La dottoressa

Sara.61
00mercoledì 4 luglio 2012 15:08
Marta
Prima parte

Alberto, il nostro protagonista, è un uomo fortunato, cinquantacinque anni, benestante, alto, robusto, una bella criniera ancora tutta nera, fa l’imprenditore nel campo dell’idraulica, ma la cosa più importante, lui è un sottomesso, con una bella dose di masochismo, ed ancora più importante, sua moglie Luisa, bella donna con dieci anni di meno, lo soddisfa pienamente, nel senso che è una vera dominatrice, prova veramente piacere a sottometterlo, si sono conosciuti, quando Alberto arrivava dalla fine della sua storia, lui aveva quarantadue anni, ed il suo matrimonio era finito, non avevano figli, avevano soldi, ognuno per la sua strada, così Alberto incontrò Luisa, in un bar di Amsterdam, a fumare un pochino di erba, reminescenze giovanili, mai sopite. Fu subito intesa, il rapporto di sottomissione, venne fuori in maniera naturale, le prime discussioni, troncate da Luisa con magari una sberla, con una frase definitiva, e lui subiva, ed allora Luisa accelerava, fino ad arrivare al loro rapporto di schiavo-padrona, sfociato in un matrimonio felice, vivevano a Pescara in una bella villetta, non avevano molti amici, era piacevole stare a casa, oppure qualche week-end al mare, dove Alberto aveva una casa, la frequentavano parecchio soprattutto in estate.
La dominazione di Luisa, era molto fisica, lei era una donna atletica ex giocatrice di pallavolo, continuava a frequentare la palestra tre giorni alla settimana, il suo aspetto era decisamente sexy, soprattutto per la sua mania per i tacchi a spillo, aveva una collezione di scarpe e stivali da fare invidia, Alberto era naturalmente addetto alla loro pulizia ed eventuale manutenzione, come i tacchi si consumavano, doveva preoccuparsi di portarli da un vecchio ciabattino in un paese vicino per sostituirli, era l’unico che riusciva a rifare i piccoli tacchi ed a fissarli in maniera sicura, ma non capitava spesso, perché Luisa cambiava continuamente scarpe, ma due paia erano particolari, ed il tacco si rovinava velocemente. Come dicevo la dominazione di Luisa prevedeva una buona dose di percosse, non usava spesso strumenti quali fruste, o canne, preferiva mani e piedi, questi ultimi calpestavano, e picchiavano senza pietà, Alberto aveva una fibbra eccezionale, con una resistenza al dolore altissima, Luisa ne approfittava con estrema prudenza, non era mai andata oltre a dei limiti estremi.
Ora, il sedere di Alberto era perpetuamente segnato, come anche altre parti del corpo, ma il sedere in maniera particolare a causa dei calci di Luisa, e di qualche frustata, il problema fu una infiammazione delle emorroidi, dovuta sicuramente ad una esagerata dose di salami e vino bianco, una ricetta adatta a sviluppare tale problema, era già qualche giorno che soffriva, ma adesso il dolore era insopportabile, e nessuna pomata lo alleviava, quindi senza dire nulla a Luisa prese appuntamento dalla sua dottoressa, una donna sui trent’anni, molto piacevole di aspetto, altissima, lui aveva già immaginato le sue gambe lunghissime ed aveva anche fantasticato, anche lei era separata, il suo matrimonio era durato solo due anni, era stato da lei più volte, per dei normali controlli, senza pensarci si presentò da lei, il suo sedere presentava per essere precisi due ematomi giallastri sulla chiappa destra, una riga ben pronunciata che attraversava tutta la chiappa sinistra, ed un ematoma vecchio ma ancora bluastro sulla coscia sinistra all’altezza quasi dell’anca, provocato da un calcio di punta di cui ne ricordava sicuramente il dolore.
