La signora della spiaggia

Sara.61
00venerdì 26 ottobre 2012 08:37
By sara.61
Mi chiamo Antonio, sono un’agente di commercio non sono sposato, ero in vacanza al mare, per farvi capire la mia indole, dirò che sono portato per essere sottomesso dalle donne, mi piace servirle, far loro da schiavo, ma la storia che segue è andata oltre le mie aspettative.

Era da un po’ di tempo che la guardavo, veniva tutti i giorni, se ne stava a far colazione al bar della spiaggia prima di mettersi sotto l’ombrellone a prendere il sole, era sexy in un modo incredibile, mora con i capelli a caschetto occhiali da professoressa, un corpo esile, ma molto tonico, sui trent’anni, ma erano le gambe il suo forte rese ancora più lunghe da zoccoli altissimi, la sua altezza era già sul metro e settanta, ma i tacchi la proiettavano in cielo: Si sedeva sempre sullo sgabello del bar mettendo in mostra quelle gambe da urlo, come se non bastasse si divertiva a far dondolare lo zoccolo sospeso nell’aria, i piedini erano curatissimi e portava una cavigliera sottile alla gamba destra, io ci fantasticavo da sempre, mi sarebbe piaciuto farmi maltrattare da lei, in effetti mi sembrava avesse qualcosa della padrona, ma mai avrei pensato di trovarmi di fronte ad una belva assatanata, sadica e dominatrice all’ennesima potenza.
Mi struggevo pensando a come abbordarla, parlarle in qualche modo, lei non dava confidenza a nessuno, sempre sola e taciturna, il minimo indispensabile per ordinare la colazione, e poi via in spiaggia, bagno, asciugarsi al sole, e poi al pomeriggio non tornava quasi mai.
Avevo perso ogni speranza, non avrei mai avuto il coraggio di parlarle, quando un giorno subito dopo la colazione al bar, incontrandola all’uscita della sua cabina, si stava preparando a prendere il sole era con un bikini fatto da un tanga nero ed un reggiseno con dei brillantini con sempre i tacchi, non portava mai ciabatte, “salve, come ti sembra stamattina, ti piace così tanto guardarmi le gambe eh?” rimasi esterrefatto, e tardavo a risponderle “allora hai perso completamente la parola, ti piacciono le gambe, i piedi, oppure le mie zoccole?” balbettavo “maaaaaaa, ioooooooo, veraaaaamente iooooooo” lei si mise a ridere “vedi se ti riesce di completare una frase, mi fissi tutte le mattine, sbavi quasi, ora hai l’occasione dimmi qualcosa” mi ripresi, “mi deve scusare signora, è che lei è molto bella, mi spiace di averla infastidita” lei mi guardava sorridendo “non mi hai infastidita per niente, devo solo capire cosa sei, sei forse un maniaco, oppure sei uno di quelli che si sottomettono e fanno gli schiavi alle belle signore e ti piacerebbe consumare la lingua sui miei tacchi?” più chiaro di così si muore, ora dovevo rispondere, e mi buttai “si signora in effetti mi piacerebbe servirla e leccare i suoi splendidi piedi” lei sembrava soddisfatta “ bene avevo visto giusto, c’è un problema però giovanotto, servire me non è semplice io sono una padrona esigente, cattiva e perversa, mi piace dominare, non so se puoi fare al caso mio” non avrei mollato per niente al mondo, anche se con il senno di poi avrei fatto meglio a scappare, “signora io sono al suo servizio, posso resistere a tutti i suoi desideri” dissi tutto in un fiato, lei fece un risolino, mi prese il mento con la mano “vedremo giovanotto vedremo” si guardò intorno, “possiamo provare, farò aggiungere un lettino al mio ombrellone, ti aspetto prendiamo un po’ di sole” e si avviò sculettando. Ero al settimo cielo, non avrei mai sperato, avevo anch’io visto giusto era una padrona vera, ed io ero al suo servizio, avevo i brividi l’adrenalina a mille, mi cambiai e la raggiunsi sotto l’ombrellone


