Sara.61
00venerdì 15 giugno 2012 18:11
Magda
Erano ormai otto mesi che lavoravo alla Xenon società di servizi nell’ambito della distribuzione di abbigliamento in ambito sia Europeo che Mondiale, con sede a Milano, ero stato assunto per la mia esperienza nel settore abbigliamento casual su primarie aziende del settore, e poi perché parlavo correttamente inglese francese e tedesco, non avevo avuto problemi ad integrarmi, e lavoravo con estrema tranquillità, e poi ero appagato anche dal punto di vista della mia sessualità, potevo fantasticare come volevo, c’erano diverse colleghe che illuminavano mia vista e la mia predilezione per tacchi alti e gambe scoperte. La mia indole di feticista, schiavo, sottomesso e più, era appagata perlomeno visivamente.
In più c’era il boss, una donna, bellissima donna, trentotto anni, alta un metro e settantacinque nera corvino capelli corti, nubile in carriera, due gambe da velina, il culo me lo immaginavo, sempre in tacchi vertiginosi e calze chiare, gonne sopra il ginocchio, molto sexy, e poi potrei andare avanti.
In otto mesi mi aveva cagato due volte, io invece me la rimiravo appena potevo e quando si sedeva e accavallava le gambe ero sempre in tiro, comunque dicevo, la prima appena arrivato, perché le sono stato presentato dal mio capo, e la seconda in occasione della riunione di bilancio, dove è riuscita anche a storpiare il mio nome “ ah bene, c’è anche lei Marrani” la corressi “ si dottoressa, ma sono Mariani” lei con sufficienza “chiedo scusa Mariani, si accomodi” per tutta la riunione, non mi ha rivolto la parola, dopo il mio intervento, come se non avessi neanche parlato “bene passiamo al viaggio in Tunisia”, c’era da organizzare un viaggio per vedere un’azienda italiana che aveva deciso di aprire una unità a Tunisi, io ero un candidato a partecipare, infatti feci parte della squadra, c’erano con me, il mio capo, Edoardo, la sua segretaria Silvia, il boss Magda e la sua assistente personale la Sig.ra Martina, che il mese successivo sarebbe andata in pensione.
Non mi soffermerò sulla parte di lavoro del viaggio, ma solamente sulla serata in Hotel, dove il boss si accorse che esistevo, dopo cena mentre si beveva il caffè al bar mi parlò “allora Mariani come si trova alla Xenon, ormai sono otto mesi che è con noi,” ero stupito che si ricordasse il tempo della mia permanenza “mi trovo bene dottoressa, e la ringrazio per avermi preso in questa missione” lei rise “meriti suoi, la stò tenendo d’occhio e mi piace molto quello che stò vedendo, un ottimo collaboratore” non volevo sembrare lecchino, quindi non dissi nulla, lei era seduta sullo sgabello del bar, e metteva in mostra le sue belle gambe, ai piedi un paio di scarpe in nappa grigie con un bel tacco fine, era sicuramente un bel vedere, ed io guardavo eccome se la guardavo, arrivò Edoardo il mio capo, che si scopava la sua segretaria Silvia, e naturalmente lo sapevano tutti, “ Magda me ne vado a letto, ciao domattina sveglia alle sei, buonanotte, buonanotte Mariani” dopo di lui ci salutò Silvia, e il boss sorrideva beffarda, arrivò anche la Sig,ra Martina che aveva avuto una lunga telefonata con qualcuno di famiglia, “Magda me ne vado a letto, se hai bisogno dimmi” il boss gentilmente “vai Magda, vai tranquilla, vediamo tutto domani”, a parte Martina il boss trattava tutti come merde, rimanemmo soli al bar, ed erano solo le dieci, aspettai che fosse lei a parlare “Mariani vuole andare a letto anche lei?” risposi velocemente “non ci penso neanche, chi riesce a dormire alle dieci” la vidi soddisfatta, “allora mi tenga compagnia, prima di tutto ci diamo del tu, quindi chiamami Magda per adesso, e tu ti chiami?” mi sembrava che sapeva anche il mio nome “Marco”, “bene Marco vediamo se ti riesce di divertirmi”. Non