Sesta parte
Arrivarono le sette e mezza mi avviai con timore verso la casa della mia padrona, non sapevo neanche che campanello suonare, quindi aspettai se entrava qualcuno, dopo pochi minuti uscì un uomo, così potei entrare, suonai il suo campanello, si aprì la porta, e davanti a me la mia padrona aveva l’accappatoio, “vieni, bravo sei puntuale” mi vece entrare, le guardai subito i piedi era senza scarpe, ed aveva del cotone tra le dita stava facendo asciugare lo smalto rosso rubino, “posa la tua valigia nello sgabuzzino, e vieni in bagno, ho bisogno di un ventilatore” ubbidii prontamente, arrivato in bagno lei era seduta sulla vasca “ dai soffia sulle mie unghie devi far asciugare lo smalto muoviti” mi abbassai e iniziai a soffiare ci volle più di un quarto d’ora, se rallentavo mi riprendeva “che cazzo, soffia schiavo non voglio stare qua un’ora”, controllò se lo smalto era asciutto “va bene basta, adesso vai in cucina inventati qualcosa c’è di tutto, fammi una bella cenetta voglio mangiare per le nove capito?” io non cucinavo mai, cosa potevo fare, in cucina c’era di tutto aprii le dispense il frigo, trovai dell’insalata, iniziai a lavarla e pensavo che sarebbe andata bene, misi a scaldare dell’acqua per la pasta, ce n’era di tutti i tipi, trovai anche nel congelatore della carne e del pesce, ma non sarei riuscito a scongelarla, quindi optai per del tonno in scatola da aggiungere all’insalata, speravo bastasse, lei arrivò alle nove meno dieci, era vestita in modo inequivocabile, lei era la padrona, tanga in pelle nera uguale al reggiseno, ma il forte erano gli stivali, li avevo già notati nell’armadio, in vernice nera alti fino al ginocchio, tacco affusolato, bellissimi, lei notò subito che li guardavo “belli eh, ti piacciono, ma hai paura di loro, fai bene ti devono far paura, quindi comportati bene, cosa mi hai preparato schiavo?” “ insalata con tonno e pasta in bianco padrona” lei con faccia disgustata “accidenti non ti sei sprecato, per stavolta va bene , ma organizzati e inventa qualcosa di più invitante, ora apparecchia solo per me, tu mi servirai, e poi ti metti sotto il tavolo a farmi da poggiapiedi, mica vorrai sederti al tavolo della tua padrona, mangerai dopo.” Mi detti da fare subito e gli servii la pasta con olio e parmigiano, “speriamo che sia almeno al dente, dai sdraiati sotto al tavolo” me ne stavo disteso lei appoggiò i suoi divini piedi calzati da quegli splendidi stivali sul mio petto, ed iniziò a mangiare “è passabile, si stà bene li sotto ehh?” “si padrona” con la suola mi schiacciava l’uccello che cominciò subito ad irrigidirsi, “ah ti viene duro subito, questo è il massimo per te vero’” e mentre schiacciava anche le palle, mi infilò un tacco in bocca e con l’altro piede continuava a schiacciarmi la cappella “non venire eh, altrimenti ti castro, ho finito la pasta, vediamo questa insalata” tolsi il piatto e servii l’insalata con il tonno “come devo condirla padrona” lei sbuffando “lascia stare ci penso io, tu vai al tuo posto” mi ridistesi sotto il tavolo, e lei continuò il suo schiacciamento “domattina andrai a fare spesa ti farò la lista, così potrai prepararmi qualcosa di buono, tanto tu al mare per questi giorni non vai devi pulire casa e farmi da mangiare, non mi piace tanto andare al ristorante, poi ora che ho un mio schiavo posso permettermelo, a me non piace cucinare, dai fammi un caffè “ fui velocissimo, aveva mangiato con avidità e mi sembrava che avesse anche gradito, le versai il caffè, e mi rimisi sotto al tavolo, “no ora basta godere dei miei piedi, vai a prendermi una sigaretta sono in camera” quando arrivai aveva già bevuto il caffè, aveva appoggiato le gambe al tavolo “bacia le punte dei miei stivali schiavo” baciai e leccai quelle punte, cos’ mi presi un bello schiaffo “ allora non capisci, se ti dico di baciare, non devi leccare” e giù un altro schiaffone, “accendi sta sigaretta” “subito padrona scusi padrona,” era comoda sprofondata nella sedia, “secondo te dove butto la cenere, apri la bocca , sei tu il mio schiavo posacenere, stai qui vicino a me in ginocchio e con la bocca aperta” mi mangiai tutta la cenere, il posacenere vero era sul tavolo, lei ci spense la sigaretta “ora io vado a vedere un po’ di televisione, tu puoi mangiare, poi lavi i piatti e metti tutto a posto, quando hai finito mi vieni a chiamare, così controllo” e se ne andò con quella sua camminata sculettante e provocante, aveva un culo sodo e bellissimo, il tanga lo evidenziava moltissimo, ma sarebbe stata bene con qualsiasi paio di mutande.
Misi tutto a posto, mangiai pochissimo, ero troppo agitato, e poi la pasta era fredda, e l’insalata lei l’aveva mangiata tutta, andai a chiamarla “padrona se vuole venire io avrei finito” arrivò lentamente si mise a guardare tutto, anche come erano lavati i piatti, poi vide delle briciole vicino alla finestra “ e queste briciole, come mai sono qui, non hai pulito bene” in effetti non avevo scopato per terra “mi scusi faccio subito” presi la scopa, ma lei mi fermò, “cosa fai schiavo, senza scopa raccoglile con la bocca una ad una e le posi nel lavandino muoviti” prendevo una briciola per volta con la lingua e la mettevo nel lavandino ogni volta che mi chinavo lei mi dava un calcio, “adesso ti prendi tanti calci quante sono le briciole” le briciole erano cinque o sei, finii in fretta, ma lei prese del pane dalla dispensa e lo sbriciolò a terra “ma guarda quante ce ne sono ancora, povero il tuo culo” furono dieci minuti tremendi, meno male che smise, “avanti prendi la scopa cretino, questo per farti imparare a pulire meglio”, la cucina era a posto se ne andò soddisfatta. Guardammo un film in televisione, o meglio lei guardò un film io dovevo stare sdraiato sotto i suoi piedi, ed ogni tanto forzava i tacchi sul mio petto, “ti piace il film?” “si padrona” “come stà il tuo culetto?” non ci stavo pensando ma mi faceva male “mi fa male padrona, molto male” lei ridendo “ci credo, è stata una bella chiavata, per qualche giorno lo facciamo riposare, poi visto che ti piace ti farò un altro regalo” stavo sotto i suoi piedi e incredibilmente ero eccitato, lei se ne accorse subito, ed iniziò a strusciare la suola dello stivale aritmicamente “ti permetto di venire” non ci misi molto, i calzoni si macchiarono con una bella chiazza di sperma, ma lei non si fermava, e faticavo a resistere, finì il film, “che cazzata di film, va bene me ne vado a letto, ora io vado in bagno poi andrai tu, quando vieni in camera ti stendi per terra dalla mia parte, domattina i miei piedi ti sveglieranno, buonanotte schiavo”.