come era stato per suo padre che aveva vissuto tutta la sua
vita assecondando in tutto e per tutto sua madre. Aveva avuto la fortuna che
anche sua sorella minore Prisca si era presa cura di lui quando sua madre era
fuori per lavoro e ricordava ancora adesso lo schiaffo che gli diede solo
perché tardò di un quarto d'ora il rientro a casa. Schiaffo che lo fece
piangere per il resto della giornata e al quale si aggiunse poi la relativa
punizione, la proibizione di uscire con gli amici per un mese. Ma ora
riconosceva che tutto questo gli era servito ed era divenuto un uomo di sani
principi con in mente le giuste regole da applicare per far si che il suo
matrimonio funzionasse alla perfezione. E poi era felice di essere arrivato a
conoscere Valeria senza aver avuto mai altre donne. Voleva appartenere a lei
per il resto della sua vita. Lucio terminò di chiacchierare con il suo amico
e vicino di casa e poi si diresse verso la sua abitazione. Arrivato alla porta,
posò in terra per un attimo una delle due buste che aveva in mano e prese
dalla tasca del giaccone il congegno elettronico che serviva per aprire la
porta. Come quasi tutte le porte moderne era di acciaio temperato all'interno
foderata in legno all'esterno e questo era necessario perché una porta
normale solo in legno non sarebbe potuta essere di nessuna utilità visto che
qualsiasi ladra avrebbe potuto frantumarla senza nessuna difficoltà. Lucio
spinse il pulsante del congegno e la porta cominciò ad aprirsi lentamente,
isolando per pochi secondi l'antifurto collegato a tutta la casa, per dare il
tempo all'uomo di entrare. Un'altra delle cose a cui Lucio aveva dovuto fare
l'abitudine venendo ad abitare in quel quartiere era stato proprio il timore
di rientrare a casa da solo. Sua moglie infatti gli aveva categoricamente
proibito di rincasare oltre le diciotto, e lui, da buon marito, le aveva
naturalmente obbedito e si atteneva scrupolosamente alle regole dettate dalla
padrona di casa. Attese quindi con impazienza che la porta si aprisse del
tutto quindi riprese da terra la busta che aveva poggiato ed entrò verso
casa. Era questo il momento che la donna nascosta dietro la siepe aspettava.
Si mosse velocemente ed appena Lucio stava per entrare in casa lei era già
dietro di lui. Da dietro gli mise una mano in bocca impedendogli di gridare
poi con l'altra mano lo fece girare ed a quel punto lo colpì con un pugno
leggero ma che bastò per mandare il pover'uomo nel mondo dei sogni. Raccolse
poi il congegno che nel frattempo era caduto dalla mano di Lucio e lo usò per
chiudere lei stessa la pesante porta e per inserire di nuovo l'antifurto. Un
sorriso maligno si formò sul viso della giovane donna. Ora era lei la padrona
di casa. E la padrona di Lucio.

Filippo osservò Marzia che si era inginocchiata davanti a lui e gli teneva le
mani per rassicurarlo. Se quelle tre donne che volevano violentarlo erano le
più belle donne che aveva mai visto, quella sconosciuta davanti a lui lo era
ancora di più. Il ragazzo non sapeva più cosa pensare. La donna sembrava
avere un vestiario futuristico, così come lo avevano le altre tre, le
automobili che aveva visto sembravano uscite da un film di fantascienza e se
si aggiunge che ognuna di quelle donne possedeva una forza smisurata portò
Filippo ad avere un'idea folle: quello era il mondo del futuro, un mondo in
cui gli esseri umani avevano sviluppato un corpo perfetto e dove le donne
sembravano possedere il predominio, soprattutto sessuale. Questa era la sua
visione della situazione, anche se finora non aveva visto nessun uomo per
poterla avvalorare.
Contemporaneamente, òa commissaria Marzia Adriani cercò di non pensare che di fronte a lei ci fosse il più bel maschio che avesse mai visto e per di più seminudo e cercò di assumere un'aria più professionale possibile. Era già inginocchiata di fronte a lui, gli accarezzò il viso e iniziò a fargli le domande di rito con voce calma
“ Allora ragazzo. Qual è il tuo nome?”
“ Mi chiamo Filippo” rispose il ragazzo
“ Hai un bel nome. Sei ellenico?”
“ Come scusi?”
“ Ellenico. Nativo dell' Ellade. Una provincia dell'impero romano. Filippo è
un nome proveniente da quella provincia. Tu da dove vieni?”
“ Da dove vengo? Io sono nato a Roma. Roma capitale dell'Italia. L'impero
romano non esiste più da duemila anni”
Marzia scoppiò a ridere. Non aveva mai sentito un'assurdità simile
“ Ascoltami Filippo. Se c'è una cosa che non esiste è questa Italia di cui
parli. Devi aver preso una bella botta in testa. O forse è lo choc causato da
quelle tre malintenzionate. Stai tranquillo e fra un po' ricorderai tutto. Ora
non devi aver paura. Ti lascio solo per alcuni secondi che debbo prendere una
cosa dalla mia vettura”
Filippo notò quella figura maestosa allontanarsi di pochi metri, prendere una
cosa in quella strana macchina e poi riavvicinarsi verso di lui. Marzia prese
il portasigarette che aveva appena raccolto dalla sua auto, cercò una
sigaretta e se l'accese. Filippo aveva una voglia pazzesca di fumare. Guardò
Marzia
“ Puoi darmi una sigaretta per favore?” le chiese “ho lasciato il mio
pacchetto dentro la macchina”
Marzia guardò allibita quel ragazzo sfrontato di fronte a lei. Non aveva mai
avuto a che fare con un maschio simile
“ Stammi bene a sentire Filippo o comunque tu ti chiami. Un'altra parola del
genere ed invece dell'ambulanza faccio venire direttamente una vettura
penitenziaria e ti spedisco in carcere. Chiaro?”
Ormai non c'era più nulla che avrebbe potuto sorprendere Filippo, ma stavolta
il ragazzo era veramente perplesso
“ Ma cosa ho detto di strano?”
“ Cosa hai detto di strano? Non so se da dove vieni tu ci sono usanze diverse,
ma qui non si tollera un maschio che fuma. In pubblico poi. E non ti
permettere più di darmi del tu. Sono una donna e tu non puoi permetterti di
mancarmi di rispetto. Per di più sono anche una funzionaria di polizia.
Questo basterebbe per farti fare un paio d'anni di carcere” Marzia smise di
inveire contro Filippo ed osservò il volto del ragazzo. Avrebbe voluto
baciarlo, toccarlo con tenerezza ed invece era stata costretta a rimproverarlo
per un atteggiamento certamente non consono ad un maschio per bene. Poi vide
Filippo coprirsi il viso con le mani e cominciare a singhiozzare ed allora
Marzia quasi si sentì in colpa per aver procurato quelle lacrime.
Ma Filippo non aveva cominciato a piangere per il rimprovero della
commissaria. Tanti erano i motivi che lo avevano indotto alle lacrime, lui che
non piangeva davanti ad altre persone da quando aveva dieci anni, il giorno
che gli era morta l'adorata nonna
“ Io non ci capisco più nulla” esclamò infine scuotendo ripetutamente il
capo tenendoselo con le mani “Non so cosa sta succedendo. Tutto questo è
impossibile. Questo non è il mio mondo “Si tolse le mani dalla faccia poi
proseguì
“ In che anno siamo?”
“ Nel 2764 ovviamente “rispose la commissaria sorridendo per le bizzarrie di
quel ragazzo
“ Lo sapevo, lo sapevo!” ripeté Filippo quasi in preda ad una crisi isterica.
“ Non so come ma devo essere stato scaraventato nel futuro. Sono arrivato nel
2764 dopo Cristo
“ Dopo che?” domandò allibita Marzia
“ Dopo Cristo. Dalla nascita di Cristo”
“ Non conosco nessuno con questo nome. Siamo nell'anno 2764 dalla fondazione
di Roma”
La commissaria Marzia Adriani notò lo sconforto sul volto del ragazzo. Certo
che era strano. Pretendere di fumare davanti ad una poliziotta era veramente
assurdo. In nessuna parte del mondo una cosa del genere sarebbe stata
tollerata. D'accordo che negli ultimi anni i maschi avevano acquistato una
certa libertà soprattutto sessuale, ma certe cose erano proibite nell'impero
romano così come lo erano nelle altre parti del mondo. Filippo ormai era
nello sconforto più totale. Fece un rapido calcolo mentale. Se era vero
quello che sosteneva quella bellissima donna si trovava nell'anno 2764. Non
era un appassionato di storia antica, ma da buon romano sapeva che Roma era
stata fondata il 21 aprile del 753 avanti Cristo, che aggiunti ai 2011 anni
del calendario corrente faceva proprio 2764. Quindi non si trovava nel futuro.
Se tutto ciò che stava vivendo era vero e non era un sogno, si trovava in un
presente parallelo. O forse per essere più esatti in un mondo parallelo. Lui
che era appassionato di fantascienza aveva visto innumerevoli pellicole
dedicate ad un'eventualità del genere ed ora forse la stava vivendo. Ripeté a
se stesso "un mondo parallelo" e rabbrividì. Doveva essere giunto
misteriosamente in quel mondo quando notò quella luce accecante. Sembrava
avere le stesse caratteristiche della sua Terra: aria respirabile, piante ed
esseri umani, ma l'evoluzione doveva essere stata completamente differente.
C'erano esseri umani, è vero, ma finora quelli che aveva conosciuto erano un
po' particolari. Si trattava di donne bellissime e fortissime che comandavano
sui maschi ai quali non era permesso neanche di fumare. Il sangue continuava a
raggelarsi nelle sue vene. Come uscirne fuori? Lui voleva tornare nel suo
mondo, un mondo che pur con tutti i suoi difetti, con la fidanzata che l'aveva
appena tradito, gli piaceva. Un mondo in cui gli uomini potevano fare ciò che
volevano e dove le donne, pur avendo raggiunto un notevole grado di
indipendenza, erano relegate in ruoli secondari e dove il rischio di essere
violentati lo correvano loro non certo un maschio. Marzia fissò di nuovo il
ragazzo
“Allora! Sto in attesa che tu mi dica quello che ti è accaduto veramente”
Filippo raccontò per filo e per segno tutto quello che era avvenuto
tralasciando solo la lite con la sua ragazza. Se avesse detto a quella
poliziotta che le aveva dato due ceffoni chissà cosa sarebbe potuto succedere.
Marzia ascoltò attentamente, poi quando il ragazzo terminò la sua storia
sembrò perdere la pazienza. Prese per il mento Filippo sollevandolo di
diversi centimetri fino a portarlo alla sua altezza e facendo così fece
cadere il cappotto che proprio lei gli aveva dato e che copriva le sue parti
intime
“Ora basta! Sono stanca di essere presa in giro da te. Sappiamo benissimo
tutti e due che mi stai raccontando solo bugie e non capisco che cos'hai in
mente” Filippo si sentì sollevare da quella donna che lo teneva alzato da
terra di diversi centimetri soltanto usando una mano e senza nessuno sforzo ed
il panico s'impossessò di lui.
“Io non capisco” balbettò
“ Non capisci. Eppure è tutto molto semplice. In nessuna parte del mondo i
maschi hanno il permesso di guidare un'automobile e questo dimostra che sei
soltanto un bugiardo”
Filippo ormai non riusciva più neanche a sorprendersi. Quella donna
bellissima continuava a tenerlo sollevato mentre si trovava mezzo nudo con il
pene completamente visibile e lui non aveva la più pallida idea di come
doveva comportarsi. La poliziotta alzò il braccio completamente ed il ragazzo
venne portato ancora più in alto. Il panico aumentò ancora in Filippo.
Quella donna aveva una forza mostruosa ed istintivamente il ragazzo capì che
doveva rivolgersi a lei in modo molto più deferente
“ La prego signora, non mi faccia del male. Devo essermi sbagliato. Forse sono
confuso” Il tono sottomesso del ragazzo parve calmare la donna che abbassò il
braccio riportando Filippo a terra per poi riadagiarlo sdraiato addosso
all'albero e ricoprirlo di nuovo con il suo cappotto. Il tutto senza fargli
male. Forse non erano cattive le intenzioni della donna ma il problema era che
Filippo non poteva sapere quali fossero le cose che l'avrebbero potuta far
arrabbiare. L'unica cosa certa era che doveva usare un tono molto dimesso. Era
questo ciò che quell'essere si aspettava da lui ed era quello il modo in cui
avrebbe dovuto comportarsi. Marzia però era ancora notevolmente adirata. Non
le andava proprio che un maschio si permettesse di comportarsi in una maniera
del genere. Prese da terra il grosso ramo con il quale Filippo si era aiutato
per camminare, lo spezzò in due neanche fosse di burro gettò i due pezzi
lontano nella pineta e poi si rivolse di nuovo al ragazzo
“ La prossima volta che mi dici un'idiozia io ti farò fare la fine di quel
ramo. Sto perdendo la pazienza ed anche se capisco che devi essere frastornato
dopo aver passato un brutto momento come quello che hai vissuto, io non posso
più tollerare un comportamento simile. Io non voglio farti del male. Sono
contraria a tutte le donne che picchiano i maschi solo per una sciocchezza, ma
mi rendo conto che talvolta voi dimenticate il rispetto che dovete ad un
essere superiore come una femmina ed allora bisogna farsi rispettare. Quindi
stai attento a quello che dici altrimenti potrei dimenticarmi che sei un
maschio debole ed indifeso. Parola di Marzia Adriani-
“ Come ha detto di chiamarsi?”
“ Marzia. Marzia Adriani. Perché?” Il ragazzo sorrise amaramente. Che strano
scherzo del destino. Si ritrovava di nuovo a doversi confrontare con una donna
di nome Marzia anche se questa era completamente diversa dalla sua ormai ex
fidanzata
“ Avevo una ragazza di nome Marzia” rispose infine Filippo sospirando
“ Dovevate sposarvi?”
“ Non era nei nostri programmi immediati. Dovevo prima laurearmi e cercarmi un
lavoro. Però ci siamo lasciati proprio stasera”
"Ancora una bugia" pensò la commissaria. Ma stavolta la prese con filosofia.
Erano bugie talmente evidenti che forse quel ragazzo aveva bisogno di cure.
Non le sembrava tanto una mancanza di rispetto, quanto un'alterazione della
propria personalità oppure un desiderio recondito di poter fare cose che ai
maschi erano giustamente proibite e che lo choc per gli avvenimenti di quella
strana serata aveva portato a galla. Decise quindi di non causargli ulteriori
sconvolgimenti picchiandolo o arrestandolo. Si inginocchiò di nuovo verso
Filippo guardandolo negli occhi
“ Mi spieghi perché credi di poter fare tutto quello che un maschio non ha il
permesso di fare?” disse sorridendo la commissaria “vuoi fumare, credi di
poter guidare un auto ed ora addirittura di laurearti. Lo sai che in tutto il
mondo è vietato ai maschi sia il liceo che l'università? E che a tredici anni
devono abbandonare la scuola? Dopo aver imparato a leggere e scrivere voi
maschi dovete dedicarvi a ciò a cui siete destinati: curarvi della casa,
pulirla e cucinare per le femmine. A voi maschietti sono destinati solo i
lavori più umili e solo quando non c'è nessuna femmina che si prende cura di
voi oppure nei casi di povertà e di bisogno. Altrimenti tocca a noi donne
andare a lavorare e pensare al fabbisogno della famiglia. Possibile che tu non
sappia tutto questo?”
Filippo ascoltò attentamente. Al termine della spiegazione di Marzia non era
neanche particolarmente meravigliato. Ormai aveva intuito un'eventualità del
genere. Guardò la donna che si ergeva in tutta la sua statuaria figura e ne
osservò il volto. Era bellissimo, perfetto in ogni dettaglio ma anche
particolarmente dolce nello sguardo. Si era arrabbiata pensando che la stesse
prendendo in giro, ma malgrado questa supposizione, non gli aveva torto un
capello ed anzi si era presa cura di lui. Quindi pensava che se avesse
misurato bene le parole poteva dirle quello che aveva intuito
“ Io vorrei dirle una cosa. Le giuro che non sto dicendo bugie. Forse sono
pazzo e sicuramente non crederà a quello che le dirò ma devo farlo“ Aspettò
che Marzia le desse il consenso di proseguire ed appena la donna glie lo
concesse proseguì “Io non provengo da questo mondo. Non so come sia potuto
accadere ma devo essere stato trasportato quà. Probabilmente quella luce
accecante di cui le parlavo doveva essere una specie di porta
spazio-temporale. Lei è una poliziotta e potrà prendere facilmente
informazioni. Vedrà che non provengo da nessuna parte del mondo, almeno di
questo mondo”
Marzia ascoltò Filippo con molto interesse. Non le era mai capitato un
maschio che affrontasse dei discorsi in un modo così articolato. Il suo
dialetto era appena comprensibile ma i concetti erano, pur nella loro
assurdità, estremamente affascinanti
“ Parli di un mondo parallelo. Ma tu sembri non conoscere niente del mio
mondo. Non mi sembra tanto parallelo”
“ E' vero! Non conosco niente perché i nostri mondi devono avere avuto

un'evoluzione completamente differente l'uno dall'altro. Ma vedo la luna e
questa non può essere altro che la Terra”
“ Certo che è la Terra” sorrise Marzia “ed è l'unico pianeta abitato che si
conosca. Quindi tu sostieni di venire da un'altra Roma. La stessa città, la
stessa lingua, ma parlata in maniera diversa. Questo come lo spieghi?”
“ Probabilmente perché anche l'italiano, la lingua che io parlo, proviene dal
latino e forse lei parla semplicemente un latino modernizzato che poi ha
seguito un percorso leggermente diverso da quello della mia lingua”
La commissaria rimase a bocca aperta. Quel bel ragazzo aveva una fantasia
strepitosa. Addirittura pensare a mondi paralleli. Aveva sentito parlare
diverse volte di una simile eventualità nei racconti di fantascienza, ma
pensare che una cosa simile potesse essere reale era veramente pazzesco. Era
comunque affascinata dalla dialettica di quel ragazzo. Oltre ad essere bello
possedeva un'immaginazione talmente fervida ed un modo di parlare così
accattivante che la cosa se non fosse stata talmente inverosimile sarebbe
potuta essere addirittura credibile
“ E dimmi allora! In questo fantomatico mondo come funziona? Scommetto che gli
uomini detengono il potere e le donne se ne stanno a casa a pulire ed a
cucinare” Disse allora Marzia sottolineando col tono della voce l'ironia e
l'assurdità della cosa
“ Lo so che può sembrare strano a lei ma è così. Anche a me tutto questo
sembra strano, anzi pazzesco. Le donne però sono più libere nel nostro
mondo. Possono fumare naturalmente, guidare l'auto ed ormai hanno raggiunto
quasi del tutto la parità nei nostri confronti. Spesso addirittura fanno
lavori più importanti e guadagnano di più degli uomini”
“ Addirittura ci sono donne che guadagnano più degli uomini” continuò ad
ironizzare la commissaria “Insomma, un mondo perfetto dove c'è quasi una parità
assoluta. E magari nel tuo mondo i maschi sono anche più forti delle femmine.
Non è vero?” Filippo annuì e Marzia proseguì sorridendo ironicamente “Questo
non riesco proprio a crederlo. Le femmine hanno almeno dieci volte la forza di
un maschio. E tu, anche se sei nettamente superiore alla media, non potrai mai
essere potente come una donna”
La poliziotta si allontanò di alcuni metri fino ad arrivare alla macchina
delle tre violentatrici, mise una mano sotto la vettura e poi cominciò a
sollevarla come se fosse la cosa più normale del mondo. Dopo qualche secondo
aveva portato la strana auto in posizione verticale con il muso rivolto verso
il cielo, quindi pian piano riportò la vettura nella posizione di partenza e
ritornò verso Filippo
“Allora? Nel tuo mondo gli uomini possono fare questo?” Filippo rimase per
l'ennesima volta sconvolto e fece con il capo cenno di no. Nessun uomo poteva
fare quello che aveva appena visto. Forse qualche forzuto, qualcuno di quegli
uomini che si divertono a battere i primati, ma Marzia l'aveva fatto con una
tale semplicità e con una tale naturalezza che, immaginava, quella macchina se
la sarebbe potuta caricare sulle spalle e mettersi a correre perché per lei
pesava poco più di niente.
“Quindi cerca di evitare di dirmi certe scemenze alle quali non potrei mai
Credere” Marzia appoggiò una mano addosso all'albero sotto il quale era
sdraiato Filippo. Peccato che fosse mezzo pazzo quel ragazzo perché era anche
straordinariamente bello malgrado avesse la barba incolta. Non le era mai
piaciuta la barba sulle guance dei maschi ma non poteva fare a meno di notare
come su di lui avesse un fascino particolare. E poi aveva un fisico statuario
e soprattutto aveva potuto ammirargli il pene che era di dimensioni
straordinarie anche se era a riposo. Insomma qualcosa di anomalo ce l'aveva
veramente. I suoi pensieri erotici furono interrotti dalla sirena
dell'ambulanza che finalmente si stava avvicinando. Filippo osservava tutto
con aria trasognata. Aveva appena assistito ad una prova di forza eccezionale
fatta dalla donna più bella che aveva mai potuto ammirare ed ora si era
fermato un veicolo che definire strano era un eufemismo. Sembrava una
mongolfiera che viaggiava su quattro ruote e dall'abitacolo ne scesero due
donne. Inutile dire che erano di dimensioni gigantesche, soprattutto una delle
due che doveva sfiorare addirittura i due metri di altezza, La gigantessa
parlottò con la commissaria e dopo venne verso di lui e lo sollevò con
facilità ma con delicatezza mettendoselo in braccio.
"E tre" pensò Filippo: Era la terza donna che in poco tempo lo sollevava e lo
trasportava. Il ragazzo venne portato all'interno di quello strano veicolo ed
adagiato su una specie di lettiga
“ Ora vedremo subito che cos'hai” disse la donna chinandosi su di lui. Non
riusciva a dare un'età a quella donna che sembrava leggermente più avanti
negli anni rispetto a quelle che aveva visto finora ma era anch'ella
straordinariamente bella. Il suo corpo sembrava essere sviluppato alla
perfezione e chinandosi gli aveva messo il suo seno di notevoli dimensioni
quasi sul volto. Doveva trattarsi di una dottoressa o di un'infermiera, ma era
lontana anni luce dalla figura che Filippo aveva di medici e paramedici ed
assomigliava, fatte le debite proporzioni dovute soprattutto all'altezza, ad
uno di quei personaggi dei film anni 70 imperniato su sexi-infermiere. La
donna comunque ordinò a Filippo di non muoversi e quindi spinse il lettino
dentro ad un macchinario che sembrava assomigliare a quello per la risonanza
magnetica. Nel frattempo erano arrivate anche le due vetture della polizia
fatte intervenire da Marzia. Dalle due auto scesero quattro poliziotte che
salutarono con deferenza la loro commissaria ed alle quali Marzia spiegò cosa
era avvenuto. Tre di loro s'inoltrarono nella pineta dove trovarono ancora
addormentate Cornelia e le sue due amiche, le sollevarono e le portarono di
peso dentro le auto della polizia che si allontanarono velocemente. Marzia
attese alcuni istanti e la donna che aveva portato Filippo nell'ambulanza
uscì dal veicolo
“ Non ha nulla di grave. Solo un ginocchio rotto ed alcune contusioni
compatibili con ciò che sostiene il ragazzo”
“ Bene! Credo che posso andarmene a casa allora”
“ Certo commissaria. Noi lo portiamo all'ospedale. Sarà operato stasera stessa
e credo che già da domani potrà essere dimesso”
Le due donne si salutarono e Marzia salì sulla sua automobile. Finalmente
poteva concludersi quell'interminabile serata ed andarsene a casa. Era ancora
stordita dall'incontro con quel ragazzo però. Non aveva mai trovato un
maschio che le piacesse in quel modo, anche se aveva dimostrato di non avere
tutti i neuroni al posto giusto. Doveva comunque informare la donna che ne
aveva la responsabilità in modo che l'indomani, quando Filippo sarebbe stato
dimesso, poteva prendersi cura di lui. E se non ci fosse stata nessuna donna
come aveva ipotizzato il ragazzo? A quel punto non le sarebbe dispiaciuto
affatto assumersi lei la responsabilità. E magari anche qualcos'altro.
Arrivò finalmente a casa sua. Con il telecomando aprì il box per
parcheggiare la vettura e stava per entrare quando il telefono squillò. Era
una poliziotta del suo commissariato. Marzia ascoltò attentamente poi
richiuse il box senza entrarci. Non era destino che lei potesse riposare
quella notte. Fece marcia indietro. La aspettava una lunga passeggiata fino
alla parte opposta di Roma.

Fine terzo episodio
DavideSebastiani
00lunedì 8 settembre 2014 13:10
Quarto episodio

Lucio si svegliò e per prima cosa si massaggiò la mascella. Era ancora
dolorante e si trovava per terra senza ricordare come ci fosse arrivato.
Ricordava di aver aperto la porta di casa e poi.... E poi ricordò. Una donna
l'aveva colpito con un pugno che l'aveva scaraventato a diversi metri di
distanza. Raddrizzò la schiena per scrutare la situazione e si rese conto di
essere ancora in casa. Sperò per un attimo che si trattasse solo di una ladra
che dopo aver rubato se ne fosse andata via, ma dopo la vide. La donna era
seduta sulla poltrona preferita di sua moglie che osservava divertita la scena
“ Bentornato tra noi Lucio” gli disse
“ Chi è lei? Come fa a sapere il mio nome?”
“ Io so tutto di te. So come ti chiami, come si chiama tua moglie e che lavoro
fa. E so anche che non tornerà a casa prima di un'ora e mezza e che quindi per
tutto questo tempo saremo soli io e te” Lucio guardò la donna dirigersi verso
di lui e la osservò attentamente. Era abbastanza giovane, sui trent'anni, era
alta nella media, circa un metro e novanta, ed aveva uno strano sguardo nei
suoi occhi ma quel che conta era che stava solo in casa con una femmina e
questo lo terrorizzò
“ La prego, non mi faccia del male” la implorò
“ Questo dipende da te” proseguì la donna “se tu sarai carino con me forse
potrei anche lasciarti vivo”
Lucio allora si rese conto. Aveva visto i notiziari e sapeva che c'era
un'assassina in giro per Roma che amava brutalizzare i maschi. Il terrore
continuò ad inondare il suo corpo e la sua mente. Cosa poteva fare? Quella
femmina poteva ucciderlo con un solo dito se voleva e lui era solo un maschio,
il sesso debole. Si guardò intorno mentre la femmina ormai era proprio sopra
di lui. La porta di casa non era lontana. Se solo avesse potuto raggiungerla e
se la donna non aveva inserito l'antifurto forse poteva farcela. Avrebbe
altrimenti dovuto inserire il codice di apertura nel pannello e questo gli
avrebbe fatto perdere troppo tempo. Decise comunque di provarci, non aveva
altra scelta e si alzò di scatto correndo verso la porta. La donna non reagì
neanche. Lasciò correre l'uomo fino alla porta nel suo patetico tentativo di
fuga quindi si avvicinò mentre vedeva il giovane che sbatteva inutilmente i
suoi pugni contro la porta godendosi la scena in ogni suo millesimo di
secondo. Infine lo raggiunse. Lo prese per il collo alzandolo e portandoselo
di nuovo nel salone mentre Lucio si dibatteva inutilmente ed infine lo sbatté
contro il muro Piangeva e si disperava il ragazzo ma questo non faceva altro
che accrescere la sua eccitazione. Adorava vedere il terrore negli occhi dei
maschi. Si chinò su di lui sussurrandogli all'orecchio
“ Sappiamo benissimo tutti e due che senza l'antifurto non puoi uscire di
casa. Ed anche che tutte le stanze sono insonorizzate e che quindi puoi urlare
e piangere come vuoi che tanto non ti sentirà nessuno . Te l'ho detto che mi
sono informata bene e che so tutto di te”
Lucio era ormai di fronte alla donna. Malgrado non portasse tacchi alti
c'erano oltre trenta centimetri di differenza di altezza tra i due. La femmina
dovette quindi alzarlo prendendolo ancora una volta da dietro il collo per
poterlo portare al suo livello quindi cominciò a cercare le sue labbra. Lucio
cercò di divincolarsi ma la differenza di forza tra i due era abissale. Alla
donna bastò stringere leggermente di più il collo per impedire al ragazzo
anche il minimo movimento in modo da poter continuare a baciarlo fino a che la
sua eccitazione sessuale divenne quasi spasmodica
“ Ora basta!” Disse staccando le sue labbra da quelle di Lucio “I giochi
sono finiti. Ora cominciamo a fare sul serio” La donna trasportò l'uomo per
alcuni metri sempre tenendolo per il collo provocando così al ragazzo un
dolore terribile, poi lo scaraventò per terra. Lo tenne fermo semplicemente
poggiando il suo piede sul corpo dell'uomo quindi rovistò nella borsa che
aveva portato con se estraendone infine una siringa. Si inginocchiò quindi a
fianco del ragazzo e con una mano fece a brandelli i pantaloni che indossava
ed altrettanto fece con l'abbigliamento intimo, infine gli infilò la siringa
sul pene che era ormai completamente scoperto. Ci vollero solo pochi istanti e
la medicina ebbe effetto. Lucio ebbe un'erezione sotto gli occhi soddisfatti
della donna che si spogliò completamente e si posò su di lui e dopo aver
vinto con facilità le resistenze del ragazzo lo possedette. Per quasi tutto il
tempo dello stupro Lucio aveva continuato a piangere, a strepitare ed a
divincolarsi senza capire che questo eccitava ancora di più la donna che lo
schiaffeggiò ripetutamente e dolorosamente muovendo al contempo i suoi
possenti muscoli vaginali infliggendo altro dolore al povero maschio. Lucio
chiuse gli occhi e smise di divincolarsi. Le sue misere forze erano allo
stremo e si arrese allo strapotere fisico della femmina. Immaginò però che
sopra di lui ci fosse sua moglie Valeria. Quanto era dolce sua moglie. Lo
possedeva sempre dolcemente, accarezzandolo in continuazione e guardandolo
negli occhi. Ma ora una strana sensazione lo attanagliava. Si vergognava
terribilmente di quello che stava accadendo e si sentiva quasi in colpa di
stare sotto quella donna. Doveva aver fatto qualcosa che aveva attirato
l'attenzione di quella femmina ed ora ne pagava le conseguenze. La
violentatrice intanto rallentò il suo ritmo per poi fermarsi definitivamente.
Aveva avuto orgasmi a ripetizione ed ora era finalmente sazia. Lo stupro era
durato esattamente un'ora, il tempo della durata della medicina, e lei aveva
voluto godersela tutta quanta quell'ora. Si alzò soddisfatta giusto in tempo
per vedere il pene di Lucio perdere di rigidità . Ma lei non aveva ancora
terminato. Alzò per i capelli il povero Lucio, poi con sole due dita lo tenne
di nuovo fino al suo livello di altezza, ma stavolta strinse le dita con
violenza frantumandogli la mascella in numerosi frammenti. Lo lasciò solo per
qualche secondo per riprenderlo poi in un abbraccio fatto con una violenza
inaudita. Tutte le ossa del ragazzo si stavano rompendo e la donna provò un
folle brivido di piacere nel sentire quel rumore. Adorava il rumore delle ossa
che si rompevano e continuò imperterrita in preda al raptus. Lucio sentiva
che la sua vita lo stava abbandonando. Pensò un'ultima volta a Sua moglie ed
un sorriso si dipinse sul suo volto martoriato. In fondo forse era un bene che
stesse per morire almeno non avrebbe vissuto con il rimorso di essere stato di
un'altra, sia pure con violenza. Lucio era morto già da alcuni secondi ma la
femmina proseguì nella sua opera distruttrice fino a che sentì l'orgasmo
più potente della serata inebriarle il corpo e la mente. Come tutte le altre
volte che aveva ucciso. Lasciò Lucio che come una marionetta cadde per terra.
Guardò l'orologio e vide che aveva ancora diversi minuti a disposizione prima
che rientrasse Valeria. Poteva divertirsi ancora un po' e quindi prese il
corpo, lo sollevò di nuovo, stavolta con due mani e se lo alzò sopra la
testa, alzò il ginocchio e poi fece scendere con violenza il corpo sopra di
esso fracassando quel poco che era ancora sano. Andò quindi in cucina, prese
il coltello più affilato che vide ed infine tornò nel salone dove giaceva il
corpo senza vita di Lucio infierendo senza misericordia su di lui. Una, due,
tre coltellate fino a perdere il conto. Il corpo del ragazzo era ormai un
ammasso di carne, il suo sangue era schizzato su tutte le pareti del salone,
anche quella più lontana e naturalmente ne era piena lei, la donna, che si
risollevò in piedi, il volto deformato dall'estasi che aveva provato. Si
ricompose, si rivestì, prese il congegno elettronico ed aprì la porta di
casa dileguandosi nell'oscurità. Era soddisfatta di se stessa e la sua sfida
personale con la polizia continuava. Aveva lasciato la casa piena di impronte
e inondata del suo dna grazie ai numerosi orgasmi ma lei si reputava troppo
furba ed intelligente per essere scoperta. Ed ora doveva pensare al futuro,
Doveva individuare la sua prossima vittima, un altro uomo da scoparsi e poi da
massacrare.