avevo la più pallida idea di come potevo divertirla, ma me ne accorsi in fretta, ci sedemmo nel parco su di una panchina, la luce era fioca, lei sedendosi scoprì le gambe in maniera alquanto esagerata, e mi guardava con un sogghigno “caro Marco, io sono sicura che ti piacerebbe prendere i miei tacchi in bocca” rimasi di merda, lei continuò “è da un po che ti curo, vedo come mi guardi ma soprattutto come guardi le mie gambe, le mie scarpe, non negare, sei un sottomesso vero?” ero allibito di come mi aveva letto dentro, e non potevo negare “be si, mi piaci tantissimo, mi piacerebbe servirti” lei sorrise allegramente, “non ti preoccupare hai trovato tutto il pane possibile per i tuoi denti” e rideva un po sguaiatamente. “allora me li ciucci i tacchi oppure no?” non stava scherzando “ ma qua ci vedono sono in imbarazzo” lei perentoria “hei coglione, se vuoi servirmi, se vuoi che io sia la tua padrona, fai quello che ti dico, altrimenti vai a dormire, non mi servono adulatori cretini” non avevo scelta, mi guardai intorno, e mi accovacciai davanti a lei, mi porse subito un tacco sporco di polvere “lecca, puliscilo dalla polvere” poi mi porse l’altro, in bocca avevo della sabbia, lei se ne accorse “inghiotti non sputare” leccati i tacchi si alzò di scatto “ dai andiamo a fare due passi”, le camminavo vicino in silenzio, lei si accese una sigaretta, “sai Marco, penso di avere un lavoro nuovo per te, Martina va in pensione, ed io ho bisogno di un assistente personale, la presidenza mi ha dato carta bianca, basta che scelgo in azienda, sto pensando a te” non parlavo, “cosa dici?” un po impacciato “non so se sono all’altezza “ e lei “magari sei alla bassezza, l’importante è che mi soddisfi nei miei desideri, nelle mie voglie, insomma hai capito, io voglio uno schiavo personale” la cosa mi intrigava non poco, però non conoscevo i limiti che avrei dovuto superare, quella donna aveva qualcosa di perverso, ed ero sicuro che voleva metterlo in atto con me.
“fermati, mettiti in ginocchio, “ lei si tirò su la gonna che era un po stretta, facendomi vedere le gambe fino al culo, io guardavo in estasi, e lei mi premette la suola della scarpa sulla faccia, “leccala” era veramente sporca di sabbia e polvere, il sentiero era sabbioso, ma io leccavo, stavo perdendo l’equilibrio e mi attaccai alla sua caviglia un urlo “non toccare merda” e mi mollò un calcio nel torace, senza pietà mi fece urlare dal dolore “ non toccare se non te lo dico io capito?” cominciavo a capire con chi avevo a che fare, “dai rientriamo, ho voglia di un buon bicchiere di porto” lei si sistemò nei divanetti sotto un porticato davanti al bar, ed io andai procurarmi due bicchieri di porto, “va bene rosso, si?” “si rosso va bene, scusa fai vedere il tuo bicchiere” stupito gli mostrai il mio bicchiere, e lei ci sputò dentro, “così è più buono, con la saliva della tua padrona” non feci una piega e iniziai a bermi il porto, lei rideva soddisfatta, “senti schiavo, mettiti in piedi davanti a me, e reggimi le gambe sono stanche” gli reggevo le gambe tenendole per le caviglie, “tienile più in alto, che scorre il sangue” obbedivo sistematicamente, “puliscimi le scarpe dalla polvere” presi il mio fazzoletto e le pulii meticolosamente, “bravo, adesso andiamo a dormire” ci avviammo verso le camere, lei mi prese sottobraccio, arrivati all’ascensore mentre aspettavamo mi piantò il tacco su di una scarpa e avvitava per farmi male, mentre mi guardava negli occhi, senza dire una parola, meno male che arrivò l’ascensore, ma appena infilati dentro mi prese per le palle, strizzandomele ben bene, mi faceva stare piegato in due “ti piacerebbe usarlo stasera?” altro che se mi sarebbe piaciuto, risposi come pensavo che lei avrebbe gradito “si padrona, se tu lo vuoi”.

