speriamo
Estate 1975
La casa era molto grande, io ero solito passarci l’estate, ma quell’anno i miei erano impegnati, quindi sarei rimasto a casa, non che mi dispiacesse, era una cosa diversa. Invece arrivò una telefonata, era la Zia, la sorella di mia madre, separata da poco, ed un po in depressione.
Capii cosa succedeva quando mia madre venne in camera mia: “la zia vuole passare le vacanze nella casa al mare, vero che tu gli farai compagnia, non può stare sola, lo sai che è in crisi,” che dovevo fare, era il 1975 avevo quattordici anni, la zia una quarantenne di una bellezza devastante, non so quante seghe mi ero fatto pensando a lei, quando veniva a trovarci, con le sue gonne corte i tacchi, ed il suo modo di sedersi e di accavallare le gambe, mi aveva fatto sempre sognare.
Quindi stavo già pensando al suo abbigliamento al mare, immaginate che adrenalina avevo, non vedevo l’ora di partire. “ ok, mamma se proprio devo, starò con la Zia, però se mi stufo mi venite a prendere”
Così arrivò l’inizio di Luglio, mi aspettavano due mesi nella casa al mare, la Zia era molto stanca ed era andata subito a riposarsi, quindi non l’avevo neanche vista, fu mia madre ad avvertirmi, “la zia è arrivata, guarda che domani partite, metti fuori la roba che vuoi così ti preparo la valigia”
A cena zia arrivò come al solito vestita nel suo stile, camicetta bianca gonna blu a tubo sopra il ginocchio con uno spacchetto dietro senza calze, perché le gambe erano già abbastanza abbronzate, ma erano le scarpe che attirarono la mia attenzione, dei sandaletti blu con un tacco quasi a spillo di cinque o sei centimetri, le dita dei piedi avevano uno smalto color perla, tutto l’insieme era fantastico.
Io già allora avevo un senso di sottomissione abbastanza sviluppato, anche se non sapevo di averlo, però le gambe con i tacchi mi eccitavano più di ogni altra cosa, e poi ero attratto dalle scene dei film in cui la donna era cattiva e prevaricava l’uomo, all’epoca era diverso, non si vedevano molte scene del genere, ma a volte nei balletti c’erano momenti in cui la ballerina o appoggiava il piede sul partner oppure mimava qualche calcio.
Comunque non voglio divagare oltre, la partenza era imminente, mia zia mi guardava con aria divertita “ vieni volentieri? Non lasci qualche amichetta? Sei sicuro di volermi tenere compagnia per tutto il tempo?” ero già un po rosso sentivo il viso caldo caldo, “tranquilla zia, vengo volentieri, mi piace stare al mare, non ti preoccupare,” questo era il tono della serata.
Sette del mattino dopo, bagagli caricati nella macchina, la zia alla guida, vestita come la sera precedente, e naturalmente da seduta le gambe erano tutte scoperte, ed io ero già al settimo cielo, immaginatevi quasi quattro ore con quella visione.
“Tra un po ci fermiamo a fare colazione, a me piace fare delle soste altrimenti mi si intorpidiscono le gambe, tanto quando arriviamo andiamo a pranzo in trattoria, sei d’accordo?” “ non ti preoccupare fermati quando vuoi.”
Il primo segnale che sarebbe stata un’estate fantastica è avvenuto proprio all’autogrill, quando ci fermammo la zia con tono autoritario e che giudicai strano mi disse: “dai prendi la mia borsa, muoviti, portala tu, così fai qualcosa per renderti utile, altrimenti non mi servi,” rimasi un pochino imbambolato a causa del tono e delle sue parole,” ti muovi o no?” velocizzai il tutto ed ero al suo fianco con la borsa in mano.
Espletate le sue incombenze in bagno, io non avevo nessun bisogno in quanto il mio uccello era ancora in erezione, fatta colazione , mi rifilò nuovamente la borsa in mano, e si avviò a passo deciso verso la macchina, “ allora stai bene? Guiderò altre due orette poi ci fermiamo in un posto che devo fare degli acquisti.” ero ancora in tensione per il suo tono precedente, “va bene zia stò benissimo”. Le domande si facevano un po’ imbarazzanti voleva sapere se avevo la ragazza, se preferivo lo sport oppure la discoteca, ma le faceva con noncuranza senza badare tanto alle mie risposte, in mezzo però ne arrivò una che non mi sarei mai aspettato, “ ti piacciono le mie gambe vero?” non ero sicuro di aver capito bene, e la mia faccia deve essergli sembrata ridicola perché si mise a ridere, “lo so che ti piacciono è da quando siamo partiti che non le perdi di vista “ e continuò a ridere di gusto, io non sapevo cosa rispondere il rosso del mio viso doveva essere spaventoso, “allora se vieni così rosso, cosa devo pensare, non ti piacciono e ti ho messo in imbarazzo” cominciai a balbettare “no no non mi mi piac piacc piacciono” lei rideva divertita, “dai se dobbiamo stare insieme tutto questo tempo non devi essere timido, ci penserò io a svegliarti un po’, almeno saprò come passare il tempo.”
