Pirillino e la zia Rosaria

phate81
00domenica 18 marzo 2007 14:34
Pirillino e la zia Rosaria

Mi accingo a raccontarvi come è nata la mia passione per i piedi femminili e la totale sottomissione alla donna. Tutto è cominciato quando ero bambino ed una zia, molto carina, direi in termini più materiali, bbona, venne a casa in assenza dei miei. Lei, bella, alta e, naturalmente, sui tacchi a spillo, entrò e mi chiese dove fosse mia madre, accomodandosi sul divano; io risposi che era uscita. Ricordo che ero seduto su una poltrona di fronte al sofà, e lei si tolse le scarpe ed appoggiò i piedi sulle mie ginocchia. In quel momento io sentì un forte odore che, in qualche modo, mi piaceva e cominciai a sentire una sorta di eccitazione. Poi mi chiese ancora dove fosse andata la mamma e, mentre parlavo, la Zia cominciò a carezzarmi il viso con i piedi, facendo aumentare il profumo e la mia eccitazione.

Trascorse qualche tempo ed io non pensai più a quanto accaduto quel pomeriggio; poi, un giorno, la Zia tornò a casa e mi trovò steso sul divano a causa di un ginocchio che mi doleva. Mentre il marito era in un’altra stanza a chiacchierare, Lei rimase a farmi compagnia e, come sempre si tolse le scarpe. Quel pomeriggio Lei portava degli stivaletti, molto arrapanti solo a guardarli, e quando li tolse, l’odore era molto più intenso della prima volta; era come se la Zia provasse gusto a non lavarsi i piedi per renderli più profumati. Chiedendomi come mai fossi bloccato sul divano da un po’ di giorni, durante la mia risposta lei mi passò i suoi deliziosi e profumatissimi piedini su tutto il viso, indugiando particolarmente intorno alle labbra. Io, allora, dissi che non riuscivo a parlare e Lei, senza battere ciglio, mi chiese di massaggiarglieli.

A questo punto, quello che la prima volta era stata una leggera eccitazione, questa volta si trasformò: in men che non si dica mi venne duro. Appena la Zia se ne accorse disse: "Allora ti piacciono i miei piedi?!" "Bene…allora succhiali e baciali!!!". Io rimasi sconvolto ma non risposi e, quando Lei mi infilò una delle estremità in bocca, io cominciai a succhiare. L’odore dei suoi piedi ormai si era impossessato di me; il mio pene era diventato una roccia e la Zia se ne accorse. Mentre io continuavo a baciarle e succhiarle i piedi avvolti in un meraviglioso paio di collant, che credo non cambiasse da qualche giorno visto il profumo, la Zia, con una crudeltà unica, prese uno stivaletto e lo sbatté forte sul pene, rimproverandomi che non era una cosa da fare davanti alla Zia, quella. Poi si infilò gli stivali e andò nell’altra stanza.

Trascorsi ancora dei mesi, un pomeriggio la Zia mi disse di raggiungerla a casa perché mi avrebbe dato delle cose da portare alla mamma. Giunto a casa della Zia, io speravo di poter assaporare nuovamente il sapore dei suoi profumatissimi piedini. E così fu.

Entrato, la Zia per prima cosa mi chiese se ero ancora eccitato per quanto successo qualche mese prima; io Le dissi di si e Lei, in un attimo, mi disse: "Bravo!! Ma non capisci che non devi? Ora vieni qui e mettiti a pancia sotto sulle mie ginocchia!!". Io eseguì l’ordine e Lei mi impose di abbassare pantaloni e boxer. "Non ti scoprire il pirillino, mi raccomando" disse la Zia; poi prese le sue pantofole, rigorosamente aperte e con i tacchi alti e, appena io mi poggiai sulle sue ginocchia, cominciò a sculacciarmi. "Ricordati" disse, "Ogni volta che Io vorrò toccarti con i piedi e farmeli baciare e leccare, tu non dovrai scomporti" e nel frattempo mi sculacciava sempre più forte. "Ora se sarai bravo", aggiunse la Zia, "Ti permetterò ancora di baciarli e leccarli".

A quel punto le mie natiche erano diventate di un bel colore rosso e Zia disse che avrei dovuto imparare a controllare l’eccitazione, soprattutto davanti a Lei; fece una breve pausa e poi mi disse: "Adesso inginocchiati e baciami i Piedi". Io, contentissimo, eseguì quanto mi fu ordinato e andando via la Zia mi ordinò di tornare l’indomani.

