[G][C][COLORE=#FF0000][DIM=18pt]Padrona Valentina[/G][/C][/COLORE][/DIM]

manuel.1975
00lunedì 23 marzo 2015 06:06
Episodio 1: L'inizio

Cesare e Valentina si erano conosciuti per caso, ed avevano iniziato a frequentarsi. Tuttavia, Lei non era una ragazza come tutte le altre, ed aveva gusti ed inclinazioni molto chiare. Cesare, ancora non a conoscenza di ciò, iniziò ad innamorarsi di lei. Lei era d’altronde una ragazza stupenda, mora, occhi scuri, alta circa 1,77, elegante e con un carattere forte e deciso, oltre che simpatica e brillante. Ma lei non era interessata ad una relazione tradizionale, no. Di quelle ne aveva avute abbastanza, e non aveva voglia di impegnarsi nuovamente, voleva piuttosto un uomo tutto per lei, o meglio, voleva uno schiavo tutto per lei, do sottomettere, umiliare, usare perchè potesse esaudire qualsiasi suo capriccio. E Cesare, per questo ruolo, era perfetto: magro, intorno al metro e settanta cinque, quindi di poco più basso di lei, incarnava esattamente l’uomo inferiore che lei aveva in mente.

Un giorno Valentina gli parlò chiaro, gli disse che non era interessata al tipo di rapporto classico, e gli parlò di ciò che voleva da lui. Voleva che lui fosse il suo schiavo e che si trasferisse da lei. Gli disse chiaramente che se avesse accettato avrebbe subito quotidianamente maltrattamenti ed umiliazioni, anche molto pesanti, e che non avrebbe tollerato in nessun modo alcun inadempienza. Non doveva risponderle subito, lui che neanche immaginava una proposta simile. Lei gli disse che qualora avesse accettato si sarebbe dovuto presentare da lei alle 22 del giorno seguente, portando con sè tutto ciò che avrebbe dovuto portare per trasferirsi. In caso non avesse accettato, semplicemente non si sarebbe dovuto presentare, ed i due avrebbero smesso di frequentarsi. Ovviamente, qualora lui avesse accettato, avrebbe potuto interrompere quella relazione in ciascun momento, se non fosse riuscito a sostenere quel tipo di vita, ed ovviamente, anche in quel caso, la sua frequentazione con Valentina non sarebbe ripresa.

Per Cesare le ore successive furono molto dure, vista la decisione che era chiamato a prendere, ed alla fine il suo amore per lei prevalse: non voleva perderla, ed anche se avrebbe dovuto accettare un cambiamento non indifferente, alla fine decise di acconsentire in pieno alle richieste fattegli da Valentina.
Il giorno successivo, alle 22 esatte, si recò con una valigia a casa di Valentina, nel pieno centro di Roma, e le citofonò.
Lei si limitò, al citofono, ad indicargli il piano. Giunto di fronte all’appartamento, lo schiavo trovò la porta socchiusa: fece il suo ingresso e la richiuse alle sue spalle, quindi trovò un bigliettino a terra, scritto da Valentina, che diceva:
“Vai nella prima stanza a sinistra lungo il corridoio, una volta lì spogliati rimanendo completamente nudo e lascia lì tutte le tue cose, dopo di che vieni strisciando fino al salotto, è un ordine!”.
Lo schiavo, quindi, fece ciò che c’era scritto nel biglietto, si spogliò, tremando dall’emozione, e dopo aver lasciato tutto nella stanza indicata, che era una sorta di stanza di servizio, si mise a terra ed iniziò, lentamente, a strisciare verso il salotto.
“Eccoti schiavo!” disse Valentina, appena vide il suo sottomesso arrivare nel salone. Lui alzò gli occhi verso di Lei: era splendida. Indossava un vestito azzurro, molto corto, ed ai piedi aveva un paio di stivali alti fino al ginocchio dai tacchi vertiginosi, mentre sorseggiava un bicchiere di vino e con l’altra mano impugnava un frustino.
“Fermati lì schiavo!” disse Lei “e ascoltami bene!” aggiunse.
Lo schiavo tremava un po’ dall’emozione ed un po’ dal timore di ciò che sarebbe successo, visto che lui non aveva minimamente idea di cosa avesse in mente Valentina.