Arrivati alla casa al mare, incominciai a capire che mia zia era abituata a farsi servire, infatti iniziò a dare ordini, e la cosa strana era che rimaneva li a vedere mentre io li eseguivo, “ dai scarica la macchina, anzi prima vai ad aprire casa, accendi il contatore della luce, il gas ed apri tutte le finestre, su muoviti dai” mentre lei si accendeva una sigaretta e stava li appoggiata al muro, non toccò niente, mi guardava e mi diceva cosa prendere prima, dove mettere le valigie, ero sudato marcio.
“ho scaricato tutto zia,” “bene chiudi casa e lascia le finestre aperte che andiamo a mangiare.”
Non sapevo cosa pensare, anche perché arrivati al parcheggio della trattoria si è ripetuta la scena della borsa “allora non voglio ripetermi, portami la borsa ti ho detto” ed il tono vi assicuro era imperativo pesante.
Il cameriere, un ometto sui sessant’anni non aveva occhi che per lei, si capiva lontano un miglio che era attratto completamente, tanto da esagerare anche con dei complimenti, e lei ne godeva, almeno apparentemente “ lei e troppo gentile, mi imbarazza.” poi quando il cameriere si allontanò dopo le ordinazioni lei mi stupì in maniera estrema: “hai sentito stò cazzone, pensa di essere preso in considerazione da me, mi piacerebbe prenderlo a calci nelle palle, così gli faccio passare tutte le voglie.” io annuivo come un cretino “ siccome mi conosce, pensa che perché sono separata, gli sia permesso tutto,” ero sempre più cretino.
La prima sera al mare non la dimenticherò mai, avevamo passato il pomeriggio a mettere le nostre valigie a posto, lei nella sua camera che usava di solito ed io nella mia, la casa è su due livelli lei era al piano terra che sbocca sul giardino e sulla piscina, io al piano superiore, espletate tutte le operazioni mi sentii chiamare corsi subito giù per le scale, e la visione fu esaltante, la zia si era cambiata ed era in bichini, ho meglio era in slip perché mancava il reggiseno, e quelle tette bianche svettavano nel suo corpo leggermente abbronzato, si vedevano i segni del costume, aveva degli zoccoletti di legno con un bel tacco, si vedeva che erano nuovi, il suo culo era bellissimo, per la prima volta le vedevo tutte le gambe, ed erano lunghissime, lei si era accorta che la guardavo un po troppo intensamente “ hei sei imbambolato, dai che devi preparare qualcosa di cena” “io preparare la cena?” E da dove potevo cominciare “ma io zia non so, come faccio” “come fai? Te lo dico io come fai, tu devi solo eseguire, io ordino e tu esegui ok” “ma non so” “facciamo così, io sono la padrona e tu il cameriere” non compresi allora cosa voleva dire io sono la padrona, ma lei in quell’estate riuscì a spiegarmelo benissimo.
Iniziai sotto i suoi ordini a pulire l’insalata, a mettere l’acqua per la pasta a preparare il sugo, era divertente, lei seduta sulla sedia nella cucina al piano terra con le gambe appoggiate al tavolo ordinava con naturalezza ed io eseguivo, quando non facevo come voleva lei, con calma ripeteva ma non si spostava di un centimetro “vedrai che tra qualche giorno sarai un cuoco perfetto, ed un cameriere esemplare, te lo prometto” sorridevo pensavo ancora che fosse tutto uno scherzo.
Poi gli cadde a terra uno zoccolo “cameriere raccogli il mio zoccolo e rimettimelo” per la prima volta la toccai, mi chinai presi lo zoccolo, lei mi porse il piede glielo infilai sfiorandogli il tallone liscio ebbi una sensazione incredibile, e lei naturalmente se ne accorse.
