DA NON IMPORTUNARE

Sara.61
00giovedì 6 settembre 2012 20:28
modificato dal web
A detta di tutto il quartiere Marta era una ragazza tanto speciale quanto strana. Bellissima e inquietante. La si vedeva spesso in giro, ma sempre sola; elegante, quasi provocante, ma sempre seria, e nessuno osava mai rivolgerle la parola se non per i normali rapporti che il
"buon vicinato" richiede. In realtà le uniche passioni di Marta, che ben pochi però conoscevano, erano la palestra e le arti marziali. La cultura del proprio corpo era per lei un'autentica mania, che sfogava dedicando ogni giorno diverse ore all'attività fisica. Aveva però anche una passione innata, a pestare l’altro sesso, provava eccitazione a dominare e distruggere i ragazzi che gli capitavano a tiro, ed ogni pretesto era utile per picchiarli. Aveva cominciato da ragazzina con il Judo e da lì era nato il suo amore per le discipline orientali. In seguito si era dedicata al karate, al taek
won do, al ju-jtsu e alla kick-boxing, raggiungendone sempre i massimi livelli. Per il suo maestro era stata a lungo un vanto, vincendo ogni gara a cui partecipava e dando lustro alla sua scuola,
ma negli ultimi anni si era trasformata per lui in un problema. Marta era cambiata, diventando una specie di vera guerriera. Era venuta fuori del tutto la sua indole, più aumentava la sua capacità di combattere, tanto più si modificava il suo modo di affrontare gli avversari. Sembrava divertirsi a
picchiare, a far male, a colpire senza frenare i colpi. In gara veniva spesso squalificata, tanto che ora non partecipava più a competizioni ufficiali, ma solo ad esibizioni. Il maestro era dispiaciuto per
questa sua assurda evoluzione e non riusciva a comprenderla. Inoltre anche in palestra, dove era sempre stata un'ottima istruttrice, non era più di aiuto al maestro perché troppo spesso, a causa sua,
avvenivano piccoli incidenti con allievi malmenati o percossi brutalmente con colpi di inaudita violenza e pericolosità.
Quella sera, come ogni sera, Marta si era trattenuta fino a tardi in palestra ed era quasi mezzanotte quando arrivò sotto casa. Camminava sicura, vestita con una mise nera di camicetta e minigonna che era diventata una specie di sua uniforme, e un paio di eleganti scarpe di vernice, anch'esse rigorosamente nere e dal tacco a spillo vertiginoso. Si era accorta di essere provocante, ed usava mostrare le sue gambe, c’era sempre qualche fesso che si faceva prendere a calci. Arrivata a pochi metri dal portone venne avvicinata da quattro giovanotti ben piantati che per una ragazza normale sarebbero stati una apparizione terrificante nel buio della notte, ma Marta era contenta, e gli scatenarono invece una inaspettata eccitazione."Ciao bella, tutta sola?" abbozzò quello dei quattro che sembrava il capo.
"Ascoltami." Rispose sicura Marta "Fossi in voi lascerei perdere e andrei a bermi qualcosa, sicuramente ci guadagnerete in salute"
"Ma senti, senti. La ragazzina fa la preziosa" Marta si fermò e guardò fissa negli occhi l'energumeno. "E' un consiglio che fossi in voi accetterei. Lasciatemi in pace, è meglio per tutti e quattro". Il giovanotto, per nulla intimorito, si avvicinò ulteriormente mormorando "Io invece sono sicuro che ci divertiremo", "Beh, almeno non potrete diree che non vi avevo avvertiti" sogghignò Marta.

