Gli (at)tacchi della seduzione - L’INIZIAZIONE – 2’parte -
Nel weekend successivo a quella cena a casa mia, ero fra gli ospiti nella sua casa di campagna....
Era fine settembre ed avevamo appena finito la gradevole cena…infatti Carlo, il padrone ed unico abitante della grande casa, si era sperticato non poco nell’intento di far bella figura, azzardando dei virtuosismi culinari da far invidia a mia madre…e stavamo mangiando per ultimo il gelato al tiramisù, quando, ad un certo punto, euforicamente, si propose per andare a recuperare una bottiglia di spumante datato nella sua cantinola.
Poichè durante tutta la cena poco aveva calcolato me e tantomeno i miei piedini, stavo adesso gustandomi la compagnia gradevole,che si era formata attorno alla tavola, tranquilla e rilassata… o forse sarebbe meglio dire…tracollata in modalità slow motion, dal momento che è sempre questo il meraviglioso effetto che mi fà il mangiare e bere di gusto !
E pensare che avevo accettato con difficoltà l’invito a quella serata, non fosse altro perché mi procurava disagio l’idea di incrociare gli occhi di quell’uomo che aveva sfacciatamente sbavato sui miei piedi…ma forse la verità, che inconsapevolmente negavo a me stessa, era che il disagio derivava dal fatto che quell’esperienza bizzarra, in fondo, mi era piaciuta….e come!
Da quella sera in poi, il ricordo gradevole del calore alitato sulla pelle e della morbidezza della sua lingua cocente fra le dita del mio piedino, aveva prepotentemente annullato tutta la scontatezza del sentirmi offesa…e nonostante cercassi di condurre il mio raziocinio verso un atteggiamento di rigore e severità...in realtà un turbamento lascivo cominciava ad insinuarsi nel mio cervello, e pur non volendo ammetterlo, pensavo e ripensavo, come una perpetua moviola, a quell’uomo che col suo “leccare” mi procurava, anche tempo dopo, così tanto tormento.
L'improvviso invito a seguirlo, che mi indirizzò Carlo, con un’espressione quasi divertita, come a distogliermi pubblicamente dal mio torpore, mi lasciò senza alcuna possibilità di rifiuto, quindi, mio malgrado, accettai, non senza rivolgere uno sguardo velenoso alla mia cara amica Mariella, che il giorno prima, di fronte alla mia scontata, ma per lei incomprensibile, ritrosia aveva voluto ad ogni costo che partecipassi con lei a quella cena.
Percorremmo un lungo corridoio e, con tutti i miei sistemi di allarme ben innescati, arrivammo in fondo ad una porta; durante il percorso, invece, Carlo fu molto tranquillo, direi quasi divertente e parlava…parlava indirizzandomi sguardi privi di significato…
Aperta quella porta, scendemmo una lunga scala che portava praticamente in un ambiente semibuio e umido...provai da subito un brivido di freddo, non so se di gelo o di paura ma affrontai, fintamente disinvolta, la discesa... arrivati accese una luce al neon che illuminò la stanza, dove c’erano una botte, scura ed odorosa di buon legno al centro, e una scaffalatura attorno piena di bottiglie.
Avvertì la mia paura...il disagio latente...la mia inquietudine…e come a volermi rassicurare mi prese delicatamente il braccio e mi accompagnò nel procedere, fermandomi davanti alla scansia dove, dopo aver scrutato un pò di bottiglie semi impolverate, ne scelse una , prese un bicchiere custodito e mi offrì l’assaggio di un vinello dolce e moscato..."così non avvertirai più freddo"...mi rassicurò…e mentre io accostavo il passito alle labbra, lui avanzando col viso verso il mio orecchio, mi sussurrò, con una voce molto sensuale...."hai dei bellissimi tacchi stasera...e ti assicuro, non sono da meno i tuoi piedini "...infuriata mi girai all'improvviso verso di lui e lo feci in un modo molto, troppo aggressivo, quasi rischiando di versare il vino, e gli chiesi, alzando la voce, che cosa volesse da me e a quale gioco bizzarro intendesse giocare...ma lui non si allontanò, anzi, mi sorrise e diventando ancora più dolce e languido...”adoro la donna sanguigna”...mi rispose…
Poi allungò la mano nella tasca interna della sua giacca e, recuperato il cellulare, mi confessò che ciò che voleva era solo scattare una foto: “non voglio null'altro da te sia chiaro”...mi disse...”ma per favore accontentami...non l’ho mai chiesto a nessuna prima di te…fallo come se fosse un regalo grandissimo “.
Fu così che mi pregò di lasciargli fare una foto ai miei piedini, che l’avrebbe conservata gelosamente, senza che altri la vedessero mai...ma per farla occorreva un’ultima concessione, che andassimo in una stanza adiacente più piccola e confortevole dove si sarebbe tolto i pantaloni...sia chiaro, io non sono una bigotta né lo sarò mai, ma in quel momento lo guardai veramente disgustata e feci come per correr via ...ma lui mi trattenne implorante, tranquillizzandomi che in realtà non era nulla di grave e compromettente per me...che gli dovevo credere ed aver solo fiducia...
Come da capacità performativa in uso solo alla razza femminile …in pochissimi secondi feci due o tre conti...se avesse voluto aggredirmi o mettermi le mani addosso avrebbe dovuto farlo già da un bel pò…ricordai la rassicurante presenza degli amici in quella casa…considerai l’ indiscusso principio che ciò che mi spinge in assoluto nella vita è una grandissima curiosità verso il mondo...e per ultimo, ma non meno importante, che io ero attratta fortemente da lui…dal suo strano modo di amare la donna….dalla sua capacità di farmi sentire dominante ed insieme pronta alla rivelazione….e così decisi, per tutte queste ragioni, di dirgli di sì e di farla come desiderava lui la foto...
Un piedino poggiato sulla sua gamba…poi sul suo torace e l’invito struggente a “passeggiare” sul suo corpo vibrante, fu tutto ciò che servì, da quella sera in poi, per volare verso i confini dell’essere e del diventare.
E’ stato così che il mio Slave, alla pari di un mentore, mi ha iniziata alla pratica del trempling, e fra varie altre cose che vi racconterò, alla consuetudine di scattare foto ai miei piedi in tutte le scarpine che mi regala.
Adesso come adesso, se in giro tante persone si vantano di possedere una biblioteca voluminosa e ricca di libri preziosi…noi ci gloriamo di aver uno scaffale grandissimo, contenente una considerevole quantità di scarpe e foto dei miei piedi, alle quali diamo l’identico ed inestimabile valore.
Ecco la foto che lui scattò quella sera, a testimonianza della mia incredibile iniziazione…