La compagna di classe

Sara.61
00giovedì 14 giugno 2012 14:13
Rosanna

La compagna di classe

Durante il liceo, tra le esperienze fatte ne ricordo una in modo particolare, perché rientra nel mondo che tuttora avvolge la mia sessualità, e la mia indole di sottomesso alla padrona, che a quell’epoca non avevo ancora sviluppato pienamente. Facevo quarta liceo ed era dalla seconda che ero innamorato di Rosanna, una tipa alta, formosa, e molto sexy, interpretava il mio tipo di ragazza autoritaria, in inverno aveva sempre dei jeans molto stretti con gli stivali sopra, stivali alti al ginocchio, a quei tempi i tacchi erano più grossolani, ma sempre alti, lei era considerata un pò pazza, in quanto molto manesca, e altezzosa, nelle discussioni era sprezzante, non ci metteva niente a lasciare andare una sberla, al malcapitato di turno, che magari scherzava un pochino pesantemente, anche con le gambe era veloce, bisognava stare attenti dai suoi scatti. Io ero affascinato da lei, dal suo modo di fare, e devo dire che invece lei non mi filava per niente, anzi era come se non esistessi. Io invece sognavo di stare sotto i suoi tacchi, di leccarglieli, e lei che infieriva su di me, ero soggiogato dal suo modo di fare, ma non mi sarei mai dichiarato.
All’epoca avevo una ragazza che faceva le magistrali al secondo anno, una bimba, i nostri incontri erano degli slinguamenti continui, toccatine, ma non mi faceva andare molto più in la, per farmelo prendere in mano era una guerra, aveva timore di tutto, mi piaceva fisicamente due belle gambe un bel culo ed un visino carino, non era certo però la dominatrice che anelavo nei miei sogni. Ogni tanto per gioco facevamo la lotta, ed io mi lasciavo atterrare, in modo che mi salisse sopra, “dai che ti reggo, sali con i piedi”, ma non era di suo gradimento, e smetteva subito. Quindi non mi restava che sognare di essere sottomesso da Rosanna.
Tutto ebbe inizio un giorno, d’autunno quando la prof. di italiano compose dei gruppi per una ricerca sugli autori italiani che avremmo portato alla maturità, l’anno successivo, quindi il gruppo doveva durare due anni, chiese a noi di comporre quattro persone per gruppo, non avevo problemi perché ero molto gettonato dai miei compagni, ma rimase un gruppo di tre ed uno di cinque, il nostro, nessuno voleva andare con quelle tre, Gioia, una che se la tirava da bestia, i suoi erano ricchi da far paura, e lei una merda, Paola, anche lei non per niente era l’amica del cuore di Gioia, e Rosanna, che chiaramente nessuno voleva, quindi uno di noi cinque doveva passare nel gruppo di Rosanna, con tre donne, doveva andare un maschio, per me era l’occasione per starle più vicino, e mi proposi, esaltando l’orrore dei miei compagni, “vado io professoressa”, la quale era l’unica contenta, le tre non mostrarono nessun riconoscimento.
Ci mettemmo d’accordo per il primo incontro a casa ovviamente di Gioia che era grandissima, e con un giardino enorme, subito si identificarono due coppie di lavoro, Gioia e Paola, ed io e Rosanna, Gioia aveva già pensato come dividere i compiti, andando subito a scontrarsi con Rosanna, io intervenni ed appianai le divergenze, io e Rosanna avremmo sviluppato la nostra parte e poi ci saremmo incontrati tutti, quindi il lavoro era a coppie, quelle due non ci volevano per i piedi, chiesi a Rosanna se preferiva venire da me oppure a casa sua “facciamo una volta per uno, domani vieni tu a casa mia, alle tre” il giorno dopo alle due e quarantacinque suonavo al suo citofono, lei “ti avevo detto alle tre, adesso aspetti” e non ci furono santi aspettai fino alle tre, si affacciò alla finestra, abitava al secondo piano “dai adesso puoi venire” era un alloggio abbastanza grande, era sola in casa “allora iniziamo, vuoi qualcosa da bere?” non era per niente gentile, anzi sembrava scocciata “no, grazie sono a posto” iniziammo il nostro lavoro, era molto fredda e determinata, mi diceva cosa dovevo fare, senza chiedermi se ero d’accordo o meno, io non fiatavo, ed eseguivo scrivendomi degli appunti, era vestita con una gonna di panno lunga fino al ginocchio, ed aveva le scarpe da ginnastica, eravamo seduti uno di fronte all’altra, il tavolo era stretto, ci eravamo già toccati con le gambe, provai un contatto coscia a coscia, per vedere se spostava la gamba, ma non si mosse, allora spinsi un pò di più, lei mi guardò di scatto “che fai ci provi?” mi prese subito alla sprovvista “che cosa? ma va scusa” lei senza fare una piega spinse la sua coscia contro la mia “così va meglio?” era spregiudicata “certo” spinse il suo ginocchio contro il mio uccello, sentii il contatto non muovevo una foglia, continuavamo