Credo che la notte seguente sia stata una delle più lunghe della mia vita, pensando a quanto mi stava accadendo e a ciò che mi sarebbe accaduto il giorno seguente. Con questi pensieri, ovviamente praticai dell’autoerotismo pensando a Zia Rosaria.

Il giorno dopo, giunto a casa, trovai la zia con una minigonna ascellare che, nonostante i suoi 55 anni, le donava moltissimo ma, la cosa che guardai per prima fu che scarpe indossasse: stivali al ginocchio con tacchi stratosferici. Immediatamente Zia Rosaria mi disse di entrare, mi fece togliere i pantaloni e ordinò di sedermi sul tappeto, davanti ad una poltrona. Dopo qualche convenevole si sedette, si accese una sigaretta che cominciò ad aspirare in modo molto voluttuoso e si sfilò uno degli stivali, imponendomi di poggiarci su la faccia: "Respira forte, bello di zia, e fatti entrare il mio profumo fino al cervello", disse con piglio molto autoritario. Inutile dire che la sua immagine, quei piedi meravigliosi e quel profumo mi provocarono un’erezione senza fine, dimenticando quanto la Zia avesse detto il giorno prima. Dopo che avevo aspirato tutto quanto, Lei sfilò anche l’altro stivale e mi impose di fare altrettanto; fu allora che successe l’impossibile: fu così forte l’eccitazione, infatti, che cominciai ad innaffiare i miei boxer. "Bene, vedo che hai completamente dimenticato quello che ti ho detto!!!" urlò la Zia, "Hai dimenticato che io posso chiederti quello che voglio e tu DEVI controllare i tuoi istinti?". In quel momento mi crollò il mondo addosso, anche perché non sapevo come tornare a casa dal momento che i boxer erano totalmente inondati.

A questo punto cominciò la punizione: Zia Rosaria mi ordinò di stendermi a pancia in giù sulle sue ginocchia; prese le sue pantofole e, con una, mi sculacciò fino a ridurre le mie povere natiche a brandelli, l’altra, invece, me la mise sotto il naso ordinandomi di respirare profondamente. La qual cosa dovevo per forza fare, dati i colpi inferti al mio culo. Dopo circa mezz’ora di punizione la Zia mi impose di stendermi sul letto, dicendo che sarebbe tornata dopo poco. "Spero che dopo ciò che è successo ti ricorderai di controllare questa specie di pirillino che ti ritrovi tra le gambe", disse in modo severo la Zia; poi mi invitò ad inginocchiarmi davanti a lei e mi chiese di lavarle i piedi con la lingua. "Mi raccomando", disse, "Se riuscirai a controllarti, riceverai un premio". Come se la richiesta fattami poc’anzi non lo fosse. Così le sfilai le calze, che non ho potuto fare a meno di odorare, presi uno dei piedi e cominciai prima a baciarlo, poi tirai fuori la lingua e cominciai ad usarla; ad un certo punto la Zia disse con tono severo ed un leggero ghigno: "Bravo il mio nipotino, adesso quella linguetta del cazzo la devi infilare tra le dita!!! TI HO DETTO CHE DEVI LAVARMELI I PIEDI!!!!!!!!" urlò. A quel punto infilai la lingua tra le dita e sentii il sapore e l’odore fino allo stomaco ma, anziché essere disturbato, la cosa mi piacque oltremodo e lavorai su un solo piede per circa mezz’ora. Poi passai al secondo. La Zia si accorse che il mio pirillino era cresciuto di nuovo ma per premiarmi mi disse: "Bravo hai lavato bene i piedi della Zia. Sappi che sarai sempre tu, d’ora in poi, a lavarmeli. Visto, però, che non riesci a controllarti, adesso la Zia ti farà un regalo". Io già pensavo ad una punizione, quando la ravo il mio nipotino, adesso quella linguetta del cazzo la devi infilare tra le dita!!! con tono severo ed un leggero ghigno: "Zia afferrò violentemente il pirillino. "Vieni qui; adesso agiterò questo cazzetto finché non verrai e lo farai sui miei piedi…poi li laverai!!!". Al sol pensiero mi sentii male. Non avevo mai saggiato lo sperma e temevo questo momento. Intanto, però, la Zia aveva cominciato ad agitarlo e, contemporaneamente, mi fumava in faccia. Questa cosa mi procurava un’eccitazione maggiore e, praticamente subito, venni, inondando i piedi della Zia. Immediatamente Lei mi ordinò di lavare nuovamente i suoi piedi…con la lingua ovviamente, ed io subii anche questo. Finito il lavaggio la zia mi disse "Di andare a fare in culo" e che mi avrebbe aspettato il pomeriggio successivo.