“Allora, lurido verme schifoso, da questo momento tu sarai il mio schiavo ed io sarà la tua Padrona! Da questo momento tu mi darai del Lei e mi chiamerai Padrona adorata, farai tutto ciò che ti chiederò, eseguirai ogni mio singolo ordine! Non potrai fare nulla che io non ti abbia espressamente ordinato! Da questo momento avrai l’obbligo di stare completamente nudo, a meno che non sia io a dirti diversamente, anche se nevica! Preparati ad esaudire ogni mio capriccio! Dovrai servire me e le mie amiche, alle quali potrei anche prestarti! Se io lo vorrò verrai con me anche fuori Roma, amo molto viaggiare e potrei aver voglia di uno schiavo anche durante le mie vacanze! Non accetterò alcuna titubanza da parte tua, nessuno ti obbliga ad essere il mio schiavo, se vorrai sai bene che potrai andartene, ma decidendo di essere il mio schiavo dovrai fare tutto ciò che ti dirò! Ogni trasgressione a quanto ti sto dicendo sarà severamente punita! Hai capito tutto, schiavo?!?”
Lo schiavo tremava, aveva sentito molto bene ogni singola parola della Padrona e, dopo un secondo che gli sembrò un’ora, rispose:
“Sì, Padrona adorata…”
“Bene schiavo!” disse la Padrona “Vedo che inizi a capire! Immagino che l’inizio per te non sarà semplice, ma a me non importa nulla, sappilo! Adesso striscia fino ai miei piedi e baciameli! Forza!” e a queste parole lo schiavo strisciò fino ai piedi della Padrona ed iniziò a baciarle gli stivali.
“Bravo schiavetto! Adesso fammi vedere come mi lecchi gli stivali!” ordinò allora la Padrona, e lo schiavo iniziò a leccarle gli stivali.
Mentre lo schiavo leccava, la Padrona iniziò a sfiorare i glutei dello schiavo con il suo frustino, iniziando poi pian piano a dare dei piccoli colpi, non forti, ma con un’intensità crescente.
“Fermati schiavo! Non vorrai mica far rimanere troppo tempo in piedi la tua Padrona?!?” disse Valentina, che quindi si sedette sul divano, e porse le suole dei suoi stivali allo schiavo, ordinandogli di leccarle.
L’operazione durò svariati minuti, durante i quali lo schiavo leccò in lungo e largo gli stivali e non mancò di succhiare i tacchi a spillo, mentre la Padrona non mancò di colpirlo svariate volte con colpi di frustino.
“Per adesso va bene così schiavo! Adesso voglio che mi togli gli stivali!” disse Valentina, e lo schiavo dunque iniziò a toglierle gli stivali.
“Schiavo, sappi che giro con questi stivali da oggi a pranzo, e oggi fa piuttosto caldo!” aggiunse la Padrona.
Lo schiavo infatti, appena le tolse gli stivali, sentì che i suoi piedi emanavano un odore piuttosto intenso.
“Annusami i piedi!” disse Lei, sbattendo i Suoi piedi nudi sul viso del Suo schiavo, che si tirò indietro facendo una smorfia.
“Che fai schiavo?!?” disse colpendolo col suo frustino “Ti sottrai ai tuoi obblighi di schiavo?!? Non esegui gli ordini della tua Padrona?!?”
“Mi perdoni…” replicò lui.
“No schiavo, non sarai perdonato! Ora baciami i piedi, forza! Questo odore lo imparerai a conoscere molto bene, fidati!” e allora lo schiavo iniziò prima a baciare i piedi della sua Padrona, poi a leccarli quando Lei gli diede l’ordine di farlo. Dopo una decina di minuti, la Padrona allontanò lo schiavo con un calcetto sul viso, e gli ordinò di stendersi a terra a pancia in giù, in modo da ricevere la punizione per la titubanza precedente.
Dopo pochi secondi la Padrona giunse di fianco allo schiavo brandendo un gatto a nove code, ed in breve tempo iniziò a colpire con una certa violenza il sedere del suo sottomesso, che iniziò ad urlare e dimenarsi, senza però che la Padrona smettesse di colpirlo. Quando la Padrona ebbe terminato di frustare lo schiavo, salì sulla schiena del Suo sottomesso.
“Sei abbastanza comodo come zerbino! D’altronde dovrai farci l’abitudine! Adesso voglio vedere fino a che punto riesci ad arrivare! Stai fermo lì ed aspettami!” disse la Padrona, che quindi si allontanò.
Quando la Padrona tornò nel salone si sedette sul divano ed ordinò allo schiavo di mettersi in ginocchio di fronte a Lei.
“Guarda qua cosa ho per te!” disse la Padrona, e così dicendo alzo verso il viso del Suo schiavo le Sue estremità, che si erano decisamente impolverate, e così il sottomesso realizzò che la Padrona era andata da qualche parte a sporcarsi i piedi.
“Sai bene che adesso sarai tu a ripulirli, con la tua lingua! Voglio che tornino perfettamente puliti! Ce la devi fare, non sono poi così sporchi!” ma a queste parole lo schiavo tremò. Non se la sentiva di arrivare a tanto, ma subito un colpo di gatto a nove code gli fece capire che non aveva molta scelta, ed iniziò allora a leccare i piedi polverosi della sua Padrona.