“buongiorno dottoressa Alati, ho un purtroppo un problemino di emorroidi,” la dottoressa si alzò dalla sua scrivania, era estate aveva solo il camice, e neanche tutto abbottonato, mentre camminava scopriva parte della coscia abbronzata, “hai, hai, ha esagerato nell’alimentazione è sig. Alberto” era un’abitudine della dottoressa Marta Alati chiamare per nome i suoi pazienti, per metterli a loro agio, “si spogli e si metta piegato, che diamo un’occhiata” mentre si infilava un guanto in lattice “ eh si, eh, c’è una bella congestione, ha visto anche del sangue” Alberto “no sangue no, ma fa un male pazzesco, specialmente se sudo” Marta aveva notato i segni e con noncuranza ci passò la mano senza guanto sopra,quando toccò la coscia bluastra Alberto ebbe un sobbalzo, “ha fatto a botte Signor Alberto? Ha dei bei ematomi qua dietro, sembra che sia stato preso a calci duramente, e poi ha anche una riga che deve aver lacerato la pelle, per essere ancora così evidente, ma gli ematomi sono recenti” aveva fatto una diagnosi veloce, e perfetta, Alberto era imbarazatissimo, non sapeva cosa dire, balbettava “maaa, nonnnn, ricc. non ricordo” la Marta “ eh no, botte così si ricordano di sicuro” comprese l’imbarazzo e cambiò discorso tornando al problema, “comunque per quanto riguarda le emorroidi le darò una cura, che se non bastasse dopo due settimane, bisognerà intervenire diversamente, intanto dovrà seguire anche una dieta adeguata” Alberto si stava già rivestendo “aspetti, già che ci siamo facciamo un controllo completo, si spogli completamente e si stenda sul lettino” adesso erano guai, adesso realizzava la cazzata di andare dalla dottoressa, come spiegava tutti gli altri segni, “avrei un pochino di fretta dottoressa” lei non mollava “tranquillo ci mettiamo due minuti, si stenda” non ci sarebbe stato verso, si spogliò e si sdraiò sul lettino, completamente nudo, allora facciamo l’inventario, visto che la dottoressa non accennò minimamente a quello che vedeva, sul petto i segni dei tacchi erano evidentissimi, due sere prima era stato calpestato pesantemente da Luisa, c’erano ancora dei circoletti con dei punti rossastri, ma era la schiena lo spettacolo più inquietante, era stato frustato e si vedeva benissimo, in più due calci nei fianco sinistro avevano devastato dei piccoli capillari creando un addensamento di sangue fermo. Marta lo visitò normalmente, “tutto a posto signor Alberto, si rivesta pure, i polmoni sono belli liberi ed anche i bronchi, le misuro ancora la pressione dopo che si è rivestito”, Alberto sollevato per non aver subito domande, si rivestì velocemente, la pressione era un po’ alta, ma nella norma, “senta, per quanto riguarda la cura delle emorroidi, la devo far preparare, e la prima somministrazione è meglio che gliela faccio io, così lei vede e lo spiega a sua moglie, perché deve farsi aiutare, lei domani dalle sei alle otto di sera potrebbe essere libero?” senza titubanze, certo dottoressa “allora passi nello studio a casa, domani sono lì con le visite” dopo i saluti di rito se ne andò soddisfatto, anche se la figura l’aveva fatta, chissà cosa pensava, sicuramente aveva capito, che la moglie o qualcuno lo pestava regolarmente, mah, ormai era andata.

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pio.M
00mercoledì 4 luglio 2012 19:03
continued......:!


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[SM=x829778]
cooper!!!
00giovedì 5 luglio 2012 00:33
[SM=x829779] [SM=x829789]
j555itit
00giovedì 5 luglio 2012 17:35
aspettiamo la continuazione
amosolodonne
00giovedì 5 luglio 2012 17:42
molto simpatico, soprattutto per la dominazione domestica...