Fu un attimo, raccogliendo forza e concentrazione, la sua esibizione iniziò. Anticipando ogni mossa dell'avversario sollevò rapidamente la gamba destra colpendolo ai testicoli con una violenza inaudita. Il poveretto non poté fare altro che piegarsi con un gemito. Marta lo risollevò con una ginocchiata sotto il mento, cui fece seguito un sinistro rumore di ossa rotte, e lo finì con una calcio al viso che lo proiettò tre metri più indietro a schiantarsi contro un auto in sosta.
Riportata la gamba a terra si bilanciò per partire all'attacco del secondo giovinastro. A sollevarsi fu la gamba sinistra che piombò come un maglio sul collo dello sventurato che si ritrovò schiantato a
terra. Marta mantenne la gamba sollevata aspettando che il poveretto finisse steso, quindi calò una tacchettata impressionante sul viso del poveretto che reagì solo con un urlo gutturale e iniziò a zampillare sangue dalla ferita che gli squarciava lo zigomo fratturato. Per nulla impressionata dalle condizioni del disgraziato sollevò in rapida successione la gamba altre due volte per calare con tutta la potenza di cui era capace prima sulle costole e poi sul ginocchio, certa di provocare ad ogni colpo nuove devastanti lesioni.
Marta era letale, veloce e potente, e per nulla preoccupata di fare veramente male. Tutto era avvenuto in un attimo con una velocità di esecuzione sorprendente. Il terzo avversario, partito all'attacco insieme all'amico già distrutto, riuscì solo ad avere un attimo di esitazione, trovandosi completamente privo di difesa di fronte a quella belva in gonnella. L'ultima cosa che vide fu il suo sguardo, poi la suola della scarpa di Marta piombò sulla sua faccia devastandogli i connotati.
Con gli occhi chiusi dal sangue che gli colava da una ferita aperta sulla fronte, tentò di girarsi, ma la fine della sua serata era segnata. Marta non abbassò mai la gamba ma continuò a colpirlo
ripetutamente e con violenza crescente al viso. Tre, quattro, cinque colpi di seguito. Quindi con un salto abbassò la gamba sinistra e, al volo, lo colpì con la destra a lato della testa, facendolo crollare a terra privo di sensi.
Il quarto ragazzo, il più giovane del gruppo, che fino a quel momento si era tenuto in disparte, capita la situazione tentò la fuga. Si girò precipitosamente ma, un po' per la paura e un po' per la rapidità del movimento, perse per un attimo l'equilibrio, e rallento la sua fuga, a Marta bastò. Con un balzo gli fu vicino e con uno sgambetto lo fece cadere a terra.
Il poveretto, terrorizzato, incrociò le braccia davanti alla faccia per difendersi ma la giovane guerriera questa volta si limitò a fintare un colpo al viso, fermando il suo tacco a pochi millimetri
dalla pelle dello sventurato. Quindi lo guardò fisso negli occhi: "In quattro, eravate in quattro, piccoli, inutili stupidi sacchi di merda. Ve la siete presa con me sola, in quattro" iniziò a parlare. "E io vi ho sconfitti, vi ho distrutti e senza nemmeno sporcarmi le mani. Sono bastati i miei piedi per annientarvi".
Così dicendo si avvicinò al primo avversario a terra. "Bastardo" gli urlò in faccia. Quindi calò un poderoso calcio nel fianco, poi gli mise la suola sulla guancia torcendola come se spegnesse una sigaretta. Con un lampo d'odio nello sguardo si spostò verso il secondo giovane a terra e sorridendogli beffarda, lo colpì con un calcio al naso, già rotto nell'attacco precedente. Il dolore fu troppo forte e anche lui perse i sensi. Come una tigre si girò verso il terzo aggressore che era già nel mondo dei sogni. "Un regalo anche per te, per quando ti risveglierai" disse sarcastica e con un colpo preciso del tacco destro lacerò la guancia del poverettosvenuto.
Quindi con un urlo feroce tornò ad occuparsi del quarto giovanotto che, sconcertato da quella manifestazione di forza e crudeltà, iniziò a piangere. "Ti prego, ti prego, non mi colpire, ti prego".
"Che nullità che siete. Eppure vi avevo avvertiti. Ora avete assaggiato il mio potere e sono sicuro che ricorderete a lungo la lezione. Allora hai imparato come ci si comporta con una signora?"
chiese al malcapitato ridendo. "Pietà-- si.. si.. non mi picchiare ti prego". Il ragazzo era sconvolto
dalla paura. Marta lo guardò insensibile, quindi riattaccò: "Voi volevate divertirvi, vero? Ma a quanto sembra ora sono io che mi posso divertire. Solo che i tuoi amici non mi sembrano tanto in--.
condizione" e scoppiò in una fragorosa risata. "Mi resti solo tu—a meno che tu non voglia essere così scortese da non accettare di farmi divertire"
"No-- no" il ragazzo era intorpidito dal terrore "Dimmi cosa devo fare, ma non mi picchiare--"
"Bravo figliolo, vedo che sei meglio di quei maleducati dei tuoi compari. Allora adesso andiamo a divertirci. Io abito in quel portone" e così dicendo gli sferrò un calcio nel culo per farlo muovere, e spingendolo sempre a calci nel culo lo portò verso il portone. Il ragazzo si lasciò andare ad un pianto dirotto e iniziò a muoversi sotto i calci di Marta, ma, paralizzato dalla paura, non riusciva a camminare e si trascinava a carponi. Sempre spronato dai sorrisini e dai calci di quella Dea
guerriera che aveva appena distrutto i suoi amici si trascinò, sempre in lacrime, fino all'alloggio al primo piano di Marta. Appena entratalei richiuse la porta alle sue spalle e andò a sistemarsi su una
poltrona nell'ampio soggiorno. Guardò la sua vittima in ginocchio e lo fece avvicinare.
"Chiariamo subito una cosa, piccolo" iniziò a schernirlo "non sei obbligato a stare qui con me. Se vuoi andartene basta che tu prenda le chiavi che ho qui in mano. In fondo sei un ragazzone grande e grosso e io una piccola donna, vero? Come potrei difendermi da te se tu volessi uscire?" E a queste parole fece seguire una strafottente risata.
"Allora, cosa vuoi fare? Giochiamo o vieni a prenderti la chiave?"
"No-- no-- resto"
"Perché?" Insistette Silvia "Non mi sembri molto a tuo agio"
