Sara.61
00martedì 5 giugno 2012 10:14
Prima Parte
E’ una storia che inizia tanto tempo fa, ero al primo anno di università, facoltà di medicina, la città era Torino, i miei mi avevano trovato una bella mansarda quasi in centro, una bella camera una cucina ed un discreto bagno , con una doccia enorme, avrei iniziato a fermarmi, perché le lezioni iniziavano con un ritmo regolare, Torino mi piaceva, era una città anonima ed allo stesso tempo sapeva di paese, il ritmo frenetico mi metteva un po di apprensione, non ero abituato avevo sempre vissuto in paese.
Nel palazzo dove avrei abitato non conoscevo nessuno, se non la portinaia una signora di Verona che aveva fatto da intermediaria con il proprietario per l’affitto, e si era presa anche una bella mancia, per questo mi trattava non bene ma benissimo, quando arrivai, venne subito a presentarsi, “qualsiasi cosa hai bisogno non hai che da chiedere, mi raccomando”, il tono era addirittura mellifluo “la ringrazio signora”, i miei mi avevano sistemato tutto, e riempito il frigorifero, ma per i primi tempi pensavo almeno alla sera di andare in pizzeria, comunque avrei visto come riuscivo a trovarmi, non avevo mai vissuto da solo, ed ero anche un po affascinato dalla situazione.
Lei la vidi il terzo giorno, abitava sotto il piano mansardato in un alloggio di quelli che avevano il balcone sia sul cortile che sulla via, era un colpo al cuore, almeno per i miei canoni da sottomesso, quando la vidi era sulle scale davanti a me, la gonna era corta ed io da sotto vedevo abbastanza per capire che aveva due gambe da favola su di un paio di scarpe a tacco alto con una punta affusolata, come andava all’epoca il suo viso era serio incorniciato dai capelli lisci e biondi, aveva le calze color carne che con le scarpe nere avevano un ottimo effetto. Pensai avrà trent’anni chissà se è sposata, avrà figli, l’alloggio era grande, ed invece dalla mia amica portinaia riuscii ad avere resoconto completo, senza insospettirla per niente, fece tutto lei raccontandomi dei miei vicini, solo che quando arrivò a lei la mia attenzione mutò, “e poi c’è la signora Liberti, Anna Liberti, vive da sola, è separata, senza figli, ha quarantadue anni, e fa la direttrice di banca alla CRT” mi bastava, per la mia fantasia poteva bastare.
Me la dimenticai per qualche giorno, perché ero tutto preso dall’inizio della mia nuova vita, poi un mattino tornai presto da lezione e lei era all’entrata del palazzo sembrava che aspettasse qualcuno, era vestita come piaceva a me, gonna sopra il ginocchi, calze nere scarpe con il tacco, la gonna stretta evidenziava le forme del culo e delle cosce, me la mangiavo con gli occhi, la salutai “buongiorno” lei di ritorno “ si buongiorno scusami, avresti mica le chiavi del vano cantina, non trovo Monica la portinaia” “si, si , ma devo andare sopra a prenderle, due minuti arrivo” “oh ti ringrazio molto emmm “ “ Marco, mi chiamo Marco” di corsa per le scale evitai anche l’ascensore, “ecco le chiavi” “grazie, mi chiamo Anna, piacere” e così ci presentammo, “devo prendere uno scatolone in cantina” “se vuole le do una mano” lei disse subito ”non sapevo come chiedertelo” giù in cantina dietro di lei, le portai lo scatolone fino in casa, “ grazie Marco, sei stato gentilissimo, posso offrirti almeno un caffè” e chi se ne andava “ be, di un caffè ne ho proprio bisogno” entrai in quell’alloggio, che avrei imparato a conoscere come le mie tasche, “mettiti comodo sul divano arrivo subito” mi sedetti sul divano in quel salone arredato con gusto, l’alloggio comprendeva due camere da letto una grande cucina, il salone appunto due bagni e i due balconi, Anna arrivò con il caffè e si sedette accanto a me sul divano, non potevo fare a meno di guardarle le gambe, che lei dopo aver messo lo zucchero nelle due tazzine, accavallò con mestiere, un mestiere sensuale, non dimostrava 42 anni per niente.
“Allora studi medicina, non ti stupire Monica non si tiene niente” risata scontata, allora “lei fa la direttrice di banca” risata di entrambi, le chiacchiere scorrevano non me ne sarei mai andato, ma anche lei non sembrava annoiata, “quindi ti fai da mangiare” “ be diciamo che sono più le sere che vado nella trattoria all’angolo” le sorrideva, “se ti va, una sera che sei nei guai ti invito a cena” e dai che andiamo pensai “ volentieri ma non vorrei disturbare, “nessun disturbo, sono sempre sola” ed io azzardai, “una donna bella come lei non può essere sola”, lei con serietà “ nulla è come sembra.”