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merco87
00mercoledì 20 giugno 2012 19:12
Davvero bello.. c'è una seconda perte? :)
Sara.61
00mercoledì 20 giugno 2012 21:18
Seconda parte
Arrivati davanti alla porta della sua camera mi passò la card per aprire, mentre aprivo mi allungò un gran calcio nel culo per farmi entrare, e poi all’interno continuò a colpirmi, mentre si toglieva la gonna, calci in continuazione, mi teneva per un braccio e mi prendeva a calci in culo, cambiava gamba, io subivo lamentandomi quando mi prendeva malamente, “spogliati nudo” lei stava facendo altrettanto, rimase solo con le mutandine e le scarpe, io completamente nudo ed in tiro, fermo davanti a lei, mi colpì con un calcio ed una sberla, poi appoggio il piede sul bracciolo del divanetto, si allargò il perizoma “leccala schiavo, leccala alla tua padrona e vedi di fare un bel lavoro” non aspettavo altro, feci un bel lavoro, ululava come un aquila, se così si può dire, comunque apprezzava, riuscì a venire anche abbastanza in fretta, era un lago, io non smettevo mi succhiavo tutto, poi mi staccò violentemente “bene sai leccare schiavo, ora scopami” ci misi tutta la mia perizia, non dovevo venire per nessun motivo anche se mi scoppiava, mi misi a pensare alle cose più incasinate che avevo, e così lei venne ancora due volte, cazzo che risultato, ero stupito di me, ma forse ero bloccato dalla tensione, lo tirai fuori che era un bastone “sei un fenomeno schiavo” era contenta, me lo prese in bocca, e se lo leccava con passione succhiandolo e mordicchiandolo, era fantastico, “come vuoi venire schiavo” non parlavo “scelgo io?” non parlavo “ ok scelgo io” se lo ingoiò tutto per cinque sei volte, poi io venni copiosamente e fu un fiume, la inondai in faccia sul collo sulle tette, “era da un po che non lo sfogavi eh?” non era vero perché mi ero fatto una sega al mattino pensando a lei.
Facemmo il viaggio di ritorno in aereo seduti vicini, per tutto il tempo mi tenne il tacco piantato sul mio collo del piede, ogni tanto mi sorrideva e pigiava più forte, per due volte mi aveva strizzato i coglioni, e secondo me i vicini di poltrona avevano visto, ci salutammo alla Malpensa, tutti notarono che mi dava del tu e mi chiamava Marco, il mio capo Edoardo abbastanza incupito riuscì a sussurarmi “ te la sei fatta eh”? non risposi più che soddisfatto.
La mia permanenza in azienda cambiò, Martina andò in pensione un mese prima, gli abbuonarono tutte le ferie, ed io fui piazzato in un ufficio tutto nuovo con la targhetta “assistente del direttore”, il mio vecchio capo rosicava come un matto, e Magda che probabilmente non lo poteva soffrire faceva di tutto per stuzzicarlo, io ero il suo schiavo, per ora solo in privato, anche se mi trattava da tale anche in pubblico, dandomi ordini perentori e continui, diciamo che in pubblico perlomeno non mi picchiava.
Io ero solo, abitavo in una mansarda in periferia, ma ormai vivevo da Magda in centro, in un attico, facevo di tutto, le pulizie il cuoco, il lavandaio tutto quello che lei ordinava, ed alla sera seduta sul divano mi faceva sdraiare a terra, ed io guardavo la televisione con i suoi tacchi piantati nel petto o dove gli capitava, ero sempre segnato a seconda di che tacchi portava, a letto se aveva voglia dovevo soddisfarla sempre prima con la bocca e poi la scopavo, era dolce solo dopo l’orgasmo, allora per un po mi baciava con passione, ero il suo trastullo, fondamentalmente però ogni tanto doveva sfogare la sua indole di picchiatrice, perché lei si eccitava a picchiare, a sottomettere, i suoi pestaggi finivano sempre con io a terra e lei che mi infilava il tacco in bocca “lecca schiavo di merda”. Ero felice, i momenti un po di tensione, erano quando decideva di picchiarmi in ufficio, una volta ricevette un tipo mentre io ero sotto la scrivania con i suoi piedi in bocca, e la cosa la eccitò mostruosamente, quando quello se ne andò mi scopò letteralmente lei.
Altri momenti delicati erano quando trovava qualche filmato su internet un po particolare, me ne fece vedere uno dove una donna infilava il tacco di uno stivale nel culo di un povero schiavo, e mi prendeva in giro, “prima o poi devo fartelo provare”, mi fece provare invece del gran ballbusting, lo aveva scoperto per caso non so più su quale sito, ma la cosa l’aveva affascinata, che divenne il suo modo di dominare, infatti da allora ho dovuto abituarmi a prendere calci in tutte le posizioni, e le sue minacce erano soprattutto in quel senso “vedi di non farmi incazzare perché ti do un calcio nelle palle” e non ci metteva molto ad eseguirlo, i calci li sopportavo, ma nelle palle no. Si era messa in mente che prendermi a calci era una ginnastica perfetta per le gambe e per i glutei. Una volta mi aveva legato ad un gancio che c’era nell’antiterrazzo, probabilmente serviva per dei fiori, i miei piedi toccavano a terra con la punta, ero nudo, legò le gambe ognuna lateralmente per farmele tenere aperte, ero terrorizzato “ti prego Magda non farlo, puoi farmi male veramente” non c’era verso, “calmo si tratta di ballbusting, anche se per me è più sexy calci nelle palle dello schiavo”, era a piedi nudi in perizoma senza reggiseno con le tette al vento, “ ma come non ti viene duro” il mio pisello si stava addirittura ritirando, il primo calcio mi prese subito in pieno, una fitta atroce anche alla pancia, il secondo urlai “Whaaaaaaaaaaaaa” ma lei andava avanti dopo una decina di calci non sentivo più niente, non la vedevo più “sono andata a mettermi gli stivali, a piedi nudi mi faccio male io, inorridito “nooo, con gli stivali noo” e qui furono dolori, al terzo calcio svenni, lei non aveva cognizione picchiava a tutta forza, quando mi svegliai, aveva il mio uccello in bocca, “devo vedere se ti viene ancora duro”.
