La Katana dell’imperatore

cucciolo_to67
00sabato 10 agosto 2013 00:17
Spero sia di vostro gradimeno.

BUONE VACANZE !!!!




“E’ una notte nera, cupa, come i miei pensieri, scusate, che maleducato, sono Marlove, Filippo Marlove e questa notte invece di essere a letto come tutti i bravi cittadini torinesi sono sdraiato sul ramo di un albero in questo parcheggio appena sotto Superga. Come dite ? Che ci faccio qui… E che ci faccio. Il mio lavoro. No, non sono un giardiniere e neanche un forestale, sono un investigatore privato. La cliente che mi ha ingaggiato vuole che becchi il marito in uno dei suoi incontri galanti del giovedì con l’amante. Il fedifrago, per giustificare l’uscita settimanale ha trovato una scusa originalissima… Il calcetto con gli amici. La moglie si è insospettita perché da almeno sei mesi non si porta dietro la borsa con il necessario per giocare. Pensate con che potenza d’encefalo devo misurarmi. Quando sua moglie me lo ha raccontato non volevo crederci, comunque visto che sono scrupoloso ho controllato, non si fa vedere ai campetti della Pellerina da almeno otto mesi, non si è preso nemmeno la briga di istruire gli amici a rispondere alle domande di eventuali curiosi. Cosa vi sta frullando in testa riesco a immaginarlo, come faccio a sapere di questo posto… Ho un contatto alla motorizzazione, Il pollo si è beccato due multe in questo parcheggio negli ultimi due mesi, sempre di giovedì, curioso vero ? Chissà perché ma mi è venuto il sospetto che si incontri qui con l’amichetta, Tutti i giovedì a parte questo… La sua auto non c’è. E’ per avere sott’occhio tutto il parcheggio che mi sono arrampicato qui, la sua Mercedes SLK color amaranto si mimetizza fra le altra auto come un frate in un campo di nudisti. Un dubbio mi sta consumando il cervello… Perché uno che possiede una SLK va a scopare in un parcheggio ? Pensa se giusto questa sera lo vogliono fare confortevolmente sdraiati sul letto di un albergo. Le ventitré e quarantacinque… Prendiamo qualche appunto, dove ho messo il taccuino… Vediamo dovrebbe essere nella tasca deeee…”
TUMPF.
- Michele hai sentito ?
- Tranquilla sarà un cinghiale.
- Si, che ha sbattuto contro un elefante. Ti prego accendi i fari… Ho paura.
- Contenta… Non c’è nessuno. Li ! Guarda, la siepe si muove, qui intorno è pieno di quegli scrofolosi… Vieni qui dai cerchiamo di concludere prima che mi passi l’ispirazione.
- Va bene ma chiudi i finestrini. Non mi piacciono gli animali.
“Allora perché stai con lui ? Fiuu… Per un pelo, fortuna che sono caduto sul morbido. Cazzo che botta… Mi si sono rimescolati gli organi interni, sento il cuore all’altezza dello stomaco, calma killer, arriva un auto, ecco li la Mercedes amaranto, fortuna che ho lasciato la macchina fotografica digitale qui sotto, si sarebbe sfracellata. Allora, vediamo di sistemare le impostazioni, sensibilità del CCD 1600 ASA, Ma bravissimi ! Avete scelto una bella posizione giusto sotto il lampione, da qui vedo poco, devo fare un mezzo giro. Aia… Merda. ‘Fanculo a ste cazzo di radici che sporgono dal terreno, l’illuminazione della strada non arriva fin qui, non vedo una cippa, e non posso neanche accendere una torcia mi vedrei arrivare addosso una buona dozzina di coppiette infuriate. Si, qui andrà bene. Non resta che piazzare il treppiede, vediamo di fare qualche scatto di prova. I loro visi si vedono magnificamente, ma quanto sono carini un bel sorriso... MERDA !”
- Mi sa che verrà a piovere.
- Sei sicuro ?
- Ho visto un lampo.
“Promemoria per me, tornati in ufficio ripassare il manuale della fotocamera… Ha azionato il flash. Meglio spostarsi, credo non mi abbia notato nessuno, ma non si sa mai. Guarda che schifo, la foto è sovra esposta. Qui va bene. Gran bel primo piano, hanno acceso la luce di cortesia all’interno dell’auto, stanno a discutere. E DAI E’ QUASI GIORNO ! Poche chiacchiere, non sono qui per vedervi conversare, facciamo qualcosa per cui sia valsa l’attesa. Questa è la parte pallosa del mio lavoro, sembra di assistere al “grande fratello”, te ne stai li nella speranza che succeda qualcosa e invece…Ecco… Si… Si stanno scaldando, si abbracciano e vai! Si, così va bene, baciatevi… Si… Così. Diamo un occhiata agli scatti… Perfetti.”
- Oink… Oink… Grump… Oink
“Ma che ? Guarda guarda… Due maialini sperduti, che ci sia una fattoria in zona ? Un momento, sono un po’ pelosetti per essere maiali.”
- GRR… GRUF…HUIIIIGRR
- PORCA DI QUELLA TROIA…
Come tutte le mattine alle nove Irina entra in ufficio. Ma quella non è una mattina come tutte le altre, ha dormito a stento qualche ora, è tesa come l’elastico di un perizoma. Si è ripassata il discorso per tutta la notte, durante la colazione e per tutto il tragitto, è determina, questa mattina finalmente glielo farà, non può più rimandare. Tira su la tapparella della finestra di fianco alla sua scrivania, nell’aria sente un odore che la infastidisce, non riesce a capire da dove venga, spalanca la finstra, si dirige in bagno, da un armadietto prende uno straccetto e da una spolverata in giro. Entra nella stanza del suo capo, l’odore è più forte. Un giaccone sul pavimento le fa aggrottare le sopracciglia rendendola sospettosa, si guarda intorno, c’è una maglia sulla sedia, ruota ancora lo sguardo. Trova Filippo steso sul tappeto ai piedi del divanetto ha la camicia strappata scarpe e pantaloni completamente infangati, fra le braccia la macchina fotografica senza l’obbiettivo. Apre le imposte.
- Buon giorno capo. Capo ?
Gli si avvicina. L’odore arriva da lui.
- Filippo ?
Allunga la punta del piede destro fino alla sua spalla dando alcuni deboli calcetti, ma l’uomo non si muove.
- FILIPPO !
- Conosco quel nome…
- ?!?
Filippo si mette seduto, apre a fatica gli occhi, la luce lo acceca. Con il braccio se li copre. Sdraiandosi ancora una volta sul tappeto gira la testa verso Irina.
- Cominciamo decisamente male. Ma che schifo di scarpe hai messo ?
- Non ti piacciono?
- La mia trisnonna ne ha un paio più giovanili. Le indossa per fare fisioterapia all’ospizio.
- Che è successo ai vestiti ?
- Un cinghiale.
- Cinghiali ? Da come puzzi direi ch avete avuto un rapporto ravvicinato.
- E’ stato fantastico, MOLTO ISTINTIVO, ANIMALESCO !
Si volta a faccia in giù muovendo il bacino cercando di mimare l’amplesso.
- Posso immaginare la scena… E all’obbiettivo della macchina che è successo ?
- Non so con esattezza, dopo aver fatto i suoi comodi con me, aver spremuto fino all’ultima goccia i miei liquidi mi è corsa dietro e… Credo… Lo abbia mangiato lei…
- Lei ? Lei chi ?
- Il cinghiale. Per sfuggire a quella stronza mi sono arrampicato su un albero, mi ha fatto la posta fino alle sei di questa mattina. Ma le foto sono salve, le ho scaricate sul PC.
Le indica il portatile sulla scrivania. Irina si avvicina, tocca il touchpad.
- Che te ne pare ?
- Hai un futuro come fotografo. Carino lui.
- Trovi ? A me pare abbia la faccia da tonno.
- E’ vero, un po’ ti somiglia. Ti devo parlare.
- Ti ascolto.
- Potresti tirarti su dal pavimento, è una cosa seria.
- D’accordo. Mi alzo. Non c’è gusto a stare così quando metti i pantaloni.
“Praticamente sempre, a volte mi chiedo se tu sia davvero una donna,”
Dring. Driiin.
- Va a vedere chi è, mando una mail all’ingegnere. Appena fatto potrai dirmi tutto quello che… Mi devi dire.
- Non era una donna la tua cliente.
- Hai ragione, scrivo una mail all’ingegneRA. Va ad aprire.
“La mia povera schiena. L’indirizzo mail dovrebbe essere nel notepad del cellulare che è… Qui no, Qui neppure. Se lo sarà mangiato la cinghiala ? No, è qui, nella tasca del giaccone. L’ho lasciato in modalità silenziosa, però… Trentadue chiamate non risposte,sempre lo stesso numero, ma non è i rubrica. Lo controllo più tardi. Dove diavolo ho scritto quella nota… Ecco l’indirizzo mail, come allegato gli mando… Questa foto, no, questa no, si, assolutamente si, si, basta… Se vuole l’intera collezione muove il culo fino qui, mi salda e se vuole gli mollo tutto il corpo macchina.”
Il cellulare prende a vibrare. Contemporaneamente squilla il telefono sulla sua scrivania, chiamata interna da Irina.
- Siiiiiii
- C’è qui la signora Clara Imperatrix, vorrebbe parlarti
- Dammi un minuto poi falla accomodare.
- Facciamo tre ?
- Meglio
“Ancora il cellulare, e ancora questo numero. 333 62… ma chi cazzo sei ?”
Rifiuta la chiamata. Lancia il cellulare sul tavolo dopo averlo spento, da un cassetto della scrivania estrae una camicia pulita, si guarda intorno, non ha altri pantaloni, cerca di scrollarsi il fango di dosso con scarsissimo successo. Sente bussare alla porta, non c’è più tempo, si lancia sulla sedia dietro la scrivania.
- Si. Avanti !
Una splendida donna bionda gli entra in ufficio provocandogli un violento attacco di libidium acutanorum, altissima, raggiunge la stampa autografata di Paperinik che ha appesa sul muro, almeno un metro e novanta coi tacchi, capelli lisci, un fiume d’orato che dalla sua testa le scorre placidamente sulle spalle, i suoi occhi sono blu come il cielo d’agosto, la camicetta beige chiaro è aperta quel tanto che basta a mostrare un seno perfetto impreziosito da un reggiseno di pizzo bianco, il resto del telaio è da corsa, una vera fuori serie, carnagione Eliana, quasi una mozzarella, due splendide gambe lunghe, ben tornite e allo stesso tempo eleganti, ma sono i suoi piedi a togliere il fiato, i sandali che indossa li mostrano in tutta la loro magnificenza, un singolo anello di pelle d’orata circonda l’alluce, due striscioline dietro il tallone cingono con uno squisito intreccio le caviglie, i piedi sono totalmente visibili, la forma praticamente perfetta, con le unghie curatissime non smaltate ma il loro rosa naturale brilla come gemme di un forziere illuminate dal sole.
- Va pure Irina… prego si accomodi. Come posso…
- Mi chiamo Clara. Piacere.
Il tono altero, quasi seccato della donna un po’ lo infastidisce, unisce le mani, le fa flettere una contro l’altra portandosi gli indici per un istante in bocca.
- Lo so come si chiama, l’ha annunciata la mia segretaria. Io sono…
- Filippo Marlove, di professione investigatore. E’ scritto sul suo sito internet e anche sulla targhetta fuori della porta. Sono qui per sottoporle il mio caso.
Si assesta sulla sedia mettendosi dritto con la schiena, con l’indice e il pollice della mano sinistra si pizzica nervosamente il labro inferiore, non può fare a meno di fissarla facendo volare alta la sua fantasia..
“E si… Come mi piacerebbe esserti sottoposto… Sotto quei tuoi magnifici piedi, chissà quanta gente hai calpestato, tanti, si vede da come mi guardi, quella tua superiorità che non ti consente di posare il tuo sguardo su me, se non per pochi secondi, neanche la mia immagine potesse insozzarti. Imperatrix, questo nome ti si addice, ti vedo seduta su un trono collocato su un piedistallo di bianco marmo di Carrara con centinaia di uomini in ginocchio in attesa di un tuo cenno che gli permetta di avvicinarsi a te e mostrarti la loro devozione, chissà che sapore meraviglioso devono avere le tue estremità a leccarle.”
- Si sente bene ? La vedo un po’ assente… Nottataccia ?
- Si. Un caso difficile… Una madre iperprotettiva.
La sta fissando dritto negli occhi, non riesce a distogliere lo sguardo, prova una strana sensazione quando anche lei ricambia lo sguardo, si sente a disagio come se fosse in grado di leggergli l’anima, delle fitte alla testa piuttosto intense gli confondono i pensieri, fitte collegate a strani riflessi delle sue iridi, il blu a tratti si fa più intenso, come fosse illuminato da un’oscura energia, più il blu è intenso, più il dolore è pungente. Il tutto dura una trentina di secondi, le fitte cessano, Filippo distoglie lo sguardo dai suoi occhi, inizia un percorso visivo sul corpo di lei, le sue labbra, il collo, le spalle, le mani curatissime di un rosa pallido, i suoi seni, le gambe, li indugia più del dovuto.
- Posso parlarle mentre mi squadra o le rovino la concentrazione ?
- Scusi ?
- Volevo ragguagliarla sul motivo per cui sono qui, mi dica, come posso catalizzare la sua attenzione…
- Catalizzare ? Le posso assicurare che ha già tutta la mia attenzione… Le assicuro che…
- E… Se mi togliessi i vestiti ? Mi darebbe più retta ?
- Mi faccia pensare… E’ un’esperienza che mi manca… Sembra un’interessante esperimento. Non resta che provarci, cominci a togliersi qualcosa, vediamo che succede.
La donna Gli abbozza un mezzo sorriso,Filippo si sforza di assumere un aspetto “serio e professionale”.
“Chi ben comincia è a metà dell’opera, collezionare figure di merda con le clienti donne, specie quando sono così fighe è ormai diventato il mio marchio di fabbrica.”
- Sono tutto orecchi.
- Ho bisogno che me la ritrovi.
La ragazza appoggia sul tavolo una foto, con due dita la fa ruotare di centottanta gradi, spingendola con l’indice verso l’investigatore, che si piega leggermente in avanti per vedere meglio.
- Ma questa non è lei…
- Ma che Bravo. E’ veramente in gamba come investigatore, ebbene si lo confesso, sono io.
Marlove allarga le braccia poggiando subito dopo molto rumorosamente le mani sul bracciolo.
- Esattamente che devo fare per lei ? No ! Non me lo dica… Si è persa e vuole ritrovare se stessa.
Prende la foto, si appoggia allo schienale buttando indietro la testa.
- Complimenti è molto fotogenica.
La donna alza gli occhi al cielo, si tira su dalla sedia, gira intorno alla scrivania mettendosi al suo fianco sinistro, le narici di Filippo vengono investite dal suo profumo, si allenta il colletto della camicia in quella stanza comincia a fare caldo, un caldo quasi insopportabile. Allunga un dito verso la foto.
- Qui vede… Brandisco qualcosa… Qualcosa di particolare.
- Una… Spada ?
- Che acuto osservatore.
Si siede sulla scrivania, la gamba sinistra è sollevata, il suo piede si poggia sulla sua coscia sinistra, ne sente il contatto attraverso la stoffa dei pantaloni, è freddo. Deglutisce, solleva lo sguardo fino a incrociare i suoi occhi, subito una fitta alle tempia destra tanto forte da costringerlo a massaggiarla con indice e medio, distoglie lo guardo da lei, che riprende a parlare.
- Mi è stata rubata.
Guarda per un istante la foto
- Questa spada ?
Posa nuovamente lo sguardo su lei, ma non sale molto un’occhiata al suo decolté, poi lo sguardo scende, finalmente può godere dello spettacolo dei sui piedi, fa ruotare la sedia, nonostante abbia la foto in mano, focalizza oltre il cartoncino le sue estremità.
“Incredibile… I piedi di questa donna da vicino sono anche più belli, nessuna imperfezione della pelle, sono così invitanti… quanto vorrei gettarmi sul pavimento a leccarglieli.”
- Li trova così interessanti ?
- In effetti si… Ho un debole per gli spadoni giapponesi.
- Parlavo dei miei piedi. li sta fissando da quando sono entrata.
Palesemente imbarazzato cerca di darsi un contegno cambiando discorso, appoggia la foto sul tavolo.
- Quando sarebbe sparita la spada ?
- L’altro ieri.
- Immagino sia un oggetto di valore ? La spada intendo… Sembra una Katana ma… E’ differente, un po’ più dritta di come le ricordi.
- Questa volta mi ha sorpresa, allora un po’ se ne intende, ci ha quasi azzeccato, è una Katana kotò letteralmente spada antica, le Katana shinto come le conosce lei, i giapponesi hanno iniziato a costruirle dal XVI secolo, questa spada è antecedente, forgiata intorno all’anno mille da un ignoto artigiano, ma qualcuno ipotizza che fosse un antenato di Masamune, il più grande fabbricante di spade di tutti i tempi che è vissuto intorno al mille e trecento.
- Masamune… Questo nome… Ma si, quello di Higlander, che ha fatto la spada di Ramires.
- Ho visto quel film, dicono un sacco di stupidaggini, una per esempio è che Masamune fosse vissuto nel duecento avanti cristo, mille e cinquecento anni prima di quando realmente nacque.
- Whow… Una spada giapponese vecchia di mille anni…
“Eccola, quella vocina che mi avvisa quando sto per cacciarmi nei guai,” Resta a fissare la foto per un minuto in religioso silenzio.
- Da questa istantanea non si capisce un gran che… Non ne avrebbe una più particolareggiata ?
Clara torna alla sedia dove ha appeso la borsetta, ne estrae un’altra foto.
- Ecco, un primo piano dell’impugnatura.
- Eliana ? Di cosa è fatta, ceramica ?
- Certo, il signore che la possedeva rimuoveva sovente la lama per prenderci il te con gli amici.
- Non è molto gentile a prendermi in giro su questo argomento… Sta sparando sulla Croce Rossa.
- Avorio. Il manico è avorio. Perché quella faccia ?
Beccato di nuovo, desidera quei piedi tanto da sentirsi male, e più la testa gli sussurra che non avrebbe potuto averli, più si struggeva per loro. Decise di interrompere quello spettacolo penoso, alzandosi in piedi…
- Pena per gli elefanti. La sua richiesta esce fuori dagli schemi dei casi di cui solitamente mi occupo ma… Vedrò cosa posso fare. Può lasciarmi le foto ?
- No
- Un suo recapito telefonico ?
- No
- E… Come la trovo ?
- La contatto io.
- Posso farne delle scansioni ?
- Come vuole.
Accende la stampante multi funzione, avviando contemporaneamente il software di scansione, lo regola a seicento dpi, vuole avere la possibilità di ingrandire l’immagine il più possibile.
- Se mentre aspetta vuol fumare una sigaretta…
- Ha da offrirmene una ?
- No, mi spiace, non fumo.
- Neanche io.
“Ma tu guarda che cazzo di tipo. Mi metti alla prova. Stronza! Anche se sei la più bella donna che abbia mai visto, cosa credi ? Forse pensi che ti seguirei come un cagnolino gettandomi ai tuoi piedi con un semplice comando ? Magari… Gettati a terra e baciami i piedi… Quando vuoi. Dillo, e DILLO ! Non riesco proprio a inquadrarti, perché hai scelto me ? Sei venuta a tormentarmi, da questo momento non potrò far altro che sognarti tutte le notti mia divina, sarai la mia dannazione, per sempre. Va be… Facciamo qualche mese.”
Filippo le restituisce le foto, le rimette in borsa, ci fruga qualche istante ed estrae delle banconote.
- Questi sono millecinquecento Euro, per le prime spese.
Clara appoggia il denaro sul tavolo, allunga la mano destra verso Filippo che la stringe. La mano è fredda.
- Mi lasci un paio di giorni se ho novità la contatto… No. Non mi ha lasciato un numero. Dopo domani mi chiami lei A presto.
Gli allunga un biglietto da visita. La donna, lo prende, dopo averli dato una rapida occhiata lo mette in borsa, sorride, gli volta le spalle, si dirige verso la porta a vetri dell’ufficio, con un balzo felino Filippo le si affianca aprendola, uscita dalla stanza saluta con un cenno della testa Irina ed esce, l’uomo ne segue con lo sguardo ogni movimento, quando la porta blindata si chiude resta a fissarla. Irina fa schioccare più volte le dita.
- SVEGLIATI. Ora non sei più in suo potere.
- Ma vaffan… Se dovessi cercare una spada, da dove cominceresti ?
- Non le vendono in certe armerie ? Ma si, il borgo medioevale del Valentino.
- Giusto… Ci provo. Allora che dovevi dirmi di tanto importante ?
- Due cose. La prima, ha telefonato l’ingegnera, ha visto le foto e vuole che tu vada de lei, subito. La seconda, mi licenzio.
Torna alla sua scrivania mettendosi a picchiettare sui tasti del PC, Filippo, alquanto scosso cammina barcollando fino al tavolo dove la donna lavora, Irina sta fissando imperturbabile il monitor.
- Scusa, a proposito della seconda cosa…. Hai detto che… TI LICENZI ?
- Si.
- E da quando interromperemmo il nostro idilliaco rapporto lavorativo ?
- Domani. Comincio una nuova vita, mi hanno assunta al conservatorio.
- Però, me lo dici con addirittura 16 ore di preavviso… E al conservatorio cos’è che faresti ? La bidella ?
Le si incarognisce lo sguardo.
- Sarò la nuova insegnante di violoncello.
