Sabato - Settimo giorno
Apre gli occhi, la sveglia sul comodino segna le otto e quarantatre, si gira, il letto è vuoto. Si alza per andare in bagno, una volta finito dirigendosi verso la cucina vede Fabiola seduta sulla poltrona in sala, ha la testa indietro, lungo lo schienale, le si avvicina, come lo vede sorride.
- Dormito bene ?
- No, ho male un po’ dappertutto. Chissà perché… Tu ?
- Mi sono alzata alle cinque per disperazione, continuavo a rigirarmi nel letto.
Le squilla il cellulare.
- Me lo prendi per cortesia, è li nella mia borsa.
Gino le porge il telefono, come Fabiola vede il numero strabuzza gli occhi. Risponde.
- Si
- Buongiorno signora, scusi l’ora, il mio specialista mi ha inviato i risultati sui campioni che mi aveva lasciato ho pensato fossero urgenti perciò…
- Ha fatto benissimo. Quando possiamo incontrarci ?
- Anche subito se vuole.
- D’accordo. Fra mezz’ora da lei.
Riaggancia il telefono, si alza di scatto dirigendosi verso la camera da letto.
- Devo incontrarmi con un cliente, ma non ci metterò molto, che ne diresti di andare al supermercato, ci vediamo poi li.
- Mentre ti aspetto che faccio ?
- Giusto… Che puoi fare in un supermercato… Compri della frutto, qualche affettato, del formaggio… Insomma provviste.
- D’accordo.
La chiamata l’ha innervosita, con non poche difficoltà riesce a infilarsi il secondo paio di calze, il primo le si è smagliato nella foga di indossarlo. Una volta pronta salta Gino che l’attendeva sdraiato sul pavimento ed esce di casa. Il marito ci resta malissimo. Si alza da terra e va a radersi.
Arrivata al palazzo in cui ha l’ufficio l’investigatore suona, sente lo scatto della serratura elettrica del portone, si copre il naso con la mano, non sa come possa reggere quel puzzo di muffa la gente che ci abita, le scale sono fatiscenti, la vernice è scrostata in più punti. arrivata al secondo piano il detective la sta già aspettando sulla soglia.
- Si accomodi.
- Grazie
- Gradisce un caffè ? Anche se la mia segretaria oggi non c’è quello…
- No. Grazie. Non si disturbi.
- Molto bene.
Si siede, Fabiola continua a tenere la mano davanti al naso è passata dall’odore di muffa a quello di sudore e sigarette dell’ufficio. Dalla valigetta in cuoio appoggiata sulla scrivania l’investigatore estrae un fascicolo, le provette e la foto.
- Cominciamo dai capelli.
Si inforca gli occhiali, mentre solleva un foglio da cui legge indietreggia con la schiena appoggiandosi alla sedia.
- I reperti biologici risalgono a due periodi differenti, quelli più vecchi a quatto mesi fa, i secondi sono molto più recenti, pochi giorni.
Fabiola lo guarda senza dire nulla, sta nervosamente passando le unghie sui braccioli della sedia su cui è seduta. L’uomo china la testa in avanti fissandola da sopra gli occhiali.
- I capelli comunque senza ombra di dubbio appartengono allo stesso soggetto, un maschio bianco, presumibilmente italico di una quarantina d’anni.
- Chi ha periziato i capelli è assolutamente certo di questo ?
- Si signora, il mi esperto è molto scrupoloso, ha ripetuto i test più volte. E’ la foto la parte veramente curiosa.
Resta qualche istante in silenzio fissando Fabiola con quei suoi occhietti pungenti, tanto che la donna si sente trafitta nell’anima.
- E’ assolutamente autentica, dai codici incisi sul retro della carta fotografica… Guardi… Li vede… Proprio qui.
- Si. E allora ?
- Quei codici… Dicevo… Mi hanno permesso di identificare il fotografo che l’avrebbe scattata, il quale ha riconosciuto suo suocero… Perché è suo suocero la persona anziana della foto… Giusto ?
- Si. Lo è, o meglio… Lo era. E’ mancato da poco.
- Condoglianze, non sapevo…
- Grazie. Ma… Continui, la prego.
- Si… Dove ero arrivato ? Oh si… Ha confermato che la carta è sua, ma non solo, la foto è stata scattata sicuramente nel suo studio sei mesi fa, della data era sicuro per questo.
