Sara.61
00giovedì 12 luglio 2012 22:58
Questo racconto è ispirato da una bella ragazza che frequentava la mia palestra, e dal suo ragazzo, che veniva a prenderla, lei era talmente bella e muscolosa, e lui remissivo e gentile. (i nomi sono naturalmente di fantasia)
Io ho immaginato come potesse essere la loro relazione.



Era a quattro zampe con lo sguardo fisso nel vuoto,ed era stanchissimo, le aveva prese di santa ragione, quegli incontri a senso unico con la sua ragazza/padrona, erano pericolosissimi, tutto il corpo dolorante e pieno di lividi. Con la coda dell’occhio lo vide arrivare, sbaaammmmm, un lampo accecante lo finiva come al solito con un calcio in faccia, voleva significare che l’incontro era finito, Angelica aveva finito il suo allenamento.
Lei si divertiva a pestarlo con pura e sana violenza, calci, ginocchiate, pugni. Da quando aveva cominciato a seguire un corso di kickboxing le cose erano anche peggiorate, e Antonio aveva sperimentato sul suo corpo i colpi micidiali che aveva imparato in palestra, intanto però il corpo di Angelica aveva sviluppato muscoli inaspettati, specialmente nelle gambe, ma tutto il corpo aveva avuto benefici, e lei entusiasta di questi risultati, ne aveva fatto un modus vivendi estremo.
Quindi la palestra prima di tutto, ma anche a casa da quando erano andati a vivere insieme, la dominazione che esercitava su Antonio, era cambiata, era diventata estremamente fisica, ed Antonio da buon sottomesso, si era ritrovato ad andare al lavoro con lividi a volte anche evidenti, da spiegare con estrema difficoltà.
Una sera Angelica con estremo candore, mentre si faceva servire la cena, “senti Antonio, bisogna che fai qualcosa, devi allenarti anche tu, io non mi diverto, ho bisogno di un partner che mi impegni almeno un po, picchiarti, e come picchiare un sacco di patate” Antonio pensava che gli bastasse, adesso voleva anche la sua reazione. Ed allora cominciò ad allenarsi, pesi, corsa di resistenza, iniziò anche una alimentazione adeguata, ma il tutto per fare piacere a lei. non poteva farne a meno. Angelica era la sua Dea, viveva per lei e non avrebbe mai potuto sopportare di non servirla e adorarla. Lei era contenta del cambiamento di Antonio, ultimamente non gli aveva più chiesto incontri di lotta, lo dominava come piaceva a lui, estenuanti sessioni di leccaggio piedi, lo calpestava, si faceva servire nelle cose più banali, ma non durò molto, “ hei ormai è passato un mese che non facciamo più la lotta, vediamo se la palestra ti ha fatto bene, almeno un pochino”, quando iniziava il combattimento Angelica si preparava con un perizoma microscopico scarpe da ginnastica e reggiseno fasciante, per non essere impacciata dalle sue prorompenti tette, Antonio calzoncini corti, piedi nudi e una canottiera nera, a lei piaceva così ebbe inizio l’incontro, il loro ring era il salotto, divano spostato per avere spazio, Antonio era in posizione, si prese una sberla immediatamente, alzò le braccia per ripararsi, ed Angelica gli mollò un calcio nelle palle che gli tolse il fiato, non era cambiato niente, lui non riusciva a difendersi, era già in ginocchio con le mani a protezione delle sue palle lei lo afferrò per i capelli e lo strattonò con violenza per tirarlo su, Antonio si ritrovò inginocchiato di fronte a lei in attesa, gli stampò una ginocchiata direttamente sulla faccia, sssbbaaaaammmmm. Fine delle trasmissioni. “allora, sei lento, devi essere attento, non mi hai neanche sfiorato, e sei già al tappeto” Antonio si rialzò barcollando, e si rimise in posizione di guardia, “ora mi difendo, vedrai andrà meglio” lei gli ballonzolava intorno, deridendolo, “dai, prova a colpirmi, sei solo un frocetto indifeso” tentò uno schiaffo, ma lei schivò con facilità, ed indietreggiando gli mollò un calcio nel culo, “tutto qua, concentrati “, non riusciva a toccarla, affondava per dargli una sberla, lei si spostava e lo colpiva con un calcio, sempre più forte e sempre nello stesso punto, iniziava a far male, Angelica fece la finta di un calcio, ed invece lo colpì con un pugno diretto allo stomaco, Antonio si piegò in due, il calcio lo raddrizzò subito, e poi due pugni al volto, non forti ma precisi, “che dici merdina, ottima combinazione vero, hai visto come sono veloce” era una lotta impari, Antonio cercò di concentrarsi, più che altro per farle piacere, fintò un