Seconda parte
Arrivati davanti alla porta della sua camera mi passò la card per aprire, mentre aprivo mi allungò un gran calcio nel culo per farmi entrare, e poi all’interno continuò a colpirmi, mentre si toglieva la gonna, calci in continuazione, mi teneva per un braccio e mi prendeva a calci in culo, cambiava gamba, io subivo lamentandomi quando mi prendeva malamente, “spogliati nudo” lei stava facendo altrettanto, rimase solo con le mutandine e le scarpe, io completamente nudo ed in tiro, fermo davanti a lei, mi colpì con un calcio ed una sberla, poi appoggio il piede sul bracciolo del divanetto, si allargò il perizoma “leccala schiavo, leccala alla tua padrona e vedi di fare un bel lavoro” non aspettavo altro, feci un bel lavoro, ululava come un aquila, se così si può dire, comunque apprezzava, riuscì a venire anche abbastanza in fretta, era un lago, io non smettevo mi succhiavo tutto, poi mi staccò violentemente “bene sai leccare schiavo, ora scopami” ci misi tutta la mia perizia, non dovevo venire per nessun motivo anche se mi scoppiava, mi misi a pensare alle cose più incasinate che avevo, e così lei venne ancora due volte, cazzo che risultato, ero stupito di me, ma forse ero bloccato dalla tensione, lo tirai fuori che era un bastone “sei un fenomeno schiavo” era contenta, me lo prese in bocca, e se lo leccava con passione succhiandolo e mordicchiandolo, era fantastico, “come vuoi venire schiavo” non parlavo “scelgo io?” non parlavo “ ok scelgo io” se lo ingoiò tutto per cinque sei volte, poi io venni copiosamente e fu un fiume, la inondai in faccia sul collo sulle tette, “era da un po che non lo sfogavi eh?” non era vero perché mi ero fatto una sega al mattino pensando a lei.
Facemmo il viaggio di ritorno in aereo seduti vicini, per tutto il tempo mi tenne il tacco piantato sul mio collo del piede, ogni tanto mi sorrideva e pigiava più forte, per due volte mi aveva strizzato i coglioni, e secondo me i vicini di poltrona avevano visto, ci salutammo alla Malpensa, tutti notarono che mi dava del tu e mi chiamava Marco, il mio capo Edoardo abbastanza incupito riuscì a sussurarmi “ te la sei fatta eh”? non risposi più che soddisfatto.
La mia permanenza in azienda cambiò, Martina andò in pensione un mese prima, gli abbuonarono tutte le ferie, ed io fui piazzato in un ufficio tutto nuovo con la targhetta “assistente del direttore”, il mio vecchio capo rosicava come un matto, e Magda che probabilmente non lo poteva soffrire faceva di tutto per stuzzicarlo, io ero il suo schiavo, per ora solo in privato, anche se mi trattava da tale anche in pubblico, dandomi ordini perentori e continui, diciamo che in pubblico perlomeno non mi picchiava.
Io ero solo, abitavo in una mansarda in periferia, ma ormai vivevo da Magda in centro, in un attico, facevo di tutto, le pulizie il cuoco, il lavandaio tutto quello che lei ordinava, ed alla sera seduta sul divano mi faceva sdraiare a terra, ed io guardavo la televisione con i suoi tacchi piantati nel petto o dove gli capitava, ero sempre segnato a seconda di che tacchi portava, a letto se aveva voglia dovevo soddisfarla sempre prima con la bocca e poi la scopavo, era dolce solo dopo l’orgasmo, allora per un po mi baciava con passione, ero il suo trastullo, fondamentalmente però ogni tanto doveva sfogare la sua indole di picchiatrice, perché lei si eccitava a picchiare, a sottomettere, i suoi pestaggi finivano sempre con io a terra e lei che mi infilava il tacco in bocca “lecca schiavo di merda”. Ero felice, i momenti un po di tensione, erano quando decideva di picchiarmi in ufficio, una volta ricevette un tipo mentre io ero sotto la scrivania con i suoi piedi in bocca, e la cosa la eccitò mostruosamente, quando quello se ne andò mi scopò letteralmente lei.
Altri momenti delicati erano quando trovava qualche filmato su internet un po particolare, me ne fece vedere uno dove una donna infilava il tacco di uno stivale nel culo di un povero schiavo, e mi prendeva in giro, “prima o poi devo fartelo provare”, mi fece provare invece del gran ballbusting, lo aveva scoperto per caso non so più su quale sito, ma la cosa l’aveva affascinata, che divenne il suo modo di dominare, infatti da allora ho dovuto abituarmi a prendere calci in tutte le posizioni, e le sue minacce erano soprattutto in quel senso “vedi di non farmi incazzare perché ti do un calcio nelle palle” e non ci metteva molto ad eseguirlo, i calci li sopportavo, ma nelle palle no. Si era messa in mente che prendermi a calci era una ginnastica perfetta per le gambe e per i glutei. Una volta mi aveva legato ad un gancio che c’era nell’antiterrazzo, probabilmente serviva per dei fiori, i miei piedi toccavano a terra con la punta, ero nudo, legò le gambe ognuna lateralmente per farmele tenere aperte, ero terrorizzato “ti prego Magda non farlo, puoi farmi male veramente” non c’era verso, “calmo si tratta di ballbusting, anche se per me è più sexy calci nelle palle dello schiavo”, era a piedi nudi in perizoma senza reggiseno con le tette al vento, “ ma come non ti viene duro” il mio pisello si stava addirittura ritirando, il primo calcio mi prese subito in pieno, una fitta atroce anche alla pancia, il secondo urlai “Whaaaaaaaaaaaaa” ma lei andava avanti dopo una decina di calci non sentivo più niente, non la vedevo più “sono andata a mettermi gli stivali, a piedi nudi mi faccio male io, inorridito “nooo, con gli stivali noo” e qui furono dolori, al terzo calcio svenni, lei non aveva cognizione picchiava a tutta forza, quando mi svegliai, aveva il mio uccello in bocca, “devo vedere se ti viene ancora duro”.