“VIOLONCELLO ? E da quando questa suona il violoncello ??” Si dirige verso un imponente mobile che copre tutta una parete, apre un’anta, ne estrae un faldone, dopo aver spulciato qualche secondo…
- Ma che strano, nel tuo curriculum non menzioni questa tua passione per la musica.
Anche Irina si alza, gli toglie il contenitore dalle mani riponendolo sullo scaffale.
- Quando mi hai assunta non mi hai chiesto se sapessi suonare uno strumento, non mi hai chiesto a cosa aspirassi nella vita, quali fossero i miei progetti per il futuro, se avessi un sogno.
- Pensa che stupido… E’ vero mi interessava solo che sapessi leggere, ti intendessi un pochino di contabilità e sapessi usare telefono e PC !
- Sei così materialista.
Le lancia le braccia al collo stringendolo forte. Gli occhi le si arrossano.
- Mi mancherai.
- Anche tu mi mancherai Irina. Buona fortuna
Irina lo bacia sulle labbra, Filippo in quel momento sente una tenerezza infinita che colma il suo cuore di tristezza, torna nella sua stanza, afferra il giubbotto, uscendo dall’ufficio fa un cenno alla segretaria che ricambia.
Passa da casa giusto il tempo per una doccia e indossare vestiti puliti. Nel rimontare sulla sua Fiat X19 si accorge del sedile infangato, dopo aver imprecato per qualche minuto rientra in casa, nell’androne, dal bidone giallo di “Cartesio” raccatta un volantino pubblicitario che utilizza per sedercisi sopra. L’ufficio della sua cliente è all’interno dell’isola pedonale, una zona della città a traffico per i soli residenti delimitata da quattro corsi, corso Duca degli Abruzzi, corso Vittorio Emanuele II, corso Galileo Ferraris e corso Enaudi. Vista l’impossibilità di infilarsi con l’auto fra quelle viuzze si mette a caccia di un parcheggio, lo trova relativamente vicino di fronte al Politecnico. Percorre un grande viale alberato l’aria sa di erba tagliata di fresco e fiori di glicine, schiva decine di bimbi urlanti che giocano spensierati sotto il distratto sguardo delle tate che parlano fra loro degli ultimi ritrovati della cosmesi. Arrivato al portone suona al campanello. Attende una trentina di secondi senza ricevere risposta. Suona una seconda volta.
“E adesso dove cavolo si sarà cacciata. Dovrei avere il suo cellulare… Vediamo un po’… A eccolo.”
Mentre sta per eseguire la chiamata sente lo scatto della serratura, il portone si apre. Sale le scale guidato dal vociare di una persona, una donna al telefono. Raggiunto il secondo piano la signora lo saluta sta parlando con il suo avvocato parecchio infastidita, mette una mano sul microfono.
- Buon giorno signor Marlove, si accomodi, un paio di minuti e sono da lei.
Filippo fa cenno di si con la testa, sulla destra c’è un divano in pelle, si siede, da li, mentre sprofonda nei cuscini, non avendo altro da guardare, assiste alla conversazione telefonica dell’ingegnera.
“Bell’ufficio, ma tutte le case in questo quartierino sono belle, ha qualcosa di diverso, i capelli, non sono raccolti, ma erano di questo rosso inquietante anche la settimana scorsa ? Con quel tailleur gessato la pettinatura castigata e i pantaloni dava l’idea di un’anonima donna d’affari che vuole essere, non apparire, concreta, sicura, inaccessibile, ma, con questa camicetta sbarazzina, la gonna sotto il ginocchio ha un suo perché. Belle anche le decolté, il tacco quanto sarà sei, sette centimetri. Non riesco a indovinare la sue età, ma credo che quaranta li abbia tutti, passeggia avanti indietro, come una leonessa in gabbia, devo ammettere che le sue gambe non sono niente male, non dovrebbe mai indossare i pantaloni, è uno spreco.”
Mentre continua a parlare al telefono a gesti gli chiede se vuole bere qualcosa, fa cenno di si, la donna si avvicina ad un armadio di forma curiosa, una sorta di ovale, preme un pulsante, il pannello frontale scorre rivelando un mobile bar perfettamente attrezzato, invita l’investigatore ad avvicinarsi. Indica alcune bottiglie, Filippo agguanta un Jack Daniel’s, la donna preme un altro pulsante e, neanche avesse fatto jackpot, da una fessura cadono, nella ciotola sottostante dei cubetti di ghiaccio, Versa un paio di dita di whisky, ci mette tre cubetti di ghiaccio. Mostra il bicchiere alla donna, annuisce, sposta il telefono sulla mano sinistra e con la destra prende il bicchiere, lo fa roteare un paio di volte per raffreddare il liquido, ne assaggia un sorso. Filippo ne prepara un’altro per se. Torna a sedersi sul divano. L’ingegnera prende una sedia dal lato destro del mobile bar e gli si siede di fronte, anche la sedia è particolare, a forma circolare, la seduta altissima per raggiungerla deve issarsi aiutandosi con le barre metalliche a una trentina di centimetri dal pavimento lo schienale c’è ma è molto piccolo, a Filippo fa male la schiena solo a guardarlo. Accavalla la gamba, continua a tenere il telefono sull’orecchio sinistro mentre sorseggia il liquore. L’investigatore resta incantato a fissare le sue ginocchia, non ha le calze, la pelle è leggermente abbronzata, alcuni piccolissimi segni viola, piccole vene superficiali gli rivelano che deve essere un po’ più vecchia di quanto avesse immaginato. Scende con lo sguardo, la pelle sul collo del piede è comunque liscia e invitante, sta giocando con la scarpa, fa dentro e fuori col tallone, Filippo ne è ipnotizzato, il tallone è leggermente arrossato per il contatto con la pelle della calzatura. Porta il bicchiere alle labbra, con tre sorsi lo vuota appoggiandolo sul tavolino che ha alla sua destra.
“Filippo che fai ? Datti una calmata, non è il caso di lasciarsi coinvolgere con le clienti, che cazzo di telefonata stupida, fa solo mugugni, ascolta e basta. Ma lo sai, cara la mia ingegnera che hai dei piedi davvero invitanti, che voglia di annusarli, baciarli, bisognerebbe inventarsi qualcosa per avvicinarsi, ma cosa?”
Si guarda intorno, il bicchiere vuoto, anche la donna ha finito di bere, Filippo le fa cenno, allunga la mano prende il bicchiere, lo posa accanto al suo, intanto lei ripassa il telefono sulla mano destra e con la sinistra gioca nervosamente con l’orecchino, stizzita da un’affermazione del suo interlocutore tira con più forza staccandolo dall’orecchio, Filippo lo vede rimbalzare sulla gonna, scivola sul tessuto terminando la caduta vicino a una gamba della sedia, era l’occasione che aspettava, si china in avanti, il suo viso sfiora il suo piede, ne sente l’odore leggiero misto a quello più deciso del cuoio, raccoglie l’orecchino, nel tornare su cambia leggermente traiettoria trovandosi a strusciare orecchio e guancia sulla tomaia della sua scarpa, mostra a lei l’orecchino, ma il suo sguardo è perso nel vuoto, appoggia anche quello sul tavolino fra i bicchieri.
- Proceda come meglio crede, mi interessa solo tutelare ciò che è mio, devo salutarla ora. Ci sentiamo presto.
Spegne il telefono, lo appoggia sulle gambe.
- Allora… Signor Marlove, sembra che debba ringraziarla…
- Per cosa ?
- Grazie a lei mio marito non potrà pretendere nulla quando divorzierà da me.
- Quindi ha deciso, divorzierà ?
- Veramente è lui che ha chiesto il divorzio, giusto ieri, ha visto… Che tempismo. Ma ora lo tengo per le palle, non mi resta che stringere la mano, consegnerò al mio avvocato le prove dei suo tradimento.
Resta silenziosa a guardare nel vuoto. Lo sguardo triste.
- E’ tutta colpa mia, Sapevo... E’ dal giorno che l’ho sposato che sapevo sarebbe arrivato questo momento, la resa dei conti. Capita se sposi un uomo di quindici anni più giovane.
- Capita sposando un certo tipo di persona. Vada a medicare l’orecchio, le sta sanguinando.
- Non è la sola cosa che sanguina in questo momento. Povero tesoro, dover soddisfare una vecchia decrepita, lui, un così gran cacciatore, abituato a mangiare carne fresca.
Filippo resta immobile a fissarla, dalle foto l’amante del Marito non gli era sembrata tanto ragazzina, ma a 1600 ASA l’immagine è talmente puntinata che anche Kate Moss potrebbe apparire come il maestro Yoda. Nonostante sia abituato a simili scene ancora prova un certo imbarazzo. Guardandola più che disperata sembra furiosa, i suoi occhi sono carichi di rancore.
- Lo lascerò al verde, voglio vederlo strisciare agli angoli delle strade mentre chiede l’elemosina. Voi uomini, siete delle bestie senza cuore o sentimenti, fate il vostro comodo e quando invecchiamo…
Si porta le mani sul viso, singhiozza, ha ancora la gamba accavallata, il piede trema, l’investigatore lo prende fra le mani, carezzandolo dolcemente. Lo bacia sul dorso.
- Non tutti gi uomini sono come dice. Molti sono in grado di amare. Alcuni potrebbero votare la propria vita a servire una donna come lei, assecondare ogni suo capriccio, e obbedire ciecamente ad ogni suo ordine.
Poggia l mani sui tubi metallici della spalliera della sedia, solleva il piede fino alla sua fronte poggiando la suola della scarpa con forza spingendolo indietro.
- Tu appartieni a questa categoria ?
“Di pure addio compenso. Chi se ne frega, la situazione mi eccita troppo per non approfittarne”
- Si. Se lei signora…
- Eliana
- Se lei signora Eliana fosse mia moglie l’unico scopo della mia vita sarebbe stato coccolarla, vezzeggiarla, prendendomi cura della sua persona anche quando non me lo avesse espressamente chiesto, esaudendo ogni suo desiderio.
La pressione sulla fronte si attenua, Filippo ne approfitta per prende nuovamente il piede fra le mani baciandolo con passione. A Eliana squilla il cellulare.
- Ho avvocato è lei… Non questa sera ho un impegno improrogabile, ci sentiamo domani mattina.
Spegne il cellulare, guarda Filippo con aria maliziosa
- Se ti chiedessi di passare il resto della giornata con me… Al mio servizio ?.
- Ne sarei onorato… Padrona
Un sorriso compiaciuto le illumina il volto.
- Hai la macchina ?
- Si
- Prendo la giacca.
Escono dallo studio. Arrivati alla macchina Eliana ne resta piacevolmente colpita.
- Non ne vedevo da un po’.Rossa, è molto bella.
- Magnum PI era il mio idolo, forse per questo ho deciso di diventare investigatore. Ho provato a comprare una Ferrari 308, ma… Questa costava meno.
Le apre la portiera aiutandola a salire. Entra nell’abitacolo, ma qualche istante prima che metta in moto squilla il cellulare.
“Ancora questo numero. Ma chi cavolo sei…”
- Mi perdoni padrona Eliana… Pronto.
Istintivamente si allontana dall’auto.
- Buon giorno signor Marlove,
- Buon giorno
- Finalmente riesco a parlarti, non sei così facile da trovare.
“Voce di donna, molto sicura di se, presumibilmente giovane, calda e sensuale.”
- Dalle 9 alle 18 presso il mio ufficio, se non ci sono può sempre lasciare detto, ma… Visto che ora mi ha trovato, cosa posso fare per lei ?
- Sono io che posso fare qualcosa per tè. Sta cercando una spada.
Si siede sul cofano della macchina, resta qualche istante in silenzio a riflettere.
- Non saprei… La sto cercando?
- Ti do un consiglio. Lasci perdere. E’ un oggetto che porta guai.
- Non posso… Devo andare ad un ballo in maschera, e volevo vestirmi da saraceno.
- Non è la spada adatta per quel tipo costume. Ti conviene cercarne uno da antico samurai.
“Sai di cosa stiamo parlando, anche un bambino ci arriverebbe, chiunque tu sia ci sei dentro fino al collo.”
- Non è che saprebbe dove posso trovarla, la festa è venerdì.
- Te lo ripeto, lasci perdere. Accendi pure quella ridicola macchina rossa e… Divertiti con la tua amica.
- Sa mica indicarmi un posto dove noleggiare il costume…
- Tu… Tu… Tu… Tu…Tu…
Filippo, nel mettere via il telefono prova a guardarsi intorno, bambini un po’ ovunque, mamme o presunte tali sedute sulle panchine, chiude gli occhi, espande i sensi,le urla dei bimbi si confondono con il cinguettio degli uccelli e il brusio del traffico, la donna che gli ha telefonato non deve essere molto lontana, ma come identificarla ?
- E’ successo qualcosa, ha una faccia.
- Nulla. Padrona.
Parte in sgommata. L’ingegnera fornisce precise e puntuali indicazioni che portano Filippo a parcheggiare nel cortile della villa in cui abita. Entrati in casa viene abbagliato dall’arredamento, di fronte a lui un’enorme libreria in laccato bianco stracolma di volumi, sulla parete a sinistra un camino in marmo bianco di taglio moderno, sulla parete destra un arazzo con sopra un tema invernale in cui il colore predominante è il bianco e un sofà di pelle, indovinate di che colore ? Al centro della stanza su un enorme tappeto con un tavolo al centro con il piano di vetro.
Eliana chiude la porta, prende il centro tavola a forma di coppa, lo appoggia sul pavimento davanti al sofà, sorridendo sparisce in un'altra stanza. Torna con un bicchiere e una bottiglia di J&B. Si siede sul sofà. Toglie le scarpe, mette entrambi i piedi nella coppa di vetro, ci infilai piedi dentro. Ci versa una buona dose di whisky, muove ritmicamente i piedi divaricando le dita e chiudendole a pugno. Versa un po’ di whisky nel bicchiere, ne inghiotte un sorso.
- Bevi qualcosa ?
Filippo appoggia le chiavi della macchina e il cellulare sul tavolo, prima di salire sul tappeto si toglie le scarpe, arrivato di fronte alla donna si siede incrociando le gambe, lei allunga il piede destro verso il suo viso, lo lecca avidamente, il sapore leggermente amarognolo, l’odore della sua pelle misto a quello dell’alcol lo stonano, la sua lingua non si da tregua, sulla pianta, sul tallone, fra le dita. Eliana ridacchia ogni tanto, quando il solletico prodotto dalla sua lingua si fa insostenibile, gli porge l’altro piede, a cui Filippo riserva lo stesso trattamento, l’eccitazione lo ha ormai sopraffatto, ha gli occhi lucidi e rossi di desiderio. La donna, compiaciuta dalla situazione toglie il piede dalle sue mani, calza entrambe le scarpe, resta immobile a fissare Filippo.
“Accidenti, tutto questo leccare mi ha seccato al bocca. E facciamoci un goccetto.”
Allunga le mani verso il centro tavola ma…
- Fermo ! Il cocktail non è completo.
Eliana di alza, sfila via le mutande e si accuccia sulla coppa. Mentre guarda fisso negli occhi Filippo il primo fiotto d’urina scroscia all’interno della coppa, uno getto seguito da parecchi altri. Finito il bisogno Eliana si alza asciugando la vagina con la mano destra, mano che passa sulle labbra dell’uomo che accoglie le dita all’interno della bocca. Si china ad afferrare il contenitore di vetro, lo inclina sulle labbra bevendone tutto il contenuto, ha il membro che sta per esplodere, finito di bere sente che se non va immediatamente a farsi una pippa potrebbe morire, per sua fortuna non ce n’è bisogno.
- Togliti pantaloni, mutande e sdraiati sul tappeto.
Esegue. La sua verga resta libera per pochissimi istanti, Eliana ci si impala sopra cavalcandolo con frenesia, Filippo poggia le mani sui suoi seni, mani che la donna gli afferra dai polsi li spinge in avanti fino a schiacciare le sue braccia sul pavimento sopra la sua testa.
- No ! Non toccarmi.
Continua imperterrita la sua cavalcata, Filippo unisce le mani sulla testa, è quasi allo stremo starebbe per concludere, ma lei, che probabilmente se ne è accorta si blocca. Con la destra gli afferra il viso, sente le sue unghie che gli incidono la pelle delle guance.
- Non starai mica per venire ?
- Etto he ho. Ha her hi hi hai heho.
Si abbassa, gli lecca un paio di volte la punta del naso, Ride… Si china su di lui nuovamente ma questa volta il naso lo morde , Filippo sussulta, lei ridendo istericamente riprende a cavalcarlo con più violenza di prima, gli pianta le unghie nelle spalle, lasciandosi andare in un travolgente orgasmo. Respira a fatica si alza barcollando, non riuscendo a mantenere l’equilibrio cade all’indietro sul sofà. I due restano immobili per qualche minuto. Eliana si alza, prende le mutande che aveva lasciato sul tavolo e si dirige verso la porta che da su una scala.
- La ringrazio ancora per il suo lavoro. Domani provvederò a bonificarle il resto del compenso pattuito. Ora se vuole scusarmi… Chiuda la porta quando se ne va.
Si riveste, è parecchio deluso sul come sia andata, ma almeno sarebbe stato pagato. Uscendo dalla casa richiude accuratamente la porta, da un’occhiata intorno. Erba appena tosata, siepi inquadrate, un giardino perfetto, Da foto per riviste specializzate. Sale in macchina, mette in moto, arrivato nei pressi del cancello lo vede aprirsi, evidentemente l’ingegnera era dietro qualche finestra a guardare. Uscito per strada gli squilla il cellulare.
“Ancora quel numero” Accosta la macchina sulla destra
- Marlove.
- Lascerai perdere ?
- Senta signora cerchi di piantarla con questa storia, non è divertente.
- Ho appena cominciato. Che tono rabbioso. Con Eliana sei andato in bianco ?
- Non le permetto simili insinuazioni… Il nostro e un rapporto unicamente professionale e...
- Bugiardo… Non so se faccio bene a far accrescere il tuo ego… Sei stato bravo, l’hai pienamente soddisfatta. Ci hai dato dentro con tutto te stesso, senza risparmiarti, ti sei sacrificato sul suo altare.
- Ma che dice. Non è il genere di femmina che solletica i miei istinti.
- Smettila, chi vuoi prendere in giro, qualsiasi donna è il tuo tipo. Conosco quelli come te. Uomini senza dignità. Senz’anima. Aneli la dominazione, è questo che cerchi nei rapporti, la sublimazione della tua natura da schiavo, natura che sempre più difficoltosamente riesci a tenere a freno, che col passare del tempo diventa più prorompente.
- Sembra lei sappia molto di me, mentre, io di lei non so niente. Perché non ci incontriamo ?
- Ci siamo già incontrati, più volte. Ma come… Non ricordi ?
Tu… Tu… Tu… Tu…
amosolodonne
00sabato 10 agosto 2013 06:00
Complimenti.... Molto bello ed anche ben scritto, da leggere tutto d'un fiato... Bravo
TazioT3
00lunedì 12 agosto 2013 10:13
bentornato!!!!!!!
bella storia promette bene!!! vai vai...
TazioT3
00giovedì 5 settembre 2013 23:06
dai cucciolo_to67 batti un colpo!!!.........
mica ci vorrai lasciare così per un mese......
cucciolo_to67
00venerdì 13 settembre 2013 22:56
Arrivato in prossimità della rampa che conduce al suo garage tira un sospiro. Apre la porta basculante del box, infila la macchina per tre quarti lasciando il garage aperto. Sale in ascensore, preme il tasto 7.
Entra in casa, il pendolo a ridosso della porta d’ingesso segna le sedici e venticinque. Un leggero languore lo spinge a recarsi in cucina, apre il frigorifero, lo chiude all’istante.
“Cosa cavolo può puzzare in questo modo ?”
Spalanca la doppia porta che dalla cucina da sul balcone, torna freneticamente sui suoi passi, sta cercando qualcosa, non sa neanche lui esatte mante cosa, in camera da letto sul pavimento trova un calzino, lo preme sul naso e riapre il frigo. In un contenitore di polistirolo avvolte nella pellicola stranamente rigonfia alcune fette di petto di pollo risalenti al cretaceo lo fissano minacciose. Con estrema cautela le estrae dall’elettrodomestico riponendole in un sacchetto di plastica di cui prima verifica la tenuta stagna, lo annoda sistemandolo nell’immondizia. Fortunatamente in frigo non ci sono altri reperti, è completamente vuoto. Controlla nel freezer, vuoto. Stacca la corrente al marchingegno lasciando gli sportelli spalancati, va farsi la doccia. Mentre si asciuga i capelli manda un SMS a Bianca, la donna a ore che si occupa di tenere in ordine la casa.
“Quando passi da una bella pulita al frigo e riattacca la corrente. Filippo. P.S. Chiudi gli sportelli”
Mentre si guarda allo specchio passa le dita sui graffi che ha in faccia.
- Guarda quella pazzoide che ha combinato.
Ha un appuntamento con un cliente, accosta le gelosie della cucina lasciando aperte le imposte per permettere il ricambio d’aria, esce dall’appartamento.
E’ esausto, reduce da un’intera notte insonne passata con il proprietario di un grande magazzino, convinto che lo derubino, sarebbe andato volentieri a casa, ma, Irina non c’è più, bisogna aprire l’agenzia. Quando infila la chiave nella toppa sono le nove passate, attraversa la stanza immersa nella penombra e nel più totale silenzio, lei se ne è andata da appena un giorno ed è già sparita ogni traccia della sua presenza, lo stridere di quelle sue orrende calzature in gomma sul pavimento, l’essenza di gelsomino con cui si profumava. Entra nel suo ufficio, sulla scrivania un post-it.