calcio lui, e riuscì a colpirla con una piccola sberla, di striscio su di una spalla, “ hei, bravo, finalmente ho visto una reazione, complimenti, riprova” Antonio visto il risultato, rifece la finta con il piede, e come lo alzò Angelica lo agganciò con la mano e lo fece cadere, non era ancora a terra che si prese un pestone sulla pancia, doppiato da un calcio in faccia, o meglio in bocca, ed aveva già il sapore del sangue sulle labbra, mentre si portava le mani al volto un altro pestone questa volta sulle palle, “ahhhhhhhhhhhhhhiaaaaaaaaa” dolore, solo dolore, “sei lento devi migliorare, e cambiare le finte”. Antonio si sentiva impotente, doveva continuare per farla contenta, si rialzò ancora in piedi, ed in tono di sfida “non mi hai ancora vinto, sono qui davanti a te, ed ora ti colpirò” voleva essere spavaldo per lei “bravo così mi piaci” si fronteggiavano senza affondare, Angelica poi finse un pugno al viso, come al solito Antonio abboccava come un pesce, ma dei più tonti, e lei gli mollò un calcio ruotando sul busto, lo colpì su di una spalla, e lo doppiò immediatamente con un altro calcio ruotato questa volta al volto, poi il classico calcio nelle palle, questa volta devastante, “whaaaaaaaaaa” Antonio in ginocchio, “sei una chiavica, non c’è proprio gusto” lo spinse a terra con un piede, si tolse le scarpe da ginnastica, “vieni qua schiavo di merda, leccami i piedi, che è l’unica cosa che sai fare” gli infilò un piede in bocca “lecca, merdaccia, fammi sentire la tua lingua fra le mie dita” non se lo faceva ripetere, era quello che gli piaceva di più, gli leccò entrambi i piedi, con amore e devozione “sai fare bene solo questo, ciucciatacchi” lo prese un po’ a calci in faccia, lui cercava di ripararsi, ma lei lo rincorreva, lui era patetico nel difendersi, metteva le mani dove lei lo colpiva e lei cambiava bersaglio, poi lo inchiodò a terra piantandogli il piede nella nuca “stai fermo lì, non muoverti,” gli salì sopra sulla schiena, e si mise a saltellargli addosso, con tutto il suo peso, lo batteva come un tamburo, “girati merda” e fece lo stesso sulla pancia, solo che ogni tanto gli forzava il piede in bocca lasciandolo senza fiato. Lo fece rialzare a calci, “stai in piedi, flaccido ammasso di carne, neanche anni di palestra ti possono servire” si sdraiò sul divano, “vai a prendermi da bere, va, fai qualcosa di utile” Antonio tutto dolorante tornò con un bicchiere d’acqua, che Angelica bevve avidamente, si allargò il perizoma in modo sguaiato, “fai l’altra cosa che ti riesce bene, lecca la tua padrona tra le gambe, e falla godere, altrimenti riprendo a gonfiarti, e questa volta ti faccio male veramente” come se fino adesso avrebbe elargito solo carezze, comunque leccarla era un piacere, la fece venire come una fontana.


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zerbinopermiss
00giovedì 12 luglio 2012 23:57
stupendo anche questo racconto!!! Dov'è la tua palestra???Ehehehehehe
calpestamicontacchi
00domenica 15 luglio 2012 19:45
io venivo in vacanza dalle tua parti quando ero piccino.. e va beh che hai qualche annetto piu di me ma ...ci saremo sicuramente incrociati nella sala giochi di marina.... e potevi dirmeloooooooooo , avremmo fatto amicizia [SM=g1558428]
amosolodonne
00lunedì 16 luglio 2012 07:03
Beh... A parte le botte, che fanno sempre male, l'idea di una ragazza-padrona mi piace... Complimenti x l'idea
Sara.61
00lunedì 16 luglio 2012 18:07
Seconda parte
Antonio era soddisfatto, pesto ma soddisfatto, Angelica no, “non sei un buon sparring, ho deciso, che non faremo più incontri” non sapeva se essere contento oppure no, e difatti era no, “d’ora in avanti ti picchierò come un tamburo e basta, tanto non sai difenderti, magari a forza di prenderle ti inventerai qualcosa” non aveva nessuna intenzione di ribattere, rimase in silenzio “chi tace acconsente, vuol dire che ti piace prenderle” e gli rifilò un ceffone da capogiro, con tutta la forza che poteva metterci, il risultato furono un urlo “ahiaaaaaaaaaaaaa” e cinque dita ben visibili sulla guancia sinistra, “vado a vestirmi stronzo, prepara qualcosa di cena, veloce”. Antonio andò allo specchio per vedersi il viso, aveva anche le lacrime agli occhi, gli aveva fatto veramente male, ma il suo pensiero era già ala cucina, lui era lo schiavo di quella donna perversa, e non voleva assolutamente perderla.