[SM=x829808]
imar
00martedì 5 giugno 2012 11:19
bel prologo...attendiamo il seguito...complimenti
servetto70
00martedì 5 giugno 2012 12:55
[SM=x829779] attendiamo il seguito si....


Grazie Sara.61 [SM=x829788]
j555itit
00mercoledì 6 giugno 2012 17:45
promette bene....
Sara.61
00mercoledì 6 giugno 2012 18:23
Seconda parte
Seconda parte
Arrivò la sera della cena, ero un po’ agitato, non sapevo dove mi avrebbe portato la serata, ma sognavo forse già troppo, Anna mi ricevette tutta fresca, con una gonna corta molto sexy non aveva le calze, e le gambe erano di un colore ambrato, aveva delle ciabattine con un tacco di tre centimetri di plastica e vernice, molto a punta, una camicetta blu con un bottone slacciato di troppo, che lasciava intravedere due belle e toniche tette. Mi mise a mio agio subito, “allora i raccomando passiamo subito al tu, che mi voglio sentire giovane anch’io” adulante “ma tu sei giovanissima Anna” lei sorridendo “be va bene, accetto il complimento” mentre l’attendevo, mi aveva colpito un mobile coperto da un drappo nero, o perlomeno mi sembrava un mobile, durante la cena parlammo un po di tutto, del suo lavoro dell’università “e senti un po Marco la ragazza “ domanda secca “no, niente in questo momento niente”, “ma come un bel ragazzo come te con questi muscoli”, e mi toccò un gamba palpeggiandomela, “senti che cosce, fai sport?” “gioco a calcio”, si alzò in piedi, ed iniziò a sparecchiare, anch’io l’aiutai portando i piatti e le posate, la sua compagnia era sicuramente piacevole, ma da li in avanti fece di tutto per mettermi in imbarazzo, seduti sul divano a prendere il caffè, lei con le gambe accavallate, metteva in risalto il piede facendo dondolare la ciabattina, e vedeva che io cercavo di non guardarla, cambiava continuamente posizione alle gambe, ormai la gonna era un opzional, si alzò e posò la tazzina sul tavolino basso, mettendomi davanti il suo culo, era sicuramente provocante, io cercavo di parlare come un deficiente, ma lei “che rapporto hai con le donne più vecchie di te, non le prenderesti mai in considerazione?” che domanda era, che potevo rispondere, “cosa intendi più vecchie” lei di rimando “io ad esempio, sono più vecchia, potrei essere la tua donna?” se non era una proposta questa, “sono imbarazzato Anna, tu sei una bellissima donna, sono io che non sarei preso in considerazione da te” lo dissi tutto di un fiato “perché no, dipenderebbe dal tuo comportamento, se tu mi assecondassi nei miei desideri, se ci conosciamo meglio, e sei come penso, io ti prenderei in considerazione e come se lo farei”, salivazione inesistente, “maa.. cosaaa dovrei fare” mi uscì un po di balbuzie, “non so ad esempio se ti chiedessi di baciarmi i piedi, tu cosa faresti” lo disse con una indifferenza incredibile, faceva dondolare il suo piedino, e fece cadere la ciabatta, teneva il piedino lì, muovendo le dita affusolate, smaltate di un rosso vivo, io non riuscivo a muovermi, “lo vedi il mio piede, è in attesa della tua bocca, cosa vuoi fare?” mi avvicinai con la bocca ed iniziai con dei piccoli baci sulle dita, emanava un profumo di fiori, se li era lavati accuratamente, di sicuro il tutto era premeditato, presi in bocca quelle dita una ad una, e le succhiai dolcemente tenendo il piede, dal suo tallone, che era morbido e liscio, erano piedi curatissimi, non un callo , non una pelle dura, “vedo che ti piace, è la prima volta che lecchi i piedi ad una donna?” in effetti lo avevo solo sempre sognato, “si Anna è la prima volta” lei spinse un pochino il piede in avanti ed io ripresi l’operazione, “ti piace molto eh? Di la verità” era la verità “si, si mi piace” continuavo con più passione, lei si rinfilò la ciabatta, e mi porse l’altro piede, e con tono più secco “su, anche l’altro”, stessa operazione, vedere le sue gambe da quella posizione era esaltante, tolse il piede e si rimise la ciabatta, “siediti ora, quindi ti piace leccarmi i piedi, bene, e se ti dicessi di andare a prendermi un bicchiere d’acqua” fui lesto in piedi “subito Anna” lei con la massima calma, “si ma devi farlo a quattro gambe” la cosa era ancora più interessante “lo faresti?” mi misi a quattro gambe andai in