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n.ponzo
00venerdì 26 ottobre 2012 11:27
continua?
footwarshipper
00venerdì 26 ottobre 2012 13:30
Giusto per capire: storia vera o fantasia?
kokis
00venerdì 26 ottobre 2012 13:38
ecco sul più bello ti sei interrotto [SM=x829777] [SM=x829777]

peggio della pubblicità in mezzo ai film [SM=x829774] [SM=x829774]

a presto [SM=x829785]
Sara.61
00venerdì 26 ottobre 2012 17:03
Seconda parte
“ sdraiati pure, ora ti spiego alcune cose, prima di tutto mi chiamerai padrona, ubbidirai ai miei ordini senza replicare, le tue eventuali mancanze saranno punite, se non sei interpellato stai in silenzio, chiedi sempre il permesso di fare qualunque cosa, e ricordati che sei in prova, se non mi andrai a genio ti toglierai dai coglioni, e non verrai più in questa spiaggia, chiaro schiavo?” altrochè se era chiaro “si padrona “ si girò verso di me “ottima risposta, ora prendi la crema dalla mia borsa e me la spalmi in tutto il mio corpo iniziando dalle spalle” ero in paradiso, iniziai l’operazione senza tralasciare neanche un centimetro, quando arrivai al culo e le gambe iniziai a sentire l’erezione del mio uccello, anche se cercavo di frenarla, arrivai fino alle caviglie, lei si sedette “anche il collo dei piedi” era fantastico accarezzare quei piedini morbidi e vellutati, finita l’opera lei si distese al sole soddisfatta “ ora sdraiati, anzi no vai a prendermi un ghiacciolo alla menta” senza perdere tempo tornai con il ghiacciolo “che cazzo fai schiavo me lo dai così, togli la carta deficiente” che imprudenza “ mi scusi padrona” si stava gustando il suo ghiacciolo, ed io sdraiato vicino a lei, quando si mise nuovamente a parlare “dove mi porti a pranzo schiavo, voglio mangiale all’una, scegli un posto dove facciano anche delle belle insalate” pensai un attimo “possiamo andare allo Scoglio, se per lei va bene padrona” “si lo conosco può andare bene, ora accendimi una sigaretta” “posso aprire la sua borsa’” lei stizzita “certo cretino, altrimenti come fai, ma sei normale’” “mi scusi padrona” fumava delle sigarettine fini, “stendi la mano per la cenere” le cose cominciavano a complicarsi, mi guardavo intorno e con fare normale stesi la mano, lei ci sbatté la cenere sopra “tienila così finché non ho finito” speravo facesse in fretta, mi vergognavo della gente, quando fu alla fine “prendi vai a spegnerla e butta via tutto, ti va bene che non siamo soli altrimenti te l’avrei spenta nella mano” la cosa detta così mi eccitava, nella realtà speravo che non lo facesse mai. Dopo una mezz’ora “vado a farmi il bagno, quando mi vedi uscire dall’acqua mi vieni incontro con l’asciugamano capito?” e così fu appena la vidi arrivare corsi con l’asciugamano e glielo misi sulle spalle, lei non aveva bisogno assolutamente di asciugarsi, infatti si ridiscese al sole ributtandomi addosso l’asciugamano, arrivò la mezza, “raccogli tutto io vado a cambiarmi andiamo a mangiare, aspettami fuori dalla mia cabina schiavo” quando mi chiamava schiavo mi eccitava da morire, raccolsi tutto quanto e aspettai la mia dea, uscì in tutta la sua bellezza una magliettina bianca, ed una gonna leggera blu molto corta “vai a lavarmi gli zoccoli che sono impolverati, muoviti altrimenti te li faccio pulire con la lingua” lei rimase sulla porta della cabina su di un tappetino, mentre mi chinai a prendere gli zoccoli mi allungò un calcetto sulla guancia, il contatto fu piacevole, tornai con gli zoccoli bagnati, “prendi il tuo asciugamano ed asciugali, e poi me li infili” qualche sguardo me lo sentivo addosso, ma feci finta di niente e gli infilai gli zoccoli uno dopo l’altro, “schiavo il destro ha un segno di polvere puliscilo con la mano dai” pulii con devozione e partimmo a piedi, io naturalmente avevo la mia e la sua borsa, camminavo felice al suo fianco, “oggi pomeriggio non andiamo al mare, ti porto a casa mia, voglio divertirmi un po’ e voglio vedere se fai al caso mio oppure no” “va bene padrona” lei rise “certo che va bene, non so se per te andrà bene” e si mise a ridere.

