Prima parte
Era luglio inoltrato, faceva un caldo asfissiante, e la chiamata era arrivata la settimana prima, la piscina della villa che avevamo finito l’anno scorso, aveva dei problemi, anche gravi con i filtri e con il rivestimento del bordo che continuava a distaccarsi, decisi così di intervenire in fretta, mi andava proprio l’idea di rivedere la proprietaria, una sventola quarant’enne sexy da paura, sembrava ancora una modella, alta, snella e con un modo di fare intrigante da morire, comunque a parte questo era un cliente, e bisognava intervenire subito.
La villa era nei pressi del passo della Cisa, (non nominerò il nome del paese,) per arrivarci si poteva fare l’autocamionale, ma io preferivo il passo, nascosta da una siepe di lauro alta tre metri, era raggiungibile da una stradina sterrata, naturalmente la usavano solo nei weekend e nel periodo estivo, loro abitavano a Milano in centro, ma sapevo che la signora era separata da due anni, e la villa era rimasta a lei insieme all’attico di Milano, il marito era addirittura non più in Italia, si era trasferito definitivamente, queste cose le avevo sapute dalla donna delle pulizie, che in villa faceva anche da mangiare, una signorotta grassoccia e simpatica che non faceva altro che spettegolare.
Arrivai con il mio furgone che erano le nove di un venerdì mattina, avevo previsto che probabilmente un giorno non bastava, e avrei finito il sabato, il cancello era aperto, così entrai parcheggiai il furgone, ai bordi della piscina, il giardino era enorme, e la villa era una vecchia casa di campagna rimessa completamente a nuovo, arrivò Angela la famosa cuoca, “buongiorno sig. Gigi, come và, ci si rivede eh?” “andiamo bene Angela, e lei,” “ah, piena di dolori, ma non mollo, aspetti qui che la signora viene subito, devo andare perché ho il caffè sul fuoco, ne vuole uno?” mentre tornava dentro, “grazie, magari più tardi”, arrivò la signora Antonella, e fu una bella visione, aveva dei pantacollant bianchi, e una corta magliettina senza reggiseno, due tette forse rifatte, ma rifatte bene, ai piedi delle zoccole, anche loro bianche, con un tacco vertiginoso a spillo, era ancora più alta, molto, molto sexy “buongiorno Gigi, l’aspettavo, spero che risolva, perché non riesco neanche a fare il bagno” mi diede la mano stringendo con forza, come piace a me, “stia tranquilla vedrà che risolviamo tutti i problemi” si spostò perche gli dava fastidio il sole negli occhi, era veramente bella, il culo era uno spettacolo, evidenziato da quei pantacollant, che si infilavano in mezzo alle chiappe dividendole sensualmente, il perizoma doveva essere non piccolo ma microscopico. Iniziai a posizionarmi con i materiale e vedere cosa dovevo fare, vi risparmio i dettagli del lavoro, tanto penso che non interessino, arrivò Angela con il caffè, e poi iniziai.
Verso le dieci e mezza la signora si mise a prendere il sole dall’altro lato a dove lavoravo, aveva un costume minimo, a parte il reggiseno normale lo slip era un perizoma che lasciava il culo in bella mostra, poi sui tacchi le gambe erano lunghissime e toniche, era abbronzata in maniera uniforme, aveva in mano un libro, si sistemo sullo sdraio, mi fece un cenno, che io ricambiai, dopo circa un dieci minuti “Gigi vuole bere qualcosa? Angela porta delle bibite” Angela arrivò con una ghiacciaia e posò tutto su di un tavolino “signora io andrei, ho fatto tutto, ci vediamo lunedì” “vai, vai, pure, a lunedì, ah chiudi il cancello che è ancora aperto” eravamo soli quindi. “Gigi smetta un momento venga a bere una bibita”, mi rialzai girai intorno alla piscina e fui da lei, si era seduta e preparava da bere, aveva voglia di parlare, non gliene importava molto che perdessi tempo, e se non importava a lei figurarsi a me, arrivò l’una, io pensavo di non mangiare, ma lei venne a chiamarmi, “ venga che Angela ha preparato qualcosa” ero imbarazzato “ma no signora, non è il caso, mi rifaccio stasera in hotel stia tranquilla,” ma non volle sentir ragioni. “il bagno è quella porta” entrai in bagno, per la prima volta, era enorme una stanza, vasca idromassaggio doccia idromassaggio due lavandini, due sedie, arredato tutto in legno arte povera, mi colpì un armadietto con tante porticine, ero curioso, ogni porticina conteneva un paio di scarpe, ne contai trentasei, sei file da sei, scarpe di ogni tipo e sembravano tutte nuove, tutte con dei tacchi vertiginosi, sandali, decolté, scarpe chiuse, c’erano anche delle parigine decisamente invernali, poi ce n’era un paio di vernice nera, ma col il tacco in acciaio a spillo, e poi altre che non vi dico, a me le scarpe da donna mi fanno impazzire, poi calzate da una donna così, mi venne subito duro.