Marzia appoggiò con rabbia la mano sul volante della sua vettura. La
telefonata che aveva appena ricevuto l'aveva informata che un altro uomo era
stato stuprato ed ucciso probabilmente dalla stessa mano omicida degli altri
delitti. Un altro povero maschio indifeso assassinato, un'altra moglie che
piangerà la scomparsa del proprio marito. Sgommò verso il luogo del delitto.
Era giunto il momento di porre fine a questa barbarie.

Filippo aprì gli occhi lentamente. Per prima cosa cercò di capire dove si
trovasse e questo gli sembrò subito chiaro. La stanza era asettica e pertanto
era ovvio che il letto su cui aveva dormito era un letto d'ospedale. Alla sua
destra c'era un comodino con sopra il suo orologio rotto, ed a fianco una
sedia vuota. Più in là, in fondo alla stanza, una porta chiusa ed infine una
finestra che illuminava la stanza. Alla sua sinistra invece un grosso
divisorio di colore avorio che forse serviva per separarlo da qualche altro
degente e davanti a lui la porta d'accesso semi-aperta. Dio, che sogno strano
aveva fatto. Perché ovviamente doveva essersi trattato solo di un sogno. Donne
così alte, forti e belle non esistevano nella realtà. E poi tutto il resto:
l'impero romano ad esempio. Chissà come diavolo funzionano i sogni, quale
strano meccanismo si mette in moto per dar luogo poi a questi fenomeni.
Richiuse gli occhi e rivide con la mente tutto quello che aveva sognato e
sembrava così reale, così vero. Se non fosse stato per la stranezza degli
avvenimenti avrebbe potuto pensare che l'aveva vissuti veramente. Ora però
doveva mettersi in comunicazione con i suoi genitori e con suo fratello.
Chissà che colpo avrà preso a tutti loro quando non l'hanno visto rientrare a
casa la sera prima. Certo, non era la prima volta che lo faceva, ma in
precedenza aveva sempre avvertito qualcuno. Cercò anche di capire come si
sentisse e poté constatare che tutto sommato, a parte un leggero fastidio al
ginocchio destro, stava abbastanza bene. Stava per alzarsi quando vide la
porta proprio di fronte a lui aprirsi lentamente. Finalmente poteva parlare
con qualcuno e chiedere spiegazioni, capire in che ospedale si trovasse e
soprattutto chiedere di telefonare ai suoi.
“ Allora, come sta il nostro malato?” A pronunciare quelle parole era stata una
donna col camice bianco, altissima e bellissima, sul tipo di quelle che aveva
appena sognato. "Ma quale sogno" pensò Filippo. Era stato tutto veramente
vissuto e quindi doveva ancora trovarsi in quell'universo parallelo. Ma quanto
erano belle però le donne di quel mondo. E lui era visto come un ragazzo
molto attraente da quello che aveva potuto capire fino a quel momento, anche
se poi non poteva fare paragoni in quanto non aveva ancora visto nessuna
persona di sesso maschile. Certo, poteva tutto sommato sfruttare quella
situazione. Quanti uomini del suo mondo avrebbero pagato per stare in un posto
simile, pieno di donne stupende? Doveva però capire bene come muoversi e come
parlare perché l'unica cosa di cui era certo era che le donne avevano il
predominio sui maschi ai quali erano vietate diverse cose. Ma se in un mondo
maschilista una donna che sapeva sfruttare la sua avvenenza poteva avere
vantaggi enormi, perché non poteva succedere anche qui la stessa cosa
invertendo i sessi?
“ Allora hai perso la parola? Io comunque sono la dottoressa Flavia Settimi e
ti ho fatto una piccola operazione al ginocchio destro che è perfettamente
riuscita”
“ Io credo di stare bene” rispose infine Filippo togliendosi le lenzuola per
vedere lo stato del suo ginocchio rimanendo piuttosto meravigliato quando vide
che non aveva nessuna ferita e quindi nessun punto
“ C'è qualcosa che non va?” Chiese la dottoressa
“ Lei mi ha detto che sono stato appena operato ma io non vedo nessun segno
dell'operazione”
Flavia scoppiò a ridere. Aveva ragione la sua amica Marzia. Questo era il
ragazzo più carino ma anche il più strano che avesse mai conosciuto. Poi
però si fece seria. In effetti aveva riscontrato alcune cose strane in lui,
non solo nel modo di agire e di parlare e di questo doveva assolutamente
parlarne con Marzia
“ Sei stato operato con il laser. E' ovvio che tu non abbia alcun segno”
rispose infine la dottoressa “ma ora è meglio che tu ti copra”
Filippo osservò la donna che sembrava palesemente in imbarazzo di fronte a
lui mezzo nudo. Deglutiva in continuazione e lui sapeva benissimo cosa volesse
significare. Quante volte era capitato a lui quando era nervoso di fronte ad
una bella ragazza? Ed ora quella meravigliosa dottoressa sembrava in
difficoltà davanti a lui. Che meravigliosa sensazione. Cominciava a prenderci
gusto nel sentirsi desiderato. Del resto ognuna di queste donne che finora
aveva incontrato era di gran lunga più bella della più bella ragazza del suo
mondo e se non avesse avuto timore di quello che sarebbe potuto accadere,
considerando la forza strepitosa che avevano, sarebbe già saltato addosso a
tutte quelle che aveva incontrato. Comprese le tre violentatrici mancate.
L'ingresso di un altro meraviglioso essere lo distolse dai suoi pensieri.
Questa volta era un viso conosciuto, e si trattava della poliziotta, Marzia,
che salutò affettuosamente la dottoressa per poi mettersi seduta sulla sedia
accanto al letto. Sembravano essere vecchie amiche le due donne.
“ Come va?” gli chiese la commissaria. Si era tolta il cappotto che indossava
e Filippo poté ammirare le sue forme perfette. Aveva un pantalone aderente che
sembrava esserle stato cucito addosso e questo metteva in risalto quel corpo
giunonico. Portava i capelli ancora a coda di cavallo ma al contrario della
sera precedente si era leggermente truccata e questo la rendeva ancora più
attraente. Chissà se le donne si rendevano conto dell'enorme potenziale
erotico che possedevano? Oppure per loro era la normalità. Queste domande si
aggiungevano alle migliaia alle quali avrebbe voluto dare una risposta
“ Credo bene” rispose infine Filippo “ancora non ho provato a camminare
Però”
“ Dovresti farcela senza grossi problemi” intervenne la dottoressa “e poi fra
un paio di giorni potrai fare di nuovo tutto quello che facevi prima”
Marzia osservò il ragazzo prendendogli le mani
“ Bene! Questa è una buona notizia. Ora però ascoltami bene Filippo. Io
stanotte non ho dormito perché ho avuto da fare a causa del mio lavoro.
Pertanto ne ho approfittato per lavorare anche un po' sul tuo caso e debbo
dire che sembra proprio che tu abbia ragione. Non c'è traccia di te in nessuna
parte del mondo. Ho spulciato il computer e pare che nessuna donna lamenti la
tua assenza e questo è alquanto anomalo perché un ragazzo con un fisico così
non passa certo inosservato. Ho anche interrogato le tre ragazze che avevano
provato a violentarti che confermano grosso modo quello che tu sostieni.
Questo non significa che io creda alla tua storia fantastica naturalmente. Ci
sarà senz'altro una spiegazione logica ed io la troverò. Mi auguro per te che
questa spiegazione poi non ti metta nei guai perché a quel punto non proverò
più compassione per la tua situazione. Il problema che hai in questo momento
però è un altro e cioè che un maschio non può certo vivere da solo e quindi
dovrai andare in una comunità per maschi soli, in attesa che una donna si
prenda cura di te. A meno che.....”
“ A meno che.....?” ripeté Filippo sconvolto. Marzia aveva scandito bene ogni
parola per farsi capire bene ed il ragazzo in effetti aveva recepito
perfettamente. E questo lo preoccupava non poco. Sarebbe dovuto andare in una
comunità. E come poteva essere una comunità per maschi in quel mondo?
Migliaia di possibilità gli frullarono contemporaneamente nella sua mente, ma
quella che più si faceva strada era un luogo simile ad una comunità di
recupero per tossicodipendenti e lui in un posto simile non voleva proprio
andarci
“ A meno che tu non mi dia un nome ed un indirizzo di una donna che ti venga a
prendere o dalla quale poterti accompagnare”
“ Ma io non conosco nessuno” si lamentò il ragazzo
“ Se tu vuoi potrei prenderti sotto la mia protezione” riprese Marzia
“ Potresti rimanere con me fino a che la tua situazione non si chiarisca del
tutto. Comunque la decisione spetta a te. Ma a parte queste scelte non ne hai
altre. La legge parla chiaro, devi stare sotto la responsabilità di una
femmina che abbia almeno dodici anni. E la legge deve essere rispettata. In
ogni caso io ho già contattato la giudice per chiedere il permesso di
accoglierti nella mia casa. Mi basta andare da lei, farle firmare la richiesta
ed io mi prenderò cura di te”
Filippo osservò la commissaria. Ne percepiva il profumo e questo lo
inebriava. Avrebbe voluto far sesso con lei da quando l'aveva vista per la
prima volta e aveva ormai capito perfettamente che lei se lo mangiava con gli occhi. Ma chissà cosa sarebbe successo se lui avesse preso l'iniziativa. Non poteva certo rischiare. Ma comunque voleva andare a casa sua. Tra le poche opzioni che la poliziotta gli aveva proposto, quella era di gran lunga la meno
pericolosa. Gli sembrava una persona onesta e buona pur con una mentalità agli
antipodi della sua. Si fece perciò umile e timido prendendo le mani della
commissaria
“ Io voglio stare con lei, signora” le disse infine sperando che il tono della
voce fosse quello giusto. “Voglio venire a casa sua”
Marzia sorrise e tirò un sospiro di sollievo. Sperava naturalmente che
Filippo accettasse la sua offerta perché questo avrebbe significato poterlo
rivedere tutti i giorni e poi chissà. Inutile mentire a se stessa. Non aveva
mai avuto un maschio di una bellezza simile ed avrebbe pagato chissà cosa per
poterlo invitare a cena e prendersi cura di lui nel modo più tradizionale
possibile. Ed ora, avendolo dentro casa sua, le cose sarebbero state più
facili. E poi l'alternativa a casa sua non era certo allettante. Andare in una
comunità per maschi soli, per uno come lui, avrebbe significato quasi
sicuramente sottostare a numerosi atti di violenza perpetrati dalle direttrici
e dalle loro aguzzine. Come poliziotta sapeva benissimo che queste cose, pur
non essendo lecite, erano consuetudini in quelle strutture e lei naturalmente
non voleva proprio che questi atti fossero fatti ai danni di quel ragazzo che
così tanto le piaceva.
“ Bene!” disse poi usando un tono più professionale “Sono contenta di questa
tua scelta. Adesso vado dalla giudice a farle firmare l'atto e poi vado a
comprarti qualcosa da metterti addosso. Ci vediamo fra un paio d'ore” La
commissaria salutò Filippo e stava per fare altrettanto con la dottoressa
Flavia che però la fermò prendendola per un braccio
“ Aspetta Marzia! Ti devo parlare di una cosa importante”
“ Guarda Flavia che se è per quell'invito di ieri sera mi pare ovvio che io
non possa più venire”
“ Lo so. Si vede da lontano che ti piace da morire quel ragazzo. Attenta a non
Innamorartene”
“ Io innamorarmi? Si vede che non mi conosci bene allora. Certo, me lo
porterei volentieri a letto, mi piace tantissimo, ma a quale donna non
piacerebbe uno così”
“ Già! A quale donna non piacerebbe un ragazzo del genere?” ripeté Flavia che
aveva fatto anche lei un pensierino su quel bocconcino prelibato di Filippo
“Comunque non è di questo che volevo parlarti”
“ Di cosa si tratta allora?” S'incuriosì Marzia “Riguarda per caso la salute
del ragazzo? Sta bene o no?”
“ Non ti preoccupare. Lui sta bene. Anche troppo direi. Vedi Marzia, dopo
avergli fatto tutte le analisi prima dell'operazione, abbiamo potuto
constatare come alcuni dei suoi risultati siano diversi da quelli di tutti gli
altri maschi. Io volevo sottoporlo ad ulteriori analisi fra qualche giorno, ma
visto che fra un paio d'ore Filippo starà sotto la tua responsabilità, io
devo chiedere a te il permesso per poterle effettuare”
“ Prima voglio sapere di cosa si tratta” fece la poliziotta piuttosto
allarmata
“ Dunque! Si tratta del suo testosterone, che come sai è un ormone che regola
il desiderio sessuale nel maschio ed anche la sua fertilità. Questo ragazzo
ne ha in abbondanza, oltre ogni norma. Ecco anche il motivo della sua barba
così folta e della peluria in ogni parte del corpo. Con un testosterone così
alto, in teoria, lui potrebbe avere un'erezione senza fare uso del farmaco.
Capisci perché vorrei fargli delle altre analisi? Una cosa del genere non
accadeva da oltre cento anni, dall'era della ” Marzia
ascoltò trasecolata quello che la sua amica dottoressa aveva da dirgli
“ Non è che mi stai facendo uno dei tuoi soliti scherzi Flavia?”
“ Lo sai che sul lavoro sono serissima. Ho detto che in teoria potrebbe
accadere, non che sia certo che avvenga. E' solo un ipotesi ed anche piuttosto
remota ma scientificamente possibile. Certo che potrebbe essere una scoperta
rivoluzionaria. Te lo immagini un maschio che può avere una reazione sessuale
anche senza il bisogno di una donna? E soprattutto senza che una femmina gli
dia il permesso? Capisci benissimo che se ci dovessimo trovare di fronte ad
una situazione del genere sarebbe un caso eclatante. Pensa che questo livello
di testosterone fuori dalla norma potrebbe consentirgli, sempre in teoria, di
produrre sperma e spermatozoi in grado di uscire dal suo pene al termine
dell'atto sessuale. In pratica potrebbe avere un'eiaculazione, cosa che nessun
maschio è più in grado di fare. Tutto questo naturalmente solo in teoria, in
attesa di ulteriori analisi. E poi volevo capire anche se la sua altezza è
collegata a questo problema o dipende da altri fattori. E' almeno venti
centimetri al di sopra dell'altezza media maschile. Alti come lui ce ne sono
ben pochi nel mondo. Questo lo rende particolarmente attraente e sensuale ma
mi fa pensare anche che la sua ipofisi, che è la ghiandola che regola la
crescita, funzioni in maniera differente da quella di tutti gli altri maschi e
che abbia quasi la perfezione che geneticamente abbiamo noi donne. Quindi io
devo studiarlo meglio Marzia. E' carino da morire, ti capisco, ma è solo un
maschio, un essere umano di seconda categoria” Marzia cominciava ad essere
veramente frastornata. Quello che le aveva appena riferito la sua amica andava
di pari passo con le idee fantascientifiche di Filippo e questo la rendeva
estremamente confusa
“ Fammi pensare un po' su questa situazione, Flavia. Non mi va che quel
ragazzo faccia da cavia, ma prima di darti una risposta voglio rifletterci
bene”
La commissaria si congedò dalla sua amica ed uscì dalla stanza mentre
Filippo si chiedeva cosa avessero le due donne da confabulare tanto. Era ovvio
che stessero parlando di lui ma non era riuscito a comprendere molto. Quando
qualcuna di quelle amazzoni si rivolgeva a lui scandendo bene le parole, non
aveva difficoltà a capire, ma se parlavano tra di loro in modo veloce non
riusciva più a capire la maggior parte dei concetti esposti. Per di più
stavolta le due donne avevano parlato anche a voce bassa e questo aveva reso
impossibile per lui captare qualcosa di quel discorso. In ogni caso aspettò
pazientemente che Marzia facesse ritorno pensando per tutto il tempo a come
uscire fuori da quella situazione. Non vedeva però via d'uscita. Da qualche
parte ci doveva pure essere una porta d'accesso, una porta dimensionale o
comunque diavolo si potesse chiamare quella cosa che poteva farlo tornare sano
e salvo a casa sua. Ma in che modo avrebbe dovuto cercarla? Non era uno
scienziato e non aveva la più pallida idea di come fosse giunto in quel
posto, figuriamoci se sapeva come andarsene. Pensò ai suoi genitori, a sua
fratello, agli amici, e gli venne un groppo alla gola. Non li avrebbe più
rivisti e soprattutto loro non avrebbero mai saputo che fine lui avesse fatto.
Il tempo passò lento con i pensieri di Filippo che andavano inevitabilmente
sulla situazione che stava vivendo, quando finalmente la poliziotta si
presentò nuovamente nella stanza con le braccia piene di sacchetti
“ Ho faticato a trovare qualcosa della tua taglia, sei così alto” esordì
Marzia porgendo uno dei pacchi al ragazzo “Ecco, indossa questo. E poi
tagliati la barba per bene” concluse dandogli un'altra busta contenente il
necessario per radersi e per lavarsi i denti indicandogli la porta che era
rimasta chiusa ed uscendo pudicamente dalla stanza. Filippo rimase da solo.
Provò ad alzarsi e notò immediatamente come il ginocchio gli desse solo un
leggero fastidio ma che riusciva a camminare abbastanza bene, poi si diresse
verso la porta indicatagli da Marzia e trovò effettivamente il bagno. Almeno
quello era apparentemente normale e lo usò per radersi e per lavarsi, quindi
ritornò dove c'era il letto ed aprì la busta che conteneva gli abiti
traendone fuori delle cose strane che il ragazzo fece fatica ad immaginarsi
addosso a lui. L'intimo era un perizoma maschile che indossò sorridendo e che
copriva ben poco delle sue parti intime, ma i pantaloni erano di una fibra
elastica che lo fasciavano in modo per lui disgustoso e la camicia era della
stesso tessuto e colore, un grigio perla chiarissimo. Sopra alla camicia
Marzia gli aveva comprato una giacca che però gli stava un po' corta di
maniche ma che aveva almeno un senso logico. Infine un cappotto lungo di color
antracite che era la cosa più normale tra quelle indossate e degli orrendi
stivali con un tacco piuttosto considerevole. Andò davanti allo specchio
rimanendo di sasso. Ma che schifo di moda c'era in quel posto, lui che era da
sempre abituato a vestire in jeans e scarpe da tennis. Chissà come avrebbero
riso i suoi amici vedendolo vestito in quella maniera. Marzia e Flavia però
non erano di questo parere ed appena entrarono rimasero a bocca aperta
“ Sei incantevole” gli disse la poliziotta avvicinandosi a lui e
sistemandogli il collo della camicia.
“ Io mi trovo ridicolo invece” rispose Filippo
“ Non sono di tuo gusto? Eppure sono vestiti di gran moda tra i giovani”
“ Non lo metto in dubbio. Ma la mia concezione di moda è diversa da questa.
Comunque la ringrazio per avermi comprato tutte queste cose”
“ Non devi ringraziarmi” tagliò corto la commissaria” ho preso l'impegno di
prendermi cura di te e lo sto facendo. E poi mi ha fatto piacere. Ora andiamo
però perché devo accompagnarti a casa mia e poi tornare in ufficio a
lavorare, ed abito piuttosto lontano”
Filippo si diede un’altra occhiata disgustata allo specchio. Avrebbe voluto spaccarlo dalla rabbia per ciò che vedeva ma soprattutto per la sua assurda situazione ma poi guardò le due altissime donne e si calmò. Ancora non poteva prevedere le loro reazioni ed un senso di impotenza lo pervase. Si avvicinò a Marzia con la testa china e la commissaria lo accarezzò teneramente
“ Vedrai che tutto si sistemerà. Non devi preoccuparti di nulla” La dottoressa Flavia rincarò la dose
“ Vai tranquillo, sei in buone mani” Filippo sorrise. Era assolutamente pazzesco quello che gli stava accadendo e se non fosse stato così preoccupato per i suoi cari in pensiero per lui, avrebbe goduto ogni istante di quello che stava vivendo, delle attenzioni e delle lusinghe che quelle donne straordinarie gli facevano. Alzò la testa per guardare la bella commissaria e poi attese che la donna gli dicesse cosa fare. Tutto sommato, poteva anche essere gradevole dipendere da una donna del genere.


Fine quarto episodio
DavideSebastiani
00giovedì 11 settembre 2014 17:04
Quinto episodio


Marzia prese per un braccio Filippo e lo accompagnò fuori dalla stanza.
Camminavano appaiati lungo il corridoio di quell'ospedale ed il ragazzo
cominciò a confrontarsi con la realtà di quel mondo così uguale ed allo
stesso tempo così diverso. C'era un viavai frenetico ed al contempo ordinato
in quell'ospedale e Filippo ebbe modo di incrociare diverse persone lungo
quel breve tragitto che lo portava fuori dall'ospedale. Le donne erano tutte
gigantesse e di questo ormai se ne era reso conto perfettamente. La loro
altezza variava da un minimo di un metro e ottanta fino a toccare i due metri,
tutte straordinariamente belle e vestite succintamente o comunque in maniera
sensuale. Non riusciva neanche a dare un'età a quelle meravigliose creature.
Anche quelle che sembravano più avanti negli anni avevano un fisico
strepitoso ed un abbigliamento tale da far rigirare qualunque maschio, degno
di ritenersi tale, del suo mondo. Incontrò finalmente anche parecchi uomini.
Erano, come aveva intuito dai discorsi di Marzia, di bassa statura. Il più
alto riusciva a malapena a sfiorare il metro e cinquantacinque centimetri
creando così un dislivello con le donne che li accompagnavano veramente
comico. Egli stesso, pur essendo notevolmente più alto di tutti gli altri
maschi che aveva incontrato, era in enorme imbarazzo accanto a Marzia che lo
superava di dodici centimetri almeno, ai quali si aggiungevano diversi
centimetri di tacchi. Incontrò anche un uomo che stava facendo le pulizie.
Evidentemente i lavori più umili erano destinati alle persone del suo sesso.
Ora si rendeva anche conto per quale motivo lui fosse considerato così
attraente dalle donne di questa dimensione. Lui che era un normale ragazzo di
aspetto gradevole nel suo mondo, in questo diventava un'autentica bomba sexy
ed in effetti aveva notato come tutte le donne che aveva incrociato non
avevano potuto fare a meno di osservarlo, magari di sottecchi visto che anche
lui era a fianco di una donna. Finalmente giunsero all'uscita dell'ospedale.
Davanti a loro ora c'era un enorme parcheggio con centinaia di autovetture,
tutte dall'aspetto stranissimo, almeno per lui. Marzia, sempre prendendolo per
un braccio, si diresse verso il parcheggio riservato alle auto della polizia e
lo fece salire sulla vettura. Entrato nell'abitacolo Filippo si guardò
intorno pieno di stupore. Quella vettura era una meraviglia tecnologica e da
questo sembrava ovvio che quel mondo amazzonico fosse più modernizzato
rispetto al suo. Magari i diritti civili erano inesistenti, almeno per quanto riguardava gli uomini, ma la tecnologia era un passo avanti. Appena la vettura si mise in moto, rimase con il naso attaccato al finestrino per osservare, come un bambino curioso, tutto quello che lo circondava e per prima cosa si rese conto che quella non era certo la Roma che conosceva, la città in cui era nato e cresciuto. Sembrava piuttosto una città come quelle dei film rosa americani degli anni cinquanta, con poco traffico, pulita, tutto il contrario della sua Roma, caotica, sporca, ma anche affascinante e piena di vita. Poi improvvisamente lo scenario cambiò e le costruzioni moderne lasciarono il posto a qualcosa che Filippo conosceva molto bene. Dovevano essere entrati nel centro storico di quella città ed il ragazzo rimase a bocca aperta ammirando la grandiosità di quello che nel suo mondo era considerato il monumento più famoso che esisteva: il Colosseo e nelle sue vicinanze il Foro Romano. Poi la meraviglia dell'arco di Costantino e giù in fondo a quella via ecco le Terme di Caracalla al termine del quale riconobbe senza esitazione il suo fiume, il Tevere. Chissà come si chiamavano tutti questi monumenti in questo mondo. Erano tutti uguali a quelli che conosceva anche se erano più curati, tutti in ottimo stato. Filippo continuava imbambolato ad osservare tutta quelle meraviglie mentre l'automobile di Marzia costeggiava il fiume. Ora alla sua destra riconosceva la Bocca della verità ed alla sua sinistra notava l'inconfondibile sagoma dell'Isola Tiberina, l'isoletta come era chiamata da tutti i veri romani. Tutto era però diverso intorno a qui monumenti, i ponti, le case, ma quella era senza dubbio Roma. Non la sua Roma ovviamente, ma qualcosa che assomigliava ad essa. La fantascienza, quando affrontava il tema dei mondi paralleli, li faceva
somiglianti. Anche le persone che vi abitavano erano semplici doppi, mentre in
questo, dopo un'era antica apparentemente simile, pur nella differenza dovuta
al fatto che le donne erano geneticamente superiori all'uomo, l'evoluzione era
stata quasi completamente diversa. Insomma, questa, pur essendo la Terra, era
un mondo alieno per Filippo. Attraversarono un ponte. Ora avrebbe dovuto
trovare Trastevere, ma la strada che percorrevano era larga, a tre corsie,
niente a che vedere con la via che conosceva sempre piena di traffico. Era
più che altro una via commerciale, con tanti negozi, bar e ristoranti, ma
ordinata e precisa, con tante bellissime donne che passeggiavano altere,
sprezzanti e sicure di se stesse e che accompagnavano uomini di circa
cinquanta centimetri più bassi di loro
“ Quelli che vedi sono quasi tutti turisti” disse Marzia interrompendo il silenzio ed i pensieri allucinati di Filippo “Vengono da ogni parte del mondo per visitare questa città” Filippo fece cenno alla commissaria di aver compreso. Del resto conosceva molto bene la situazione che, almeno in questo, non differiva molto dalla sua versione e si rimise ad osservare incuriosito tutto quello che lo circondava. Dovevano aver oltrepassato il centro storico perché ora lo scenario era di nuovo differente.
La gente era più scarsa, i negozi quasi inesistenti tranne degli edifici che
sembravano centri commerciali e le abitazioni erano decisamente più moderne.
Filippo continuava ad osservare, incuriosito sempre di più da quello strano mondo quando fu colpito da un gruppo di persone in circolo. Sembrava che
stessero osservando uno spettacolo di piazza ed il ragazzo chiese spiegazioni
a Marzia
“ No, non è uno spettacolo” rispose la donna fermando la vettura all'altezza
del capannello di persone “Vado a sincerarmi di cosa sta accadendo. Tu non
muoverti da qua”
Marzia scese dall'auto ed anche Filippo incurante dell'ordine impostogli fece
altrettanto, spinto dalla curiosità e, mentre la poliziotta si faceva largo
tra la folla sbandierando le sue generalità, poté osservare la scena: una
ragazza stava riempiendo di schiaffi un maschio piangente e sanguinante senza
che nessuno si facesse avanti per porre fine a quel massacro. La ragazza era
naturalmente alta, doveva superare il metro e ottanta, ma non altissima
considerando la media, ed il suo corpo statuario strideva con il suo volto da
bambina. Con una mano teneva fermo l'uomo e con l'altra lo picchiava senza
pietà, Marzia raggiunse i due e cominciò a parlottare con la ragazza e
questa lasciò per un attimo la presa sul ragazzo e raccolse una borsa che era
per terra vicino a lei traendone fuori qualcosa che doveva assomigliare a dei
documenti. Filippo spinto dalla curiosità chiese informazioni ad un tizio che
gli arrivava a malapena alla spalla pregandolo di parlare lentamente per
poterlo capire. L'uomo sembrò contento di poter spettegolare su qualcuno e
non si fece pregare
“Credo che il ragazzo abbia disobbedito a sua sorella. Ecco perché lo sta
punendo. Io li conosco un po' perché abitano vicino a casa mia e la signorina
non è la prima volta che punisce il fratello duramente. Lui deve essere un bel
po' ribelle”
“ Ma secondo te quanti anni hanno quei due?” incalzò Filippo
“ Il ragazzo avrà sui 25 anni e la signorina lo so per certo che ne ha tredici
La mamma è spesso fuori città per lavoro ed è lei che deve prendersi cura dei fratelli appena esce da scuola. Una brava ragazza con la testa sulle spalle al contrario di questo fratello. Lo sai che mi hanno detto che se l'è fatta con parecchie ragazze del quartiere? Ha proprio una brutta nomea”
Filippo si guardò intorno esterrefatto. Una ragazzina di tredici anni stava
picchiando a sangue il fratello che aveva il doppio dell'età e questa era una
brava ragazza? Osservò Marzia che controllava i documenti e pensò che almeno
questa vessazione avrebbe avuto fine ed invece la commissaria, terminato il
controllo, tornò indietro mentre la titanica ragazzina riprese imperterrita a
fare scempio di quel povero ragazzo. Lo alzò per il bavero della giacca
sbattendolo addosso al muro e riprese a schiaffeggiarlo più violentemente di
prima incurante delle grida di pietà e di scuse che uscivano dalla bocca del
fratello.
“ Ma che fa? Urlò il ragazzo alla poliziotta quando questa fu di fronte a
Lui “Non la arresta quella? Ma non vede che lo sta uccidendo?” Per tutta
risposta Marzia alzò il braccio e fece partire anche lei due violenti
schiaffi che si abbatterono come macigni sul volto di Filippo mandandolo
diversi metri all'indietro
“ Questo è l'ultimo avviso che ti do. La prossima volta mi arrabbierò sul
serio. Ti avevo ordinato di non muoverti ed invece sei sceso dall'auto. Io ora
ho il pieno diritto su di te, non costringermi ad esercitarlo. Se ti do un
ordine tu devi obbedirmi. Sono stata chiara?”
Filippo osservò la statuaria figura di Marzia e si rese conto che doveva
averla commessa grossa secondo i criteri di obbedienza che vigevano in questo
strano mondo e che finora l'aveva scampata forse proprio per l'attrazione che
la poliziotta provava per lui
“ Si signora, mi scusi” si affrettò a dirle impaurito “non volevo
disobbedirle. Il fatto è che non mi sono abituato ancora a queste situazioni.
Sono così strane per me”
“Ancora con questa storia” pensò Marzia spazientita, poi aiutò Filippo a
rialzarsi ed entrambi rientrarono nell'auto. Al ragazzo ancora bruciavano le
guance ed i suoi occhi erano umidi. Non voleva piangere ancora una volta, ma
alla fine dovette arrendersi ed iniziò a lacrimare senza riuscire a
controllarsi. Erano lacrime per gli schiaffi ricevuti che gli facevano ancora
girare la testa, ma erano soprattutto lacrime di impotenza. Impotenza nei
confronti di quella donna alla quale era costretto ad obbedire, lui che era
abituato a cavarsela da solo in ogni circostanza, ma anche impotenza alla
vista di quel ragazzo malmenato. Non riusciva a sopportare quella situazione e
la cosa lo faceva star male. Chiese spiegazioni alla commissaria
“Perché non ha arrestato quella ragazza che picchiava il fratello?”
“ E con quale scusa avrei potuta arrestarla? Era il fratello, non era un
estraneo. Poteva fargli tutto quello che voleva”
“ Io non capisco. Lei ha arrestato quelle tre che volevano violentarmi e non
può fare niente contro quella. Perché?” Marzia sembrava sempre più
spazientita. Possibile che questo ragazzo non fosse a conoscenza delle più
elementari leggi che regolano la vita tra maschi e femmine? O forse faceva
semplicemente l'ingenuo per avvalorare le sue tesi strampalate?
“ Perché quelle tre non avevano nessun diritto su di te” rispose infine
Sospirando “mentre quella ragazza è la sorella, una familiare e quindi la
responsabile. Perciò può fare quello che vuole con lui. Così come può
farlo una madre, una moglie o qualunque donna abbia pieni diritti su un
maschio. Gli stessi diritti che ho io adesso nei tuoi confronti da quando la
giudice ha firmato l'atto e che contemplano la totale obbedienza e
sottomissione da parte tua nei miei confronti-
“ Ma così lo ucciderà” insistette Filippo
“ Ed allora pagherà una multa salata. Questa è la legge che vige in tutto il
mondo e soprattutto nell'impero romano, ed io sono pagata per far rispettare
la legge” Filippo si lasciò cadere quasi senza forze sullo schienale
dell'auto. Dunque, se la poliziotta avesse voluto, avrebbe potuto ucciderlo, ed
era in grado di farlo senza il minimo sforzo, senza essere accusata di
omicidio, pagando una semplice miserabile multa. Ora si che lo sconforto si
era abbattuto su di lui. Ora si che era convinto che quello fosse l'inferno.
L'inferno degli uomini.