Quando, il giorno dopo, mi stavo recando dalla zia, pensavo a quello che mi sarebbe accaduto: punizione o premio; comunque sarebbe andata mi avrebbe fatto piacere, considerando che, ormai, adoravo i piedi della Zia e adoravo qualsiasi cosa Lei mi facesse.

Entrato in casa, Zia Rosaria mi disse subito che quello sarebbe stato un pomeriggio lungo, che non avrei più dimenticato. "Scusa, vado un attimo al bagno", mi disse e, dopo qualche istante, mi chiamò. Io chiesi il permesso per entrare e udii un "Si". Appena Le fui davanti disse: "Ho appena fatto pipì, INGINOCCHIATI E LAVAMI LA PASSERA!!!!". Avvicinandomi al sesso della Zia sentì l'odore del piscio ma, come il giorno prima il sapore e l'odore forte tra le dita dei piedi, non mi diede alcun fastidio, anzi. Cominciai a leccarLe la passera ed in pochi istanti tutta la pipì era sparita, l'avevo leccata tutta e con piacere. Un piacere evidente che traspariva dai pantaloni e quando la Zia se ne accorse mi disse di staccarmi e mi diede due schiaffi, violenti. Poi Aggiunse: "Ancora non hai imparato a controllare questo pirillino". "Ma questa volta imparerai!!". Mi ordinò di spogliarmi e stendermi su un tavolo di legno che aveva in tavernetta.

Ovviamente io ubbidii e, quando Lei giunse, aveva una candela tra le mani; "Vediamo", disse, "Se con la cera bollente questo cazzetto perde la sua potenza". Detto fatto, una pioggia di cera cominciò a scendere sul pirillino che diventò un clitoride sviluppato. Non contenta, la Zia mi chiese di fare quello che avevo fatto poco prima per la passera, per l'altro buco. A quel punto io provai a dire no ma fu un'ecatombe. Lei prese uno scudiscio e cominciò a segnare il mio corpo, prediligendo le parti intime, con tantissime frustate, poi si sedette sul mio volto e, quindi, fui costretto a farle il bidè. E mentre leccavo, la Zia non perdeva occasione per lasciare uscire dell'aria; fortunatamente solo aria.

Quando fu soddisfatta, si alzò e disse: "Non credere che sia finita qui; come ti ho detto, non dimenticherai facilmente questo pomeriggio". Poi prese un guinzaglio, me lo mise al collo e si fece seguire, proprio come se fossi stato un cagnolino. Qualche istante dopo, la Zia si accomodò in poltrona e mi ordinò di tenerLe i piedi caldi respirandoci su, naturalmente inalandone il profumo, o accostandovi il viso; mi fu, infatti, tassativamente vietato toccarli o baciarli.

Trascorsa qualche ora, Lei disse che mi avrebbe mostrato un paio di scarpe. "Che ne pensi, Pirillino?", ormai - per Lei - questo era diventato il mio nome. Io dissi che erano molto belle, anche se molto usate. "Meglio", disse la Zia, "Così sono anche più profumate...SENTI!!?", e mi mise sotto il naso le scarpe che già a distanza emanavano un buon odore. "Ti piace, vero ? Vedo che il pirillino tende a muoversi, ancora!!!". Aveva ragione Zia Rosaria, il pene ancora reagiva, nonostante fosse coperto di cera. "Adesso la Zia ti farà bere qualcosa che dovrebbe abbatterlo definitivamente". Con terrore vidi che si portò una delle scarpe, un decolltè con tacchi a spillo, sotto il sesso e ci pisciò dentro. Poi accostandomi la parte dove poggerebbe il tallone alle labbra mi disse: "BEVI!!". Io sentivo l'odore forte della pipì e non avrei mai voluto fare una cosa del genere, ma non seppi dire di no. E bevvi.

A questo punto la Zia, dopo qualche istante, disse "Bravo Pirillino, sei il mio cagnolino preferito e, per quanto hai fatto, meriti un premio, anche se ti ho già premiato abbastanza". In un attimo sentì la lingua della Zia nella mia bocca e fu un bacio che durò alcuni secondi. Poi disse "Il pemio più grande, però, te lo darò domani; adesso lavami i piedi e vattene a fare in culo". Inutile dire che quando tornai a casa mi masturbai perché non ci fu una sola cosa fatta quel giorno che non mi fece arrapare. E contento cominciai a pensare al giorno dopo.