A parte le sue pazzie, stavo bene con lei, e devo ammettere che il mio stipendio era lievitato decisamente, potevo permettermi una nuova macchina, il bello ed eccitante, era quando andavamo per negozi, e lei si comprava le cose più eccitanti per soddisfare la mia voglia di vederla sempre sexy, trovammo un negozio che vendeva anche costumi da carnevale, ma non banali, fatti veramente bene, ed anche decisamente cari, vide il costume da poliziotta, e la intrigava, si trattava di un gonnellino in similpelle non corto ma cortissimo, una blusa classica da poliziotto, ma molto attillata, il cappello , ed un paio di manette, legate alla cintura, si trattava del classico poliziotto americano, con il manganello, gli stivali andammo a comprarli a parte, e ne prese un paio al ginocchio, con un tacco assassino, ed una punta diabolica, il tutto mi piaceva un sacco, fuori dal negozio “stasera proviamo il mio travestimento” si fermò di colpo “hei tu ti devi vestire da ladro” tornammo dentro, l’unico vestito da ladro, era quello della banda Bassotti, personaggi dei giornaletti di Topolino, andò bene me lo provai tra le sue risate “sei un ladro perfetto”.
Dopo cena casa, io stavo finendo di sparecchiare e lavare i piatti, lei mi arrivò già agghindata mi puntò una pistola alla testa, che non so dove l’aveva presa “fermo ladro del cazzo sei in arresto” e rideva, stava veramente bene ed era una poliziotta supersexy, “vai a prepararti, poi tu farai finta di rubare nel mobile del salone, ed io ti sorprendo con le mani nel sacco, ti arresto, ti ammanetto e ti riempio di botte, ti piace la trama” mi misi a ridere “ridi, ridi, vediamo se dopo ridi ancora, dopo aver conosciuto una vera poliziotta americana”. Feci tutto come voleva, stavo aprendo i cassetti del mobile in sala “fermo, stai rubando, alza le mani” mi girai con le mani alzate e ricevetti subito un calcio in un fianco, “non ti muovere e non parlare, stendi le mani” mi mise le manette, posò la pistola, e mi spinse a terra, mi teneva per le mani ammanettate e con il piede mi schiacciava la faccia a terra, “hai dei complici? Non vuoi parlare adesso ti faccio cantare io” dovevo stare al gioco, “in piedi ladro del cazzo, metti le mani sulla testa” ubbidii subito e mi presi un cazzotto in pancia, che mi piegò in due, doppiato da un pugno a martello in testa, “vuoi parlare?” resistevo ancora, mi prese per il collo e mi diede una ginocchiata in pancia, poi un’altra, mi spinse via, e mi arrivò un calcio nelle palle, “Whaaaaaaaaaa” caddi in ginocchio, tenendomi le palle, e lei mi prese a sberle in faccia una, due, tre sberle “allora parli?” stavo per cedere, ma si sarebbe incazzata troppo corto il gioco, “col cazzo poliziotto di merda” lei mi colpì con un calcio di punta al fianco destro “whaaaaaaaaa” e poi un altro al fianco sinistro “whaaaaaaa” faceva male, alzò la gamba a martello e me lasciò andare di tacco sulla schiena “whaaaaaaaaaaaooooooooo” dolore fortissimo, stava ripetendo l’operazione, ma riuscii ad evitarla “parlo, parlo”. Parlavo, dicevo cazzate, lei annuiva, “non importa ti ho beccato, ma se ti porto dentro ti liberano subito, quindi ti darò io una bella lezione, che non ti verrà più in mente di rubare”.
La lezione fu veramente dura, picchiava senza ritegno, sberle, pugni e calci, come gli veniva meglio, io cercavo di ripararmi, ma con le mani legate ero in difficoltà estrema, caddi a terra, e cercai di coprirmi la faccia, tenevo le gambe strette, e lei infierì sul mio culo e la mia schiena a calci, poi mi mise un tacco sullo zigomo destro “stai fermo, immobile, può essere estremamente pericoloso” non mi muovevo, lei spingeva, voleva segnarmi, infatti strisciò di lato il tacco, “whhaaa” pensavo già al segno, “brutto ladro di merda, ti basta la lezione?” speravo fosse finita “si, si sgnora poliziotto mi basta non lo farò più” lei sembrava soddisfatta “alzati merda leccami gli stivali” mi porse i suoi splendidi stivali, e finalmente potei leccarli con tranquillità, lei in piedi stava a guardare con soddisfazione porgendomi il tacco la punta “ti piace eh leccascarpe di merda, leccalo tutto anche sul fianco muoviti”poi naturalmente si stufò, e chiuse le operazioni con un calcio in faccia, dato con scena, facendo arrivare lentamente la gamba “guarda schiavo ti stà arrivando un calcio in faccia dalla tua padrona” attendevo fermo, tanto mi piaceva vederla in azione, vestita in quel modo.