L’uomo indica a Fabiola un apparecchio nero con un display appoggiato sul pavimento.
- Scusi ma non capisco.
- Questo apparecchio è stato in prova nel suo laboratorio per tre giorni sei mesi fa, mi ha mostrato la bolla di consegna, ma…
Resta di nuovo in silenzio con un ghigno sul volto che lo rende ancora più inquietante.
- In quei giorni è sicuro di non aver incontrato suo suocero, tantomeno questa fantomatica signora.
- Ma… Il fotografo è certo che l’ambiente che si vede impresso sulla foto sia il suo studio ?
- Vuole che non riconosca casa sua, e poi lo posso confermare anch’io, le piastrelle, il colore delle pareti, tutto corrisponde.
- Ho capito. Mi mandi pure la parcella. Grazie.
- Tutto qui ? non vuole che…
- No. Non mi serve altro. La saluto.
- Ossequi, signora.
Uscita dal portone dello stabile straccia la cartelletta contenente il risultato delle analisi, getta tutto comprese le provette nel primo cassonetto che incrocia, conserva solo la foto. Quando monta in macchina resta immobile qualche minuto a riflettere, suo marito, anche se lei è ormai certa non sia lo stesso uomo, è inconfutabilmente… Suo marito. Come poteva essere possibile allora che lei sentisse che quella persona non lo fosse, le venne in mente una serie di telefilm che aveva visto in gioventù, si intitolava “Ai confini della realtà” e se stava vivendo una di queste avventure bislacche ? Ci mancava anche la foto ad alimentare i suoi dubbi, una foto sviluppata da un fotografo che dice di non averla scattata, ormai c’era solo una persona che poteva fare chiarezza in tutto questo. Arrivata a casa suona il campanello del portone, nessuno risponde, Gino deve essere al supermercato pensa. Rimonta in macchina. Parcheggia in uno dei settori del centro commerciale ed entra. Trova Gino fra i banchi della verdura, ha il carrello con dentro parecchia roba. Come la vede l’uomo le corre incontro baciandola sulle labbra.
- Non vedevo l’ora che arrivassi. Come andata con il tuo cliente ?
- Bene anche se…Non mi aspettavo che la trattativa prendesse una simile piega.
- Positiva o negativa ?
- Molto positiva, almeno per me, all’inizio non era convinto dell’investimento, ma… Ha cambiato idea. un cambiamento sorprendente… In così breve tempo. Neanche fosse un’altra persona.
- ?!? Non ho capito… Significa che è andata bene ?
- Che fame, sono scappata via senza far colazione, ho bisogno di un cappuccino, mi accompagni al bar ?
Fabiola ordina un cappuccino, prende anche un bombolone alla crema, Gino si limita ad un caffè, si siedono ad un tavolino, i tavolini occupano una parte del corridoio del centro commerciale, corridoio gremito di persone che spingono i rispettivi carrelli, un’altra idea si fa largo nella mente di Fabiola. vuole capire fino a che punto accetti l’umiliazione pubblica, nel mangiare il bombolone la donna fa in modo che un po’ di crema le finisca sulla scarpa, ci riesce ma parte della crema cade anche sul pavimento, crema che prontamente spiaccica con la suola.
- Hoo. Ma cavolo… Guarda che cretina, mi sono inzaccherata la scarpa.
Senza dire nulla, Gino si china verso il piede sollevato di Fabiola, con la lingua toglie via la crema dalla tomaia, e già che ci si trova elimina la polvere da tutta la scarpa lucidandola, passa la lingua su tutta la parte superiore, si accorge della suola inzaccherata, ripulisce per bene anche quella, una volta terminato con somma sorpresa della moglie le soleva anche l’altro piede lucidando con la lingua anche l’altra scarpa, una volta fatto finisce il caffè come nulla fosse, mentre la moglie lo guarda compiaciuta.
- Non potevo lasciarti una scarpa lucida e l’altra impolverata. Non hai risposto alla mia domanda prima… L’incontro è andato bene ?
Fabiola si pulisce la bocca dallo zucchero del bombolone.
- Non poteva andare meglio.
Terminano insieme gli acquisti, si dirigono alle casse, mentre sono in coda Gino sente che la coppia della fina accanto alla loro sta parlano di lui e Fabiola.
- Sicura siano loro ?