Lei si sedette a tavola, io avevo fatto tutto quello che mi aveva ordinato, la servii della pasta ed iniziammo a mangiare, ormai avevo capito che dovevo fare tutto io, quindi anticipai altri ordini togliendo i piatti e servendo l’insalata, preparai il caffè, lei si accese una sigaretta, “ bravo cameriere ora lavi i piatti, metti tutto a posto,e poi avrai il primo premio, perché sei stato veramente bravo” il primo premio, e che voleva dire, lavai i piatti e rimisi tutto a posto con una velocità estrema, lei andò’ a sedersi in giardino ai bordi della piscina.
“cameriere hai finito?” “si fatto tutto” “allora vieni qui vicino a me” ero già lì, “cosa devo fare zia?” “io sono sicura di averti compreso in tutto, sei un cameriere nato, e sei contento di esserlo, ora ti darò un premio “ non capivo ancora ma pensavo alla fine dello scherzo invece, “stenditi a terra qui vicino ai miei piedi,” ricordo ancora la sensazione mentre mi sdraiavo, perché in quel momento capivo forse cosa sarebbe successo, mi stesi vicino alla sedia, e lei piano piano si sfilò lo zoccolo dal piede destro, ed inizio ad appoggiarlo sui miei calzoni all’altezza del mio uccello “non avevo dubbi, è da stamattina che ce l’hai duro eh’? adesso vediamo come si comporta” iniziò ad accarezzarmi l’uccello sopra i calzoni, poi ogni tanto lo schiacciava un pochino “però sei messo abbastanza bene” io non parlavo “almeno puoi dirmi se ti piace” salivazione zero ”i zia” “ne ero certa togliti i calzoni e le mutande, veloce” ero veramente imbarazzato ma fui un fulmine, quando il mio uccello svettò dalle mutande il suo piede si appoggio sulla cappella già umida, lei iniziò a scappellarmelo usando la pianta del piede, poi si alzò in piedi, e mi portò il suo piede davanti alla bocca “puoi baciarlo” ero in estasi, lo baciai delicatamente, in tutti i punti poi lei me lo forzò in bocca “succhia” e succhiavo disperatamente poi mi diede un leggero calcetto in faccia “fai piano” il piede era tutto umido, lei lo asciugò sui miei capelli, e riprese a strofinarlo sul mio uccello, stavo per venire ma trattenevo il più possibile, allora lei si rimise lo zoccoletto, io pensavo che finisse tutto li, invece riprese questa volta con lo zoccolo, schiacciando più forte, “baciami il tacco” non feci una piega e baciai il tacco, in fondo era quello che volevo, lei mi infilò il tacco in bocca “succhialo” ed io succhiai quanto succhiai, questa volta il calcio mi fece anche male allo zigomo, ma non dissi niente, riprese a schiacciarmi l’uccello, tutto di colpo venni copiosamente sulla mia pancia, uscì tanto di quello sperma come non mi era mai capitato, lei continuava con delicatezza fino alla fine poi sentii il suo piede sulla pancia che mi spalmava tutto lo sperma sulla pelle, e mi porse lo zoccolo da leccare “lecca cameriere, muoviti non vedi come l’hai sporcato” mi stupii di come leccavo il gusto salato era la prima volta che lo sentivo, “ti è piaciuto il regalo? Direi proprio di si, non credere che sarà sempre così, non ci saranno solo premi ci saranno anche le punizioni, ma io so che ti piacciono anche quelle” Ero sfiancato, non riuscivo ad alzarmi, non sapevo cosa dire, lei si era accesa un’altra sigaretta ed era seduta con le gambe accavallate che mi guardava, io ero innamorato di lei.
Non sapevo come comportarmi, ma fu mia zia a togliermi dall’imbarazzo adesso “sei venuto, ed io niente, devi fare qualcosa anche per me” non capivo “dimmi zia “ “vieni qui” mentre mi avvicinavo lei scavalcò le gambe e le aprì davanti a me “vediamo se sai leccare anche lei come i miei piedi” non l’avevo mai fatto, ne avevo solo sentito parlare, non sapevo se avrei fatto bene, mi avvicinai, lei si tolse le mutandine del costume e si vedeva tutto nero, con le dita mi fece vedere dove leccare, “mettiti in ginocchio” la baciai prima più volte poi iniziai a leccare quelle labbra, mi piaceva, mi piaceva davvero, ed anche a lei.
Non so per quanto tempo io ho leccato, ma la lingua iniziava a farmi male, i suoi respiri però mi eccitavano ed allora continuavo, poi lei mi prese per le orecchie e mi forzo contro la sua fica ancora più intensamente e venne per un tempo interminabile, “bravo cameriere, sei stato bravo, penso che ci divertiremo”
Quella sera nel letto non riuscivo a dormire, mi rivedevo tutte le scene, e dovetti farmi ancora una sega, poi mi addormentai.