cucina presi un bicchiere “va bene l’acqua del rubinetto” tornai sempre in quella posizione di sottomissione “ecco l’acqua Anna” lei prese il bicchiere, “non la voglio più riportala a posto” stava giocando, presi il bicchiere stavo alzandomi “eh no, sempre a quattro gambe” ubbidii diligentemente, tornai e mi sedetti sul divano, “ti ho detto forse di sederti?” mi rialzai subito “devi stare a quattro gambe, ora voglio una sigaretta, sono sul tavolo in cucina, prendi anche l’accendino, mi raccomando sempre a quattro gambe” le ginocchia mi facevano male, ma volevo stare al gioco, le accesi la sigaretta “prendi il posacenere, e tienilo in mano”, stavo lì davanti a lei che fumava tranquillamente, buttandomi il fumo in faccia, tenevo il posacenere in posizione, in modo che lei potesse usarlo, “bravo, quindi ti interesso, se fai tutto quello che ti dico, è perché mi prendi in considerazione, giusto” era più che giusto “si,si” ero un ebete con l’uccello in tiro, finì la sigaretta la spense nel posacenere, “mettilo a posto, adesso sempre a quattro gambe, vai in bagno vicino alla porta ci sono un paio di stivaletti neri, li prendi con la bocca e me li porti” mi avviai verso il bagno, conoscevo la porta perché mi ero lavato le mani prima di cena, e gli stivaletti non c’erano, perché li avrei notati di sicuro, erano chiamati all’epoca tronchetti, ci sono anche ora, stivaletti sopra la caviglia, a punta con un bel tacco a stiletto neri di pelle lucida con la cerniera laterale, erano nuovissimi, la suola era intonsa, li presi dal bordo e faticai a tenerli entrambi con la bocca, ma l’impresa riuscì, lei attendeva, “bravo, toglimi le ciabattine, e sempre tenendole con la bocca le riporti in bagno” il tono era sempre più imperativo, con le ciabattine fui costretto a fare due viaggi, ormai le ginocchia non le sentivo più, “mettimeli, fai attenzione a non farmi male, altrimenti ti prendi due sberle” iniziavano le minacce, ma io feci la massima attenzione, gli stavano molto bene, lei si alzò e si rimirava nella vetrina del mobile basso, la gonna era sempre completamente alzata, e le gambe sembravano lunghissime, “ ti piacciono, puoi leccarli” e iniziò a porgermi lo stivaletto sinistro dalla parte del tacco, sempre stando in piedi, me lo presi subito in bocca ciucciandolo avidamente, lei se sedette, ed iniziò a farmi leccare gli stivaletti da tutte le parti, suola punta, lateralmente, tutto il tacco, il bordo, poi mi infilò la punta in bocca forzandola con più cattiveria, “tira fuori la lingua, tutta” stavo con la lingua a penzoloni, e lei ci strofinava sopra prima una suola poi l’altra, “ok ci siamo, sei esattamente il tipo che pensavo” mi appoggiò il tacco sul pene, “sei in tiro, sono sicura che adesso vai a casa e ti fai una sega, quindi meglio che te la fai qua” in effetti aveva ragione, ci avevo pensato davvero,”tirati giù i calzoni, tiralo fuori, voglio vederlo”, e lui uscì duro come un bastone al massimo della eccitazione, “inizia fatti una sega, mentre mi prendi la punta dello stivale in bocca” iniziai a menarmelo, lei spingeva la scarpa sempre di più, la bocca era spalancata, cercavo di trattenere il suo piede con l’altra mano “stai fermo, non toccarmi” stavo per venire, lei se ne accorse e mise sotto l’altro stivale, tutto lo sperma che uscì andò a sporcarlo “ehi come sei stato veloce, adesso leccati tutto il tuo sperma fino all’ultima goccia” non avevo intenzione di farlo “ehmm, non vorrei Anna” mi arrivò la prima sberla, e fu devastante, doppiata da una seconda “leccalo tutto, altrimenti ti gonfio la faccia, muoviti non sto scherzando” mi colpì di nuovo, non avevo scelta leccai tutto lo sperma dallo stivale, volevo smettere, un'altra sberla “ ho detto tutto” c’erano dei residui a terra leccai anche quelli.
“sei stato abbastanza bravo, ora hai capito chi sono, puoi andartene a casa, io ti aspetto domani sera alle otto, se non verrai, il nostro rapporto sarà buongiorno e buonasera, quando ci incontreremo, se invece sarai qui alle otto, io capirò che sei il mio ragazzo”. Era stata perentoria, essere il suo ragazzo pensai, chissà dove mi avrebbe portato, me ne andai in silenzio, lei non disse nulla.