Fine quinto episodio

andybis
00lunedì 15 settembre 2014 23:33
wow, mi era sfuggito...grandioso!!!
DavideSebastiani
00martedì 16 settembre 2014 13:16
Grazie! I complimenti sono sempre bene accetti. Ed anche le critiche per chi lo ritenesse opportuno. Ecco per tutti comunque un nuovo episodio



Sesto episodio



L'uomo che venne ad aprire la porta poteva arrivare a malapena ad un metro e
cinquanta centimetri. Era leggermente stempiato ma il ragazzo non riusciva a dargli un’età precisa e dovette presumere che fosse intorno ai quarant'anni. Salutò ossequiosamente Marzia mentre Filippo osservava la dimora. A confronto a casa sua, questa poteva essere definita una reggia, mentre l'uomo, che Marzia aveva chiamato Claudio,gli mostrava le varie stanze.
Filippo pensò che la poliziotta doveva essere molto ricca per abitare in una
villa del genere, e questo era abbastanza strano per una persona che faceva un
lavoro che nel suo mondo, non è che fosse particolarmente retribuito. Ma forse
in questa dimensione essere una poliziotta, e per di più commissaria, aveva
tutto un altro fascino e tutta un'altra importanza. Aveva già perso il conto
di quante camere ci fossero e si stava guardando intorno quando la commissaria
lo prese per un braccio
“ Ti piace la mia casa o nella tua dimensione siete abituati a vivere in case
più lussuose?”domandò ironica Marzia “Comunque, da adesso in poi tu
abiterai qua, ti piaccia o meno. Ora Claudio ti mostrerà la tua stanza. Una
raccomandazione. Non uscire da casa per nessun motivo. Non hai documenti e
potresti essere immediatamente arrestato. Fra qualche giorno vedrò di
poterteli far avere, anche se non sarà facile a causa del tuo vuoto di memoria
e del tuo passato inesistente. In ogni caso potrai uscire solo se e quando io
ti darò il permesso di farlo. Per il momento aiuterai Claudio nelle faccende
domestiche e se hai bisogno di qualcosa rivolgiti a lui”
La poliziotta risalì in macchina pensierosa. Quello che le aveva detto la sua
amica dottoressa, aggiunto al fatto che quel ragazzo sembrava piovuto dal
nulla, avvalorava la tesi fantascientifica di Filippo. Ma sicuramente doveva
esserci una spiegazione plausibile a tutto questo. Marzia aveva sempre avuto i
piedi ben piantati per terra e sapeva benissimo che spesso la verità era molto
più semplice di quello che si poteva presumere ed anche in questo caso
sarebbe stato sicuramente così, ed avrebbe riso ripensando ai dubbi che quel
ragazzo le aveva impiantato. Tanto per cominciare poteva essere scappato dalla
moglie o dalla madre. Ogni tanto qualcuno ingenuamente ci provava ma venivano
immediatamente ripresi e riconsegnati alle loro legittime padrone. Dove
diavolo sarebbe potuto scappare un maschio da solo? In questi casi però c'era
sempre una denuncia di fuga, mentre nel caso di Filippo nessuna donna
reclamava la sua scomparsa. Aveva pensato di mettere una sua fotografia sul
giornale ma in quel caso, bello com'era, si sarebbero presentate migliaia di
millantatrici. C'era un'altra cosa strana. Nel caso il ragazzo fosse scomparso
volontariamente avrebbe potuto significare che fosse vittima di violenze domestiche. Non certo un lecito e sonoro schiaffone che ogni moglie riserva al proprio marito ma violenze ben più gravi, ma anche questa ipotesi era da prendere con le molle se non da scartare quasi completamente in quanto non
aveva notato segni particolarmente gravi sul suo corpo, a parte la lesione al
menisco e per esperienza sapeva che un maschio vittima di violenza domestica
aveva ben altri danni rispetto alla sciocchezza che aveva Filippo. Ma ora
doveva concentrarsi su altre cose e principalmente sul suo lavoro. Per la
prima volta da quando aveva cominciato le indagini su quegli orrendi delitti aveva in mano una pista da seguire: una donna era stata vista salire in macchina
all'ora del delitto proprio davanti alla casa di Valeria, moglie del povero
Lucio, l'ultima vittima. Ora finalmente poteva sperare di risolvere quel
maledetto caso che la stava tormentando.

Filippo si guardò intorno. La casa era arredata con uno stile sicuramente
diverso da quello delle case a cui era abituato. Un po' più pacchiano, in
linea con i gusti di questa gente in fatto di moda. A proposito di moda aveva
constatato come tutte le persone che aveva incontrato dal momento dell'uscita
dall'ospedale privilegiassero capi di abbigliamento aderenti e sensuali invece
di preferire capi che contassero invece sulla praticità, Questo valeva per le
donne, e questo gli aveva fatto venire il mal di testa a forza di notare donne
bellissime inguainate in pantaloni aderentissimi o in vestiti che arrivavano a
malapena a coprire il sedere, ma anche per gli uomini, soprattutto quando
erano accompagnati da una femmina. Sembrava che tutti gli abitanti di questo
mondo dessero un un'importanza più rilevante all'apparire invece che
all'essere. Un'altra cosa che aveva notato era come tutti, maschi e femmine,
pur nella loro differenza abissale di altezza avessero un fisico magro e
snello. Le donne naturalmente avevano erano molto più toniche e muscolose in
alcuni casi, ma mai grasse. Ci doveva essere qualcosa nel DNA di queste
persone che li rendeva tutti molto simili fisicamente. Oppure poteva anche
trattarsi di un' alimentazione molto attenta. Ritornò a guardarsi intorno ed
osservò di nuovo Claudio che invece indossava una tuta bianca piuttosto ampia
e comoda che doveva essere una specie di abito da lavoro. Doveva trattarsi del
tuttofare della casa e Filippo doveva essergli particolarmente antipatico
perché pur essendo trascorsa oltre mezz'ora non gli aveva ancora rivolto una
parola. Gli si avvicinò mentre era intento a pulire una finestra sopra uno
sgabello
“ Se vuoi posso darti una mano. Io ci arrivo facilmente”
“ Lo vedo. Ma non vorrei disturbarti” rispose l'uomo laconicamente e con una
punta d'ironia
“ Nessun disturbo. Potremmo diventare amici visto che da oggi abito qui”
“ Amici io e te? Di solito quelli come te non hanno amici come me”
“ Perché come sono quelli come me?” domandò Filippo sgomento
“ I maschi come te possono avere tutto. Potete vestirvi alla moda e tutte le
donne farebbero a gara per uscire con maschi del genere”
Filippo aveva voglia di scoppiargli a ridere in faccia ma si trattenne. Non
riusciva proprio ad abituarsi all'idea di essere visto come una bellezza fuori
dal comune e questo, in certe situazioni, poteva farlo sentire molto
compiaciuto ma in altre lo faceva sentire particolarmente a disagio. Cercò
di rispondergli con un tono molto mite
“ Ascolta Claudio! Io non sono quello che tu pensi. Ho avuto un incidente ed
ho perso la memoria. Probabilmente sono straniero e non ho nessuno. Quindi
come vedi la mia vita non è proprio come tu credi. La signora Marzia mi ha
accolto in casa sua ma questo non significa che.....”
“ Che tu sia straniero si nota da come parli. Piuttosto, davvero non hai nessuno? Nessuna donna che si prenda cura di te? E come fai?”
“ Non lo so proprio” rispose Filippo senza dar troppe spiegazioni che Claudio
non avrebbe mai potuto capire “Se non fosse stato per la signora Marzia adesso
starei in una comunità per maschi soli”
“ Oh per tutte le Dee, no. Una comunità sarebbe la fine per te. Oh povero ragazzo, non sapevo. Mi dispiace” concluse Claudio e il fatto che lui fosse in quello stato, solo e confuso, fece cadere quella barriera di antipatia che Claudio aveva istintivamente creato e, mentre i due uomini si dedicavano alle pulizie della casa, ebbero modo di parlare di molte cose, soddisfacendo così molte delle curiosità che Filippo ancora aveva. Come aveva immaginato, Claudio era davvero il tuttofare di Marzia. Lui si dedicava alle pulizie, ai pasti, a fare la spesa ed a tutte quelle cose che una donna non faceva mai. Era sposato con quattro figli e quello stipendio che prendeva faceva molto comodo alla moglie che aveva un lavoro poco remunerativo. Aveva scoperto anche che Marzia invece veniva da una famiglia nobile e molto ricca e molte altre cose. Ora Filippo aveva un quadro più preciso della situazione anche se erano ancora tanti i quesiti ai quali avrebbe voluto dare una risposta. Di una cosa però si era reso conto perfettamente. Dalle parole di Claudio si evinceva come i maschi accettassero passivamente la loro sottomissione alle donne come se fosse la cosa più normale del mondo.
Addirittura Claudio parlava con orgoglio di come la moglie lo facesse rigare
dritto e di come lo picchiasse qualora gli fosse capitato di disobbedirle,
seppure involontariamente. Raccontò a Filippo di come una volta, mentre sua
moglie stava giocando a carte con tre sue amiche, servì a tavola del vino per
le quattro donne facendo però cadere inavvertitamente un bicchiere,
macchiando l'abito di una delle amiche di sua moglie e di come fu poi punito
duramente per questa mancanza venendo picchiato davanti alle altre tre donne
“ Ma non poteva fare altrimenti” la scusò “Avrebbe perso l'orgoglio davanti
alle sua amiche” concluse poi come se fosse la cosa più logica
“ Ma tu la ami?” lo interrogò Filippo
“ Certo che la amo. La signora Silvia è mia moglie ed io ho il dovere di far
tutto quello che lei mi ordina. Se poi sbaglio è giusto che io venga punito. E
sono molto orgoglioso della sua autorità nei miei confronti. E' una donna
forte, a volte dura, ma io mi sento protetto quando sto accanto a lei. Le
donne moderne sono più morbide, fanno decidere anche il loro uomo, lo fanno
vestire in modo sensuale, come ad esempio sei vestito tu, ma io sono
all'antica. Mi piace dover dipendere completamente da mia moglie”
Filippo ascoltò attentamente le parole di Claudio. Aveva bisogno di sapere
come doversi comportare con Marzia e l'aiuto di quell'uomo era basilare.
“ Sono contento che tu sia felice con tua moglie” rispose infine il ragazzo
“ Quindi lei non ti fa vestire in questa maniera” aggiunse indicando il
vestiario che indossava
“ Assolutamente no! Non vuole che mi metta in mostra. Non sono certo bello,
non sono più un ragazzo, ma secondo me andare in giro così è rischiare
grosso di venire violentati. I ragazzi di oggi sembrano fare a gara nel farsi
mettere le mani addosso dalle femmine e questo io lo trovo disdicevole”

Claudio finì il suo sfogo e poi preparò il cibo per il pranzo. Ormai Filippo
si era fatto un'idea ben precisa almeno per quanto riguardava il rapporto tra
uomini e donne e ne era naturalmente sconvolto. Come avrebbe fatto a resistere
a tutte queste prevaricazioni? Lui non era un uomo felice di essere dominato,
così come lo era Claudio e, malgrado le sue attenzioni nel comportamento da tenere, aveva paura di non potercela fare a resistere in quel mondo. Ma nel frattempo era pronto il pranzo e Filippo aveva una fame stratosferica visto che non mangiava da diverse ore ed ingoiò tutto con appetito. Almeno nel cibo non
c'era nessuna differenza: pasta pollo e verdure erano come li conosceva lui.
Almeno era sicuro che in questo mondo non sarebbe morto di fame. Al termine
del pranzo gironzolò per la villa. Avrebbe dato qualsiasi cosa per una
sigaretta e forse quella, se non altro, era l'occasione giusta per smettere di
fumare. Continuava ad osservare incuriosito tutto quello che lo circondava e
ad un certo punto la sua attenzione fu attirata dalla biblioteca di Marzia.
Era una stanza tutta dedicata ai libri. Ce ne dovevano essere a centinaia,
forse migliaia. Ne sfogliò alcuni che riconobbe immediatamente. Parlavano di
diritto latino e lui che era laureando in giurisprudenza conosceva bene quella
materia. Erano scritti in italiano, almeno così definiva quella lingua che
probabilmente in questo mondo altro non era che un latino modernizzato.
C'erano in realtà piccole differenze ma, tutto sommato, faceva meno fatica a
leggere che a capire le loro parole. Il suo sguardo si posò poi su un atlante
e aprendolo e leggendolo si fece un'idea quasi definitiva di quale fosse la
situazione economica e politica di quel mondo. Se fino a quel momento era
andato avanti per ipotesi, ora sapeva. Sapeva che anche quella era la Terra.
La cartina geografica di tutto il mondo non lasciava alcun dubbio. I
continenti, gli oceani, le montagne, tutto era come Filippo aveva studiato a
scuola, come aveva conosciuto ed in alcune occasioni anche visitato. Ma se la
geografia fisica era identica, la geografia politica era completamente
differente. L'Impero Romano ad esempio si estendeva a nord fino alla Germania,
ad ovest comprendeva la Francia e la penisola iberica e ad est l'ex
Jugoslavia, la Grecia e la Romania. Poi c'erano le altre nazioni. Ad est il
grande Impero Mongolo comprendeva la Russia e parte dell'Europa orientale. A
nord la Scandinavia e la Danimarca formavano il Regno Vikingo mentre
naturalmente la Bretagna era la Gran Bretagna ed in America gli Stati Uniti e
parte del Canada non erano altro che possedimenti britannici d'oltremare. In
medio oriente ed in gran parte dell'Africa del nord si estendeva l'immenso
Impero Arabo mentre in Asia anche in questo mondo Giappone e Cina erano le
potenze dominanti.

Filippo lesse avidamente le notizie riguardanti tutti questi territori e
rimase colpito soprattutto dalle notizie che riguardavano l'Impero Arabo. In
quei posti era ammessa la poligamia ed ogni donna poteva sposare diversi
uomini che naturalmente non avevano alcun diritto. Non potevano mostrare in
pubblico il loro volto pena l'uccisione immediata ed erano considerati poco
più di semplici strumenti sessuali e di procreazione. Ma la costante era che
in tutto il mondo le donne avevano il comando e gli uomini erano semplicemente
oggetti nelle loro mani. Anzi, l'Impero Romano poteva essere considerato come
uno degli stati con uno dei più alti gradi di tolleranza nei confronti dei
maschi, al pari del progredito Regno Vikingo e della Britannia con i suoi
possedimenti. Ma in compenso c'era la pace. Non leggeva in quel libro notizie
di guerre attuali o anche recenti in nessuna parte di quel mondo, un mondo
scarsamente popolato al contrario del suo, e che non superava globalmente il
miliardo di persone. Anche Roma, pur essendo la città più grande dell'Impero,
sfiorava a malapena il milione di persone, pur essendo ampia come la città che
lui conosceva ed in cui era nato, che ne contava almeno il triplo. Aprì e
lesse altri libri, divorato da una curiosità che cresceva sempre più man mano
che immagazzinava notizie riguardanti quel mondo, senza accorgersi che si era
fatta sera. Da lì a breve sarebbe rientrata Marzia e Claudio lo avvertì di
tenersi pronto in quanto alla commissaria piaceva mangiare in perfetto orario.

La commissaria Marzia era piuttosto soddisfatta. In quel giorno aveva fatto
dei passi da gigante nelle indagini grazie alla testimonianza di una persona
che aveva notato la probabile assassina il giorno del delitto, e che aveva
soprattutto notato la marca ed il colore dell'auto sulla quale era poi salita.
Questo restringeva notevolmente la ricerca e con un po' di fortuna avrebbe
potuto risolvere il caso. Quella donna aveva fatto il primo passo falso della
sua storia criminale. Ma forse il fatto che fosse su di giri non era dovuto
soltanto al fatto professionale. A casa la aspettava un ragazzo strano ma che
le piaceva enormemente e le faceva battere il cuore così forte che forse,
come le aveva predetto la sua amica Flavia, se ne stava veramente innamorando.
Certo, oltre ad essere strano era anche indisciplinato ed avrebbe dovuto
faticare un bel po' per metterlo in riga, ma era sicura che con qualche
ceffone, senza fargli troppo male, e con qualche giusta punizione, lo avrebbe
domato. Ma prima doveva conquistarlo. E a questo riguardo aveva ancora molti
dubbi. Lei gli sarebbe piaciuta? Era un ragazzo talmente bello che avrebbe
potuto scegliere qualsiasi donna, perché avrebbe dovuto accontentarsi proprio
di lei? D'altronde una delle poche cose consentite ai maschi era proprio la
facoltà di poter scegliere una donna, di accettarla come corteggiatrice oppure
di rifiutarla. E lei aveva timore di essere rifiutata, malgrado nel passato
fosse sempre stata molto disinvolta nel conquistare il maschio di turno.
Comunque, quella sera Marzia lasciò il commissariato prima del solito, senza
fare ore di straordinario come era abituata a fare, lasciando in ogni caso
l'ordine categorico di essere avvertita qualora le indagini avessero portato
qualche novità degna di nota. Percorse la strada che la separava da casa sua
ragionando su come comportarsi con Filippo. Si trovava in una situazione
anomala. Aveva la piena responsabilità su di lui ed in teoria poteva anche
obbligarlo a diventare il suo ragazzo, ma decise di non esercitare questo
potere e cercare di conquistarlo nella maniera tradizionale. Arrivata sotto
casa, parcheggiò l'auto nel suo garage privato e poi si diresse verso la porta
di casa sua dove ad attenderla c'erano Claudio e Filippo. Claudio la salutò
come al solito con molta riverenza, ma anche Filippo sembrava ben felice di
rivederla, e questo le aprì il cuore perché anche lei era molto ansiosa di
rivederlo. Talmente ansiosa che non si accorse che c'era una macchina
parcheggiata di fronte alla sua abitazione, dello stesso modello e dello
stesso colore di quello che la testimone aveva visto durante l'ultimo
omicidio. All'interno dell'auto una donna era intenta a scattare fotografie
alle tre persone che erano all'entrata di quell'abitazione ed appena la porta
si chiuse accese il motore e soddisfatta se ne andò verso casa sua.
Soddisfatta perché quel quartiere sembrava proprio l'ideale per quello che
aveva intenzione di fare, così silenzioso e con poche persone in giro, fatto
di piccole villette isolate l'una dall'altra, molto simile a quello situato
dall'altra parte di Roma dove aveva violentato ed ucciso Lucio. Ma soddisfatta
anche perché l'ultima fotografia fatta aveva immortalato un uomo che forse
poteva essere il marito della donna appena tornata dal lavoro, di rara
bellezza. Non aveva voglia di vederle adesso quelle foto. Le avrebbe messe
prima sul suo computer e poi se le sarebbe gustate con calma, come aveva
sempre fatto. Stette attenta a non fare infrazioni al codice per timore di
essere fermata dalla polizia stradale che, con tutte quelle fotografie,
avrebbe potuto sospettare di lei e di conseguenza risalire poi proprio a lei
come l'assassina che terrorizzava i maschi di Roma. Arrivò con calma quindi
sotto casa sua dove parcheggiò. Non era un bel quartiere quello dove abitava.
Niente a che vedere con quello dove aveva abitato fino a poco tempo prima e
neanche con quello dove aveva appena scattato le foto. Era anche questo un
quartiere periferico, situato nella zona sud, ma decisamente più degradato.
Palazzoni di sette o otto piani, case piccole, al massimo di tre stanze, dove
vivevano famiglie di operaie, piccole artigiane, che facevano fatica a portare
a casa uno stipendio tale da mantenere adeguatamente tutta la famiglia. O
addirittura come lei che campava grazie al sussidio di disoccupazione.
Insomma, in quel posto si concentrava, ben lontano dal centro ricco e
sfavillante, molta della povera gente che abitava a Roma. La donna entrò in
casa mentre un giovane uomo stava ai fornelli intento a preparare la cena.
L'uomo lasciò per un attimo le sue faccende e si precipitò a salutare sua
moglie
“Bentornata a casa signora Patrizia” esordì l'uomo. Poteva avere poco meno
di trent'anni, alto sul metro e cinquantacinque ed era vestito in modo molto
sensuale con un pantalone aderente che lo fasciava in modo provocatorio ed una
camicia elastica aperta sul davanti
“ La chiami casa questa?” rispose la donna acidamente. Poi soffermò lo
sguardo su di lui e la rabbia la inondò. Con la sua mano destra prese l'uomo
per il mento sollevandolo senza nessuna fatica” E tu perché ti sei vestito in
questa maniera? Sei uscito così per farti notare da qualche donna?” proseguì
piena di gelosia
“ No signora Patrizia, glie lo giuro. Mi sono vestito così per lei. Ho
indossato questo completo che lei mi ha regalato per il nostro anniversario
due anni fa solo per farle piacere” L'uomo era terrorizzato. Era sollevato da
terra per circa cinquanta centimetri e la forte mano di sua moglie gli
procurava un dolore indicibile oltre a creargli difficoltà nel parlare. Le
lacrime cominciarono a scendere copiose dal volto di Costantino che continuava
ad implorare sua moglie di lasciarlo andare. Sapeva che Patrizia, da quando
aveva perso il lavoro poco meno di due anni prima, era diventata un'altra
donna, cattiva e violenta, completamente differente dalla splendida femmina di
cui si era innamorato e che aveva sposato. Da allora le cose erano peggiorate
giorno dopo giorno fino a che i sesterzi erano terminati ed avevano dovuto
lasciare la loro casetta pulita e decente per venire ad abitare in questo
quartiere povero e pericoloso. Da allora erano cominciate le violenze ripetute
su di lui e quella sera, per evitarle, si era vestito con quel completo che
sua moglie gli aveva regalato quando ancora le cose fra di loro erano
perfette e Patrizia era un'ottima moglie che lo amava e che, a parte qualche
doverosa eccezione, non gli metteva mai le mani addosso. Ma tutte le cose
belle erano passate ed ora era lì, con i piedi penzoloni a rischiare la vita
nella morsa d'acciaio di sua moglie.
“ Rispondimi o ti ammazzo” continuò imperterrita la donna “Hai fatto lo
stupido con qualcun'altra?”
“ No signora! Lo giuro! Ho indossato questo solo per lei, per piacerle” ripeté
ancora una volta singhiozzando Costantino
“ Volevi piacermi? Ed allora preparati!” ringhiò Patrizia lasciandolo cadere
in terra. Gli ordinò di andare a spegnere i fornelli per poi prenderlo per un
braccio, trascinarlo con se nella loro camera e gettarlo pesantemente sul
letto. La donna si avventò sul marito e dopo averlo spogliato prese dal
comodino la siringa per iniettargli il farmaco, dopo di che, appena la
medicina iniziò il suo effetto, lo possedette violentemente
“ Accendimi una sigaretta e poi vai a finire di prepararmi la cena” ordinò
Patrizia al marito dopo aver finito di scoparlo, e questi tremante le obbedì.
Le accese la sigaretta e poi tornò in cucina per rimettersi di nuovo ai
fornelli. Sapeva benissimo che la sua vita era appesa ad un filo e l'unica
speranza di uscire vivo da questa situazione era quella che la moglie trovasse
un lavoro che lei ritenesse degno. A quel punto forse avrebbe potuto ritrovare
se stessa e di conseguenza tornare ad essere la donna che aveva conosciuto. Ma
per il momento la sua vita non valeva un sesterzio ed in quelle condizioni non
avrebbe potuto resistere per molto. Costantino finì di preparare la cena per
Patrizia e la servì ossequiosamente, così come doveva un marito nei confronti della propria moglie, sperando che lei gradisse il cibo preparatole.
Ma Patrizia ormai aveva perso il buon umore che aveva prima di entrare a casa,
ed a poco le era servito fare l'amore
“ Che schifo è questo?” urlò al marito alzandosi e mettendosi dinanzi a lui
con le mani sui fianchi evidenziando in tal modo l'enorme differenza fisica
esistente tra i due “Ho sposato un buono a nulla” proseguì la donna “un
idiota che non è neanche capace di cucinare per sua moglie”
“ Ma i soldi sono pochi signora” si difese Costantino, ma questo servì solo
ad innervosire ancora di più Patrizia che fece partire un violento schiaffo
che alzò di peso l'uomo mandandolo a sbattere alcuni metri più in là.
Naturalmente sapeva bene come picchiarlo. Ad ogni donna veniva insegnato fin
da bambina come far uso della propria forza senza uccidere un maschio e senza
causargli lesioni permanenti senza volerlo. La differenza fra il sesso forte e
gli uomini d'altronde era talmente consistente che qualunque bambina di dieci
anni avrebbe potuto stritolare un paio di uomini adulti senza neanche
sforzarsi troppo. Ed era per questo che a scuola le avevano insegnato come
dosare la propria forza in modo da poter picchiare e punire violentemente un
maschio senza però togliergli la vita
“ Che cosa vorresti dire col fatto che mancano i soldi? Mi stai accusando per
caso che non riesco a mantenerti?” disse con rabbia Patrizia avvicinandosi
verso il povero Costantino
“ No signora” si scusò tremante l'uomo Non l'ho mai neanche pensato. A me va
bene così. A me va bene tutto quello che lei fa” Ma nonostante Costantino la
implorasse, Patrizia lo raggiunse, lo prese per i capelli e gli mollò altri
due ceffoni che fecero volare di nuovo l'uomo per la stanza. Costantino provò
a rialzarsi, malfermo sulle gambe e con il volto sanguinante ed appena riuscì
a farlo fece un paio di passi in direzione di sua moglie per poi gettarsi ai
suoi piedi
“ Mi perdoni signora” la implorò nuovamente “la prego, non succederà più”
Patrizia arrivò di fronte al marito tremante, lo sollevò ancora una volta
per poi stringergli la gola con la stessa mano con cui lo sorreggeva quel
tanto che bastò per fargli perdere i sensi, quindi lo gettò di lato come se
si trattasse di un abito vecchio dirigendosi poi in camera sua e accendendo il
suo computer.
Aveva perso completamente la fame ed era ancora molto arrabbiata nei confronti
del marito e non solo per quello che era accaduto quella sera. Alcuni giorni
prima aveva avuto addirittura l'ardire di chiederle di poter andare a
lavorare. I maschi erano molto richiesti come casalinghi dalle donne single ed
in questo modo avrebbe potuto aiutarla economicamente. Per lei questo era
stato un ulteriore affronto. Suo marito sarebbe dovuto rimanere a casa a fare
le faccende domestiche per lei, non per un'altra donna. Anche se i soldi
stavano ormai per finire, non avrebbe mai accettato un'eventualità del genere.
Avrebbe forse venduto la casa in campagna che le aveva regalato sua suocera
come dono di nozze, ma un marito che lavorava per un'altra no.
Si mise seduta davanti al suo computer ed inserì le fotografie appena fatte
osservandole tutte con attenzione, soffermandosi però sull'ultima che aveva
fatto e che ritraevano una donna entrare in casa attesa da due uomini. Uno era
sicuramente il domestico avendo indosso una tuta da lavoro, ma l'altro....
Ingrandì la foto ed ora l'altro maschio era ben visibile. Era meraviglioso.
Alto, bello, statuario, vestito all'ultima moda. Aveva scelto. Quel ragazzo
sarebbe dovuto essere suo. Lo avrebbe preso con la forza e dopo averlo
violentato avrebbe spremuto le sue ossa e la sua bella testolina fino a farla
diventare piatta. Ed al solo pensiero di questo sentì il desiderio di
toccarsi, il suo corpo fremere e questo le bastò per raggiungere un potente
orgasmo che la fece accasciare sulla sedia con le gambe aperte e gli occhi che
strabuzzavano. Ma questo sarebbe stato niente in confronto a quando avrebbe
avuto quel ragazzo tra le sue mani.