“Ho un’amica che potrebbe sostituirmi egregiamette. Domani farà un salto da te a presentarsi. Si chiama Polissena. Sei stato un buon capo, ma non mi mancheranno le tue stravaganze. Con affetto. Irina”
- Egregiamente. L’italiano non è mai stato il tuo forte. Polissena ? La donna che ha provocato la morte del Pelide Achille. No, forse era una delle fidanzate di Johnny Storm…
Si siede sul divano gioca per qualche istante con il post-it, poi il sonno prende il sopravvento.
Driiiing. Driiing.
- Si arrivo,un attimo.
Guarda il suo Speedmaster, sono le tre del pomeriggio. Alzandosi anche se non ricorda il perché, si accorge di avere i pantaloni slacciati,li tira su chiude bottone e zip dirigendosi verso la porta, ha il pene che non riesce a trovare una sua dimensione, gli da anche un fastidioso prurito mentre apre la porta con la mano sinistra ha la destra infilata nei pantaloni intento a grattarsi.
- Buon… Giorno
- Buongiorno a lei.
I due restano a guardarsi in silenzio qualche secondo. Filippo continua a grattarsi vigorosamente le parti basse.
- E’ venuta per vendere qualcosa ?
- No
- Mi vuole convertire ?
- Convertire ?
- Mi vuole proporre un abbonamento a qualche rivista ?
- No. Volevo solo parlarle. Mi manda Irina
- Polissena ?
Gli fa un cenno d’intesa. Filippo sfila la destra dai pantaloni, la porge verso la donna in segno di saluto, lei guarda per un instante la mano. Tira su le spalle stringendo a se la borsa mentre lo guarda fisso negli occhi. L’uomo resta ancora qualche istante con la mano tesa, improvvisante si ricorda dove fosse fino a qualche secondo prima nascondendola dietro la schiena.
- Em… Si accomodi.
Chiude la porta dietro le sue spalle la scorta fino nel suo ufficio. Le fa cenno di sedersi mentre lui entra in bagno e si lava le mani lasciando volutamente la porta aperta. Mentre si asciuga osserva la donna, mentre si guarda intorno, è una bella donna, non se la sente di azzardarne l’età vista la magra figura con l’ingegnera, Capelli castano scuri lunghi leggermente mossi, naso ben proporzionato, le labbra sottili, occhi leggermente allungati quasi orientali di un bel marrone scuro, il seno sembra abbondante almeno una quarta. La corporatura è comunque snella, indossa una gonna sopra al ginocchio, le gambe le aveva già notate prima, sono perfettamente dritte, i polpacci forse un po’ grandi che finiscono in due splendide caviglie da gazzella, indossa oltre un paio di calze scure, un paio di decolté con tacco a spillo da otto dieci centimetri. Si siede dietro la sua scrivania.
- Posso offrirle qualcosa da bere ?
Si rialza dalla scrivania, apre il piccolo frigorifero che ha nell’angolo.
“Cazzo ! Devo fare un giro per approvvigionarmi”
- Vediamo, ho dell’acqua, poi, acqua, e… O si guardi, acqua. La vuole con ghiaccio o liscia ?
- Niente. La ringrazio.
- Allora, signora Polissena… Mi parli di lei.
- All’inizio della mia carriera ho lavorato cinque anni presso un notaio, ma sono scappata via non appena ho trovato di meglio, fino a due mesi fa ero in uno studio legale come impiegata amministrativa, mi occupavo anche di verifiche fiscali.
- Ambizioni per il futuro ? Qualche sogno nel cassetto ?
- Prego ?
- Lasci stare… Mi dice età e titolo di studio ?
- Quarantadue anni. Sono laureata in economia e commercio.
- E… Come mai con una laurea si è accontentata di svolgere mansioni da segretaria ?
- Magari non ho ambizioni. Lei è laureato ?
- In legge.
- Perché fa l’investigatore ?
- Forza maggiore, ho fatto domanda in polizia ma ero poco… Paraculato. Sa usare il computer ?
- Si, i programmi principali, ma… Sono anche disposta a imparare.
- Lingue ?
- Quattro, inglese, francese e spagnolo bene, col tedesco me la cavo. Lei ?
- Ho già grosse difficoltà con l’italiano. Possiamo andare sul personale ?
- Quanto personale ?
- Facciamo così, io le pongo le domande, non si senta obbligata a rispondere se non vuole… E’ sposata con figli ?
- Divorziata, senza figli.
- Suo marito non li voleva ?
- IO… Non li volevo, abbiamo divorziato principalmente per questo.
- Si è pentita ?
- Pentita ?
- I figli. Adesso li vorrebbe ?
- No. Sono troppo vecchia, e totalmente priva di istinto materno.
- Che opinione ha di suo marito ?
- E’ uno stronzo.
- Bene, bene… E… Degli uomini in generale ?
Non risponde, si limita a sollevare le spalle. Accavalla la gamba facendo roteare il piede, Filippo sente un fremito, non vede tacchi simili così da vicino da tempo immemore.
- Complimenti, si vede che è una donna in gamba, sono sicuro che farebbe un lavoro egregio per questa agenzia…. Irina le ha accennato il trattamento economico che…
- So che a lei dava circa un migliaio di euro. In questo momento ho bisogno di lavorare … Non pretendo di prendere subito quanto lei, ma… Sarò sincera, novecento sono la mia soglia di sopravvivenza. Non posso permettermi il lusso di prendere meno.
- Non sarà necessario farlo, domani parlerò con il consulente del lavoro che mi segue, le corrisponderò lo stesso stipendio di Irina. Da quando può cominciare ?
- Anche subito. Se vuole.
Si alza allargando le braccia.
- Venga le mostro il mio regno. Come immagino avrà intuito, non ci vorrà molto, questo è il bagno
- Visto che mi ha ufficialmente assunta che ne dice di darci del tu ?
Filippo le fa un sorrisone a trentasei denti.
- Ma certo. Qui c’è un cucinino cha abbiamo adibito a ripostiglio, come vedi c’è un frigo con congelatore, la cucinotta con quattro fuochi, un forno, un acquaio, quattro scaffali con le fatture clienti e parte della documentazione sui casi trattati. Questo è l’ingresso, ufficialmente la tua stanza, il telefono è collegato ad un centralino… Di livello base che riesce a gestire gli interni, se premi questo pulsante ci possiamo parlare liberamente.
Polissena solleva il ricevitore, esegue un paio di prove con il telefono facendo squillare il suo nell’ufficio. Si china, apre i cassetti della scrivania, curiosando un po’ ovunque. Filippo la osserva, la sua libido cresce, quella donna gli fa vibrare i sensi.
“Ci ho messo tre giorni a far capire a Irina come chiamarmi sull’interno, sei sveglia, non mi deluderai professionalmente… Ti sai muovere bene su quegli splendidi tacchi, manterrai questo abbigliamento ? O sei vestita così solo per far colpo al colloquio ? Hai delle gambe meravigliose e un culo da favola cara la mia fidanzatina della torcia…
- Le mie mansioni cosa comprendono ?
- Ricevere le telefonate, i potenziali clienti, archiviare le pratiche svolte, aiutarmi in qualche ricerca che so, al catasto o all’anagrafe, fare delle commissioni.
- Per le pulizie ?
- Viene una donna il martedì e il giovedì alle diciannove, si chiama Bianca.
- Capito
- Ma… Irina non ti ha detto che faceva ?
- Si, me lo ha detto, ma preferivo sentirlo da te.
- Siete amiche da molto ?
- Andavamo alla stessa palestra, mi è stata vicina prima, durante e dopo il divorzio.
Tornano nell’ufficio di Filippo, Polissena si siede sul divanetto, mentre lui si accomoda dietro la scrivania.
- Mi pare di capire che siate in confidenza…
- Mettiamola così… Mi ha detto cose di te che al suo ragazzo non ha mai avuto il coraggio di raccontare.
- Cose… Cose di che tipo… Che metto le dita ne naso… Rutto senza ritegno ?
- Ti gratti le parti basse. E altro…
Si trasforma in una statua di sale, pronto a sgretolarsi.
“Sta a vedere che Irina lingua di rospo a spifferato i miei attacchi alle sue grazie”
Polissena lascia scivolare il suo tronco verso destra appoggiandosi con i gomito al bracciolo, porta l’indice alla bocca mordicchiandolo maliziosa.
- Nelle mie esperienze lavorative non mi era ancora capitato un capo feticista !
Per un attimo gli manca il fiato, si appoggia allo schienale della sedia grattandosi il mento.
- La cosa ti turba ?
- No. Ho avuto una breve esperienza con un cugino che, chissà perché finiva continuamente sotto i miei piedi.
- Tutto questo quando accadevo ?
- Secoli fa, eravamo adolescenti.
- Nessun rapporto con feticisti adulti ?
- Non fino ad oggi.
“Perché dici che io e te potremmo avere rapporti ?” La domanda non esce dalla sua bocca, il suo neurone impazzito continua a rimbalzare sulle pareti della sua scatola cranica.
- Polissena… Io.. Non vorrei pensassi male…
- Ma no. Da una parte la cosa mi intriga, mi spiego meglio… Sarebbe un bel vantaggio uscire di qui la sera con le scarpe più lucide che al mattino.
Allunga la gamba destra verso di lui guardandosi la scarpa mentre fa di nuovo roteare il piede. Filippo si alza di scatto e comincia a girare per la stanza freneticamente cercando dietro i quadri, nei cassetti, sotto la scrivania.
- Sono su “scherzi a parte”… Su, dove siete nascosti, fuori le telecamere.
“Non vengono fuori. Qui ci va un pizzico, devo essere ancora addormentato sul divano. Che sogno meraviglioso. Non svegliarti, ti prego… Continua a dormire.” La donna mentre lo osserva ridacchiando accavalla la gamba.
- Mi togli una curiosità… E’ stata Irina a dirti di agghindarti così.
- No, ho pensato che per uno come te ci andassero stimoli di un certo tipo, per… Invogliarti a trattare la mia candidatura con l’attenzione che merito. Patetico vero ?
- Ma no che dici…
- L’abbigliamento che ho scelto non è di tuo gradimento ?
- Decisamente no. Ti sei presentata in modo superlativo, anzi, scusa per questa mia figura da tonno.
“Troppa grazia, non sono abituato. Tutta colpa di chi ti ha preceduta, con questa overdose di gonna, calze e scarpe col tacco rischio di restarci secco.” Quasi in stato di trance si avvicina a Polissena, le si inginocchia davanti a poca distanza dalle sue gambe, mette le mani dietro la schiena, le stringe una dentro l’altra per non cedere all’istinto di allungarle verso quel frammento di paradiso a un passo da lui, sente il suo profumo, il frusciare delle calze ad ogni minimo movimento delle gambe, la gonna ha una spacco sul lato destro, riesce a intravedere l’elastico della calza e un piccolo lembo di pelle nudo della coscia. La donna si piega in avanti avvicinando il viso al suo, la voce le esce come un bisbiglio.
- Anche se ieri sera un colpo di spazzola alle scarpe l’ho dato, hai visto che scarso risultato ?
I suoi 45 anni si dissolvono, sente di averne quanti il cugino di cui lei gli ha appena accennato le gesta, le ginocchia gli fanno male, si sdraia sul pavimento a faccia verso l’alto, striscia verso i suoi piedi, la donna scavalla la gamba poggiando la suola della scarpa sulle sue labbra, un bacetto fugace e le afferra delicatamente la caviglia, sposta lateralmente il piede e con la lingua lecca la pelle della scarpa. La pelle è liscia, leggermente amara di sapore, Polissena poggia il piede sul pavimento, Filippo lo segue, mentre lecca la punta della calzatura la sua guancia sfiora più volte il dorso del suo piede, le calze sfregano rumorosamente contro la sua barba vecchia di tre giorni, per un attimo si ferma a controllare di non averle smagliate, i passaggi con la lingua continuano senza sosta sui fianchi sul tallone, lungo il tacco, si dedica all’altra scarpa, la pelle delle calzature semi illuminate da una lingua di sole che filtra dalla finestra risplendono. Polissena ne sfila una, la osserva con attenzione, Filippo si avvicina al piede nudo, insinua la faccia fra lui e il pavimento, è caldo, e leggermente umido, tuffa il naso fra quelle splendide dita.
“Questo piede profuma come il giardino dell’Eden per uno come me, qui sotto la pianta la pelle è dura, quasi callosa, allora le scarpe coi tacchi le metti abitualmente, anche il tallone è un po’ secco, ma non temere da oggi avrai che si prende cura di te tesoruccio.”
Più compiaciuta che infastidita dal leggero solletico che faccia e mani di Filippo le stanno procurando si sfila anche l’altra scarpa, carezza il petto dell’uomo, scendendo fino allo stomaco, con le dita solleva leggermente i pantaloni infilandole fra le mutande e il jeans. Li incontra la sua cappella gonfia all’inverosimile, la stuzzica con le dita, Filippo si blocca, non riesca a muovere neanche un muscolo resta immobile godendosi le carezze di quelle dita meravigliose che continuano nel loro strofinio. Polissena si fa strada sotto i pantaloni, ma non riesce a liberare il suo membro dalle mutande, si china e con le mani slaccia cintura e patta abbassandogli le mutande, per farle stare giù le incastra sotto i testicolo, sul membro nudo poggia l’intero piede massaggiandolo con vigore. Filippo eccitato come un riccio lecca il piede che ha fra le mani sempre più freneticamente, pochi istanti prima di venire lo fa entrare per una buona metà nella sua bocca, fino a farsi solleticare dal suo alluce la gola. Gli schizzi di sperma finiscono un po’ ovunque, sulla sua camicia, sul pavimento e sulle gambe di lei.
- Posso riavere il mio piede ?
- Hi herho, huha
- Cosa ?
- Si certo, scusa. Cavolo, ti ho macchiato la calza.
- Non starti a preoccupare, un’insaponata e passa tutto. Solo che…
La vede turbata, tira su la schiena restando seduto sul pavimento con le mani appoggiate dietro per sostenersi.
- Chissà che idea ti sarai fatto di me. Devo sembrarti una spregiudicata donna senza morale pronta a tutto pur di ottenere un lavoro ?
- Sta tranquilla, l’ultima volta che ho pensato è stato nel 1997 mentre sostenevo l’esame per entrare in polizia, ma visti i risultati ho deciso di smettere.
- Di dare esami per entrare in polizia ?
- No, di pensare. E poi… Mi piacciono le donne spregiudicate che sanno quello che vogliono.
La donna ride di gusto, poggia le scarpe sul suo bacino, cerca di calzarle, per far entrare i talloni preme i tacchi forte contro il suo stomaco causando un’altra imponente erezione.
- Ti piace proprio tanto vedo.
Si alza in piedi, Filippo le bacia le cosce sdraiandosi, Polissena avanza sul suo petto, restando al centro, i suoi tacchi gli fanno un male cane, non è la prima volta che si lascia calpestare, ma, la piccina deve pesare un po’ di più di quanto avesse immaginato, arrivata all’altezza del collo si ferma, sente i tacchi che affondano leggermente, il destro punta su un osso della cassa toracica, duole, dolore che amplifica il suo desiderio, la donna scende.
- Dove trovo lo straccio per dare una pulita ?
- In bagno, nell’anta destra del mobiletto bianco sotto il lavandino.
Quando torna da lui ha in mano lo straccio inumidito e della carta igienica che gli passa. Mentre pulisce il pavimento…
- Di cosa ti stai occupando al momento ?
- Mi hanno chiesto di ritrovare una spada che è stata rubata.
- Chi mai ruberebbe una spada ?
Accende il portatile, visualizza la scansione dell’elsa della spada e gliela mostra.
- E’… Bellissima.
- Pensa che ha un migliaio d’anni.
- Dammi qualche ragguaglio.
- Certo. Le è stata portata via un paio di giorni fa.
- Le è stata ?
- La proprietaria è una giovane donna.
- E dov’era ?
Il volto gli si rabbuia, si alza dal pavimento, va a sedersi dietro la scrivania, si dondola sulla sedia, era così preso dalla sconvolgente bellezza di quella donna che non le aveva posto nessuna domanda utile per l’indagine.
- Ho detto qualcosa che non va ?
- No. Stavo solo riflettendo sul da farsi.
amosolodonne
00sabato 14 settembre 2013 07:37
Molto bello e ben scritto ... Bravo...
cucciolo_to67
00lunedì 30 settembre 2013 22:16
E’ sempre un dramma girare per le viuzze del centro di Torino specie per chi come lui ha l’auto Euro meno due. Per l’occasione ha rispolverato la sua Spillo Diamante. Giunto in via dei mercanti incatena la bici a un palo, verifica più volte di aver chiuso bene il lucchetto, quel suo “azzurro Bianchi” si vede a chilometri, è un oggetto che ha un coefficiente di evaporazione elevatissimo. Dopo una rapida occhiata al citofono allunga il dito verso pulsante, sta per suonare, ma ci ripensa, prende dalla tasca il suo Iphone, compone il numero dell’ufficio.
- Marlove investigazioni.
- Magnifico tono… Molto… professionale.
- Filippo?
- Beccato.
- Mi controlli ?
- Ovvio, senza bollatrice è l’unico modo per controllare se entri in orario, lo facevo continuamente anche con Irina,
“Più che altro per verificare che non si fosse sparata in faccia o avesse dato fuoco all’ufficio”
- Tutto a posto ?
- Alla perfezione direi, sono riuscita ad entrare senza far suonare l’antifurto, ho risposto a una decina di telefonate, sto spulciando nei faldoni per cercando di ricostruire il metodo di archiviazione di Irina.
- Ci riesci ?
- Per il momento no, aveva un sistema tutto suo, non ne capisco la logica.
- Si chiama “a babbo di minchia”… Hai detto dieci telefonate ?
- Quattro da gestori telefonici, tre da finanziarie, un mobilificio e un’agenzia di viaggi. Congratulazioni hai vinto un soggiorno per due persone a Torre San Giovanni, le Maldive del Salento.
- Se ci vieni anche tu, partiamo domani.
- L’ultima telefonata è da parte di una certa Clara Imperatrix… Può essere ?
- Si.
- Una cliente ?
- La proprietaria della spada. Ti ricordi ieri sera… te l’ho accennato…
- Mi ricordo. Si è fatta dare il tuo cellulare, spero di averle dato il numero giusto.
- Numero Giusto ?
- Quello aziendale.
- Buona idea. Lasciami un appunto. Comprare un’altra SIM da usare come numero privato.
- Ti chiamerà nel pomeriggio.
- D’accordo.
- Mi togli una curiosità. Questa signora… Che ha la voce da hot line… Che tipo è ?
- Lo hai detto, un tipo. Niente di che, altezza sotto lo media, sopracciglia spesse due centimetri, gambe a x.
- Si, certo…Ci vediamo per pranzo ?
- Non credo, forse nel tardo pomeriggio, se hai bisogno di me... A tuo rischio e pericolo, sono totalmente inaffidabile.
Chiude la telefonata con Polissena e suona al campanello. Sente una sorta di gracchio al citofono che interpreta come “Chi è”.
- Filippo Marlove.
Il portone si apre. All’interno la scala è fatiscente, la vernice scrostata dalle pareti, gli scalini sono in pietra, la ringhiera della scala è in ferro verniciato di verde panchina con il mancorrente in legno, molto di buon gusto. Arrivato al quarto piano un uomo lo aspetta sulla porta, l’uomo che sta cercando, Bartolo Zecca, un metro e settanta di sudiciume, indossa una giacchetta marroncina sotto la quale ha solo la canottiera, quella a bretelle strette da muratore, i pantaloni anch’essi marrone chiari hanno aloni nella zona pubica la cui provenienza è meglio resti sconosciuta. La prima cosa che incontra è la sua bella pancia a punta da ottavo mese, gli sorride con quella sua faccetta pallida, quasi calvo con il “riporto” ingellato all’inverosimile.
- Come te la passi ?
- Malissimo, la finanza suona il mio campanello un giorno si e l’altro pure. Così clienti e fornitori mi si innervosiscono. A che debbo l’onore della tua visita.
Lo fa accomodare.
- Cerco un oggetto di metallo.
- Metallo ? che genere di metallo, oro, argento ?
- No.
- Cos’è, un indovinello. Cerchi un’auto ?
- Una spada.
- Mi pare vaga come descrizione, un fioretto, una scimitarra ? Insomma come dovrebbe essere fatta questa spada ?
- Giapponese, sai le spade da samurai, ma… Con il manico d’avorio.
I ricettatore resta per un attimo in silenzio. Un ghigno sinistro gli si disegna sulla faccia.
- Ti hanno proposto l’articolo ?
- Guarda un qui.
Gli mostra un MMS contenente una persona, vista di profilo la cui testa non è stata inquadrata che impugna una sorta di Katana color marroncino.
- In questa foto non si vede un cazzo.
- E’ mio figlio, si è iscritto in una palestra in cui praticano il Kendo.
- WHOW ! Ha una splendida spada di bambù. La maneggia bene ?
- Non lo so… Non vado mai a vederlo quando si allena. E’ più un vezzo di mia moglie, sai come sono le femmine…
- Eeee… Le donne… Mi spieghi il nesso fra tuo figlio che pratica il Kendo e la spada che sto’ cercando ?
- Nessun nesso. Mi sembrava carino dirti che mio figlio ha trovato un hobby che lo appassiona.
Filippo sospira, si gratta dietro la nuca.
- Insomma… Sai niente di una spada da samurai, oppure no ?