[SM=x829791]
gioiaslave
00mercoledì 6 giugno 2012 18:34
molto bello e come già detto promette molto bene.
Attendiamo il seguito e con impazienza.
Sara.61
00giovedì 7 giugno 2012 22:23
Terza parte
Fu una notte in bianco, appena arrivato in casa dovetti farmi un’altra sega, perché ero troppo eccitato, di dormire non se ne parlava, di una cosa ero sicuro, che alle otto del giorno dopo io avrei suonato quel campanello. Al mattino ero una chiavica occhi gonfi e mal di testa, avevo lezione fino alle due, poi andai a casa non riuscivo neanche a mangiare, il mio pensiero era tutto per la serata, arrivarono le sette, ero già pronto, mangiai un panino, alle otto in punto suonavo il campanello, “non avevo dubbi, ecco il mio ragazzo”, e mi baciò sulla bocca, entrai, lei era vestita come la sera precedente, ma era scalza, “sai dove sono gli stivaletti,su, vai a prenderli, e sai anche come no, quindi muoviti imbranato” a quattro gambe gli portai gli stivali lei era appoggiata al tavolo, “infila gli stivali alla tua ragazza-padrona” scandì bene la parola padrona, mi guardava con un sorriso beffardo, “quante seghe ti sei fatto pensando a ieri sera eh?” “una” “solo una, poco, vuol dire che non ti sono piaciuta” mi venne vicino, e all’improvviso mi tirò un calcio all’altezza dell’anca, così senza preavviso, rimasi sorpreso, me ne arrivò un altro “ahhia” mi spinse sul divano e mi piantò il piede sull’uccello “stasera iniziamo veramente il tuo addestramento da ragazzo-schiavo, vedi quel lenzuolo nero, tiralo via” tolse il piede, io mi alzai, e tolsi il lenzuolo, sotto non c’era un mobile, ma una gogna di legno massiccio, ne avevo viste in televisione, ma anche ad un museo delle torture a San Gimignano, pazzesco che avesse una gogna in salotto, “visto che bello, un oggettino interessante, è tanto tempo che non lo uso, voglio usarlo con te, vedrai, è una sensazione eccezionale, sei completamente annientato, fermo e impossibilitato a muoverti, devi solo attendere, e mentre attendi pensi a quello che potrai subire” la cosa mi atterriva, potevo andarmene, i due calci non facevano presagire una dominazione soft, ma qualcosa di pesante, direi molto pesante, “allora ti faccio vedere come funziona” mi avvicinai, lei sganciò i ganci metallici che tenevano bloccata la parte superiore della gogna, e la alzò, “ vedi qui appoggi il tuo bel collo, e qui c’è il posto per le mani, poi si tira giù e si chiude, e tu sei lì con il tuo deratano e la tua schiena a mia completa disposizione, le gambe vengono legate al fondo vicino ai piedi da questi lacci, così rimangono belle larghe, quando giro dall’altra parte, il tuo bel visino è tutto per me” uno strumento per torturare senza che il malcapitato possa muoversi, si può solo urlare, “senti Anna non credo di poterti accontentare, in questo tuo, chiamiamolo gioco” lei adirata “stronzo cosa sei venuto a fare, cosa pensavi, tu sei il mio giocattolo, il mio schiavo, ormai hai deciso” mi prese per un braccio, “spogliati nudo, non preoccuparti, so quando fermarmi” a malincuore iniziai a spogliarmi, mi prese e mi fece appoggiare la testa, le mani, e chiuse con un rumore metallico i ganci, mi legò i piedi come aveva detto, ed in effetti ero bloccato a novanta gradi, se voleva poteva incularmi con un fallo senza resistenza da parte mia, ormai ero fregato. Mi girava intorno soddisfatta “mi piace quello che vedo” venne vicino alla mia faccia e mi accarezzava, “cosa provi? Non è eccitante, meglio questo che leccare solo i piedi, ora la tua padrona ti farà provare un po di dolore, poi sarà più bello servirmi, sarai completamente mio” se ne andò lasciandomi a pensieri disastrosi, sul dolore che mi avrebbe fatto provare.
Anna tornò completamente nuda, solo con gli stivaletti ai piedi, venne a farsi vedere da me, aveva anche un frustino in mano, e capii dove sarebbe andata fare, “amore mio che bel culetto che hai, bello sodo, e l’uccellino, oh poverino, come piccolo” e si mise ad accarezzarmi il culo e l’uccello, “allora adesso devi contare fino a dieci, capito scandisci bene ad ogni colpo” il tono era cambiato, arrivò la prima frustata nel culo “whaaaaa” che male “ti ho detto di contare” non potevo neanche parlare dal dolore “uuuuunooo” altra frustata “duuuee” e così fino a “Dieciiiiiiiiiiiii” faceva un male terribile, lei mi accarezzava con la mano dove mi aveva colpito, poi mi appoggiò il tacco proprio al centro di una chiappa, e si toccava in mezzo alle gambe, io la vedevo riflessa nella vetrina del mobile “ti è piaciuta questa piccola punizione mio bel ragazzino” con il tacco sembrava me lo volesse bucare il culo, iniziò a prendermi a calci, il dolore era triplo, dai calci dove mi aveva frustato, e poi mi faceva sbattere le spalle contro il legno della gogna, erano dei calcioni potenti, ne avrò contati una ventina, mi venne vicino faccia a faccia, mi baciò in bocca, mi leccò la guancia, “sei mio, tutto mio, ti piace” ero impaurito veramente “mi fai male Anna troppo male” mi rifilò una sberla “ti ho chiesto se ti piace” arrabbiato “no, no che no mi piace” lei riprese a prendermi a calci e frustate, “continuerò fino a che ti piacerà” urlavo dal dolore dissi quello che voleva se bastava farla smettere “siiiii mi piace siiiiiii” lei da cattiva “allora se ti piace continuo” e continuava calci frustate anche nelle gambe “nooooooo, pietà ti prego” smise “smetto anche se ti piace tanto”.