“Anche stavolta hai indugiato, ed hai fatto una faccia schifata! Dopo ti punirò, adesso ripuliscimi i piedi alla perfezione!” disse Valentina, mentre lo schiavo le continuava a leccare i piedi.
Quando la Padrona fu soddisfatta, ordinò allo schiavo di stendersi nuovamente a pancia in giù sul pavimento ed allora iniziò di nuovo a colpirlo col gatto a nove code, questa volta non solo sul sedere, ma anche sulla schiena, sulle gambe e sulle piante dei piedi, causandogli un dolore intenso.
“Frustarti è faticoso schiavo!” disse la Padrona sedendosi sul divano “Mi hai fatto sudare! Ora vieni qua e leccami le ascelle! E poi dicono che sono gli schiavi a faticare! E noi Padrone?!?” ed a queste parole lo schiavo iniziò a leccare le ascelle della Padrona. Finito anche questo lavoro, lo schiavo fu condotto presso uno sgabuzzino piuttosto sporco, quindi Valentina gli legò le mani dietro la schiena ed i piedi con delle corde.
“Vedi schiavo, si è fatto tardi, è ora di andare a letto! Tu passerai la notte qui dentro, e vedi di abituarti presto, perchè sarà la tua camera da letto! C’è un secchio qualora dovessi fare i bisogni durante la notte! Buona notte schiavo!” ed a queste parole la Padrona, dopo essersi fatta nuovamente baciare i piedi dal suo sottomesso, rinchiuse lo schiavo nello sgabuzzino ed andò a dormire.

Fine 1° episodio - continua


Episodio 2: Il primo giorno

Lo schiavo giaceva legato nello sgabuzzino, quando la Padrona vi fece il suo ingresso per svegliarlo.
Come è facilmente intuibile, il risveglio di uno schiavo non è certo accompagnato da carezze, ed infatti la Padrona, che indossava solo una vestaglia ed un paio di mutandine, iniziò subito a colpire lo schiavo con alcuni calci all’addome.
“Dai il buongiorno alla tua Padrona, lurido schiavo!” gli disse Lei, e lui le baciò subito i piedi, dandole il buongiorno.
“Bravo schiavetto! Ora seguimi in cucina e preparami la colazione!”
Lo schiavo allora, dopo essere stato slegato, preparò un caffè, e lo portò alla Padrona, che si era seduta al tavolo, su un vassoio insieme al latte, a delle fette biscottate, a dei biscotti, ad uno yogurt, al burro ed alla marmellata.
“Bene, ora tu mettiti sotto al tavolo e leccami i piedi!” l
Lo schiavo notò che i piedi della Padrona si erano sporcati nello sgabuzzino, ma nonostante ciò stavolta si fece coraggio, anche perchè non erano molto sporchi, ed iniziò a leccarli, mentre la Padrona consumava la sua colazione. Ad un tratto la Padrona sputò a terra un biscotto masticato e lo calpestò con un piede nudo, quindi lo porse allo schiavo.
“Eccoti la colazione!”
Lo schiavo inizialmente indugiò, ma presto iniziò a leccare.
“Ancora indugi?!? Peggio per te, schiavo!” disse la Padrona, continuando a fare colazione.
Terminata la colazione, la Padrona ordinò allo schiavo di mettersi a quattro zampe e gli salì sulla schiena.
“Ora vediamo come te la cavi come cavallo! Fammi fare il giro della casa!”
Lo schiavo iniziò dunque a portarla sù e giù per l’appartamento, mentre Lei lo incitava con il suo frustino.
“Mica sei tanto bravo come cavallo, sei lento e non riesci a sostenermi bene! Ora comunque devo punirti per prima!” disse la Padrona, che dunque scese dalla schiena del suo sottomesso e gli ordinò di mettersi in ginocchio di fronte a Lei, che si era intanto seduta sul divano.
“Intanto ti prendi cinquanta schiaffi!” disse Valentina, togliendosi la vestaglia. Gli schiaffi erano forti, e la Padrona non faceva passare molto tempo tra uno schiaffo e l’altro, facendo molto male al suo sottomesso.
“Bacia le mani che ti hanno schiaffeggiato!” disse la Padrona, dopo aver terminato la punizione.
A quel punto prese due pinzette, di quelle per togliere i peli, ed iniziò a giocare con i capezzoli dello schiavo, che urlò dal dolore, tra le fragorose risate della Padrona.
“Spero che adesso imparerai ad eseguire con prontezza i miei ordini, senza titubanze e senza fare smorfie!” disse imperiosa Valentina, e lo schiavo Le rispose di sì ed iniziò a baciarle i piedi.