- No. Non tratto quella roba, sono specializzato in merce più leggera e facilmente gestibile, sai… Orologi, collane, bracciali anelli. i miei fornitori abituali non si sognerebbero neanche di portarmela.
- Conosci qualcuno che potrebbe avere dei fornitori che li approvvigionano oggetti di questa fattura ?
- Forse si.
Si siede davanti un vecchio scrittoio, ne apre la serrandina, dal secondo cassetto estrae un taccuino di pelle, annota alcuni nomi su un foglio e glielo porge.
- Prova con loro.
- Grazie
- E’ sempre un piacere incontrarti. A presto.
Per Filippo non è un piacere, quell’uomo lo infastidisce, non sopporta il suo viscido comportamento, per non parlare dell’odore. Approfitta di una fontana per lavarsi le mani. Ringraziando la Madonna del Ghisallo, leva la catena alla bicicletta, gli serve la macchina. Torna a casa, posata la bicicletta si accorge di non avere nelle tasche le chiavi della macchina, gli partono un paio di imprecazioni, deve salire a prenderle. La porta del suo appartamento è accostata, la apre cercando di non fare rumore, si guarda intorno, nessuno. Entra in camera da letto, vede le chiavi sul comò, allunga la mano e… Qualcuno lo colpisce sulla schiena. Si gira di scatto caricando il destro…
- Cazzo ! BIANCA CHE TI SALTA IN MENTE !
- Signor Marlove… E’ lei. Pensavo fosse un ladro.
- Ti serve qualcosa di più robusto del manico della scopa se vuoi mettere fuori combattimento un ladro.
- Sono mortificata,.. Come ha fatto a entrare ?
- Dalla porta , abito qui ricordi ? Era aperta, cerca di fare attenzione mi raccomando…. Ci vediamo
- Buona giornata.
- Si… Si…
“La mia povera cervicale. Ci mancava solo questa.”
Chiude la porta di casa, l’ascensore è occupato. Lo aspetta qualche minuto poi decidere di scendere a piedi ma… Per le scale incontra un imprevisto.
- Andiamo di fretta signor Marlove ?
“Oggi non è giornata.”
- Signora Luana… Come sta la più bella donna di Torino.
- In attesa.
- Cavolo…La saggezza popolare, piccole perle da cogliere ogni giorno… Non è mai troppo tardi… CONGRATULAZIONI !
- Ma che stai dicendo ?
- Il bambino… Ha detto che è in attesa ?
- L’AFFITTO ! Ecco cosa attendo Sono due mesi che non mi paghi.
- Davvero ? Ma guardi che combinazione… Ho giusto in tasca trecento euro.
- Entra.
La donna è sulla sessantina molto ben portati, un passato da mignotta, ai tempi d’oro riusciva a rendere felici anche sei clienti al giorno. Della sua vecchia occupazione aveva mantenuto l’aplomb, cordiale, dolce, aggressiva, pudica, sensuale, insomma camaleontica, nella sua lunga carriera aveva interpretato tutti i ruoli possibili, per meglio soddisfare le aspettative dei clienti. Grazie ad un pizzico di fortuna era riuscita a gestirsi in autonomia senza protettori, questo le aveva consentito di raccogliere una discreta somma con la quale aveva acquistato metà dello stabile una decina di anni addietro, giusto qualche anno prima che si ritirasse. Alcuni clienti le sono così affezionati che vengono ancora a trovarla, ma lei ormai ha cambiato vita, anche se in rare occasioni si concede per il puro piacere di farlo. Nel pacchetto d’acquisto era compreso l’appartamento di Filippo. Abitava in quella casa dalla notte dei tempi, col vecchio padrone il rapporto era decisamente migliore. Luana con lui è sempre scorbutica, anche se ha il sospetto lo faccia per compiacerlo, già al primo incontro ad una professionista con la sua esperienza erano bastati pochi secondi per capire che è un feticista… Non perde occasione per sottometterlo, glielo ha confessato più volte, quella della mistress è la parte del repertorio mignottesco che più rimpiange, quando lo incontra si diverte a metterlo in condizioni di sbavare, anche Filippo apprezza il gioco, ma questa mattina ha fretta.
- Em… Entrare no… Luana, la prego… Ecco i trecento piccoli porcellin, mi lasci andare.
- Non mi omaggi, guarda che belle scarpette indosso, ma che schiavo leccapiedi sei ?
Le guada i piedi, grave errore, le calzature solleticano la sua fantasia.
- Mi perdoni… Padrona.
“Meglio farla contenta”.
Entra nell’appartamento, la donna lo spintona facendolo sbattere contro il muro a lato della porta, la chiude. Filippo si inginocchia chinandosi fino a terra per baciarle il piede destro.
“Ouc… Dal male alla nuca mi ha cacciato il tacco nel coppino ho pure dato una forte musata sul pavimento.”
- Sono dovuta scendere in cantina, guarda che schifezza sotto le suole.
Il tempo corre, non dovrebbe, ma la cosa lo eccita, lecca quelle suole polverose, sono piene di terra e altre schifezze.
“Ma quanta porcheria è riuscita a raccogliere… Meglio non pensarci,”
Il suo cane lo sta fissando, ha uno di quei cani pelosi un po’ più grossi dei chiwawa.
“Che casso ha da ringhiare il bastardello, appena finisco di leccare qui un paio di calci non te li leva nessuno.”
I piedi della donna odorano molto, il loro profumo forte lo inebria rendendo vigorose le leccate, ma il cane, che non sembra gradire la scena, si avventa sull’uomo addentandogli un orecchio.
- Porc… Luana, richiama la bestiaccia. RICHIAMALA !
- Buono Pucci… Tranquillo… Sciò… Cattivo cane… Via… Via. Aaaaaa.
Filippo si volta di scatto per sottrarsi ai morsi, aggancia le gambe di Luana che vola letteralmente sul pavimento. Messosi in ginocchio agguanta il cane lo lancia in bagno, con scatto felino si solleva per chiuderlo dentro.
- Luana… Luana… Tutto bene.
La donna si solleva dal pavimento, si massaggia la schiena.
- Si, non ho niente di rotto, almeno credo.
- Va bene tutto, ma… Durante il nostri giochino, non possiamo rinchiudere la belva ? Cazzo com’è tardi. Ti posso lasciare ?
- Si… Tranquillo sto bene.
Monta sulla X19, schizza fuori dal cortile del caseggiato. Il primo ricettatore che ha deciso di incontrare ha la tana a ridosso di un grande ospedale di Torino.
Passa la mattina e buona parte del pomeriggio in giro, senza ottenere informazioni utili, stanco e sfiduciato decide di tornare in ufficio, appena parcheggiata l’auto squilla il suo telefono.
- Malrlove !
- Buongiorno sono Alfredo Rapace.
Conosce di fama il signor Rapace, un rinomato antiquario di Torino, che potrà mai volere da lui.
- Cosa posso fare per lei signor Rapace.
- Molto probabilmente sono io che posso fare qualcosa per lei. Un comune amico mi ha detto che è alla ricerca di una spada particolare.
- E’ vero. Una katana.
- Una katana con il manico finemente cesellato… Con la faccia di un imperatore a ridosso della lama ?
- No. La spada che cerco io ha un motivo geometrico scolpito a ridosso della lama.
- Vedo che parliamo dello stesso oggetto. Sono stato incaricato di consegnarlo a una certa persona e mi chiedevo se…
- La persona che mi ha ingaggiato sia la stessa.
- Esattamente. Devo consegnare la spada a… Clara Imperatrix.
“Senti… Senti… Che cazzo vorrà dire ? Conosco rapace, ma potrò fidarmi di lui ? non ho scelta, devo vedere se bluffa”
- Clara Imperatrix è la cliente che mi ha ingaggiato per ritrovarla.
- Come posso mettermi in contatto con questa signora ?
“Bella domanda… Vorrei saperlo anch’io, ma anche lo sapessi caro il mio galimba de luna non te lo dierei”
- Pronto ??
- La signora non mi ha lasciato un recapito ma… Dovrebbe chiamarmi questa sera. Ha un messaggio che posso riportarle ?
- Si. Le dica che può passare a ritirare l’oggetto presso il mio negozio quando vuole.
- E… Cosa le dovrà per il disturbo ?
- Niente. La persona che mi ha incaricato di eseguire questa… Transazione mi ha già adeguatamente ricompensato. Resto in attesa di una sua chiamata. Grazie e buona giornata.
- Buona giornata a lei.
Segna sulla rubrica dello smartphone il numero da cui è stato chiamato e si avvia verso il suo ufficio.
“Mi è capitato un caso veramente bislacco. Abbiamo A a cui rubano B, A mi ingaggia per ritrovare B, mi chiama C mi esorta a rifiutare l’incarico. Vado da D che mi fornisce una lista E, F, G, H; I. Poi mi chiama L, mi dice di avere B e mi chiede come mettersi in contatto con A. In questa equazione ci sono troppe incognite.”
Apre la porta dell’ufficio, sente che qualcosa non va, La sua nuova segretaria è seduta, ha le braccia incrociate,trema come una foglia.
- Polissena… Che è successo
- Filippo… Meno male che sei arrivato. E’ appena passata una signora…
La donna si alza, l’abbraccia stringendola a se, il suo corpo è gelato.
- Tranquilla, va tutto bene. Vuoi dell’acqua ?
- No… Grazie… Sono una sciocca, il fatto è che la signora Maiko si accompagnava con una specie di bestione… Riusciva a malapena a passare sotto le porte… Mi ha spaventata.
- Maiko ??
“E adesso questa ? Un’altra incognita ?”
- Ti hanno mica fatto del male ?
- Ma no… Sono io che… Non ci sono abituata, ho i nervi un po’ scossi… Quell’uomo… Era ricoperto come da borchie di metallo, ne aveva dappertutto.
- Hai ragione, i piercing su una persona possono impressionare, personalmente mi danno fastidio, non capisco come….
- Non è quello, sono stati i suoi... Si è levato per un istante gli occhiali da sole e li ho visti.
- Visto cosa ?
- I suoi occhi, più da animale che da uomo, le iridi gialle e le pupille allungate come quelle di un gatto o un serpente. Scusami.
- Non devi scusarti. Che volevano ?
- Parlare con te.
- Ti hanno detto di cosa ?
- No. Appena dentro, lei è venuta verso di me mentre il bestione si è bloccato davanti alla porta, forse per quello mi sono agitata, ho pensato che in caso di pericolo non sarei riuscita a uscire da qui.
- Ti accompagno a casa.
- Ma manca ancora un ora. Che penserà di me il mio capo se me ne vado prima.
- E noi non glielo diciamo. Sei uno schianto oggi.
- Grazie, sai è il primo giorno, volevo fare buona impressione. Ci sono riuscita ?
Filippo si limita a emettere un verso di apprezzamento. Porta Polissena a casa, lo invita a salire, ma i suoi scrupoli prendono il sopravvento, non gli va di approfittare della situazione, e poi… E’ preoccupato per Luana. Nel tornare a casa si ferma ad un bancomat e preleva novecento euro. Parcheggia la macchina nel box lasciando la porta basculante aperta sale le scale a rotta di collo fino al terzo piano. Suona al campanello. Passa un minuto, risuona, altro minuto. Si attacca al campanello, suono prolungato.
- SI… ARRIVO… Che maniere.
Luana apre la porta, è furibonda ma appena lo vede lo stupore si sostituisce alla rabbia.
- Filippo… Che diavolo vuoi ?
- Ero preoccupato, pensavo… Si fosse sentita male. “Ma come si è combinata ?”
La donna indossa un completino argentato, maglia senza maniche, minigonna e cintura con degli stivali sempre argentati con tacco medio e una parrucca di capelli viola pettinati a caschetto.
- Come puoi vedere sto bene.
- Le ho portato… I… Mi scusi ma tutto questo suo luccicare mi confonde le idee.
- Per avere delle idee è necessario possedere un cervello.
- AFFITTO ! Si… Quello, le ho portato…
- Adesso no, ho da fare… Ripassa fra…
Guarda l’orologio che ha al polso.
- Un’ora.
Mentre cerca di dire che va bene si vede la porta arrivare pericolosamente a ridosso della faccia. Torna in garage, apre lo sportello, si siede in macchina inclinando il sedile più indietro che può, chiude gli occhi. Tutto intorno è silenzio, sta per appisolarsi quando lo squillo del cellulare lo fa saltare per aria.
“Il solito numero, C mi sta chiamando, ero in pensiero…
- Mi chiami per dispensarmi il tuo consiglio del giorno ?
- E’ carino il tuo ufficio,la tua nuova segretaria poi… Confezionata a misura per te, nulla a che vedere con la sciattona scappata di casa che avevi prima
- Maiko… Quando avrò il piacere di incontrarti ?
- Pazienza, quel giorno arriverà, e il piacere sarà tutto mio. Vedo che sei determinato ad andare avanti. Almeno ti stai divertendo ?
- Non tanto. Ma dovrei essere al buono.
- Ti ha chiamato Rapace. Ma tu non hai modo di contattare la cara Clara.
“Minchia”
- E tu… Non lo conosci il suo numero ?
- Se lo conoscessi non avrei chiesto l’aiuto di Rapace.
“OK sei coinvolta, ma fino a che punto ? Ma soprattutto a che gioco stiamo giocando ?”
- Perché ti sei rivolata a lui ?
- Frequenta lo stesso genere di persone di Clara, sai la Torino bene, quelli che contano mica come noi.
- Che non sappiamo contare.
- Sono stufa di cercare di salvarti il culo. Rispetterò la tua scelta. Va da Rapace domani, entro le undici, ti darà la spada.
- L’hai sempre avuta tu.
Tu… Tu… Tu… Tu…
“La Tua simpatia al telefono comincia davvero a farmi incazzare. “
Guarda l’orologio, l’ora è quasi passata. Rimette a posto il sedile, ccende dalla macchina, chiude il garage tornando al terzo piano. Suona alla porta di Luana, gli apre praticamente subito, è in accappatoio.
- Accomodati, versati qualcosa da bere, sono subito da te.
- Questo dove li metto ?
Sventola il mazzetto di banconote. Luana glieli prende dalle mani e sparisce in camera da letto. Il suo mobile bar è fornitissimo, ma a Filippo interessa un solo liquore, cerca la bottiglia giusta fra le altre, se ne versa un mezzo bicchiere. Mentre lo sorseggia…
- E la mascherata di prima ?
- Un vecchio client… Amico… E’ patito di una serie in voga negli anni ottanta possibile che tu non la ricordi ?
- Di cosa parlava ?
- Fantascienza. Ti dico solo un nome… Comandante Straker.
Si tira uno schiaffo sulla fronte.
- Ma certo, la serie UFO, gli ufficiali femmina di base luna.
Luana fa il suo ingresso in sala, indossa un corsetto nero delle calze nere sorrette da un reggicalze delle splendide decolté nere con tacco dieci, in mano ha un frustino da cavallerizza.
- Lui era l’alieno cattivo venuto dallo spazio a conquistarmi.
- E… Ce l’ha fatta ?
- Alla fine, ma ho venduto cara la pelle.
- Adesso chi sta interpretando ?
- La padrona delusa che deve punire il suo schiavo.
- Mi dispiace davvero tanto per questa mattina. Lei come sta.
- Benissimo… Molto meglio di come starai tu fra qualche minuto. Spogliati.
Si toglie le scarpe, la giacca, i pantaloni, appoggia tutto a terra di fianco al divano. Luana gli fa cenno di togliere anche l’intimo, obbedisce, si avvicina alla donna, fermandosi a una sessantina di centimetri davanti a lei.
- In ginocchio.
Gli gira intorno, lentamente, una volta, una seconda, indugia alle sue spalle, gli accarezza le scapole.
- Cosa sono i segni che hai in faccia e sulle spalle ?
- Una colluttazione con un ladruncolo dalle unghie lunghe.
- Lunghe quanto le mie ?
Non risponde. Intanto lei con le dita leggermente ripiegate passa le sue unghie sul suo petto,preme ma non tanto da graffiargli la pelle, ha le unghie perfettamente levigate, gli afferra il capezzolo stringendo fra pollice e indice, neanche avesse ricevuto l’impulso di un telecomando, il suo membro schizza su.
- Hai un bel corpo, tonico, muscoloso.
- Grazie padrona.
- Ma questo non ti salverà… Pronto alla punizione ?
- Può disporre di me come meglio crede. Padrona.
La prima scudisciata lo fa sussultare, più per un leggero spavento che per il dolore.
- Grazie padrona
La donna continua a colpirlo sulla schiena, i segni rossi si moltiplicano. Sente che Luana aumenta progressivamente la forza delle sue sferzate cambiando anche obiettivo, prima all’altezza dei reni, poi sulle natiche, di quando in quando gli sfugge qualche mugugno, di certo non vuole farsi sentire da tutto il condominio. Lo afferra per un orecchio costringendolo a camminare in ginocchio fin dietro il sofà, li lo obbliga a sdraiarsi. Gli monta sulla schiena, camminando a piccoli passi per tutta la superficie, con i tacchi indugia sui segni rossi delle frustate, strusciandoli con tutta la forza che riesce a metterci, lo fa più volte, la schiena di Filippo è in fiamme, si sposta sulle sue chiappe, punta i tacchi esattamente al centro di entrambe e sposta tutto il suo peso sui talloni, l’uomo li sente farsi strada nella sua carne, stringe i denti, ma questa volta non basta, si porta la mano sinistra stretta a pugno alla bocca, morde la nocca dell’indice, Luana continua ad essere in equilibrio sui soli tacchi, muovendo il bacino li fa ruotare ritmicamente, il dolore sta diventando insopportabile, respirare gli diventa affannoso, sente che sta per cedere ma… Luana scende, sente i suoi tacchi avvicinarsi al suo viso, solleva la testa, lei è ferma proprio davanti a lui, striscia per una decina di centimetri, raggiunge i suoi piedi, li bacia.
- Grazie padrona.
Si sfila la scarpa destra, li carezza la testa e il collo.
- Bravo il mio schiavetto. Hai sopportato tutto senza urlare. Ora sei pronto a soddisfare la tua padrona.
I baci sul piede sinistro si interrompono, la lingua esce fra le sue labbra, lecca il dorso del suo piede, lecca e bacia la sua caviglia, rimette la scarpa destra si sposta accomodandosi sul sofà. L’uomo con qualche difficoltà riesce a mettersi carponi, gira dalla parte opposta del divano arrivandole di fronte, la donna sbottona la parte bassa del corsetto liberando il suo sesso, gli si avvicina, profuma di bagnoschiuma la sua lingua affonda nelle su grandi labbra, si bagna subito, i suoi umori colano sulla pelle del divano, Filippo cerca di raccoglierli tutti, succhia il suo clitoride, la donna contorcendosi di piacere gli pianta i tacchi nelle cosce, spinge con tutta la sua forza su di essi per sollevare il bacino e farlo premere con forza sulle sue labbra, sente di essere molto vicina all’orgasmo, abbassa il bacino e con un calcio allontana Filippo, che cade all’indietro.
- Alzati immediatamente ! Qui !
- Si padrona.
- E ora fottimi !
“A che botta, che pomeriggio da segnare sul calendario, la scoopettata di Bianca, la musata per terra, ora questo, se non finisco all’ospedale… Però questa donna mi fa impazzire, sa cavare il massimo da un uomo, guarda è talmente fradicia che non ho dovuto fare alcuna fatica a penetrarla, si così, senti che pelle liscia le su gambe alla faccia dei suoi anta, e come contrae i muscoli della vagina, mi sento risucchiato.”
L’uomo incitato incalza il ritmo vengono all’unisono in un devastante orgasmo. Luana si abbandona sul sofà, Filippo si lascia scivolare sul pavimento, il contatto con il gelo delle piastrelle da sollievo a schiena e chiappe. I piedi della donna sono a poca distanza, sfila la scarpa al destro, le lecca la pianta.
- Bravo il mio cagnolino. Quando ti rifarai vedere ?
- Sto seguendo un caso spigoloso… Francamente non lo so.
- Sei rimasto l’unico che riesce a farmi venire come si deve.
- E l’alieno ?
- Neanche gli si rizza. E’ dura diventare vecchi.
- Non per lei… E’ ancora in piena forma.
Si solleva rimettendosi seduta bene, con il piede sinistro ancora calzato gli carezza il membro, la faccia le si intristisce.
- Si… E’ dura anche per me.
- Che dice.
- Gli uomini quando mi incrociano si girano dall’altro lato o peggio, neanche mi vedono. Sai è difficile accettarlo per una come me, abituata a catturare l’attenzione.
- E io allora ? Tutte le volte che la incontro mi viene uno sturbo.
- Tu… E’ solo questione di tempo, troverai una donna più giovane abile quanto me a umiliarti, calpestarti e… Mi dimenticherai.
Il suo piede sinistro aumenta la pressione, gli scappa un gridolino.
- Le re…sta sem..pre l’alienno.
- Quello ha ottantasette anni, è un miracolo se riesce ad arrivare a natale. Alzati in piedi.
Obbedisce, Luana le agguanta il pene lo tiara a se, se lo caccia in bocca spompinandolo con passione, l’attrezzo di Filippo, che si era deconcentrato riprende vigore, la donna lo strattona costringendolo a poggiarsi con le mani sullo schienale del sofà per non perdere l’equilibrio, si caccia il pene così in profondità da farlo preoccupare che non si soffochi. Aumenta ulteriormente il ritmo, sopraffatto dall’orgasmo Filippo viene copioso nella sua bocca. Luana non si scompone, inghiottendo tutto. Gli ripulisce il pene con la lingua, si alza, gli carezza la guancia. Sorridendo…
- Tornerai da me ?