Sara.61
00giovedì 5 luglio 2012 20:06
Seconda parte
Alberto non pensava minimamente, a cosa stava andando incontro, anche se in fondo avrebbe sognato una situazione del genere, arrivò allo studio, suonò il campanello, e rispose direttamente Marta “venga, venga” entrato si accorse di essere l’unico paziente, ed in quel momento realizzò ricordando che quello non era un giorno di visite nello studio privato della dottoressa bensì l’orario era fino alle quattro nell’altro studio, era perplesso, “buonasera signor Alberto” il tono era sarcastico, Alberto noto come al solito il camice poco abbottonato, ed anche un bellissimo paio di scarpe grigie in pelle con un bellissimo tacco a spillo ed una punta talmente a punta, che era un po fuori moda “allora si spogli completamente che le faccio vedere di cosa si tratta” completamente perché? Comunque si spogliò, “si metta a novanta gradi ed attenda” Alberto ubbidì con prontezza, e mai più si sarebbe aspettato dalla sua dottoressa un trattamento del genere, gli arrivò un calcio nel culo, di punta con parecchia forza “hei” riuscì a dire, “che cazzo vuoi, ti fai prendere a calci, e ti fai calpestare e frustare, e non reggi un calcetto, chi è la tua mogliettina che ti riduce così, deve essere un bel tipo, oppure vai da qualche padrona a pagamento, perché se è così hai trovato me gratis” centrato, ora aveva le idee chiare, che gli si annebbiarono perché gli arrivò un altro calcio questa volta di collo, e molto più forte “ti piace vero, sei uno schiavo?, cosa sei?” Alberto non sapeva se dichiararsi o meno, tanto quella aveva capito tutto, lei lo prese per i capelli strattonandolo, “se sei uno schiavo hai trovato un’altra padrona, vediamo cosa sei” lo spinse a terra e gli mise un piede sul collo schiacciandolo violentemente, “sei uno schiavo o no?” ebbene meglio dire tutto “si sono schiavo di mia moglie, e lei che mi batte e mi lascia i segni” Marta soddisfatta gli salì sul petto con tutti e due i piedi, “non avevo dubbi, so riconoscere i segni di un pestaggio con i tacchi, e quegli ematomi li fanno solo delle scarpe da donna” intanto si liberava del camice, le gambe erano stupende, le mutandine bianche a perizoma, le esaltavano abbronzate com’erano, rimase con il reggiseno, il suo piede destro spingeva con il tacco sul suo capezzolo sinistro, e lo faceva contorcere, poi gli mostrò il tacco “leccalo, tutto in bocca, attorcigliai la lingua intorno” poi tirò fuori il tacco e gli spinse la punta fino in gola, poi si liberò della scarpa, e si fece leccare tutto il piede, mentre con l’altro tacco lo martoriava, si teneva al tavolo per non cadere, “ti piace leccarmi i piedi, rispondi” tolse il piede per farlo parlare “si in effetti mi piace” scese dal suo petto e si rimise la scarpa, “stai fermo dove sei” gli passava sopra con tutto il peso, sempre sulla pancia, poi gli passò sulla testa, schiacciandogli l’orecchio a terra, visto che lui non emetteva suoni continuò a passarli sulla testa, e sostava anche con tutto il peso “sei proprio un verme, un verme da schiacciare” dopo averlo calpestato per tutto il corpo, gli mollò un calcio in un fianco, lo stesso già segnato, “alzati merda, stai qui fermo che mi vado a cambiare, finalmente ho qualcuno da sottomettere, e non me lo faccio scappare di sicuro, tanto ti piace no?” era la verità “si” Alberto non disse altro.
Quando tornò la dottoressa Marta sembrava un’altra persona, aveva un gonnellino in vinile nero cortissimo a pieghine, non aveva le mutande, il culo si vedeva benissimo, aveva un corpetto anche lui in vinile nero, delle scarpe stringate con un tacco estremo, alte alla caviglia, nere e lucidissime, lei nera di capelli, era uno spettacolo inebriante, l’espressione della dominatrice sexy, e si vedeva che gli piaceva nello specchio dello studio, “ti piaccio schiavo di tua moglie, adesso per un paio d’ore sei mio, ma se vuoi andartene sei liberissimo, decidi ora, poi non potrai tornare indietro”. Alberto aveva già deciso, la situazione era troppo eccitante, non disse niente, e rimase ad attendere gli ordini della sua nuova padrona, “adesso ti faccio sentire da vicino il potere dei miei tacchi, appoggia il viso a questa sedia, e tira fuori la lingua,” lui si avvicinò alla sedia di legno lei gli prese la lingua fra le dita, e gliela fece appoggiare sulla sedia, “tienila ferma così” velocemente la inchiodò con il suo tacco accuminato “stai fermo o ti fai male veramente” il tacco premeva, faceva male, “lo senti il mio tacco, se ci metto tutto il peso ti buco la lingua” Alberto era immobile, mugugnava di dolore, lei tolse il tacco, “leccalo e succhialo, altrimenti ti faccio punire tutto il corpo da lui, e dal suo compagno” aveva un modo allegorico dispiegare i suoi movimenti. Poi lo prese per i capelli e lo trascinava per la stanza strattonandolo, gli si avvicinò al viso “apri la bocca”e gli sputò con veemenza, “inghiotti la mia saliva schiavo” la prima sberla fece solo rumore, ma le altre in successione erano fortissime, la sua faccia era già rossa, “ti prego non segnarmi” era una supplica comprensibile “hai paura di tua moglie eh? Va bene ti risparmio, ti prenderò un po a pugni” ed iniziò una scarica di cazzottoni in pancia, che lo fecero piegare in due, con un gran calcio in culo lo fece raddrizzare, “e stai dritto imbranato, ti piace il mio culo, leccalo, anche nel buchino, lecca,” Alberto leccava, non voleva smettere, almeno non le prendeva, poi lei prendendolo per i capelli lo strattonava con violenza, lo fece distendere a terra “devi strisciare come un verme, striscia avanti, adesso fermati” gli salì sulla schiena “striscia, e guai se mi fai cadere” era impossibile, lo teneva incollato al pavimento “striscia verme” e lo colpiva con i tacchi, Luisa avrebbe visto i segni, e non erano sicuramente i suoi, forse era meglio raccontargli tutto, d'altronde non era stato lui a cercare la famigerata dottoressa.