“sveglia, sveglia cameriere voglio la colazione muoviti, altrimenti vengo a farti alzare a calci nel culo” come risveglio non era male, l’idea che mi prendesse a calci in culo non mi dispiaceva affatto, ero tentato di restare a letto per vedere se l’avrebbe fatto veramente.
Ed infatti spalancò la porta della camera, “allora vuoi sfidarmi” tirò via le lenzuola mi prese per un braccio e mi arrivò il primo calcio, gli zoccoletti di legno facevano male, rideva e picchiava, quasi piano, ma aumentava l’intensità vedendo che io non protestavo per niente, sempre tenendomi per un braccio mi portò fuori dalla camera e mi accompagnò davanti alla scala mentre scendevo mi colpì anche nella schiena, iniziai a lamentarmi “stai zitto cretino questi calci non sono nulla, se volessi farti male veramente urleresti come un aquila,” ero un po spaventato “allora hai capito, io voglio latte e caffè separati, muoviti” un ultimo calcio in una coscia accompagnato da uno sberlone non lasciavano spazio ad altre parole. Ero esterefatto, enello stesso tempo affascinato dal suo comportamento. adesso comprendevo la natura della Zia Sara, lei era una dominatrice nata, le cose erano cambiate, il suo tono era minaccioso, e adesso menava per nulla, di colpo tutto era cambiato se non ero veloce ad ubbidire arrivano sberle, calci pugni a seconda delle situazioni, ma con i calci se la cavava molto bene, mi ero accorto che aveva una coordinazione eccezionale, con entrambe le gambe, ma con il destro faceva più male, anche le sberle facevano male, anche perche erano molto forti specialmente gli scappelloti dietro la testa, cercavo di anticipare tutti i suoi ordini, perché erano sempre accompagnati dalle botte, non era facile da sopportare, perché faceva male, ma io ero eccitato continuamente, ero stupito di stare lì come un ebete a prenderle, non riuscivo a protestare, a scappare “stai imparando eh, a forza di calci impari eh” “si zia” il nostro rapporto era cambiato lei era la mia padrona ed io il suo schiavo.
Ci fu un giorno che di ritorno dalla spiaggia, ci fermammo a prendere il giornale, in una edicola che vendeva un po di tutto comprese scarpe e zoccole, lei si mise a guardare gli zoccoletti esposti “senti, guardali quali ti piacciono” io imbarazzato “non so” “come non sai, quelle che ti piacciono di più, che poi lo sai che le uso su di te” speravo che non avesse sentito nessuno, ma la commessa si girò di scatto, sentivo già la faccia calda, “queste hanno un bel tacco, ma è troppo grosso, meglio più fine vero?” non riuscivo a rispondere, “cosa dici, ne vedi altre che ti possano piacere” la commessa era sempre più interessata “prendi quelle che vuoi zia” risposta sbagliata “dai non fare il timido scegli quelle che preferisci, che stasera le proviamo, queste sono belle, anche se di plastica, pensi che mi stiano bene?” e se le provò mimando dei calci nell’aria, mi si avvicinava, ero sudato cercavo di guardare altrove, “si questi vanno bene non mi scappano, quanto costano?” la commessa con un risolino sarcastico disse il prezzo “va bene le prendo, sei contento, scarpe nuove vita vecchia, per te naturalmente” mentre andavamo via gli dissi “zia così mi fai morire, hai visto la commessa come rideva” “che t’importa mica ti conosce, io faccio come voglio e dico cosa voglio.”
Dovevo stare più attento, perché tutto mi andava a meraviglia, ma in pubblico non volevo che sembrassi il suo zimbello ed il suo schiavo, e poi sempre con le borse, una da donna e la borsa della spiaggia, lei bella libera, che dava ordini, “vai a prendere il pane, prendi anche le sigarette, dai che dopo devi andare al supermercato a fare la spesa” la gente si girava, e vero che sembravo suo figlio, ma l’atteggiamento era alquanto autoritario, e poi ogni tanto la frase “muoviti, vuoi una sberla per svegliarti? Muoviti, guarda che ti prendo a calci” era diventato un po un incubo andare in giro, quindi stavo attentissimo ad esaudire tutti i suoi ordini, ma lei faceva di tutto per riprendermi aveva capito il mio disagio, e si divertiva come una matta.