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tazzo87
00venerdì 26 ottobre 2012 18:13
Sono sempre belli i suoi racconti Dea Sarà....spero che continui
Sara.61
00venerdì 26 ottobre 2012 18:41
Mi spiace
Caro tazzo87, mi spiace ma seguardi bene il mio profilo, sono un maschio sottomesso, mi spiace
Navpanax
00venerdì 26 ottobre 2012 22:54
wow
wow bello molto bello
footwarshipper
00sabato 27 ottobre 2012 10:04
Ripeto la domanda.... la storia è vera o è un racconto di fantasia?
footwarshipper
00sabato 27 ottobre 2012 10:11
in ogni caso il racconto è davvero bello. Complimenti!!!! [SM=x829811]
cuccioloindifeso
00sabato 27 ottobre 2012 14:18
davvero molto bello
Sara.61
00lunedì 29 ottobre 2012 08:47
Terza parte
Il pranzo fu piacevole, era molto rilassata, io l’anticipavo in tutto le versavo da bere le accesi la sigaretta (eravamo all’aperto) meno male che c’era il posacenere, quando arrivammo al caffè, la vidi sistemarsi sulla sedia in modo strano, e capii dopo quando mi arrivò un calcio in uno stinco “cosa guardi, devi guardare solo la tua padrona, ti è piaciuta la mattinata al mare?” “si padrona” “vedrai come ti piacerà il pomeriggio”.
Pagai il conto, raccolsi le borse e sempre a piedi raggiungemmo casa sua, un alloggio molto vicino al terzo piano, vista mare in un bel palazzo nuovo, lei apri la porta “Sali dietro di me così puoi guardarmi bene il culo, visto che ti piace così tanto” ogni tanto si fermava “baciami le cosce” facemmo le scale con molte soste, ed io dovevo baciarle cosce “non leccare stronzo, ti ho detto di baciare” era paradisiaco, quelle cosce morbide ed allo stesso tempo sode come il marmo, poi si alzò la gonna “baciami il culo schiavo” non me lo feci dire due volte, pensavo forse ha voglia e vuole scopare, non sapevo invece quelle che erano le sue voglie.
Arrivammo in casa, un bell’appartamento, me lo fece vedere in fretta, l’ingresso dava su un saloncino living in fondo la cucina, poi c’era una bella camera da letto, un'altra camera che lei non aprì, il bagno molto grande con vasca e doccia, uno sgabuzzino ed un bel terrazzo, eravamo all’ultimo piano, la vista era gradevolissima, posai le borse sul divano, “cosa fai, metti la tua borsa nello sgabuzzino, prendi i miei asciugamani, li lavi e li stendi muoviti, io vado a farmi una doccia” così mentre lei si faceva la doccia io lavai gli asciugamani nella vasca e li stesi nel terrazzo dove c’era lo stendino, “vieni schiavo devi asciugarmi” la tamponai con un morbido accappatoio “ vai in camera, apri l’armadio bianco porta centrale, ci sono delle scarpe, scegline un paio e portamele, lascio a te la scelta” aprii la porta dell’armadio, e rimasi di sasso, poteva essere il paradiso di un feticista, decine di paia di scarpe e stivali di tutti i tipi, tacchi in metallo zoccoli in legno con stiletti, stivali alti, bassi, di tutto di più, cosa scegliere, optai per una paio di decoltè blu in vernice con un tacco in metallo di dodici o forse più centimetri, mi attiravano per il blu cobalto molto sensuale, avevano una punta incredibile, e la suola completamente intonsa, marca Casadei, una garanzia visto i prezzi che costavano, arrivai con le scarpe “ah buongustaio, ti piacciono i tacchi in metallo, bravo infilamele svelto” misura trentotto le calzava perfettamente, scese dalla doccia, nuda con quelle scarpe era una visione inebriante, profumatissima con i capelli bagnati tirati tutti indietro, mostrava tutta la sua bellezza, “ inginocchiati davanti a me” fui pronto, lei iniziò ad accarezzarmi il petto con la suola della scarpa con il piede destro, poi il viso, la fronte mi mise il tacco al centro della fronte premendo leggermente “sai queste scarpe possono fare veramente male” mi forzò la punta in bocca “apri, succhiala” mi spingeva la punta in bocca con più forza, poi la tirava fuori per infilarle nuovamente, cambiò piede stessa manovra “ti piace, era questo che sognavi quando mi fissavi al bar?” “si padrona “ non riuscivo a parlare bene perché lei continuava, poi mi infilò il tacco “succhialo, lo senti il metallo, è freddo eh?” non parlavo succhiavo e basta, mi spinse all’indietro appoggiando il piede sul petto, persi l’equilibrio e caddi sulla schiena, lei mi salì subito sopra il petto con entrambi i piedi “ vedi che padrona sono, sei sotto i miei piedi, ti calpesto come un verme” si teneva al box della doccia, ed il calpestamento divenne massacrante, i tacchi entravano tra le costole e facevano male ci metteva tutto il peso senza pietà “ti piace anche così” “siiiiiiii paaadroona siiiiiii” scese e mi rifilò un calcio di punta nel fianco sinistro, “alzati e mettiti a quattro gambe” ubbidii a fatica, stava venendo fuori la sadica, mi spinse a calci fuori dal bagno, ogni calcio era dato con il tacco al centro delle chiappe alternava destro e sinistro, e faceva veramente male, mi fece arrivare fino in camera da letto, si sdraiò sul letto “adesso vieni qua, che mi sono eccitata un pochino e devo calmarmi, leccami tra le gambe, e fallo bene, altrimenti saranno guai seri per te” non la feci aspettare, era già umida la leccai con trasporto, lei tenendomi per le orecchie mi faceva affondare nella sua figa ormai allagata, non ci mise molto, e venne gridando di piacere, ero estasiato di averla fatta godere, “lei per premio mi rifilò un ceffone, scese dal letto, mi prese per un braccio e mi tirò a terra “stai li in ginocchio schiavo” pensavo fosse contenta invece, “metti le mani dietro la schiena” io ubbidii, iniziò a prendermi a schiaffi, sempre più forte “Ahhhhhh, mi fa troppo male padrona” lei imperterrita “stai zitto, avevi detto che resistevi, ed allora resisti, hai una possibilità di uscita, quando pronuncerai la parola AMARANTO, io mi fermerò e tu te ne andrai, senza mai più farti vedere da me hai capito schiavo” questo voleva dire che avrebbe aumentato la sua crudeltà, mi dava una password per fermarla.