“Ora voglio che tu ti metta a quattro zampe e mi faccia da poggiapiedi! Ricorda schiavo, i poggiapiedi non si muovono, e non voglio vederti muoverti!” disse la Padrona, e lo schiavo si mise in posizione. Per circa venti minuti lo schiavo fu completamente ignorato da Valentina, che leggeva intanto riviste e guardava la televisione, finchè proprio su una rivista che stava leggendo cadde l’attenzione.
“Guarda chi c’è qui schiavo! Megan Fox! Ti piace schiavo, vero?!?” ed il sottomesso rispose di sì. “E la preferisci anche a me, schiavo?!?”
“No mia Padrona adorata…preferisco Lei…” disse il sottomesso, e la Padrona, soddisfatta, gli ordinò di baciarle i piedi. Lo schiavo fu quindi fatto stendere a terra a pancia in sù e la Padrona mise entrambi i piedi sul viso del sottomesso, ordinandogli di leccarli. Lo schiavo, allora iniziò il compito, che durò molto a lungo: più volte la Padrona inseriva un piede nella bocca dello schiavo, e dopo una buona mezz’ora le estremità della Padrona erano letteralmente bagnate dalla saliva del sottomesso, saliva che veniva prontamente spalmata sul viso dello schiavo dai piedi di Valentina.
“Schiavo, ascoltami bene mentre mi lecchi i piedi, sperando tu sia in grado di fare due cosa contemporaneamente!”
“Sì, mia Padrona adorata…”
“Bene! Allora, ci tenevo a dirti che amo molto viaggiare, come sai, ed ogni volta che partirò deciderò se portarti con me o lasciarti qui, prestandoti ad un’amica! Deciderò di volta in volta, e tu dovrai essere pronto a seguirmi ovunque, che io vada a fare shopping a New York o al mare in Grecia, che mi rechi a ballare ad Ibiza o a rilassarmi sulle Dolomiti, che io vada nella mia casa di Berlino oppure in quella al mare all’Argentario, o che io decida di andare a trovare le mie amiche che ho sparse per il mondo, tu dovrai essere pronto a venire ed a servirmi lì come io vorrò! E’ chiaro, verme schifoso?!?”
“Sì mia Padrona adorata…”
“Bene, hai capito! Ora continua a leccarmi i piedi, lurido verme schifoso!” e dette queste parole, lo schiavo proseguì per circa un’altra decina di minuti a leccare i piedi della sua Padrona. A quel punto lo schiavo fu lasciato in salotto, dove dovette rimanere steso a pancia in sù, mentre la Padrona andò a preparare il pranzo. La Padrona volle mangiare in solitudine, e dopo oltre un’ora raggiunse lo schiavo in salotto, portando con sè una ciotola con dentro due patate lesse e dei broccoletti.
“Questo sarà il tuo pranzo, schiavo, e lo mangerai direttamente dai miei piedi!” gli disse, quindi calpestò il tutto con i Suoi piedi nudi ed ordinò al sottomesso di leccare. Il sottomesso non era abituato a mangiare in quel modo, e ci mise un po’, ma alla fine portò a termine il compito. Dopo ciò la Padrona si mise un po’ sul letto a leggere, mentre lo schiavo le massaggiava i piedi, finchè dopo un’oretta lo allontanò con un calcetto e si andò a vestire.
“Schiavo, adesso io uscirò, tu intanto voglio che mi pulisca i pavimenti di tutta casa, tranne che dello sgabuzzino in cui dormi, che deve rimanere lurido, con questo straccio! Tornerò stasera, vedi di non deludermi!” disse la Padrona, prima di andarsene.
Lo schiavo, solo in casa, pulì in lungo e largo i pavimenti, con l’eccazione dello sgabuzzino e di una porta che era chiusa a chiave, e dentro la quale si chiese cosa ci potesse essere. Al ritorno della Padrona, che avvenne per l’ora di cena, lo schiavo si fece trovare in ginocchio all’ingresso, pronto per baciare i piedi di Valentina.
“Vediamo un po’…mmh, bene bene, pare tu abbia pulito i pavimenti in maniera decente! Forse stai capendo quale è il tuo dovere!” dice, e quindi si reca in cucina, dove inizia a mangiare una pizza presa alla pizzeria dietro casa. Lo schiavo, intanto, inizia a leccare le ballerine della Padrona. Dopo alcuni minuti, lo schiavo toglie le ballerine della Padrona ed inizia a leccare i piedi sudati della Padrona.
“Lo so che stai facendo qualche smorfia, coglione! Ti ci devi abituare all’odore dei miei piedi, verme schifoso!” gli dice Lei.
Quando la Padrona ha finito la pizza, getta alcuni pezzi sul pavimento e, dopo averli calpestati, fa leccare il pomodoro allo schiavo direttamente dai Suoi piedi, quindi gli fa mangiare i pezzi di pizza dal pavimento. Terminata questa operazione, la Padrona ordina allo schiavo di sparecchiare e di raggiungerla in salotto, dove è fatto stendere a terra ed usato come zerbino per circa una ventina di minuti.