- Ogni volta che mi vorrà… Padrona.
Le bacia la mano, si riveste.
Entrato in casa punta al bagno, getta la roba ne cestone dei panni sporchi e si ficca sotto la doccia. L’acqua di solito lo ritempra ma le frustate questa volta gli bruciano maledettamente.
Mentre si asciugo i capelli gli pare di sentire il cellulare. Numero mascherato…
- Pronto.
- Buona sera signor Marlove. La sua nuova segretaria le ha detto che l’avrei chiamata ?
- Si
- Qualche novità ?
“Una vocina dentro me mi dice che c’è qualcosa di poco chiaro in tutta questa faccenda, meglio non dirle di Rapace, almeno per il momento, mi piacerebbe capire come Maiko gliela avrebbe portata via.”
- Marlove… E’ ancora li ?
- Si… Scusi, sto seguendo una pista, ma… Ho bisogno di qualche delucidazione.
- Di che tipo.
- Qualche semplice domanda… Dove le hanno rubato la spada.
- In piscina
- ?!? In piscina ? Che piscina.
- La comunale, dovevo incontrarmi con un…
- Un ?
- Anche le dicessi il nome sarebbe irrilevante, non è stato lui a portarmi via la spada.
- Certo. Mi racconta coem è andata ?
- Com’è andata ? In che senso ?
- Ricostruiamo cronologicamente la vicenda. Lei entra in piscina.
- Si
- Cosa fa dopo…
- Mi spoglio, e metto il costume, poso la roba in un armadietto, ma mi accorgo che è troppo piccolo per contenere la spada, ripongo lei da sola in un altro armadietto, più alto che era li vicino. Quando sono andata a riprenderla…
- Non c’era più.
- Esatto. Non c’era più.
- Ne ricorda il numero ?
- Sessantanove.
“Un numero che ricorre spesso nella mia vita, non quanto vorrei ma... Pensa io e te a sessantanovarci…”
- Lo ha fatto presente al personale dell’impianto ?
- Fargli presente cosa ? Che me ne vado in giro con una spada nella borsetta ?
- Gia… Ha qualche nemico ? Qualcuno che la conosce e potrebbe essere interessato alla Katana ?
- Un sacco di persone, talmente tante che non vale la pena farle un elenco.
- Le viene in mente altro che potrebbe essermi utile.
- Direi di no.
- Va bene. Sentiamoci domani, ho un incontro che potrebbe dare ottimi sviluppi. Mi lascia il numero ?
- La chiamo io
La conversazione cessa. Filippo, parecchio contrariato, si siede sul letto, cerca di riflettere, usa il cellulare per grattarsi la testa, qualcosa gli sfugge ma, non avendo altre strade da seguire non gli resta che sperare che Maiko mantenga la parola.
taikirb
00mercoledì 2 ottobre 2013 11:49
[SM=x829788] [SM=x829788]

Grazie mille...ora attendiamo il seguito!

[SM=x829778]
TazioT3
00sabato 5 ottobre 2013 10:02
Evvai, le tue storie mi intrigano sempre molto, continua per favore..... [SM=x829779]
cucciolo_to67
00sabato 26 ottobre 2013 00:06
La mattina di buon’ora fa il suo ingresso in ufficio. Si sente soffocare, spalanca tutte le finestre, va a sedersi alla sua scrivania, con la porta aperta vede la postazione lavoro di Polissena. Sente la necessità di distrarsi. Come un bambino gira su se stesso sfruttando le caratteristiche della sedia, gioca anche con le manopole che ne regolano l’altezza e l’inclinazione dello schienale, è così preso nel suo pacioccare che non si accorge dell’arrivo della donna, alle nove spaccate.
Solleva la sedia su due delle cinque razze andando indietro con lo schienale.
- Buongiorno capo
THUMPF
Preoccupatissima Polissena corre verso di lui, gli si ferma vicino, piega le ginocchia, fa per aiutarlo.
- Tranquilla Polly, è tutto sotto controllo.
- Non so se sono tagliata per questo lavoro, mi spavento troppo facilmente.
Si alza in piedi, Filippo resta sdraiato codendosela dal basso, ha una bella camicetta rossa, una gonna nera, ai piedi delle scarpe decolté nere con tacco da otto centimetri, a base larga, quadrati, due per due centimetri, calze color carne autoreggenti, dalla posizione in cui si trova vede perfettamente anche le mutande nere di pizzo. Sulle scarpe, che hanno la punta arrotondata, due fiocchetti neri impreziosiscono le calzature. Polly sorride mentre gli gira intorno, tira su la sedia da terra, la sposta contro la parete, poggia il piede sinistro sullo stomaco di Filippo, che si gira sdraiandosi a faccia in alto sul pavimento, lei solleva il piede destro restando in equilibrio sul suo stomaco.
- Questa mattina mi farai compagnia ?
- Almeno fino alle dieci e trenta.
- Perché non ti spogli allora.
- Spogliarmi ?
- Si. Le mie suole non sono il massimo come pulizia e tu paghi uno sproposito di tintoria.
Polly scende, indietreggia fino alla sedia e ci si accomoda. Filippo si toglie la cravatta, la giacca, scarpe, pantaloni calzini e mutande lanciando tutto sul divanetto che è di fronte alla sua scrivania,
- Ma… Quei segni sulla schiena ?
- Quali segni ?
- Come quali segni…
- Aaaaa. Questi segni ? Sono caduto.
- Su una griglia ?
“Promemoria per me, i giorni successivi agli incontri con Luana, fatti furbo e evita di toglierti la camicia.”
- Ieri… Ho avuto un incontro con una vecchia amica che…
- No… Scusa Filippo, non devi darmi spiegazioni, anzi perdona la mia curiosità.
- Perdonata.
Si sdraia sul pavimento ai suoi piedi.
- E… Con cosa te li avrebbe fatti i…
- Non mi hai appena detto che sei stata troppo curiosa ? Non fraintendermi, nessun segreto, se vuoi te lo dico che ho combinato ieri basta che ti decidi. Lo vuoi sapere oppure no ?
Gli sale sullo stomaco, sposta leggermente i piedi per trovare l’equilibrio e mollare la scrivania.
- No. Non lo voglio sapere. Sono affari tuoi.
Mentre lo dic Filippo percepisce che mente, è interessata eccome, carica tutto il suo peso sui tacchi mentre dice affari tuoi. A piccoli passetti raggiunge il suo petto, guarda continuamente giù controllando dove mette i piedi. La passeggiatina dura alcuni minuti, si ferma, ha il piede sinistro poggiato quasi all’altezza dell’inguine, il destro alla bocca del suo stomaco, solleva la testa, chiude gli occhi, si muove spostando il peso dalla pianta al tacco. L’eccitazione di Filippo è all’apice.
- Certo che la vita è proprio strana.
- Perché ?
- Sei l’uomo più attraente che abbia mai avuto fra le mani…
- E sotto le suole elle scarpe ?.
Sorride
- Anche. Riesco a sentirei tuoi muscoli che si contraggono, che roba pazzesca… Qui poi…
Ho spostato il piede sinistro sul suo membro, ci si appoggia prima leggera, poi sempre più pesante, fino a restare con quasi tutto il suo peso su lui.
- Umm… Qui poi è bello tosto… Un grosso manico di legno. Non è che ti sto facendo male… E’ la prima volta che monto su…
Il piede le scivola in avanti, per mantenersi in equilibrio sposta il peso sul destro, si sbilancia, riappoggia il sinistro centrando col tacco i suoi testicoli. Filippo emette un gemito strozzato. Polissena spaventatissima salta giù gli si lancia letteralmente addosso abbracciandolo.
- Filippo scusa… Sono scivolata e… Ti ho fatto tanto male, povero tesoro.
- Polly calmati… Per essere la tua prima volta sei stata impagabile.
- Li sotto è tutto a posto… Funziona ancora ?
- Se vuoi puoi accomodarti, adoro essere cavalcato, ho gusto una mezz’ora disponibile.
Lo spinge via.
- Preferisco di no. La mia vita sentimentale è già un casino… Sento che tu la potresti distruggere definitivamente.
Si dirige verso la porta, gli sorride e la chiude uscendo. Filippo si alza, rivestendosi ripensa per un attimo all’ultima frase che gli ha detto.
“Sei una donna in gamba Polissena, anche tu mi piaci, la vita non ti ha regalato molto, non meriti una love story con me fra le tue disgrazie. E’ ora di andare, che faccio la porto ?”
Fissa l’ultimo cassetto della sua scrivania, la cassettiera è particolare, quel cassetto è isolato dagli altri, rinchiuso in un box di metallo mascherato dal legno, un cassetto rigorosamente chiuso a chiave. Fruga nella giacca, il mazzo di chiavi di casa, seleziona la chiave più piccina. Apre il cassetto, l’afferra.
- Ti sono mancato tesoro ?
L’appoggia sulla scrivania. Dal cassetto estrae la fondina ascellare, slaccia la cintura dei pantaloni la sfila dai passanti, rimettendola su fa passare la cintura in un asola della fondina, assicura le altre bretelline. Riprende la sua Beretta in mano, estrae il caricatore, controlla che i proiettili siano a posto, controlla di non avere un colpo nella camera di scoppio, reinserisce il caricatore la infila nella fondina. Si avvicina alla finestra, da un occhiata fuori, sui vetri vede la sua immagine riflessa gli vengono in mente le battute di Bruce Willis nell’Ultimo Boy Ccout.
“Non piaci a nessuno. Sei antipatico a tutti. Sei un fallito. Sorridi stronzo! E’ ora di andare da Rapace. Mettiamo la parola fine a questa storia.”
Prende di nuovo la pistola in mano…
“Cosa tesoro… Perché ti porto ? Non lo so. Qualcosa mi dice che con te starò molto più tranquillo, devo sempre andarmene in giro con una spada millenaria, ricordi avevo inqualificabile in scherma. Ma con te… E’ tutta un'altra storia.”
Mette la giacca, non chiude i bottoni, resta aperta, esce dal suo ufficio dirigendosi verso la porta d’ingresso.
- Ciao Polly.
- Rientri per pranzo ?
- Non lo so.
- Ci vediamo nel pomerigg… Cavolo. Ti incontri con qualcuno pericoloso ?
- Pericoloso ? A… hai visto la pistola… No.
- Posso sapere da chi vai ? Dovessi avvisare la polizia.
- Ma certo, nessun segreto, vado da un antiquario, ha lui la spada della signora Imperatrix.
- Quella con la voce da Hot line ?
- E le gambe storte. Ha detto che me la darà, così domani chiuderemo brillantemente questo caso.
- E… Perché ci vai con la pistola ?
- Detesto discutere per il posteggio.
Parcheggia in Pizza Vittorio, sceso dalla macchina si abbottona la giacca, tanto per non far notare troppo l’anti odorante sotto l’ascella sinistra. Il portone carraio del palazzo in cui deve andare è spalancato, entrato nel cortile si ritrova a fissare una Maserati coupe parcheggiata giusto davanti alla porta in cui deve entrare. Una giovane donna gli si avvicina.
- Buongiorno.
- Il signor rapace ?
- Ha un appuntamento ?
- Sono Marlove.
- Si, certo, il signor Marlove. Vuole seguirmi…
L’ambiente è molto grande, pieno di mobilia antica, orologi da camino, vasi cinesi, busti, statue in marmo e bronzo di tutte le dimensioni, bastoni da passeggio, calici finemente decorati in oro, lampadari.
- Se le interessa qualche articolo non ha che da chiedere.
- Mi piacerebbe ma, ho la sindrome dell’elefante ubriaco di Delhi.
Rapace sorride anche se dalla faccia che ha fatto è palese che non ha capito la battuta
- Sono Alfredo Rapace
- Filippo Marlove. Molto piacere.
Com’è diverso il signor rapace da Bartolo Zecca, alto, più di Filippo, almeno un metro e novanta, corporatura asciutta, capelli e barba bianchi curatissimi, un elegante completo doppio petto carta da zucchero.
- Lei è come me l’aspettavo signor Marlove, ha il classico aspetto dell’investigatore privato, quell’aspetto a cui ci hanno abituati la miriade di telefilm americani che ci propinano a tutte le ore del giorno e della notte.
- Prima di dare l’esame d’abilitazione mi sono sparato una settimana al teatro stabile di Torino per entrare nella parte, se non rispecchi il tuo personaggio non puoi essere un VERO investigatore.
- Ma pensa… Interessante.
Apre l’anta di un armadio alla cui sommità due puttini d’oro reggono una ghirlanda intagliata nel legno che corre per tutto il mobile estraendo un tubo arancione dal diametro di una quindicina di centimetri lungo un po’ più di un metro. Svita il tappo posto ad una delle due sommità appoggiandolo su un tavolo Luigi XVI. Inclina il tubo, ne estrae un oggetto avvolto in un panno, lo poggia sul tavolo, una volta aperto, la spada si mostra in tutta la sua magnificenza.
- E’ questo l’oggetto che la signora Imperatrix sta cercando ?
Filippo prende l’IPhone, seleziona la foto dell’elsa. Non ci sono dubbi.
- Si. Se non sono indiscreto… Chi glie l’ha data ?
- E’ indiscreto. La riservatezza è parte integrante del mio lavoro… Mi capisce…
- Mi può dire almeno da quando è in suo possesso ?
- Tre giorni. E’ veramente uno splendido oggetto, magnificamente conservato, non dimostra seicento cinquant’anni.
Filippo resta basito. Clara gli ha rifilato quella bella storiella e ora viene a scoprire che lo spadone è trecento cinquant’anni più giovane.
- E’ sicuro dell’età ?
- So che non avrei dovuto ma, si metta nei miei panni, quando la spada mi è stata affidata volevo essere sicuro dell’autenticità del pezzo, un amico l’ha sottoposta al metodo del carbonio 14. L’età è pressoché certa.
- Carbonio 14… Certo.
- Ora non vorrei sembrare sfacciato ma… Chiederebbe alla signora Imperatrix se volesse cederla. Per la cifra potremmo… Trovare un accordo.
Riavvolge la spada nel panno e la ripone nel tubo arancione, la porge a Filippo.
- Glielo dirò.
- Questo è il mio biglietto. Grazie infinite. Buona giornata.
Marlove saluta con un cenno della testa, esce dal negozio e torna alla macchina. Ripone il tubo dietro i sedili e monta al posto di guida.
“Non mi piace… Questa cosa che Clara mi abbia mentito proprio non la capisco. Che interesse avrebbe avuto a raccontarmi una cazzata, anno più anno meno, il valore dell’oggetto non credo cambi molto, anzi, potrebbe addirittura essere stato Masamune in persona l’artefice di questo capolavoro”
Gli squilla il cellulare.
- Luana ??
- Filippo che combini. Abbiamo le scale allagate.
- Cos… Le scale ?
- C’è acqua che esce dal tuo appartamento.
Si precipita a casa, Bianca in un eccesso d’euforia ha lasciato il rubinetto del lavandino aperto con un paio di stracci dentro che hanno tappato i tubi di scarico. Lui e Luana cercano di asciugare tutto.
- Questa volta mi sente.
- Forse è meglio che metti al sicuro la pistola prima di convocarla.
- Perché ?
- Non dar mai per scontato quello che può scaturire da una mente umana, le persone apparentemente più equilibrate nascondono l’intimo più contorto.
Filippo estrae la pistola dalla fondina, mentre la fa ruotare la guarda come uno psicopatico.
- Mi stai dicendo che è un errore sparare all’incaricata delle pulizie ?
- SI !
- Sono un buon tiratore, non le becco organi vitali. Un paio di copi alle gambe ?
- No
- Qualche bastonata ?
- Noooo ! Pazzo furioso. Metti via la pistola appena la vedi, cerca di non fare cazzate !
- Peccato, è la mia specialità… Non so come ringraziarla, è abbastanza singolare che la mia padrona mi aiuti ad asciugare il pavimento.
Ride di gusto.
- Non preoccuparti, troverò io il modo in cui potrai fare ammenda, ho già in mente una bella sessione defaticante per me, di estrema sofferenza per te. Questo squillo… Non è il tuo telefono ?
- Si.
Lo ha lasciato nella giacca, un’occhiata al numero, è l’ufficio.
- Pronto ?
- Gambe storte e…
- PREGO ?
- E’ passata la signora Imperatrix .
- Clara… Che gioia.
- Mio marito, LO STRONZO, fra i suoi innumerevoli simpatici hobbies, aveva anche quello di collezionare Playboy… Nei paginoni centrali della storica rivista ho visto donne che non le tengono minimamente testa.
- Dici… Non mi era sembrata così bella…
- Bella ! Metti gli occhiali la prossima volta che l’incontri. Quella è una marziana, Afrodite discesa dall’Olimpo.
- Ti ha detto che voleva ?
- Parlarti.
- Un po’ difficile…
- Quando le ho detto che non c’eri avresti dovuto vedere la faccia che ha fatto, mi ha guardato come fossi l’ultima dellei…
- Merde ?
- Si.
- Non dirmi che ci sei rimasta male ?
- Un po’
- Non badarci, quelle come le sono abituate ad avere l’universo che gli ruota in torno, ha usato la sua travolgente simpatia anche con me. E poi che è successo.
- Niente, se ne è andata senza salutare. Bellissima ma… Educazione zero! Ti vedo questa sera ?
- Mi sa di no. Dall’ufficio dovrei passare, ma non so a che ora.
Torna in bagno, Luana sta strizzando alcuni asciugamani.
- Diamoci dentro !
Apre la porta dell’ufficio che sono le diciannove e quarantacinque. Nel passare vicino alla scrivania di Polly si ferma un istante per annusare la sedia, è intrisa ancora del suo profumo. Entrato nella sua stanza poggia il tubo arancione contro il muro alle sue spalle, si sfila la cintura per togliersi la fondina di pelle nera. La butta nell’ultimo cassetto, carezza la pistole e ripone anche lei nell’ultimo cassetto. Si appoggia allo schienale della sedia, facendola ruotare su se stessa. E’ turbato, l’incontro con Rapace lo ha turbato. Si blocca di colpo. Clara Imperatrix si è materializzata davanti a lui.
- Buona sera signor Marlove.
- Come ha fatto ad entrare ?
- La porta era aperta.
“Mente, la serratura della porta si chiude automaticamente con la molla di ritorno, bella, stronza e scassinatrice.”
- Allora… Dov’è
La domanda lo sorprende e lo inquieta nello stesso tempo.
- Cosa ?
- La Spada !
- E’ già al corrente della buona novella…
- Me lo ha detto la sua segretaria.
- Ho…
- Donna abile e capace, la sua segretaria, ha capito la sua essenza e da buona sottoposta non si risparmia pur di compiacerla.
“Un’altra che ha capito che sono un feticista ? Come fa a sapere che di me e Polly ? Possibile sia così intuitiva ?”
Si avvicina minacciosa, è completamente vestita di nero, pantaloni in pelle nera, stivali con tacco a spillo da dieci neri, corsetto nero, giacca nera, cat woman in abito da cocktail. Si leva la giacca, l’appoggia sul tavolo, il corsetto senza spalline fa risaltare il suo davanzale, i seni compressi dal vestito sembrano in procinto di esplodere, la sua pelle chiarissima è resa ancora più chiara in quel trionfo di nero pece. Filippo non si sente per nulla tranquillo, non riesce a decidere se l’attimo che sta vivendo lo ecciti più di quanto lo spaventi, si gira, prende il tubo, ne svita il tappo, sfila fuori il panno scoprendo la spada. La porge alla donna. Solo in quel momento nota che porta dei guanti di pelle indovinate un po’ ? Neri.
Clara ne osserva accuratamente l’impugnatura, estrae la lama venti centimetri dal fodero. La ripone nella guaina. Si volta verso Filippo, sembra seccata. Una terribile fitta alla testa gli fa abbassare lo sguardo. Clara tenendo l’arma per il fodero picchia il manico contro la sua scrivania, manico che si frantuma in parecchi pezzi. Filippo si alza di scatto, la donna con la mano destra gli afferra il collo, la presa è fortissima, lo solleva da terra.
- Fra noi si è creato un malinteso signor Marlove. Ho capito che ti piace il dolore ma non ti conviene giocare con me.
- Mi cre…da sig…nora, l’ulti…ma cosa che vo…glio è gi…ca..re
- Dov’è la spada ?
- Ma…Non ca…pisco… Que…lla
- QUESTA… E’ UN FALSO.
Lo lancia via come fosse un fuscello, Filippo batte contro il muro della parete opposta alla sua scrivania, rimbalza sul divano e si ritrova semi stordito sul pavimento. Clara gli si avvicina, lo riempie di calci nello stomaco, sono calci potentissimi, Filippo si accartoccia in posizione fetale tossendo. Clara gli poggia il piede destro sulla testa schiacciandolo al pavimento.
- Te la stai godendo vero ? Ti piace… Si… Non puoi combattere contro la tua natura, sei nato schiavo, aneli servire. Ti do la possibilità di sfogare i tuoi istinti come non potrai con nessun’altra donna. Ti chiedo solo un piccolo atto di fede.
Filippo continua a tossire. Clara con il piede destro lo costringe schiena al pavimento, poggia il tacco sul suo petto premendo con forza. Il tacco lacera la camicia piantandosi nella sua carne.
- Dammi la spada. Ti conviene rompere questo tuo ostinato silenzio, prima che sia troppo tardi.
Toglie il piede dal suo petto, si appoggia alla scrivania, Filippo la fissa da sdraiato sul pavimento, la vede sempre più furiosa, cerca di alzarsi.
- Chi ti ha dato questa copia ?
- Un antiquario.
- Un antiquario… E come si chiama ?
