FETISH-FIGHT

Sara.61
00domenica 19 maggio 2013 18:55
Prima parte
Sono un solitario incallito, amante della libertà e dei miei sogni, i miei quarant’anni li sento tutti ma sono ancora atletico e anche bello, solo che la vita mi ha riservato ESCLUSIVAMENTE delusioni, …era ormai qualche settimana che faticavo a sbarcare il lunario, non trovavo nessun lavoro, ed avevo bisogno disperatamente di soldi, altrimenti mi sarei ritrovato fuori casa, non pagavo l’affitto ormai da tre mesi, anche internet non potevo più collegarmi, mi avevano slacciato il telefono, mi rimaneva solo il cellulare, in poche parole ero alla canna del gas, quando trovai un annuncio su quei giornaletti che leggevo, nella rubrica dove postavano le mistress della città -cerchiamo attori per video di lotta con donne, da 500 a 1500 dollari per video – il tutto proseguiva con una foto di un uomo e una donna che lottavano nudi, ed un numero di cellulare dove chiamare. Mi è sempre piaciuto spendere soldi con le mistress, vista la mia passione nell’essere sottomesso e strapazzato. Con
1500 dollari, ci saldavo l’affitto e mi rimanevano ancora 600 dollari, non mi sembrava vero, telefonai immediatamente ma non rispose nessuno, solo verso sera quando riprovai, una segreteria telefonica diceva di chiamare sabato mattina dopo le dieci, era venerdì quindi il mattino dopo alle dieci e cinque telefonavo “si” la voce di una donna “buongiorno, telefono per l’annuncio su fetish 3000, cercate attori?” dall’altra parte si sentiva in sottofondo una musichetta allegra “si cerchiamo attori, ma lei sa bene di cosa si tratta?” deciso “veramente no, ma se vuole spiegarmi…” la donna in tono scortese “per telefono non spieghiamo nulla, se vuole si presenti alle 12:00 ….” E mi diede l’indirizzo, non salutò e chiuse la telefonata.
Arrivai all’indirizzo, era un palazzo moderno il nome che mi avevano dato “extasi” era all’ultimo piano, un attico intero che prendeva tutto il piano, suonai in campanello alla porta, e quella si aprì in automatico, mi ritrovai in una sala d’attesa arredata con gusto moderno ed anche un pochino fetish, visti i poster alle pareti, che ricordavano pubblicità anche recenti di situazioni dove donne dominanti reclamizzavano prodotti, seduto c’era un signore sui settant’anni, che leggeva una rivista, e non alzò neanche la testa, mi accolse una bella signora vestita in modo elegante, quello che mi colpì furono le scarpe, di vernice rossa con un tacco estremo in metallo, entrai deciso “sono venuto per l’annuncio, ho telefonato stamattina” lei sorridendo “ricordo, venga avanti” mi fece accomodare in una piccola stanza e chiuse la porta, rimase in piedi e partì subito in maniera decisa e sprezzante “allora si tratta di incontri di lotta, a dire il vero l’attore uomo non può assolutamente toccare la donna, deve solo subire e difendersi scappando, abbiamo incontri di nude-fight, dove la donna è in bichini ed a piedi nudi, paghiamo 500 dollari per venti minuti, invece fetish-fight dove la donna è vestita, e di solito calza stivali, paghiamo 1500 dollari sempre per venti minuti, deve firmare una liberatoria, per eventuali danni riportati dal combattimento, le viene data una parola d’ordine, per fermare il combattimento, se la usa tutto finisce in quel momento, ma non viene pagato. Dopo il combattimento 1500 dollari in contanti e lei lascia un numero di cellulare per essere ricontattato, saremo solo noi a decidere un eventuale altro incontro, naturalmente il viso suo è scoperto, ed avrà solo uno slip con un riparo per le palle.” Parlava con distacco e con sarcasmo, non sapevo cosa dire, sapevo solo che mi servivano i 1500 dollari “praticamente si viene picchiati” la donna sbuffando, “cosa credeva che pagassimo 1500 dollari per beneficienza?” non pensavo fosse un divertimento, ma le cose erano un pochino strane “se vuole pensarci le do dieci minuti si accomodi nella sala d’attesa” e mi liquidò spingendomi quasi fuori.