Fine sesto episodio
Lorenzoslave
00mercoledì 17 settembre 2014 18:04
cavolo che bello! La fantascienza e il femdom che si fondono. Ci sarà anche una bella sessione in cui una delle amazzoni fa leccare i suoi tacchi al protagonista?
DavideSebastiani
00giovedì 18 settembre 2014 17:36
No, amico mio, anche perchè questo racconto non si basa proprio sul femdom ma piuttosto sulla ginarchia che, come saprai, sono due entità differenti anche se facenti parte della stessa famiglia. E quindi non ci saranno amazzoni che faranno leccare i propri tacchi ma se ti piace il potere femminile assoluto, in tutte le sue forme, allora è un racconto da leggere perchè è differente da tutti quelli scritti finora su questo argomento.
Perdonate l'immodestia.
Continuate a postare i vostri giudizi. Mi piace tanto sapere che c'è chi mi legge
DavideSebastiani
00venerdì 19 settembre 2014 13:59
Settimo episodio



La cena fu molto formale con Claudio che serviva a tavola nella sala da pranzo
e durante la quale Marzia si informò su come Filippo avesse trascorso la
giornata ed il ragazzo la mise al corrente di come avesse curiosato tra i
libri, sperando che almeno quello non fosse proibito
“ E lei, signora? Com'è andata al lavoro?”
“ Molto bene” rispose sorridendo la commissaria, felice di vedere come il
ragazzo s'interessasse del suo lavoro, cosa che i maschi facevano piuttosto raramente “Oggi è stata una giornata positiva” prosegui’ la donna “ma non voglio annoiarti con cose da donne. Tu piuttosto. Continui a chiamarmi signora, ma come vedi io non sono sposata. Vorrei che tu mi chiamassi signorina, lo preferisco” Filippo annuì con la testa prendendo atto di come la formalità fosse una cosa importantissima in quel mondo. Il trillo del campanello della porta d'ingresso interruppe il discorso ed i pensieri di Filippo. Claudio, dopo essere andato ad aprire, si presentò davanti a Marzia
“ E' mia moglie che è venuta a prendermi. Posso andare oppure ha ancora
bisogno di me?”
“ Certo che puoi andare, ma intanto falla accomodare che così la saluto”
Claudio scomparve per alcuni secondi riapparendo poi con Silvia, la moglie. La
donna era esattamente come tutte le altre che Filippo aveva avuto modo di
conoscere. Alta forse anche più di Marzia, aveva una corporatura da
body-builder, con due braccia che potevano stritolare un uomo come se fosse un
grissino e pensò a come potesse sentirsi Claudio nelle mani di quella donna.
Il volto era truccato abbastanza pesantemente ed anche nel suo caso il corpo
era fasciato da un pantalone elasticizzato che metteva in grande risalto la
potente muscolatura delle gambe. Dai lineamenti del viso si notava come non
doveva essere più giovanissima, ma sicuramente una donna del genere
nell'universo di Filippo avrebbe fatto faville ed avrebbe fatto voltare tutti
gli uomini che incontrava. Marzia si alzò andandole incontro e salutandola
“ Vieni Silvia, accomodati” le disse
“ Non volevo disturbarla commissaria. Claudio mi ha detto che lei aveva un
ospite stasera”
“ Non ti preoccupare, non mi disturbi affatto. Lui è Filippo ed è un ragazzo
che ho incontrato ieri sera dopo che ha fatto uno strano incidente. Ha perso
la memoria e per il momento non sa dove andare” riprese Marzia, poi
rivolgendosi al ragazzo gli intimò di alzarsi e di andare a salutare la nuova
venuta
“ Scusalo Silvia, ma insieme alla memoria ha perso anche le buone maniere. Se
hai altri due minuti ci prendiamo un bel caffè, tanto avevamo finito di
cenare, ci fumiamo una sigaretta, e poi ti porti via Claudio. Va bene?”
“ Va benissimo, grazie commissaria, lei ha sempre un'ospitalità squisita”
rispose Silvi “Però giusto due minuti perché torno adesso dal lavoro e sono
stanchissima, non vedo l'ora di andarmene a casa. Però, malgrado la
stanchezza, preferisco venire a prendere di persona mio marito. Non mi va che
prenda i mezzi pubblici da solo di sera con tutto quello che si sente in giro”
“ Ti capisco perfettamente Silvia” acconsentì Marzia “Sto appunto indagando
su un'assassina che se la prende con poveri maschi indifesi”
“ L'ho sentito dire in televisione. Quindi è lei che si occupa delle indagini
su questa pazza omicida?”
“ Sono proprio io” concluse Marzia mentre Claudio versava il caffè prima alle
due donne e poi a Filippo.
penso’ sorridendo il ragazzo. Silvia fece poi un cenno a suo marito che si precipitò ad accenderle una sigaretta ed altrettanto fece poi con Marzia, Filippo osservava quella scena chiedendosi come facesse quel pover'uomo ad essere felice di fare il servo a quella gigantesca donna. Certo, dietro a questo c'erano millenni di storia che
avevano relegato il maschio in quel ruolo, c'era una differenza fisica enorme
a favore della donna che non consentiva a nessun maschio di poter ribaltare
quella situazione. Ma lui che veniva da un'altra realtà, come avrebbe potuto
mai accettare una cosa simile? Malgrado fosse trascorso solo un giorno da
quando si trovava in quel mondo aveva imparato presto che malgrado l'istinto
gli suggerisse di fare altre cose, doveva invece obbedire e sottomettersi alle
femmine. Non aveva mai avuto nessuna idea di quel genere, nella sua vita.
Sapeva che c'erano tanti uomini che avrebbero adorato vivere in un mondo
simile, ma lui aveva sempre avuto un certo predominio in ogni rapporto che
aveva avuto, pertanto aveva diverse difficoltà ad inserirsi in un contesto
simile. Però c'era Marzia. E questo non era un elemento di poco valore.
Terminata la sigaretta, Silvia prese per la mano Claudio e si accomiatarono.
Filippo si ritrovò quindi da solo con Marzia senza però avere la minima idea
di cosa fare. Aspettava che la donna gli desse un ordine e soprattutto sperava
che la poliziotta si avvicinasse a lui. Non sapeva minimamente come fosse
l'approccio in quel mondo, ma aveva la certezza di piacerle. E se avesse fatto
il primo passo lui? Troppo pericoloso. Doveva aspettare che fosse lei a
prendere l'iniziativa, ma la donna lo invitò semplicemente ad andare in
camera sua. Il ragazzo cercò di nascondere la delusione, la salutò e si
diresse nella stanza assegnatagli dove trovò sul letto un pigiama e sullo
sfondo un televisore di gigantesche dimensioni. Accanto a questa meraviglia
tecnologica un paio di occhiali per vedere lo schermo in 3D.
Ebbe un po' di difficoltà col telecomando, ma alla fine riuscì ad accendere
la televisione e, inforcati gli occhiali, si trovò ad assistere ad uno
strano sport che assomigliava alla pallamano. Le due squadre erano formate
naturalmente esclusivamente da donne e doveva trattarsi di uno sport molto in
voga perché lo stadio era affollatissimo di tifose urlanti. Rimase a guardare
quello sport a lui sconosciuto ma il suo pensiero non poteva non andare a
quella splendida donna di nome Marzia che, dal canto suo, era appena entrata nella sua camera. Si guardò allo specchio dubbiosa e con il cuore in tumulto. Possibile che un maschio le potesse fare quell'effetto? Al diavolo tutte le precauzioni. Doveva entrare in camera sua e poi qualcosa le sarebbe venuto in mente. Bussò alla porta socchiusa e poi fece capolino
“ Ti disturbo Filippo?” Il ragazzo la vide apparire e subito il suo cuore
andò in agitazione. Ovviamente rispose di no e la donna entrò nella sua
camera. La guardò incedere verso di lui con quel suo pantalone aderente che
metteva in risalto un fisico che doveva essere perfetto. Aveva sciolto i
capelli che faceva ondeggiare mentre faceva quei pochi passi che lo dividevano
da lui, per poi sedersi accanto, sul letto. Filippo pensò che quella donna
fosse la personificazione stessa della bellezza e adesso, standole accanto,
poteva quasi sentire l'odore della sua pelle. Ammirava quegli occhi verdi che
lo osservavano a sua volta e sentiva perdersi nelle profondità di quello
sguardo intenso e meraviglioso. Avrebbe voluto avvicinarsi ancora di più,
anche se le loro gambe già si toccavano, avrebbe voluto baciarla, toccarla,
prendere l'iniziativa, ma sapeva anche che doveva usare molta cautela. Marzia
intanto continuava ad osservare quello splendido ragazzo seduto accanto a lei.
Doveva trattarsi di un dono divino e provò ad accarezzarlo sperando che non
fuggisse da lei
“ Sei bellissimo Filippo” gli disse infine la donna avvinandosi un po' di più a
lui. Marzia si fece definitivamente coraggio, gli prese la mano dolcemente e
poggiò le sue labbra su quelle del ragazzo che naturalmente rispose al bacio.
Tutti e due erano convinti di baciare la persona dell'altro sesso più bella
che fosse mai esistita ed in un certo senso avevano entrambi ragione. Ma era
Marzia quella tra i due che doveva agire in quanto Filippo non sapeva proprio
come comportarsi e si muoveva in modo impacciato. La giovane donna slacciò la
camicia del ragazzo continuando ad indugiare con la bocca sul suo collo e
passando la mano sul petto villoso di Filippo meravigliandosi di quanto
fossero folti. Malgrado la moda richiedesse da alcuni anni la depilazione,
Filippo non aveva mai voluto abbandonare la sua peluria che lo faceva così
maschio e Marzia sembrava adorare toccare il suo petto. Lo spinse poi
leggermente sul petto continuando a baciarlo mentre il giovane accettava la
parte remissiva con un piacere che non aveva mai provato prima. Gli erano
capitate nella sua vita un paio di ragazze piuttosto svelte che avevano preso
l'iniziativa con lui, ma questa donna lo faceva in modo diverso, con un senso
di delicatezza e protezione che lo stavano facendo impazzire
“ Ti ho desiderato dal primo momento che ti ho visto” gli sussurrò la donna
proseguendo poi a baciarlo. Ma appena si sdraiò sul suo corpo e sentì il
pene di Filippo ormai eretto si ritrasse improvvisamente
“ C'è qualcosa che non va?” chiese il ragazzo meravigliato
“ Certo che c'è qualcosa che non va” fece la donna esterrefatta indicando
l'erezione che era ormai ben visibile anche considerando i pantaloni aderenti
che indossava il giovane
“ Non capisco. Che cosa non va?”
“ Tu..... Lui.... è dritto”
“ E certo che è dritto. Ci stiamo baciando e toccando. Sarebbe anormale se non lo fosse, ma grazie al cielo non ho mai avuto questi problemi” rispose Filippo sempre più sgomento
“ Ma non che non è normale! Ancora non ti ho iniettato il farmaco”
“ Il farmaco? Ma quale farmaco? Io sono giovane e non ho bisogno di nessuna
medicina per fare l'amore” si risentì Filippo osservando la donna allibita.
Poi capì e proseguì “Vuol dire che per fare sesso i maschi di questo mondo
debbono prendere una medicina?”
Marzia fece cenno di si con la testa poi si rivolse al ragazzo
“ Tu non ne hai bisogno, vero?”
“ No, signorina Marzia. Se una donna mi piace lui si alza da solo” fece il
ragazzo indicando con lo sguardo il suo pene
Rimasero tutti e due in silenzio. Marzia soprattutto non sapeva più cosa
pensare. La sua amica, la dottoressa Flavia, aveva detto che c'era questa
possibilità, ma lei non le aveva voluto credere fino in fondo. Quindi aveva
ragione Filippo quando sosteneva che lui non faceva parte del suo mondo.
Oppure era semplicemente un ragazzo straordinario, dotato di facoltà del tutto
sconosciute agli altri maschi? In ogni caso, non aveva nessuna intenzione di
rinunciare a lui, venisse anche da Marte ed il modo in cui aveva risposto ai
suoi baci dimostrava in maniera lampante che il ragazzo ci stava. E poi aveva
detto che si eccitava se " una donna mi piace". Quindi lei gli piaceva. Lo
sollevò mettendoselo in braccio teneramente
“ Non mi importa niente chi sei e da dove vieni. Io ti voglio. Andiamo in
camera mia” Filippo si aggrappò al corpo di quella splendida amazzone
provando meravigliose sensazioni impossibili da raccontare. Era stupendo stare
tra le braccia di quella bellissima donna che stravedeva per lui. Si sentiva
desiderato in modo spasmodico, si sentiva protetto, si sentiva amato e la sua
erezione ormai era al culmine anche perché, mentre lo portava in braccio,
Marzia continuava a baciarlo sussurrandogli quanto gli piacesse. Lo depositò
nel letto posto nella camera della donna e poi gli tolse i pantaloni. Il pene
di Filippo ormai usciva abbondantemente dal minuscolo perizoma che proprio
Marzia gli aveva portato quella mattina e la giovane donna lo ammirò
estasiata per poi toccarlo dolcemente. Filippo ormai era arrivato al culmine
del desiderio. Sapeva che non poteva trattenersi ancora per molto tempo e mentre la mano di Marzia indugiava ancora sulle sue parti intime, avvertì la donna
“ Attenzione signorina, me ne sto venendo”
“ Co....Cosa vuoi dire?” chiese la donna balbettando e assolutamente incredula per lo spettacolo alla quale stava assistendo.
Filippo cercò con tutte le sue forze di trattenersi. Non sapeva quale sarebbe potuta essere la reazione di Marzia e sentì un brivido di paura salirgli per tutto il corpo
“ Voglio dire che se lei continua a toccarmi così io avrò un’eiaculazione” rispose Filippo ormai quasi allo stremo della resistenza. Ma Marzia non capiva. Un po’ per la particolarità del linguaggio del ragazzo e molto per la meraviglia di trovarsi di fronte ad uno spettacolo mai visto prima, non la fecero desistere e proseguì a toccare il pene del giovane sempre più vogliosa. L’inevitabile accadde e lo sperma fuoriuscì sporcando la mano della commissaria che osservò incredula
“ Madre di tutte le Dee, che cosa sta succedendo?” Marzia continuava a fissare
quella scena quasi a non volerla più togliere dalla sua mente “Non è possibile” ripeteva continuamente
“ Che cosa non è possibile?” domandò Filippo appena si riprese dall'estasi
“ Tu non puoi far uscire questa roba, non è normale”
Questa volta toccò al ragazzo meravigliarsi
“ Non capisco. Che cosa non è normale?”
“ I maschi non fanno uscire questa cosa. Sono cento anni che nessun
maschio è in grado di fare una cosa del genere. Io non avevo mai visto niente
di simile. E' ... ... meraviglioso!”
“ Vuol dire che un maschio non se ne viene? Non raggiunge l'orgasmo?”
“ Certo che no! Solo noi donne abbiamo questa opportunità. Il farmaco che ti
volevo iniettare serve soltanto per far diventare eretto il vostro pene per
un'ora, dando alle femmine la gioia di godere del vostro sesso, ma inibisce
tutte le possibilità di far uscire questa cosa appiccicosa”
“ E come fate per fare i figli?” domandò il giovane Ormai non riusciva a
sorprendersi davanti a niente. Ogni volta che una stranezza di questo mondo
gli si presentava davanti agli occhi e lui ne era esterrefatto, subito
un'altra cosa ancora più strana gli capitava tra capo e collo. Ma questa ...
Questa le batteva tutte. Marzia gli spiegò che circa cento anni prima, i
maschi ebbero un'involuzione fisica e soprattutto sessuale che li portò a non
poter avere erezioni. Questo periodo, chiamato " La grande sterilità ",
decimò la popolazione fino a che una brillante ricercatrice non trovò un
farmaco che ovviava a questa disperata situazione. Il ritrovato ebbe un
duplice scopo. Dopo aver rischiato l'estinzione, le donne ritrovavano il
piacere del sesso e della procreazione. Ma alcuni anni dopo il farmaco fu
perfezionato e causava si l'erezione del maschio, ma ne inibiva il piacere che
fu riservato esclusivamente alle femmine che così avevano il pieno controllo
anche dal punto di vista sessuale. Praticamente, il farmaco di seconda
generazione cancellava quasi ogni traccia di spermatozoi dal maschio,
inibendogli l'eiaculazione. Per la procreazione, il seme veniva tratto
direttamente dal testicolo dell'uomo e quando una donna decideva di diventare
madre, veniva inserito direttamente nell'ovulo femminile e fecondato. Appena
fecondato l'ovulo veniva estratto dall'utero della donna e la Grande Madre
provvedeva alla gestazione. La Grande Madre altro non era che un macchinario
che si era sempre più perfezionato negli ultimi anni e che era presente in
tutti gli ospedali del pianeta. Negli ultimi cinquant'anni la Grande Madre era
anche diventato un computer sempre più sofisticato che decideva il sesso del
nascituro in base al bisogno che ogni Paese aveva. Praticamente, se il numero
delle femmine era troppo superiore a quello dei maschi, la Grande Madre
obbligava le future madri a fecondare soltanto degli ovuli da cui sarebbero
poi nati dei maschietti fino a quando il numero era ristabilito. Ovviamente
ogni Stato agiva in base al suo bisogno. Nell'Impero Romano ad esempio
l'obbligo esisteva solo nei primi due figli. Al terzo la donna si riservava il
compito di poter scegliere il sesso del nascituro.
“ E' pazzesco” osservò Filippo “Tutto questo è contro natura. Non solo, è
fantascienza. Nel mio mondo non è possibile una cosa del genere. Ora capisco
perché non vedevo donne incinte. Ma a lei non piacerebbe far nascere una
bambina personalmente? Nel mio mondo questa è una delle cose più belle che
una donna possa fare”
“ Non lo so, non ci ho mai pensato. Mia nonna mi raccontava che sua nonna, che
aveva avuto dei bambini in questo modo aveva sofferto molto. E poi le donne si
sformavano perdendo molta della loro vigoria fisica, mentre in questo modo
rimangono sempre atletiche come si conviene ad una femmina. In quanto al fatto
che per te è fantascienza, forse significa semplicemente che siamo più
evolute. E poi proprio tu mi parli di fantascienza quando affermi di venire da
un mondo parallelo? “Filippo non tentò neanche di replicare. In fondo Marzia
aveva ragione. Più fantascienza di quella che stava vivendo non esisteva. E
poi questa mentalità era troppo diversa dalla sua per poter far ricredere
quella donna sulla vera gioia della maternità ed anche Marzia non cercò di
convincere il giovane sulla giustezza delle sue idee. Ormai aveva capito che
non era un ragazzo come tutti gli altri. Era ancora dubbiosa sul fatto che
provenisse veramente da un altro universo, anche se ciò che aveva visto aveva
scalfito molte delle sue certezze. Ma adesso quello che le interessava di più
era fare sesso con lui, sesso che era stato bruscamente interrotto prima dalla
fuoriuscita delle sperma che aveva riportato il pene di Filippo alle
dimensioni normali e poi dalla doverosa spiegazione che aveva dovuto dare al
ragazzo.
“ Ed ora?” s'informo la donna “Che cosa succede quando un maschio ha fatto
uscire già una volta quella cosa appiccicosa?”
“ Succede che ora tutto dipende dalla donna. Se lei vuole io dovrei riuscire
ad eccitarmi un'altra volta”
“ Se ti bacio così funziona?” domandò Marzia poggiando le sue labbra carnose
su quelle di Filippo e cominciando a spogliarsi. Quando poi si tolse il
reggiseno, il ragazzo rimase per qualche secondo ad ammirarla con la bocca
spalancata. Era di gran lunga il seno più bello che avesse mai visto in vita
sua. Neanche sulle riviste porno che sfogliava quando era un adolescente aveva
potuto mai vedere quello che per lui era semplicemente la perfezione. Grande
senza essere abnorme, ma dritto che sembrava fosse fatto di marmo, così
perfetto che il ragazzo dimenticò la prudenza gettandosi su quell'esempio
perfetto di femminilità
“ Che cosa fai?” gemette la donna meravigliata vedendo Filippo succhiare i
suoi capezzoli, ma poi lo lasciò proseguire beandosi di quella sensazione a
lei sconosciuta. Nel frattempo Filippo era di nuovo eccitato. La giovane età,
la bellezza della donna, la particolarità della situazione fecero si che dopo
solo pochi secondi il suo pene fosse di nuovo dritto e Marzia, ormai
completamente nuda si poggiò su di lui ed iniziò quello strano connubio tra
due mondi uguali eppure diametralmente opposti. Il rapporto fu per entrambi il
più eccitante che avessero provato nella loro vita ed entrambi, sia pure per
motivi diversi, dimenticarono la precauzione più naturale che si deve usare
in situazioni del genere. Marzia si rotolò soddisfatta sul letto ed ordinò a
Filippo di andarle a prendere una sigaretta. Era stato tutto stupendo anche se
decisamente strano. Vedere un maschio desiderare lei, una femmina, in quel
modo, era stata una sensazione nuova ed entusiasmante. Era solita fare sesso
con maschi quasi del tutto passivi, che non conoscevano il gusto dell'orgasmo,
ed ora invece ... .
Assaporava ancora il momento in cui aveva visto Filippo al culmine della
passione e questa cosa non le era affatto dispiaciuta, anzi. Come tutte le
altre femmine di tutto il mondo, aveva sempre pensato che fosse giusto che il
maschio non provasse particolari sensazioni durante un rapporto e che
l'orgasmo fosse destinato solo alle donne in virtù della loro superiorità.
Ma adesso non ne era più così sicura. Il modo in cui Filippo aveva
partecipato al rapporto le era piaciuto oltre ogni immaginazione, l'aveva
stimolata ancora di più ed aveva reso il sesso più completo.
Il ragazzo nel frattempo tornò da lei con la sigaretta
“ Posso accenderla io?” chiese alla commissaria
“ Ascoltami bene Filippo” fece la donna prendendogli la sigaretta di mano,
accendendosela ed aspirando voluttuosamente “Io posso anche credere a tutto
quello che mi hai detto e dopo quello che ho visto stasera non ho motivo di
ritenerti un bugiardo, ma se anche fosse tutto vero tu ora ti trovi nel mio
mondo. Posso fare qualche concessione, ma io sono una donna e tu rimani un
maschio. Pertanto le regole che vigeranno tra me e te saranno quelle di una
normale coppia” Marzia fece una breve pausa, abbassò il tono di voce ed
accarezzò il volto di Filippo per poi proseguire “Parlo di coppia perché vorrei che tu diventassi il mio ragazzo. Lo so che ci conosciamo da pochissimo tempo e non vorrei metterti fretta. Però quello che provo per te è un sentimento vero. Io vorrei prendermi cura di te in maniera definitiva, vorrei fare di te un uomo felice e capisco anche quanto questo possa essere complicato per te se quello che sostieni è vero. Pensaci se vuoi, puoi anche dirmi di no se non te la senti, ma se dovessi accettare ricordati che il mondo al quale appartieni ora è questo. E qui gli uomini obbediscono completamente alla propria donna e ... ..non fumano”
Filippo ascoltò le parole quasi sussurrate di Marzia. Se una donna di questa
bellezza gli avesse chiesto una cosa del genere nel suo mondo, avrebbe fatto
le capriole dalla felicità. Ma qui era diverso. Ce l'avrebbe fatta a
sostenere un simile rapporto di coppia? E se non avesse accettato quale
sarebbe stato poi il suo destino? In ogni caso avrebbe avuto comunque una
donna che lo avrebbe dominato, alla quale lui avrebbe dovuto obbedire e Marzia
almeno un po' la conosceva. Sapeva che era una persona che, malgrado lo
schiaffo pesante di quella mattina, aveva dei principi. Diversi dai suoi, ma
li aveva. E non era solo una questione di opportunità. Faceva fatica ad
ammetterlo a se stesso, ma anche lui provava qualcosa per lei. Certo, non
sapeva se fosse amore, anche perché la conosceva da poco più di 24 ore, ma
sapeva che quando stava vicino a lei il suo cuore batteva più velocemente,
che per tutto il giorno trascorso non aveva visto l'ora che Marzia facesse il
suo ritorno, e questa cosa non l'aveva provata con nessun’altra ragazza. Non aveva idea di come sarebbe stato il suo futuro, ma sapeva che voleva stare anche lui con quella donna talmente bella che non si sarebbe mai stancato di guardarla
“ Ho voglia anch'io di diventare il suo ragazzo” le disse infine
“ Oh tesoro! Fai di me la donna più felice del mondo” esclamò la commissaria
ebbra di gioia “Vedrai che non te ne pentirai. Farò in modo che questo mondo
diventi per te un paradiso. Un paradiso d'amore” La giovane donna prese il
viso del ragazzo tra le sue forti mani riempiendolo di baci. Era felice come
non lo era mai stata. Anche lei si sentiva in paradiso e quando si accorse
che Filippo, a causa dei suoi baci e della sua vicinanza, era di nuovo
eccitato, sorrise. Sapeva che l'attendeva un nuovo, lungo momento di passione
e di tenerezza.

Fine settimo episodio

DavideSebastiani
00lunedì 22 settembre 2014 15:28
Ottavo episodio


Per la sergente Licia Tarquini quella non era proprio una serata normale.
Quella sera Licia festeggiava il suo anniversario di matrimonio. Erano
esattamente ventotto gli anni della sua vita che aveva condiviso con Tullio,
il suo adorato marito e quella sera, appena smessa la sua divisa, era andata
a prenderlo ed erano andati a mangiare in un ristorante situato nella campagna
romana, famoso anche per i bei ragazzi che servivano ai tavoli. Certo, ogni
tanto aveva dato una sbirciata a quei giovani corpi maschili, ma nella sua
vita il suo cuore aveva battuto solo per Tullio. Aveva impiegato molto tempo
per conquistarlo, lei che era solo una giovane poliziotta. Lui era invece il
figlio di una famiglia benestante che all'inizio non aveva dato il permesso
per frequentarlo, ma poi era riuscita a far breccia nel cuore di Tullio e
nella stima di sua madre e mai una coppia era rimasta tanto affiatata per
tutti questi anni. Lui era stato un ottimo padre, sempre premuroso con i
figli, oltre che un marito devoto. Malgrado fossero passati tanti anni ne era ancora affascinata e lo desiderava quasi come il primo giorno. Avevano avuto tre
figli, i primi due maschi, mentre per il terzo aveva dovuto aspettare un bel
po' di tempo prima che la Grande Madre le desse l'approvazione per avere la
femmina, il suo orgoglio e l'erede del suo nome. Aveva sistemato i due figli
maschi che erano già sposati da alcuni anni ed era nonna di tre splendidi
nipotini, mentre sua figlia Augusta frequentava il terzo anno di liceo ed era
una ragazza alta e forte, brava in ogni sport. Una vera femmina. Malgrado
fosse già nonna da alcuni anni non si sentiva affatto vecchia, nonostante fra
poco più di un anno sarebbe andata in pensione. Aveva ancora un corpo agile e
scattante che faceva invidia alle trentenni e quando non avrebbe lavorato più
ne avrebbe approfittato per dedicarsi ancora di più al suo fisico, andando
magari in una delle tante palestre per donne mature che pullulavano per la
città. Ma prima di tutto voleva fare quella crociera intorno al mondo che
tante volte aveva sognato insieme a suo marito e dedicarsi naturalmente un po'
di più a lui, visto che per motivi di lavoro aveva dovuto trascurarlo spesso.
Ma per fare tutto quello c'era ancora tempo. Adesso voleva solo continuare a
festeggiare il suo anniversario di matrimonio nel migliore dei modi. E quale
poteva essere il modo migliore se non una bella serata all'insegna del sesso?
Aveva chiesto ad Augusta di andare a dormire a casa di un'amica e fra poco si
sarebbe trovata a casa da sola con Tullio. Appena entrati lo avrebbe preso in
braccio e si sarebbero diretti nella loro camera da letto dove lo avrebbe
delicatamente spogliato e avrebbero fatto l'amore. Si, non vedeva l'ora di
fare tutto questo ed accarezzò dolcemente Tullio pensando che anche se non
era più un ragazzino era ancora decisamente un bell'uomo, molto appetibile
sessualmente. Almeno per lei. Ormai era quasi mezzanotte e la strada che
percorrevano era pressoché deserta e Licia aumentò ancora un po' la velocità
per la fretta di arrivare a casa, ma a pochi chilometri da Roma, poco prima di
incrociare la strada imperiale, fu costretta a rallentare in quanto un'altra
vettura era posizionata davanti alla sua e la strettezza della strada,
aggiunta alla pericolosità della stessa, ne impediva il superamento.
All'inizio neanche fece caso al veicolo. Si limitò a sbraitare in quanto chi
la precedeva aveva una velocità nettamente inferiore alla sua, ma poi il suo
istinto di poliziotta venne a galla. Proprio quella sera aveva letto, tra le
notizie che erano arrivate al suo distretto, che la famosa assassina seriale
che terrorizzava i maschi di Roma poteva avere una macchina di quel modello.
Ed era anche lo stesso colore. Non poteva notare chi ci fosse alla guida, ma
pensò subito che non fosse il caso di mettersi a fare un controllo,
considerando anche che aveva con se suo marito Tullio e non voleva mettere a
repentaglio la sua incolumità. D'altronde, aveva anche letto che c'erano circa
duecento vetture a Roma dello stesso modello e dello stesso colore. Però
mentre si accingeva a superarla approfittando di un punto in cui la strada si
allargava e permetteva il sorpasso, il suo temperamento da poliziotta prese il
sopravvento. Avrebbe perso solo qualche minuto, ma almeno sarebbe stata in
pace con se stessa.

Patrizia si accingeva a ritornare a casa. Aveva picchiato suo marito ma non
aveva potuto sfogare completamente la sua rabbia, per cui era andata a farsi
una passeggiata nella sua casa di campagna, a pochi chilometri da Roma. Era un
posto isolato dove lei riusciva sempre a rilassarsi ed a calmarsi. D'altronde
se fosse rimasta a casa avrebbe corso il rischio di ammazzare Costantino e lei
non voleva affatto arrivare a questo. A modo suo voleva ancora bene a sua
marito ed in ogni caso lo considerava una sua proprietà e non aveva nessuna
intenzione di danneggiare troppo una cosa che le apparteneva. Ora comunque si
era calmata e poteva tornare da suo marito che probabilmente giaceva ancora
svenuto. Guidava lentamente in quella strada buia, solitaria e piena di curve,
quando una vettura dietro di lei cercò inutilmente di superarla più volte.
Ma dove cavolo andava così di corsa? Che la superasse ed andasse al diavolo.
Ed in effetti, approfittando di un rettilineo, la vettura la superò, ma
invece di allontanarsi a tutta velocità come immaginava, le fece cenno di
fermarsi e poi si posizionò di traverso impedendole di proseguire.

Licia prese con se la pistola e raccomandò a sua marito di non farsi vedere e
di non uscire per nessun motivo, quindi si avvicinò a Patrizia che nel
frattempo era rimasta in macchina, indecisa sul da fare
“ Sono la sergente Licia Tarquini, della polizia dell'Impero” disse la
poliziotta esibendo il suo tesserino “E' solo un normale controllo. La prego
di uscire lentamente e di mostrarmi i suoi documenti”
Patrizia obbedì. Se era veramente un controllo non aveva niente da temere per
il momento. Mostrò alla sergente i documenti che, perfettamente in regola, le
furono restituiti immediatamente.
“ Posso chiederle come mai percorreva questa strada a quest'ora?” incalzò
Licia.
Patrizia la osservò attentamente. Doveva avere intorno ai 55 anni, ma era
ancora dannatamente in forma ed anche se in un'eventuale lotta l'avrebbe
battuta sicuramente, non le sembrava il caso di rischiare, considerando anche
che la poliziotta aveva in mano una pistola. E poi un conto è uccidere un
maschio, un altro è uccidere una donna, per di più una poliziotta. No, era
meglio rispondere e cercare di uscire da quella situazione il più velocemente
possibile, e soprattutto nel modo migliore.
“ Ho una casa a pochi chilometri da qui” rispose infine Patrizia cercando di
assumere un comportamento che fosse il più normale che poteva “Stasera ho
litigato con mio marito ed allora sa com'è. O lo prendevo a sberle o me ne
andavo via di casa. Talvolta gli uomini te le tolgono proprio dalle mani.
Così ho preferito farmi una passeggiata nella mia casa di campagna per
sbollire la rabbia e adesso me ne stavo ritornando da mio marito”
“ La capisco perfettamente- approvò Licia sorridendo” Talvolta i mariti
sembrano farlo apposta a farci innervosire. Però se non ci fossero loro ...”
“ Se non ci fossero loro saremmo rovinate” continuò Patrizia scoppiando a
ridere e provocando l'ilarità anche di Licia. L'assassina nel frattempo aveva
riacquistato tutta la sua sicurezza vedendo il modo amichevole con cui si
comportava la poliziotta e provò a capire qualcosa su questo strano controllo
“ Mi scusi se glie lo chiedo, ma come mai sono stata fermata proprio su questa
strada isolata? La percorro da tanti anni proprio per via della casa che
posseggo e non mi era mai capitato di vedere una vettura della polizia”
“ Veramente è stato un caso. Proprio oggi pomeriggio è arrivata nel mio
ufficio una notizia che riguardava la proprietaria di un auto come la sua. Per
cui appena l'ho vita ho voluto fare un semplice controllo”
“ Oh Grande Madre” finse Patrizia “Non vorrà dirmi che ho la stessa auto di
una ladra? O peggio, di un'assassina?”
“ Non posso darle ulteriori spiegazioni, ma sappia che lei correrà il rischio di essere fermata nuovamente”
“ E' giusto che la polizia faccia il suo dovere. Ora posso andare?”
“ Certo! Ma faccia attenzione, la strada è brutta”
“ Lo so, la conosco bene. Ecco perché andavo piano” concluse Patrizia
rimettendosi seduta nella sua vettura. Licia rimise la pistola nella sua
giacca e salutò militarmente Patrizia dandole così il permesso di ripartire.
L'assassina stava per riaccendere il motore quando notò sull'altra vettura,
quella di Licia, un movimento strano. Ci doveva essere qualcun altro su
quell'auto. Intanto era strano che una poliziotta fosse da sola, considerando
che le aveva sempre viste in coppia. E poi quella non era un auto della
polizia. Scese dalla macchina incuriosita ed in preda ad una strana
sensazione, rincorrendo, per quei pochi metri che le separavano, Licia che nel
frattempo era salita nella sua auto
“ Mi scusi agente, vorrei un'informazione se non le dispiace” gridò Patrizia
che si affiancò al finestrino riuscendo a vedere la persona che era a fianco
della poliziotta. Era un bell'uomo di mezza età, ben messo nonostante non
fosse più un ragazzo e l'assassina sentì un impulso irrefrenabile salire
dentro di se e pervaderla completamente. Pianificò tutto in una frazione di
secondo. Staccò con le sue potenti braccia la portiera della vettura dal suo
cardine gettandola poi lontano diversi metri ed alzò di peso la povera
poliziotta che, colta di sorpresa, non ebbe il tempo di reagire. La colpì con
un paio di pugni quindi mentre barcollava, le sfilò la pistola paralizzante
dalla sua giacca e la colpì. La sergente emanò un grido soffocato, ebbe un
paio di sussulti innaturali e poi cadde inanimata per terra mentre suo marito
che naturalmente aveva assistito impotente a tutta la scena, cercò
disperatamente la via della salvezza dandosi alla fuga, ma bastarono pochi
metri a Patrizia per raggiungerlo, sollevarlo da dietro e poi metterselo sotto
il braccio come si fa con un pacco, mentre l'uomo continuava a scalciare
serrato nella sua morsa. Ritornata nel punto in cui era ferma la sua auto lo
strinse un po' di più, tanto da togliergli l'aria dai polmoni e fare in modo
che perdesse i sensi, quindi lo scaraventò dentro la macchina. Altrettanto
fece poi con la poliziotta svenuta. Guardò nella vettura e nella borsa di
Licia e dopo alcuni secondi, raggiante, trovò le manette elettriche in
dotazione a tutte le poliziotte e se ne impossessò. Cercò e trovò anche le
chiavi corrispondenti ed infine, dopo tutte queste operazioni, decise che era
giunto il momento di far sparire l'auto della poliziotta. Sollevò la macchina
dalla parte anteriore con una sola mano, quindi si posizionò sotto di essa ed
alzò la vettura completamente, facendo leva soltanto con la forza delle sue
braccia e s'inoltrò con il suo pesante carico per alcune decine di metri
nella campagna per poi gettarla in un punto nascosto dalla fitta vegetazione.
Non sarebbe stato affatto facile ritrovarla. Ritornò infine nel punto in cui
aveva lasciato la sua vettura con dentro i corpi inanimati della coppia. La
fortuna era stata ancora una volta sua amica in quanto, in tutti quei minuti,
non era passata anima viva. Entrò nell'auto ed accese il motore. La
destinazione era però cambiata e fece una rapida inversione di marcia.
L'attendeva di nuovo la sua casa di campagna e stavolta aveva una compagnia
molto particolare.