Marta era in preda ad un delirio di violenza, non si rendeva conto che lo stava massacrando letteralmente, finalmente si calmò “non vuoi strisciare, e va bene alzati verme,” lo prese per un braccio e lo tirò su, “tua moglie ti pesta così, oppure gli fai pena schiavo” non aveva nessuna voglia di risponderle, allora lei “vattene, prendi le pomate e togliti dai coglioni, mi hai stufato, non sei divertente”lo spinse fuori con i vestiti al seguito.
A casa di corsa, aveva già deciso di dire tutto a Luisa, e così fece, senza tralasciare niente “potevi andartene però brutto schifoso, e non l’hai fatto” iniziò a prenderlo a sberle “ti è piaciuto farti dominare da lei” le sberle diventarono un pestaggio, Luisa era arrabbiata, però contenta che gli aveva confessato tutto “domani andiamo a trovarla insieme la nostra dottoressa, anzi la farò venire qui” prese il telefono “dottoressa, buonasera sono Luisa la moglie di Alberto, avrei piacere se venisse a trovarci, mio marito ha dei seri problemi dopo che lei lo ha visitato” lui stava ad ascoltare, “bene ci vediamo domani sera alle diciotto, arrivederci” tutta soddisfatta, “ha detto che viene a constatare, sei contento schifoso” un’ altra sberla gli fece ballonzolare la faccia tumefatta.

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zerbinopermiss
00giovedì 5 luglio 2012 21:55
Dov'è che esercita questa dottoressa?? [SM=x829812] [SM=x829812]
Grazie Sara.61 [SM=x829769]
amosolodonne
00venerdì 6 luglio 2012 09:45
Bel racconto... io non sopporto molto il dolore, ma l'idea di una donna che desidera "maltrattare" un uomo mi piace molto... Comunque una visitina sicuramente me la farei fare...