Mi sedetti vicino a l’uomo che avevo visto prima, e lo salutai “buongiorno” lui finalmente alzò gli occhi dalla rivista “nude-fight oppure fetish-fight?” era stato diretto, “ma non so, ma ho bisogno di soldi” l’uomo posò il giornale e si occupò di me “sa non spiegano tanto, questo è un club privato, dove donne all’apparenza normali, vengono a sfogare le loro inclinazioni sadiche su poveracci che come noi hanno bisogno di soldi, spostano sempre la sede perché ogni tanto le fanno chiudere, ricevono parecchie denunce, ma loro continuano imperterrite” ero abbastanza stupito “ma gli incontri come sono?” l’uomo con un risolino “guardi, sono dei veri e propri pestaggi, specialmente in fetish-fight, è molto duro, le dominatrici, perché questo è il vero loro nome, picchiano selvaggiamente, pugni calci, sberle calpestamenti, e chi più ne ha ne metta, si fermano se dici la parola d’ordine, però non ti pagano. Ti puoi difendere scappando, ma si tratta di una stanza di cinque metri per cinque con pareti in gomma piuma, ed insonorizzate, ci sono delle telecamere automatiche che riprendono gli incontri, ci fanno dei video che vendono carissimi a clienti privati, se sei fortunato trovi una donna un po’ imbranata, ma io una volta ho trovato un’autentica assassina, mi ha malmenato per venti minuti senza pietà, all’epoca ero disperato, i soldi mi servivano, ho resistito pensando solo ai soldi.” ero spaventato “lei ha fatto incontri?” l’uomo sospirando, ne ho fatti tre, uno solo di fetish-fight, questo è il mio quarto incontro, naturalmente faccio solo nude-fight, loro vogliono sempre facce nuove, per quello fanno annunci su certe riviste sadomaso.” Cominciavo a non essere più convinto, ma i soldi mi servivano, in quel momento uscì la donna che mi aveva accolto “ha deciso? se ha deciso venga” la seguii rassegnato, mi fece di nuovo accomodare e lei sempre in piedi “allora” quasi balbettando “farei un incontro di fetish-fight” lei sembrava soddisfatta “bene, deve firmare questi documenti”, praticamente si trattava di una specie di contratto dove c’era il mio nome Nicolas Benny e chiedevo a loro di fare un allenamento con atlete professioniste di kick-boxing, ed ero cosciente dei rischi annessi, rinunciavo a qualsiasi rivalsa e liberavo la società “extasy” da tutte le responsabilità, non era specificato nessun compenso, firmai.
“si presenti domani mattina alle undici, la sua parola d’ordine è –tromba- quando arriverà qua potrà farsi una doccia e cambiarsi, come le ho detto la sua tenuta consisterà in un perizoma con un rinforzo per le palle, guai se alzerà un dito contro la sua avversaria, non parli se non sarà interpellato, un gong darà inizio all’incontro e lo stesso gong lo concluderà, buongiorno” con gli stessi modi mi spinse fuori, salutai il mio interlocutore, e mentre uscivo sentii ancora “venga Fred la sua avversaria è arrivata, vada pure a fare la doccia l’incontro inizia tra quindici minuti” con pensieri altalenanti mi incamminai verso casa, avevo un po’ di tempo per pensare.
Mi svegliai con in mente solo i soldi, dovevo pensare ai soldi, e poi un pochino ero abituato a farmi pestare, solo che con le mi stress a pagamento mi facevo fare quello che volevo io, ora tutto era diverso, e non sapevo bene cosa aspettarmi.
Arrivai puntuale, la solita donna con le solite scarpe mi accolse sorridendo “buongiorno, la sua avversaria è già arrivata, vada in fondo al corridoio seconda porta a destra c’è la doccia e il necessario per cambiarsi, attenda lì finché la chiamo” era una dura sprezzante e maleducata, io ero in ballo, mi feci la doccia c’era tutto il necessario, anche l’asciugacapelli, tutto molto raffinato, un accappatoio di marca e delle ciabattine in spugna, il perizoma era ridicolo, si trattava di un filo interdentale nel culo e un po’ di gommapiuma sul davanti, circa due centimetri, che non avrebbero riparato nulla, il tutto di colore bianco, comunque lo infilai, era della mia misura, restai lì in ciabatte, alle undici e venti la dura segretaria bussò alla porta, io aprii “venga, Nicolas entri nella porta rossa”, era ora entrai, ed era la stanza descritta dall’uomo Fred, cinque per cinque, pavimento in legno molto elegante pareti grigio chiaro trapuntate in gomma piuma, sei telecamere ai lati in alto, una musichetta soffusa, e nell’angolo una donna alta e atletica, che faceva riscaldamento, mimando calci e pugni all’aria, aveva una maschera in raso nera che lasciava scoperti solo gli occhi, un reggiseno in pelle nera a balconcino, nascondeva due tette prosperose e sode, un paio di short sempre in pelle nera e sgambati mettevano in mostra un culetto da pin up, niente calze, gambe abbronzate come il resto del corpo, le gambe erano bellissime e muscolose, ma molto sensuali, ed un paio di stivali rossi e neri al ginocchio, con un tacco non troppo alto, sicuramente per essere più stabile possibile, anche se il tacco era abbastanza a spillo, alle mani aveva due guanti neri imbottiti sulle nocche, la donna non mi considerava, andò avanti nel suo riscaldamento imperterrita, notavo che aveva un’alzata della gamba incredibile, sovrastava sicuramente la mia testa di dieci centimetri, ero spaventato da tanta agilità, pensavo di trovare la classica casalinga sadica che voleva scaricarsi picchiando l’uomo di turn0, magari anche brutta, ed invece mi capita una figona atletica con due gambe da capogiro. Lei mi guarda fisso negli occhi e poi fece un cenno con la mano verso una telecamera, ed ecco il gong.
