LA SCOMMESSA

=schiavodelleragazze=
00lunedì 26 ottobre 2009 20:08
come sempra dal web
Troppo carina, Bionda occhi marroni, statura normale. Sicuramente la più carina del corso. Discutevamo su una questione che riguardava le modalità di svolgimento dell’esame di diritto romano. Entrambi volevamo avere ragione…. Poi lei mi propose una scommessa: chi vinceva sarebbe stato il padrone dell’altro fino alla fine del corso: circa un mese; era bellissima ed io accettai; aveva ragione lei; ed io fui il suo schiavo.

Quello stesso giorno dovetti accompagnarla a casa e portarle i libri; vivevamo entrambi a Milano con un ragazzo io, con una ragazza lei. Arrivati a casa raccontò alla sua amica della nostra scommessa. Anche l’amica era molto carina; occhi azzurri: direi glaciali, alta come me, molto magra.

Ero imbarazzatissimo; l’amica cominciò a ridere entusiasta e divertita poi disse: “beh fallo restare qui allora affinché possa farci da domestico.” Mi sembrava eccessivo, ma in fondo anche divertente telefonai al mio compagno di casa e gli dissi che sarei rimasto fuori per qualche giorno.

Pranzammo insieme, poi si divertirono a guardarmi sparecchiare e pulire la tavola. Si sdraiarono l’una in poltrona, l’altra sul divano. Cristina, la mia padrona, mi disse di aspettarla… tornò dopo pochi minuti in mutande, con una lunga canottiera che le copriva appena e le scarpe da ginnastica e mi disse di farle un massaggio mentre lei avrebbe guardato la televisione sdraiata sul tappeto.

Eccitatissimo iniziai, massaggiai il suo corpo caldo per una buona mezz’ora. La sua bellezza era tale da lasciare senza fiato il suo corpo era caldo e profumato, la sua pelle liscia come il velluto; mi disse di toglierle le scarpe e di massaggiarle i piedi… obbedii, un po’ meravigliato per la richiesta, ma sempre più eccitato… “Puzzano?” Mi chiese allora Claudia, l’amica, “No” risposi, per una strana forma di cortesia nei confronti di Cristina…. e, in effetti forse neppure mentii perché non percepivo l’odore di quei piedi sudati come qualche cosa di fastidioso, ma come qualche cosa di piacevolmente eccitante. “Allora baciali”, mi disse ancora Claudia.

Obbedii divertito, ma imbarazzatissimo. Cristina si alzò e si sedette sulla poltrona: “bene ora inginocchiati e continua a baciarmi i piedi”. “Leccali” mi disse Claudia. “No” mi disse Claudia, mi fa schifo farmi leccare i piedi, da uno che non è il mio ragazzo, se vuoi fatteli leccare tu. Il gioco era terribilmente eccitante. Aveva accettato che glieli baciassi, ma ora non voleva che glili leccassi, o forse, voleva solo umiliarmi di più. Restando inginocchiato tolsi a Claudia gli stivali, e, sempre seguendo i suoi ordini, leccai i suoi piedi prima con i calzini, poi senza; mi fu ordinato di leccare tra le dita e di pulire con la lingua quei piccoli rimasugli di sudiciume che si formano su un piede non proprio pulito che resta costretto negli stivali.- Sentivo in bocca il sapore di piede sudato… ero imbarazzato da morire, per quello che stavo facendo, ma eccitatissimo.

Mi dissero che ero un bravo schiavo e che si sarebbero divertite moltissimo. Cominciarono a parlare dei loro piedi, dell’odore dei piedi e di quanto dovesse essere umiliante baciare i piedi ad una persona specialmente se la si conosce appena , mi chiedevano se era vero quello che dicevano e di descrivere gli odori che sentivo e le mie sensazioni; pensai di alzarmi ed andarmene, ma oramai, la mia dignità era comunque distrutta e lo strano gioco era eccitante e piacevolmente eccitante.

“Chiudi gli occhi” mi disse Cristina, li chiusi continuando a baciare e leccare i piedi di Claudia come mi era stato ordinato di fare. Sentii Cristina che mi portava le mani dietro alla schiena, poi sentii una corda scorrermi trai polsi e legarli alle caviglie obbligandomi alla posizione in ginocchio in cui mi trovavo…. Ora sei completamente in nostro potere dissero dopo avermi completamente legato. Claudia cominciò a slacciarmi la camicia, ero poi mi slacciò la cerniera dei pantaloni Cristina le chiese cosa volesse fare; “semplicemente vedere se è eccitato” rispose Claudia. Lo ero oltre l’immaginabile. Claudia disse “Sì, lo è”, ma è un maniaco disse Cristina, cosa ci trova ad essere nostro schiavo; Claudia forse più esperta disse: “tutti gli uomini sono un po’ masochisti evidentemente gli piace questo ruolo, meglio gli daremo ciò che vuole”.