“Caro schiavo, io adesso devo uscire, tu te ne andrai nello sgabuzzino a dormire! Oggi è stata una giornata tranquilla per te, ma non ti ci abituare troppo, coglione!” e detto questo gli dette un violento calcio nelle palle che lo fece urlare e dimenarsi per il dolore.
“Questo era per farti capire che non devi abituarti a giornate tranquille come questa, razza di pezza da piedi! Ora vai nel tuo lurido sgabuzzino! Ci vediamo domani, pezza da piedi!” e detto questo lo schiavo fu rinchiuso nello sgabuzzino dove avrebbe passato la notte, mentre la Padrona andò a divertirsi.
Per lo schiavo quella era stata una giornata tranquilla, come gli aveva detto la sua Padrona, ma aveva ben chiaro che non sarebbe stato sempre così. Quella notte, lo schiavo, avrebbe avuto molto da pensare, su cosa Lei gli avrebbe potuto fare. Quel calcio ai genitali, scagliatogli alla fine, nella sua semplicità aveva detto allo schiavo più cose di quante non se ne potessero immaginare. Non gli rimase che attendere cosa sarebbe accaduto nei giorni successivi, ma non riusciva a togliersi dalla mente quel calcio che la Padrona gli aveva scagliato con i Suoi piedi meravigliosi. Chissà come sarebbero stati, per lo schiavo, i giorni successivi.

Continua
manuel.1975
00giovedì 26 marzo 2015 05:16
Episodio 3: Arrivano le amiche

La giornata era trascorsa, fino a quel momento, in maniera ordinaria: durante la mattina lo schiavo aveva portato a termine le faccende di casa, era stato usato come poggiapiedi dalla sua Padrona alla quale aveva anche lungamente leccato e massaggiato i piedi, Lei aveva quindi pranzato e lasciato per lui qualche avanzo, da mangiare, ovviamente, direttamente dai Suoi piedi dopo che li aveva calpestati. Lei era quindi seduta in poltrona ed indossava un paio di jeans ed una maglietta, e con i piedi scalzi appoggiati sulla schiena del Suo sottomesso, che posto a quattro zampe le faceva da poggiapiedi. Fu proprio in quel momento che il citofono suonò, e la Padrona si alzò per andare a rispondere. Lì per lì lo schiavo non dette peso alla cosa, finchè non sentì le parole della Padrona.
“Ah bene siete tutte! Vi aspetto!”. Cosa voleva dire? Si chiese tra sè e sè lo schiavo. Chi stava salendo? Forse, o meglio, probabilmente, erano della amiche della Padrona. Lo schiavo sapeva che sarebbe successo prima o poi, ma fu preso di sorpresa, ed iniziò a tremare. Un po’ si vergognava di farsi vedere da altre ragazze in quello stato, un po’ non sapeva come lo avrebbero trattato, nè immaginava quante potessero essere.
Ogni dubbio dello schiavo fu però fugato dalla Padrona, che disse: “Schiavo, vieni qui a dare alle mie amiche il benvenuto che meritano! Forza!”
Lo schiavo, allora, si recò all’ingresso ed attese che le ragazze salissero fino all’appartamento di Valentina.
La prima ad entrare fu Chiara, una ragazza bionda, che indossava una maglietta nera, un paio di jeans ed ai piedi un paio di stivali marroni senza tacco: subito dopo aver salutato Valentina, lo schiavo le baciò timidamente i piedi.
“E’ lui lo schiavo? Ah bene bene!” disse ridendo, prima che entrasse Martina, una ragazza castana che invece indossava una maglietta bianca, un paio di jeans ed ai piedi aveva un paio di Air Max, che seguì sostanzialmente la stessa prassi di Chiara.
“Schiavo, non limitarti a baciarle i piedi, coglione! Salutale!” lo rimproverò la Padrona.
“Sì Padrona adorata, mi perdoni…buongiorno Padrona adorata…”
“Bravo schiavo!” replicò Valentina, quindi seguì la stessa prassi con le altre due amiche della Padrona: Lily, una ragazza tedesca, bionda, che indossava un vestito nero ed ai piedi aveva un paio di sandali neri con tacco a spillo, e Roberta, una ragazza mora vestita con un paio di jeans neri, un paio di stivali neri senza tacco ed una maglietta nera.
Lo schiavo aveva di fronte a sè ben quattro amiche della Padrona. Sapeva che sarebbe successo, ma si sentiva umiliato. Quattro bellissime ragazze lo vedevano nudo, per terra, sporco, lo vedevano baciare loro i piedi, e chissà cosa altro gli avrebbero potuto fare. La cosa lo umiliava non poco, e la vergogna era tanta che non riusciva neanche ad alzare lo sguardo verso di loro.