Si mise in guardia davanti a me, non sapevo casa fare, allora feci lo stesso, e sentii la sua voce “allora sei tu che hai osato sfidarmi, non sai cosa ti aspetta, brutto pezzo di merda, osare sfidare la mia forza ti costerà caro” cominciava male, cercò subito di colpirmi con un pugno che io schivai, ma lei velocissima mi lasciò andare un calcio in una gamba, sentii subito la potenza, stessa scena, e calcio nell’altra gamba, come mi scoprii un pugno mi colpì di striscio sulla guancia destra, ma lo doppiò subito con un altro sulla fronte, indietreggiai subito, faceva sul serio,
“sei bravo a schivare, ma sei troppo lento per me” cercava di colpirmi con dei calci in faccia, ma io li fermavo con le braccia, era eccitante vedere quelle gambe che si alzavano una dopo l’altra, all’improvviso visto che avevo le braccia alzate, mi colpì con un pugno in pancia che mi fece piegare, il calcio di destro mi arrivò in piena faccia e colpì le mani ed anche il naso, caddi a terra, cercai di coprirmi il viso e lei mi tempestò di calci al corpo, anche nella schiena di punta con cattiveria, urlai per il dolore, erano calci dati con violenza con la punta degli stivali, senza remore, si fermò “alzati merda, ti voglio in piedi” eravamo nuovamente in posizione stavo già con dolori in tutto il corpo, alzai la guardia, all’improvviso la sua gamba scattò in pieno sui miei coglioni, e come avevo previsto la protezione sugli slip non serviva a niente, il dolore era lancinante, la nausea mi saliva allo stomaco, una serie di cazzotti in testa mi rintronarono e mentre cercavo di proteggermi la faccia un altro calcio nei coglioni mi sbatté a terra, mi salì sulla testa con tutto il peso scavalcandomi, per salirmi nuovamente sullo stomaco a piedi uniti, alzo lo stivale e mi colpì con il tacco sul petto più volte “ti spacco le costole brutto merdoso” e ci stava andando vicino, scese dal mio petto ma solo per alzare la gamba destra a martello e la lasciò andare con forza sulla mia pancia, due volte, poi si allontanò nuovamente “alzati che siamo solo all’inizio” mi diede il tempo di alzarmi, ballonzolando intorno a me come un pugile, ero già abbastanza pesto, mi alzai con fatica “in guardia merda” le piaceva insultarmi “cosa sei uno schiavo, un masochista, che cazzo sei rispondi” parlai, “non sono masochista, sono un sottomesso” lei subito due calci in sequenza sulla mia gamba destra, e poi ancora due, “sei un sottomesso schifoso, ti piacerebbe leccare i miei stivali” pensando ad una tregua “si signora li leccherei volentieri” lei porse il suo stivale sinistro, e come stavo per abbassarmi mi colpì con un calcio di destro al mio fianco, mi lasciò senza fiato “non è ancora il momento di leccarmi gli stivali, ora devi solo prenderle merda di un sottomesso” e riprese a picchiarmi, cercavo di rialzarmi ma lei mi spingeva con i piedi e mi faceva ricadere, quando mi ritrovai supino mi piantò il tacco dello stivale al cento della schiena “fermo” salì sulla mia schiena ed iniziò a calpestarmi con estrema cattiveria, usando i tacchi e calciandomi i fianchi, poi si fermò con un piede sul mio collo ed uno sul culo mettendosi in posa ed alzando le mani in segno di vittoria “visto come schiaccio le merde come te, sei solo una merda con cui sporcarmi gli stivali” era sicuramente una posa per il video che giravano. Poi iniziò ad avvitare il tacco con estrema cattiveria, entrava nella carne, cambiava posizione, finalmente scese dalla mia schiena, pensavo di sanguinare, ed infatti era così,
“in piedi, anzi mettiti a quattro gambe, tanto non vali niente come sacco”, ero già a quattro gambe, la sua intenzione era quella di farmi girare per la stanza prendendomi a calci nel culo, e la mise in atto, “ecco questo lo sai fare bene, prendere calci in culo, dovresti farne una professione” ogni calcio mi spostava, aveva una forza incredibile e la sua cattiveria faceva il resto, cercavo di muovermi velocemente, ma lei mi raggiungeva, non resistetti molto, e caddi a terra, mi girai per guardare cosa faceva, lei prese la rincorsa e saltò a piedi uniti sulla mia pancia facendomi urlare, ora stavo pensando veramente alla parola di sicurezza, lei si preparava a saltare ancora, mi alzai, lei si abbassò e iniziò a prendermi a pugni nei fianchi, caddi nuovamente, e me la ritrovai addosso che mi bloccava le braccia con le sue gambe, era seduta sul mio petto, i pugni mi arrivavano in faccia, picchiava con entrambe le mani, stavo per urlare la parola, picchiava con entrambe le mani, il gong mi salvò, lei smise, si rialzò e mi porse il suo stivale “ora puoi leccare schiavo di merda, se ce la fai ancora” leccai la punta, la suola il tacco, “basta, altrimenti ti viene duro” e si staccò da me, non mi degnò di uno sguardo se ne andò sculettando felice, sulla porta “arrivederci schiavo”. Pensavo solo ai soldi, non riuscivo ad alzarmi, entrò la segretaria, avrei leccato volentieri le sue scarpe,”quando ce la fa può tornare in bagno a rivestirsi” ed anche lei se ne andò,
allo specchio del bagno controllai gli effetti del pestaggio, la mia faccia era gonfia, ed un occhio stava diventando blu, ero tutto rosso nel corpo, con i segni dei suoi tacchi, il culo poi era devastato, ed avevo delle righe sulla schiena che mostravano sangue, anche il mio naso era gonfio e tumefatto, sulla pancia invece avevo due strisce rosse con l’asportazione della pelle, mi facevano male le gambe per i numerosi calci che avevano preso.