[SM=x829776]
servetto70
00domenica 1 luglio 2012 01:04
...bellissimo Sara.61 la situazione è coinvolgente davvero e la mia fantasia è ricorsa spesso a situazioni simili e poi il nome del protagonista è davvero bellissimo!!! [SM=x829807]


Grazie Sara.61 [SM=x829806]
pio.M
00domenica 1 luglio 2012 15:42
continua...!!
[SM=x829778]

Sara.61
00giovedì 5 luglio 2012 20:00
Terza parte
Magda era più serena, avere Marco come schiavo sia a casa che sul lavoro appagava pienamente le sue aspettative sia di vita che sessualmente, si sentiva padrona del suo tempo, io però iniziavo ad avere dei problemi abbastanza seri, sul lavoro ero apprezzato, ma anche evitato, i miei colleghi non amavano parlare con me in quanto Magda era considerata una carrierista merdosa e arrogante, ed io il suo tirapiedi schiavetto, a lei non importava nulla anzi non voleva che parlassi con nessuno se non per cose inerenti al lavoro, relazioni sociali zero, e la cosa mi andava abbastanza stretta, l’altro serio problema, si scontrava con la mia indole, si di schiavo sottomesso, però i suoi pestaggi erano pesanti, e lasciavano segni nel mio corpo, quando esagerava, non mi eccitavo più anzi non vedevo l’ora che finisse, insomma la sua dominazione che all’inizio mi eccitava, era diventata troppo fisica e brutale, non mi dava il tempo di recuperare, ed ero dolorante un po’ dappertutto, decisi dopo molte elucubrazioni notturne di pararle, non sarebbe stato facile, ma dovevo farlo, quindi una sera prima di servirle la cena che avevo preparato, ci misi tutto il coraggio “Magda, devi scusarmi, ma devo dirti delle cose” lei distratta “che cazzo hai schiavetto?” dovevo essere deciso “non stò bene Magda, non ce la faccio più, mi stai massacrando, io sono estasiato e contento di essere il tuo schiavo, di servirti, di adorarti, anche di essere pestato da te, ma tu stai esagerando, non ce la faccio, davvero scusami” dissi tutto in un fiato, esattamente come lo volevo dire, lei si girò a guardarmi, non parlava mi guardava con sospetto poi, “cosa vuoi dire, non ti va più il nostro rapporto, hai un’altra padrona, parla chiaramente” non capiva, o non voleva capire “non c’è nessuno, solo sono pesto, non vedi che ho segni ovunque , mi fa male la schiena, mi siedo di traverso perché il mio culo è ancora gonfio, i capezzoli sono in uno stato pietoso, e tutto qui, devi darmi il tempo di recuperare, non puoi picchiarmi quasi tutti i giorni, non mi diverto più, io ti servo ugualmente” era spiazzata, ed anche arrabbiata, non poteva sopportare discorsi del genere dal suo schiavo, “va bene, ho capito, puoi andartene, stai un po’ a casa tua, poi vedremo” ecco si era incazzata e chiusa, era quello che non volevo “Magda non è questo che voglio” lei non si girava “non me ne frega un cazzo di quello che vuoi tu, togliti dai coglioni, mi hai stufata, non ho più voglia di ascoltarti, vattene, subito” tentai di parlare, mi tirò una sberla “ti ho detto di andartene”.
Tornai a casa, era da un po’ di tempo che non ci andavo, non avevo nulla nel frigo, e non avevo neanche nulla da mangiare, me ne andai in pizzeria solo con i miei pensieri, ma non ero pentito, il rapporto era diventato insostenibile, ne andava della mia persona fisicamente.
In ufficio le cose erano molto complicate, mi trattava con estrema freddezza, e mi evitava scientificamente, non mi aveva più voluto alle riunioni, e tutti lo avevano notato, pensavano hanno rotto, mi eccitava tantissimo vederla, era sexy da morire, era cattiva, dominava la scena in maniera magistrale, erano tutte le cose che mi avevano colpito di lei, erano passate tre settimane, fisicamente stavo bene, ed una mattina ero disposto a riprendere, volevo farle capire che era solo questione di tempo, “Magda, sto meglio, se vuoi io sono pronto” non mi guardava in faccia “ah, tu sei pronto, bravo allora vai a cercarti qualche puttana che ti strapazzi un po’ così oltre che pronto sei anche contento, gli dici cosa preferisci che ti faccia” era ancora incazzata “non essere arrabbiata con me, non potevo fare altrimenti, comunque io sono a tua disposizione, quando e come vuoi, avevo solo bisogno di riprendermi, null’altro” non mi rispose, me ne andai sconsolato.
Ero a letto nella mia camera, era passata un’altra settimana, la situazione non era cambiata, era già mezzanotte ma non riuscivo a dormire, pensavo a Magda, e pensavo anche di licenziarmi perché la situazione non era sostenibile, ad un tratto bussarono alla porta, strano perché c’era il campanello, e poi a quell’ora, andai ad aprire, non c’era nessuno, stavo per richiudere, quando spalancarono la porta con forza caddi a terra, e due persone mi furono addosso, in un attimo vidi una siringa sul mio braccio, cercai di divincolarmi, ma sentivo la testa pesante e svenni.