"No-- no—tu sei troppo forte, ti prego-- non voglio sfidarti... non mi picchiare" "Sei un po' noioso, piccolo. Come avremmo potuto divertirci secondo te, stasera?" continuò la guerriera "Comunque hai ragione, sono troppo forte e mi piace molto sentirmelo dire" "Sei fortissima, sei invincibile hai delle gambe veloci come dei lampi non posso combattere con te"
"Bravo, così mi piaci, continua" "Nessuno può combattere con te." Il giovane parlava in una specie di trance, preoccupato solo di soddisfare quella donna che lo stava letteralmente dominando. "Sei troppo forte-- riconosco che sei più forte di me—sei potente-- pietà-- pietà". "Ma guarda che, in fin dei conti, a sconfiggerti non sono stata io, ma i miei piedi. Forse, per educazione è a loro che devi rivolgerti. Forza avvicinati e vieni a lodare il potere dei miei piedi" Tremando come una foglia il giovane, sempre in ginocchio, si avvicinò e chinò la testa guardando le due arroganti estremità di Marta, "Guardali bene. Ammirali. Hai visto quanto potere hanno. Hai visto come hanno distrutto i tuoi amici? Pensa che potrei fare lo stesso con te. Pensa che senza nemmeno alzare una mano potrei annientarti solo con la forza dei miei piedi". Il giovane non riusciva a smettere di tremare e di piagnucolare. "Potrei spaccarti tutte le ossa una per una. Potrei ridurti a un manichino paralizzato. Potrei rovinarti la vita per sempre o magari divertirmi a renderti irriconoscibile devastando quella tua faccina. Oppure potrei ammazzarti, schiacciandoti come un insetto con la sola forza dei miei piedi".
Marta era ormai lanciata in un delirio di potere che terrorizzava sempre di più il ragazzo.
"Pietà--" continuava a salmodiare "pietà-- sei invincibile. I tuoi piedi sono potenti e invincibili. Sei una Dea. Fai di me quello che vuoi. Pietà-- pietà--" e così dicendo avvicinò le labbra alla scarpa di Marta depositandovi un bacio nella speranza di calmare la sua ferocia. "Bravo" lo pungolò lei "Toglimi le scarpe e inizia a baciare i miei superbi piedi". Il poveretto sfilò le scarpe e si ritrovò tra le mani i piedi di lei. Come un automa iniziò a baciarli prima lentamente, poi quasi preso da una furia adorante. Continuava a piangere e leccava le lacrime che cadevano su quelle potenti estremità. Sconvolto dalla paura continuò in questo atto di assoluta sottomissione, scatenando una terribile eccitazione in Marta, a cui la vista di quell'uomo vinto e sconfitto, prono ai suoi piedi, accese una sensazione di dominio e potere assoluto. Lo lasciò continuare in quell'atto per diversi minuti godendo della propria superiorità. In strada sentì le sirene di due ambulanze in arrivo. Qualcuno, in ospedale, avrebbe avuto parecchio da fare quella notte. "Voglio sentire la tua voce, vermetto. Fai funzionare il tuo inutile cervelletto e sforzati a lodare la potenza dei miei piedi, inventati qualcosa che mi faccia piacere". Il ragazzo era terrorizzato, ormai certo di essere in mano di una pazza. Senza
smettere di baciare e leccare i piedi della nuova padrona, cominciò a parlare: "Hai dei piedi stupendi belli, bellissimi, hanno un potere assoluto. Sono forti invincibili, possono essere dolci e letali, le tue gambe sono bellissime e forti, ti prego abbi pietà di me, sono il tuo servo, sarò il tuo schiavo, non prendermi a calci” Marta contenta e sempre più eccitata lo allontanò con un calcetto quasi benevolo.
"Bravo, nullità. Sei stato perfetto. Hai visto che livello di umiliazione puoi raggiungere? Lo avresti mai sospettato?" E ricominciò a ridere. "Ora mettiti in ginocchio". Obbediente il poveretto, che era scivolato lungo disteso sul pavimento, si risollevò carponi. "Ora prendi le mie scarpe in mano, voglio divertirmi". Il ragazzo obbedì nuovamente e si ritrovò con le scarpe di vernice di lei tra le
mani. "Bravissimo. Infilamele, Adesso, per dimostrarmi quanto sei devoto ai miei piedi,
voglio vederti fare all'amore con le mie scarpe. Per prima cosa mettiti a novanta gradi davanti a me mostrami il tuo culo, mettiti nudo su” il poveretto cercò di obbiettare, "Forse hai bisogno ancora di una lezioncina" riprese Marta e fece l'atto di sollevarsi. "No, no--." La minaccia era bastata e il giovane si mise in posizione, e Marta lo penetrò con il tacco, fece anche attenzione di non fare danni, con il lungo tacco a spillo. Per l'umiliazione e il dolore le lacrime scorrevano copiose.
"Bene" lo incalzò la ragazza "E ora girati” tolse il tacco dal culo e gli infilò il tacco in bocca, “ti piace il sapore del tuo culo?”
Il ragazzo quasi non sentiva succhiava e basta, Quella scena assurda, di un uomo deflorato dal tacco di una sua scarpa, in adorazione, completamente obbediente, sconfitto, pronto a fare qualsiasi cosa per lei, eccitò Marta a cui bastò sfiorarsi fra le gambe spalancate per arrivare ad un copioso orgasmo. Il tutto continuò per qualche minuto. Lei vincente e Padrona che godeva e lui, schiavizzato e vinto, che raggiungeva l'apoteosi dell'umiliazione. Soddisfatta si alzò dalla poltrona e con un calcio in faccia decretò la fine del leccamento del tacco. "Allora ti sei divertito?"
Il giovane, ancora prono, sollevò lo sguardo ad ammirare quella Dea che lo dominava dall'alto "Si, Padrona-- quello che vuoi tu Padrona" furono le uniche parole che riuscì a pronunciare.
Lei, sempre ridendo, iniziò a prenderlo a calci e a spingerlo verso l'uscita. "Ora te ne puoi andare" e così dicendo continuava a prenderlo a calci, il poveretto invece di proteggersi cercava di leccarle le scarpe, ma Marta ne aveva abbastanza aprì l'uscio in modo che il giovane potesse rotolare fuori. "Spero che tu sia contento della serata e che non debba dimenticartela" "No-- non la dimenticherò-- grazie" rispose lui rimettendosi piano in piedi. "Ma sei stato così bravo che mi dispiace farti andar via senza un ricordo"
"Io-- non so-- Signora" balbettò lui. Furono le sue ultime parole.
Marta all’improvviso gli lasciò andare un calcio nelle palle devastante, le sua urla si udirono per tutto il palazzo, “ora sono sicura che non dimenticherai questa serata" gli sorrise e richiuse la porta.
Il giovane, incapace di rialzarsi in piedi per l'indicibile dolore, strisciò lungo le scale, aprì aiutandosi con la bocca il portone e scomparve nella notte in cerca di aiuto.