- Ma si… Sono quelli di prima… Al bar. Ti dico che lui le ha leccato le scarpe, pensa che schifo.
- Ti sarai sbagliata, figurati se un uomo lecca le scarpe alla sua…
- Guarda che ci vedo benissimo, e parla piano che ci sentono.
A Gino scappa da ridere, non gli importa quello che pensano gli altri, Solo Fabiola conta, l’essere perdonato da lei, a pensarci bene prova uno strano piacere a mostrare a tutti l sua dipendenza da lei… Decide di prendersi una piccola soddisfazione. Si volta verso la coppia.
- Non serve parlare piano cara signora, se lei ci vede benissimo, io sento altrettanto bene. Le posso presentare mia Mogie Fabiola ?
- Pia… Piacere… Non stavo criticando, raccontavo al mio compagno quello che ha fatto al bar.
- A… Si. Pensa Fabiola, la signora trova strano che ti lucidi le scarpe con la lingua.
- Coma mai ?
Rivolgendosi direttamente verso la signora, Fabiola la guarda fissa negli occhi, lo sguardo gelido che terrorizza i suoi sottoposti al lavoro.
- Lo fa tutte le mattine, non c’è toccasana migliore per la pelle delle calzature.
- Ho che sciocca, mi sono ricordata che devo comprare del… Burro, mi serve il burro. Con permesso.
La signora scappa via seguita dal compagno, Fabiola e Gino si guardano scoppiando a ridere. Dopo aver pagato Gino carica la spesa n macchina e tornano a casa, insieme sistemano la roba in frigo e nella dispensa. Fabiola va in camera da letto si leva i vestiti, restando solo i intimo a piedi scalzi sul palchetto, Gino la osserva, vederla così lo eccita, apre l’armadio, tira fuori un paio di vestiti che appoggia sul letto, alla fine ne sceglie uno color crema.
- Tu non ti cambi ?
- Per cosa ?
- Siamo a pranzo d Lucrezia.
Viene assalito da un attacco di panico, gli tremano le ginocchia, si deve sedere. Approfitta del letto.
- Ma…Credevo che…
- Mi ha invitata mercoledì. Dovevo dirle di no ?
Gino non riesce a capire il perché si ostini a voler frequentare Lucrezia dopo quello che c’è stato fra lei e… Lui. Che lo faccia per appagare il suo ego smisurato.
- Un attacco di vecchia silenzite ? Non ci vuoi andare ?
- Quello che voglio io non ha importanza. Se tu…
Si alza dal letto, avvicinandosi alla moglie.
- Se io cosa ? Ti vergogni di farti vedere con la faccia livida ? E’ questo che ti frena ?
- No
Fabiola gli tira un calcio nei testicoli fortissimo, di collo pieno, Gino sbuffa appena e si ritrova sul pavimento, ha entrambe le mani sulle palle. Con il piede Fabiola lo fa sdraiare sulla schiena montandogli sullo stomaco. Solleva il piede destro lo poggia sulla faccia del marito premendo con forza.
- E invece io penso che ti vergogni a mostrarti a lei così, immagino sia imbarazzante per te doverle spiegare chi sia stato a farti questo, ma non devi preoccuparti, l’hai sentita… Mi conosce, vedrai che ca.
- Si mi vergogno, non per questi segni ma per quello che ho fatto a te… Mi vergogno di averti fatta soffrire. Sei tu che non capisci… Vederla aumenta il mio senso di colpa.
Leva il piede dalla sua faccia, Gino la guarda, è bellissima, vorrebbe toccare quelle gambe meravigliose velate nel nylon, ma non ne ha di nuovo il coraggio.
- Mi stai dicendo che vedere Lucrezia ti fa star male, perché hai fatto soffrire me…
- Si… E’ così.
Si volta, sale sul letto salta atterrandogli sul basso ventre, Gino solleva schiena e gambe per il dolore piegandosi a “u” ma riesce a non urlare.
- Se stai male sono contenta, te lo meriti, e ora smettila di piagnucolare e vestiti.