j555itit
00venerdì 6 luglio 2012 16:18
[SM=x829799] ...al prossimo capitolo lo massacrano
Sara.61
00venerdì 6 luglio 2012 19:26
Ultima parte
Arrivò la sera del giorno dopo, il campanello dell’ingresso, “vai ad aprire merda” Alberto aprì la porta “buonasera sig. Alberto” “buonasera dottoressa, venga entri” Luisa si avvicinò “buonasera dottoressa, volevo farle vedere alcuni segni sul corpo di Alberto, se mi spiega di cosa si tratta, spogliati Alberto” tutto vergognoso si spogliò restando in mutande, “ecco vede dottoressa ad esempio qui nella schiena, questi segni, sembrano dei tacchi a spillo che hanno fatto una passeggiata” la dottoressa guardava con interesse, “non saprei signora, se ha delle scarpe con dei tacchi veramente a spillo potrei paragonare” Alberto non sapeva che le due si erano parlate, “vado a prenderle” Luisa tornò con un paio di francesine nere che avevano un tacco acuminato, “che misura sono Signora Luisa?” Luisa con noncuranza “sono il trentotto” Marta si tolse le sue scarpe “allora posso provare io, mi vanno sicuramente bene, si stenda Alberto a pancia in giù” lui non ci capiva nulla “maa, coome maa” Luisa lo spinse a terra, e diede la mano a Marta che salì sulla sua schiena, iniziando a calpestarlo violentemente, poi scese, entrambe si misero a guardare “eh si Signora Luisa, sono stati proprio dei tacchi come questi” Luisa tutta soddisfatta “hai visto Alberto niente di strano, fa parte della tua vita, non è poi un problema di chi sono i tacchi, basta che ne parliamo” Alberto non sapeva più che dire era inebetito e frastornato “cosa dice dottoressa completiamo la cura a questo paziente, ha tempo oppure deve andare” Marta si tolse la giacca che aveva tenuto addosso “ho tutto il tempo, ma diamoci del tu, ormai ci conosciamo” Luisa la fece accomodare sul divano “sa che queste scarpe sono proprio belle, ed anche comode” Luisa si sedette vicino a lei, “si sono comodissime ad Alberto piacciono tanto, vero caro che ti piacciono, fai vedere a Marta come le lecchi, dai muoviti” non sapeva che fare, sua moglie gli ordinava di leccare le scarpe ad un’altra donna pazzesco, una sberla dietro la nuca lo risvegliò, ed iniziò a leccare “sai Marta è un leccatore instancabile, le scarpe gliele faccio pulire tutte a lui con la lingua” era umiliante ed eccitante allo stesso tempo, Luisa che era in ciabatte, “vado a mettermi un paio di scarpe anch’io” e tornò con delle splendide zoccole in legno dal tacco altissimo, lei era senza calze, si liberò della gonna restando in mutande, ed appoggio entrambi i piedi sulla schiena del povero Alberto che continuava leccare come un matto, si scambiarono le posizioni “sai non avevo mai provato a dividere la dominazione, ma la cosa mi è sembrata subito interessante, pensa come sei fortunato Alberto, due padrone tutte per te” Alberto era incredulo, cosa era scattato in sua moglie, valle a capire le donne, forse voleva punirlo in maniera esemplare.
Le due donne dialogavano tranquillamente appoggiando i piedi sul suo corpo, ogni tanto un calcio, una taccata, ma con sufficienza e distrattamente, poi Luisa “se ti fermi a cena ci facciamo servire da mio marito, e poi ci divertiamo un po’ a dominarlo, sei d’accordo” Marta non aspettava altro, “guarda ne sono felice e da tanto che non domino un uomo, se non ti spiace mi fermo volentieri” Luisa si alzò “dai schiavo muoviti vai preparare cena, hai un’ora di tempo, per le diciannove e trenta dobbiamo essere a tavola, Marta mettiti pure in libertà” mentre si alzava Alberto ricevette un calcio nel culo da Luisa “dagliene uno anche tu, non farti problemi” e Marta assolutamente non si faceva problemi gli rifilò un calcione, “accidenti Marta picchi duro, ci sai fare” Marta sorrideva “sono un po’ arrugginita, ma da ieri ho ripreso gli allenamenti” risero tutte e due.