a parlare, ma il mio uccello stava venendo duro, e di sicuro lei se ne accorse, spinse ancora un pochino, e per farlo meglio con noncuranza si tirò su la gonna, ora poteva spingere bene, si sistemò meglio anche con la sedia, ormai ero in tiro, mi stava guardando e non parlava, sorrideva, poi “sei rosso Marco, ti imbarazza?” io mi sentivo infatti rosso “no, mi piace, fai pure” tolse la gamba, “lo faccio se ne ho voglia, capito,” avevo sbagliato, ma dopo un pò arrivò nuovamente con il ginocchio, “cosa fai con quella ebete che ti porti in giro, ti fai toccare, gli baci le tette, e che cazzo ci fai?” era strano che mi attaccasse così “come si chiama Ramona,? Te la già data la Ramona?” diceva il nome con disprezzo, io non sapevo cosa rispondere, lei si alzò e venne a sedersi sulle mie gambe, “mi reggi, o sono pesante, dai continua a scrivere, ricopia tutta la parte” stava seduta su di me, sentivo bene il suo culo sodo, poi si sedette girandosi verso di me a cavalcioni delle mie gambe “così è meglio” mi guardava, e mi metteva a disagio, “ti piaccio?, cosa vorresti farmi?” non mi dava il tempo di ragionare, la sua mano era già sul mio uccello, e la sfregava premendo, si alzò e mi tirò giù la cerniera dei jeans, entrò con la mano sotto le mutande e lo tirò fuori, lo menava con esperienza, era eccitata, poi tenendolo saldo mi fece alzare, tirandolo dovevo seguirla, mi portò in camera sua, mi tolse i pantaloni, io volevo aiutarla “stai fermo cretino faccio io” rimasi solo con la maglia, lei si tolse le scarpe, e la gonna, aveva le unghie dei piedi con lo smalto nero, ora finalmente che le vedevo le gambe nude ero appagato, quante volte me le ero immaginate, erano meglio delle mie aspettative, belle lunghe e tornite, le cosce erano muscolose, il culo fantastico, i jeans non le rendevano grazia, “mettiti in ginocchio, baciami il culo” fu un ordine perentorio, ma esegui immediatamente, lei si alzava le mutandine, per mostrarmi tutte le chiappe, che io baciavo e leccavo, “adesso le gambe, inizia dai polpacci” non lasciavo niente mi leccavo tutto, era salata, dal sudore dell’eccitazione, “leccami i piedi” le aspettative non erano così immense, il mio sogno si avverava, i piedi purtroppo erano sudati, non che puzzassero, ma non erano neanche profumati, “bravo leccali bene” li alzava, me li porgeva, io li tenevo delicatamente uno per volta e me li baciavo, sul collo, sulla pianta, tutte le dita una per una, sentivo dei mugolii di piacere, poi mi spinse via “alzati” e fu lei ad abbassarsi, prese il mio membro fra le dita e da inginocchiata lo baciava sulla cappella, mi teneva strette le palle, poi lo ingoiò, e lo succhiava con passione, “non venire perché te le prendi, hai capito cretino” comandava in tutto, faceva quello che voleva, io mi eccitavo ancora di più e facevo fatica a trattenermi, smise finalmente, altrimenti venivo, si tolse le mutande, mi spinse nuovamente in ginocchio, appoggio il piede su di una sedia, facendo mostra della sua passera “adesso lecca qui, imbecille” mi teneva per le orecchie e mi tirava contro di lei, leccavo come un forsennato, la sentivo gemere, stava per partire ed infatti la feci godere, continuava a tenermi li, poi distaccò “ti è piaciuto imbranato, con la tua Ramona le fai queste cose eh?” con tutta la bocca umida “no, Rosanna non le faccio” era tutta soddisfatta “rivestiti stronzo” avevo appagato i miei sogni su Rosanna, era come la volevo una dominatrice nata, lei dava gli ordini, e bisognava eseguire, il massimo per me. Senza troppi preamboli riprendemmo il lavoro della ricerca, si era rivestita, ma si era rimessa solo delle ciabatte, e mentre io scrivevo, lei mi teneva appoggiato il piede sul mio uccello che era ancora duro, ero più tranquillo, ed allora osai “senti Rosanna ti dispiacerebbe metterti gli stivali?” lei mi guardò con un sorriso malizioso, “ti piacciono?” ed io con sincerità, “si mi piacerebbe leccarteli” lei mi sembrava divertita, “allora vado a metterli, prima li lavo bene, visto che vuoi leccarmeli” arrivò dopo un po’, senza la gonna con gli stivali stava benissimo, almeno per me che me la ero sempre sognata così, era il massimo, “come vuoi metterti stronzetto, sdraiato, va bene” e che volevo di più, “si mi metto sdraiato”, lei in piedi mi avvicinò lo stivale destro alla bocca, iniziai a leccare , “ti piace?” ero al settimo cielo, non dovevo muovermi ci pensava lei a girarlo ad infilarmi il tacco, la punta, poi cambiò piede, “va bene? Ti piace vero? e poi cosa ti piace ancora, vuoi che te lo schiaccio un pochino” il mio cenno di assenso bastò, mi sali sul petto, e mi camminava sopra, poi schiacciava