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subfeet
00venerdì 7 settembre 2012 03:51
Mamma mia una Dea potente e cattiva oltre ogni limite , però questi tipi di racconti di dominazione e violenza fisica mi eccitano molto , un po' meno nella descrizione della devastazione dei connotati dei primi 3 "supersfortunati" che è stato abbastanza cruento nei dettagli.
La parte migliore è ovviamente in casa con il quarto giovanotto e devo dire la verità pensavo se la fosse scampata bella , invece proprio alla fine LEI nonostante il godimento sessuale ottenuto e averlo stra-umiliato non l'ha perdonato sferrandogli uno dei suoi calci mortali nei maroni ! Cavolo ci sono rimasto male....CATTIVISSIMA fino alla fine !! L'artefice di questo racconto si deve essere confuso ad un certo punto (forse impaurito anche lui da ciò che stava scrivendo:)) , anzichè scrivere MARTA ha scritto SILVIA ! Comunque mi piacciono le donne forzute guerriere anche se di una così violenta non ne avevo mai letto.
Sara.61
00venerdì 7 settembre 2012 13:18
cruento
E' vero subfeet anchio l'ho trovato cruento, ma non l'ho cambiato più di tanto, perchè volevo sentire i commenti.
Saluti, e ti ringrazio sempre per i tuoi commenti
pio.M
00sabato 8 settembre 2012 00:26
molto bello