Alberto sapeva cosa fare la cena era quasi sempre compito suo, ora era più tranquillo, ed il suo uccello era duro come il marmo, in definitiva la situazione lo arrapava tantissimo, Luisa gli passò accanto bisbigliando “sei contento è brutta merda schifosa, me ti assicuro che te ne pentirai” la minaccia non era per niente velata, Alle diciannove e trenta era tutto pronto la tavola era apparecchiata con gusto, le due donne erano sempre state in salotto a chiacchierare, entrambe erano in mutande, Marta aveva le autoreggenti nere con un bel paio di mutandine alla brasiliana che esaltavano il suo culo, Luisa a gambe nude con delle mutande più castigate, Alberto le chiamò a tavola, ed iniziò a servirle, versò il vino, l’acqua, teneva addirittura il tovagliolo sul braccio, come un vero cameriere, un cameriere nudo però solo in mutande, non lo cagavano minimamente, solo quando mangiavano Luisa voleva che stesse in un angolo “mentre mangiamo mettiti nell’angolo faccia al muro, ti chiamiamo noi, non disturbare schiavo” quindi servì la pasta al tonno e si rintanò nel suo angolo “schiavo vieni a portar via e servi il resto” arrivò veloce, versò il vino nei bicchieri vuoti e cambiò i piatti per servire i filetti di branzino, tornò nel suo anglo come un robot “serve del limone schiavo muoviti” espletò l’ordine e tornò nell’angolo “è un piacere Luisa, essere serviti così, certo che ti diverti con il tuo schiavo, ti invidio” Luisa in effetti era felice della sua situazione, e ne approfittava con ingordigia, “si effetti sono contenta del mio schiavo tuttofare, ti dirò che anche a letto è discreto, poi è pulito e non sporca, anche perché se sporca pulisce, e poi che noia fare tutti i lavori di casa, con lui io li faccio se voglio farli, altrimenti si occupa di tutto, pensa che mi fa anche il bagno se voglio, a lui piace insaponarmi e leccarmi tutta, devo dire che solo a stirare è una schiappa, per il resto sa fare tutto come una vera domestica” Marta era ammirata “che fortuna, ne trovassi uno anch’io, ma un vero schiavo è difficilissimo da trovare, pensa che avevo instaurato una relazione con un medico in ospedale, sembrava tutto ok, poi era lui che mi diceva cosa dovevo fargli, fammi leccare i piedi, calpestami un po, mi fai fare il cane, pazzesco, ero io la schiava, me ne sono liberata subito, prima però gli ho dato una bella lezione, che si è fatto addirittura trasferire, non riusciva neanche a guardarmi negli occhi” Luisa era interessata “dimmi,dimmi” Marta era contenta di raccontare “una sera l’ho legato come un salame, lui era contentissimo, continuava a dirmi si mi piace, brava padrona, e così via, poi l’ho zittito, avevo comprato un cazzo di gomma, sai quelli che ti metti con i lacci, me lo sono inculato come una vera violentatrice, quel suo culo vergine chiedeva pietà, per finire gli ho dato tante di quelle sberle, mentre gli spiegavo perché mi aveva rotto i coglioni, l’ho sbattuto fuori a calci mezzo nudo, per una settimana al lavoro in ospedale non si è visto, poi quando mi incontrava cambiava strada, l’hanno spostato due anni fa, quindi sono due anni che sono sola” Alberto ascoltava e si eccitava, Luisa non lo aveva mai sodomizzato, aveva solo sempre minacciato di farlo.
Piano, piano la cena giunse alla fine, erano le ventuno, avevano già preso il caffè, erano alle sigarette, con un posacenere umano che andava da una e l’altra a seconda di chi doveva scaricare la cenere, naturalmente nella sua bocca, “ti ho già detto di non fare il furbo inghiotti e mangiati la cenere, altrimenti sporchi”, belle soddisfatte raggiunsero il salotto, mentre Alberto riassettava, ma Luisa lo chiamò “lascia stare lo finisci dopo vieni qui” Marta aveva notato l’erezione continua di Alberto “accidenti Luisa è tutta la sera che c’è la duro, non ha mollato” Luisa con discreta contentezza, “si ha una bella resistenza, viene a comando, se non voglio resiste, comunque Marta sfrutta l’occasione, fagli quello che vuoi è a tua completa disposizione, io ti faccio di appoggio, non avere nessun tipo di problema, solo non fargli segni in faccia, che deve andare anche a lavorare” e giù a ridere, Alberto era davanti a loro, Marta si alzò con fare sexy e iniziò a girargli intorno, il primo calcio lo colpì nel fianco destro, il secondo in pancia, aveva un’alzata di gamba spettacolare, mimò due calci all’altezza della faccia senza colpirlo, Luisa era ammirata “accidenti come sei elastica, meno male che sei arrugginita” “anni di palestra e di kick-boxing, sai da giovane ho fatto anche dieci incontri” poi continuò a dare dimostrazione, usando Alberto come un sacco da allenamento,un calcio però arrivò a segno dietro la testa “haaaaaaaa” Alberto si piegò e cadde al tappeto, Luisa intervenne “lo devo contare, faccio l’arbitro, uno, due, tre quattro, e alzati sacco di merda” si rialzò Marta gli ballonzolava intorno come un pugile, ed iniziò con dei pugni al corpo, ginocchiate in pancia, i calci in faccia li simulava, poteva essere devastante, “sai Marta devi insegnarmi a colpire col la gamba così alta, mi piacerebbe imparare anche quei calci ruotati che fai ogni tanto” Marta si mise a spiegare la tecnica, ed anche Luisa provava, solo che maldestramente gli stampò un calcio ruotato in pieno viso, meno male a piedi nudi, “brava vedi che sei in gamba anche tu” Luisa era tutta eccitata, “mi piace, penso che mi allenerò su questi calci”, ma l’obbiettivo di Marta erano i coglioni di Alberto e con due finte gli arrivò proprio in mezzo alle gambe “whoooaaaaaaaaa” piegato in due si teneva i coglioni, Luisa gli arrivò dietro e sempre a piede nudo lo raddrizzò con un bel calcio “stai dritto allenatore, che cazzo di sacco d’allenamento sei se non stai in piedi” si divertirono entrambe a colpirlo, si tolse le scarpe anche Marta, così potevano prenderlo anche in faccia senza segnarlo, e Luisa divenne espertissima nei calci ruotati che arrivavano come sberle nella faccia di Alberto, dopo una decina di minuti erano troppo accaldate e si fermarono. Luisa si buttò sul divano “riposiamo un pochino, stanca questo allenamento” Marta fece altrettanto, e Alberto stava lì in piedi davanti a loro, come un fesso in attesa di chissà cosa.