Ero indifeso, dolorante in tutta la parte dietro il culo mi sembrava in fiamme ma anche le gambe bruciavano, pensavo ai lividi che dovevo avere, lei tornò con una sigaretta in mano, non aveva più il frustino, era nuovamente vicino alla mia faccia, “come và ragazzino, sono sempre la tua ragazza vero? Dimmi dove ti fa più male?” “il culo Anna me lo hai distrutto” iniziò ad accarezzarmelo, “mi piace il tu culo sai”, mi diede dei bacini sui lividi, avevo dei brividi in tutto il corpo, “la gogna è uno strumento cattivo, stai tranquillo non lo useremo spesso, adesso devo addestrarti e non c’è niente di meglio per tenerti fermo” fumava tranquillamente e mi sorrideva, si spostò per spegnere la sigaretta, mentre tornava prese una sedia si posizionò davanti a me seduta, solo per arrivarmi con il piede sulla faccia, e così da seduta mi faceva succhiare i suoi tacchi, ogni tanto un calcetto con la punta del piede, poi si alzò era di fianco a me alzava la gamba mi portava il piede sotto al mio mento, e calciava dolcemente il mio viso, come se prendesse la mira “inclina la faccia un pochino” non la mettevo come voleva lei, allora me la mise in posizione in modo di porgergli la guancia, capii dopo perché, voleva calciarmi la faccia con il collo del piede, i calci non erano forti, ma continui “bacia” baciavo e poi lei mi colpiva “bacia” poi si spostava “altro lato sposta il tuo faccino” altro calcio “bacia” non era normale, in che situazione mi ero cacciato, finalmente smise, la mia faccia era o meglio me la sentivo tutta rossa, “che dici per stasera basta con la gogna?” speravo proprio di si “basta ,basta Anna” sganciò e mi liberò, poi anche i piedi, mi misi subito le mani al culo, e quello che sentii furono dei rilievi doloranti quelli nelle gambe li vedevo erano di un rosso vivo, non potevo toccarli, facevano troppo male, di sedersi neanche a parlarne, lei mi venne incontro, mi baciò sulla bocca ci entrò dentro con la lingua, e con la mano mi prese in mano l’uccello, piano, piano lo fece irrigidire, mi stringeva le palle fra le dita, iniziò un movimento per farmi una sega, “basta, giù a quattro gambe, vedi appena ti tocco come ti viene duro, questo è un bel segnale” mi salì a cavalcioni, “portami in cucina” con fatica dolorante come non mai arrivai in cucina, lei stava con tutto il suo peso su di me aveva messo le gambe sulle mie spalle, e le teneva contro il mio petto, non era pesante, ma io ero allo stremo, meno male che scese, ma tenendomi il suo tacco appoggiato sulla schiena si versò da bere da una bottiglia di glen grant “hai sete ragazzo, alzati, apri la bocca” lei bevve un sorso, e me lo sputò in bocca “bevi tira giù,” l’alcool mi dava del sollievo “ne vuoi ancora” feci un cenno con il capo e lei ripetè l’operazione, bevevo dalla sua bocca, era pazzesco, mi ero messo in una situazione che non potevo gestire, anche se ne ero affascinato, il dolore al culo mi riportava ad una realtà pericolosa. “quando non ti dico altro devi stare sempre a quattro gambe, hai capito ragazzino, mai in piedi se non te lo dico io, chiaro” il tutto accompagnato da uno sberlone a mano aperta, che a momenti mi staccava la testa, mi misi subito giù lei risalì a cavalcioni “andiamo in salotto al divano” lei si sedette bella comoda con le gambe accavallate, ed io in ginocchio davanti a lei, in attesa di ordini, non poteva picchiarmi ancora, non ero nello stato di ricevere altre botte, perlomeno nella parte dietro del mio corpo, ed allora puntò al mio petto, mise tutti e due i suoi tacchi sui miei capezzoli centrandoli in pieno, “stai fermo, fammi appoggiare bene” torceva i tacchi per farmi male, ma confronto a quello che avevo subito, erano noccioline, mi spinse via “sdraiati, voglio vedere come funzioni da tappeto” le fredde mattonelle davano un po’ di sollievo al mio culo, ma lei mi salì sul petto, e troneggiava su di me passeggiandomi sopra, avanti e indietro, stava in equilibrio, ma quando mi salì sulle gambe scìvolò due o tre volte lasciando delle strisce rosse con i suoi tacchi, si stabilizzò bene con un piede sulla mia faccia e uno sul petto “che ne dici di questa posizione, non è eccitante, vedermi da sotto”, senza che le rispondessi, iniziò a strisciare il tacco sul mio petto, la pelle si screpolava, al contatto con il tacco, ebbe il coraggio di farmelo anche in faccia, ma io mi girai, con la sua massima ira, mi colpì con il tacco su di una costola “whaaaaa” che male, “stai fermo” “no in faccia no”, lei contrariata “hai ragione in faccia no” ma continuava sul petto, ormai pieno di righe che si incrociavano, mi fece girare la faccia e mi salì su di un orecchio schiacciandomelo, mi faceva male, ma resistevo, “si come tappeto puoi andare bene, direi che per stasera sei a posto” si sedette nuovamente, aprendo le gambe in modo sguaiato, “vieni lecca come sai” dovevo farla venire, era tutta bagnata la leccai lungamente, lei mi teneva un piede schiacciandomi il pisello, e poi venne, mi staccò bruscamente da lei “per un po di giorni non farti vedere, la prossima settimana giovedì alle otto puntuale, rivestiti e vattene a casa” si alzò guardandomi rialzare, facevo fatica, mi raggiunse ancora con un calcio nel culo, che risvegliò i più acuti dolori, ma mi stavo già rivestendo “fermo, devo salutarti”, mi venne vicino e mi baciò come la più appassionata delle ragazze, “vai” girai i tacchi ed ero quasi alla porta quando mi arrivò un altro calcio di punta nel culo, “altro salutino”.