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Sara.61
00mercoledì 31 ottobre 2012 08:27
Continuare, non so................forese stufano questi racconti più o meno tutti uguali?
footwarshipper
00mercoledì 31 ottobre 2012 10:17
Il raccolto è ottimo e non annoia, tranquillo. C'è una buona varietà di situazione, e un crescendo di sottomissione che rende bene. CONTINUA!!!! :-D
Sara.61
00mercoledì 31 ottobre 2012 19:55
Quarta parte
Smise di schiaffeggiarmi, ma solo perché le dolevano probabilmente le mani, mi fece appoggiare la faccia al pavimento e sentii il suo tacco sulla testa, si sentiva padrona in tutto, si rimirava nello specchio in quella posa di dominazione estrema, ebbe il coraggio di salire con tutto il suo peso sulla mia testa “mi reggi schiavetto?” non riuscivo neanche a parlare cercavo solo di resistere.
Se ne andò lasciandomi li perplesso e dolorante, quando tornò aveva in mano una sottile canna di bambù, “in piedi schiavo, spogliati nudo e mani dietro la testa” mentre mi spogliavo, lei mi aiutava con dei calci nel culo, persi l’equilibrio e caddi a terra tra le sue risate, non smetteva di prendermi a calci, ed io non riuscivo a spogliarmi, poi si fermò un attimo permettendomi di togliermi i calzoni, quando fui nudo con le mani dietro la testa, commentò “però come uccello non sei messo male, voglio vederlo duro, masturbati fammi vedere una bella erezione” non fu facile ma concentrandomi sul suo corpo iniziai a masturbarmi finché il mio uccello divenne presentabile “bene hai un bel coso, potrei divertirmi” ma così dicendo mi arrivò la prima sferzata nelle natiche “ahhhhhhhhhhhh” un dolore lancinante, iniziò una serie di cannate nel culo dolorosissime. “Devi resistere, che schiavo sei, io devo metterti alla prova, fammi vedere che per me resisti al dolore” iniziò a colpirmi nelle gambe, nei polpacci nella schiena, resistevo ma ero al limite, mi bruciava dappertutto, concluse la sessione con un calcio nel culo fortissimo, che mi fece andare a sbattere contro il letto, “sei stato abbastanza bravo, dimmi una cosa, lo hai mai preso nel culo, o meglio visto che sei uno schiavo nessuna padrona ti ha mai infilato un cazzo di gomma nel culo?” oddio, “no padrona certo che no” “ebbene oggi proverai” ero terrorizzato “non la prego questo no” non mi diede il tempo di parlare mi prese per un orecchio e mi portò nel saloncino, da una armadietto prese un paio di manette, incurante delle mie proteste me le mise e mi spinse sul divano, se ne andò, tornò dalla camera che non avevo visto trascinandosi dietro un marchingegno, rivelatosi una gogna in legno, la posizionò e a forza mi ci fece appoggiare la testa, poi mi liberò dalle manette, per farmi appoggiare le mani, conclusione ero bloccato a novanta gradi, con il mio culo esposto alle sue voglie, iniziò ad accarezzarlo dolcemente, poi prese una bottiglietta con dell’olio penso e con il dito iniziò a lubrificarmelo, dilatando un pochino era quasi piacevole “tranquillo userò una misura adatta a questo culo vergine, la vidi indossare il cazzo di gomma, la dimensione era adatta ad un culo sfondato non al mio, cercai di protestare, e lei iniziò a prendermi a calci nel culo, con cattiveria disumana, non so come non faceva a farsi male, da quanto picchiava con quei dolci piedini, che ora davano delle mazzate della madonna, smise ed iniziò a dilatarmi con la mano, poi arrivò il cazzo di gomma bello unto anche lui, “urlai come un ossesso chissà i vicini, ma a lei non importava andò fino in fondo, ed iniziò a muoversi con ritmo, “guarda come ti incula brutta puttana, ti piace eh?” era incredibile, ma andai in erezione, non ci potevo credere.