La serata finì con le due donne sedute sul divano a vedere un vecchio film e lui che gli faceva da poggia gambe messo carponi, ogni tanto lo mandavano a prendere da bere, oppure le sigarette, ingoiò tanta di quella cenere come mai in vita sua, “sai Luisa, dovresti prestarmelo ogni tanto per qualche ora,” “eh no, prestarlo no, se vuoi vieni qui, ma non te lo presto di sicuro” Marta con delusione “va bè, mi basta se qualche volta mi inviti, scusami ci ho provato”, Luisa non avrebbe mai voluto non essere presente, Alberto era suo, poteva dividerlo perché gli piaceva vederlo dominato da un’altra donna, ma sempre con la sua guida, quando aveva parlato con Marta, aveva accettato le sue scuse, ed aveva capito la sua situazione, e poi era divertente prendere in mezzo il suo schiavetto, così imparava la lezione, ma adesso stava aspettando che Marta sa ne andava, così avrebbe infierito su di lui come aveva in mente.
Infatti Marta si rivestì, “è quasi mezzanotte, me ne vado Luisa, ti ringrazio di cuore” se ne stava andando, “non dai un ultimo salutino al tuo paziente” non se lo fece ripetere “ciao Albertino, alla prossima” e gli tirò prima una sberla, e poi un calcio in una coscia, “arrivederci” Alberto non riuscì neanche a salutarla.
Rimasto solo con Luisa, si stava rivestendo “cosa fai cretino, chi ti ha detto di vestirti, resta lì fermo e tieni le mani sopra la testa” Luisa impugnava un corto frustino rosso con un terminale piatto di alcuni centimetri “adesso viene il bello, la tua amica dottoressa, sa tirare solo calci, è ora che assaggi la tua Luisa, la tua vera padrona” iniziò a frustarlo meticolosamente in tutto il corpo “whhhhaa, whaaaa, whaaaa, ad ogni sferzata gli strappava un urlo, “domani prenderai un giorno di ferie, non credo che riuscirai ad alzarti da letto brutto schifoso” altre sferzate, i segni erano già belli rossi, e si intersecavano tra di loro, gli tirò un violentissimo calcio in un fianco “whaaaaaooo” dolore accecante più della frusta, aveva colpito un vecchi ematoma, “allora chi picchia più forte io oppure la tua dottoressa?” Alberto non aveva dubbi “tuuuuuuuu, padrooona, tu picchi più forte” “volevo ben vedere merdaccia, predi questo” il calcio prese in pieno il ginocchio, forse Luisa non voleva colpirlo proprio lì, ma Alberto cadde in avanti sbattendo anche la faccia su di un ginocchio di Luisa o meglio in pieno l’occhio destro, morale che si ritrovò con un ginocchio gonfissimo, e un occhio blu. Fine della serata, Luisa dopo un po’ controllò l’occhio ed il ginocchio, “eh, si,si, si, domani te ne devi proprio stare a casa” e poi sorridendo “magari vai a farti vedere dalla tua dottoressa.


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zerbinopermiss
00venerdì 6 luglio 2012 20:38
Splendido finale,grazie Sara.61
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