- In questo momento non lo ricordo. Mi sento confuso, disorientato, neanche fossi scivolato e avessi battuto la testa.
Clara si volta di lato, solleva la gamba destra sferrandogli un potentissimo calcio che lo fa volare di nuovo contro la parete, rimbalza sul sofà e si ritrova sul pavimento.
- Sei sfortunato Marlove… Quasi nessuno dei tuoi simili può mentirmi.
Lo colpisce con un calcio in volto. Un altro calcio. Gli cammina intorno.
- Tu appartieni a quello zero virgola zero, zero, zero, zero, zero, zero un per cento di voi in grado di nascondere i suoi pensieri a me.
Viene raggiunto da un altro paio di calci. Si siede sui talloni gli afferra la testa per i capelli tirandolo su di una trentina di centimetri.
- Capisci da solo che non potendo come uso di solito verificare se menti o meno, devo essere certa oltre ogni dubbio che tu non mi dica bugie, che figura farei con gli amici se permettessi a una scimmia parlante di prendermi in giro. Ne va della mia reputazione. Te lo chiedo per l’ultima volta.
Gli lascia i capelli spingendo la testa verso il basso, La facciata sul pavimento stordisce ulteriormente Filippo che si gira sul fianco. Riprendono le fitte alle tempie, sempre più forti, fitte che gli impediscono di ragionare, si contorce sul pavimento come un pesce fuori dal suo elemento. Il dolore si acquieta. Ma ormai è stremato.
- Chi ti a dato la spada ?
- Un antiquario.
- Lo hai già detto, e comunque lo sapevo già. Mi serve il nome !
- Alfredo Rapace.
Si china su di lui, carezzandogli dolcemente il viso.
- Ora dimmi… Coma ha fatto il signor Rapace ad entrare in possesso di questa copia ?
Filippo sente che le forze lo hanno quasi completamente abbandonato, guarda Clara dritta negli occhi, quegli occhi il cui azzurro brilla nella penombra della stanza. La loro luce si intensifica, il dolore alla testa tocca l’apice, è quasi insopportabile.
- Io… Ne conosco solo il nome… Si chiama Maiko…
La donna si alza di scatto, raccoglie da terra la lama.
- Non è possibile ! Non lei, non di nuovo. Maledetta, questa volta non riuscirai a fermarmi.
Il dolore cessa quanto basta a permettergli di guardarsi intorno, è ancora sdraiato sul pavimento a ridosso della sua scrivania, l’ultimo cassetto, è semi aperto. Clara gli è di nuovo sopra, poggia la suola del piede destro sulla sua gola premendo con forza.
- Sono andata a riprendere l’originale in fondo all’oceano.
La donna guarda verso la finestra la luce di un lampione che filtra nella stanza.
- Tutta colpa di quell’idiota di Lightoller. Dalla a me, nella mia cabina sarà al sicuro. Centouno anni ho dovuto attendere, ora non permetterò a nessuno di portarmela via un’altra volta.
Filippo allunga la mano sinistra verso il cassetto semi aperto, impugna la pistola, non la ricordava così pesante, con un enorme sforzo di volontà riesce a tirare indietro il carrello, sente il proiettile entrare nella canna, Clara abbassa lo sguardo richiamata dallo scatto del percussore, compie una mezza rotazione con il braccio puntandola sulla bella aguzzina, Mira alla testa, un’altra fitta gli annebbia la vista, appena rimette a fuoco si ritrova solo nella stanza, così com’ era apparsa l’enigmatica signora Imperatrix è svanita nel nulla. Gli brucia la faccia, si tocca, guardandosi le mani le vede insanguinate, sta male troppo male, ha bisogno di aiuto, si guarda intorno, l’attaccapanni, li c’è la sua giacca, gli striscia incontro, è vicino, sempre più vicino, ma non riesce ad alzarsi, ci prova ma braccia e gambe non lo sorreggono, fa dondolare l’appendi abiti fino a farlo cadere, dalla sua giacca estrae il cellulare. Non riesce a vedere bene, il sangue gli è colato negli occhi, seleziona un numero dalle chiamate ricevute… Squilla.
“Chiunque tu sia… Ti prego rispondi… Rispondi…”
- Filippo ! Questa si che è una sorpresa.
- A…. A…iuto
- Che ti è successo ‘
- Cla… Claara mi… la spada… distrutta… io… non … io…
- Clara, ti sei visto con Clara ? Ma ora dove sei ?
- Uff… Ufficio.
- Pronto… PRONTO ! FILIPPO ! Mi senti ?
theboogeyman0
00lunedì 28 ottobre 2013 12:55

Sempre grazie cucciolo per i tuoi racconti che arricchiscono il forum! [SM=x829788]

[SM=g7474]

cucciolo_to67
00lunedì 4 novembre 2013 22:52
Grazie a voi che li leggete.
taikirb
00venerdì 8 novembre 2013 10:07

[SM=x829800][SM=x829800][SM=x829800]

Attendiamo trepidanti il seguito... [SM=x829796] [SM=x829785]
cucciolo_to67
00venerdì 15 novembre 2013 22:52
Sente qualcosa di umido a contatto con la pelle del viso, apre gli occhi, non vede un gran che, una donna, almeno pensa sia una donna, la vista è offuscata, ha i capelli lunghi e neri, con un panno bagnato gli sta ripulendo le palpebre dal sangue semi coagulato, da una sacca scura estrae un aggeggino, ha delle piccole stecche, glielo appoggia sulla fronte, emette uno strano suono simile al ronzio di un insetto, solo più metallico.
- E questo cosa sarebbe ?
- Un rigeneratore neuronale portatile.
- Un rigeneraché ?
- Un elettromedicale, ti aiuterà vedrai…
Passano alcuni minuti, il mal di testa svanisce come d’incanto, finalmente riesce a mettere a fuoco, davanti a lui il volto di una donna, una orientale, occhi castano scuro allungati, labbra rosse carnose, uno splendido nasino. Il suo sguardo è dolce, quasi materno. C’è qualcosa di famigliare in lei, come se la conoscesse, un volto del suo passato, ma non riesce a ricordare.
- Meglio ?
- Molto meglio.
- Mi dici che è successo ?
- Non lo immagini.
- Direi che Clara non ha gradito la spada fasulla ma… Preferisco sentire il tuo racconto.
- Presto detto. Era talmente “dispiaciuta” per lo spiedo falso da manifestare il suo disappunto battendomi come una grancassa. Neanche in una memorabile amichevole suicida con il CUS Torino Rugby ne ho prese tante.
Maiko sorride, raccoglie la spada da terra.
- Peccato, anche se non l’originale, era sempre una splendida spada.
Filippo si guarda intorno, muovendo la testa si accorge che è appoggiata sul morbido, Maiko gli ha infilato uno dei piccoli cuscini del divano sotto la nuca. La donna gli si siede accanto incrociando le gambe.
- Ti sei convinto ?
- Di cosa ?
- Abbandonare definitivamente questo caso.
- Neanche per idea. Sai, mi piace essere sbatacchiato dalle donne.
- O si… Lo so…
“Cazzo sta’ cosa la sanno tutte. Che l’abbiano pubblicata su La Stampa ? magari c’è pure qualche filmatino su Youtube”
- Perché quella faccia ?
- E’ la mia espressione delle grandi occasioni… Dici che devo mollare ?
- Questa volta ci sei andato vicino, molto più vicino del solito.
- A risolvere brillantemente il caso ?
- A morire.
- La signora Imperatrix è così cattiva ?
Si limita a un si con la testa.
- Perfida e cattiva come la matrigna di Biancaneve ?
- Non credo tu abbia mai incontrato una come lei. Frena i bollori, per Clara non sei niente. Meno di un insetto spiaccicato sul suo parabrezza. Un puntolino appena percepibile che deturpa la visuale.
- Scimmia parlante.
- Cosa ?
- Così mi ha definito mentre amabilmente mi batteva come un piumone.
- Scimmia parlante e… Be se ti ha paragonato a un primate è stata meno cattiva del solito.
- Tu invece ? Dovresti essere la buona ?
Cerca di alzarsi, la stanza si mette a girare vorticosamente…
- Che fai… Sta giù, almeno per un’altra mezz’ora.
- Si… Credo sia meglio.
- Tu cosa pensi ? Sono quella buona ?
- Non lo so. In questo momento il mio cervello ha il cartello “momentaneamente fuori servizio”. Dov’è il tuo amico maculato ?
- Qui fuori. Tiene lontani i curiosi.
- Hai tu la spada ?
- No. Speravo che quella copia mi desse il tempo necessario a ritrovarla.
- Sai dove cercarla ?
- Non ne ho la minima idea. Sono giorni che giro a vuoto. Ho ripercorso passo dopo passo i luoghi che Clara ha visitato in quest’ultima settimana ma… Niente
- Si può arrivare ad uccidere per lei ?
- Cosa ti ha raccontato della spada ?
- Che ha circa mille anni, ed è stata costruita da un’abile artigiano.
- Basta ?
Filippo scuote le spalle. Maiko si alza da terra, si siede sul divanetto accendendosi una sigaretta.
- Un migliaio di anni fa, stava per scoppiare una guerra fra Giappone e Cina, Un’emissaria fu mandata alla corte dell’imperatore Fujiwara, doveva dissuadere il suo primogenito ad intraprendere le ostilità, alla donna che era di una bellezza sconvolgente, fu facile entrare a corte ed avvicinare il giovane, dapprima guadagnò la sua fiducia, oltre che bella era anche un’abilissima guerriera, il principe se ne innamorò perdutamente, la volle nella sua guardia personale, fu allora che commissionò al più abile artigiano del tempo una spada che eguagliasse in bellezza colei che gli aveva rubato il cuore, l’artigiano, un pioniere nell’utilizzo delle leghe d’acciaio, mai più eguagliato impiegò un anno a forgiala con una nuova tecnica che stava sperimentando.
- La ripiegatura dei due metalli ?
- Esatto. Quando l’artigiano consegnò la spada al principe, ne fu entusiasta, quella stessa sera la donò alla sua amata. I due passarono molto tempo insieme combattendo fianco a fianco sanguinose battaglie da cui uscirono sempre vincitori. Tutto procedeva per il meglio ma… Accadde qualcosa che la donna non aveva previsto, anche lei si innamorò dell’impavido principe.
- Fino a qui sembra una bella favola… Dov’è la fregatura ?
- Posso proseguire col racconto ?
- Scusa.
- Sai come sono i giapponesi, e a quei tempi erano pure peggio, arrivò il fatidico momento, tutto era pronto per la campagna d’armi contro la Cina, la donna lo implorò di rinunciare al suo intento ma il senso del dovere del principe era fortissimo, non poteva e non voleva disonorarsi agli occhi di suo padre, fu allora che lei decise di rivelargli che fin dall’inizio la sua missione era stata impedire il conflitto, e che se non avesse desistito sarebbe stata costretta ad ucciderlo suo malgrado. Dopo averla ascoltata con attenzione l’uomo si sedette sul pavimento, disse che il suo onore gli imponeva di continuare nell’impresa, e… Che per fermarlo sarebbe stata costretta a ucciderlo. Allungò la mano verso un tavolo adiacente porgendo la spada alla sua amata.
- Quella spada ?
- Proprio quella. La poverina iniziò a piangere, incitando il principe a combattere, ma lui non mosse muscolo, restò in silenzio ad attendere la sua fine, anche lei doveva adempiere alla sua missione, distrutta dal dolore, con un preciso colpo mozzò la testa al figlio dell’imperatore.
- Porca puttana… Non mi piacciono le favole che finiscono male.
- Non è finita. Tornata a casa si accorse di essere incinta, partorì due gemelle, due bambine figlie del suo grande amore, il giorno successivo al parto affidò le bambine alla sorella e si tolse la vita trafiggendo il suo addome con la spada.
- Sempre quella ?
Maiko annuisce.
- Deve portare una sfiga pazzesca…
- Non ho ancora finito.
- Se decapitano o sventrano qualcun’alto risparmiamelo. Ti prego.
- Un’intraprendente ingegnere del tempo studiate le incredibili qualità atomiche della lama ci ha costruito intorno un’arma potentissima, un cannone che sfrutta la meccanica quantistica, indebolisce i legami atomici riuscendo a distruggere qualsiasi materiale, l’arma più potente mai costruita.
- Non capisco, da una spada un cannone ??
- Come faccio a spiegartelo… Quella lama è un super conduttore.
- E… I tuoi antenati mille anni fa… hanno costruito un cannone che per funzionare necessita di una spada che in realtà è un super conduttore. A questo tizio Leonardo Da Vinci fa una pugnetta…
- Clara non deve avere quella spada, assemblerebbe l’arma, una volta in funzione sarebbe impossibile contrastarla.
Filippo si alza da pavimento, a parte una leggera vertigine gli sembra di star bene, va in bagno a sciacquarsi la faccia, guardandosi allo specchio sorride, alcuni segni viola, un labbro spaccato, robetta che va via in pochi giorni, da un’occhiata dove la camici è bucata, anche li un segno viola, sono le costole a sinistra che gli fanno un male cane, per quelle non c’è che una soluzione…
- Pensavo di fare un salto in ospedale a… Maiko ?
Da una rapida occhiata intorno, non c’è nessuno.
“E’ sparita anche lei ? Mi toccherà andare in ospedale senza nessuno che mi tenga la mano… Ma che cazzo…”
Spegne le luci, chiude l’ufficio e si dirige a piedi al San Giovanni Vecchio, l’ospedale più vicino. Appena entrato in pronto soccorso…
- Non è possibile. Questa volta che ti è successo ?
- Ciao Bartolo. Serata tranquilla ?
- Fino ad ora si. Allora ?
- Uno scontro con una.
- CON UNA ?
- CON UNA mezza dozzina di energumeni, ne stavo pedinando uno e… Sai come va a finire.
- Se ci sei di mezzo tu ? Loro ti gonfiano, se ne vanno impunemente e a te ti ricoverano qui.
Gi si avvicina sussurrandogli all’orecchio.
- Va che sei fortunato, Brigida è una meraviglia.
- Brigida ?
- Il medico di turno.
Si registra, gli danno un codice giallo, si siede in sala d’aspetto. Il brusio gli concilia il sono. Passano due ore prima che lo chiamino, in sala visite si ritrova solo con il dottore… Brigida.
- Prego si accomodi signor Marlove, mi dica.
- Uno screzio con alcuni delinquentelli.
- Dove le fa male ?
- Soprattutto qui.
Indica il costato nella parte sinistra.
- Vuol togliersi camicia e canottiera ?
Esegue, il medico gli poggia le mani sulla parte facendogli vedere le stelle.
- C’è un discreto ematoma, ma non sembrerebbe così grave… Tanto male ?
- Abbastanza.
- Non credo ci siano fratture ma... Meglio fare una lastra… Di questi segni sulla schiena che mi dice ? sembrano vecchi di qualche giorno, le fanno male ?
“Cazzo ! Le scudisciate di Luana”
- No… Non mi fanno male… Diciamo che quelli me li hanno fatti con… Benevolenza.
Gli mette sulle spalle un lenzuolo e lo fa sedere su una carrozzina, intanto gli controlla gli ematomi sul viso, anche Filippo la guarda, Bartolo ha ragione, è veramente molto carina.
- Senta signor Marlove, non voglio criticare le sue abitudini sessuali ma… Dica alla sua compagna di andarci piano.
- Non è stata la mia compagna a…
- Mi scusi… Dica al suo compagno…
- FERMI TUTTI ! Qui si sta innescando un grosso malinteso, prima che esploda ci tengo a chiarire che…
- Si, signor Marlove ?
- E’ vero ho abitudini sessuali particolari, ma se sono finito qui è colpa di una specie di psicopatica che mi crepato di mazzate !
- Si decida, sono stati dei delinquentelli, o è stata una sola donna a ridurla così ?
- Donna… Una specie di lottatrice di Wrestling, avrebbe dovuto vederla, alta quasi due metri, centocinquanta chili di peso, indossava uno strano gonnellino scozzese e un cappello da vichinga.
- Dovrebbe essere più cauto a raccontare queste cose ad un dottore, potrei prescriverle un test tossicologico. Infermiera… Lo accompagni in radiologia.
Filippo resta in silenzio per il tragitto. Arrivato nell’ala che contiene le macchie per le radiografie…
- Ma guarda chi c’é…
- Dottore carissimo.
- Quale parte del tuo corpo dobbiamo immortalare questa volta ?
- Le costole dottore, ha delle brutte echimosi.
L’infermiera si avvicina al radiologo sussurrandogli nell’orecchio…
- Lo conosce ?
- E’ un cliente abituale, ho istantanee di ogni parte del suo corpo. A pensarci ho più foto sue che di Betty Page. E’ un personaggio, ci sono cose che ti potrei raccontare su lui… Magari un'altra volta. Ahem…
Si rimettono a parlare ad alta voce.
- Grazie infermiera, lo faccia sdraiare sul lettino. Filippo… Quante volte ti devo ripetere di cambiare mestiere.
- Per fare cosa, il medico ?
- Perché no… Medico, operaio, insegnante…
- Viados… Spacciatore… Tua moglie come sta ?
Sospira rabbuiandosi.
- Bene, sempre velenosa come un cobra. Ceni da noi una di queste sere ?
- Sicuro ? L’ultima volta che sono venuto da voi mi è sembrato che non abbia gradito la mia presenza.
- Dovevi proprio raccontarle della domatrice di elefanti…
- Mi sembrava una storia divertente.
- Si, e molto, potevi omettere qualche particolare. Cerca di restare fermo. Non respirare… Fatto ! Restate li do un’occhiata.
Filippo è scosso dai brividi, comincia ad avere freddo, si stringe al lenzuolo.
- Lo riporti su infermiera, non ha nulla di rotto, con un buon bendaggio tutto andrà a posto.
Tornati al pronto soccorso Brigida sta visitando un altro paziente, una volta finito, torna da lui, gli spalma una pomata lenitiva su tutte le escoriazioni, compresi i segni del frustino, lo fascia.
- Ha una mano delicatissima, è stato un piacere.
- Vorrei dire lo stesso anch’io ma sono distrutta, fortuna che ho quasi finito il turno.
- Posso accompagnarla a casa ?
- E’ gentile… NO ! Grazie.
- Ma…
- Senta signor Marlove… Non credo di essere il suo tipo, non mi piacciono i rapporti cruenti, vedo fin troppe sofferenze ogni giorno. E poi sono troppo stanca, ho le gambe che sembrano due mazze i piedi poi non li sento più.
- E se le facessi un bel massaggio ?
- Buona notte !
Ha ancora qualche paziente da visitare, il suo rimpiazzo arriva, Brigida lo mette al corrente delle emergenze da tenere d’occhio, va a cambiarsi. Uscendo dal pronto soccorso ritrova Filippo che sta amabilmente parlando con Bartolo.
- Ciao Brigida.
- Ciao Bartolo.
- Ci vediamo domani ?
- Domani no, è il mio giorno di riposo.
- Che faccio l’accompagno ?
- Signor Marlove, come glielo devo dire…
- Aaaa… ! Si ricorda il mio cognome, allora ho fatto colpo.
- Sono troppo stanca… Bartolo, conosci bene questo rompiscatole ?
- Si dottoressa.
- Mi posso fidare di lui ?
- Come si trattasse di me.
- E va bene, mi accompagni.
Filippo fa l’occhiolino a Bartolo mentre insieme escono dall’ospedale, Brigida abita relativamente vicino, in via Madama Cristina, circa dieci minuti di strada, per tutto il tragitto la donna lo tempesta di domande sul suo lavoro, arrivati al portone…
- Grazie per la piacevole compagnia, lei è il primo investigatore che conosco. E’ stato illuminante.
- Non è vero, ma credo che sia troppo gentile per dirmi che l’ho annoiata.. Sono io che la devo ringraziare per tutto.
Le stringe la mano. E’ fredda, percepisce anche un leggero fremito, la solleva fino alle sue labbra, la bacia.
- Buona notte.
Brigida cerca nervosamente le chiavi nella borsetta, una volta tirate fuori le cadono, le raccoglie Filippo, le apre il portone, reggendo la porta gliele porge.
- Davvero si intende di massaggi ?
- Terzo dan di Shiatzu. Sono anche stato fidanzato per tre anni con una tailandese, me ne ha insegnato uno fantastico, si usa tutto il corpo, ci servono un telo impermeabile e una mezza litrata d’olio.
La donna alza gli occhi al cielo, gli fa segno di entrare. Salgono insieme le scale cercando di fare con le scarpe meno rumore possibile. L’appartamento di Brigida è piccolo ma molto accogliente ha un ingesso living con un tavolo quattro sedie a sinistra, poco più in la un cucinino, al centro della sala un divano di pelle marrone scura sulla parete alle sue spalle un televisore da 46 pollici, un piccolo corridoio porta alla camera da letto che a fianco ha un bagno.
- Come sono stanca, non riesco neanche a farmi la doccia.
Detto questo si lascia cadere sul divano. Filippo chiude la porta, le toglie la giacca, le aggiusta i cuscini per farla stare comoda, le sfila le scarpe, si siede sul pavimento, poggia il suo piede destro sulle sue gambe cominciando a massaggiarle la gamba sinistra.
- No… Aspetta, è tutto il giorno che sono in piedi. Meglio che vada a lavarmi.
- Sssss… Cerca di rilassarti.
Le massaggia delicatamente il polpaccio, spinge con le mani verso l’alto per defaticarle i muscoli, le fa allungare la gamba, abbassa il viso fino al suo piede che bacia dolcemente. Brigida solleva la testa, lo guarda per un istante.