A parte le sue pazzie, stavo bene con lei, e devo ammettere che il mio stipendio era lievitato decisamente, potevo permettermi una nuova macchina, il bello ed eccitante, era quando andavamo per negozi, e lei si comprava le cose più eccitanti per soddisfare la mia voglia di vederla sempre sexy, trovammo un negozio che vendeva anche costumi da carnevale, ma non banali, fatti veramente bene, ed anche decisamente cari, vide il costume da poliziotta, e la intrigava, si trattava di un gonnellino in similpelle non corto ma cortissimo, una blusa classica da poliziotto, ma molto attillata, il cappello , ed un paio di manette, legate alla cintura, si trattava del classico poliziotto americano, con il manganello, gli stivali andammo a comprarli a parte, e ne prese un paio al ginocchio, con un tacco assassino, ed una punta diabolica, il tutto mi piaceva un sacco, fuori dal negozio “stasera proviamo il mio travestimento” si fermò di colpo “hei tu ti devi vestire da ladro” tornammo dentro, l’unico vestito da ladro, era quello della banda Bassotti, personaggi dei giornaletti di Topolino, andò bene me lo provai tra le sue risate “sei un ladro perfetto”.
Dopo cena casa, io stavo finendo di sparecchiare e lavare i piatti, lei mi arrivò già agghindata mi puntò una pistola alla testa, che non so dove l’aveva presa “fermo ladro del cazzo sei in arresto” e rideva, stava veramente bene ed era una poliziotta supersexy, “vai a prepararti, poi tu farai finta di rubare nel mobile del salone, ed io ti sorprendo con le mani nel sacco, ti arresto, ti ammanetto e ti riempio di botte, ti piace la trama” mi misi a ridere “ridi, ridi, vediamo se dopo ridi ancora, dopo aver conosciuto una vera poliziotta americana”. Feci tutto come voleva, stavo aprendo i cassetti del mobile in sala “fermo, stai rubando, alza le mani” mi girai con le mani alzate e ricevetti subito un calcio in un fianco, “non ti muovere e non parlare, stendi le mani” mi mise le manette, posò la pistola, e mi spinse a terra, mi teneva per le mani ammanettate e con il piede mi schiacciava la faccia a terra, “hai dei complici? Non vuoi parlare adesso ti faccio cantare io” dovevo stare al gioco, “in piedi ladro del cazzo, metti le mani sulla testa” ubbidii subito e mi presi un cazzotto in pancia, che mi piegò in due, doppiato da un pugno a martello in testa, “vuoi parlare?” resistevo ancora, mi prese per il collo e mi diede una ginocchiata in pancia, poi un’altra, mi spinse via, e mi arrivò un calcio nelle palle, “Whaaaaaaaaaa” caddi in ginocchio, tenendomi le palle, e lei mi prese a sberle in faccia una, due, tre sberle “allora parli?” stavo per cedere, ma si sarebbe incazzata troppo corto il gioco, “col cazzo poliziotto di merda” lei mi colpì con un calcio di punta al fianco destro “whaaaaaaaaa” e poi un altro al fianco sinistro “whaaaaaaa” faceva male, alzò la gamba a martello e me lasciò andare di tacco sulla schiena “whaaaaaaaaaaaooooooooo” dolore fortissimo, stava ripetendo l’operazione, ma riuscii ad evitarla “parlo, parlo”. Parlavo, dicevo cazzate, lei annuiva, “non importa ti ho beccato, ma se ti porto dentro ti liberano subito, quindi ti darò io una bella lezione, che non ti verrà più in mente di rubare”.
La lezione fu veramente dura, picchiava senza ritegno, sberle, pugni e calci, come gli veniva meglio, io cercavo di ripararmi, ma con le mani legate ero in difficoltà estrema, caddi a terra, e cercai di coprirmi la faccia, tenevo le gambe strette, e lei infierì sul mio culo e la mia schiena a calci, poi mi mise un tacco sullo zigomo destro “stai fermo, immobile, può essere estremamente pericoloso” non mi muovevo, lei spingeva, voleva segnarmi, infatti strisciò di lato il tacco, “whhaaa” pensavo già al segno, “brutto ladro di merda, ti basta la lezione?” speravo fosse finita “si, si sgnora poliziotto mi basta non lo farò più” lei sembrava soddisfatta “alzati merda leccami gli stivali” mi porse i suoi splendidi stivali, e finalmente potei leccarli con tranquillità, lei in piedi stava a guardare con soddisfazione porgendomi il tacco la punta “ti piace eh leccascarpe di merda, leccalo tutto anche sul fianco muoviti”poi naturalmente si stufò, e chiuse le operazioni con un calcio in faccia, dato con scena, facendo arrivare lentamente la gamba “guarda schiavo ti stà arrivando un calcio in faccia dalla tua padrona” attendevo fermo, tanto mi piaceva vederla in azione, vestita in quel modo.