L’assassina si svegliò la mattina dopo a causa dei pianti e dei lamenti dell’uomo incatenato al letto, mentre Licia era ancora addormentata a causa del colpo ricevuto dalla pistola elettrica, e pertanto non dovevano essere ancora trascorse le otto ore di durata della scarica. Naturalmente per precauzione aveva infilato i polsi della donna nelle manette elettriche che aveva in dotazione e che le avrebbero procurato una grande scossa ogni volta che lei avesse provato a divincolarsi, o peggio, a romperle. Tullio intanto era in evidente stato di prostrazione. Vedere sua moglie, la sua forte moglie che lo aveva sempre protetto, svenuta e con le manette elettriche ai polsi, alla mercé di quella donna crudele, lo facevano rabbrividire. Patrizia nel frattempo si comportò nella maniera più normale possibile andando in bagno a lavarsi e dopo averlo fatto si fregò le mani. Stava per cominciare il suo divertimento. Per prima cosa tolse le catene all’uomo sapendo benissimo che non sarebbe potuto andare da nessuna parte
“ Ora tu mi preparerai la colazione” gli ordinò “ In cucina troverai tutto l’occorrente”
“ Che cosa farà di noi?” balbettò l’uomo
“ Aspetteremo che tua moglie rinvenga e dopo ci divertiremo un pochino” rispose beffardamente la donna
Tullio tremando obbedì e preparò la colazione per l’assassina secondo le sue direttive. Terminato il pasto, attese tranquillamente che la poliziotta si svegliasse e, quando questo avvenne, fu avvertita da un grido di dolore. Le manette elettriche avevano fatto il loro dovere. Appena Licia forzava un po’ veniva colpita da una tremenda scarica che aumentava d’intensità secondo la forza che veniva usata. Più c’era pressione e più l’elettricità scaturita da una mini batteria che si trovava all’interno delle manette stesse, aumentava, fino a poter divenire mortale se, chi era ammanettata, provava a spezzarle. La polizia usava queste particolari manette perché altrimenti qualunque donna avrebbe potuto spezzarle con estrema disinvoltura.
“ Chi sei? Perché mi stai facendo questo? Io sono una poliziotta imperiale e se tu tocchi me o mio marito ti ritroverai tutta la polizia alle calcagna”
“ Uh quante domande!” ironizzò Patrizia “Però mi sei simpatica e ti voglio rispondere. Chi sono? Sono la persona che da mesi state cercando e che non siete mai riuscite a trovare e ti ho messo le manette perché voglio farti godere uno spettacolo in prima fila senza che tu possa intervenire. Quanto al fatto che potrei avere tutta la polizia alle costole, cosa vuoi che cambi. Io ce l’ho già!” Terminò la frase scoppiando in una sonora risata che mise i brividi alla coppia, dirigendosi poi verso di loro visto che nel frattempo Tullio era corso dalla moglie e piangendo si era rannicchiato addosso a lei in cerca di un’improbabile protezione. Prese l’uomo per un braccio trascinandolo violentemente per la stanza mettendosi poi in un punto idoneo per la visuale di Licia. La presa di Patrizia era tremenda per Tullio che piangeva per il dolore e per la paura
“ Signora Licia mi aiuti” si lamentava l’uomo cercando conforto in sua moglie che provò a divincolarsi causando un’altra scarica elettrica che la colpì facendole fremere di nuovo tutto il corpo
“ E’ inutile poliziotta! Non puoi fare nulla. E adesso guarda bene perché mi divertirò con tuo marito. E’ ancora un bell’uomo, sai” disse con malignità l’assassina che poi diede uno schiaffo a Tullio che continuava a divincolarsi, per ridurlo a più miti ragioni. La violenza del colpo fu enorme per il debole corpo dell’uomo che svenne all’istante. Ancora un po’ più di forza e la testa gli sarebbe volata via dal collo
“ Ti prego, uccidi me e lascia stare mio marito” supplicò Licia
“ Ma quanto sei generosa! Sei ancora così innamorata di lui? Peccato per te che io ho voglia di maschi e di te non so che farmene. Per adesso”
L’assassina sollevò Tullio mettendoselo sulla spalla e portandolo in bagno dove, dopo avergli gettato dell’acqua fredda sul viso, lo fece rinvenire. Tornò poi nella posizione di prima, davanti a Licia, dove lo spogliò del tutto per fargli quindi la puntura. Tullio ormai non riusciva più neanche a piangere. Il terrore si era impossessato di tutto il suo corpo e lo faceva tremare senza interruzione, ma intanto il farmaco ebbe l’effetto desiderato da Patrizia che si spogliò e si avventò si di lui possedendolo a ripetizione sotto lo sguardo inorridito di Licia e godendo della paura che incuteva al debole maschio posto sotto di lei. Quando, dopo l’ora di durata della medicina, sentì il membro dell’uomo diventare flaccido, si alzò da sopra di lui pienamente soddisfatta. Aveva avuto orgasmi multipli, come ogni volta che violentava un maschio, ma sapeva che quello più bello doveva ancora venire. Sollevò Tullio per i capelli e poi lo colpì con un pugno sul fianco che gli ruppe diverse costole. L’uomo rantolò brevemente per poi svenire di nuovo. Patrizia ebbe una smorfia di rabbia pensando di averlo colpito troppo forte. Doveva stare attenta a non usare troppa forza rischiando di ucciderlo se voleva dilungare il suo divertimento. Lo lasciò cadere rivolgendo le sue attenzioni a Licia che più volte aveva tentato di fermare quell’abominio, ma ogni volta era stata fermata da una scossa elettrica sempre più potente, che ormai l’aveva portata al limite della sopportazione.
“ Ti è piaciuto lo spettacolo?” le disse prendendola per il mento e colpendo anche lei con un pugno “Allora, ti ho fatto una domanda. Ti è piaciuto vedermi sopra a tuo marito mentre me lo scopavo?”
Licia stramazzò al suolo indifesa e con il volto tumefatto per il pugno ricevuto e Patrizia rivolse il suo interesse di nuovo a Tullio che era ancora svenuto e ciò non le piaceva affatto. Voleva che fosse ben sveglio mentre lo uccideva fracassandogli tutte le ossa e gli organi interni. Lo portò di nuovo in bagno immergendogli il viso nell’acqua fredda e quando rinvenne era di nuovo pronto per il massacro.
Licia ormai non aveva più la forza di rialzarsi. Le scariche elettriche erano state talmente tante e di così forte intensità che l’avevano ridotta ad uno straccio. Chiuse gli occhi per non vedere lo scempio che si stava consumando, ma le sue orecchie riuscivano a sentire distintamente la tortura che quell’assassina stava infliggendo a suo marito. Riusciva a sentire il pianto sommesso di Tullio, le sue urla quando veniva colpito e addirittura il rumore delle ossa che si rompevano. Patrizia prese per l’ennesima volta l’uomo per la mascella e sollevandolo solamente con due dita si avvicinò a Licia e quando fu alla sua portata fece partire un potente calcio che la mandò diversi metri indietro. Se avesse colpito Tullio con una potenza simile lo avrebbe ucciso all’istante ed allora addio divertimento. Ma Licia era una donna e la sua fibra era naturalmente di ben altro spessore
“ Ma che fai poliziotta? Io ti regalo un biglietto in prima fila per assistere allo spettacolo, e tu che fai? Chiudi gli occhi. Questo lo considero proprio un affronto” disse alla sergente sarcasticamente.
Ma ormai il triste spettacolo si avviava alla conclusione. Patrizia strinse le sue dita sulla mascella di Tullio sbriciolando le povere ossa e facendo schizzare sangue dappertutto. Insieme al sangue uscì anche una poltiglia raccapricciante. Si trattava di muco, frammenti ossei e denti. Contemporaneamente sussultò per il nuovo orgasmo. Si appoggiò nuda al muro, stanca ma soddisfatta, tenendo ancora con le sue dita il corpo martoriato di Tullio sospeso in aria. Era stato un orgasmo ancora più potente di quelli che aveva vissuto con le altre vittime. Evidentemente il fatto di aver stritolato un maschio davanti a sua moglie l’aveva eccitata ancora maggiormente. Licia intanto, alla vista di quello spettacolo raccapricciante si alzò in piedi, ed incurante delle scariche elettriche che sempre più potenti la tormentavano, cercò di avventarsi sull’assassina. Ma ormai, ridotta allo stremo, a pochi passi da Patrizia, si accasciò al suolo con il volto sul pavimento ed un filo di bava che usciva dalla sua bocca. L’ultima scarica le era stata fatale ed aveva stroncato il suo cuore. Patrizia la rigirò constatando la morte della poliziotta. Gettò per terra il corpo di suo marito ed ancora fradicia per i numerosi orgasmi si sedette per terra dopo essersi accesa una sigaretta. Aspirò pensando che la poliziotta le aveva fatto un grosso favore dicendole che la sua vettura era stata riconosciuta. Per fortuna era un modello abbastanza comune e pensò che malgrado questa notizia, difficilmente sarebbero potuti arrivare a lei. In ogni caso era meglio non prendere più quella macchina fino a che le acque non si fossero calmate. Non aveva i soldi per comprare un’altra auto, ma aveva il vecchio furgoncino che teneva proprio in questa sua casa di campagna, ed avrebbe usato quello per tornare in città e per muoversi nei giorni successivi. Ora però doveva moltiplicare le sue attenzioni perché era ovvio che la polizia stava sulle sue tracce, soprattutto ora che aveva ucciso una poliziotta e suo marito. Ma per il momento questo fatto lo sapeva solo lei. Per il resto del mondo e soprattutto per le inquirenti, era semplicemente scomparsa una coppia di mezza età. Ma comunque, malgrado si rendesse conto che il cerchio cominciava a stringersi non aveva nessuna intenzione di smettere. Anzi. Si sentiva troppo furba per la polizia e soprattutto aveva scoperto quanto fosse eccitante distruggere deboli corpi maschili dopo averli stuprati e terrorizzati per ore. Il prossimo stupro poi, sarebbe stato ancora più bello dei precedenti. Quel ragazzo che aveva visto nella fotografia scattata proprio la sera precedente era a dir poco meraviglioso e non vedeva l’ora di averlo fra le sue braccia. E poi forse avrebbe smesso. Forse.

Fine ottavo episodio

DavideSebastiani
00venerdì 26 settembre 2014 16:43
Nono episodio
Marzia osservò gli altri commensali seduti al suo tavolo e non poté fare a meno di pensare che la vita a volte è proprio buffa. Negli ultimi anni aveva avuto due vite completamente diverse tra loro: quella professionale densa di successi e di riconoscimenti e quella privata, irta di difficoltà soprattutto sul lato sentimentale. Aveva avuto alcuni maschi, anche piuttosto carini, ma nessuno di loro aveva mai fatto breccia nel suo cuore e le aveva mai fatto provare quello che stava assaporando in quel momento con Filippo. Stavano insieme da soli tre giorni, eppure le sembrava di non poterne fare più a meno. Non vedeva l’ora di tornare dal lavoro per poterlo rivedere, portarlo in giro orgogliosa di stare accanto ad un ragazzo così carino, le piaceva ricoprirlo di regali e vedere la meraviglia nei suoi occhi, tenerselo tra le sue braccia, ma soprattutto adorava fare l’amore con lui, un amore così diverso rispetto a quello al quale era abituata. Era un amore passionale, pieno di risvolti impensabili per lei solo fino a qualche giorno prima. Pensò che le donne dell’altro universo non dovevano essere così sfortunate in fondo, se potevano assaporare la meravigliosa sensazione di essere desiderate sessualmente, oltre che a desiderare. Ma quella sensazione nel suo mondo era morta cento anni prima. Certo, credeva ancora fermamente nel dominio femminile sul maschio, ma dal lato sessuale la parità non era disprezzabile, anzi, era senz’altro più eccitante. Insomma, ormai non poteva più mentire a se stessa, era innamorata di Filippo e questo la rendeva estremamente felice. Ma questa felicità era in contrapposizione proprio con il sua lavoro che invece non andava proprio a gonfie vele. Aveva avuto addirittura delle pressioni dai piani alti per risolvere al più presto il caso dell’assassina seriale e questa intromissione non le era andata proprio a genio. Che venissero loro a fare questo lavoro se pensavano che fosse così facile. Malgrado le tracce lasciate in abbondanza dall’assassina, non erano riuscite a dare un volto ed un nome a quella maledetta. Il suo gruppo stava comunque lavorando efficacemente giorno e notte per cercare di assicurare alla giustizia quella donna e ci sarebbero riuscite sicuramente, ma ci voleva tempo per scremare i nominativi delle proprietarie delle auto come quella vista sul luogo dell’ultimo delitto.
In quel momento però non le importava dei guai professionali, la cosa importante era il fatto che si trovava sorridente a cena con il suo amore e con le sue amiche più care. C’erano infatti Flavia, la dottoressa, sua amica del cuore, insieme al suo nuovo e probabilmente momentaneo ragazzo Cesare e Clelia, un’altra amica di lunga data con il suo fidanzato Attilio. Infine si era aggiunta la nuova amica Flaminia, la scrittrice ed intellettuale del gruppo. Cugina di Clelia era anche lei con il proprio uomo Virgilio. Era da parecchio tempo che non usciva insieme alle sue amiche, presa com’era dal lavoro, e far conoscere loro Filippo era una buona occasione per stare di nuovo tutte insieme. Perché naturalmente c’era anche lui, Filippo, che invece dal canto suo si sentiva un pesce fuor d’acqua. Marzia gli aveva ordinato di non interferire nei discorsi delle donne e di parlare solo se sollecitato, di non fare cenno con nessuno della sua provenienza ed eventualmente di mettere la scusante della perdita di memoria per ogni cosa sbagliata che avrebbe potuto fare. Gli aveva anche chiesto di cercare di stringere amicizia con gli altri ragazzi del gruppo. Ma era proprio questo il problema. Sia Cesare che Attilio e Virgilio erano lontani anni luce dalla sua mentalità. Tutto il loro interesse sembrava ridotto a come piacere alle donne, a come accontentarle e ad altre frivolezze del genere. Solo quando per un momento erano rimasti da soli, Attilio gli aveva chiesto se già avesse fatto sesso con Marzia, ma ovviamente Filippo aveva glissato. Non avrebbero mai potuto capire cosa significasse fare l’amore nella maniera in cui lo faceva lui. E poi, malgrado si trovasse in un mondo che, per certi versi, sembrava essere l’esatto contrario del suo, lui era pur sempre un gentiluomo, e non si sarebbe mai sognato di raccontare particolari erotici di un rapporto sessuale tra lui e la sua ragazza. Magari, come tutti i maschi del suo universo, avrebbe potuto raccontarne a iosa su un rapporto occasionale, dilungandosi anche con particolari scabrosi, ma se il rapporto era serio il discorso sul sesso diventava un tabù. E questo con Marzia non era certo un rapporto occasionale. Strano almeno per lui certamente, su questo non si poteva eccepire, ma sicuramente non occasionale.
Guardò di nuovo i tre ragazzi al suo fianco. Erano tutti e tre molto giovani, intorno ai 23 o 24 anni e questo gli aveva fatto capire che anche in questo caso c’era un ribaltamento dei ruoli rispetto a quello che avveniva nel suo universo. Qui erano le femmine più mature a cercare maschi più giovani di loro, visto che Marzia aveva 27 anni, due delle amiche avevano un’età di poco inferiore ai trent’anni e Flaminia, la scrittrice, li aveva superati abbondantemente avendo asserito in un discorso precedente di averne 34. Gli uomini avevano un volto rasato e liscio come quello di un bambino ed in alcune movenze erano anche leggermente effeminati. Aveva notato questa caratteristica anche negli altri maschi che aveva incontrato e se questi tre erano il prototipo della gioventù maschile, era ovvio che lui, maschio vero, spiccava sopra di loro e non solo in altezza. Tra l’altro i tre ragazzi dovevano essere considerati piuttosto alti per lo standard esistente visto che Virgilio ad esempio, sfiorava il metro e settanta centimetri e gli altri due erano intorno al metro e 65. In ogni caso si sentiva a disagio, aveva timore di sbagliare e questo lo rendeva particolarmente nervoso. Quindi, malgrado la richiesta di Marzia, faceva fatica a dialogare con gli altri tre ragazzi, preferendo ascoltare i discorsi delle donne che reputava di gran lunga più interessanti. Era soprattutto Flaminia, la scrittrice, a tenere banco ed a intavolare i discorsi. Aveva parlato di se stessa e dei suoi libri, ma poi aveva spostato l’interesse anche sulle altre due amiche di Marzia cercando di informarsi sulle ultime novità che riguardavano il loro lavoro ed ora guardava la commissaria che fino a quel momento era stata ad ascoltare piuttosto rilassata
“ Ma insomma Marzia, raccontaci qualcosa anche tu. Fai un lavoro talmente interessante che sicuramente avrai un sacco di cose da dirci. Oppure l’amore ti ha tolto la parola”
“ No, assolutamente” rispose la poliziotta “A dir la verità non è che in questo momento abbia molto da dire. Sono felice e non so dire altro. Per quanto riguarda il mio lavoro, non crediate che sia un continuo inseguimento alla cattiva di turno. Spesso è solo un lungo e noioso lavoro d’ufficio”
“ Ah, che sei felice si vede da lontano. Hai uno sguardo tutto particolare. Lo stesso che ho io ogni volta che mi innamoro. Ma io mi riferivo al tuo lavoro che non è solo un lavoro d’ufficio. Sappiamo benissimo tutti che stai indagando su quell’assassina seriale di cui parlano tutti i giornali e le televisioni. Dai, fai uno sforzo e raccontaci qualche particolare. Chissà, forse ci potrei scrivere un libro su questa storia”
“ Non c’è molto da dire in questo momento. A parte il fatto che le indagini sono coperte dal segreto e se mi faccio scappare qualcosa d’importante la giudice è capace di togliermi il caso e di mandarmi a dirigere il traffico, posso solo dirti che stiamo lavorando sodo e che non ci sfuggirà. Su questo sono pronta a giocarmi la carriera”
“ E la scomparsa di quella coppia? C’entra qualcosa secondo te?”
“ Su questa sparizione non sono io a condurre le indagini, quindi non posso esprimermi. Posso solo dirti che in questo momento non c’è alcun collegamento tra i due casi. E’ chiaro che sulla sparizione della poliziotta e di suo marito siamo solo all’inizio delle indagini. Potrebbe essere una scomparsa volontaria o chissà cos’altro. Se man mano le mie colleghe dovessero trovare qualche punto di contatto col mio caso, vorrà dire che attiveremo una collaborazione tra i due commissariati”
Filippo pur con una certa difficoltà era riuscito a comprendere il senso del discorso e lo trovava piuttosto affascinante. Quello era un giallo in piena regola e dimenticò per un attimo gli ordini che gli erano stati impartiti e si tuffò nel discorso
“ Forse un collegamento potrebbe esserci- disse interrompendo le due donne “Può darsi che l’assassina ha cambiato e....”
Marzia distolse lo sguardo da Flaminia e fulminò Filippo
“ Come ti permetti di interromperci? Ti avevo avvertito che dovevi rimanere al posto tuo. Quando saremo a casa avrai la punizione che ti meriti” Marzia aveva parlato con voce molto dura e si vedeva che era piuttosto irritata.
Filippo si guardò intorno cercando inutilmente comprensione, ma poi si rese conto di averla fatta grossa. Erano solo tre giorni che si trovava in questo posto strano ma era un ragazzo intelligente ed aveva compreso immediatamente in che modo ci si doveva comportare. Però non era facile cancellare in pochi giorni le abitudini di una vita e si era lasciato prendere la mano. Cercò subito di rimediare
“ Le chiedo scusa signorina Marzia e chiedo scusa a voi tutte. Probabilmente non mi sono ancora rimesso dall’incidente che mi ha fatto perdere la memoria ed a volte mi sento confuso” Il ragazzo attese con trepidazione l’evolversi della situazione. Marzia la guardava adirata e sapeva benissimo di averle fatto fare una brutta figura davanti alle sue amiche. Il potere di una donna in questo universo si misurava anche con il comportamento del suo uomo. Più era umile ed accondiscendente e più una femmina era considerata agli occhi delle altre donne ed ora si sentiva stranamente in colpa per essersi comportato in maniera tale da poter far giudicare Marzia una donna debole e non in grado di far rigare dritto il suo fidanzato. Dopo qualche secondo di silenzio fu Flaminia ad accorrere in suo aiuto
“ Devo dire che il tuo ragazzo è un tipo veramente particolare, Marzia. E devo dire anche che sembrava che stesse dicendo delle cose interessanti. Con il tuo permesso vorrei che continuasse. Mi piace ascoltare l’opinione dei maschi ogni tanto. E poi quest’uso del latino antico denota una cultura decisamente anomala per un maschio. Peccato che a causa della perdita di memoria non ci possa dire come abbia imparato certe cose”
Filippo si sentì un po’ sollevato ed attese che Marzia gli desse il permesso di continuare ed appena la poliziotta lo fece, proseguì nel suo discorso
“ Io.... vi chiedo scusa nuovamente. Non so come abbia potuto imparare certe frasi. Forse l’ho sentite dire e poi le ho soltanto ripetute. Sicuramente non ho mai potuto studiare latino antico “mentì il giovane “Per tornare a quell’assassina, volevo dire che potrebbe aver cambiato le sue abitudini. La sua è chiaramente una sfida alla polizia e se per caso ha avuto modo di incontrare la poliziotta con suo marito potrebbe averli aggrediti solo per il gusto di farlo oppure per provare un brivido maggiore. In questo caso ci troveremmo di fronte ad una specie di evoluzione dei delitti” Le quattro donne rimasero a bocca spalancata ad ascoltare quello strano ragazzo che parlava in maniera insolita, con una cadenza a loro sconosciuta ma che diceva cose estremamente logiche. Flaminia soprattutto sembrava affascinata dalle idee del ragazzo.
“ Però.... Non mi sembrano proprio idee da scartare a priori. Non è vero Marzia?” La poliziotta rimase per un attimo spiazzata. Aveva pensato anche lei ad una eventualità del genere ma, non avendo avuto il permesso di indagare sulla sparizione della coppia, era rimasta frenata nell’ampliare le indagini anche in quella direzione. Ma quello che la meravigliava era il fatto di provare una strana sensazione di orgoglio nel vedere il suo ragazzo affrontare certi discorsi impegnativi così brillantemente. Certo, lei sapeva che Filippo era un ragazzo diverso dagli altri e pieno di sorprese, e questo la turbava un pochino, ma al contempo ne era entusiasta
“ Quelle sostenute dal mio fidanzato sono possibilità che non abbiamo ovviamente trascurato neanche noi della polizia” rispose infine Marzia
“ Era il minimo da fare” riprese Flaminia che ormai sembrava aver preso il possesso della serata. Stette un attimo in silenzio poi si rivolse di nuovo a Filippo “E tu hai qualche idea anche sul perché una donna di un Paese evoluto come il nostro si mette a fare scempiaggini del genere? Cosa la porta a fare certe azioni riprovevoli?”
“ Posso fare soltanto delle ipotesi” rispose il giovane compiaciuto dell’importanza che la scrittrice gli dava “Naturalmente è difficile se non impossibile entrare nella mente di una psicopatica, ma credo che deve avere avuto un grosso trauma che l’ha sconvolta. Forse il ragazzo di cui si è innamorata l’ha rifiutata, oppure può avere avuto un lutto che le ha fatto perdere la testa. O forse più semplicemente una delusione lavorativa, magari un licenziamento “Ancora una volta Marzia rimase piacevolmente colpita dalla brillantezza del suo ragazzo. Niente a che vedere con gli altri ragazzi del gruppo nettamente inferiori intellettualmente a Filippo. Forse era vero che si stava per laureare, che nel suo mondo i maschi avevano interessi diversi rispetto a quelli ai quali era abituata. Però ora stava tirando troppo la corda e doveva intervenire
“ Ora basta Filippo, sei intervenuto anche troppo in discorsi impegnativi e femminili. Non ti do più il permesso di partecipare ai nostri dialoghi. E voi ragazze la finite di parlare di lavoro? Siamo a cena tutte insieme dopo tanto tempo, cerchiamo di rendere la serata piacevole e rilassante”
Le parole di Marzia furono prese alla lettera e la sera proseguì in maniera leggera e divertente. Usciti dal locale e dopo essersi salutate, ogni coppia se ne andò per la propria strada. Marzia prese amorevolmente la mano di Filippo incamminandosi verso la propria auto, ma quando furono lontani da occhi indiscreti iniziò a stringere un poco la mano del suo ragazzo, ma quel poco bastò per far provare a Filippo un dolore intenso. Gli sembrava che il suo arto fosse finito in una morsa d’acciaio dalla quale era impossibile sfuggire, anche se in realtà Marzia usava solo una piccola parte della sua forza
“ Mi sta rompendo la mano signorina Marzia” piagnucolò il ragazzo “la prego, mi lasci”
“ Odio farti del male, non mi diverte affatto. Ti ho già detto che sono contraria alle donne che usano la loro superiorità per picchiare i loro uomini, ma questa volta ti stai meritando la lezione. Devi imparare a stare al tuo posto e non ti devi azzardare a farmi fare una figura del genere davanti ad altre persone. La prossima volta che oserai intrometterti in cose che non ti riguardano sarò costretta a prendere provvedimenti più pesanti, Chiaro?”
La donna aveva parlato con un tono di voce tranquillo e per nulla arrabbiato. Sapeva che l’istinto del ragazzo lo aveva portato a fare una cosa che a nessun altro maschio sarebbe mai passata per la testa, ma sapeva anche che non l’aveva fatto apposta. Era un ragazzo diverso, nel bene e nel male, e lei adorava quelle diversità. Voleva solo ricordargli quali fossero i ruoli da tenere e Filippo cominciò a rendersi conto di cosa significasse essere un maschio in quel mondo. Il dolore lo stava facendo contorcere come se un boa lo avesse imprigionato nelle sue spire e maledì mille volte la sua curiosità che lo aveva portato ad intromettersi in cose che non dovevano riguardarlo. Grosse lacrime cominciavano a scorrergli lungo le guance mentre la mano della sua bellissima fidanzata teneva ancora saldamente la sua. Guardò implorante gli occhi verdi di Marzia
“ Si certo signorina. Mi perdoni, non l’ho fatto apposta. Non è facile per me abituarmi a vivere in questa maniera” La commissaria rallentò la stretta sulla mano del ragazzo fino a tenergliela solamente tra la sua senza fargli ulteriormente del male, mentre con l’altra gli accarezzò dolcemente il viso.
“ D’accordo. Sei perdonato. So che per te è difficile, ma devi imparare a comportarti in maniera adeguata. Anche per me è complicato vivere con un ragazzo che ha una mentalità contrapposta a quella di tutti gli altri maschi. Ma qui si vive in questa maniera e te lo devi mettere bene in testa. Io ti amo ma malgrado tutto il mio amore non posso accettare che il mio ragazzo vada oltre certe regole e soprattutto che non obbedisca ad un mio ordine, qualunque esso sia” Filippo accettò il rimprovero con la consapevolezza di chi sa di meritarlo. Sapeva perfettamente che non aveva altra possibilità se non quella di chinare il capo ed adeguarsi a quella che ormai era la sua realtà. Non sarebbe servita a niente qualunque altro tipo di comportamento. Reagire sarebbe stato un suicidio considerando la differenza spropositata di forza a favore di Marzia. Anche scappare sarebbe stato assurdo. Intanto non sapeva dove andare e comunque sarebbe stato ripreso facilmente e restituito a Marzia che era la sua legittima “proprietaria”, anche se quella parola lo faceva rabbrividire. O peggio ancora, avrebbe trovato un’altra donna che lo avrebbe trattato ancora più duramente. Ed una fuga non avrebbe fatto altro che incattivire quella splendida giovane donna che, a modo suo, era perdutamente innamorata di lui. E poi, guardando in fondo a se stesso, gli dispiaceva tutto questo? Non riusciva a dare una spiegazione neanche a se stesso sul perché trovasse quella situazione particolarmente stimolante. Ed anche il suo cuore non era affatto immune dal provare sensazioni per lui completamente nuove. Era amore anche per lui? Non lo sapeva. D’altronde si conoscevano da pochissimi giorni, ma quello di cui era certo era che gli piacevano da morire i momenti che trascorreva insieme a lei, il sesso che da tre giorni facevano quasi senza tregua, ma soprattutto quella strana sensazione, assolutamente sconosciuta per lui fino al momento del loro incontro, di essere protetto e desiderato allo spasimo. Certo, non era completamente felice. Troppe cose gli mancavano della sua vita passata, ma non era neanche del tutto dispiaciuto di vivere in quel mondo. C’erano dei lati positivi a cominciare naturalmente dalla bellezza di Marzia. Anzi della sua perfezione. E’ vero che anche le altre femmine che aveva avuto modo di conoscere erano tutte statuarie e perfette, ma per lui quella donna che ora gli sedeva accanto nell’automobile era nettamente superiore a tutte.
Marzia stava per accendere il motore per tornare a casa. Non vedeva l’ora di farlo per poter fare l’amore con il suo ragazzo, ma prima doveva chiarire con lui un’altra cosa che non era riuscita proprio a digerire. Si avvicinò a Filippo e prima lo baciò lungamente e con passione, poi terminato il bacio prese il viso del suo fidanzato tra le sue mani
“ C’è un’altra cosa che ti devo dire. Non ti permettere mai più di osservare una donna dritta negli occhi come hai fatto oggi o saranno guai seri per te. Se una femmina ti guarda, e lo faranno in tante bello come sei, tu abbassi gli occhi e sfuggi al loro sguardo. E’ così che si comporta un bravo ragazzo ed è così che pretendo si comporti il mio fidanzato. Perché ricordati che tu sei mio. Adesso e per sempre” Filippo si limitò ad accennare un “si” con la testa. La sua fidanzata lasciò la presa sul suo viso e lo accarezzò dolcemente. Ormai sapeva che quella stessa mano che ora si muoveva lievissima sul suo volto, aveva anche una potenza distruttrice che non aveva eguali nel suo universo e Filippo si era chiesto spesso in quei tre giorni, da dove scaturisse tutta quella forza da donne che, a parte l’altezza, la bellezza e la mentalità dominante erano molto simili a tutte le altre che aveva conosciuto nel suo mondo. Non erano un ammasso di muscoli. Erano tutte dannatamente in forma ma erano longilinee e proporzionate. Più toniche di come poteva essere una modella dalle sue parti, ma estremamente femminili nelle movenze e incredibilmente sensuali nel loro modo di approcciarsi. I suoi pensieri però si persero completamente quando Marzia, smesso di accarezzarlo lo baciò di nuovo
“ Adesso andiamo a casa” fece la commissaria con un tono di voce che era tutto un programma per Filippo che gongolò. Tutto sommato valeva la pena obbedire alla sua donna se poi la ricompensa era quella che si apprestava a ricevere.

Patrizia osservò la coppia felice che rientrava a casa dopo aver sistemato l’auto nel garage privato. Erano tre giorni che seguiva con il suo vecchio furgoncino la donna di quello che ormai era diventato il suo obiettivo e si era resa perfettamente conto che quella donna era una poliziotta. Anzi, a dirla tutta era una commissaria, la commissaria Marzia Adriani. Era stata molto cauta nel seguirla ed aveva anche racimolato diverse informazioni e quindi non aveva più dubbi. Chissà, forse era proprio lei l’incaricata delle indagini che la riguardavano. Ebbe un moto di stizza e si allontanò dal luogo. Strada facendo però il sorriso tornò a far capolino sul suo viso. Sarebbe andata fino in fondo. Ormai aveva preso la sua decisione. Avrebbe violentato ed ucciso l’uomo della commissaria. La sua sfida personale con la polizia e con le istituzioni sarebbe proseguita ancora più violenta di prima ed era sicura che ancora una volta ne sarebbe uscita vincitrice.

Fine nono episodio


taikirb
00venerdì 26 settembre 2014 16:56
Bellissimo!
Attendo trepidante il seguito...