- Sei ancora vivo ?
- Perché ?
- Ho tenuto in dosso le scarpe per dieci ore, il piede deve avere un odore terrificante.
Filippo insinua il naso fra le sue dita.
- Per me non esiste profumo migliore.
Lo guarda perplessa, ma il massaggio le piace, rimette giù la testa, chiude gli occhi lasciandosi coccolare dalle abili mani di Filippo.
“Ha un piede morbidissimo questa donna, la sua pelle è liscia, ma è questo profumo, sto perdendo la testa, giù tu… Sta calmo, così spacchi la cerniera dei pantaloni. Non ce la faccio li devo leccare. Ma se poi lei non vuole… CAZZO ! non resisto.”
La sua lingua, animata da volontà propria si poggia fra alluce e indice recuperando tutte le sostanze ivi depositate. Si aspetta una reazione che non arriva tanto da convincerlo che Brigida si sia addormentata. L’eccitazione gli ha aumentato la salivazione, il liquido lo aiuta nel lavoro di pulizia del piede sinistro, ne lecca la pianta il tallone, la caviglia, lo infila per una buona metà in bocca esplorando con la lingua lo spazio fra dito e dito. Restando con mezzo piede in bocca riprende il massaggio alla gamba. L’essere seduto sul pavimento gli causa dolori abbastanza forti al costato, ma gli ignora. Poggia dolcemente la gamba sinistra facendo combaciare il piede col suo sesso. Passa alla gamba destra, utilizza la tattica consolidata in precedenza, massaggio sul polpaccio, su fino alla coscia, ma è il piede che veramente gli interessa, nel leccarlo ritrova i sapori che lo hanno estasiato appena qualche minuto prima, sul tallone, la pianta morbidissima, le dita, succhia e lecca, lecca e succhia senza tregua, con la lingua gioca sulle unghie, vi raschia contro le papille gustative nel disperato tentativo di catturare un po’ dello sporco depositato sotto. Qualcosa lo blocca. Rimane impietrito, incapace di muovere i muscoli, il piede sinistro si è animato, sta esplorando la patta alla ricerca di un varco, alluce e indice muovendosi sapientemente agguantano la cerniera, facendola scorrere verso il basso. Filippo resta sorpreso da tanta abilità. La sua cappella, come un cane chiamato dalla padrona salta fuori dai pantaloni respirando finalmente aria libera, viene premiato, la sua pianta lo carezza dolcemente facendolo vibrare di piacere. Filippo solleva lo sguardo, Brigida lo fissa, dolce e maliziosa.
- Ai piedi ci hai pensato tu, ma ho assoluto bisogno di un bidè…
Solleva il piede dalla sua cappella, il mancato contatto gli permette di riprendere il controllo dei muscoli, le sorride, si sposta in avanti, le allarga leggermente le cosce, sposta il lembo delle mutandine liberando il suo sesso. Viene investito dall’odore, è forte, ma a lui piace. Con la massima delicatezza poggia la punta della lingua fra le sue grandi labbra, aspetta per un paio di secondi, i più lunghi della sua vita. Nessuna reazione negativa. Si fa strada fra le pieghe della sua vagina, il sapore è acre, ma è solo la prima leccata, la donna geme. Inumidisce per bene la lingua prima di dare la seconda leccata, la terza e così via, il sapore si addolcisce, sono i suoi umori che colano dall’interno del suo roseo fiore. Brigida si irrigidisce, emette un gridolino soffocato, lo agguanta per i capelli allontanandolo dal suo sesso, si alza leva le mutandine che lancia all’altro capo del divano, Filippo si attacca alle sue chiappe, le allarga con le mani alla ricerca del buchetto, lecca, il contrasto è forte, molto più amaro del sapore precedente, ma a lui non disdegna dolce o salato, la donna si inginocchia sui cuscini del divano piegandosi in avanti per agevolarlo. Con la lingua si insinua al’interno più che può, sente i muscoli contrarsi e uno stano ticchettio, gocce che cadono sul cuscino del divano, gocce provenienti dalla vagina di Brigida, non può permettere che quel nettare vada sprecato, con una veloce passata di lingua lo raccoglie, ruota la testa verso l’alto facendola combaciare con il suo sesso, una fitta violentissima alle costole lo lascia qualche secondo senza fiato, si sposta leggermente, tanto da mitigare il dolore, continua l’alternanza di leccate culo figa, passati una quindicina di minuti la donna allontana la sua faccia, si siede semi stravolta.
- Un minuto… Per riprendere fiato…
- Sii… Ci vuole.
- Male ?
- Un po’. Mi sono lasciato trasportare dall’entusiasmo.
- Fammi vedere.
- Sto bene. Tranquilla.
- Sono io il dottore !
Controlla il bendaggio, con le mani cerca di assicurarsi che sia tutto a posto.
- La parte è molto calda, non è che hai la febbre ?
- Non mi sembra.
- Sdraiati sul sofà.
Sparisce in bagno, ne esce poco dopo con un termometro da orecchio.
- Ora stai fermo
- Oi, non credo entri tutto. Aia PIANO !
Biribip… Bip… Bip
- Niente febbre.
Lancia il termometro su una poltrona, gli tira giù i pantaloni, mentre cerca di sfilarli puntano con le scarpe restando bloccati, Brigida tira ma no ne vogliono sapere, tira con più forza, le chiappe di Filippo scivolano sul divano.
THUMPF. Si ritrova steso sul pavimento.
- Scusa.
“Cazzo ! Le costole. Meno male che è un dottore, almeno se mi rompe mi rimette in quadro al volo, ma un consiglio meglio darglielo.”
- Non è meglio che togliamo le scarpe ?
Sfilate scarpe, pantaloni e mutande Brigida si avventa sul suo membro, le bastano pochi secondi per fargli ritrovare la posizione eretta, si accuccia introducendolo nella vagina ma…
- Ugh… no !
- Male.
- Un casino.
- Aspetta, prova a sdraiarti, sul sofà.
Riprendono posizione ma.
- NO ! Così è anche peggio, l’appoggio morbido mi fa dolere le costole anche di più.
- Se vieni sopra me ?
- Non riesco a far forza con lo stomaco. Mi spiace, se vuoi ti faccio venire con la lingua.
- Ma io sono già venuta. Tre volte per l’esattezza. Era per te…
- Non preoccuparti, da buon masochista sono abituato a non raggiungere l’orgasmo.
Brigida gli allunga la mano aiutandolo ad alzasi.
- Vieni di la.
- Dove ?
- A letto.
- Ma no… Dai… Vado, ti ho disturbata fin troppo.
- Ti sei prodigato molto per me, il minimo che possa fare è offriti un letto per il resto della notte.
- Sei gentile ma no. Vado a casa.
- ORDINE DEL MEDICO ! Di la, senza discutere.
La camera ha un letto matrimoniale in ottone, veramente molto grazioso, i due si infilano sotto le coperte, Brigida gli massaggia dolcemente il membro, sparisce con la testa sotto le lenzuola, la sua lingua da sollievo alla sua cappella dolorante, inizia un pompino eseguito con tale sapienza abilità da lasciarlo esterrefatto, non appena viene, la contrazione dei suoi muscoli gli causano una fitta parecchio fastidiosa. Brigida esce da sotto le coperte, accenna dogli un sorriso, corre in bagno, dai rumori che Filippo sente si sta lavando i denti. Tornata a letto lo abbraccia poggiando la testa sulla sua spalla sinistra e si addormenta, anche Filippo cede alla stanchezza.
TazioT3
00sabato 14 dicembre 2013 13:40
[SM=x829786] ciao cucciolo, ogni tanto "passo" di qua sperando in una nuova parte, ma vedo che sei latitante..... dai fatti sentire, ci fai un regalino per natale no???
cucciolo_to67
00giovedì 19 dicembre 2013 23:10
Apre gli occhi guardandosi intorno, la luce che filtra dalle tapparelle è comunque sufficiente a illuminare la stanza, non riconosce il lampadario, non riconosce l’armadio e il comò che vede alla sua destra.
“Ma dove cazzo sono finito ?”
Sente alla sua sinistra un rantolo. Si gira, vede il viso di Brigida, ha gli occhi chiusi, il volto sereno, stringe ritmicamente le palpebre, probabilmente sta sognando, oltre la donna, sul comodino dal suo lato una radio sveglia indica dieci e zero tre.
- PORCA PUTTANA !
La donna ha un sussulto che quasi la fa cadere dal letto.
- Filippo, che c’è ? Ti senti male ?
- No. Solo che è tardissimo.
- Aspetta, mi alzo e ti preparo la colazione.
- No. Resta a letto. Prenderò una cosa al bar.
- Grazie per la splendida nottata.
Le carezza la testa baciandole la guancia. La donna si riaddormenta istantaneamente. Si riveste cercando di fare meno rumore possibile, esce dall’appartamento chiudendo la porta dietro di se. Arriva in ufficio che sono le dieci e mezza passate, nella fretta non si è neanche lavato la faccia. Appena entra vede Polissena in piedi a fianco della sua scrivania, ha la cornetta del telefono in mano, anche lei lo vede, riaggancia sulla base del telefono, i suoi occhi sono lucidi, come se avesse pianto, gli corre incontro abbracciandolo, lo stringe forte, tanto da tagliargli il fiato.
- E’ da quando sono arrivata che cerco di mettermi in contatto con te. PERCHE’ HAI IL TELEFONO IRRAGGIUNGIBILE ?
- Ma guarda è scarico.
- DOVE CAZZO SEI FINITO ?
- Vedi ieri sera è…
- IERI SERA ? NON POTEVI AVVISRMI IN QUALCHE MODO ?
- Avvisarti ? E di cosa ? Non ci ho pensato, e poi era tardissimo e…. Non sapevo che…
Filippo sbuffa, fissa Polissena negli occhi, sta piangendo a dirotto. Si allontana da lui poggiandosi alla sua scrivania. Parla a fatica fra i singhiozzi.
- Non immagini la paura che ho avuto… La spada li per terra… L’impugnatura in pezzi… I mobili fuori posto e quel sangue… Un po’ dappertutto.
Filippo le si avvicina, mentre le carezza la testa non può non chiedersi quale sarebbe stata la reazione di Irina nella stessa situazione, la bacia sulla fronte.
- Mi dici che è successo.
- La signora Imperatrix.
- La signora Imperatrix ?
- La spada che mi ha consegnato Rapace è un falso e lei… Beh diciamo che non l’ha presa bene, così me le ha date.
- Te le ha date… Nel senso che ti ha picchiato ?
- Picchiato è riduttivo…
- Stento a credere che un uomo della tua corporatura sia stato messo sotto da una donna, a meno che… non se le sia fatte dare apposta, senza opporre resistenza..
- Ho stentato a crederci anch’io. Mi piace essere percosso da una bella donna, ma… La situazione ha preso una piega alquanto tragica. Ho provato a “opporre resistenza” come dici tu, senza successo mentre volavo attraverso la stanza da una parete all’altra.
- Ti ha fatto volare contro il muro ?
- Si mi ha preso per il collo e mi ha lanciato, neanche fossi un orsetto di pezza.
Polissena ha lo sguardo fra lo stupito e l’incredulo.
- Quindi… Il caso è chiuso.
Filippo raccoglie la spada da terra con tutti i frammenti dell’elsa.
- Non ne sono sicuro. Clara Imperatrix non ha ottenuto ciò che voleva, dubito sia una donna che si arrende così facilmente. Il tuo PC è acceso ?
- Si.
- Vai su Google, e dimmi cosa lega il nome Lightoller al 1912
- Sai come si scrive… No. Aspetta… Non c’è bisogno, Google me lo ha corretto da solo.
- Te lo ha corretto… Deve essere una celebrità. Allora ?
- Charles Herbert Lightoller. Chorley, 30 marzo 1874, Richmond, 8 dicembre 1952, marinaio britannico, è maggiormente ricordato per aver ricoperto il grado di secondo ufficiale a bordo del Titanic, nonché l'ufficiale più anziano ad essere sopravvissuto al disastro.
- Il Titanic ? Ora non ricordo bene, in che anno è affondato ? Sarà mica…
- Cito da Wikipedia, Entrò in collisione con un iceberg alle 23:40, ora della nave, di domenica 14 aprile 1912. Non hai visto il film ?
- Con Leonardo Di Capra ? Si.
- Non lo hai trovato fantastico ?
- Mi è piaciuto solo il pezzo in cui la nave affonda. C’è qualche foto che ritrae questo Lightoller ?
- Guardiamo sulle immagini di Google. Si, parecchie, guarda… Qui è insieme a una parte dei passeggeri, osserva gli uomini, sembrano dei pinguini, sicuramente sono della prima classe. La didascalia dice che è stata scattata appena prima di salpare da Sauthampton, e… Ma questa…
- Questa cosa ?
- Dai un’occhiata anche tu. Io l’ho vita una volta sola… Potrei sbagliarmi… Non è la signora Imperatrix ?
Filippo si avvicina al monitor del PC.
- Pettinatura diversa, vestiti dell’epoca… Se non è lei questa donna le somiglia molto.
- Cosa tiene in mano, sembra il manico di un ombrello ? E’ bianco, o comunque un colore chiaro.
- Provo a ingrandire la foto.
- E’ tutta sgranata, non si capisce un gran che.
- Vero, tuttavia… Credo sia il nostro famoso oggetto smarrito.
- La spada ?
Filippo annuisce.
- L’aveva con se.
- Così sembrerebbe.
- Ma se è affondata con la nave… Come è riuscita a recuperarla ?
- Bella domanda.
- Che pensi di fare ?
- Ho un po’ di mal di testa, non riesco a ragionare, non ora almeno. Visto che la cara Clara quasi sicuramente non mi corrisponderà l’onorario, faccio un salto da Rapace.
- Per ?
- Questa copia ha comunque seicentocinquanta anni, mi ha detto che era interessato all’acquisto, magari conosce anche qualcuno che può restaurarla.
Inserita la spada prima nel panno e nel tubo, esce dall’ufficio. Mentre si reca a piedi in Piazza Vittorio rimugina sugli ultimi avvenimenti.
“Ha detto di aver aspettato cento anni per tornarne in possesso, le parole che ha usato dovrebbero farmi supporre che sia lei la donna della foto. Ma com’è possibile ? Se fosse davvero lei dovrebbe avere centotrenta, o centoquaranta anni . Portati davvero bene. Oppure… Potrebbe più semplicemente essere una parente informata dei fatti. Certo che la somiglianza è sbalorditiva.”
Al negozio di Rapace, si fa annunciare da una delle commesse.
- Non credevo di rivederla così presto signor Marlove… Ma che le è successo ?
- Perché ?
- Ma… Em.. La sua faccia.
- A. Questo ? Ho sbattuto contro un’anta in cucina.
- Sbattuto… Ma certo. Vedo che ha riportato la spada.
- Si… E’ successo un incidente.
La sfila dall’imballo mostrandola all’antiquario.
- Caspita ! Come c’è riuscito ?
- Quando abbiamo cominciato a batterci volevamo leggere le istruzioni, ma nella scatola della spada non c’erano, allora ho cercato in internet, ma erano scritte in giapponese.
- L’avorio è un materiale che non si pacca così facilmente, il suo avversario ha una forza micidiale.
- Si. Ho sbagliato a sottovalutarlo.
Filippo sorride massaggiandosi con la mano destra il mento.
- Secondo lei è possibile rimetterla insieme ?
- E’ un gran brutto colpo al valore dell’oggetto. Me la lasci vedrò di affidarla ad un mio amico specializzato in lavori come questi, ma in futuro il suo unico utilizzo sarà da soprammobile. Un vero peccato !
- Già.
Uscito dal negozio si dirige verso il Po, guardare il fiume che scorre tranquillo lo aiuta a riflettere, imbocca la strada che porta all’argine basso, una strada asfaltata parecchio larga, costeggia il fiume che scorre circa un metro più sotto, in inverno qui tutto viene puntualmente allagato basta qualche giorno di piogge abbondanti.
“Il buon senso mi suggerirebbe di mollare tutto ma il mio orgoglio me lo impedisce. Se voglio ritrovare questa cazzo di spada devo ricominciare tutto da capo, ricorda la saggezza popolare, la fretta è cattiva consigliera, e di fretta ne ho avuta fin troppa, mi sono lasciato abbindolare da queste due psicotiche… Devo cercare di usare la testa in modo più analitico, il meglio che ho fatto per ora è stato lo sparring partner per la signora Imperatrix, e devo averla delusa anche in quello, mi sono fatto picchiare come un sacco. Sto conducendo quest’indagine come l’ultimo dei minchioni, il mio ego soffre per queste cazzate. E adesso che cavolo succede ? Noooo.”
Si passa la mano sinistra prima sugli occhi, facendola poi scorrere per tutta la faccia fino al mento, punta deciso verso un capannello, quattro uomini che discutono con una donna.
- Ci devi pagare puttana !
- E la roba ?
- Te le diamo dopo.
- Falla finita. Niente roba, niente soldi.
La donna lo vede avvicinarsi minaccioso, ma gli fa un cenno che lo induce a rallentare il passo,scorge una panchina, ci si siede buttando la testa all’indietro, come volesse prendere il sole sul collo, ma con la coda dell’occhio continua a sorvegliare il gruppetto. E’ sempre lo stesso uomo che continua a parlare.
- Tu invece i soldi li cacci fuori, e subito !
Dalla tasca estrae un coltello a serramanico che apre. La donna per nulla spaventata punta il dito verso Filippo
- Li ha il mio socio
- Socio ? E da dove spunta questo cazzo di socio. Tu resta con lei, andiamo.
Si avvicinano alla panchina, intanto Filippo, che ha chiuso gli occhi resta immobile. Uno degli uomini gli si siede accanto.
- Caccia fuori la roba.
- Ciao, sono Filippo.
Ride. Gli mette una mano sulla spalla.
- Ciao Filippo, la tua amica dice che hai qualcosa per me
- Dipende. I soldi ?
- Se non vuoi che quella brutta puttana sia ridotta in tanti piccoli pezzettini ti conviene darmi la roba.
Si volta di scatto afferrando il pollice dell’uomo torcendolo
- Tutto si può dire di lei… A parte che sia brutta.
Alzandosi dalla panchina con un potente calcio fa cadere in acqua dal greto del fiume uno dei due di scorta all’energumeno il cui dito è saldamente imprigionato dalla sua mano destra, con il pugno sinistro colpisce il secondo, un preciso jab, seguito da una rapida successione di altri, il secondo malintenzionato si accascia al suolo.
- Lasciami il pollice brutto stronzo, ti faccio vedere io che significa mettersi contro HUUUUUUU…
La donna che intanto aveva neutralizzato l’uomo rimasto con lei lo colpisce ai testicoli, una puntonata terrificante che lo solleva da terra facendolo ricadere ansimante al suolo in posizione fetale.
- Minerva… Possibile che tutte le volte che ti incontro mi fai accapigliare con qualcuno.
- Volevo provare i tuoi riflessi… Te la cavi ancora bene.
Prende in mano il cellulare.
- Sono il tenete Palissandro, mandate due volanti, c’è da ritirare la spazzatura, portate qualche asciugamano, un sacchetto si è bagnato.
Le volanti arrivano nel giro di qualche minuto portando via i malcapitati.
- Pranziamo insieme ?
- Perché no.
Minerva Palissandro, l’unica donna di cui si sia innamorato, insieme a legge, insieme a tentare l’ingresso in polizia, lei ce l’aveva fatta. La loro storia ? Breve, intensa e sofferta, almeno per lui. Il suo ricordo gli faceva ancora male, nonostante più volte gli avesse dichiarato amore, amore con la a maiuscola, il loro rapporto si era incrinato, lei non lo avrebbe mai assecondato, e si che ci aveva provato in tutti i modi, massaggi ai piedi, agguati in bagno subito dopo le sue urinate nella speranza di poterle leccare il sesso ancora gocciolante della sua pioggia dorata, ma… Niente da fare, in lei la scintilla della mistress non era scoccatala, aveva provato con tutte le sue forze a restare ma, nonostante le fosse profondamente affezionato, era arrivato alla conclusione che non poteva funzionare. Minerva è bella, fisico atletico seni e chiappe da urlo, vista da dietro è spettacolare quanto davanti, i suoi piedi sono eccezionali, una vera forza della natura ma, la sua fissa per le scarpe ginniche, gli stivali completamente privi di tacco, i suoi rifiuti delle “pratiche” in cui Filippo cercava di trascinarla avevano avuto il sopravvento.
Pasteggiando parlano tranquillamente, o meglio, Minerva parla, racconta orgogliosa delle sue indagini, dei colleghi ottusi, della burocrazia che frena il suo lavoro, insomma una sorta di monologo. Finito di pranzare fanno una passeggiata, arrivati in prossimità dell’ufficio di Filippo.
- Non sei mai stato un gran chiacchierone ma oggi…
- Non mi è capitato nulla di avvincente in questi mesi, i tuoi racconti sono di gran lunga più interessanti.
- C’è qualcosa che ti turba.
- No.
- Non puoi mentirmi, ti conosco troppo bene
- Davvero ?
- Per esempio ora… A cosa pensi ?
- Penso che tu sia avventata. Devi piantarla di agire da sola, non ci fossi stato io…
- Me la sarei cavata, erano quattro rubagalline, tipi come quelli non sono un problema da gestire.
- Dimenticavo, per te gli uomini non sono mai un problema da gestire.
- Tutti… Tranne te. Sei l’unico che non sono riuscita a comprendere.
- Pensavo di essere semplice.
- Si lo pensavo anch’io. Credevo saresti riuscito a…
- A ?