Detto questo incominciò a premere contro i miei organi genitale in modo estremamente doloroso, poi a lasciare per qualche attimo “guarda si eccita sempre di più”… “sei un masochista?” bene ci divertiremo tutti insieme.” Così dicendo mi trascinò fino alle scarpe di Cristina che avevo messo un poco più in là trascinandomi dolorosamente per un orecchio e mi ordinò di leccarle per pulirle. Non sapevo se fosse più l’eccitazione o la vergogna per quello che stavo facendo, quando poi vidi Cristina scattare delle foto la vergogna superò di gran lunga l’eccitazione. Non volevo tirarmi indietro, ma cominciai a pensare che anche volendolo fare, forse, non sarebbe stato più facilissimo.

Restai legato in quel modo per due ore fui torturato in ogni modo psicologicamente e fisicamente, mai in maniera cruenta, ma il mio soggiogamento era oramai totale. Alla fine slegato restai a servirle come se fosse il naturale sviluppo della nostra scommessa. Per quanto nessuno potesse immaginare fino a che punto si spingesse la cosa la notizia della scommessa per cui io ero diventato lo schiavo di Cristina, si sparse rapidamente per tutta l’aula della università. Alcuni cominciarono a prendermi bonariamente in giro, altri si capiva che proprio mi invidiavano perché questo mi permetteva comunque un rapporto privilegiato con la bella e desideratissima Cristina; negli intervalli tra le lezioni dovevo andare a prendere il caffè per lei e per le sue amiche, dovevo portare gli zaini a lei e alle sue due migliori amiche, (era fonte di grande imbarazzo il fatto di non sapere fino a che punto queste sapessero si spingesse il nostro gioco), dovevo riordinarle i libri nello zaino quando finiva la lezione, gestire la sua agenda come una segretaria.

Lei ogni tanto mi ricompensava con qualche bacietto sulla guancia, quasi a sottolineare un rapporto di particolare complicità che riconducesse agli occhi di tutti la nostra relazione ad un ambito di normalità. D’altro canto tutto ciò mi divertiva e stava portando a galla una vena masochista forse mai sospettata o quanto meno nascosta.

Quando andavamo a fare la spesa, venivo regolarmente riempito di pacchi sia da Cristina sia dalla sua amica e convivente Claudia che partecipava totalmente alla mia dominazione. Ero il loro facchino, il loro maggiordomo, il loro cameriere e il loro massaggiatore personale.

La parte del corpo cui dovevo prestare la maggiore attenzione erano sicuramente i loro piedi. Dovevo massaggiarli, baciarli, leccarli, lavarli a seconda dell’ordine ricevuto. Né Claudia né Cristina mettevano più le scarpe da sole: quando mi chiamavano, in privato, io dovevo inginocchiarmi baciare loro i piedi poiché mi avevano concesso l’onore di pronunciare il mio nome e attendere i loro ordini in ginocchio.

Talvolta non ordinavano proprio niente ed io dovevo restare in ginocchio, in silenzio fino alla completa anchilosizzazione delle mie gambe. Il gioco si faceva sempre più duro ed io accettavo via via gradi di umiliazione prima impensati. Venivo spesso legato in posizioni dure da sopportare, calpestato con i loro piedi nudi o calzati, anche con scarpe dai dolorosi tacchi a spillo.

In genere il gioco era iniziato da Claudia, spesso Cristina era titubante ma poi si divertiva e diventava sadica quasi quanto l’amica. Io dovevo lavare i loro panni, riordinare la casa e pulirla, cucinare per loro e servirle a tavola come un vero cameriere; mentre mangiavano, poi buttavano sempre del cibo per terra per me ed io dovevo raccoglierlo con la bocca per mangiarlo. Dopo un po’ di tempo cominciarono anche a calpestarlo ed io dovevo raccoglierlo anche dai loro piedi o dalle loro scarpe oppure a sputarlo dopo averlo masticato.

Dovevo chiedere il permesso per andare in bagno, per mangiare o per qualsiasi altra cosa… in genere mi erano concessi tutti quelli che loro chiamavano “bisogni naturali e necessari”, ma era una concessione in cambio della quale dovevo in genere subire qualche cosa o pagare quello che loro chiamavano un “pegnino”: un po’ di sberle, un morso sui capezzoli, fare uno spogliarello per loro, uscire nudo in balcone per addentare una mela dalla cassa e riportarla a loro, fare un po’ di flessioni col bacio (la normale flessione baciando terra o ciò che loro decidevano: un loro piede una scarpa, un calzino loro o mio, della polvere di peperoncino una mosca morta, o qualunque cosa la fantasia suggerisse in quel momento).
Erano sadiche e esibizioniste, razionalmente mi dicevo di considerarle un po’ malate ma intanto mi stavo tragicamente innamorando di Claudia: quella più cattiva, più esperta e più fantasiosa; l’ideatrice della maggior parte delle mie sofferenze: la più spietata, ma anche la più dolce, la più allegra delle due. Intelligentissima, studente di filosofia, intellettuale di sinistra, sempre vestita “così come capita”; per certi versi l’opposto di Cristina, come me studentessa di legge, curatissima, esteta del suo corpo.