[SM=x829793]
calpestamicontacchi
00giovedì 5 luglio 2012 20:08
finalmente un racconto dove la donna e' una donna manager [SM=x829769] [SM=x829769] [SM=x829769]
zerbinopermiss
00giovedì 5 luglio 2012 21:47
WWOOOOWWWWWWWWWW strepitoso raccontoooooooooooo la Donna Manager ..........
Grazie Sara.61
Sara.61
00lunedì 9 luglio 2012 22:57
Terza parte (2)
Mi sembrava di galleggiare, il letto si muoveva ondeggiando, oppure era la mia testa che non riusciva a stare ferma, piano, piano tutto si fermò, e mi rimase solo un grande mal di testa, tambureggiante, non potevo muovermi, ero legato al mio letto, le braccia a croce alla testiera del letto, e le gambe agli angoli, in modo di essere completamente indifeso, e nudo come un verme, non sapevo quanto tempo era passato, le tapparelle erano abbassate completamente, e non ero sicuro che fosse giorno, la porta si aprì all’improvviso, una donna vestita di nero, con abiti attillati e una maschera stile passamontagna, entrò senza parlare , si rese conto che ero sveglio, mi venne vicino, è con noncuranza mi prese il mento fra le mani, mi guardò negli occhi con disprezzo, nelle sue mani comparve uno strano attrezzo, capii mentre me lo legava in faccia che si trattava di un bavaglio a palla, cercai di protestare, mi tirò un ceffone disumano sbaaaam, finì il suo lavoro, ed io non potevo più parlare, solo mugugnare, due sberle prima di scenderermi da addosso, era un bestione, e puzzava di sudore rancido, nelle sue mani comparvero delle pinze metalliche, che iniziò a mettermi ai capezzoli, facevano un male incredibile, erano legate tra loro da una catenella, i capezzoli mi andavano a fuoco, poi fu la volta del mio uccello, lo legò con una corda prendendo anche le palle alla base, e lasciò circa un metro e mezzo di corda, provò a tirare, e rise sguaiata ai miei mugugni, uscì velocemente, di nuovo la porta, e questa volta la figura vestita di nero era qualcosa di famigliare, avevo riconosciuto Magda e mi scappò un grido “accidenti Magda sei tu?” non ci fu nessuna risposta, la donna che era sicuramente Magda tutta nera, si tolse il passamontagna, ma non parlava, salì sul letto, aveva un paio di stivali con il tacco a spillo che conoscevo bene, e quel tacco mi premeva uno zigomo minacciosamente, poi tirava la catenella, strappandomi i capezzoli, prese la cordicella in mano, ed iniziò a tirare, il mio bacino la seguiva fino a che poteva, sembrava che mi staccasse le palle, Cazzo, Magda chissà cosa avrà in mente, sicuramente vuole farmi pagare il fatto di essermene andato, ed ora che volevo tornare vuole essere lei a menare le danze, non avevo neanche troppa paura, solo sicuramente sarebbe stato doloroso. Mi lasciarono li per un tempo interminabile penso tre ore più o meno, avevo bisogno di andare in bagno, e i polsi mi facevano male, i capezzoli erano bluastri, e poi mi avevano legato con delle corde di nylon sottili, e talmente tirate che mi entravano nella carne, meno male che mi aveva tolto la corda dalle palle, finalmente si aprì la porta, ed entrò Magda, vestita normalmente, come se stesse andando in ufficio, solo la gonna era molto corta, ma le sue solite calze chiare, scarpe nere tacco alto, giacca in tinta con la gonna tutto blu, camicetta bianca, vomitò di getto quello che aveva da dire, “allora merda, volevi tornare dalla tua padrona no? La tua padrona decide come farti tornare, non tu schiavo schifoso, ti sei riposato, ti sei rilassato? Bene, ora mi rilasserò io, ti ho dato una settimana di ferie, andiamo in montagna, sei contento?” stavo per rispondere “Magd…” le i in tono deciso “stai zitto non parlare non me ne frega un cazzo, tu devi stare zitto e basta, adesso la mia amica Elsa ti darà dei vestiti, e ti slegherà, tu ti vesti e chiudi tutta casa tua, ti presenti sotto, ed entri nel baule della mia macchina, senza dire una parola, capito?” feci cenno di si con la testa “bene bestia schifida, muoviti” e se ne andò facendo un rumore sinistro con i tacchi, arrivò Elsa, alta come Magda, ma ora che la vedevo bene, era probabilmente una culturista, i muscoli erano sviluppatissimi, aveva un collo enorme, su una testa piccola, con i capelli raccolti dietro la nuca, di un colore biondastro, ma con una tinta indefinita, le braccia e le gambe erano impressionanti aveva dei leggins neri, talmente stretti che i muscoli erano in vetrina, una corta gonna di jeans, ed ai piedi dei texani neri, che sembravano appena usciti da un negozio, mi slegò con modi rudi e svogliati, mi fece scendere dal letto, mi rifilò un calcio nel culo, e per la prima volta la sentii parlare, “mettiti questa tuta schiavo” quindi anche per lei ero lo schiavo, “chiudi il tuo appartamento, starai via una settimana” uscimmo, e velocizzai la discesa per le scale, perché Elsa mi prendeva a calci nella schiena, arrivato davanti al portiere c’era gente ed Elsa fece finta di nulla, mi prese sottobraccio, arrivati alla macchina, il baule del BMW era già aperto, io e d Elsa eravamo fermi, poi lei mi spinse dentro e chiuse velocemente, chissà se ci avevano visto?