- A superare le tue fisime sessuali… Lo sai io… Non ti ho dimenticato, ci ho provato ma… Non posso credere che tu mi abbia lasciata perché non potevo sottostare quelle tue… Manie.
- Non potevi, o non volevi ?
Minerva resta in silenzio, il suo viso si è rabbuiato.
- Proprio perché ti amo ho preferito mettere le cose in chiaro, se non te ne avessi parlato su che fondamenta avremmo cercato di costruire questo nostro rapporto?
- E di questo te ne sono grata… Quindi la tua perversione è più forte del tuo amore per me ?
- No ! Ma alla lunga l’amore non sarebbe più bastato, era solo questione di tempo, non posso rinunciare a quello che sono, un giorno mi sarei svegliato e…
- E ?
- Lascia perdere, è meglio così. Trovati qualcuno NORMALE che ti ami come meriti.
- Posso accompagnarti, vorrei salutare Irina è un secolo che non ci vediamo.
- Si è licenziata !
- Licenziata ? Quindi non hai nessuno che ti aiuti ?
- Si… Me l’ha mandata Irina stessa, è una signora che tiene aperto l’ufficio, rassetta le pratiche, risponde al telefono, contrariamente a lei… Lavora.
- Posso incontrarla ?
- Ora ?
- C’è qualche problema a farlo ora ?
- Hai un mandato ?
- No, ma posso procurarmelo in venti minuti.
- Sali..
Quando Filippo apre la porta Polly si irrigidisce un attimo nel vederlo in compagnia. Filippo se ne accorge.
- Ciao Polli, poco prima di pranzo ho incontrato un amica, posso presentarti il tenente Palissando della polizia di stato ?
- Minerva… Molto piacere.
- Il piacere è mio.
Minerva osserva attentamente l’altra donna, squadrandola dalla testa ai piedi, tanto da metterla in imbarazzo.
- Sa che lei è proprio il tipo giusto per Filippo. Ha anche i tacchi alti.
- Non l’avevo notato… Hai ragione, indossa scarpe coi tacchi, quindi esistono negozi che trattano calzature di questo genere, solo tu non riesci a trovare, in qualsiasi posto vada questi articoli per te n on li hanno. Scusala Polly, è la gelosia che la divora.
- Si. Siamo stati insieme per un po’.
- Davvero. Non lo avrei mai detto.
- Pazzesco, ma ci pensi… Uno come me fidanzato ?
- Ora Fa il duro, il distaccato, ma quando me ne sono andata mi è corso dietro.
- Davvero le sei corso dietro ?
- Per forza… Si era dimenticata di portarsi via il criceto !
- Vero. Con’è tardi, devo andare… Ciao Filippo. Polissena, è stato un piacere, spero avremo modo di fare due chiacchiere un giorno o l’altro, magari da sole.
- Ma certo.
Le sue donne si sorridono mentre si danno la mano, Minerva poco prima di uscire si volta indietro.
- Stia attenta a non inciampare su di lui, tende a sdraiarsi sul pavimento a tradimento.
- Lo so, per fortuna ho un ottimo senso d’equilibrio.
La porta si chiude, sentono i passi della donna che si allontanano.
- E’ veramente carina la tua ex ragazza. Perché vi siete lasciati.
- E’ una storia lunga.
- Abbiamo tutto il pomeriggio.
La guarda di traverso.
- Un’altra volta, magari… Mi sento una schifezza,vado a leccarmi le ferite nella desertica desolazione del mio letto.
- Se ci saranno urgenze cercherò di gestirle. Ci vediamo domani.
Il viaggio fino casa sembra interminabile, la sua auto non è fra le più comode, specie per chi si è incrinato delle costole. Ha giusto la forza di aprire la porta, richiuderla dietro di se arrivare in camera da letto, getta le chiavi di casa sul comodino, si butta vestito sui materassi per traverso.
E’ un caldo giorno d’estate, il papà ha appena caricato la macchina, una Fiat 850 beige, sul portapacchi sfavillante, una valigetta in formica rossa che una volta aperta diventerà un tavolo da pic nic nuovo di pacca. Cantano per tutto il tragitto, devono affrontare quasi due ore di viaggio per arrivare nelle valli di Lanzo, appena sopra Corio, la località si chiama Pesci Vivi. Parcheggiata la macchina si inerpicano per un sentiero che si perde fra gli alberi lo percorrono stando attenti che nessuno si faccia male fino ad arrivare in un punto in cui il torrente si allarga in una sorta di laghetto. Il papà appoggia la valigia rossa la borsa frigo sui pietroni in un punto sufficientemente piano, diventa serio, mette i bimbi in guardia, il laghetto è profondo, bisogna fare molta attenzione. I bimbi scappano via a giocare, la mamma sistema il tavolo, le seggiole intorno, apparecchia disponendo cibo e posate.
- Filippo, Mariolino, è pronto !
- Mamma… Filippo non è con me. E’ andato di la.
La mamma gli va in contro qualche passo, fa un cenno con la mano.
- FILIPPO !
- Si mamma.
- Vieni dai che è pronto
- Arrivo.
Ha tanta fame, corre verso il tavolo, ma i sassi sono umidi e scivolosi. Si ritrova in acqua. E’ fredda, cerca di nuotare ma la corrente lo trascina via. L’acqua spumosa gli impedisce di vedere, si sente sbattuto contro dei massi, ma sono troppo levigati, non è possibile aggrapparsi. Ha freddo, le braccia sono pesanti, le muove a fatica. Gli manca il fiato, deve respirare, la corrente lo fa rigirare come una trottola, i polmoni gli si riempiono di’liquido. Guarda verso l’alto, la superficie dell’acqua scintilla come uno specchio argentato, la vista gli si annebbia, tutto intorno è silenzio. Viene pervaso da un senso di pace, si abbandona alle acque. La luce lo abbaglia, sente sulla pelle il calore del sole. Tossisce. Davanti a lui il viso di una donna.
- Coraggio piccolo… Respira. Così bravo.
Una donna bellissima, neri i suoi capelli, il volto orientale. Lo guarda mentre gli sorride.
Si sveglia di soprassalto.
- CAZZO ! Ecco chi è.
“Mi pareva di averla già vista, la gita in montagna, è stata lei a tirarmi fuori dal torrente ma… Non è possibile, sono passati quasi quarant’anni. E’ rimasta uguale.”
Gli squilla il cellulare, è il numero del suo ufficio, dando un’occhiata alle tapparelle si accorge che fuori è buio. “Ma quanto cavolo ho dormito…” guarda l’ora, le ventidue.
- Pronto ?
- Ciao Filippo.
- Polissena… Che ci fai ancora in ufficio ?
- Devi venire qui subito.
- Perché ? Polissena… POLISSENA ? PRONTO !
Corre alla macchina, impiega pochi minuti a raggiungere il suo ufficio, appena entrato rimane colpito dal silenzio che regna nell’appartamento, trova Polly seduta alla sua scrivania intenta a fissare il muro, una porzione di muro spoglio giusto dritto di fronte a lei.
- Polly… Polly che hai.
- Nulla di grave, non preoccuparti.
Si gira, appoggiata al telaio della porta della sua stanza Clara gli sorride in modo sinistro.
- Signora Imperatrix… Non credevo di rivederla tanto presto.
Si guarda intorno. “Dovrei farla togliere da li, se non raggiungo la mia pistola con lei non ho alcuna speranza, ma come arrivarci ? Magari parlando riesco a confonderla quel tanto che basta…”
- A che numero di magia mi farà assistere questa sera ? Una delle sue misteriose sparizioni o tirerà giù la parete con una testata ?
- Magia… Immagino che per spiegare le mie facoltà ad una creatura primitiva, il termine sia appropriato.
Le sue iridi brillano di un blu intenso, ma non sono i suoi occhi ad attrarlo, questa sera è molto elegante, indossa un tubino beige corto che lascia quasi interamente scoperte le sue splendide gambe, anche le braccia sono scoperte, dietro ha una scollatura che le arriva quasi alle natiche, ai piedi delle decolté con tacco a spillo 10 di tessuto color panna con uno splendido motivo floreale sulla tomaia, le corolle dei fiori sono piccole perle ivi cucite. Questa sera Filippo non ha dubbi, è incommensurabilmente più eccitato che spaventato. La donna fa qualche passo verso destra appoggiandosi alla finestra, fissa per un istante la tapparella, il serramento viene giù fino a chiudersi completamente.
“E da quando abbiamo motorizzato l’avvolgibile ?”
Polissena dopo aver fatto cenno di si con la testa a Clara, che non ha proferito parola entra nella stanza di Filippo, Clara si volta verso lui, lo fissa sorridendo, quando Polli torna da loro ha in mano la pistola.
“Un altro piano del cazzo che va a ramengo… Sembra non abbia chiuso a chiave il cassetto. Perché Polly si comporta così, sembra in trance.”
- Ho da porti qualche domanda e gradirei che mi rispondessi con sincerità.”
- Sono sempre stato sincero con lei. Questa sera niente emicrania ?
Clara inizia a passeggiare avanti indietro innanzi a lui.
- Ne avessi la possibilità sarebbe tutto più semplice ma… Non funzionerebbe, il tuo cervello ha attivato le contromisure necessarie a bloccare le mie onde alfa.
“Che ha fatto il mio cervello ??”
Polly punta la pistola verso di lui.
- Non so a che gioco tu voglia giocare… Farmi pure sparare se vuoi, non ti servirà a nulla. Ho vissuto in questo schifo di mondo fin troppo a lungo, non temo la morte.
- L’ho capito, sei un duro. Non riuscire a ottenere nulla, neanche torturandoti fino ad ucciderti, sono sicura che ti godresti ogni singolo istante. No mio caro, ho in serbo per te un giochino, come lo hai definito tu… Molto più intrigante.
I suoi occhi le si illuminano, Polly piega il braccio verso l’alto puntando la canna della pistola sotto i suo mento, arma il cane.
- NO ! FERMA!
- Allora ti piace questo gioco ? Se cerchi di disarmarla le faccio premere il grilletto. Se cerchi di scappare le faccio premere il grilletto, se provi ad attaccare me…
- Le fa premere il grilletto. Perché non mi dice che vuole faccia ?
- Giocare… SPOGLIATI !
Filippo si toglie tutto, restando solo con la fasciatura.
- Levati anche quelle ridicole bende. E ora in ginocchio… Metti le mani sulla testa.
L’uomo ha una smorfia di dolore mentre obbedisce. Clara gli si avvicina, con il dorso della mano destra gli carezza la guancia, volge il suo sguardo verso l’altra donna, anche Polly si sposta vicino a Filippo restando a circa mezzo metro di fronte a lui, solleva la gamba destra colpendolo con un calcio nei testicoli. Filippo non fa una piega, più eccitato che indolenzito, anche Polly gli stuzzica gli ormoni, gonna sopra il ginocchio, giacca blu, autoreggenti nere, decolté tacco 8. Clara gli si accuccia a fianco prendendo il suo membro fra le mani, è già turgido, per lui è un sogno che si avvera, torturato da due splendide aguzzine, un sogno che potrebbe trasformarsi in un incubo.
- Ho indovinato il gioco vedo che ti piace. Cos’è… Hai perso la lingua ?
Si limita ad un no con la testa. Viene colpito da un altro calcio, un terzo, un quarto, un’altra pausa. Clara è sempre accucciata al suo fianco gli carezza nuovamente il membro, la sua mano è dolce e gentile, le unghie smaltate di rosso carezzano sapientemente la sua cappella che freme rispondendo al tocco.
- Complementi, è rimasto in tiro per tutto il tempo.
Clara si alza, piazzandosi davanti, questa volta è lei a colpirlo, con il collo del piede, lo sente aderire perfettamente ai suoi testicoli che vengono spostati lateralmente restando schiacciati fra il piede e il suo inguine, quel calcio ha una forza spaventosa, Filippo serrai denti per non urlare, tutto prende a girargli intorno diventando buio, si ritrova disteso sul pavimento. Clara gli è sopra, con un calcio lo sposta faccia in su, usa la suola destra per schiacciargli il membro con tutto il suo peso, ma il suo attrezzo non si sottomette, continua a restare turgido, riceve una decina di pestoni in rapida successione, ad ogni colpo di riflesso muove spasmodicamente le braccia, ma non ha la forza di fare altro. Un piccolo rivolo di sangue esce dall’uretra, gli brucia. Polly e immobile in piedi a poca distanza da loro i suoi occhi seguono la scena senza che dimostri la minima emozione. Clara prende la sedia della scrivania trascinandola fin vicino a Filippo ci si siede comodamente, solleva il piede destro poggiandolo sul suo glande, inizia un delicato movimento, quello strofinio mitiga nell’uomo il dolore, nonostante sia semi incosciente viene sopraffatto dalla libido. La signora Imperatrix dimostra di saper dispensare piacere bene quanto dispensa dolore, non le ci vuole molto a farlo venire. Più fiotti di liquido rosa schizzano un po’ dappertutto li intorno. Visibilmente soddisfatta fa un cenno con la mano a Polissena.
- Levati le autoreggenti e legagli i polsi.
Polissena non dice nulla si toglie le scarpe, poggia la pistola sulla scrivania, si sfila le calze. Eseguito l’ordine guarda verso Clara, Filippo le vede le iridi brillare intensamente, Polly in ginocchio le si avvicina, una volta raggiunta si piega in avanti, massaggiandole la caviglia, sollevando la sua gamba,la sua lingua inizia un lento e meticoloso lavoro di pulizia sulla suola della scarpa, ad ogni passata la lingua le diventa più scura, anche il tacco viene diligentemente pulito, ma quando la sua lingua scivola sulla tomaia un calcio in piena faccia la spinge via.
Filippo cerca di reagire tirandosi su di scatto, ma anche lui viene raggiunto da una potente pedata in pieno viso che lo rimanda a tappeto stordito. Clara lo afferra per le mani legate trascinandolo senza il minimo sforzo, neanche fosse un canovaccio fino al piede della scrivania, li usando i lembi di calza in eccedenza lo assicura al tavolo in modo che non riesca a muovere le braccia e il tronco.
Ci vanno alcuni minuti all’uomo per riprendersi, aprendo gli occhi vede Clara in piedi di fronte a lui con Polissena inginocchiata alla sua destra mani dietro la schiena, sta sanguinando dal naso. Si avvicina a Filippo spostandosi sulle ginocchia, si china su di lui baciandolo. L’uomo chiude gli occhi, sente la lingua di Polly farsi prepotentemente strada fra le sue labbra, il membro gli torna turgido, la lingua della donna si muove in modo sensale, la sente leggermente rugosa, è piena delle schifezza raccolte dalla suola, ma non gli importa. I due si guardano, Polly sta piangendo, le sue lacrime finiscono tutte sulla faccia dell’uomo che per confortarla le sorride.
- Che quadretto commuovente. In piedi tu !. Rimetti le scarpe.
Polissena afferrata per i capelli viene costretta a alzarsi, calza le scarpe che erano rimaste a pochi passi da loro. Le due donne si guardano per un istante, Polly abbassa gli occhi in segno d’intesa. Si avvicina, montando sullo stomaco di Filippo che, questa volta non può fare a meno di cacciare un mezzo urlo. Sente le costole già doloranti scricchiolare sotto il peso della donna, intanto Clara che ha i piedi a pochi centimetri dalle sue braccia…
- Credo che ti sia divertito abbastanza.
Le due donne si scambiano un’altra occhiata, Polissena si sposta all’altezza del suo inguine dando sollievo al suo tormento, uno dei tacchi è sulla sua cappella.
- Parliamo di Maiko.
- Mmm.
- Vorrei incontrarla. Hai modo di contattarla ?
- Mi ha sempre chiamato lei.
- Hai il suo numero ?
- Si.
- Vi siete incontrati ?
- Ieri sera è passata da qui, subito dopo te.
- Curioso…
Polli muove il piede destro spostando il peso sul tacco che comprime la sua cappella.
- SONO… Sono stato io a chiamarla, ero stordito, ho preso il cellulare e… Ho composto senza rendermene conto il suo numero, è venuta qui a soccorrermi.
Clara fissa per qualche istante Polissena, che scende dall’inguine di Filippo, prende la pistola dalla scrivania la mette di nuovo sotto il mento. Clara inizia a passeggiare intorno all’uomo.
- Ora… Voglio che rifletta bene prima di rispondere. Ha lei la spada autentica ?
- No.
Clara fissa nuovamente Polissena che arma il cane della Beretta.
- TI PREGO… NO! Ho detto la verità.… Maiko non ha la Katana. Rifletti, perché mettere in opera la pagliacciata della spada falsa se fosse già in possesso di quella vera ?
Si avvicina Polissena, le toglie la pistola di mano, disarmando il cane, la guarda un ultimo istante, Polly si accascia al pavimento priva di sensi.
- Probabilmente hai ragione.
- Che le hai fatto brutta… Ghhhrrmn
Il suo piede preme i suoi testicoli impedendogli di dire altro.
- Piano con le parole… Ricorda la precarietà della tua condizione attuale.
Solleva la scarpa, gli si avvicina con passo sicuro, si sfila la calzatura sinistra, col piede gli carezza il volto.
- Non devi preoccuparti per lei, fra qualche minuto si riprenderà ricordando solo piccoli frammenti di ciò che è realmente accaduto.
- Lo spero.
- Probabilmente sono ammattita, ma ho ancora fiducia in te.
Il suo piede continua a carezzargli il volto, passa l’alluce sulle sue labbra, alluce che Filippo bacia con estrema devozione, il suo membro riprende vigore, resta sorpresa da tanta devozione.
- Trova la spada per me. Trovala e io soddisferò ogni tuo più nascosto desiderio, potrai avere qualsiasi donna tu voglia.
- Qualsiasi ?
- Pochissimi di voi possono resistere al mio potere, credo di avertene dato un’esaustiva dimostrazione.
Torna nella stanza di Filippo dove aveva lasciato giacca e borsetta, prima di uscire dalla porta si rivolge ancora a lui.
- Qualsiasi donna tu desideri, che soddisferà ogni tua depravazione… Pensaci.
Detto questo esce dalla stanza che sprofonda nuovamente in un’inquietante silenzio. Si guada intorno, nota, quasi in bilico sul bordo della scrivania il portapenne di Polly, con alcuni scossoni lo riesce a far cadere.
“Porca puttana, proprio in fronte doveva finirmi.”
A poca distanza da lui un taglierino che usano per aprire i pacchi, cerca di raggiungerlo con la bocca, una volta preso con un discreto sforzo lo lancia verso le mani, purtroppo atterra parecchio lontano.
“Ma come cazzo è che nei film riescono in queste manovre sempre al primo colpo?”
Si sposta sul fianco, le costole gli pulsano, cerca di strisciare verso l’attrezzino sul pavimento, in qualche modo lo raggiunge e con una tallonata lo indirizza verso le sue mani. Riesce a liberarsi, si accuccia vicino a Polissena, sembra solo addormentata. “Meglio darsi una rassettata prima a farle riprendere i sensi.”
- Polly… Polly… Svegliati.
- Filippo… Che mal di testa. Ma che è successo ?
- Dovresti dirmelo tu. Sono passato perché l’antifurto mi ha telefonato segnalando un tentativo di intrusione. Che si fai qui a quest’ora ?
- Perché che ore sono ?
- Mezzanotte meno un quarto.
- COSA ? Mi fa male il naso.
Si alza barcollando appoggiandosi a Filippo che la fa accomodare su una sedia.
- Può darsi che chi si è introdotto qui ti abbia colpita.
- Questo spiegherebbe il mal di testa… Perché sono senza calze ?
- Le avevi questo pomeriggio ?
- Certo, solo in piena estate non le metto. Non me le hai tolte tu mentre ero…
- NO ! Possibile che non ricordi niente ?
- Non lo so… Hanno suonato, ho aperto è… Quegli occhi blu così luminosi.
- Di chi erano gli occhi blu ?
- Non riesco a focalizzare il suo viso, ho fissato quegli occhi e…
- Ricordi almeno che ora potesse essere ?
- Non doveva mancare molto alle 18, ero li li pronta per uscire.
- Cerca di ricostruire, suonano, apri, vedi questo occhi blu…
- Tutto è diventato confuso… C’era un uomo. In ginocchio. Non so chi fosse. Lui era li e… Ad un certo punto…
- Siiiii
- L’ho preso a calci nelle palle, gliene ho dati parecchi, almeno credo.
- Le calze le avevi ?
- Cosa ? Le calze… Non lo so. Era così strano, come si trattasse di un sogno. Ad un certo punto penso di averlo baciato. Ne rammento, almeno credo, l’intensità, non baciavo nessuno in quel modo da tanto tempo.
- Mi sa che quella parte devi averla proprio sognata, eri qui per terra, vedi le penne sul pavimento, chi ti ha colpita ha fatto un gran casino.
- Mi sa che cadendo ho picchiato anche il naso. E queste macchie sul pavimento ? Sembra…
- Maionese e ketchup. Può essere che le calze te le abbia sfilate lui. C’è un sacco di gente strana in giro.
- C’è gente strana anche qui.
- Che dici s ti aiuto ad alzarti e ti accompagno a casa ?
- Si, credo sia meglio. Ma prima ti spiace se mi lavo i denti, sento la lingua come se… Avessi leccato il pavimento.
amosolodonne
00venerdì 20 dicembre 2013 06:48
Sempre più intrigante... Complimenti cucciolo [SM=x829788]
ricciotimido
00venerdì 10 gennaio 2014 14:09
Bellissimo!
taikirb
00lunedì 13 gennaio 2014 15:12
[SM=x829800] [SM=x829800] [SM=x829778]
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