La casa di Lucrezia è appena fuori il paese, una villetta sobria, seicentocinquanta metri quadri su due piani, piccolo giardino di cinquemila metri quadri recintato da un muretto in mattoni altro quattro metri che contiene una piscina verandata, un campo da tennis e uno da basket. Arrivati davanti al cancello d’ingresso Fabiola chiama Lucrezia col cellulare, la struttura di metallo magicamente si apre. Anche l’interno è come se lo ricordava, la Lucrezia della sua vita li invitava spesso, in più occasioni aveva percepito la sgradevole sensazione che lo facesse più per ostentare il suo stato che per amicizia. Per quello gli riusciva così difficile l’immaginarsi insieme a lei, in un certo senso Lucrezia era anche peggio di Fabiola, una snob, con la perenne puzza sotto al naso. Parcheggia alla fine del vialetto, Lucrezia li sta aspettando, indossa un abito lungo di paiette argentate. Nel vederla gli scappa un commento.
- Ma come cavolo si è combinata.
- Ha preso il primo straccetto che aveva nell’armadio… Lei è fatta così.
Fabiola gli stringe un capezzolo facendogli male, camicia e canottiera non sono stati sufficienti ad attutire la presa. Scende dall’auto, e le apre la portiera, porge alla moglie la mano destra per aiutarla a scendere, le due donne si abbracciano baciandosi, due baci, su entrambe le guance, Gino si sente sempre più imbarazzato, non gli piace neanche il vestito blu a righe che ha scelto, passa un dito nel colletto della camicia per allentane la pressione, si sente soffocare, vede che ci sono altre auto, riconosce la cinquecento di Alberto, almeno non saranno soli. Per l’occasione Lucrezia ha ingaggiato un’azienda specializzata nel catering, si allontana da Fabiola dirigendosi dritto al mobile bar dove un addetto sta versando gli aperitivi.
- Lucrezia mi ha accennato che vi aveva invitati, ma non pensavo saresti venuto.
- Non volevo ma Fabiola…
- Ma certo… Vorrà costringerti a qualcosa di eclatante. Tu sei l’unico uomo al mondo a cui invece di guarire le tumefazioni prolificano. Te le ha suonate di nuovo.
- Si, senti Alberto… Io.
- Un altro per cortesia… Lascia perdere, fra qualche minuto sarò talmente sbronzo da non ricordare più il mio nome.
- Come mai qui ?
- Penso che Lucrezia si voglia consolare con me. Tu mi capisci… Se una fanciulla te la offre su un piatto d’argento, è da maleducati rifiutare. Inoltre, vista la crisi farsi un giro di giostra, una volta tanto gratis…
- Ma così tradisci il tuo credo, rapporti solo con le professioniste.
- Non è un vero e proprio ripensamento… Resto dell’idea che una mignotta sia la donna ideale… Non lo so… Magari è solo perché sto invecchiando.
Alberto solleva il calice, Gino ci batte contro il suo, li vuotano.
- Ma… Le altre due coppie chi sarebbero ?
- Matusalemme e la nonna di Dracula sono gli ex suoceri di Lucrezia, sono rimasti in buoni rapporti, più per i nipoti che per il carattere affabile della nuora.
- E gli altri due ? Quelli giovani.
- Te li dovresti ricordare, amici di tennis, lui è Torquato, ha una ditta di trasporti, gestisce una sorta… E’… Insomma… Un corriere internazionale.
- E lei ?
- Orietta, anche detta la donna invisibile, è così magra che il marito la tiene legata al letto con un cordino per evitare che voli via.
- Gente simpatica ?
- Come un clistere.
- Da come cinguetta con loro Fabiola li conosce bene.
- Deve averti picchiato davvero forte ! Aolo così si spiega la tua amnesia… Te l’ho detto anche prima, sono amici di tennis. Altri due per cortesia, riesci a farli un po’ più tossici, così a sbronzarmi non ci metterò una vita.
- Subito signore.