Le Padrone si andarono a disporre in salotto: Valentina si sedette su una poltrona, e tutte le Sue amiche sul divano.
“Schiavo, vieni qui! Cosa fai ancora là impalato! Muoviti!” disse Valentina allo schiavo, che quindi giunse in salotto. Le amiche della Padrona avevano un atteggiamento strano, un po’ incuriosite ed un po’ stranite dalla situazione insolita.
Fu allora Valentina a rompere il ghiaccio, ordinando: “Schiavo, come benvenuto, adesso, lecchi le scarpe di tutte le mie amiche!”.
A queste parole, lo schiavo, iniziò ad eseguire l’ordine. Le amiche di Valentina, inizialmente, sembravano ancora non del tutto a loro agio, e mentre lo schiavo leccava loro le scarpe, queste spesso facevano domande a Valentina, su cosa di solito gli facesse fare e su cosa potessero fare con lui.
“Fate tutto ciò che volete! E’ solo uno schiavo!” le rassicurava Lei.
Il ghiaccio, però, si ruppe quando leccando i sandali di Lily lo schiavo le leccò anche i piedi, quindi lei lo spinse via con un calcetto e gli dette un ceffone. “Brutto coglione! La tua Padrona ti ha detto di leccarci le scarpe, non i piedi!”
Le ragazze rimasero un attimo interdette, quindi fu Chiara a dire “Lily, ci sai fare, vedo!”
“Ragazze, anche io ho avuto degli schiavi, che credete?!?” Le ragazze rimasero sorprese.
“Sì nel senso, mi è capitato di dominare degli uomini. In Germania queste pratiche sono molto diffuse!”
Tutte le ragazze risero, anche un po’ per scaricare la tensione, e da quel momento sembrò tutto divenire naturale.
Venne quindi naturale a Roberta, dopo essersi fatta leccare gli stivali, ordinare allo schiavo di toglierle stivali e calzini. Lo schiavo lo fece, tremando, visto che se le Padrone iniziavano ad essere a proprio agio, lo stesso non poteva dirsi di lui, ancora decisamente intimorito da una situazione per lui nuova e molto umiliante.
“Entro stanotte pensi di aver finito?!?” disse le, e lui Le chiese scusa. Valentina, però, da dietro colpì lo schiavo con un paio di colpi di frustino.
“Non far arrabbiare le mie amiche, coglione!” tuonò. Lo schiavo allora leccò i piedi di Roberta, un po’ sudati per via della calda giornata. A lei non passò inosservata la smorfia dello schiavo, al quale ordinò dunque di annusarli ben bene per umiliarlo il più possibile. Leccò quindi i piedi di Lily, quelli di Martina e quelli di Chiara, il tutto sotto un’attentissima supervisione di Valentina che ad ogni imprecisione, anche minima, lo colpiva con il frustino.
“Schiavo, a quale delle mie amiche puzzavano di più i piedi?!?” disse Valentina.
“Alla Padrona Roberta, mia Padrona adorata…” rispose lo schiavo.
“Bene bene, allora vieni qui schiavo!” disse Roberta, che quindi gli infilò entrambi i calzini in bocca e gli sbattè i piedi in faccia, costringendolo ad annusarli. Tutte le Padrone scoppiarono in una fragorosa risata, nel vedere lo schiavo umiliato a tal punto. Quando finiro di umiliarlo in quel modo e gli fecero sputare i calzini, le ragazze vollero vedere bene lo schiavo, e la Padrona gli ordinò di alzarsi in piedi e farsi osservare dalle sue amiche. La cosa per lui era assai umiliante, osservato in quel modo da quelle ragazze, mentre era completamente nudo ed era appena stato umiliato in quel modo.
“E’ carino!” disse Roberta. “E’ vero” disse Lily. “Ed ha anche un bel cazzo! Però è basso ed è veramente magro!” aggiunse.
“Sei stato fin troppo in piedi, mettiti in ginocchio!” gli disse, allora, Valentina. “Ora girati, le mie amiche vogliono vederti tutto, non solo davanti!”
Lo schiavo, allora, eseguì.
“Guarda che culo bello rosso che gli hai fatto, Vale!” disse Chiara.
“Guarda che piedi lerci!” disse, invece, Martina.
“Sì, sai, dorme in uno sgabuzzino sporchissimo, dopo ve lo faccio vedere!” disse Valentina.
“E con quei piedi sporchi dice che i miei puzzano?!?” aggiunse Roberta, seguita da una fragorosa risata di tutte la Padrone al gran completo.
Fu allora che Valentina porse il frustino verso Roberta e gli disse: “Perchè non lo frusti?!?”