[SM=g1558424]
amosolodonne
00martedì 10 luglio 2012 08:26
Nel passato anche io ho avuto un dirigente di sesso femminile, arrivista, maliziosa e cattiva, ma, purtroppo, era vecchia, grassa e brutta da morire... In ogni caso i suoi discorsi, fatti in presenza di colleghe giovani e belle, della superiorità femminile mi eccitavano lo stesso...
Sara.61
00martedì 10 luglio 2012 11:27
amosolodonne
Magda è una dirigente reale, ha un nome diverso, ma sono sicuro che è una dominatrice nata, è non è così bella come nel mio racconto, che è inventato, anche Elsa esiste ed è una culturista lesbica.

[SM=x829778]
amosolodonne
00martedì 10 luglio 2012 14:45
beh...devo dire, allora, che, a differenza dell'immaginario mascolino sub, le donne in carriera "dominatrici" sono, per la maggiore, bruttine...
zerbinopermiss
00mercoledì 11 luglio 2012 17:42
Re: amosolodonne
Sara.61, 10/07/2012 11.27:

Magda è una dirigente reale, ha un nome diverso, ma sono sicuro che è una dominatrice nata, è non è così bella come nel mio racconto, che è inventato, anche Elsa esiste ed è una culturista lesbica.

[SM=x829778]




[SM=x829768] [SM=x829768] ehm.... e dove lavorano???
grazie Sara.61 bellissima continuazione [SM=x829788]
theboogeyman0
00giovedì 12 luglio 2012 12:50

[SM=x829800] [SM=x829800] [SM=x829800]

Ancora complimenti pei i tuoi racconti.

Sara.61 [SM=g7474]