Mi presentai dalla segretaria claudicante, lei con noncuranza senza neanche guardarmi in viso mi diede una busta “il numero di cellulare è stato memorizzato, se abbiamo ancora bisogno di lei la chiamiamo, buongiorno”.
Ero in strada finalmente avevo i miei soldi non aprii la busta fino a casa, c’erano tutti 1500 dollari sudati fino all’ultimo cent, la sorpresa era un bigliettino rosso con una scritta:: “sono la tua massacratrice, se vuoi servirmi da sottomesso questo è il numero che devi chiamare, pensaci bene merda”.
Rimasi inebetito, quella donna era una sorpresa, mi voleva ancora, e probabilmente a casa sua, ma ora dovevo riprendermi, mi stesi sul letto e mi addormentai tutto dolorante.

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amosolodonne
00lunedì 20 maggio 2013 06:49
Bellissimo racconto... Complimenti. C'è un continuo?
Navpanax
00lunedì 20 maggio 2013 23:52
alèèèèèèè
sempre megòio complimenti [SM=x829800] [SM=x829800]
Sara.61
00martedì 21 maggio 2013 18:00
Seconda parte
Erano passate due settimane, ed i soldi finiti, avevo ancora 50 dollari, caricai il cellulare e chiamai il numero del bigliettino rosso “si” era lei ero sicuro “sono quello dell’incontro signora” silenzio “ti sei deciso finalmente, ormai non ti aspettavo più, comunque se mi hai telefonato vuol dire che sei disposto a servirmi, vieni questa sera alle otto” e mi diede l’indirizzo, Abitava a Sutton Place, un quartiere elegante. Alle otto ero lì, il portiere si fece dare il nome e chiamò da un interfono, poi mi accompagnò all’ascensore “ultimo piano numero 2”, era tutto molto lussuoso, l’atrio all’uscita dell’ascensore era enorme la porta numero 2 era un portone, poteva passarci una macchina, suonai il campanello ed attesi più di due minuti, ascoltai il rumore dei tacchi che si avvicinavano, doveva essere un pavimento di legno, e quando aprì ebbi la conferma, vidi il suo viso per la prima volta, era bellissima, anche se dura nei lineamenti, era vestita con una gonna blu sopra il ginocchio, senza calze, una camicetta gialla, e due scarpe di vernice nera con un tacco altissimo quasi spropositato, “buonnngioorno signora, anziiii bbbuonaseera” riuscii a balbettare, “si, si, vieni avanti” entrai in un salone enorme arredato elegantemente con mobili antichi e moderni, il pavimento era in legno di ulivo, bellissimo, “allora, ti dico subito che mi servi come maggiordomo schiavo, ho licenziato la donna di servizio dopo la tua telefonata, devi occuparti di tutto, e soprattutto di me, comunque pulizie, pranzo cena, insomma tutto, sarai il mio schiavo, vivrai qui, e sarai pagato 2000 dollari al mese, così quando mi avrai stufata ti rimarranno dei soldi, tanto è quello che ti serve no?” non mi lasciava tempo “devi meritare la paga però, sai cosa voglio dire vero?” avevo risolto i miei problemi, e potevo servire una padrona, ma sapevo che il rovescio della medaglia era il suo sadismo, ne ero cosciente, non attese risposte, “adesso ti faccio vedere la tua stanza, vieni schiavo” le piaceva pronunciare la parole schiavo, mi condusse in una stanza, molto grande e bella con un letto enorme, ed un bagno, sul letto c’erano dei vestiti, ma non ci feci subito caso, “lavati e vestiti con quello che trovi sul letto, poi vieni di là” e se ne andò con il suo rumore dei tacchi, il pavimento era identico in tutto l’attico, doveva costare una fortuna. Feci una doccia, c’era d tutto nel bagno, addirittura lo spazzolino ancora incartato, mi vestii con quello che trovai sul letto, giacca e pantaloni neri, una maglietta bianca, calze bianche, e delle scarpe di tela nere, ero pronto per tornare da lei.
“Signora” la chiamai, arrivò subito, “vieni schiavo ti mostro la casa”, dal salone si aprivano più porte,una dava su di un corridoio, c’erano tre stanze da letto enormi, la più grande era la sua, tutte con bagno annesso, tornati nel salone aprìì in sequenza le altre tre porte, una dava sulla cucina, attrezzatissima e grande, una era la sua palestra che non aveva nulla da invidiare a palestre professionali, c’era di tutto macchina attrezzata, panca pesi, cyclette, pedana per camminare, ed un sacco da allenamento appeso al soffitto, una porta dava su un bagno enorme, l’ultima porta apriva la lavanderia stireria. “bene hai visto tutto, questo sarà il tuo luogo di lavoro, ora io esco, sul mobiletto rosso del salone ci sono dei soldi e le chiavi di casa, esci e vai a comprare dai cinesi all’angolo tre porzioni di pollo alle mandorle, li preparerai caldi per le dieci quando sarò di ritorno, dammi i tuoi documenti, non farai niente, ma preferisco controllarti schiavo.” Chiuse la discussione e se ne andò.
Navpanax
00martedì 21 maggio 2013 22:20
ops
era un sempre meglio :D
Sara.61
00mercoledì 22 maggio 2013 12:33
Terza parte
Iniziava una nuova vita, una vita da schiavo, quella donna era stranissima, bella, piena di soldi, e sadica, voleva un uomo da schiacciare per il suo divertimento, ma i soldi erano il mio pensiero, e con 2000 dollari al mese, dovevo far durare il più possibile la mia permanenza, sempre che lei mi facesse durare, perché quello che mi aspettava erano tutt’altro che rose e fiori.