Roberta non se lo fece ripetere due volte, ed impugnato il frustino, iniziò a colpire lo schiavo. Dopo alcuni colpi un po’ timidi, pian piano la Padrona iniziò a prendere bene la mano con il frustino, ed il povero schiavo fu colpito da frustate di violenza e precisione sempre crescente in tutto il corpo, finchè Roberta non decise di smettere.
“Lily, perchè non ci fai vedere come facevi agli uomini che ti è capitato di dominare?” dice allora Valentina. Neppure Lily se lo fa ripetere due volte, e dopo essersi alzata in piedi si avvicinò allo schiavo e, dopo averlo afferrato per i capelli, lo spinse a terra ordinandogli di baciarle i piedi.
L’umiliazione dello schiavo ormai era sempre più alta. Era da giorni che era divenuto uno schiavo, ma mai come quel pomeriggio si stava sentendo privato della propria dignità.
Mentre baciava i piedi a Lily, lei iniziò a colpire il sedere dello schiavo con il frustino, sempre più forte. Fu così che lo fece stendere a terra a pancia in sù e gli si sedette sul viso. Da quella posizione poteva fare ciò che voleva con lo schiavo, e si divertì allora a strizzargli i capezzoli e colpirgli i genitali con schiaffi e pugni, finchè non ne ebbe abbastanza. Lo schiavo rimase lì, a terra, letteralmente degradato da cinque splendide ragazze che avevano fatto di lui un vero e proprio schiavo.
“Vale, tra poco inizia il cinema!” disse Chiara, e Valentina andò allora a prepararsi, mentre le altre ragazze si rimisero le scarpe.
Le ragazze erano veramente contente di quel pomeriggio, si erano molto divertite con lo schiavo, che fu quindi legato mani e piedi e gli fu messo un guinzaglio che fu legato al tavolo del salotto.
“Schiavo, noi ce ne andiamo! Tornerò stasera dopo cena, tu intanto rimarrai lì tutto il pomeriggio!” disse Valentina.
Lo schiavo baciò dunque i piedi a tutte le ragazze che se ne andarono, lasciandolo lì.

(fine 3° episodio - continua)
manuel.1975
00domenica 29 marzo 2015 05:49
Episodio 4: Lavori domestici

Quella mattina iniziò come le altre, ovvero con la Padrona che si recò presso lo sgabuzzino dove dormiva lo schiavo e, dopo essersi fatta baciare i piedi, con qualche calcio lo faceva uscire di lì. Lei aveva già fatto la colazione e si era già lavata: aveva preferito farlo da sola non certo per risparmiare del lavoro allo schiavo ma perchè, in certi casi, amava tenere per sè questi momenti di intimità. Lei indossava un paio di shorts celesti ed una maglietta bianca, ed ai piedi un paio di infradito azzurre. In mano brandiva un frustino di colore nero.
"Caro schiavo, stamattina voglio che tu lavori sodo!" disse "Ci sono un bel po' di faccende domestiche da fare, e tu le dovrai fare tutte! Io ti controllerò, perchè voglio capire bene se sei in grado di farle! Di là trovi uno straccio, voglio che tu inizi pulendo i pavimenti!"
Lo schiavo eseguì quindi l'ordine ed iniziò a pulire i pavimenti. L'aveva già fatto molte altre volte, e la cosa non era un problema di per sè, ma il fatto che la Padrona lo seguiva minacciosamente con quel frustino, un po', lo intimoriva. Lo schiavo iniziò quindi dal corridoio, che cercò di pulire con la massima attenzione, seguito costantemente dalla sua Padrona che, per tutta la stanza, non gli disse niente. Se questo fatto da un lato tranquillizzava lo schiavo, dall'altro, un po', lo intimoriva, perchè temeva avesse qualcosa in mente. Passò quindi al salotto, di cui pulì con ogni angolo, ogni centimetro, sempre seguito dalla Padrona che stavolta volle incitarlo con un paio di colpi di frustino.
"Andiamo al bagno!" disse la Padrona, terminata anche quella stanza. A quattro zampe, lo schiavo, si recò nella stanza indicata dalla Padrona ed iniziò la pulizia del pavimento. Neanche aveva finito di pulire quella stanza che la Padrona, con una frustata sul sedere, gli ordinò di interrompere quel lavoro.
"Va bene, mi sembra che i pavimenti li sai pulire decentemente. Niente di che, devi migliorare, ma per adesso diciamo che può andare. Adesso pulisci il cesso!"
Lo schiavo, allora, fece per andare all'armadietto dove la Padrona teneva i prodotti per tenere pulito il bagno, ma la Padrona lo fermò con un paio di colpi di frustino.
"Dove pensi di andare?!?" gli disse, quindi afferrandolo per i capelli portò la sua testa al water e gli ordinò di leccare la tavoletta.