il pisello, “dai alzati” quando fui in piedi “lo vuoi un bel calcio, vuoi sentire il mio stivale nel culo?” non risposi, ma lei capì, mi diede un bel calcio nel culo, e poi ancora un altro “li vuoi più forte?” non mi lasciò rispondere, aumentò la potenza, era una bella visione vedevo le sue gambe in azione riflesse nello specchio del salotto, “allora ti piace essere pestato un pò?” in effetti era quello che volevo, ma non speravo in tanta fortuna, anche a lei piaceva, lo faceva mettendoci del suo, mi lasciai andare, “lo sai che era dalla seconda liceo che ho delle fantasie su di te”, lei mi guardava con sospetto, “mi sei sempre piaciuto Marco, sei diverso dai soliti cretini, ma non pensavo che avevi questi gusti” ero un po’ a disagio, “non ti preoccupare mi piace strapazzare i ragazzi” mentre parlavamo ci eravamo seduti, io mi avvicinai e la baciai in bocca con tutta la mia passione, mi lasciò fare, “chi ti ha detto che io volevo baciarti? Devi chiedermelo” “Rosanna posso baciarti?” e lei ridendo “e baciami stronzo”.
Venne ora di andare, lei all’improvviso mi prese per un braccio “senti stronzo, se molli quella cretina della Ramona, puoi essere il mio ragazzo” mi prese un colpo, “hai capito, se ci devi pensare, fai come se non te lo avessi chiesto, decidi subito o niente” lasciai Ramona, e devo dire che non mi sembrò che gliene importasse molto, anzi forse l’avrebbe fatto lei uno di quei giorni.
Iniziò il mio rapporto con Rosanna, la quale la settimana dopo, un mattino era seduta al mio banco, Arturo mi aspettava “senti Marco quella bestia della Rosanna vuole sedersi al mio posto, per farmi alzare ha detto che è la tua ragazza, quella è scema” tanto doveva sapersi “no Arturo, è vero stiamo insieme da una settimana” rimase di merda, “tu sei fuori a metterti con quella, non ti capisco” prese la sua roba e si tolse di mezzo, quando mi sedetti vicino a lei, mi sorrise “ciao Marco, sei contento che mi siedo qui ” “sono contentissimo” mi appoggiò la mano sui coglioni, era la mia ragazza, e che ragazza.
Rosanna era possessiva all’estremo, io ero suo, nessuno poteva avvicinarsi troppo, ormai conosceva i miei gusti, ed io i suoi, fra di noi era in atto una specie di gioco, molto eccitante, io cercavo di farla ingelosire, così lei quando al pomeriggio eravamo soli, a casa mia o sua, iniziava la nostra storia “così brutto stronzo parlavi con la Giulia, adesso te la faccio pagare “ ed iniziava con una sberla, un calcio, “leccami gli stivali, avanti muoviti, lecca anche la suola merdaccia” si divertiva un mondo ad umiliarmi, mi saliva a cavalcioni, e poi finivamo sul divano, dove lei andava pazza se io la leccavo, prima il culo e poi fra le gambe, dovevo farla venire, quindi partiva lei con il solito pompino magistrale, e poi dovevo scoparla, se venivamo in fretta si arrabbiava, erano dei pomeriggi, stupendi, solo che i risultati a scuola erano pessimi.
Meno male che finito un mese di passione sfrenata, ci demmo una regolata, e si riprese a studiare, fra di noi c’era un intesa incredibile, lei cercava i pretesti per picchiarmi, e poi mi abbracciava teneramente, aveva comprato un paio di stivali che teneva solo per me, e non metteva mai, così erano sempre puliti, io finivo regolarmente con i suoi tacchi in bocca. Mi riprendeva se parlavo con qualche ragazza, promettendomi botte da orbi, le piaceva minacciarmi, io inebetito “ma Rosanna, scusa” lei incazzata “scusa un cazzo” mi arrivava un calcio nel culo, era venuta fuori la sua indole, e da lì in avanti fu un crescendo, ero suo e basta, e quando poteva menava, per un nonnulla, sberle, calci, pugni, scapellotti, quello che gli veniva meglio, naturalmente ero appagato, nella mia sottomissione ci stava, lei era la padrona ed io il suo schiavo.
In quinta liceo stavamo ancora insieme, il rapporto di schiavo si era evoluto, inventavamo situazioni di sottomissione estrema, io studiavo sdraiato ai suoi piedi, e lei seduta con gli stivali sul mio uccello, quella posizione io l’avevo sognata molte volte, e lei aveva capito che andavo matto per i suoi stivali, “ti piacciono i miei stivali eh? Dopo ti prendo a calci” dopo estenuanti leccate, mi faceva mettere in posizione a novanta gradi, e si divertiva a prendermi per il culo “attenzione è in arrivo sul binario due un calcio in culo in perfetto orario” quando eravamo al massimo dell’eccitazione scopavamo come ricci.
Ci lasciammo dopo la maturità, i suoi si trasferirono per lavoro a Roma e così ci siamo persi di vista, ma ad entrambi andava bene, eravamo pronti per altre esperienze, è chiaro che oggi mi piacerebbe sapere qualcosa di lei, o forse no, meglio i ricordi.