Gino si accomoda su una poltrona, resta seduto a guardare gli altri che parlottano allegramente, mentre Alberto procede imperterrito per la sua strada alcolica. Si accomodano a tavola, il piano è in vetro sorretto da due imponenti gambe in marmo scolpito, lo ha sempre trovato di dubbio gusto , due nanetti in bianco di Carrara che sorreggono una lastra di vetro spessa quasi due centimetri, non c’è la tovaglia, piccoli riquadri di stoffa identificano i posti a sedere, Lucrezia e Alberto sono a capotavola, Fabiola è alla destra di Lucrezia, di fianco a lei il suocero di Lucrezia, Orietta e a chiudere la tavolata all’altro capo Alberto. Di fronte hanno rispettivamente Gino, la suocera di Lucrezia, e Torquato. Il tavolo trasparente ha i suoi vantaggi, può godere della vista dei piedi di Fabiola, le sue scarpe di tessuto perlato sono uno spettacolo. Il pranzo comincia, gli unici che parlano sono Gino e Alberto concentrato a bere. Finito il secondo giro di primi il piede destro di Fabiola ha guadagnato posto fra le gambe del marito, creando un leggero rossore al viso di Lucrezia, più di rabbia che di imbarazzo. Al primo secondo Alberto è alla terza bottiglia di rosso, Lucrezia è sempre più rossa, vedere Gino che carezza dolcemente il piede di Fabiola sotto il tavolo non giova al suo umore. Arrivati al dessert Alberto stramazza sul pavimento, Gino guarda Fabiola, i due si intendono, lei leva il piede in modo che il marito possa soccorrerlo, recupera dal pavimento l’amico, lo solleva di peso adagiandolo sul sofà. Si accerta che sia tutto a posto chiamandolo più volte, Alberto risponde, ma subito dopo inizia a russare rumorosamente. Finito il pranzo Suoceri e amici di tennis salutano Lucrezia, i sopravissuti si radunano in sala dove Alberto continua tranquillamente a dormire, Fabiola si siede sullo stesso divano, Lucrezia sulla poltrona di fronte, Gino sul pavimento ai piedi di Fabiola.
- Ma che bel quadretto… Una bella famigliola felice.
Fabiola gli carezza la testa, Gino non dice nulla.
- Ci proviamo, vero tesoro ?
Gino solleva la testa un istante per guardarla. Riabbassa lo sguardo.
- Te le ha date è ? Ti sei lasciato picchiare senza reagire ?
Gino continua a non dire nulla, piega il busto verso destra, poggia la testa sulla gamba sinistra di Fabiola abbracciandola, e le bacia il ginocchio.
- Lo vedi come ti sei ridotto ? Come può un uomo cadere così in basso.
Le braccia di Gino si serrano ancora più decise alla gamba di Fabiola, che dal canto suo sta fissando astiosa la rivale.
- Sei patetico, le sono bastati una manciata di giorni ... Come un animale randagio ti sei fatto domare.
- Vuoi vedere gli esercizi che gli ho insegnato ? Gino !
- Si padrona.
- Le mie scarpe, hanno bisogno di una pulita.
Si sdraia sul pavimento, solleva il suo piede sinistro, appena inizia a leccare la suola chiude gli occhi, la mente gli si svuota, una strana euforia lo pervade, molto strana, sente che questo non cambierà nulla, Fabiola non lo perdonerà mai, qualsiasi cosa faccia, ma ora è felice, felice di leccare le suole a quelle splendide scarpe, felice di essere sotto i piedi di sua moglie. Striscia sul pavimento verso il pied destro di Fabiola, prontamente lo solleva, con la lingua rimuove ogni più piccola traccia di sporco leccando senza interruzioni. Lucrezia è paonazza, Si alza dalla poltrona gli va incontro, si ferma a pochi centimetri dal suo viso, anche Fabiola si alza, restando su di lui, finalmente la rivalsa, finalmente supera Lucrezia in altezza, le due donne si guardano per alcuni minuti che, sembrano eterni.
- Grazie per l’ospitalità… Ma ora devi scusarci, ma dobbiamo andare.
- Ma certo… E’ stato un piacere avervi.
- Ci vediamo mercoledì a tennis.
Fabiola scende da dosso a Gino, gli fa cenno di alzarsi, l’uomo una volta in piedi, abbassa lo sguardo come cenno di saluto a Lucrezia che li accompagna fino all’uscita. Gino precede Fabiola alla macchina, le apre la portiera, la donna gli afferra i capelli dietro il collo costringendolo ad andare all’indietro. Lo bacia prepotente, mordendo il suo labbro inferiore che immediatamente sanguina, lasciata la nuca lo fissa maliziosa. Gino eccitatissimo vorrebbe abbracciarla, si accorge di Lucrezia, li sta guardando da una porta a vetri, si inginocchia prostrandosi fino a terra, bacia entrambi i dorsi dei piedi, il sinistro resta leggermente macchiato dal sangue che cola dal labbro. Fabiola si siede, chiude la portiera, mette in moto l’auto. Percorrendo a ritroso il vialetto raggiungono il cancello di ferro, si sta aprendo.