Rientrò puntuale alle dieci, sentii la porta o meglio il portone che si apriva “ciao schiavo, hai preparato la cena alla tua padrona” la sua voce era quasi dolce, “si signora, se vuole accomodarsi” si sedette al tavolo imbandito, avevo trovato del vino e speravo lo gradisse, naturalmente avevo apparecchiato solo per lei, infatti come prevedevo era quello che si aspettava, io stavo li in piedi ad attendere i suoi ordini “è abbastanza buono, si, versami del vino” mangiava lentamente “toglimi le scarpe” mi abbassai e con dolcezza gli tolsi le bellissime scarpe, “massaggiami i piedi” era bello accarezzare quei suoi splendidi piedi, che sapevo essere crudeli all’estremo, quando li usava con il suo sadismo, aveva le unghie laccate di rosso, le dita affusolate un anellino al dito medio del piede sinistro, e una cavigliera sottilissima in oro alla caviglia destra, “basta, vai a riporre le scarpe nel bagno grande, domani le pulirai bene, poi vai in camera mia, apri l’armadio rosa, e scegli le scarpe per stasera”.
Feci tutto, quando aprii l’armadio rosa che aveva tre ante, mi trovai davanti ad una collezione di scarpe, sandali, decoltè, zoccole, stivali, un negozio, c’erano anche gli stivali rossi e neri che mi avevano devastato nell’incontro avuto con lei,tutte con tacchi altissimi e tutte che sembravano uscite dalla fabbrica, non sapevo cosa scegliere, anche perché ero sicuro che sarebbero state usate su di me, optai per dei sandali neri molto semplici e deliziosi, con un tacco sottile, pensai forse meno dolorosi. “ecco signora, vanno bene questi?” lei si girò “immaginavo che sceglievi dei sandali, hai paura dei miei calci eh schiavo, non pensare di stare meglio, comunque vanno bene, mettimeli svelto” le infilai i sandali allacciandoli con delicatezza, “penultimo buco, altrimenti stringono troppo” finì la sua cena “hai fame schiavo?” avevo fame “si signora” lei rise “bene mettiti a quattro zampe che ti faccio mangiare da cane quale sei” prese dei pezzi di pollo avanzati e li mise nel suo piatto, poi prese il piatto e lo appoggiò a terra, “mangia schiavo, e guai se usi le mani, sei il mio cane no” era umiliante, ma mangiai, lei mi guardava, “hai sete cane” bevve un sorso di vino, e mi prese per il mento, aprii la bocca e lei me lo sputò sporcandomi tutta la faccia, “ne vuoi ancora” questa volta me lo fece colare in bocca permettendomi di bere da lei, “ora rimetti tutto a posto, io mi guardo un po’ di televisione, quando hai finito, impara a metterti a tappeto sotto i miei piedi, quello sarà sempre il modo in cui dovrai stare per attendere i miei ordini, intanto toglimi la gonna” eseguii in fretta lei rimase in perizoma e camicetta, era splendida ed eccitante, io riordinai tutto ed accesi anche la lavastoviglie, e poi la raggiunsi stendendomi a pancia in su, lei alzò le gambe per poi appoggiare i suoi tacchi sulla mia pancia, iniziò a spingere con i tacchi, facendomeli sentire bene, poi capii che dovevo prendere in bocca il tacco sinistro, con la suola del piede destro stava esplorando il mio uccello, che era già in tiro “ah bene sento che l’arnese è sostanzioso” spinse più forte, con cattiveria, e poi rimase così distraendosi con la televisione, ero abbastanza in paradiso, tolse il tacco dalla mia bocca, “vai a prendermi un cognac” accompagnò l’ordine con un calcetto sulla guancia, fui veloce a tornare “in cucina ho le sigarette portamene una” ubbidii velocemente, le accesi la sigaretta, lei mi porse il bicchiere “tieni in mano il bicchiere, e mettiti in ginocchio, con l’altra mano devi fare da posacenere, e stai fermo, quando fumo devi sempre farmi da posacenere capito schiavo” la posizione era umiliante ed accattivante, lei fumava sbatteva la cenere nella mano, ed ogni tanto sorseggiava il suo cognac, arrivata alla fine della sigaretta, mi sputò sulla mano, e vi spense la sigaretta, la saliva attutì la bruciatura, “vai a buttare in bagno e lavati”.
Era stanca, mi diede gli ordini per il mattino dopo “mi sveglierai alle nove, con caffè bollente, in camera tua c’è un interfono, se lo senti suonare devi correre da me immediatamente, ora te ne puoi andare e si alzò” ma prima che io mi muovessi mi tirò una sberla violentissima, “eh, scusa non ti avevo ancora picchiato, e la giornata non può passare senza neanche qualche carezza” così dicendo mi spinse indietro e mi calciò con il tacco sulla coscia, “girati schiavo” ricevetti due calci in culo con il tacco acuminato dei sandaletti, “ok ti va bene che sono stanca, vattene coglione”.
tazzo87
00giovedì 23 maggio 2013 01:31
veramente interessante.......non vedo l'ora di leggere il resto...!!!