[SM=x829800] [SM=x829778]
manuel.1975
00sabato 27 settembre 2014 02:40
Sono bellissimi e mi eccitano molto, però sono molto molto lunghi, mi chiedo quando si arriverà al dunque su tanti punti rimasti tutti oscuri.
Sono ansiosodi sapere se e quando scopriranno la vera esistenza del mondo di lui e quindi cosa accadrà a quel punto? Magari sarà la super poliziotta commissario Marzia ad andare nel mondo di Filippo? Continuerà anche lì ad avere questa forza fisica sovraumana o tutto svanirà e diventerà una donna normale? O Filippo rimarrà per sempre catturato in questo strano mondo definito da lui parallelo?
Ansioso di sapere anche da dove provenga questa ineguagliabile forza fisica delle donne che dopo tutto, si, sono molto più alte degli uomini ma è anche vero che a parte Filippo, in quel mondo gli uomini sono alti 1,55-1,60 e le donne da 1.80 ai 2 metri, però detto da Filippo, non hanno un fisico con montagne di muscoli ma del tutto normali, magari fisici tonici ma non muscolosi, eppure sono in grado di sollevare un auto con una sola mano come lo si è visto fare da Marzia ! L'unico aspetto che si è smosso è che finalmente Marzia, oltre ad essere innamorata di Filippo (ma ora c'è questa Patrizia criminale che incombe...), si è convinta che non è un bugiardo, che quello che dice lui....lo dice perchè è vero, anche se ancora stenta a credere e ad immaginare che esista un mondo come dice lui.
Il racconto è bello mi attrae molto, mi ha sempre attratto anche la superiorità fisica delle donne sull'uomo, però non si arriva mai al dunque e siamo all'episodio 9...è un po' troppo ripetitivo soprattutto sule scene delle violenze che le super donne hanno con i loro mariti, anche se devo ammettere ogni volta mi attraggono sempre...però vorrei arrivare anche al DUNQUE:-) ....forse sono troppo impaziente io. A meno che nonmi sia perso qualche capitolo per strada e certi misteri sono già stati rivelati o scoperti. Ad ogni modo bello, mi piace moltissimo. Caspita...un mondo dove le donne hanno lo strapotere, sono loro a doversi occupare dell'uomo e portare i soldi a casa, mentre invece gli uomini piccoli piccoli se ne stanno a casa a fare le pulizie, non possono fumare ne guidare, ne incrociare neppure lo sguardo se un'altra super femmina lo guarda con desiderio, se è con la propria donna accanto altrimenti son dolori forti, super donne non solo per la loro forza e altezza ma anche per la differenza di bellezza che c'è tra loro ed il maschio (solo Filippo fa un po' la differenza)....addirittura una ragazzina di 13 anni alta già 1,80 che tiene sollevato a mezzo metro da terra con una sola mano il proprio fratello e lo schiaffeggia di brutto a sangue perchè si era comportato male ed era sotto la sua responsabilità e doveva punirlo....questa scena me la sono immaginata e mi ha colpito molto, naturalmente in modo positivo perchè ne sono rimasto attratto perchè in questa situazione forse più che in tutte le altre, si evidenzia lo strapotere che la femmina ha sul maschio, il quale appare come un giocattolo inerme quando si trova "fra le mani" possenti della donna e l'autorità che rappresenta e che ha in tutti i sensi nei confronti del maschio che risulta quasi pari a zero!
DavideSebastiani
00sabato 27 settembre 2014 12:45
Disamina inappuntabile, mio caro Manuel. Anche a me piacciono le donne fortissime e dove le potrei inserire in modo verosimile se non in una storia di fantascienza? E' un mondo dove vige la ginarchia e dove un uomo normale può trovare il suo paradiso ma anche il suo inferno personale, ma è comunque un mondo che ho sognato fin da bambino. Beh, al dunque si arriverà nelle ultime pagine, come è giusto che sia ma ci stiamo avvicinando. Questa storia può essere classificata anche come un romanzo, con tutte le imperfezioni che può avere un raconto scritto con qualche ingenuità da opera prima e quindi, come in tutti i romanzi, alla fine ci si arriverà gradatamente. Però scorre e ormai i personaggi sono ben delineati. E' ovvio che Patrizia e Marzia dovranno confrontarsi e solo alla fine di quel confronto, anzi, di quello scontro, ci sarà l'epilogo che però sarà un po' diverso da tutti quelli da te ipotizzati. Ecco. credo che la vera sorpresa sia il finale atipico e un po' sconvolgente. Mi raccomando, continua a seguire questa storia e fammi sapere
manuel.1975
00domenica 28 settembre 2014 04:04
Caro Davide ho scoperto che siamo molto simili, ci somigliamo molto riguardo ai "sogni fatti fin da bambino", anche per me è stata la stessa cosa....da sempre! Comunque grazie per farmi sognare, perchè quando ho letto questo racconto, anche se non è finito e anche se è come hai detto te più un romanzo che un racconto, ad ogni riga letta corrispondeva un senso di piacere, non so come spiegarlo ma so che tumi hai capito....ero in quel mondo di fantasie tutto mio, immerso totalmente con immenso piacere, al di là del mio essere ansioso nel voler conoscere la fine:-)! Di sicuro non mi perderò i prossimi episodi....proprio ora che sento arrivare almeno una svolta incombente.
A rileggerti presto spero.
DavideSebastiani
00lunedì 29 settembre 2014 18:30
Credo proprio di averti capito, Manuel ed è molto bello scrivere qualcosa condividendo poi le stesse emozioni con chi legge. Un mondo dove impera la ginarchia, un mondo fatto di donne bellissime e soprattutto forti e dominanti ma non crudeli anche se con qualche eccezione che conferma la regola, è il mio sogno. Oddio, nella mia vita qualche sogno è diventato realtà, come puoi notare nella sezione degli avvenimenti reali di questo blog sotto il titolo , però mi piace continuare ancora a sognare e a far sognare con la mia fantasia, se possibile.
Ecco comunque un nuovo episodio e quì c'è una svolta decisiva ma non conclusiva. Per la fine bisognerà attendere ancora un po'

Decimo episodio


Filippo guardò l'orologio mentre si stava vestendo. Era un regalo di Marzia e
non era diverso dagli orologi che aveva avuto fino a quel momento. Almeno
nella lettura dell'ora i due universi sembravano essere paritari. Terminò di
vestirsi in fretta maledicendo quell'assurda moda che lo mandava in giro
vestito in modo per lui ridicolo, mentre Marzia lo trovava maledettamente
sensuale e di gran classe. Fra pochi minuti Claudio sarebbe sceso per fare la
spesa ed altre faccende e lui ormai da un paio di giorni poteva
accompagnarlo, avendo ricevuto sempre da Marzia, un permesso speciale da
esibire in caso di controllo. Filippo chiamava quel momento dell'uscita da
casa "la mia ora d'aria" paragonandosi così ad un carcerato. In effetti, se
non era reclusione quella, poco ci mancava. Marzia gli aveva impedito
categoricamente di uscire di casa senza il suo permesso e questo permesso
naturalmente non era mai arrivato tranne appunto quando poteva accompagnare
Claudio a fare le compere. Doveva quindi accontentarsi di quel momento ed
aspettare poi la sera, ovvero l'atteso rientro in casa di Marzia dal lavoro
che era invece l'unico periodo di tempo in cui sarebbe rimasto volentieri in
casa. Naturalmente insieme a lei a fare l'amore. Era trascorsa una settimana
da quando si era trovato catapultato in quel mondo di amazzoni e da quando
aveva accettato le avances della poliziotta ed ogni sera Marzia lo aveva
trascinato in giro per Roma, città che a parte il Tevere ed alcuni monumenti
antichi, di uguale alla sua città aveva solo il nome. Gli aveva fatto
conoscere le sue amiche, tre stangone da infarto, le sue colleghe, la più
brutta delle quali avrebbe vinto a spasso il titolo di miss universo ed
infine, la sera appena trascorsa, sua madre, una donna in carriera di oltre 55
anni, anche lei di una bellezza sconvolgente che dimostrava una ventina di
anni in meno, con la sua "sorellina" di vent'anni, una ragazza alta quasi due
metri. Insieme a loro aveva conosciuto anche il fratello, un ragazzo di 25
anni estroverso e simpatico ed il padre, un omuncolo tutto dedito ad
ossequiare la moglie e le due figlie femmine e completamente inadatto secondo
lui, a stare al fianco di una donna come Fulvia, la madre di Marzia, che
invece era brillante, intelligente ed a quanto pareva, anche molto ricca ed
influente. Farlo conoscere alla sua famiglia equivaleva all'ufficializzazione
del loro fidanzamento e Filippo aveva provato molta tensione a confrontarsi
con loro, ma per fortuna tutto era filato liscio e Marzia ne era stata molto
felice. Malgrado lo avesse appurato fin dal primo giorno, Filippo continuava
ad essere meravigliato dalla perfezione di queste creature ed ogni volta che
ne conosceva una rimaneva a bocca aperta ad ammirarla, magari di nascosto,
considerando che la sua fidanzata si sarebbe arrabbiata molto se l'avesse
scoperto a fissare un'altra femmina. E far arrabbiare una donna che era
infinitamente più forte di lui, che poteva sollevarlo con due dita e che
avrebbe potuto ucciderlo con estrema facilità, senza neanche aver timore di
essere arrestata, non era molto salutare. Ma malgrado quelle creature fossero
così belle e perfette, per lui Marzia era al di sopra di una spanna rispetto
a tutte le altre. E non solo per la sua bellezza. Possedeva una dote che
probabilmente era sconosciuta alle donne della sua dimensione e che era la sua
capacità di essere dolce e tenera quando facevano l'amore, protettiva quando
uscivano insieme e dura ed inflessibile quando doveva imporgli o
rimproverargli qualcosa. Filippo era riuscito ad innamorarsi di quelle qualità
ed anche ad accettare il fatto che una donna fosse di gran lunga ed in ogni
situazione superiore a lui, ma quello che non era ancora riuscito ad accettare
era il lungo periodo tedioso che trascorreva quando Marzia era al lavoro. Del
resto, era una donna in carriera e passava gran parte della giornata fuori casa
e lui non poteva, in tutto quel tempo, fare niente di niente. O meglio, poteva
guardare alla televisione programmi ridicoli lontanissimi dal suo gusto,
leggere i numerosi libri che facevano parte della biblioteca di Marzia, ma
niente altro. Niente lavoro in quanto Marzia era benestante e non aveva
bisogno di un entrata economica supplementare, niente sport che era riservato
solo alle donne, niente partitina a carte con gli amici o nottate a pescare,
niente calcio in televisione e di conseguenza niente squadra del cuore di cui
parlare con gli altri uomini. C'erano molti avvenimenti sportivi trasmessi in
video, ma erano tutti sport strani oppure prove di lotta e pugilato che
sembravano essere molto gettonati dalle donne, ma alle quali Filippo non era
ancora riuscito ad appassionarsi. La sua vita era quindi ridotta ad aiutare
Claudio nelle faccende domestiche e ad aspettare che Marzia tornasse dal
lavoro. Per tutti questi motivi, l'attesa della sua "ora d'aria" era diventata
spasmodica.
Claudio intanto bussò leggermente alla porta
“ Sei pronto Filippo?”
“ Prontissimo” rispose rapido il ragazzo ed insieme uscirono di casa non prima
di aver tolto l'antifurto ed azionato l'apertura della massiccia porta
d'acciaio rivestita in legno. Aprirla in maniera normale sarebbe stata un
operazione impossibile da compiere anche per Marzia stessa considerando la sua
pesantezza, o comunque avrebbe creato tanto caos e rumore ed era naturalmente
l'unico deterrente contro qualunque malintenzionata e assolutamente necessario
per la sicurezza degli abitanti della dimora, soprattutto in assenza della
padrona di casa. Era in ogni caso una zona tranquilla quella dove abitava
insieme a Marzia, ma la mattina c'era comunque un vivace andirivieni di uomini
con le sporte della spesa affaccendati anche in altre cose come la cura del
giardino o le chiacchiere da comari. E lui era diventato in pochi giorni una
dei principali bersagli di questi cicalecci. Tutti gli abitanti del quartiere
si chiedevano chi fosse e da dove venisse quel ragazzo che abitava a casa
della commissaria senza essere sposato. Ovviamente Filippo non aveva la
certezza che stessero parlando di lui, ma gli sguardi dei residenti quando
passava erano tutto un programma.
Claudio e Filippo uscirono quindi da casa incamminandosi verso la piazzetta
dove erano posti sia il bar che il supermercato. Per arrivarci dovevano
percorrere circa cento metri di quella strada dove si affacciava la villetta
di Marzia e che era la strada principale del quartiere, girare poi a destra e
camminare per altri ottanta, lungo una via invece molto meno affollata, anzi,
quasi sempre deserta, tranne appunto qualche uomo di ritorno dal supermercato.
Infine un'altra svolta a destra dove, dopo una trentina di metri c'era la
piazza con alcuni negozi di prima necessità tra cui appunto il bar ed il
supermercato. Gli unici esercizi commerciali di quel nuovo quartiere erano
tutti compressi in quella piazzetta ed in una delle traverse che confluivano
in essa, opposta alla via da dove provenivano Claudio e Filippo. Era appunto
una zona nuova che, secondo le intenzioni delle costruttrici, sarebbe dovuta
divenire una zona semi residenziale immersa nel verde ed in effetti Filippo
trovava molto gradevole l'aspetto di quel quartiere, la pace che si respirava,
con poche vetture in circolazione e parcheggi sempre a disposizione, visto che
quasi tutte le abitazioni possedevano un garage privato. Se c'era una cosa che
mancava era l'aspetto ludico per i poveri maschi come lui. Le donne avevano a
disposizioni anche vaste aree per fare dello sport, ma gli uomini cosa
facevano per passare il tempo? Era un argomento che doveva affrontare
assolutamente con Marzia un giorno di questi. Ormai si era messo l'anima in
pace sulle possibilità di far ritorno a casa e visto che quella sarebbe
diventata la sua vita, voleva cercare di renderla meno noiosa possibile.
Entrarono quindi dapprima nel bar dove Claudio per consuetudine consumava la
colazione e si sedettero ad un tavolino ordinando caffè, latte e delle paste
al giovane garzone che si era avvicinato. Non esistevano i suoi amati cornetti
che era abituato a mangiare la mattina, ma quelle paste non erano davvero
niente male ed il loro sapore era molto simile ai lieviti di rinomate
pasticcerie. L'attenzione di Filippo era però rivolta altrove e più
specificatamente alla donna che stava alla cassa e che doveva trattarsi della
padrona ed a quella seduta da sola ad un tavolino poco distante dal suo. La
donna alla cassa era una signora che , secondo Claudio che la conosceva bene,
doveva aver oltrepassato i sessanta anni, ma alla quale Filippo ne avrebbe
dati almeno venti di meno considerando il suo aspetto giovanile. Due giorni
prima lo aveva approcciato vedendolo per la prima volta, ma Claudio che si
comportava con lui come un cane da guardia, aveva avvertito la donna, con tono
rispettoso e mite ma comunque deciso, che quel ragazzo era il fidanzato della
commissaria Marzia Adriani e che pertanto era di proprietà della poliziotta.
L'altra invece, quella seduta al tavolino da sola, era, a parere di Filippo,
una vera e propria meraviglia della natura. L'aveva vista in piedi ed era alta
all'incirca un metro e novanta, con un corpo da atleta messo in evidenza
dall'abbigliamento sensuale che era in uso in questo mondo. Le gambe
lunghissime sembravano non aver mai fine ed il seno era prosperoso e comunque
proporzionato al resto del corpo. Il viso poi era da incorniciare, perfetto in
ogni dettaglio, dalla bocca al naso, con una massa di capelli biondi ondulati
che le cadevano sulle spalle. Se Filippo avesse dovuto fare una classifica di
bellezza delle donne conosciute fino a quel momento, l'avrebbe messa
sicuramente al primo posto a parità con la sua Marzia. Ma c'era una parte che
l'aveva colpito maggiormente ed era il suo sguardo. Non solo perché possedeva
dei magnifici occhi azzurri, ma perché ogni volta che incrociava quello
sguardo sentiva un brivido percorrergli la schiena e lui non riusciva a dare
una spiegazione a questa sensazione. Era il terzo giorno consecutivo che la
trovava allo stesso tavolino del bar ed era una cosa abbastanza insolita
considerando che c'erano pochissime giovani donne in giro per il quartiere.
Erano giorni lavorativi e le femmine erano tutte al proprio lavoro, lontano da
quella zona periferica e quello splendido esemplare femminile non doveva
superare di molto i trent'anni di età:
Così come aveva fatto gli altri due giorni, la donna si alzò dopo pochi
minuti passando proprio davanti a Filippo senza però curarlo di uno sguardo
eclissandosi al di fuori del bar.
Claudio osservò il movimento degli occhi di Filippo che seguiva l'uscita
della donna dal locale e sbottò
“ Di un po', ma sei impazzito?” lo rimproverò aspramente “Abbassa gli occhi.
Non vorrai mica farti passare per un poco di buono? Sembra che ti diverta a
provocare le donne”
“ No, scusa, è che ero distratto” si scusò il giovane “Per favore non dirlo
alla signorina Marzia”
“ Ma certo che non glie lo dico, mica sono una spia io. Però fai attenzione
perché un'altra donna, una come mia moglie, avrebbe già riempito di schiaffi
la tua bella faccia. E secondo me tu necessiti proprio di una bella lezione.
Nella signorina Marzia hai trovato veramente una donna comprensiva come ce ne
sono poche. Sei proprio un tipo fortunato” Filippo fece cenno a Claudio di
aver compreso e lo ringraziò del fatto che avrebbe mantenuto il piccolo
segreto, ma comunque non riusciva a non pensare a quella donna e di questo si
sentiva un po' in colpa nei confronti di Marzia. Ma quella spettacolare bionda
aveva qualcosa che lo attraeva particolarmente al di là della bellezza
statuaria che possedeva.

Patrizia alzò il bavero del cappotto per ripararsi dal freddo pungente. Era
una giornata luminosa, ma era inverno pieno e la tramontana sferzava con
violenza il suo volto. Mise anche gli occhiali da sole per cercare di passare
il più possibile inosservata anche se dopo tre giorni che frequentava quel
bar dove il ragazzo andava a fare colazione, la possibilità di essere
riconosciuta cominciava ad essere piuttosto consistente. Purtroppo non
sembrava avere altre possibilità. Entrare a casa del ragazzo nel modo in cui
aveva fatto finora era da escludere. La mattina c'era un via vai di persone
piuttosto nutrito e quindi entrare con la forza nel momento in cui i due
uomini rientravano sarebbe equivalso ad un suicidio. Il pomeriggio, quando
soprattutto in quel periodo invernale, la gente cominciava a diradarsi, i due
maschi non uscivano mai di casa e quella porta di acciaio massiccio era
impossibile da aprire anche per lei. Quindi, se voleva portare a termine il suo
piano o doveva attendere chissà quanto tempo aspettando il momento propizio
con il rischio che prima o poi qualcuno chiamasse la polizia per fare un
controllo su quella sconosciuta che gironzolava per il quartiere, o doveva
sbrigarsi ed agire in un'altra maniera. Nei due giorni antecedenti aveva
studiato scrupolosamente il tragitto che i due uomini percorrevano ed aveva
notato come fosse identico nel modo più assoluto. Fra qualche minuto
sarebbero usciti dal bar e sarebbero entrati nel supermercato dove, dopo una
mezz'ora abbondante, sarebbero usciti dopo aver fatto la spesa. Avrebbero dato
un'occhiata alle vetrine degli altri negozi e poi si sarebbero diretti verso
casa. Prima di arrivare nel vialone dove era situata la casa dovevano
percorrere circa ottanta metri di una strada poco frequentata e se le Dee
fossero state a suo favore, avrebbe potuto agire in quel punto, a metà esatta
di quella strada, dove aveva già parcheggiato il suo furgoncino. Si accese una
sigaretta e si infilò nel veicolo anche per ripararsi dal freddo che si stava
intensificando, fissando il punto in cui fra un po' sarebbero dovuti comparire
i due uomini. Ora doveva solo aspettare.

Filippo e Claudio aspettarono il loro turno e poi misero i loro acquisti sul
rullo. Il ragazzo alla cassa fece il conto e Claudio pagò dopo aver riempito
tre sacchetti. Ne prese due lasciando il terzo a Filippo e, come aveva
previsto Patrizia, prima di incamminarsi verso casa, diedero uno sguardo alle
vetrine degli altri negozi. Claudio ormai conosceva quasi tutti in quel
quartiere e scambiò quattro chiacchiere con coloro che incontrava, ma dopo
una diecina di minuti decisero che era giunto il momento di rientrare. Le cose
da fare erano tante in casa e Claudio non voleva certo farsi sgridare dalla
sua padrona o peggio ancora, rischiare che la signorina Marzia si lamentasse
del suo operato con sua moglie Silvia. Aveva paura di sua moglie ed era
sicuro che in un caso del genere, lo avrebbe punito duramente e lui non
voleva certo assaggiare gli schiaffi della signora Silvia. Sapeva quanto
facessero male ed era sempre molto attento ad evitare di farla arrabbiare.
Strada facendo Claudio raccontò a Filippo di come, quando era giovane, anche
lui avesse lavorato proprio alla cassa di un supermercato e di come fossero
sempre più numerose le famiglie in cui le donne facevano ricorso al lavoro
maschile, sia del marito che dei figli. Un po' a causa della crisi economica,
un po' per le sempre maggiori esigenze che c'erano nelle famiglie, ormai molti
uomini contribuivano al fabbisogno familiare. E poi, giustamente, diversi
lavori non erano adatti al sesso forte femminile ed erano idonei proprio per
i maschi. Ovviamente, erano lavori umili e lo stipendio era basso, ma lui ad
esempio, era comunque molto felice di aiutare sua moglie economicamente.
Raccontò ancora della propria vita e di come, dopo sposato, si fosse dedicato
ai suoi quattro figli Quando i due maschi avevano compiuto i tredici anni e
avevano terminato le scuole dell'obbligo potendosi dedicare loro alla cura
della casa ed a servire le due sorelle, lui aveva potuto trovare di nuovo un
lavoro, naturalmente dopo il consenso di sua moglie. Si riteneva fortunato di
aver trovato un lavoro come domestico tuttofare al servizio della signorina
Marzia che reputava una donna generosa, onesta e poco severa. Una brava
persona veramente.

Patrizia accese l'ennesima sigaretta mentre l'attesa si faceva sempre più
spasmodica. Aspirò profondamente mentre ripassava mentalmente il piano che
aveva ideato. Non era complicato anzi, era di una semplicità estrema, ma era
la prima volta che agiva alla luce del sole e questo la rendeva
particolarmente nervosa ed inquieta. Finalmente vide i due maschi che, appena
girato l'angolo, si dirigevano verso di lei. Aspettò che facessero una
ventina di metri guardandosi nervosamente intorno nel timore che qualcuno
potesse osservarla ma, per sua fortuna, il viale era deserto a parte lei e i
due maschi che continuavano ad avvicinarsi. La sua paura non era dettata tanto
dal fatto di poter essere riconosciuta. Quella possibilità l'aveva messa in
preventivo quando aveva deciso di agire a viso scoperto e di andare in giro
per tre giorni per tutto il quartiere per rendersi conto del percorso che i
due maschi avrebbero attuato. Si era dovuta fermare per parecchio tempo al bar
della piazzetta e qualcuno sicuramente l'aveva notata considerando le
pochissime donne presenti in quel posto in quel momento. Ma era sicura che
anche se la polizia avesse avuto in mano un suo identikit non sarebbero mai
potute risalire a lei. Il suo vero problema era che qualcuno aveva potuto
notare il suo furgoncino ed in quel caso non avrebbe avuto scampo. Per questo
l'aveva sempre parcheggiato lontano dalla piazzetta e adesso doveva sperare
che nessuno notasse niente. Ma il viale continuava ad essere deserto e quindi
scese dal sua autocarro andando incontro ai due uomini. Filippo alla vista di
quella splendida creatura che gli veniva incontro deglutì. " Mamma mia
quant'è bella" sospirò. Si sarebbe mai abituato alla perfezione fisica delle
donne di questo mondo? Dentro di se aveva capito che quella femmina aveva
qualcosa di diverso che gli incuteva un certo disagio, ma, malgrado tutto
quello che aveva visto durante quella settimana, le varie prove di forza da
parte delle donne a cui aveva assistito, la sua natura gli impediva di provare
paura alla vista di una femmina. Claudio invece, capì subito che qualcosa non
andava. Diede una spinta a Filippo intimandogli di attraversare la strada, ma
il ragazzo non si muoveva inebetito dalla visione di quella statuaria figura
che ormai era dinanzi a loro. Claudio gettò allora le sporte della spesa per
terra cercando di fuggire, ma ormai era troppo tardi. La donna con un paio di
passi lo raggiunse e lo prese per il collo con la sua mano sinistra alzandolo
di diversi centimetri mentre il pover'uomo si dibatteva inutilmente con i
piedi penzoloni, mentre con la destra stava per colpirlo con un pugno che gli
sarebbe stato fatale. Solo allora Filippo si rese conto di quello che stava
succedendo e si aggrappò al braccio destro della donna che fece partire
ugualmente il colpo nonostante portasse con se tutto il peso del ragazzo. Il
pugno fu devastante ma non mortale, attutito dal gesto del giovane. Patrizia
guardò il volto dell'uomo sfigurato e sanguinante ancora nella sua mano e lo
gettò lontano di diversi metri. Non sapeva se l'avesse ucciso e quello non
era il momento di appurarlo. Rivolse pertanto la sua attenzione a Filippo che
era ancora attaccato al suo braccio destro. Con l'altra mano, quella che aveva
appena colpito Claudio, staccò il ragazzo che continuava ad abbarbicarsi al
suo arto e poi colpì anche lui molto più lievemente. Non voleva naturalmente
ucciderlo ne tanto meno sfigurare il suo bel volto, ma solo renderlo
inoffensivo per alcune ore. Filippo osservò l'altissima donna davanti a lui
ma non vide più alcuna bellezza. Vide soltanto che aveva stretto il pugno e
che stava per sferrare il colpo proprio a lui e pensò che con quella forza
che possedeva, lo avrebbe ucciso all'istante rendendogli il viso
irriconoscibile.
Il pugno arrivò, puntuale come un orologio svizzero, senza che lui potesse
farci niente, in balia com'era di quella donna.
Patrizia raccolse il corpo di Filippo che giaceva svenuto a terra e corse
verso il suo camioncino come una predatrice che ha in bocca l'animale
sbranato. La differenza era solo nel fatto che lei lo avrebbe sbranato più
tardi, dopo averlo violentato e terrorizzato. Scaricò sul retro della vettura il corpo del giovane e si mise al volante del mezzo. Erano le 11,15 di mattina. Aveva fatto tutto in meno di un minuto ma ora doveva sbrigarsi ed allontanarsi senza dare troppo nell'occhio. Fra pochissimo qualcuno avrebbe scoperto il corpo dell'altro uomo e avrebbe dato l'allarme. Aveva poco tempo. Raggiunse in breve la strada principale e si diresse verso la sua casa di campagna. Se fosse stata
fortunata e non avesse trovato intralci, in poco più di mezz'ora sarebbe
stata al sicuro con la sua preziosa preda nel sacco. Da vera predatrice ed in
barba ancora una volta alla polizia.

Marzia era raggiante quando raggiunse il suo ufficio. Era appena tornata dalla
gioielleria dove aveva comprato l'anello che aveva intenzione di regalare al
suo Filippo. Lo sapeva perfettamente che era presto e che stavano insieme solo
da una settimana, ma era stata comunque una settimana intensa, in cui avevano
dormito e vissuto insieme ed in cui avevano soprattutto fatto l'amore insieme
tante volte, ogni volta con un piacere sempre maggiore a quello precedente.
Quindi, malgrado i pochi giorni trascorsi insieme, era già conscia di essere
perdutamente innamorata di quel ragazzo e pertanto gli avrebbe chiesto se
voleva diventare suo marito. Era un pro-forma, in quanto Filippo non avrebbe
mai potuto dire di no. Se l'avesse fatto non avrebbe potuto esimersi dal
cacciarlo di casa e mandarlo in un istituto. Era un ragazzo troppo sveglio per
non capire che la sua convenienza era di accettare una simile proposta, fatta
per di più da una donna con una posizione economica ragguardevole. Lei però
voleva vedere il suo sguardo, il modo in cui avrebbe accettato la sua
richiesta di vivere con lei per il resto della sua vita. Da quello sguardo e
dal suo comportamento avrebbe capito se il suo fidanzato stava con lei solo
perché non aveva altro posto decente in cui vivere, oppure perché era
veramente innamorato di lei. Ecco, forse quel suo gesto di chiederlo come
marito era dovuto proprio alla paura di non essere contraccambiata del tutto e
quindi alla voglia di capire fino a che punto Filippo l'amasse. Se era vero
che lui proveniva da un universo parallelo, un universo in cui i maschi hanno
il sopravvento, come avrebbe potuto mai amare una donna con le sue
caratteristiche? Si definiva una donna molto tollerante, ma era e sarebbe
rimasta per tutta la sua vita una donna dominante ed il suo uomo, che fosse
di un mondo o di un altro, avrebbe dovuto obbedirle e servirla.
I suoi pensieri furono distolti da un lieve bussare alla porta del suo
ufficio. Si trattava di una delle sue agenti che Marzia fece entrare
“ Cosa c'è?” domandò laconicamente
“ E' stato ritrovato un uomo gravemente ferito signora commissaria” esordì
l'agente
“ Ora mando una pattuglia a verificare. Sai se si tratta di violenza
domestica? Quelli non sono casi che ci interessano”
“ Veramente commissaria, dalle prime indiscrezioni sembrerebbe che l'uomo
ferito sia la persona che lavora al suo servizio”
“ Claudio ? E....il mio fidanzato? Filippo è con lui?” urlò preoccupata la
poliziotta
“ Veramente non c'è nessuna traccia di lui, commissaria. Ho parlato proprio io
con un tizio al telefono il quale mi ha riferito che aveva trovato un uomo
privo di sensi e con il volto ridotto male, ma che l'ha riconosciuto come la
persona che lavora appunto al suo servizio. Mi ha anche detto che qualche
minuto prima l'aveva visto insieme ad un bel giovanotto. Mi scusi commissaria,
ma è la frase che ha usato l'uomo al telefono. Hanno già avvertito l'ambulanza
che arriverà a momenti”
“ Mettete dei posti di blocco in tutta la città” ordinò Marzia “Dobbiamo
rintracciare chi ha rapito Filippo. Probabilmente è la stessa donna che ha
ucciso anche gli altri maschi. Dobbiamo muoverci subito”
L'agente uscì dall'ufficio di Marzia e la commissaria aprì la custodia
guardando di nuovo l'anello appena comprato. Se veramente il suo fidanzato era
nelle mani di quella donna, probabilmente non sarebbe mai riuscita a mettergli
al dito quell'oggetto che aveva appena comprato con tanto amore. All'inizio lo
sconforto s'impadronì di lei ma, pensandoci bene, forse non tutte le speranze
erano ancora perdute. Se quella donna l'aveva rapito significava che non
voleva ucciderlo subito. Doveva comportarsi da poliziotta, ragionare
lucidamente ed in fretta e forse poteva ancora ritrovare il suo ragazzo prima
che quell'assassina lo riducesse nel modo in cui aveva ridotto gli altri
poveri maschi. Ora forse la vita di Filippo dipendeva soltanto e completamente dalla sua abilità investigativa.

Fine decimo episodio

DavideSebastiani
00lunedì 6 ottobre 2014 20:38
Undicesimo episodio



Patrizia diede un'occhiata al ragazzo che giaceva ancora svenuto sul retro del
furgoncino e poi guardò l'orologio che l'avvertiva che erano le 11.30. Il
peggio non era ancora passato in quanto l'allarme ormai doveva essere già
stato dato ed era ancora a metà strada. Un eventuale posto di blocco l'avrebbe
consegnata praticamente nelle mani della polizia, ma il traffico sembrava
scorrevole e senza i rallentamenti che ne sarebbero scaturiti. Secondo il suo
piano originale avrebbe dovuto portare con se anche l'altro uomo per poi
scaricarlo da qualche parte, in modo di avere tutto il tempo per allontanarsi,
ma la tensione del momento e la frenesia di fare in fretta, le avevano fatto
cambiare idea ed era stata costretta a lasciare il corpo sul marciapiede.
Comunque, era arrivata al punto in cui finalmente poteva abbandonare la strada
principale immettendosi prima su una strada secondaria e dopo su quella dove
era stata fermata dalla poliziotta Licia e che conduceva nella sua casetta di
campagna. Attraversò il punto dove l'aveva aggredita e poi rapita insieme al
marito e notò con soddisfazione che tutto era tranquillo. Evidentemente
nessuno aveva scoperto la vettura che aveva nascosto con cura tra la
vegetazione che, per sua fortuna, in quel punto era piuttosto fitta. Ancora un
paio di chilometri di quella strada tortuosa ed un sorriso illuminò la sua
faccia. Vedeva stagliarsi la sagoma della sua casa. Ormai era fatta.