Sara.61
00martedì 17 luglio 2012 16:50
Quarta parte
Il viaggio mi sembrò lunghissimo, il baule era spazioso, e c’era il sedile centrale, quello per gli sci abbassato, così respiravo e potevo sentire le due donne parlare, ma non vedevo assolutamente la strada, le due non avevano intenzioni tanto delicate nei miei confronti, Magda era veramente arrabbiata “voleva tornare da me, il cretino, adesso è lui che decide, figurati, gli faremo un trattamento speciale, poi sarò io a decidere se può tornare, ora non è il mio schiavo, ora è il nostro prigioniero, una settimana sarà lunghissima per lui” Elsa rideva compiaciuta, “non mi aspettavo che tu avessi uno schiavo Magda, non mi avevi detto niente” lei seria “ed avrei continuato a non dirti niente, era una cosa mia, solo mia e basta” Elsa sempre ridendo “meno male che hai avuto bisogno del mio aiuto, ero stufa di avere solo schiavette ai miei piedi, avevo proprio voglia di un maschio da sottomettere” gli si avvicinò e la baciò sulla guancia, io non avevo mai capito che Magda fosse bisex, ma ormai non importava nulla, l’atteggiamento delle due non mi piaceva per niente.
Arrivammo a destinazione, era buio, fermarono la macchina su una strada ghiaiosa, sentivo il rumore delle ruote, Elsa aprì il baule “scendi prigioniero, sei arrivato a destinazione, questa sarà la tua prigione per una settimana” mi prese per un braccio e senza tanti complimenti mi tirò fuori, eravamo sicuramente in montagna, e davanti a noi uno splendido chalet in legno, scoprii che era di proprietà di Elsa, avevo freddo, ma anche loro erano poco vestite, Elsa mi spinse avanti con un calcio, “muoviti prendi le borse e le valigie” sui sedili dietro, c’erano vivande e due piccole valigie, me le caricarono addosso, e le seguii in casa, dove faceva ancora più freddo, Magda rabbrividiva “dai Elsa insegnali dove c’è la legna e fagli accendere il camino”, la casa era riscaldata da un enorme camino con un circuito ad aria calda, che si rivelò molto efficiente, se il prigioniero lo seguiva alimentandolo continuamente, “la lega è fuori, prendi quel cesto, riempilo, dopo che avrai acceso, ogni due ore devi alimentarlo, le lo lasci spegnere di trasformo la faccia a schiaffoni, usa le fascine che troverai vicino alla legna, muoviti imbranato” e mi arrivò uno schiaffone, Elsa era una donna con una forza disumana, i suoi muscoli non erano pompati, ma formati con il lavoro nella sua palestra, aveva delle cosce impressionanti, anche se devo dire molto sexy, le braccia muscolose, ed il culo sotto i pantaloni attillati sembrava di marmo. Comunque accesi il camino con alcune difficoltà, ma alla fine iniziava a sentirsi il tepore, erano le dieci di sera, mi sbatterono in cucina con ordini ben precisi su cosa volevano mangiare, mentre ero indaffarato le vedevo sul divano avvinghiate, Elsa baciava con trasporto le tette di Magda, le aveva alzato la maglietta, e gli succhiava i capezzoli, “era da un po’ che non ti facevi toccare sgualdrinella, dovevi divertirti con il tuo schiavo eh, te la facevi leccare, brutta puttanaella,” Magda era eccitata e si lasciava andare, l’altra gli sfilò i calzoni e strappò le mutande, iniziando a leccarla avidamente, si era inginocchiata ai piedi del divano, e sembrava volesse entrarle dentro, la fece venire in fretta, “brava, brava come mi lecchi tu non c’è nessuno” asciugandosi sulle sue cosce “ora tocca a te amore mio” Magda non si tirò indietro, si scambiarono di posizione, ed era Elsa in estasi, poi tutte e due sedute e soddisfatte “vieni mio bel prigioniero, stenditi qui a pancia in giù voglio un tappeto per la mia donna” Magda mi prendeva in giro “vuoi venire o no, vengo a prenderti?” mi precipitai, salirono entrambe sulla mia schiena erano scalze, e da quella posizione continuarono a baciarsi in bocca slinguandosi, Elsa era pesante, ed era difficile stare fermo, per loro era come se non ci fossi “vedi Magda, è bellissimo avere il tu schiavo come tappeto, e poi a lui piace, vero che ti piace fare il tappeto?” ed accompagno la domanda con una pestata di tallone sulla spina dorsale, “whaaaooooo” che male, “e rispondi merda, di che ti piace”non avevo alternative “si miii piace” “devi dire mi piace padrona Elsa” un altro pesone, “Whhooooaa, si mi piaaace padroooona Elsa” soddisfatta “è così che lo domini Magda?” Magda con indifferenza “si, più o meno, gliene faccio di tutti i colori, lui mi adora, o meglio mi adorava” colsi l’occasione “io ti adoro sempre mia padrona” lei scese, e mi rifilò due calci in un fianco “ti ho detto di parlare?, no, quindi taci stronzo contaballe” un altro calcio sempre nel fianco, scese anche Elsa che non voleva essere da meno, e mi lasciò andare un calcio che mi lasciò senza fiato, “ohhhhhhhhpss” erano cazzi, se Magda era sicuramente cattiva quando picchiava, Elsa non si rendeva conto di quanto faceva male.
Cenarono alle undici e mezza, ridendo e scherzando tra di loro, dovevo servirle e basta, lasciarono gli avanzi sui loro piatti,e Magda con cattiveria “se vuoi puoi mangiare i nostri avanzi, guai se tocchi qualcosa d’altro, dormirai sul divano questa notte, se ti chiamiamo devi correre, puoi usare il bagno piccolo, dove c’è il lavatoio, non scappare perché quando ti riprendo ti faccio pentire di essere nato” e dove andavo, non sapevo neanche dov’ero.


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zerbinopermiss
00martedì 17 luglio 2012 17:54
splendido seguito, complimenti Sara.61
gioiaslave
00mercoledì 18 luglio 2012 17:34
Bellissimo racconto e complimenti anche da parte mia Sara.61
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