- Mi hai sporcato il piede.
- Perdonami, Lucrezia stava guardando, volevo sottolineare… Insomma…
- Ho capito. Hai fatto bene. Comunque… Mi hai sporcato il piede.
- Se me lo allunghi provvedo a…
- Lascia stare.
Arrivati a casa Fabiola dice di essere stanca, va in camera da letto a riposare. Gino si siede in poltrona, mete le cuffie ed accende la TV, cambia canale più volte senza trovare nulla di interessante, anche lui si addormenta.
Una fitta ai testicoli lo sveglia.
- Sono le ventuno. E alla cena chi pensa ?
- Ug… Blebb… Si, ci penso io.
- Magari dopo, vieni con me.
Entra in bagno. Gino qualcosa la intuisce, immagina che la moglie debba vuotare la vescica. Inizia a spogliarsi, Fabiola gli fa cenno di sdraiarsi nella vasca, come lo fa, ci entra anche lei, questa volta però non resta sul bordo ma poggia i piedi direttamente all’altezza dei suoi gomiti.
- Apri bene la bocca.
Resta un po’ disorientato per la posizione assunta, così mi becca sul collo, pensa, un soffio d’aria gli solletica la pelle del viso, l’odore è molto intenso, di colpo capisce che non sarà l’ormai consueto bisogno. La cosa lo eccita, e terrorizza, il buco del culo della donna si contrae lo vede dilatarsi, ne esce un cilindro enorme che cala direttamente nella sua bocca, a parte l’odore, il contatto con la sua lingua gli risulta sgradevole, il suo peso lo fa scivolare verso la sua gola. Fabiola si alza resta a guardarlo, anche lui la guarda. Gli occhi supplicanti gli si riempiono di lacrime, non ce la fa più, schizza in piedi, salta fuori dalla vasca, tuffa la faccia nella tazza del cesso. Vomita. Vomita il pranzo, la colazione e probabilmente anche la cena della sera prima. Fabiola si siede sul bidè, apre l’acqua, si lava. Appena Gino tira su la testa…
- A cucinare ci penso io… Cosa vuoi mangiare ?
E’ rosso in volto, le lacrime continuano a segnarli il viso, alla domanda risponde vomitando di nuovo. Fabiola si asciuga, esce dal bagno. Gino prende lo spazzolino da denti, spazzola con vigore ma quel terribile sapore gli è rimasto, e sembra non voler andare via. Sciacqua la bocca con il colluttorio, ne caccia in bocca tanto da non sentire più la lingua, uscito dal bagno con la coda dell’occhio vede la sua immagine riflessa sullo specchio, gli si avvicina, non sa se sia un riverbero dovuto alla scarsa illuminazione ma ha la faccia fra il violetto e il verde scuro, il colorito di Shrek. Fabiola è in cucina ad armeggiare con il pentolame, coi fornelli se la cava bene, sta padellando qualcosa, il profumo è delizioso ma sente lo stomaco ancora sotto sopra, appena entrato nella in stanza gli viene uno sturbo, la moglie è nuda a parte il grembiule e dei sabot neri. Si inginocchia dietro di lei baciandole entrambe le natiche, il contatto con il suo sedere sembra acquietare la rivolta in atto nel suo intestino, ci appoggia la guancia destra, restando appoggiato.
- Mi dispiace Fa… Padrona, non faccio altro che deluderti.
- A dirtela tutta… Non credevo saresti riuscito a tenerla in bocca tanto. Certo mi avresti sorpreso molto di più l’avessi ingoiata.
- La prossima volta… Io…Ti prometto che…
Cinge con le braccia la vita della moglie schiacciando la faccia contro le sue rotondità.
- Parliamo per un attimo di cose serie… Un paio di scaloppine al marsala le mangi ?
- Si.
- Ti tiri su e mi dai un bacio ?
- ?!?
La richiesta lo spiazza, allenta la presa, si alza, lei o guarda con negli occhi una tenerezza infinita. Si baciano, immediatamente dopo una fitta ai testicoli lo costringe a piegarsi in avanti, gli ha dato una ginocchiata.
- Hai le labbra che puzzano di merda. Vatti a lavare schifoso.
- Si.