L’indomani, andando a casa della Zia, pensavo a quale regalo avesse potuto farmi e, pensando alla sua crudeltà, mi vennero in mente le cose più assurde. Quando bussai alla porta la Zia mi aprì e mi si parò davanti con una vestaglia rossa trasparentissima, aperta sul davanti, che celava un completo intimo molto eccitante, composto da un reggiseno ed una gonnellina leggera con spacco, di colore nero. Guardando la cosa che più mi incuriosiva, le scarpe, con grande sorpresa vidi che portava delle scarpette sportive. Come sempre, ormai, Lei mi invitò ad entrare e, sempre fredda e con tono austero, mi disse: "Pirillino, ti aspettavi le mie pantofole con tanto di tacco a spillo, vero?". Io non risposi e dopo una piccolissima pausa continuò: "Invece la Zia ieri, quando sei andato via, ha indossato queste scarpe e non le ho più tolte. Sono uscita, sono andata in palestra, ci ho dormito, ho fatto spese questa mattina e ora ho intenzione di toglierle. Sappi che sarai tu a toglierMele e, subito, a lavarMi i piedi. Sappi pure che l'odore sarà ricco, trattandosi di scarpette da ginnastica. Spero, quindi, che il tuo pirillino non reagisca, altrimenti sarà un altro pomeriggio duro!!!".

Allora mi inginocchiai ai Suoi Piedi e cominciai a slacciarLe le scarpe. Per controllare la mia reazione, Zia Rosaria, prima che cominciassi l'operazione, naturalmente, mi fece spogliare ed io cominciai. Tolta la prima scarpa, vi giuro che non si poteva resistere. L'odore, ma per me era profumo, era fortissimo; non avevo mai sentito niente del genere. La Zia, immediatamente, mi schiacciò il piede tra il naso e la bocca dicendomi: "Senti che buono, Pirillino; avanti, ADESSO LAVALO!!!". Io istantaneamente cominciai a leccare il Piede della Zia assaporandone ogni dito, ogni spazio, ogni millimetro. Lei era contenta, Le si leggeva in faccia una enorme soddisfazione per avermi sottomesso ed eccitato allo stesso tempo. Dopo aver impiegato mezz'ora per il primo Piede, passai al secondo; anche in questo caso ne respirai tutto l'aroma, leccandolo millimetricamente. Trascorsa ancora mezz'ora, completai il lavoro e La Zia si accorse che il pene aveva ancora una volta reagito. "Questa volta ti pentirai amaramente di non aver saputo controllare le tue pulsioni", disse, e mi ordinò di seguirla in bagno. Qui, io fui costretto ad entrare nella vasca, dove la Zia pisciò sul pene e, non contenta, mi ordinò di mettermi a quattro zampe, come il suo cagnolino preferito. A questo punto io cominciai a tremare, vedendoLa realmente arrabbiata. Ma subito mi tranquillizzai quando, improvvisamente e con voce gentile, mi disse che mi avrebbe accarezzato, naturalmente con i Suoi meravigliosi Piedini, quel lurido cazzetto. La Zia fu davvero magnanima perché mi concesse anche di annusare le calze che aveva tenuto per un giorno intero nelle scarpette e di toccarmi, contemporaneamente.

Ad un certo punto il dramma: sentì un dolore lancinante, un'irruzione, qualcosa di indescrivibile ma, al tempo stesso bellissimo; qualcosa che forse avevo sempre desiderato: MIA ZIA mi inculò con l'alluce. Mi chiavò per circa un quarto d'ora; io non sapevo cosa pensare, ma era bellissimo. Essere scopato dalla propria Zia, MIA ZIA, con i suoi piedi dopo essere stato completamente sottomesso. Gli oggetti del mio desiderio che mi penetravano. La più ovvia conclusione: dovetti lavarLe gli alluci, dopo.



cucciolo_to67
00giovedì 27 maggio 2010 23:15
Bel racconto.Dvvero complimenti
giuliano_75
00lunedì 30 agosto 2010 23:52
gran racconto
silviosl
00domenica 10 ottobre 2010 18:16
cosi mi piacciono le storie!
IT011774
00martedì 19 ottobre 2010 19:55
fantastico!
carestiaus
00domenica 24 ottobre 2010 15:34
bellissimo
pingone.
00domenica 31 ottobre 2010 23:10
uno dei miei racconti preferiti
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