Filippo era sveglio già da un paio di minuti. Si massaggiò la parte colpita
dal pugno della donna e notò che era ancora tutto integro. Dunque non l'aveva
ucciso. Si trovava all'interno di uno strano mezzo che sembrava assomigliare
ad un autocarro, molto meno futuristico rispetto alle vetture che aveva visto
fino a quel momento considerando che faceva un rumore piuttosto consistente al
contrario degli altri veicoli che erano invece di una silenziosità estrema.
Rimase fermo nella medesima posizione cercando di ragionare il più
velocemente possibile. Che fosse stato rapito non c'erano dubbi. Ma rapito da
chi? E se fosse stata quella donna, quell'assassina di cui si stava occupando
Marzia? In quel caso non avrebbe avuto alcuna possibilità di salvezza
considerando che si trattava di una psicopatica che amava violentare ed
uccidere i maschi. Una vera e propria vedova nera. Ma se essere violentati da
una donna, bella come era la sua rapitrice, lo solleticava alquanto, non
altrettanto si poteva dire della seconda parte. La morte che faceva fare agli
uomini era atroce. Aveva letto che amava stritolare il maschio di turno
rompendogli tutte le ossa e gli organi interni, e solo l'idea lo faceva
ovviamente rabbrividire. Doveva cercare di fuggire da quella pazza. Ma come?
Scartò subito l'idea di lottare con lei visto il divario di forza esistente
tra lui e qualunque femmina che abitava in quest'inferno per gli uomini. Non
restava che la fuga. Forse, se la donna avesse creduto che fosse ancora svenuto
lo poteva lasciare da solo per qualche istante, il tempo per dargli modo di
mettere in moto quel veicolo e di allontanarsi il più velocemente possibile.
Non era mai stato un vigliacco in vita sua, ma in quel momento sentiva
veramente che la sua vita era appesa ad un filo sottile e la paura
s'impadronì di lui. Ma poi il veicolo si fermò e non c'era più tempo per la paura. Doveva agire. Intanto, la donna aprì lo sportello e scese dal mezzo. I
sensi del ragazzo erano tesi allo spasimo e quando udì distintamente dei
passi sul selciato capì che quello era il momento giusto. Scavalcò il sedile
mettendosi al posto di guida notando quasi con felicità che c'era la chiave
ancora inserita. Girò la chiave ed il motore iniziò a ruggire. C'era un solo
pedale e non esistevano marce, ma aveva visto Marzia guidare e sapeva come far
funzionare quello strano furgone. Patrizia ascoltò il rumore familiare del
furgone ma non si rese conto immediatamente di cosa stesse accadendo. Aveva
colpito il ragazzo in modo che restasse svenuto per almeno un paio d'ore e
comunque non aveva mai visto un maschio guidare. Doveva essere un ragazzo
considerevolmente forte per essersi svegliato così presto. Pazienza. Sorrise
dentro di se scrollando le spalle per quel tentativo di fuga che definì
ridicolo. L'aspettavano momenti più divertenti di quelli che aveva
pronosticato. Si avventò sul suo furgoncino mentre Filippo cercava di fare
marcia indietro e con una mano prima fermò il veicolo poi ne sollevò il muso
mentre Filippo osservava sgomento la donna di fronte a lui che prima gli
impediva di far muovere il camioncino malgrado avesse mandato l'acceleratore a
tutta e poi sentì il mezzo alzarsi e lui scivolare indietro. Sempre con la
sola forza di una mano. Si trovò così con la coda del furgone sulla terra ed
il muso che invece guardava il cielo con le ruote anteriori che ancora
giravano a vuoto. Patrizia lasciò il suo camioncino in quella posizione per
poi aprire lo sportello e prendere per il braccio il terrorizzato Filippo.
Spense il motore e sempre con una sola mano rimise il furgone in posizione
orizzontale mentre con l'altra teneva per il braccio il giovane che si
contorceva per il dolore. Trascinò Filippo dentro la casa ed appena entrati
lo colpì con un paio di schiaffi che lo mandarono a sbattere contro un muro.
Si avvicinò al ragazzo prendendolo per il mento e sollevandolo di diversi
centimetri fino a portarlo alla sua altezza
“ Sappi che ogni tua ribellione mi farà solo divertire di più e portare più
dolore per il tuo debole corpo. Capisci mio bellissimo ragazzo?” Patrizia non
attese la risposta di Filippo, avvicinò la sua bocca al viso del giovane per
poi leccarlo voluttuosamente più volte. Non aveva mai avuto un ragazzo che le piacesse così tanto e che così tanto la eccitava
“ E' cominciato il divertimento, ragazzo” aggiunse poi l'assassina “e più tu
mi farai divertire e più a lungo riuscirai a sopravvivere” concluse infine
sempre tenendo saldamente Filippo sospeso con la sua mano. Finalmente aveva la
preda che tanto aveva ambito e desiderato tra le sue mani. E non era solamente
un modo di dire.
Filippo guardò spaventato la bellissima donna che lo teneva sospeso in aria
con una sola mano. Malgrado la paura lo attanagliasse considerando con quanta
facilità lo sollevava senza nessuno sforzo e dopo quello che le aveva visto
fare con il furgoncino, ne era affascinato. Si soffermò addirittura ad
osservare la perfezione dei lineamenti del suo volto ed il corpo atletico e
scattante. Indossava un pantalone aderentissimo blu scuro che ricopriva le sue
gambe fasciandole in un modo che Filippo non poté fare a meno di ritenere
estremamente eccitante, un golfino di lana rosso così strizzato che
metteva in risalto il suo seno dritto e la sua pancia piatta ed un cappotto
dello stesso colore e tessuto dei pantaloni che teneva slacciato malgrado il
freddo intenso. Aveva già riconosciuto in lei la donna che era seduta da sola
al tavolino del bar ed il ragazzo ora capiva il motivo dei ripetuti incontri
negli ultimi tre giorni. Ora era ovvio che lo aveva seguito per poi rapirlo.
Essere rapito da una donna di siffatta bellezza, per lui che proveniva da un
altro mondo, un mondo in cui di solito sono gli uomini a commettere certe
nefandezze, poteva tutto sommato anche essere considerato tremendamente
eccitante. Il problema semmai erano quelle mani d'acciaio, una delle quali lo
teneva alzato come se pesasse pochi grammi e quelle braccia che pur non enormi
e pur coperte dagli indumenti, sembravano sprigionare potenza allo stato puro.
Patrizia si accorse dello sguardo del ragazzo che, pur impaurito, era fisso su
di lei e questo la colse un po' di sorpresa. Era abituata a ben altri
comportamenti dai maschi che si apprestava a violentare, comportamenti di gran
lunga più timorosi e frignanti
“ Che fai, mi osservi?” tuonò “Sei coraggioso, non sei come gli altri maschi
che ho conosciuto. Oppure sei completamente incosciente e non hai idea di cosa
ti sto per fare” Lasciò Filippo che scivolò per terra e poi proseguì “Ora
però dobbiamo fare la conoscenza noi due. Di te non sono riuscita a sapere
nulla tranne il fatto che abiti con una poliziotta senza essere sposato con
lei. Chi sei?”
Filippo si rialzò. Sapeva perfettamente di non avere nessuna possibilità di
uscire vivo da quella situazione considerando i precedenti di quella donna.
Quasi sicuramente si trattava della stessa donna che cercava Marzia,
un'assassina crudele che adorava vedere il dolore ed il terrore nelle proprie
vittime. Cercò di ragionare in fretta. La sua provenienza faceva si che la
sua mentalità fosse diametralmente opposta a quella che la donna si sarebbe
aspettata di trovare in un ragazzo rapito. Paura ne aveva tanta, ma doveva
cercare di spiazzarla completamente. Cercò di immedesimarsi nei panni di
quella donna. Se nel suo universo, dove i maschi hanno un ruolo dominante, un
uomo avesse rapito una donna bellissima e questa avesse cercato poi di
circuirlo, come si sarebbe comportato? Sicuramente ne sarebbe rimasto
scioccato. D'altronde quella donna che lui vedeva come l'ottava meraviglia del
mondo, in questo posto era probabilmente una persona con un aspetto fisico
normale mentre lui, a quanto pareva, sembrava possedere un sex-appeal
strepitoso e se ne avesse fatto buon uso forse poteva anche riuscire a
salvarsi. Insomma, aveva deciso, in quei pochi secondi, che l’unica sua possibilità fosse di sedurla e sperare.
“ Non lo so chi sono” rispose infine tirando in ballo il solito ritornello che
aveva concordato con Marzia “Glie lo giuro signora, ho avuto un incidente ed
ho perso la memoria. Ricordo solo il mio nome che è Filippo e probabilmente
sono uno straniero” La donna prese il ragazzo per la maglia strattonandolo e
mandandolo a sbattere contro il muro quindi lo prese per un braccio. Filippo
sentiva la mano della donna tenergli il braccio ed un dolore lancinante
cominciò a pervadergli il corpo intero. Sembrava quasi che l'arto gli stesse
andando a fuoco tale era il dolore che sentiva
“ Non mi mentire altrimenti ti stacco il braccio di netto. Ho visto mentre ti
baciavi con la poliziotta”
“ E' vero!” rispose il ragazzo mentre il dolore si faceva sempre più
lancinante ed insostenibile che quasi si sentiva venir meno “Ma solo perché è
stata lei a trovarmi mentre vagavo da solo. Prima mi ha ospitato a casa sua e
poi mi ha minacciato. O diventavo il suo uomo oppure mi avrebbe mandato in un
istituto. Che cosa potevo fare?”
Patrizia osservò il ragazzo che si contorceva e singhiozzava. Se avesse
voluto avrebbe potuto veramente staccargli il braccio ma per il momento voleva
conservarlo integro. In fondo poteva anche essere vero quello che sosteneva.
Che fosse straniero poi era abbastanza evidente dal modo di parlare e comunque
a quel punto che mentisse o dicesse il vero non era importante. Quello che
contava era che finalmente avesse quel ragazzo tra le sue mani e che poteva
cominciare a divertirsi con lui come aveva sognato negli ultimi giorni.
Lasciò pertanto il braccio del ragazzo e con la stessa mano lo schiacciò
contro il muro impedendogli di muoversi chinando infine la propria testa per
baciarlo. Si aspettava che il ragazzo facesse del tutto per scansarsi ed
evitare la sua bocca e rimase allibita quando Filippo rispose al suo bacio
gettandole addirittura le braccia al collo
“ Ma che fai? Non hai paura di me? Ma lo sai chi sono io?” domandò turbata
“ Si, penso di sapere chi è lei. E di paura ne ho tanta. Però lei è così
forte ed autoritaria che mi sono sentito subito attratto da lei”

Patrizia guardò quel ragazzo sbigottita. Non sapeva più cosa pensare. Quel ragazzo si stava comportando in maniera del tutto anomala e la stava mettendo in difficoltà. Doveva comunque ristabilire i ruoli e colpì Filippo con uno schiaffo. Voleva vederlo tremare di paura al suo cospetto. Il giovane però si rialzò senza indietreggiare. Aveva deciso di proseguire su quella linea e cercare di turbarla ancora di più. Lo schiaffo era stato tremendo per lui ed il sangue cominciava a
colargli dal naso ma rimase fermo aspettando la donna che avanzava verso di
lui pregando il Signore che la sua scelta fosse stata quella giusta
“ Mi stai prendendo in giro? Un ragazzo della tua bellezza si sente attratto
da me? Vuoi che ti ammazzi subito?”
“ No signora! La prego, prima vorrei essere suo almeno una volta”
Patrizia rimase di nuovo esterrefatta. Come era possibile una cosa del genere?
Stava per colpirlo di nuovo ma si bloccò. Il ragazzo era in piedi davanti a
lei fermo senza recedere. Intravvedeva il timore nei suoi occhi e nei suoi
gesti, ma continuava a stare fermo, quasi in attesa di essere preso da lei.
Gli intimò di togliersi i vestiti e nel mentre il ragazzo eseguiva l'ordine
ne ammirava il corpo. Non aveva mai visto un maschio così attraente e si
sentiva eccitata al solo pensiero che fra pochi istanti lo avrebbe posseduto.
Strappò con violenza anche l'intimo che Filippo non aveva ancora tolto,
rimanendo sbalordita alla vista del suo pene che pur non eretto, se ne
intravvedeva la sua grandezza che doveva essere di notevoli dimensioni. Quindi
costrinse il giovane prima ad inginocchiarsi e poi a sdraiarsi completamente.
La donna si avventò su di lui e, tenendogli fermi i polsi, riprese di nuovo a
baciarlo. Ma ancora una volta il ragazzo, anziché divincolarsi, rispondeva con
passione. Patrizia sembrava spiazzata e lo divenne ancora di più quando il
suo corpo avvertì che Filippo aveva avuto una potente erezione. Si alzò di
scatto guardando il giovane maschio
“ Com'è possibile! Non ti ho ancora iniettato la medicina. Che scherzo è mai
questo!” Filippo si alzò ed andò di fronte all'esterrefatta donna
prendendole con dolcezza le mani. Sapeva benissimo che stava rischiando
considerando l'instabilità emotiva e psichica della meravigliosa,
esteticamente parlando, donna che aveva di fronte, ma non vedeva soluzione
migliore. Dalla reazione di quella donna dipendeva la sua sopravvivenza e,
mentendo, le raccontò che aveva scoperto di avere un anomalia sessuale.
Spiegarle la verità non gli sembrava opportuno. Avrebbe potuto accettare una
psicopatica assassina il fatto che lui proveniva da un universo parallelo e
che quello era il motivo della sua diversità rispetto a tutti gli altri
maschi? Sarebbe stato molto più facile credere ad una anomalia e la donna,
alla fine del racconto di Filippo, parve crederci. Si disse che c'erano tante
stranezze al mondo e questa tutto sommato poteva anche essere credibile. Ed
anche molto eccitante.
“ Dunque, tu puoi sentire piacere. E' la stessa sensazione che proviamo noi
femmine?”
“ Credo di si, signora. O per lo meno dovrebbe essere molto simile”
“ Sembra assurdo. Se non l'avessi visto con i miei occhi non ci crederei. E tu
puoi farlo diventare dritto quando vuoi?”
“ Non quando voglio. Il miracolo avviene solo quando incontro una donna che mi
piace, una donna come lei” Si alzò in punta di piedi per sopperire alla
differenza di altezza cercando la bocca di Patrizia. Come era stato per
Marzia, anche Patrizia sentiva una strana e nuova sensazione mentre Filippo
alzava il maglione della donna e cominciava ad accarezzarle i capezzoli e poi
a baciarli e mordicchiarli. Da sempre era abituata ad uomini passivi,
addirittura le piaceva far sesso incutendo loro terrore, ma questa sensazione
di essere desiderata la stava facendo impazzire. Il ragazzo sentiva la donna
fremere e scese ancora più giù con la bocca. Si era sempre considerato un
discreto amatore malgrado la giovane età, ma non avrebbe mai potuto
immaginare che la sua vita sarebbe dipesa da questa abilità. Slacciò i
pantaloni della donna e fece scivolare giù anche i minuscoli slip che
indossava, trovandosi così di fronte al suo sesso rasato alla perfezione.
Indugiò ancora un po' con la lingua e finalmente iniziò a leccare il
clitoride facendo sussultare Patrizia che stava scoprendo sensazioni a lei
sconosciute. Quel misterioso ragazzo la stava facendo impazzire di desiderio
in una maniera senz'altro anomala ma allo stesso tempo meravigliosa. Chissà da
dove veniva e da chi aveva imparato l'uso della lingua in quella maniera.
Nessun maschio si sarebbe azzardato a prendere l'iniziativa in un modo simile.
Fino a quel momento aveva sempre pensato che solo le femmine potevano toccare
un uomo e provare piacere per questo. Pensava anche che un maschio dovesse
rimanere sdraiato ed immobile mentre lei poteva sbizzarrirsi nel toccarlo e
baciarlo. Quello che stava vivendo in quel momento era paradossale e
rivoluzionava tutte le teorie delle femmine in fatto di sesso. Ma quel modo
nuovo funzionava grandiosamente. Raggiunse un orgasmo che la lasciò quasi
senza fiato, simile a quelli che provava quando sbriciolava le ossa delle sue
vittime e che la fece barcollare per la stanza. Si appoggiò al muro per
sostenersi e si soffermò poi a guardare quel ragazzo ricavandone un immagine
diversa da quella che aveva in precedenza. Vedeva sempre un ragazzo
bellissimo, ma non vedeva più una preda pronta per essere spolpata bensì un
maschio col quale voleva continuare a fare sesso.
Filippo pregava il cielo che quella donna fosse rimasta soddisfatta. Aveva
saputo da Marzia che, per quanto strano potesse sembrare, le donne di
quest'universo non conoscevano il sesso orale e sperava che anche quella
femmina ne rimanesse entusiasta come ne era rimasta la sua fidanzata. Già,
Marzia. Gli mancava. Quello che stava facendo con quella donna poteva essere
considerato un tradimento? Scacciò via quel fastidioso pensiero. Doveva
cercare di salvarsi e quello sembrava essere l'unico modo per farlo. Si alzò
con il pene ancora eretto. D'altronde la visione di quella femmina era
paradisiaca. Si avvicinò a lei facendole sentire la sua erezione e pertanto
la sua voglia, quindi l'aiutò a togliere del tutto i pantaloni e lo slip che
erano rimasti ancora alle caviglie. Passò infine alla maglia ed anche quei
seni meravigliosi erano ora completamente visibili. Adesso la donna era
completamente nuda e Filippo ebbe la certezza di quello che aveva immaginato
vedendola vestita: era praticamente perfetta. Si era tolta anche le scarpe ed
ora le arrivava con la bocca all'altezza del collo che baciò e leccò in
maniera sensuale
“ La prego signora, mi possieda” le sussurrò
La donna lo sollevò mettendoselo in braccio. Era una costante che lo aveva
accompagnato fin dal primo istante in cui aveva fatto il suo ingresso in quel
mondo. Marzia ad esempio amava trasportarlo in giro per casa e Filippo trovava
la cosa estremamente piacevole e sessualmente solleticante. Una delle cose che
più lo avevano sorpreso era di come si fosse abituato presto a comportarsi da
maschio sottomesso. Certo, era necessario per la sua stessa sopravvivenza, non
era un gioco, ma aveva trovato alcuni aspetti veramente gradevoli. Ed il fatto
di essere sollevato dalla sua fidanzata era tra tutti quello che più avevano
colpito la sua fantasia. Ora però era diverso. Di Marzia si fidava, ma quella
donna era un'assassina e se avesse voluto, quelle braccia che lo cingevano
sarebbero potute divenire una trappola mortale per lui se solo avesse
applicato una minima parte della forza che possedeva. Invece lo tenne
saldamente tra le sua mani senza fargli del male e lo portò in una delle
camere depositandolo poi sul letto. Si poggiò su di lui baciandolo e
toccandolo, ancora meravigliata del fatto che avesse il pene eretto senza far
uso del farmaco, un pene tra l'altro di dimensioni notevolmente superiore a
quelle di qualsiasi maschio avesse conosciuto, perfettamente compatibile con
la magnifica struttura che quel giovane possedeva
“ Ora voglio possederti. Fai in modo che io sia soddisfatta altrimenti ti
Ucciderò” gli disse infine in un tono minaccioso che gelò il sangue nelle
vene del giovane.

Quanto tempo era passato? Aveva perso la cognizione del tempo stesso. Quella
donna sembrava insaziabile ma ora anche lei sembrava stanca e dopo l'ultimo
orgasmo che aveva avuto, si era messa con le gambe e le braccia aperte a
riposare. Filippo la osservò beandosi ancora una volta di quel fisico
stratosferico, ma cominciava ad essere preoccupato. E se dopo aver fatto
l'amore aveva intenzione di ucciderlo? Probabilmente si era comportata proprio
in questa maniera con gli altri uomini che aveva ucciso. Non sapeva neanche
cosa fare. Poteva continuare a fingere oppure aspettare che lei
prendesse la sua decisione? La donna era comunque stravolta. Aveva i capelli
biondi che le andavano di continuo davanti agli occhi e che lei ricacciava
sistematicamente indietro ed era chiaramente pensierosa. Ad ogni caso il sesso
appena fatto era stato meraviglioso per entrambi. La donna aveva avuto diversi
orgasmi, ma anche il ragazzo aveva goduto dell'amplesso riuscendo ad avere tre
eiaculazioni. Quando Filippo aveva avuto il primo orgasmo ed il suo pene era
tornato nelle dimensioni abituali, la donna si era arrabbiata molto e lo aveva
percosso duramente con diversi ceffoni. Non era stato facile farle capire come
funzionasse il suo organo maschile, abituata com'era ad un sesso meccanico di
un'ora esatta, la durata del farmaco, ma poi aveva cominciato a comprendere ed
a prenderci gusto. L'ultima volta si era addirittura divertita a stimolarlo
affinché potesse avere una nuova erezione. Fu Filippo a spezzare il silenzio
che si era creato
“ Come si chiama signora? Non conosco neanche il suo nome”
“Patrizia” rispose laconicamente la donna
“ La prego signora Patrizia non mi uccida, mi faccia restare con lei”
La donna si sollevò mettendosi seduta sul letto
“ Veramente vuoi rimanere con me? Chi mi dice che stai facendo tutto questo
per salvarti la vita? E quella donna allora? La poliziotta? Scommetto che
anche con lei hai fatto la parte dell'innamorato per non essere mandato in un
istituto, se è vera la storia dell'incidente. Oppure la ami davvero? Vi ho
visto mentre vi baciavate e non sembravi affatto dispiaciuto. Anzi”
“ Glie l'ho detto. Mi ha minacciato. Sono stato costretto a fare quello che
lei voleva. Adesso con lei sono sincero. Mi creda, non avrei potuto fare
l'amore per tutto questo tempo se non provassi una grande attrazione per lei”
Filippo respirò profondamente. Quello era il momento topico. Se quella
femmina non gli avesse creduto poteva dire addio alla sua vita. Poggiò la sua
testa sul seno della donna duro come il marmo e restò in attesa speranzoso.
Aveva fatto tutto quello che poteva fare, aveva sempre usato un tono
rispettoso come era in uso fare verso le donne, aveva fatto l'amore fingendosi
appassionato per cercare di confonderla ed ora si era completamente accucciato
a lei guardandola negli occhi sperando che il suo sguardo potesse almeno farla
recedere dai suoi istinti omicidi.

Patrizia sentiva il caldo respiro del giovane che teneva la sua testa proprio
sul suo seno. Stava provando una strana sensazione che non era riuscita ancora
a definire bene. Nelle sue intenzioni originali era arrivato il momento di
prendere il corpo del suo prigioniero e cominciare a demolirlo con le sue
potenti braccia, con i suoi pugni che rompevano le ossa come fossero di burro
e che rendevano i volti dei malcapitati praticamente irriconoscibili. Ma era
veramente questo ciò che voleva in quel momento? Provava una sensazione
inspiegabile quando uccideva un uomo che aveva appena violentato, ma ora la
situazione era di gran lunga differente. Per prima cosa si trovava a casa sua
e non aveva alcuna urgenza di completare l'opera prima che tornasse qualcuna.
Ma soprattutto c'era la volontà di continuare a fare del sesso con quel
ragazzo e riprovare quelle sensazioni così nuove e stupefacenti. Avrebbe
avuto comunque tutto il tempo di ucciderlo se e quando si fosse stancata di
lui
“ E così tu vorresti rimanere con me” riprese Patrizia dopo alcuni secondi di
attesa
“ Si signora!” fu la semplice risposta
“ E per quale motivo dovrei crederti?”
“ Glie l’ho detto, signora. Perché altrimenti non avrei potuto fare l'amore con lei nel modo in cui l'abbiamo fatto senza l'aiuto del farmaco”
Patrizia osservò il giovane compiaciuta. Aveva a disposizione un ragazzo
bellissimo che faceva sesso in maniera strana ma eccezionale e lei avrebbe
potuto averlo ogni qualvolta ne avrebbe avuto desiderio. Aveva anche voglia di
risentire su di lei la sua lingua che tanto l'aveva entusiasmata, di assistere
alla crescita del suo pene dovuta solo anche allo sfioramento di una mano, di
baciarlo con passione mentre lui contraccambiava facendo altrettanto. Si, per
il momento non le conveniva proprio ucciderlo. Guardò l'orologio e si rese
conto che erano le 15.10 ed aveva una fame pazzesca. Prese con le mani il
volto del ragazzo guardandolo in modo minaccioso
“ E sia! Per il momento non ti ucciderò. Ma sappi che se non ti comporterai
con me nel modo che desidero, la tua morta sarà lenta e molto dolorosa, a
cominciare da questo bel visetto che schiaccerò come se fosse un insetto
fastidioso. Ed ora vai in cucina a prepararmi il pranzo”
“ Subito signora” fece Filippo tirando un sospiro di sollievo. Mentre aveva il
viso tra le mani di quella donna aveva sentito il cuore sobbalzargli nel petto
per il timore di quello che avrebbe potuto fargli e, appena Patrizia lo
lasciò, si alzò dal letto e si diresse in cucina per obbedire all'ordine
impartitogli. Stava andando tutto nella maniera migliore ed era felice di
constatare che la sua tattica stava funzionando. Ma per quanto tempo sarebbe
potuto andare avanti così? La sua vita dipendeva dagli umori di quella donna
anche se ora la flebile fiammella della speranza cominciava ad illuminarsi
sempre di più. Ed in cuor suo sapeva che Marzia avrebbe fatto del tutto per
ritrovarlo. Era una donna di grande intelligenza per di più perdutamente
innamorata di lui e, ne era sicuro, avrebbe trovato la pista giusta che
l'avrebbe condotta nella casa della sua carceriera.

Silvia uscì dalla stanza del marito incrociando lo sguardo di Marzia. Il suo
volto era trasfigurato dal dolore e dalla rabbia e si infilò gli occhiali per
nascondere i suoi occhi ancora umidi. Marzia si avvicinò a lei abbracciandola
“ Come sta?” esordì la poliziotta
“ Le dottoresse non hanno ancora sciolto la prognosi, ma forse ce la potrà
fare. Se le Dee vorranno. Commissaria, prenda lei quella maledetta perché
altrimenti andrò in giro per tutto l'Impero a cercarla io stessa”
“ Ora calmati Silvia. Tu non farai niente di tutto questo e farai lavorare noi
della polizia. Non dimenticare che quella donna ha in mano il mio fidanzato.
Ho degli ottimi motivi personali per trovarla, senza contare l'affetto che
nutro per Claudio che considero come uno di famiglia”
Le due donne si abbracciarono nuovamente e si salutarono. Marzia si allontanò
quindi dall'ospedale un po' più sollevata dalla notizia che Claudio forse
poteva salvarsi. Era un po' strana la cosa. Se una donna avesse voluto avrebbe
potuto uccidere Claudio, un normale maschio, usando una minima parte della sua
potenza ed invece questo non era avvenuto. Come se qualcosa o qualcuno glie lo
avesse impedito. Cercava di ragionare freddamente anche se il pensiero di
Filippo nelle mani di quella donna la turbava considerevolmente. Non aveva la
certezza matematica che si trattasse dell'assassina seriale che cercava da
mesi, ma qualcosa le diceva che doveva insistere su quella direzione, anche
perché non aveva altro a cui aggrapparsi. Arrivata in commissariato riunì
immediatamente il gruppo di agenti che stavano lavorando con lei al caso per
fare il punto della situazione
“ E' pronto l'identikit della donna?”
“ Si commissaria” rispose la tenente Domiziana Aureli, sua fedele
collaboratrice seduta al computer. Marzia scrutò il disegno che raffigurava
il viso di una donna bionda con i capelli mossi che doveva avere un'età tra i
venticinque ed i trentacinque. Questa poteva essere una traccia ulteriore
“ Quanti nomi sono rimasti delle proprietarie della vettura che ancora non
sono state controllate?”
“ Troppi commissaria. Sono 126. Non potremmo mai farcela a controllarle tutte
in tempo”
“ Mettiamoci al lavoro Domiziana. Stando all'identikit dovrebbe avere tra i 25
ed i 35 anni di età. Lascia solo i nominativi di quelle che rientrano in
questa fascia di età” Domiziana eseguì l'ordine ma la smorfia sul suo viso
non prometteva niente di positivo
“ Sono la maggior parte. Sono rimasti 114 nomi. Avevamo già fatto una
scrematura per età secondo i dati della psicologa. Solo che avevamo posto il
limite a quarant'anni. Riducendolo a 35 non abbiamo fatto un gran passo
avanti”
Marzia cercò di ragionare velocemente. Se aveva rapito Filippo era ovvio che
doveva avere un posto tranquillo dove poterlo portare. O abitava da sola fuori
città o aveva una seconda casa
“ Lascia solo i nomi di quelle che abitano fuori dal centro di Roma e di
quelle che hanno una seconda casa. Al mare, in montagna o in campagna non
importa. Sia che ce l'abbiano di loro proprietà o che siano di qualche
parente: mamma zia o cugina di primo grado”
Il tenente Domiziana Aureli scrutò la commissaria senza riuscire del tutto a
capirla. Aveva una fiducia cieca in Marzia ma stavolta qualcosa nel suo
ragionamento non sembrava funzionare perfettamente
“ E se ha preso in prestito la casa di qualche amica? Capisco dove vuole
arrivare ma mi sembra troppo forzata la cosa”
“ Se devi rapire un uomo non vai a chiedere casa ad un amica. Deve essere
un'abitazione di cui hai sempre le chiavi in mano. Capisco le tue perplessità
e posso sicuramente sbagliare, ma è l'unica cosa che abbiamo in mano. Esegui
l'ordine!” Domiziana smanettò per alcuni secondi sul computer ed al termine
fece quasi un salto dalla sedia
“ Ci sono solo 47 nominativi. Forse possiamo fare un bel salto in avanti se il
suo ragionamento è giusto. Se solo potessimo ridurre ulteriormente questa
lista....!”
Marzia esitò un po'. Le veniva in mente la frase di Filippo. "Quella donna
deve aver subito un trauma" O le era morto qualcuno a cui teneva
particolarmente oppure poteva aver subito un'ingiustizia sul lavoro, come ad
esempio un licenziamento
“ Togli tutti i nomi di chi ha un lavoro regolare e contemporaneamente non ha
subito defezioni in famiglia”
“ Defezioni in che senso?”
“ Nel senso che le è morto il marito, il fidanzato oppure genitori. O anche
fratello e sorella” Il tenente Aureli lavorò di nuovo sul computer. I
nominativi che rimanevano dopo questa nuova scrematura erano solo quindici. La
tenente esultò
“ Ci siamo commissaria. Sono solo questi”
“ Stampa!” ordinò Marzia. Prese quindi in mano il foglio passatogli da
Domiziana e lo esaminò. Tra quei quindici nomi c'era anche la rapitrice del
suo amato, ne era sicura. Ora ce l'aveva in mano quell'assassina. Ma avrebbe
fatto in tempo a salvare il suo fidanzato?
“ Fate un controllo immediato su tutte queste persone cominciando ad escludere
chi, stamattina all'ora del sequestro, era al lavoro. Voglio che tutto
l'organico sia a disposizione e per questo sono aboliti tutti i permessi”
Tutte le agenti che avevano partecipato alla riunione si alzarono lasciando
Marzia da sola con i suoi pensieri. I dubbi continuavano a lacerarla. Non
poteva essere certa che la sequestratrice fosse la stessa persona che si era
macchiata degli altri delitti. Diverso era stato il modo di fare e differente
anche l'impostazione. Si era passati da violenza con omicidio a sequestro.
Sapeva anche che si stava giocando tutto, carriera ed affetti. Se avesse
fallito questa prova la sua vita non sarebbe stata più la stessa. Forse non
avrebbe avuto più senso neanche continuare a fare la poliziotta. Se non fosse
stata capace di salvare il suo ragazzo, di che aiuto poteva essere alla
comunità? A tutto questo però avrebbe pensato dopo, ora doveva provare a
vincerla questa partita. Si mise per un momento le mani in tasca ed estrasse di nuovo l’anello che avrebbe dovuto donare al suo fidanzato. Si, questa era la partita della sua vita.

Fine undicesimo episodio

manuel.1975
00sabato 11 ottobre 2014 01:57
Incredibile Filippo con la sua strategia sessuale è riuscito a confondere e turbare Patrizia che almeno per ora sembra non voler rinunciare a questo super maschio (in confronto agli altri) "anomalo" in senso più che buono e positivo, autoconvincendosi che : "si tanto posso ammazzarlo quando voglio, perchè rinunciare a quel nuovo modo di fare sesso che le piaceva tanto....però anche Filippo sa di rischiare, se le sue prestazioni dovessero venir meno.