[SM=x829791]
theboogeyman0
00venerdì 8 giugno 2012 14:42

Ti faccio anche qui i complimenti!

Per la verità ho solo letto la prima parte che mi è piaciuta, e successivamente proseguirò la lettura. [SM=x829788]

[SM=x829778]

Sara.61
00sabato 9 giugno 2012 10:44
Quarta parte
Rientrai nel mio appartamento, stravolto dagli eventi, dovetti farmi una sega prima di tutto, per poi riordinare le mie idee, andai in bagno e cominciai a spogliarmi, La mia faccia era rossa, e da un lato si vedeva la forma di due dita, ricordo di uno sberlone, il resto era tutto rosso uniforme, quello che vedevo del mio culo allo specchio, erano tante righe che arrivavano fino a metà coscia, toccarle mi provocava dolore ed allo stesso tempo malgrado non volessi crederci mi eccitava, sulle gambe davanti avevo tre belle strisciate, quando Anna mi calpestava e scivolava, ma il petto era uno spettacolo di righe rossastre, in più c’era un livido sotto la mia tetta destra, per un calcio che aveva secondo me anche scheggiato una costola, per modo di dire, comunque a toccare quel punto erano dolori, non mi restava che il letto, quindi tutto dolorante cercai di dormire visto che erano ormai due giorni che non chiudevo occhio, mi risvegliai il venerdì mattina alle dieci, saltai la lezione, andai subito a vedere i segni sul mio corpo, che erano ancora tutti li, meno rossi, ma c’erano tutti solo la faccia aveva ripreso il suo colore naturale, giurai a me stesso di non rivederla più e cercai di non pensarci, era impossibile, mi sedevo ed i dolori mi riportavano alla sua visione mentre mi colpiva, per il weekend non andai a casa trovai una scusa, non potevo rischiare di farmi vedere in quello stato, e poi alla domenica dovevo giocare a calcio, quindi non era proprio possibile andare a casa. Il sabato e la domenica, li passai a studiare, anche per non pensare, iniziai la mia settimana che quasi non sentivo dolori, solo al costato ed al sedere quando mi sedevo, per il resto andava tutto bene, fino al mercoledì la situazione fu sotto controllo, al giovedì mattina la vidi scendere per le scale, e fu un colpo al cuore, non mi feci scorgere da lei aspettai che passasse, ero rintanato nel gabbiotto della portinaia, che facevo finta di leggere il giornale, quando fui sicuro uscii, quel mattino però a lezione non avevo la testa, arrivai a casa come sempre al giovedì alle due, e nuovamente non avevo fame, solo un senso di agitazione pazzesco, ero arrabbiato con me stesso, ero succube di Anna, ero in erezione pensando a lei, e questo non mi dava pace, stavo capitolando, me ne accorgevo, non volevo andare ma alle otto suonavo quel campanello.
Era in accappatoio, con delle ciabattine di spugna inguardabili, “ciao amore mio, sei arrivato in tempo per aiutarmi” mi baciò in bocca, e stava li ferma immobile, all’improvviso capii e mi misi a quattro gambe, “ah volevo vedere, vieni andiamo in bagno devi mettermi lo smalto”.
Lei aveva preparato in bagno, un tavolinetto con tutto l’occorrente, smalti acetone batufoli di cotone, limette, poi c’era una sedia che era per lei, “allora curiamo un po i miei piedini, con la limetta arrotonda bene tutte le unghie, poi dai una bella pulita con acetone, ed infine scegliamo lo smalto che ti piace di più, content0?” be in effetti potevo essere contento, “certo Anna”, iniziai con la massima cura con la limetta a vedere se c’erano delle piccole imperfezioni, ma non era il caso le unghie erano perfette, allora proseguii con l’acetone dito perito per sgrassare, come diceva lei, fu il momento dello smalto “mettimi una pallotolina di cotone tra ogni dito, devono stare allargati” eseguivo con diligenza “Anna che colore metto” c’erano tre smalti, uno rosso vivo uno bianco, ed uno nero, “a te quale piace, tanto sei tu che devi leccarli, scegli tu” scelsi il nero, ed iniziai a metterlo, seguendo le sue indicazioni, i piedi erano appoggiati sulle mie cosce, dopo la prima stesura “adesso stai fermo e continua a soffiare fino a che è completamente asciutto, poi mi dai la seconda mano”, soffiavo in continuo, se smettevo mi redarguiva “soffia schiavo, soffia” si asciugo tutto e via con la seconda mano, avevo fatto veramente un bel lavoro, ed anche lei era soddisfatta, “bravo il mio schiavetto” e come premio mi rifilò una sberla gratuita “una sola perché hai fatto bene, altrimenti sai quante ne prendevi” fu la sua spiegazione. Si mise delle infradito e si rimirava i piedi, “dopo te li faccio massaggiare e leccare”. Quella sera non mi picchiò, si fece leccare i piedi per un tempo interminabile, e poi tra le gambe finchè non venne, poi mi rispedì a casa, “per due settimane non venire, vado via per un po”, ero spiaciuto, ma forse era meglio, dovevo disintossicarmi, ero drogato di quella donna.