Preparò come al solito una cenetta gustosa, che incontrava i gusti della sua Angelica, lei tornò dopo la doccia, con dei pantaloncini corti sgambati che mostravano bene le sue muscolose gambe, e delle zoccole a spillo, in legno con un centimetro di suola, aveva solo il reggiseno, era ancora in assetto di battaglia, lui la conosceva bene, “hai preparato schiavetto, voglio del vino bianco molto freddo” era tutto pronto “certo mia padrona” e gli servì la cena, mangiarono in silenzio, rotto solo dagli ordini secchi di Angelica, “prendi il pane, dammi la forchetta pulita, servimi del vino, prendi il bicchiere per l’acqua, sparecchia, lava i piatti, scopa per terra,” erano le solite cose che gli toccavano, lei sul divano rimesso in posizione da lui, a guardare la televisione, “ hei cretino, non lo voglio il caffè portami un mirto” portato il bicchierino del mirto, lei non lo prendeva, lui stava davanti a lei in attesa, con il piede gli palpava l’uccello “è molle schiavo, non ti eccita come sono vestita, non ti eccitano questi tacchi?” lui prontamente “certo sei eccitante padrona” lei con un risolino prendendo il mirto “allora fattelo venire duro” Antonio iniziò a toccarsi, lei gli diede un calcio alla mano “ti deve venire duro solo con il pensiero, tirati giù i calzoncini, tiralo fuori” in effetti il suo uccello era completamente alle sei e trenta, e sapeva benissimo che in quella situazione ci sarebbe rimasto “allora schiavo se non ti viene duro in cinque minuti, te lo faccio a pezzi con i miei tacchi” la minaccia doveva contribuire, ed invece niente, passarono i cinque minuti, Angelica aveva finito il mirto, gli restituì il bicchiere, “e va bene te la sei cercata” il tacco a spillo gli schiacciava la cappella contro la pancia, con cattiveria, il tacco se la prese con una palla, “non muoverti perché è peggio” poi con la suola iniziò uno sfregamento, e lì qualche cenno di cambiamento iniziava ad esserci, la suola lo scappellava completamente, con l’altro piede gli dava dei piccoli calcetti sulle palle, iniziava a crescere, “gli piacciono proprio i tacchi, vedi anche il tuo uccello è un ciucciatacchi” quando fu completamente in tiro “mettiti davanti a me in ginocchio” Antonio aveva ancora il bicchiere in mano, lei gli teneva la testa fra le mani all’altezza della sua figa, e tenendolo fermo gli dava dei calci sull’uccello di punta, non sulle palle, prendeva in considerazione solo l’uccello “questo uccello deve venire duro già come vede le mie gambe, capito, altrimenti io lo massacro, lo riduco a carne morta” e continuava a calcetti il suo martoriare con cattiveria “ e se non basta ti scoppio anche le palle” e gli lasciò andare un calcio in pieno nelle palle “whaaaoooaaaaa” lui gli abbracciò le gambe per tenersi, e lei lo respinse “vai a posare il bicchiere impotente”.
Antonio, camminava a stento, aveva le palle in gola, il classico senso di vomito, ed era molto preoccupato, tornò con apprensione vicino a lei “vai a prendere il collare ed il guinzaglio, di corsa, fai che mettertelo e torna nella posizione che sai” alla velocità massima che gli permetteva il dolore per il calcio che aveva ricevuto, tornò a quattro zampe tenendo il guinzaglio per darlo in mano alla sua padrona, che lo prese, ed iniziò a strattonarlo, poi gli salì a cavalcioni tenendo il guinzaglio in tiro, vai gira un po’ per casa, lo stancò per bene quando lo vide esausto scese, e tenendolo tirato per il guinzaglio gli piantò un piede in faccia, tirava e spingeva, il tacco premeva sulla guancia, tanto che sembrava volesse bucargliela, cambiava posizione ma sempre sulla stessa guancia, che dopo un po’ era tutta segnata dai circoletti del tacco, sembrava avesse quasi disegnato un motivo, fece lo stesso con la guancia sinistra, che era ancora rossa per lo schiaffone ricevuto, alla fine la faccia era inguardabile, “hai visto come sono belli i miei tacchi?” continuò con la fronte, li la pelle era più fine e si segnava facilmente, il suo era un lavoro meticoloso, non lasciava neanche una parte senza un segno, fu la volta poi del culo di Antonio, erano degli spilli che entravano nella carne, lei li avvitava anche per fargli ancora più male, nei polpacci ci saliva con tutto il suo peso, erano urli di dolore continui, “e stai zitto che ti piace imbecille” lo fece sdraiare con un calcio “sdraiati “ e con i tacchi gli martoriò la schiena, infierendo sulla spina dorsale, “li senti anche nelle ossa, ti piace schiavo questo trattamento di benessere, si chiama massaggio con i tacchi” quando ebbe finito il corpo di Antonio era tutto rosso, faceva impressione, era stata una punizione durissima, “adesso sono stufa, vattene a letto e non rompermi fino a domani, io devo girare un po su internet” con un violento calcio nel culo lo spinse via, gettandogli in guinzaglio, Antonio si diresse in bagno, quello che vedeva della sua faccia, lo faceva pensare che il giorno dopo doveva stare a casa di sicuro, si fece una sega ed andò a dormire, la schiena era un dolore lancinante, non riusciva a stare in nessuna posizione, provò a farsi una doccia e peggiorò il risultato.

[SM=x829773] [SM=x829773] [SM=x829777]
servetto70
00lunedì 16 luglio 2012 19:44
[SM=x829811] grande Sara.61
zerbinopermiss
00martedì 17 luglio 2012 00:27
Evvai sara.61 un capolavoro via l'altro,complimentiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
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