Sara.61
00venerdì 24 maggio 2013 16:01
Quarta parte
La situazione era sicuramente intrigante, quella donna mi eccitava da morire, la sua dominazione su di me era completa. Con il mio dolore acuto al culo per i calci ricevuti me ne andai a letto, ma non riuscivo a dormire mille pensieri mi frullavano in testa, pensavo a cosa mi aspettava al servizio di quella donna, ma poi pensavo che finalmente avevo uno stipendio, dovevo far durare il tutto il più a lungo possibile. Mi venne sete, così andai in cucina, sulla sedia c’era la sua borsa, la mia curiosità mi impose di guardarci dentro, c’erano numerose carte di credito tutte intestate a Gabriela Fuentes, il passaporto diceva nata a New york il 5/10/72, aveva quarant’anni, sicuramente ne dimostrava di meno, c’erano duemila dollari, non toccai nulla e rimisi tutto a posto, notai un portadocumenti rosso, lo aprii, c’erano ter fotografie, in una lei aveva la maschera di quando avevamo avuto l’incontro, era vestita di pelle nera, oppure lattex, non si capiva bene, ed aveva il piede appoggiato a quello che sembrava un culo, ma la foto era tagliata, nelle altre due era assieme ad un'altra donna bella come lei avevano entrambe una maschera che gli copriva il viso, ed erano in abito da sera. Comuque rimisi tutto nel modo che avevo trovato e prima di andare a dormire mi misi a pulire le scarpe che si era tolta, le lucidai bene e lavai la suola sotto l’acqua corrente, in previsione di posarci la mia lingua sopra.
Alle otto ero in piedi, il caffè lo feci due volte per essere sicuro che fosse caldissimo, bussai piano alla sua porta, ma non ci fu risposta, allora entrai, dormiva nuda scoperta solo con il perizoma giallo, in quella casa la temperatura era super controllata, era supina il suo culo mi parlava, le andai vicino “Signora il suo caffè” si mosse, sembrava una gatta che si stiracchiava, non mi degnò neanche di uno sguardo, prese la tazzina che gli porgevo, “buongiorno Signora” lei niente, finì il suo caffè, “bravo schiavo, ora preparami due fette di pane tostato con la marmellata di ciliegie, la trovi nel frigorifero, e poi torna qui che devi farmi da tappeto in bagno”, quando tornai era ancora a letto, io andai subito nel suo bagno, “a pancia in su signora?” chiesi per non sbagliare, “no voglio appoggiare i miei piedi sulla tua schiena, ricordati che sarà così tutte le mattine che vieni svegliarmi” ero pronto, lei arrivò e salì a piedi nudi sulla mia schiena si muoveva come se non ci fossi, si lavò i denti lungamente, per un attimo alzai la testa, ma un colpo di tallone me la fece sbattere dolorosamente sul pavimento “sei un tappeto non ti devi muovere”, scese “prendimi le zoccolette blu, sono nell’armadio giallo”, e nell’armadio giallo di zoccolette ce n’erano almeno una decina di paia, di tutti colori, tutte rigorosamente in legno, e con dei tacchi più o meno a spillo, quelle blù non erano tra le più alte.
“infilamele, muoviti” lo feci con delicatezza, le sue gambe sembrarono subito ancora più lunghe “allora al mattino se non hai altri ordini, metto sempre le zoccolette, capito” mi porse il piede destro davanti alla mia bocca “bacia” baciai, le mi diede l’altro piede, ed io lo baciai “ora schiavo mi faccio una doccia stai pronto con accappatoio ed asciugamani.
Fu una doccia lunghissima, io li fermo ad aspettare, quando uscì il vapore aveva invaso tutto il bagno “asciugami prima i piedi” era bello toccare quelle estremità così dolci e così crudeli, “mettimi le zoccole” me le fece baciare nuovamente, ridendo divertita, mi prese dalla spalla l’accapatoio, lo indossò e usò l’asciugamani per i suoi capelli. “schiavo vai aprendermi un perizoma nero, in camera mia secondo cassetto del mobile basso”, avete presente centinaia di perizomi di tutti i colori, tornai e lei si infilò con sensualità quelle minuscole mutandine. “bene ora mettiti carponi che devi pirtarmi in cucina”, si tolse l’accapatoio ed io sentii il suo contatto sulla mia schiena, mi appoggiò i piedi sul culo per non toccare terra “muoviti, sei passato da tappeto a cavallo” non pesava molto, ma il tragitto fu alquanto doloroso, lei si era attaccata ai miei capelli, e mi spronava “dai cavallino, non sarai mica stanco”, arrivammo in cucina, lei scese e mi colpi con un doloroso calcio in un fianco. “stai lì fermo in ginocchio, io mangio” si sedette al tavolo ed attaccò le fette con la marmellata “prendimi un succo” partii subito, ma lei mi prese per un orecchio “che fai, mica ti ho detto di alzarti, dei muoverti in ginocchio” e così feci “vedi adesso devo punirti” mi prese per i capelli, e con l’altra mano iniziò una sessione di sberle che mi arrossarono tutto il viso. “schiavo devi stare attento, lo sai che per me ogni occasione e valida per picchiarti” mi diede un pugno in pancia, che mi fece piegare.
Mi lasciò li in cucina in ginocchio, lei se ne andò, e tornò dopo una mezz’ora vestita come una donna normale, aveva anche un paio di scarpe basse, “io vado in ufficio, tu pulisci bene casa, non uscire, torno stasera dopo cena”, non disse altro, prese la sua borsa e se ne andò.