[SM=x829777]
servetto70
00martedì 12 giugno 2012 21:33
Bello!!! [SM=x829788]


...due settimane sono tante senza vederla eh!
erotaRodA
00mercoledì 13 giugno 2012 23:31
stupendo.
Sara.61
00lunedì 18 giugno 2012 08:48
erotaRodA
Grazie...
Sara.61
00lunedì 18 giugno 2012 12:55
Ultima parte
Passarono tre settimane, ed una sera verso le diciotto suonò il mio campanello, andai ad aprire era Anna, “ciao amore mio, ti sono mancata, dimmi di si, tu mi sei mancato sai?” non sapevo cosa dire, non che mi fossi dimenticato di lei, ma una pausa mi ci voleva “ciao Anna” lei entrò disinvolta, era vestita da lavoro, solita giacca e gonna, questa volta blu decoltè nero a tacco alto e calze chiarissime, si andò a sedere su di una sedia, mettendo subito in mostra le sue bellissime gambe, era allegra “ma come non sei contento di vedermi, non stare li in piedi, lo sai che quando stai con me qual è la tua posizione” mi misi subito a quattro zampe, “dai vieni qui vicino a me, appoggia il capo sulla mia coscia” era dolce, posai la faccia baciandole la coscia coperta dalle calze, lei mi accarezzava la testa, poi all’improvviso mi prese per un orecchio, “non hai voglia di farti strapazzare un po, che ne dici della gogna?” eh no, la gogna no, mi ero appena ripreso “no ti prego non ce la faccio, ti prego” la supplicavo, ero li in ginocchio, lei mi tirava l’orecchio più forte, “allora non vuoi proprio giocare con la gogna, e va be, vuol dire che ci inventiamo qualcos’altro” si alzò e si mise a girare per casa, entrò ne bagno, c’era un po di disordine, “accidenti che doccia enorme che hai” in effetti la doccia di quell’appartamento era proporzionalmente la stanza più grande, perché oltre al piatto doccia c’era un o spazio poi chiuso da una vetrata, era quattro volte una doccia normale, “che ne dici se vengo a farmi una bella doccia qui da te?” io non sapevo, ma dissi subito “certo Anna come vuoi” lei non perse tempo, “aspettami vado a prendere tutto l’occorrente, avevo proprio bisogno di una doccia” non passarono più di dieci minuti che era di ritorno, con un borsone, ed era già in accappatoio, era nuda, “vieni, spogliati nudo, devi darmi una mano a lavarmi” la cosa mi sembrava esaltante, entrammo tutti e due nella doccia, lei si era portata il suo bagno schiuma, lo sciampo ed altri tubetti di creme varie che aveva posato nel bagno. “bene stenditi sulla doccia mi devi fare da tappetino, muoviti” non sapevo bene dove voleva arrivare, ma ubbidii immediatamente, lei mi salì sulla pancia con entrambi i piedi, ed aprì l’acqua, sbattendosene di me la regolò alla sua temperatura, abbastanza calda, gli schizzi mi arrivavano anche in faccia, lei iniziò a bagnarsi tutta, poi spense l’acqua ed iniziò ad insaponarsi, io era come se no ci fossi, ogni tanto scendeva dalla mia pancia per poi risalire, cercavo di tirare gli addominali più che potevo “mi reggi amore?” si stava insaponando i capelli, non rispondevo, quando riaprì l’acqua dovetti chiudere gli occhi per il sapone, “bene adesso mi insaponi tu” richiuse l’acqua ed io iniziai ad insaponarla per benino senza tralasciare un millimetro di quel corpo splendido, “insapona anche lei” le passai la mano tra le gambe indugiando apposta, poi il suo culo, “dai risciacquami bene prendi in mano il telefono della doccia, e così la passai tutta, quando fu bella ripulita dal sapone, “mettiti in ginocchio e leccami” l’acqua era spenta io leccavo con voglia, e lei mugolava di piacere “fammi venire” mi teneva per i capelli schiacciato contro di lei, non