Comunque rinfrescato alla meglio uscii, lei mi aspettava “venga mangiamo in salone che c’è l’aria condizionata” era già tutto pronto prosciutto e melone, insalata di riso, e fragole con il vino; “non si deve disturbare” accennai “nessun disturbo anzi, così chiacchiero un po” fu un pranzo piacevole, lei mi affascinava, era di fianco a me, non di fronte poi si spostò accavallò le gambe, era sempre in costume, e mi sfiorò la gamba con la sua, era a contatto non la muoveva io avevo i calzoni corti, ed il suo ginocchio mi puntava sulla coscia, anzi sembrava quasi che premesse, provai a spostare la mia gamba, lei la seguì con il ginocchio, quindi capii che la cosa era voluta, quando si alzò appoggiò la mano sulla mia coscia per alzarsi, erano segnali che dovevo o non dovevo capire?
Finì il pranzetto ed io ripresi a lavorare; ma verso le tre del pomeriggio la signora Antonella tornò a farsi vedere, prendeva nuovamente il sole, dopo una mezzoretta “Gigi, mi scusi avrei bisogno di un favore, le dispiacerebbe mettermi della crema nella schiena, ho un po d’irritazione sulle spalle” puoi capire, ero già la, “devo lavarmi le mani però signora” “vai pure la strada la conosci” il tu sicuramente pensai non era voluto, iniziai a spalmare la crema su quella schiena, lei si era slacciata il reggiseno, “ti dispiacerebbe, anche le gambe e il sederino” era ancora del tu, e le gambe con il sederino me lo facevano scoppiare, “sai Gigi che la crema sai spalmarla proprio bene, ti farei continuare finche non si assorbe tutta, se vuoi eh, e scusami per il tu, ma puoi fare altrettanto, è più comodo” ed eravamo ancora li dopo più di quindici minuti, io non smettevo e lei mi faceva continuare, non sapevo cosa fare, ed ero sempre più eccitato, poi fu lei “ sai che mi prude il collo del piede, guarda che ponfo dai dagli un bacino” e girandosi mi mostrò il suo piede destro, ed anche le sue splendide tette, naturalmente baciai il piede e non mi staccavo “bravo, bravo, leccalo bene che mi passa, succhialo bene” persi il controllo, e mi limonai il suo piede, tutto collo, dita, pianta, e lei era soddisfattissima “lo sapevo Gigi che ti piaceva, e allora lecca anche l’altro” ci davo dentro come un matto, e mentre leccavo il piede sinistro, lei mi appoggiò l’altro sul pisello, “whao siamo in completo tiro, ti piace proprio leccarmi i piedi eh?” staccandomi un istante “moltissimo Antonella” lei con un risolino, “bene ma chiamami Padrona Antonella preferisco” questo cambiava un po le mie aspettative, c’era qualcosa di diverso, non sarebbe stata una semplice scopata. Ripresi a leccare facendo finta di niente, “mettimi le zoccole” il tono era di un ordine secco, eseguii immediatamente, pregustavo di leccarmi anche quelle, invece si alzò “vai a finire il tuo lavoro, svelto, e alle sette vai a farti una doccia” il suo tono era imperativo “ma io signora vado in albergo” lei scocciata “allora sei scemo, ho detto padrona Antonella, e alle sette ti fai una doccia, capito o devo spiegarmi diversamente” quel diversamente aveva qualcosa di perverso, comunque decisi di stare al suo gioco.