I giorni passavano lentamente, lei non c’era quasi mai, i momenti che dovevo stare molto attento erano al mattino, ogni scusa era buona per picchiarmi, cenava a casa raramente, la sua vita era comunque dedicata ad una fondazione di cui era segretaria del presidente ed anche finanziatrice, avevano anche un ospedale, e scoprii che lei era laureata in medicina anche se non aveva mai esercitato.
Aveva due vite una normalissima e anche socialmente impegnata, ed una da sadica perversa.
Un mattino prima di uscire “schiavo questa sera alle nove riceviamo ospiti, due mie amiche carissime, fatti una doccia per bene e sii curato, naturalmente per te non cambia niente, sei il mio schiavo, e lo sarai anche davanti alle mie amiche” chiuse la porta e se ne andò.
Navpanax
00sabato 25 maggio 2013 14:56
Peccato sia andata a lavorare con scarpe basse [SM=x829785] [SM=x829785] [SM=x829785] questo era il vero mess [SM=x829778] [SM=x829778] [SM=x829778]
Sara.61
00lunedì 27 maggio 2013 16:00
Quinta parte
Quella sera Gabriela era eccitata ed euforica, controllò come ero vestito e come profumavo “si, puoi andare bene, devi farmi fare bella figura schiavo, mi raccomando” era dal giorno prima che non subivo percosse, e la cosa mi sembrava strana, comunque arrivarono le sue amiche. “Stai in cucina fino a quando non ti chiamo”, lei vestita con un paio di leggins bianchi, che facevano risaltare tutte le sue forme , ed un maglioncino rosa che gli arrivava all’ombellico, completava l’abbigliamento con un paio di decolletè nere in pelle lucida, tacco da paura, faceva un gran effetto, “ciao Gabriela, sei sempre bellissima brutta stronza” lei sorridente la baciò in bocca, “anche tu Wendy sei sempre uno schianto, e Judy non è con te?” la Wendy non era proprio uno schianto, anche se non era certo brutta, un po’ grassoccia e piccola, ma con i tacchi che aveva mascherava abbastanza, non era però grassa, era soda e anche atletica, giacca e gonna blu sopra il ginocchio, niente calze, una camicetta bianca, ed una borsa anch’essa blu completavano tutto il suo abbigliamento, il viso comunque era simpatico e affabile “Judy sta’ parcheggiando” e Judy arrivò subito, bella visione era la donna in maschera che avevo visto nelle foto, con l’abito da sera, l’avevo riconosciuta subito, alta come Gabriela, con un viso dolce e bellissimo, un cassetto biondo platino, minigonna in pelle molto corta due gambe da capogiro, senza calze, ed anche lei un paio di scarpe che farebbero impazzire il più classico dei feticisti, quindi anche me. “ciao Gabriela” anche loro si baciarono in bocca “e troppo tempo che non ci vediamo ragazze, sono proprio felice che siate venute” e si accomodarono sul divano, si liberarono delle giacche e delle borse, e quel trio di gnocche sedute con le gambe accavallate iniziarono a chiacchierare con tranquillità, “allora Gabriela il tuo maggiordomo schiavo c’è o non c’è, vuoi farcelo vedere?” disse Wendy, Gabriela ridendo “Tranquilla ora lo chiamo, gli faccio fare l’entrata da protagonista, vieni pure schiavo” arrivai in un baleno davanti a loro, gli occhi bassi e silenzioso, “saluta le mie amiche come ti ho detto” subito in ginocchio mi avvicinai e baciai le scarpe di entrambe, senza toccare la carne, rimasi lì fermo con la testa bassa in attesa, “questo è Nicolas, il mio schiavo personale, come vi ho detto al telefono l’ho pescato al club, e non l’ho più fatto chiamare da loro, ero stufa dei barboni che mi proponevano, deboli e affamati, non riuscivo a divertirmi, quando ho trovato questo me lo sono preso, a 2000 dollari al mese” Wendy “accidenti bell’esemplare, anch’io sono stufa del club, pensa che l’ultima volta, il tipo dopo due sberle ha usato la parola d’ordine, me ne hanno mandato un altro, e dopo una serie di calci in culo era morto per terra e non parlava, con quello che costa un incontro, mi sono lamentata pesantemente, ora mi hanno dato un bonus, ma non hanno ancora chiamato”. Judy mi guardava fissa “hai avuto una bella fortuna Gabriela, mi sembra forte e resistente”, lei con convinzione “ti assicura che sa incassare bene, e non cerca quasi di scappare”. Il loro dialogo continuava con le esperienze del club, erano donne che sfogavano i loro istinti sadici, pagando, a scapito di poveracci come me. Gabriela offrì loro delle sigarette, ed io sapevo già cosa fare, in ginocchio a bocca aperta ero il loro posacenere Wendy stupita “che figo, lo hai addestrato bene eh?” tutte e tre approfittavano della mia bocca a turno e Gabriella detta va i tempi per farmi ingoiare. Poi Judy guardandomi con insistenza “me lo fai vedere nudo il tuo schiavo per favore” cazzo ora si faceva interessante “spogliati nudo, veloce togliti tutto” mi guardavano in silenzio Judy che era la più interessata, “faglielo venire duro” Gabriela si alzò mi venne davanti ed iniziò con la scarpa a giocare con il mio uccello e le mie palle, non ci misi molto Wendy si avvicinò “accidenti che velocità, ed ha anche un discreto arnese, anche Judy approvava, “lo hai già provato?” Gabriela rise “lo sai che ho fatto voto di castità, e voi siete qui stasera, perché oggi finisce il mio voto, vi ho invitate alla festa” e giù a ridere.