ci mise molto “bravo, bravo asciugami vai a prendere l’asciugamano” quando finii uscì dalla doccia, “prendimi le ciabattine” le infilai le ciabattine, erano quelle del primo giorno, le prime che avevo toccato, lei si guardava allo specchio, mi porse un tubetto di crema “dai avanti spalma su tutto il corpo” era un piacere “accidenti che alzabandiera” il mio uccello gradiva in maniera esagerata “ora deve asciugare la crema, facciamo un giretto per casa, tu asciugati svelto, però rimani nudo” e lei uscì dal bagno, mi asciugai in fretta, il bagno era tutto bagnato dal mio gocciolare, asciugai velocemente con uno straccio e la raggiunsi in cucina, “però non ti manca niente, chi è la mammina che ti rifornisce?” io ero un po rosso “si, ma anch’io mi faccio la spesa” si avvicinò e mi baciò in bocca, ma la mia estasi finì bloccata da una ginocchiata nei coglioni, completamente inaspettata “ahhhh” mi aveva preso in pieno, venni assalito da un senso di nausea, mi arrivò una sberla, e poi un’altra “ti è piaciuta, la doccia? Adesso ti picchio un po, così mi asciuga prima la crema” ero sulla difensiva, “mettiti a quattro gambe, e gira intorno al tavolo” era meglio assecondarla giravo attorno al tavolo, e lei mi camminava dietro, “vai più in fretta” accelerai, mi aspettavo sicuramente un calcio, che però tardava ad arrivare, appena rallentai, il calcio arrivò, potente, di punta, al centro di una chiappa, ero preparato, non al secondo che mi colpì di striscio con il tacco, lacerando la pelle “whaaaaaaaaaaaaa” lei “scusami amore, non ho calcolato bene la distanza” però rideva sadicamente “che strisciata che ti ho fatto, fermati che voglio vederla bene” sentivo le sue dita sulla pelle martoriata “eh si, è un bello sfregio, però ne starebbe bene uno anche nell’altra” prima che me ne rendessi conto mio aveva già colpito, stesso effetto “whaaaaaaaaaaa” lei rideva come non mai “perfetto, adesso si che sei simmetrico” e continuava a ridere, mentre io mi tenevo il culo con entrambe la mani, mi lasciò li a compatirmi ed andò in bagno a rivestirsi. Tornò ancora con i capelli bagnati, aveva una maglietta bianca a girocollo, non aveva il reggiseno, ed capezzoli svettavano sotto la sottile maglia, una gonna blu sopra il ginocchio, e tutto il resto nel suo borsone, “ho fatto proprio una bella doccia, pensò che tornerò, sempre se tu vuoi amore mio?” avevo un male al culo bruciante, passandomi vicino mi accarezzò i capelli “fatti una sega amore, ne hai bisogno, altrimenti ti scoppia” se ne andò, lasciandomi lì che la guardavo uscire, non avevo più la forza di parlare, ero il suo schiavo.

[SM=x829765] [SM=x829765] [SM=x829765]
ricciotimido
00sabato 2 marzo 2013 17:32
Grande!!!
Sara.61
00martedì 5 marzo 2013 11:40
ringrazio per il commento
KOKA02
00martedì 5 marzo 2013 12:36
magnifico
cellu
00venerdì 5 aprile 2013 16:36
bellissimo, aspetto il seguito!
theboogeyman0
00lunedì 22 aprile 2013 13:13

Sempre ottimi racconti Sara.61. [SM=x829788]

I miei complimenti sia nel merito delle tue opere e soprattutto per l'impegno profuso e per il tuo notevole contributo che offri a beneficio del forum.

[SM=g7474]


marcelloseni
00venerdì 26 aprile 2013 18:30
complimenti
sorano7
00domenica 5 maggio 2013 12:31
complimenti bei racconti [SM=x829800] [SM=x829800] [SM=x829800] [SM=x829800]
ronsonitalia
00giovedì 9 maggio 2013 09:16
molto bello il racconto e molto interessante
complimenti
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:05.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com