La storia come al solito ha un fondo di verità, Rosanna (il nome è inventato) è esistita veramente, ed era la mia vicina di banco al liceo, perché nessuno la sopportava, io l’ho amata, e stata la mia ragazza era senz’altro una dominatrice, ma non ai livelli della storia, comunque ha fatto parte dei miei sogni, non ho mai avuto il coraggio di scoprirmi con lei, peccato avrei dovuto farlo……….



[SM=x829779] [SM=x829779] [SM=x829779]
servetto70
00giovedì 14 giugno 2012 14:31
[SM=x829788] bello Sara.61!


peccato che tu non ti sia rivelato ai tempi, comunque se ti può confortare penso che ognuno di Noi abbia un rimpianto su una compagna di classe...almeno anche per me è così! [SM=x829779]

j555itit
00giovedì 14 giugno 2012 18:39
Bel racconto..soprattutto perché non hai esagerato
Sara.61
00venerdì 15 giugno 2012 16:43
Grazie, dove non ho esagerato?
ermassi
00venerdì 15 giugno 2012 18:37
[SM=x829779]

bellissimo racconto !!!
ma se trovo una che si "lava" gli stivali prima di farseli leccare...
gliela mollo io una sberla !!!!!!!!!

[SM=x829792]
piedisporchi
00sabato 16 giugno 2012 09:37
Veramente bellissimo.
Sono sicuro che questa esperienza non la dimenticherai mai...
andybis
00domenica 17 giugno 2012 17:48
Bellissimo racconto, con quel piccolo tocco di 'malinconia' finale, quel 'avrebbe potuto essere ma comunque qualcosa c'+ stato', il tutto scritto davvero bene, come se anche noi fossimo li..grande!
piedisporchi
00domenica 17 giugno 2012 17:56
Re:
[SM=x829792] [SM=x829792] [SM=x829792] [SM=x829792] [SM=x829792]
ermassi, 15/06/2012 18.37:

[SM=x829779]

bellissimo racconto !!!
ma se trovo una che si "lava" gli stivali prima di farseli leccare...
gliela mollo io una sberla !!!!!!!!!

[SM=x829792]




Sara.61
00lunedì 18 giugno 2012 08:46
Andybis
ti ringrazio per il commento, mi ha fatto molto piacere.
j555itit
00lunedì 18 giugno 2012 16:21
Re:
Nella maggior parte dei racconti da un certo punto in poi iniziano a "esagerare" che scambi di schiavi tra madre e figlie, insomma esperienze inverosimili, invece il tu racconti una situazione che può essere reale

Sara.61, 15/06/2012 16.43:

Grazie, dove non ho esagerato?




sandro67.
00giovedì 21 giugno 2012 17:34
Bellissimo racconto...ma tu dici che questa tua vicina di banco e' stata la tua ragazza ed era senz'altro una dominatrice ma che alla fine tu non ti sei scoperto...allora ti dominava o no? E se si in che modo?
phate81
00venerdì 22 giugno 2012 00:43
fantastico racconto...complimenti
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