"La prego Padrona no..." disse lo schiavo, schifato letteralmente dal compito.
"Osi contraddirmi?!?" tuonò Lei, colpendolo con qualche frustata violenta "Sarai punito per questo! Ora lecca e non farmi perdere altro tempo!" disse, e lo schiavo, timido e tremante, iniziò a leccare la tavoletta del cesso.
La Padrona sorrise, fiera di come stava umiliando il suo schiavo, che ogni giorno che passava continuava a degradarsi sempre di più. Passò così qualche minuto, in cui lo schiavo leccò la tavoletta del cesso, che la Padrona gli ordinò di smettere.
"Seguimi in salotto!" disse la Padrona "Devo punirti per avermi contraddetto!" e lo schiavo la seguì, piazzandosi poi in ginocchio di fronte a Lei che si era seduta sul divano.
Per prima cosa lo schiavo dovette baciare i piedi alla sua Padrona, poi Le leccò le suole delle infradito, quindi Le tolse le infradito e Le leccò i piedi. Fu dopo circa cinque minuti che la Padrona, di fatto, iniziò la punizione.
"Schiavo, portami il battipanni che è di là!" disse, e lo schiavo eseguì. "Riceverai trenta colpi di battipanni sul sedere, per punizione! Mettiti a quattro zampe qui davanti!" e lo schiavo eseguì.
In breve tempo la Padrona iniziò a colpire con il battipanni il sedere dello schiavo, che dovette contare ogni colpo ad alta voce. Più arrivavano i colpi, più lo schiavo aveva difficoltà a sopportarli, e tentava talvolta di evitarli o, comunque, aveva difficoltà a mantenere la posizione impostagli.
Tuttavia alla fine la punizione arrivò al termine. "Bene schiavo, ora bacia la mano con cui ti ho punito!" disse la Padrona, porgendo allo schiavo la mano da baciare.
"Ora seguimi!" disse Valentina, che condusse quindi lo schiavo nella stanza in cui teneva le scarpe. La stanza era un piccolo stanzino con mensole piene di scarpe di ogni tipo: c'erano stivali, sandali, ballerine, scarpe da ginnastica, zeppe, infradito, scarpe di ogni tipo e genere, alcune più usate, altre praticamente nuove. Saranno state in tutto diverse decine, un'ottantina forse.
"Schiavo, vedi, è bene che queste scarpe siano sempre lucide! Adesso voglio che me le lecchi tutte, una ad una!" disse la Padrona. Lo schiavo tremò, perchè le scarpe erano veramente tante, ma per quanto faticoso, lo schiavo capì che non aveva molta scelta. Dopo un paio di colpi di frustino d'incitamento, lo schiavo iniziò a leccare le scarpe della Padrona. Leccò ogni tipo di calzatura, ogni millimetro, e quando lo faceva male la Padrona con il frustino faceva notare l'errore allo schiavo. Quando la saliva dello schiavo stava finendo, la Padrona gli sputava abbondantemente in bocca, a volte solo saliva, altre dell'acqua, per far tornare umida la bocca dello schiavo. Quando lo schiavo rallentava il lavoro per la stanchezza, la Padrona lo insultava e lo incitava con il frustino. Il sottomesso si sentiva sempre più sopraffatto dalla Padrona. Ci vollero oltre due ore perchè lo schiavo, stremato, potesse portare a termine il compito.
"Bravo schiavo! Adesso mettiti in ginocchio all'angolo in cucina! Potrai riposarti stando lì mentre io preparo il pranzo!" disse la Padrona.
Lo schiavo aveva portato a termine quel compito, seppur con molte difficoltà, e più passava il tempo più si chiedeva a cosa la Padrona sarebbe arrivata. Ogni giorno, infatti, le degradazioni ed i maltrattamenti nei suoi confronti erano sempre maggiori, e lo schiavo sempre di più temeva di come sarebbero potute andare le cose, ma al tempo stesso si sentiva sempre di più legato alla sua Padrona.

Fine 4° episodio - continua.
manuel.1975
00martedì 31 marzo 2015 05:57
Forse è meglio che non continui a postare altri episodi di questo racconto, vedo che nessuno ha espresso un commento, anche se come visite ne ha ricevute come altri racconti che vedo ora qui ma non credo che questo provi ci sia interesse. Se dovessi sbagliarmi ed a qualcuno gli interessa perchè lo sta leggendo, allora ditemelo ed io continuerò a postare gli altri episodi che non sono neanche pochi, ce ne sono altri 4 o 5 ora non ricordo.
Non è un mio racconto, ho preso dal web anche questo, non sono bravo a scrivere. Quindi non fatevi problemi a dirlo, se interessa metto anche gli altri episodi, se non interessa non li metto. E' giusto per sapere.
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