E adesso c'è Marzia che ha ristretto il cerchio e penso che fra poco non soltanto arriverà a capire chi è la serial killer rapitrice, ma ahimè temo che se ritroverà (anzi senza se, lo ritroverà sicuramente questo mi pare scontato) Filippo vivo, al momento che inevitabilmente si chiederà a se stessa prima ancora che al suo fidenzato, capirà che l'unica arma che poteva avere il suo Filippo per non farsi uccidere da Patrizia, era stata per forza di essere riuscito a sedurla sessualmente sodisfacendola alla grande. A questo punto mi chiedo cosa succederà fra loro due....Marzia riuscirà a passar sopra a questa cosa e perdonare Filippo pur essendo lei stessa consapevole che per lui era l'unico modo per rimanere vivo? Davide sto sbagliando l'iter...la mia previsione? Ok lo so, ovvio che non puoi dirmelo....ma fai presto, sono ansioso di sapere come andrà a finire!
DavideSebastiani
00sabato 11 ottobre 2014 15:06
Sei un buon osservatore, molto attento ai particolari e posso anticiparti che parte del prosieguo andrà nella direzione da te anticipata. Ma quello non è il finale. E' soltanto la parte che porterà poi ad un finale molto meno scontato. Ecco comunque un nuovo episodio
DavideSebastiani
00sabato 11 ottobre 2014 15:32
DavideSebastiani
00sabato 11 ottobre 2014 15:45
Dodicesimo episodio



Mentre cucinava per lui e per la sua carceriera, Filippo pensava a sua madre.
Quante litigate aveva fatto con lei quando se ne andava al lavoro lasciandolo
a casa a studiare senza fargli trovare nulla di pronto a pranzo. Sua madre
glie lo aveva avvertito più volte che doveva imparare a cucinarsi da solo per
essere autosufficiente. Lui però non voleva starla a sentire e pretendeva che
la mamma rientrasse prima dal lavoro solo per mettersi ai fornelli. Non ce
l'aveva avuta vinta però, ed aveva dovuto cominciare a destreggiarsi tra le
pentole se voleva mangiare qualcosa di caldo. Mai come in quel momento
ringraziava sua madre di non aver ceduto ed aver fatto si che fosse in grado
di prepararsi un piatto caldo. Non che avesse trovato granché nel frigorifero,
ma era comunque riuscito a cucinare della pasta che aveva preparato per tutti
e due, mezzo pollo che aveva invece cotto per la sua sequestratrice e delle
verdure già pronte. Portò il tutto a tavola pregando il cielo di aver fatto
tutto a puntino. Per quel che ne sapeva quella donna avrebbe potuto ucciderlo
anche solo per aver trovato la pasta insipida
“ Ecco signora Patrizia. Spero che le piaccia. Ho preparato tutto senza
conoscere i suoi gusti. Spero proprio di non aver sbagliato”
La donna osservò i piatti fumanti. La pasta era condita in un modo inusuale
per lei ed assaggiò con cautela, poi, trovandola di suo gusto sorrise
“ E' buona. Mettiti seduto e mangia anche tu”
“ Grazie signora” rispose il giovane tirando un sospiro di sollievo
Mentre mangiava Patrizia non smetteva di osservare il ragazzo. Gli piaceva da
impazzire e questo la faceva sentire più fragile di quanto si fosse mai
sentita in precedenza
“ E così tu non ti ricordi da dove vieni” intavolò sempre guardandone i
gesti
“ No signora. So di essere diverso ma non mi ricordo nulla. Per me la vita è
cominciata una settimana fà”
“ Hai detto che ti ecciti solo quando una donna ti piace molto. Come fai a
saperlo se non ti ricordi niente?” Filippo rimase di sasso. Quella donna stava per incastrarlo. Ragiono’ velocemente per trovare una spiegazione logica senza perdere quel mezzo sorriso che sfoggiava
“ Perché è una sensazione che ho fin da quando la poliziotta mi ha ritrovato”
Disse “Me ne rendo conto da tante cose. Da lei sono attratto fin da quando
l'ho vista al bar per la prima volta”
“ Mi ero accorta che sostenevi il mio sguardo e non sapevo spiegarmelo. Di
solito i maschi abbassano gli occhi per timore e per vergogna”
“ La mia non è sfacciataggine. E' solo che sono diverso”
“ Dire che sei diverso non rende bene l'idea. Quello che mi hai fatto prima ha
dell'inverosimile. Ho avuto molti uomini, ma non mi era mai capitato prima di
fare sesso come hai fatto tu. Sembra quasi che tu provenga da un altro mondo”
Filippo pensò che quella donna non poteva neanche immaginare quanto fosse
vicina alla verità, ma quello che contava di più era il fatto che fosse
calma. In quel momento sembrava addirittura gioviale ed in vena di confidenze.
Raccontò infatti al ragazzo che era sposata ma che riteneva suo marito un
maschio non adatto a lei, raccontò anche gli altri amori della sua vita e di
come si ritenesse perseguitata dalla società che non aveva colto le sue
potenzialità. Al termine del pranzo il giovane si senti un po' rassicurato.
Forse era sulla via giusta per salvarsi la pelle. Naturalmente doveva
proseguire su quella strada. Doveva continuare a servirla umilmente, ad
incensarla, a fingersi perdutamente innamorato e prendere soprattutto tempo
nella speranza che Marzia potesse arrivare in suo soccorso e salvarlo. Era pur
sempre una psicopatica assassina che poteva cambiare umore da un momento
all'altro. Si alzò dal tavolo per ripulire la cucina mentre Patrizia
continuava ad osservarne i movimenti compiaciuta. Si sentiva la padrona
assoluta di quel bel ragazzo che non avrebbe più dovuto far ritrovare a
quella maledetta poliziotta. Si alzò anche lei posizionandosi dietro al
giovane intento a pulire i piatti e lo abbracciò sul collo. Filippo sentì le
lunghe e forzute braccia della donna cingergli il collo ed il sangue gli si
gelò nelle vene. Aveva avuto modo di conoscere la potenza di quelle braccia e
poteva immaginare quanto potessero essere devastanti sul suo collo. Cercò
comunque di rimanere calmo mentre Patrizia fece scivolare la mano destra
sempre più giù fino a toccargli il pene.
“ Quante volte può diventare eretto in una giornata il tuo pene senza
l'ausilio della medicina?”
“ Non lo so con precisione signora. Ma sono sicuro che può farlo ancora.
Dipende tutto da lei e da quanto lo desidera, da quanto mi desidera e da come
lo tocca. Lui ha bisogno di dolcezza”
“ Ed io lo desidero molto. Ma ricordati che mi hai detto che diventa dritto se
hai di fronte una donna che ti piace. Se non dovesse succedere dovrò credere
che non ti piaccio abbastanza. Ed allora potrei arrabbiarmi molto”
Filippo sospirò. Una defaillance in quel momento lo avrebbe portato a morte
certa. Si girò trovandosi di fronte alla donna. Patrizia aveva messo di nuovo
le scarpe ed ora la differenza di altezza fra loro era abissale. Le arrivava
all'altezza del seno e poteva quasi sentire il profumo che emanava. Si alzò
sulla punta dei piedi per cercare la bocca e l'assassina chinò la testa per
aiutarlo. Il ragazzo sentì il desiderio crescere in lui e tirò un sospiro di
sollievo. D'altronde la bellezza e la desiderabilità della donna erano
talmente evidenti che non poteva succedere altrimenti. Inoltre la sensazione
di sentirsi desiderato in quel modo lo aveva eccitato fin dal primo momento in
cui aveva fatto il suo rocambolesco ingresso in quel mondo. Patrizia intanto
sentiva il pene di Filippo crescere solo grazie ai suoi baci e questo le
accresceva ulteriormente la voglia che aveva di quel ragazzo. Lo sollevò di
peso mettendogli una mano sotto il sedere continuando a baciarlo
“ Ora voglio sentire la tua lingua su tutto il mio corpo. Fammi quello che mi
hai fatto prima e sarai ricompensato. Ti risparmierò la vita”
“ Si signora! E' mio dovere obbedirle, ma nello stesso tempo sarà un piacere”
Patrizia rilasciò a terra Filippo che si trovò di nuovo a contatto dei seni
rigogliosi della donna. L'aiutò a spogliarsi e poi alzandosi di nuovo sulle
punte dei piedi cominciò a baciarle il collo per poi scendere verso i seni.
Sentì i capezzoli diventare turgidi e si accorse che la donna fremeva di
desiderio grazie ai suoi baci, alla sua lingua che faceva abilmente scivolare
sul suo corpo, al tocco gentile delle sue mani. E tutto questo era un buon
segno, anzi un ottimo segno.

Marzia si trovava a fianco della tenente Domiziana Aureli viaggiando a tutta
velocità attraverso le strade deserte di Roma con la potente vettura della
polizia. La commissaria ripercorse con la mente l'infernale giornata che aveva
appena trascorso. Il rapimento del suo fidanzato, il ferimento di Claudio e
poi le indagini che aveva accelerato nella speranza di salvare Filippo. Erano
riuscite a scartare man mano quasi tutti i nomi delle proprietarie delle auto
sospetta, il solo indizio concreto che avevano in mano. C'era chi al momento
del rapimento era al lavoro, chi era in montagna con la famiglia oppure chi
stava a letto con la febbre già da qualche giorno. Insomma, la scrematura era
completata. Erano rimasti i nomi di tre donne che corrispondevano al profilo
tracciato e Marzia prego la Grande Madre che il suo ragionamento fosse giusto.
Aveva dovuto svegliare la giudice per chiedere il permesso di fare irruzione
nelle case di queste donne ed aveva faticato non poco per convincerla che si
trattava della pista giusta, ma alla fine era riuscita nel suo intento. Delle
tre sospette due erano sposate e possedevano una casa al mare l'una ed una in
campagna l'altra. La terza era invece vedova da pochi mesi ed era
irrintracciabile già da un paio di settimane e sembrava possedere i requisiti
ideali per essere indicata come la probabile assassina violentatrice ed ora
anche rapitrice. Non possedeva personalmente la casa fuori città, ma sua
madre ne aveva una al mare a circa sessanta chilometri da Roma. A causa della
lontananza, quella se la sarebbe lasciata per ultima. Ora dunque si dirigeva
dalle altre due che si trovavano più vicine e, mentre si avvicinava a casa
della prima, sentiva qualcosa allo stomaco che la faceva sentir male. Aveva
visto tutti i corpi uccisi finora e non era certo stato uno spettacolo per
stomaci deboli. Malgrado facesse parte del suo lavoro, lei stessa aveva avuto
difficoltà nel rimanere lucida alla vista di quei macabri e disgustosi
spettacoli ed ora il pensiero che potesse trovare Filippo nelle medesime
condizioni era terrificante. Senza contare che continuava ad avere visioni del
suo ragazzo preso a forza da quella donna e costretto a fare cose atroci con
lei. Tutte quelle cose che invece insieme facevano con dolcezza ed amore,
quelle cose strane che Filippo le aveva fatto conoscere e di cui ora non
avrebbe potuto più farne a meno. Sempre con la mente rivedeva le scene
d'amore tra lei ed il suo fidanzato ed un dolore ancora più forte la colpì
alla stomaco. Doveva salvarlo dalle grinfie di quella psicopatica. Fosse anche
l'ultima cosa che faceva.

Patrizia tornò nella sua casa di campagna gettando a terra le sporte della
spesa. Non era abituata ad andare al supermercato a fare delle compere. A
questo aveva sempre pensato naturalmente suo marito. Ma in una situazione come
questa non poteva certo far conto su di lui ne tantomeno su Filippo ed era
stata costretta, suo malgrado, a fare una cosa che era riservata
esclusivamente al sesso debole maschile. Si era anche notevolmente innervosita
quando aveva percepito degli sguardi di commiserazione da parte dei casalinghi
intenti a fare la spesa per le proprie padrone. L'avevano sicuramente
considerata come una poveretta che non era neanche in grado di avere un
maschio che si occupasse di certe cose. La rabbia le era montata dentro e
d'istinto avrebbe preso tre o quattro di quei maschi e li avrebbe uccisi
contemporaneamente procurando loro un dolore immenso. Per sua fortuna aveva
fatto un respiro profondo e si era calmata, evitando di fare una strage in un
luogo pubblico, cosa che naturalmente l'avrebbe portata ad un arresto
immediato da parte della sicurezza che stazionava al di fuori del
supermercato. E poi in fondo pensassero alle cose proprie. Lei di maschi ne
poteva avere quanti ne voleva. In quel momento, ad esempio, ce n'era uno, suo
marito, che l'aspettava pazientemente e docilmente a casa. E poi c'era quello
splendido amante che stava dormendo placidamente malgrado la catena con le
manette che era stata costretta a mettergli. Era ancora completamente nudo ed
era la più bella visione che lei avesse mai visto. Si soffermò ad ammirarlo
e capì perché non l'aveva ancora ucciso. Non poteva uccidere la perfezione.
Si avvicinò e si chinò accanto a lui accarezzandolo ed infine gli tolse le
manette facendolo svegliare.
Filippo osservò la donna china sopra di lui e non ebbe esitazioni. Doveva
continuare su quella strada e fingere il massimo interesse per lei. Getto le
braccia al collo della sua carceriera e cercò le sue labbra. Non era una gran
fatica far finta di essersene innamorato. Per lui era talmente bella che a
volte dimenticava persino di essere al cospetto di un'assassina dotata di una
forza di almeno dieci volte superiore alla sua, in un mondo dominato dalle
donne. Patrizia accettò ovviamente con piacere quel bacio, al termine del
quale notò il polso del ragazzo diventato rosso a causa delle manette
“ Ti fa male?” gli chiese delicatamente
“ Un po' signora Patrizia”
“ Ho dovuto mettertele. Non posso rischiare che tu scappi”
“ Lo so, la capisco. Comunque non scapperò. Vorrei poter stare con lei per il
resto della mia vita” mentì il giovane
Patrizia sentì il cuore sobbalzarle. Che cosa avrebbe dato per poter
veramente passare il resto della sua vita con un ragazzo del genere. Tutte le
persone che conosceva l'avrebbero invidiata, sarebbe andata a passeggio con
lui per le strade di Roma guardandolo con orgoglio e compatendo tutte le
femmine che si sarebbero naturalmente girate a guardarlo con ammirazione. Ma
come fare? Era una ricercata e per trovare il ragazzo che aveva rapito,
probabilmente avevano smosso tutta la polizia.
“ Anche a me piacerebbe, credimi. Per il momento però non posso fare niente.
Appena si saranno calmate le acque però ti prometto che troverò il modo di
portarti via di qua, lontano da quella maledetta poliziotta”
Aveva risposto d'istinto in quanto era ciò che sentiva veramente. Era solo un
sogno, una speranza, la voglia di ricominciare una nuova vita lontano
dall'Impero, dove nessuna la conosceva, magari con un nuovo lavoro adeguato
alle sue capacità e che le permettesse un certo tenore di vita adatto a
mantenere un maschio del genere. Ma forse quel sogno avrebbe anche potuto
avverarsi. Era convinta che la polizia non sarebbe mai potuta arrivare a lei e
se fosse stata tranquilla per qualche mese, senza andare in giro a dar sfogo
alla sua ossessione di uccidere e violentare uomini, ce l'avrebbe potuto fare
ad espatriare insieme a quel meraviglioso ragazzo.
Intanto, Filippo aveva capito di avere in mano la situazione. Era strano, anzi
pazzesco, così come era strana tutta la situazione. Gli erano bastate qualche
moina, fare sesso in modo piuttosto normale per lui anche se strabiliante per
Patrizia e la donna, in meno di un giorno, era caduta nella sua rete. Ora
capiva perché nel suo mondo una ragazza carina che si comportava nello stesso
modo in cui si era comportato lui, era in grado di intrappolare qualsiasi
uomo.
“ Allora aspetteremo insieme signora. Le va?” rispose infine prendendo le mani
della donna e stringendole dolcemente
“ Certo che mi va. E mi va anche di fare un'altra volta l'amore insieme.
Voglio prenderti ancora una volta e farti mio. Voglio che tu sia mio tutti i
giorni a seguire”
Filippo sospirò profondamente. Era stanco. Aveva fatto l'amore un numero
incredibile di volte ed aveva solo voglia di riposare, ma ovviamente non
poteva neanche farsene accorgere dalla donna che invece sembrava insaziabile.
Cercò il più smagliante dei sorrisi e l'avvicinò ancora di più a se
facendola adagiare sopra di lui. Ora Patrizia era molto più accorta e
delicata e di questo ovviamente il giovane se ne accorse subito. La donna si
tolse gli indumenti e la vista di quel corpo atletico completamente nudo, di
quei seni talmente duri che sarebbe stato impossibile stringere, di quel viso
di una bellezza strabiliante, di quella bocca carnosa che lo cercava
avidamente, gli fecero dimenticare tutto. La stanchezza era solo un ricordo,
la paura non esisteva più. C'erano solo due corpi, sudati malgrado il freddo,
che si cercavano e si trovavano continuamente. Filippo ebbe solo un attimo di
esitazione quando pensò a Marzia. Quello che stava commettendo in quel
momento era un vero e proprio tradimento. Ma scacciò quel fastidioso pensiero
travolto com'era dalla passione per quella maestosa femmina dominante.

Marzia, Domiziana ed altre sei poliziotte scesero silenziosamente dalle due
vetture circondando la villetta. C'erano diverse abitazioni poste a pochi
metri dal mare, divise dalla spiaggia solo dalla strada litoranea ma erano
tutte disabitate tranne appunto quella in cui si apprestavano a fare
irruzione. D'altronde non poteva essere altrimenti. Era un posto frequentato
d'estate per le vacanze, ma era pieno inverno e per di più faceva un freddo
intenso come non aveva mai fatto negli ultimi anni. Marzia soffermò il suo
sguardo sulla casa in questione incurante del gelo. Non sembravano esserci
porte d'acciaio. C'era solo un cancello di ferro che la commissaria aveva
divelto con estrema semplicità creando un passaggio che aveva permesso
l'ingresso delle poliziotte all'interno del piccolo giardino antistante
l'ingresso principale. All'interno di una delle stanze dell'abitazione in
questione s'intravvedeva una flebile luce ed avvicinandosi ulteriormente le
poliziotte potevano udire distintamente la voce di una donna che gemeva mentre
faceva sesso. Marzia ebbe un altro sussulto allo stomaco. Questo stava a
significare che se si fosse trattato della casa giusta Filippo era ancora
vivo. In cuor suo sperava naturalmente che fosse così. La cosa più
importante era ritrovare il suo fidanzato vivo e vegeto, anche se avrebbe
pagato chissà cosa per non assistere alla scena in cui lo vedeva preso con la
forza da un'altra femmina. Si distolse da questi pensieri e ordinò a quattro
delle poliziotte di mettersi agli angoli della dimora mentre lei, Domiziana e
le altre due agenti scavalcarono una delle finestre dopo averla aperta ed
entrarono nell'abitazione. Non c'era neanche l'antifurto. Meglio di così non
poteva andare. Facendo attenzione a non far rumore si diressero verso la
stanza illuminata, la stessa da dove proveniva la voce della donna e Marzia,
pistola elettrica in pugno, con un calcio distrusse completamente la porta e
fece irruzione nella stanza. La donna, intenta a fare l'amore sopra il
maschio, ci mise qualche secondo a raccapezzarsi e quando si voltò, alla
vista di quelle quattro donne entrate nella sua stanza, si fece prendere dal
panico
“ Chi siete? Cosa volete?” esclamò impaurita
“ Polizia! Si allontani dal maschio e tenga le braccia alzate se non vuole
rimanere fulminata”
“ Polizia? Ma che volete? Io non ho fatto nulla di male” proseguì la donna
allontanandosi dal letto completamente nuda
Marzia si avvicinò di qualche metro guardando il ragazzo il cui viso era
rimasto nascosta dalla penombra, quindi ritornò indietro delusa
“ Non è Filippo ragazze. Abbiamo sbagliato”
“ Avete sbagliato? Ma io vi denuncio a tutte quante” ringhiò la donna che
aveva ritrovato il suo coraggio “Mi avete distrutto la porta e rovinato una
scopata”
“ Certo, può denunciarci. Poi però dovrà spiegare chi è quel ragazzo che
stava sotto di lei. Non credo proprio che si tratti di suo marito”
“ Ehm... Ora ci penserò su” poi si rivolse al ragazzo che era rimasto
immobile, terrorizzato e tremante “E tu copriti se non vuoi che ti riempia di
sberle”
“ Ora noi andiamo” concluse Marzia porgendo il suo biglietto da visita alla
donna “Mi faccia avere il preventivo per ricostruire la porta e glie la
rimborserò. Le rinnovo le mie scuse e le do un consiglio. Non tocchi il
ragazzo. Visto che non è suo marito non ha alcun diritto su di lui. Non vorrei
essere costretta ad arrestarla per violenza nei confronti di un maschio”
Le poliziotte uscirono mestamente dalla villetta. Avevano causato dei danni e
se la cosa fosse venuta fuori sarebbe stata proprio Marzia a pagarne le
conseguenze. La commissaria rientrò in macchina pensierosa. E se il
ragionamento non fosse stato quello giusto? Forse era stato tutto sbagliato
fin dall'inizio. Tutte le indagini vertevano sulla marca e sul colore di un
auto. Troppo poco. E se l'indizio non era quello giusto? Non osò pensarci.
Uno era stato appena depennato ma avevano altri due nomi sulla lista. Solo
alla fine avrebbe fatto i conti. E li avrebbe fatti soprattutto con se stessa.

Patrizia e Filippo giacevano sul letto esausti. La donna ancora non riusciva a
credere a quello che aveva appena fatto. Ore ed ore a fare sesso con orgasmi a
ripetizione mai avuti in precedenza. Neanche uccidere le aveva provocato un
piacere simile. Avvicinò il suo volto a quello del ragazzo assaggiandone di
nuovo le labbra. Anche i suoi baci erano diversi da quelli degli altri maschi.
Suo marito ad esempio sembrava un ghiacciolo a confronto della passione che ci
metteva Filippo
“Sai a cosa sto pensando?” gli disse poi mentre continuava ad accarezzarlo
“ Non ne ho idea signora. A cosa sta pensando?”
“ Che vorrei averti incontrato prima. Ora saremmo felici insieme come una
coppia normale non come due che debbono nascondersi agli occhi del mondo. E
sono sicura che anche tu hai un bisogno intenso di una donna come me. Una vera
donna, una donna che ti protegga, non come ha fatto quella poliziotta che non
ha saputo difendere il tuo ed il suo onore. Io invece lotterei con tutte le
mie forze, saprei farmi obbedire e rispettare come si conviene, ma sarei
pronta anche a darti tutte quelle tenerezze di cui hai bisogno. Non lo credi
anche tu?”
“ Io ho sempre creduto a questo” rispose Filippo “Da quando l'ho vista per la
prima volta ho sperato che lei si accorgesse di me e che un giorno potessi
essere suo ed ho subito pensato che solo con lei avrei potuto scoprire la
felicità”
Era una bugia ovviamente. Ma era parte integrante del suo piano. Dapprima
sconvolgerla con comportamenti inusitati per poi fingersi innamorato nella
speranza che anche lei potesse sentire un sentimento nei suoi confronti. E
tutto sembrava riuscito alla perfezione nel giro di una sola giornata. Ed ora
la sua carceriera giaceva accanto a lui in vena di coccole e tenerezze. Ma in
verità non si sarebbe mai sognato di restare con una donna del genere pur con
tutta la sua prorompente bellezza. Troppo instabile emotivamente, con tendenze
paranoiche e voglie omicide per poter vivere una vita stabile accanto a lei.
Con Marzia invece, donna di pari bellezza ma dai valori contrapposti, si che
ci avrebbe trascorso il resto della sua vita. Non aveva voluto ammetterlo
neanche con se stesso fino a quel momento, ma quella donna aveva fatto breccia
nel suo cuore nell'arco di una sola settimana. Non riusciva a capire come
fosse potuto accadere che trovasse piacevole obbedire alla propria donna,
averne talvolta addirittura timore, non avere neanche il coraggio di
affrontare il suo sguardo quando era arrabbiata con lui, dipendere
economicamente e completamente da lei. Erano tutte cose lontane un mondo e
non era solo un modo di dire, dalle sue idee, dalla sua concezione di donna
ideale, ma ne era stato ugualmente sconvolto ed affascinato. Era tutto assurdo
e paradossale ma era così. All'inizio pensava di essere attratto da Marzia
sia ovviamente per la sua bellezza stratosferica, sia per il fatto nuovo di
sentirsi protetto e desiderato intensamente. Credeva anche che quel batticuore
che lo accompagnava ogni qualvolta la vedeva fosse dovuto appunto a quelle
sensazioni. Ma ora stava facendo pulizia nella sua mente e nel suo cuore e si
stava ricredendo. Anzi, si era già ricreduto. Si trattava di amore, quello che
sentiva per la sua poliziotta, ne era certo. Doveva però continuare a fingere
interesse verso quest'altra donna se voleva salvarsi. Lo aveva deciso appena
constatato che sarebbe stato impossibile fuggire da Patrizia. Ma ora i sensi
di colpa nei confronti di Marzia per quello che aveva fatto con Patrizia, per
aver goduto intensamente del sesso con lei, erano venuti tutti a galla. E quei sensi di colpa erano molto pesanti, molto più di quanto egli avrebbe creduto e gli toglievano addirittura il respiro. Filippo sospirò nervosamente guardando la bellissima donna accanto a lui e rendendosi conto che sarebbe voluto stare lontanissimo da lei e accanto alla donna che aveva scoperto di amare profondamente.

Fine dodicesimo episodio

manuel.1975
00domenica 12 ottobre 2014 05:36
Cavoli quando Marzia ha aperto quella porta in quella villetta e vedendo la donna di spalle che ancora stava gemendo....ho detto : ci siamo è Patrizia...l'ha trovata !! E già immaginavo, anzi non immaginavo ma volevo scoprire subito cosa sarebbe successo...
e invece niente Davide, mi hai lasciato a bocca asciutta:-)! Ma in effetti ora che ci penso, loro avevano scremato la lista a 3 donne e avevano puntato sulla vedova....ma Patrizia non è vedova, suo marito è lì a casa che la sta ancora aspettando....giusto? Se non ho perso il filo. Questa volta mi era sfuggito questo dettaglio, insomma, dettaglio per modo di dire perchè era un fatto di grande rilevanza. A meno che non mi stia ricordando male adesso e ti chiedo conferma Davide : quando Marzia parte con le altre poliziotte, l'avevi detto che avrebbero iniziato con la donna vedova? Perchè andarlo a ritrovare ora ci perderei un sacco di tempo. C'è da tenere conto che faccio molta fatica a mantenere la concentrazione perchè sappi che ad ogni situazione di Filippo con Patrizia (Patrizia perchè c'è lei ma sarebbe uguale con qualsiasi altra donna bella e forte come la serial killer psicopatica) in fatto di sesso, sottolineando sempre nel contempo la forza sovrumana della donna, per come la sai descrivere bene te (che con la mia immaginazione è come se stessi vedendo un film), la mia eccitazione va di pari passo con quella di Filippo, perchè solo il pensiero delle donne super dominanti anche fisicamente, fortissime capaci di sollevarti da terra come un bimbo, molto più alte degli uomini e prima quando hai descritto di Patrizia che cinge le braccia al collo a Filippo mentre lavava i piatti prendendolo di spalle (per un attimo ho avuto paura per lui dico la verità) lei voleva fare ancora l'amore con lui il quale girandosi (e questa volta lei si era rimessa le scarpe con i tacchi) si trovò davanti ai suoi occhi il seno bellissimo e marmoreo di lei....cioè questo è il massimo per me, sono i miei sogni, poi sembra siano tutte donne bellissime.... Caspiterina è il mondo femminile che vorrei io, quindi tutte queste situazioni che si creano in questo strano mondo mi mandano fuori di testa. Magari farei volentieri a meno delle donne psicopatiche assassine o stupratrici seriali perchè significherebbe essere morti senza via di scampo, dire facili prede sarebbe dire poco.
La situazione ideale sarebbe se tutte fossero come Marzia !!! E' lo so pretenderei un po' troppo a queste condizioni, però Marzia racchiude in se tutte le doti, ossia la bellezza, l'imponenza fisica intesa come statura e la forza sovrumana come tutte le donne di quel mondo, però adoperando il tutto a fin di bene diciamo, pur non venendo meno qual'ora occorresse a far sentire anche all'uomo che ama, tutta la sua dominanza fisica e psicologica, azzittendo Filippo anche solo con uno sguardo o parlandogli con calma e pazienza che se avesse rifatto o detto quella determinata cosa...Lei gli avrebbe fatto del male....e concludendo sempre con la fatidica frase che più autoritaria e dominante non esiste...: Sono stata abbastanza chiara Filippo? Magari guardandolo negli occhi sollevato da terra tenendolo per il mento con una sola mano senza il benchè minimo sforzo. Poi magari quando ci vuole ci vuole, gli molla uno schiaffone facendolo volare a diversi metri di distanza come già successo appena si erano conosciuti....poi però con amore lo prende in braccio con tenerezza e lo cura asciugandogli la bocca per un po' di sangue che gli aveva fatto uscire, dunque medicandolo. Ma ancora caro Davide ci sono tante cose da scoprire e vederee come va a finire non solo il rapimento di Filippo ma il seguito, tutto il seguito, come ha fatto lui a ritrovarsi lì, chi se ne andrà da quel mondo e dove ed in che modo? Ammesso poi che qualcuno di loro due se ne vada perchè non è mica detto...! Ripeto come da post precedenti, da dove proviene quella forza alle donne? Potrei capire se tu avessi descritto delle donne alte 3 metri e con dei muscoli da Miss Olympia tipo Ronnie Coleman o come si chiama...invece queste hanno un fisico si atletico e sono anche alte ma non sono gonfie di muscoli. Forse a questo non c'è una spiegazione e l'hai inserito te così senza un motivo spinto solo dalla tua fantasia? Beh non ci resta che aspettare i prossimi capitoli.
DavideSebastiani
00lunedì 13 ottobre 2014 16:11
Le mie storie e i miei personaggi sono figli delle mie fantasie. Il problema è in che modo inserirle. Come creare una donna altissima fortissima, dominante e bellissima senza che siano un ammasso di muscoli? Come creare una situazione dove la donna ha il potere assoluto sul maschio? Beh, è semplice. Nella fantascienza. Non ci si chiede se Superman vola. E' assodato perchè viene da un altro mondo e la spiegazione è tutta lì. Ecco, l'unico modo per creare il mio mondo ideale l'ho trovato nella fantascienza e allora è inutile chiedersi come mai le donne sono fatte in quella maniera e perché hanno tutta quella forza. Si tratta di un mondo parallelo, ma sarebbe potuto essere un altro mondo e poco sarebbe cambiato e quindi tutto è possibile. Ovviamente, il mondo ideale è quello di Marzia e non di Patrizia ma in un mondo dove le donne hanno il potere assoluto, compreso quello fisico e sessuale, un personaggio come quello di Patrizia è possibile anche se non accettabile, proprio come accade nel nostro mondo dove le violenze sono soprattutto ai danni delle donne.
Detto questo, le poliziotte irrompono nella villetta di una delle due donne che non è la vedova ma sinceramente, cambia poco nella storia. Volevo un irruzione sbagliata per creare un po' di pathos ma soprattutto per poter descrivere il tradimento femminile nel mondo delle amazzoni. Hanno anche loro dei doveri. Volevo che ci fossero delle regole che debbono essere rispettate in quanto non si tratta di un mondo dove vige l'anarchia ma un mondo dove anche i maschi hanno dei diritti, seppur in misura ridotta rispetto alle donne.
Mi fa piacere, considerando la fatica che mi è costata, il fatto che questa storia piaccia. Tu sei avvantaggiato perchè hai le mie stesse sensazioni e affronti la lettura così come l'affronterei io ma ci tengo che il racconto sia leggibile anche al di là delle nostre fissazioni. Mi dispiace che ci siano delle ingenuità di scrittura in quanto è il mio secondo racconto ed ero ancora abbastanza inesperto e lo puoi notare vedendo la differenza con Sembrano scritti da due persone diverse.
Ed ora il gran finale. Pochi episodi e poi si scoprirà come va a finire. E non sarà un finale scontato.
manuel.1975
00martedì 14 ottobre 2014 00:09
Stai scherzando, a mio avviso scrivi molto bene, e rimango stupìto sapere che è soltanto il tuo secondo racconto. Come ti ho già detto, dettagli talmente bene tutte le scene e le varie situazioni che a me pare di vederle, ecco perchè ho detto che mi sembra di vedere un film o meglio, una serie tv ad episodi e non un racconto. Io queste ingenuità di scrittura non le vedo.

Invece non ho capito cosa vuoi dire al penultimo rigo : "lo puoi notare vedendo la differenza con Sembrano scritti da due persone diverse".
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