Io li nudo in piedi, e loro che parlottavano tranquillamente, “allora Wendy come va il tuo lavoro di professoressa, niente da raccontare?” “be, qualcosa ho da raccontare, ho un allievo che mi trastulla, è giovane ma mi fa divertire, lo uso per i lavori di casa, è completamente soggiogato da me, mi adora, si butterebbe nel fuoco, è un sottomesso nato, non vede l’ora che lo chiami, pulisce tutto, pensa che trova lui la maniera di farsi punire, gli piace essere preso a calci, e naturalmente io lo accontento, eccome se lo accontento, poi mi fa i regalini, mi scrive le poesie, ma non è certo come avere uno schiavo personale come il tuo” le e altre ridevano di gusto “e tu Judy con il notaio?” Judy con estrema delusione “ma guarda, sembro io la schiava, è lui che s’inventa le situazioni, pensa che mi ha comprato una scrivania chiusa sul davanti, enorme, così lui si mette sotto i miei piedi, e gli piace ciucciarmi i tacchi mentre ricevo i clienti, io per divertirmi un po’ lo massacro con i tacchi dove mi capita, e lui deve stare zitto, devi sentire le scuse che trova poi con i clienti, quando si ritrova anche dei segni in faccia, la moglie deve essere fessa, perché a volte glielo mando a casa massacrato, ma penso che facciano ormai vite separate” quindi era una prassi per loro avere degli schiavi, mi sembrava tutto irreale.
“Va bene ragazze penso che sia il momento per liberarmi delle mie voglie, schiavo spogliami, toglimi i leggins, prima le scarpe, poi quelle me le rimetti, altrimenti mi sento troppo nuda” e giù ridere come una pazza, le tolsi piano le scarpe, quando arrivai ai leggins mi accorsi che non aveva il solito perizoma, lei si sedette sguaiatamente, “leccami schiavo, e vedi di farmi godere, sono tre mesi che aspetto questo momento” ed io leccai e come leccai, ci misi tutto il sentimento, la feci venire due volte, lei quasi mi strappava le orecchie, da quanto era infoiata, poi esausta mi spinse via in malo modo “adesso fai godere le mie amiche, spogliale” feci altrettando con le altre due donne, rimettendogli le scarpe, ed iniziai da Wendy, che non odorava proprio di buono, Gabriella mi dettava il tempo piantandomi il tacco nel culo, Wendy urlava come un’ossessa e venne quasi subito, Judy mi diede due sberle “così non ti sbagli schiavo” la leccai con gusto era profumata e fresca, ma ci mise molto a venire, il tacco di Gabriela mi devastava la chiappa destra.
“siete soddisfatte amiche mie? Sono o non sono una vera amica” le due donne erano più che soddisfatte, Gabriela sembrava contenta del mio comportamento, “bravo schiavo, ora penso che potremmo picchiarti un pochino, vero?” ci avrei giurato, mi spinsero in palestra tenendomi a quattro gambe, mi aspettavo dei calci nel culo, invece arrivai integro in palestra “Judy vuoi iniziare tu?” la donna entusiasta “non vedo l’ora” mi prese per un braccio “mettiti in guardia grande uomo”, ma non aspettò neanche un secondo e mi diede un calcio in una gamba subito e poi uno nel fianco, due sberle, perché avevo abbassato le braccia, tirai su la guardia e lei mirò ai coglioni, piegato mi beccai un pugno a martello nella schiena, che mi fece cadere, mi tempestò di calci, io pensavo solo a ripararmi, ma lei entrava nel mio corpo, poi prese di mira il culo, con un piede mi fece perdere l’equilibrio, e salì sulla schiena facendomi veramente male, e dovetti urlare “AHHHHHHHHHHH” lei divertita mi saltò sopra con i tacchi “il primo raund l’ho vinto io” e mi teneva un piede sulla faccia “lecca la suola verme schifoso, leccala bene, a te Wendy” ero stato pestato selvaggiamente sulla schiena e facevo fatica a rialzarmi “in piedi schiavo e tieni alta la guardia” i suoi calci facevano veramente male, mi colpiva alle gambe con la punta, mi abbassai e lei mi stese a terra, poi mi salì addosso, mi bloccò le braccia con le sue gambe e mi rintronò a forza di sberle, stavo per svenire vedevo nero, Gabriela mi salì sui coglioni con i tacchi come se non bastasse, alla fine un cazzotto mi fece perdere i sensi, si fermarono , ma mi ripresi subito, “fermati wendy, altrimenti finisce il divertimento, va be che è resistente, ma tu stai picchiando troppo duro, i cazzotti così è chiaro che lo stordiscono”.

amosolodonne
00lunedì 27 maggio 2013 17:32
Bellissima situazione... continua...
Navpanax
00giovedì 30 maggio 2013 19:05
[SM=x829769] [SM=x829769] [SM=x829769] Ancora Ancora Ancora [SM=x829777] [SM=x829777] [SM=x829777] [SM=x829777]
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