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servetto70
00venerdì 2 novembre 2012 00:37
Re:
footwarshipper, 31/10/2012 10:17:

Il raccolto è ottimo e non annoia, tranquillo. C'è una buona varietà di situazione, e un crescendo di sottomissione che rende bene. CONTINUA!!!! :-D




[SM=x829779] esatto!


continua...continua grazie Sara.61 [SM=x829788]
Sara.61
00venerdì 2 novembre 2012 08:06
Quinta parte
Il dolore era quasi sopportabile per via dell’eccitazione, lei si teneva ai miei fianchi e pompava lentamente “ dai che ti piace, è una esperienza nuova, vedrai che poi vorrai riprovare” smise e tirò fuori il cazzone di gomma, sempre stando dietro di me iniziò a farmi una sega, mi fece venire copiosamente “è stato bello vero schiavo, adesso ti libero, e tu da bravo lecchi tutto il tuo sperma dal pavimento, non lasciare neanche una goccia altrimenti ti frusto con la canna”, mi liberò ed io caddi esausto in ginocchio, mi spinse con il piede sulla schiena, non volevo leccare il mio sperma, ma sapevo che non scherzava, leccai tutto fino all’ultima goccia, “bravo schiavetto, potevi usare la parola chiave, ed invece ti sei fatto inculare come una vera puttana” era vero e non riuscivo a spiegarmelo, ma forse non volevo perderla, o forse non ci avevo pensato, non capivo più niente, quella donna mi sovrastava in tutto, piegava la mia volontà come voleva. Mi lasciò lì sul pavimento in ginocchio, guardando lo spettacolo che aveva creato, il culo mi bruciava tremendamente, ed anche la pancia era dolorante, mi venne vicino mi accarezzava la testa “non ti aspettavi tutto questo vero, volevi solo leccarmi i piedi, ma te lo avevo detto è difficile starmi vicino, se te ne vuoi andare questo è il momento” il dolore era atroce, se mi diceva di andarmene era solo perché dovevo aspettarmi cose peggiori, ma io ero combattuto non volevo andarmene, ma la paura era tanta, alla fine le parole uscirono “non me ne vado padrona, non voglio perderla” e mi buttai ai suoi piedi baciandole le scarpe con devozione “bene allora ti tengo, sei il mio schiavo, quanto tempo ti fermi qui al mare?” “ancora due settimane padrona” lei mi fece alzare tirandomi su con il piede “vai a casa prendi il necessario per la tua igiene, e ti trasferirai qui da me, vai vestiti veloce, ti aspettto per cena alle otto in punto”. Accompagnò il tutto con un sonoro calcio nel culo, ed io partii quasi felice, anzi felice. Andai in albergo, non sapevo se disdire la camera o meno, ma tanto non avrei recuperato i soldi che avevo pagato, quindi non dissi nulla, mi preparai una valigia con dei cambi, andai in bagno e presi tutte le mie cose, ed ero già pronto, mi sedetti sul letto a contemplare i miei lividi, e sentivo tutto il dolore del mio corpo, erano solo le sei, due ore per riprendermi, chissà cosa mi aspettava, sognavo sempre di fare lo schiavo di una padrona vera, ed ora c’ero, ma non era come immaginavo nei miei sogni, la sofferenza era vera.