come dice subfeet
in particolare la parte che vede protagonista il quarto...

che darei per vedere un film così....

cn protagonista che so...una Parietti, una Merz dei miei tempi!!!

[SM=x829778]
kappa61
00domenica 9 settembre 2012 09:00
Sono il creatore di quel racconto. Lo scrissi diversi anni fa (mamma quanto ero più giovane). [SM=x829779]
Mi fa piacere che qualcuno lo abbia trovato degno di pubblicazione anche se mi spiace il cambio nome della protagonista... posso chiedere il perchè di questa scelta?

LOL Vedo anche che alòcune parti sono state modificate... la fine che avevo scritto io era più "duretta" [SM=x829774] ma più in tono con la protagonista

Per chi volesse leggere l'originale questo il link

http://it.sesso.racconti.narkive.com/3FiWil2Q/silvia-la-belva-racconto-di-dominazione-fisica
[SM=x829778]
KOKA02
00lunedì 10 settembre 2012 13:27
carino ma poco credibile
subfeet
00lunedì 10 settembre 2012 18:34
Re:
KOKA02, 10/09/2012 13.27:

carino ma poco credibile



Dici [SM=x829786] ? Ma intendi poco credibile per l'eccessività dei colpi violenti cruenti e cattivi , o poco credibile perchè secondo te una ragazza da sola seppur esperta in arti marziali non può mettere k.o. 3 giovani uomini tutti insieme ?

Io penso che una donna possa mettere k.o. 3-4 uomini se è una vera killer in arti marziali. Provate a prendere una Gina Carano nella stessa situazione della Marta del raconto , penso proprio che li avrebbe fatti fuori tutti e 3 !


kappa61
00mercoledì 12 settembre 2012 23:15
Scusate mod... ma il mio messaggio è sempre in attesa?
Ci tenevo a rispondere
Sara.61
00mercoledì 26 settembre 2012 11:05
Le mie scuse
Ciao kappa61, mi scuso di aver cambiato un po il tuo racconto, che ho trovato molto bello, ti chiederei di postarlo in modo integrale, e se ne hai altri, mi piacerebbe leggerli.
subfeet
00mercoledì 26 settembre 2012 16:32
Preferisco il finale originale di Kappa61 , come ha detto lui rimane più in tono allla protagonista , in effetti tutto il racconto evidenzia la sua forza fisica straordinaria ed il saper picchiare , quindi il finale con i soliti calci nei coglioni mi stonano un po' , forse anche perchè io odio il ballbusting.
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