Una cosa particolarmente umiliante era il fatto di fungere da sgabello dove loro si sedevano mentre qualche amica o qualche corteggiatore le chiamava; era un po’ come se un altro fosse coinvolto nel gioco; Claudia era in genere piuttosto sbrigativa e raramente mi usava in questo modo preferendo magari che mentre telefonava le leccassi i piedi; le telefonate di Cristina, invece, specie con gli uomini potevano durare anche più di un’ora e mi costavano un male terribile alla schiena: se poi mi muovevo alla fine della telefonata ero letteralmente torturato: punto con aghi, specialmente sui capezzoli, ma in genere in ogni parte del corpo, cosparso di peperoncino sui genitali, sodomizzato; in genere se venivo torturato dalla sola Cristina, si limitava a riproporre scenari già visti: l’inventiva sadica di Claudia invece non aveva limiti: voleva umiliarmi e recarmi ogni genere di dolore; e questo la divertiva fino a farla ridere a crepapelle; più mi torturava più mi voleva torturare: una volta quando oramai da quasi un mese le servivo, Claudia arrivò mentre Cristina mi stava punendo perché il bagno non era stato pulito sufficientemente bene.

Mi trovò legato nudo con di morsetti di metallo attaccati ai capezzoli e eccitato; decise che se mi stavo eccitando evidentemente la punizione non era stata abbastanza dura. Tirò i morsetti recandomi grande dolore, ma a questo ero abituato; poi prese qualche cosa in cucina e andò in bagno: tornò con un bicchiere pieno di pipì: mi disse che dovevo berlo, la supplicai di non obbligarmi a tanto, anche se in realtà anche questo oramai mi eccitava, per tutta risposta fui colpito da un violento pizzicotto all’interno coscia: “è un onore che ti viene fatto bevi e ringrazia”. Portò il bicchiere alle mie labbra ed io ne percepii l’odore; “vedi che ti eccita…lo so che sei un maiale… ora bevi” Eseguii l’ordine, era molto più disgustoso di quanto non avessi creduto; non mi piacque per niente.

Cristina aggiunse: “la prossima volta voglio fargli mangiare un pezzo di cacca voglio vedere se si eccita anche con quella”, Claudia mi schiaffeggiò ancora…. “beh non ringrazi le tue padrone”…. Dissi “grazie”, poi fui slegato e in per ringraziarle dovetti baciare e leccare le loro scarpe. “beh – disse – Cristina ormai è molto meno di uno schiavo è a seconda dei momenti una pezza da piedi o un cesso. Claudia rise divertita, poi mi diede un bacio sulle labbra. Cristina disse: “ma sei matta ha appena bevuto la pipì e leccato le suole delle scarpe".
"beh volevo ricompensarlo"
Baz Luhrmann
00mercoledì 28 ottobre 2009 14:44
Anche questo è un bel racconto, ma non ha un seguito? Non so, sembra che manca il finale.

Cmq, grazie =schiavodelleragazze= per questo nuovo ritrovamento. [SM=x829785]
biondook
00mercoledì 28 ottobre 2009 21:36
storia di vita
questo racconto lo lessi tanto tanto tempo fa e mi rimase profondamente impresso...anche allora terminava in questo punto.

Una volta all'università mi successe una cosa simile all'inizio della storia (che avevo già letto a quel tempo): una ragazza della mia facoltà vinse una scommessa con me e davanti alla sua coinquilina ed un ragazzo -cui lei piaceva, peraltro- disse che il suo premio sarebbe stato essere suo schiavo un giorno..avrei dovuto farlo una domenica, se non ricordo male, o comunque un giorno in cui in casa c'era anche la coinquilina, che era forse ancora più carina di lei..
Non vi dico che sogni quella settimana..

Ma non trovai mai il coraggio di pagare quella scommessa, anzi mi ritrassi immediatamente dietro una cortina di ironia, che in realtà nascondeva la timidezza..

Se risuccedesse oggi, chissà...
s4uzer
00giovedì 29 ottobre 2009 16:03
Re: storia di vita
biondook, 28/10/2009 21.36:

questo racconto lo lessi tanto tanto tempo fa e mi rimase profondamente impresso...anche allora terminava in questo punto.

Una volta all'università mi successe una cosa simile all'inizio della storia (che avevo già letto a quel tempo): una ragazza della mia facoltà vinse una scommessa con me e davanti alla sua coinquilina ed un ragazzo -cui lei piaceva, peraltro- disse che il suo premio sarebbe stato essere suo schiavo un giorno..avrei dovuto farlo una domenica, se non ricordo male, o comunque un giorno in cui in casa c'era anche la coinquilina, che era forse ancora più carina di lei..
Non vi dico che sogni quella settimana..

Ma non trovai mai il coraggio di pagare quella scommessa, anzi mi ritrassi immediatamente dietro una cortina di ironia, che in realtà nascondeva la timidezza..

Se risuccedesse oggi, chissà...




Trovo molto interessante anche quest'intervento di biondook.
Se risuccedesse oggi, io credo che le cose andrebbero diversamente...
però i treni spesso passano una volta sola, quando passano!
Altre occasioni capiteranno, sotto forme diverse, bisogna solo saperle riconoscere prima di perderle...

giuliano_75
00lunedì 30 agosto 2010 23:54
le dee devono far bere la pipi'
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