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giovanni_904
00domenica 4 novembre 2012 08:17
Splendido racconto come sempre, complimenti!!!
Sara.61
00domenica 4 novembre 2012 13:58
Sesta parte
Arrivarono le sette e mezza mi avviai con timore verso la casa della mia padrona, non sapevo neanche che campanello suonare, quindi aspettai se entrava qualcuno, dopo pochi minuti uscì un uomo, così potei entrare, suonai il suo campanello, si aprì la porta, e davanti a me la mia padrona aveva l’accappatoio, “vieni, bravo sei puntuale” mi vece entrare, le guardai subito i piedi era senza scarpe, ed aveva del cotone tra le dita stava facendo asciugare lo smalto rosso rubino, “posa la tua valigia nello sgabuzzino, e vieni in bagno, ho bisogno di un ventilatore” ubbidii prontamente, arrivato in bagno lei era seduta sulla vasca “ dai soffia sulle mie unghie devi far asciugare lo smalto muoviti” mi abbassai e iniziai a soffiare ci volle più di un quarto d’ora, se rallentavo mi riprendeva “che cazzo, soffia schiavo non voglio stare qua un’ora”, controllò se lo smalto era asciutto “va bene basta, adesso vai in cucina inventati qualcosa c’è di tutto, fammi una bella cenetta voglio mangiare per le nove capito?” io non cucinavo mai, cosa potevo fare, in cucina c’era di tutto aprii le dispense il frigo, trovai dell’insalata, iniziai a lavarla e pensavo che sarebbe andata bene, misi a scaldare dell’acqua per la pasta, ce n’era di tutti i tipi, trovai anche nel congelatore della carne e del pesce, ma non sarei riuscito a scongelarla, quindi optai per del tonno in scatola da aggiungere all’insalata, speravo bastasse, lei arrivò alle nove meno dieci, era vestita in modo inequivocabile, lei era la padrona, tanga in pelle nera uguale al reggiseno, ma il forte erano gli stivali, li avevo già notati nell’armadio, in vernice nera alti fino al ginocchio, tacco affusolato, bellissimi, lei notò subito che li guardavo “belli eh, ti piacciono, ma hai paura di loro, fai bene ti devono far paura, quindi comportati bene, cosa mi hai preparato schiavo?” “ insalata con tonno e pasta in bianco padrona” lei con faccia disgustata “accidenti non ti sei sprecato, per stavolta va bene , ma organizzati e inventa qualcosa di più invitante, ora apparecchia solo per me, tu mi servirai, e poi ti metti sotto il tavolo a farmi da poggiapiedi, mica vorrai sederti al tavolo della tua padrona, mangerai dopo.” Mi detti da fare subito e gli servii la pasta con olio e parmigiano, “speriamo che sia almeno al dente, dai sdraiati sotto al tavolo” me ne stavo disteso lei appoggiò i suoi divini piedi calzati da quegli splendidi stivali sul mio petto, ed iniziò a mangiare “è passabile, si stà bene li sotto ehh?” “si padrona” con la suola mi schiacciava l’uccello che cominciò subito ad irrigidirsi, “ah ti viene duro subito, questo è il massimo per te vero’” e mentre schiacciava anche le palle, mi infilò un tacco in bocca e con l’altro piede continuava a schiacciarmi la cappella “non venire eh, altrimenti ti castro, ho finito la pasta, vediamo questa insalata” tolsi il piatto e servii l’insalata con il tonno “come devo condirla padrona” lei sbuffando “lascia stare ci penso io, tu vai al tuo posto” mi ridistesi sotto il tavolo, e lei continuò il suo schiacciamento “domattina andrai a fare spesa ti farò la lista, così potrai prepararmi qualcosa di buono, tanto tu al mare per questi giorni non vai devi pulire casa e farmi da mangiare, non mi piace tanto andare al ristorante, poi ora che ho un mio schiavo posso permettermelo, a me non piace cucinare, dai fammi un caffè “ fui velocissimo, aveva mangiato con avidità e mi sembrava che avesse anche gradito, le versai il caffè, e mi rimisi sotto al tavolo, “no ora basta godere dei miei piedi, vai a prendermi una sigaretta sono in camera” quando arrivai aveva già bevuto il caffè, aveva appoggiato le gambe al tavolo “bacia le punte dei miei stivali schiavo” baciai e leccai quelle punte, cos’ mi presi un bello schiaffo “ allora non capisci, se ti dico di baciare, non devi leccare” e giù un altro schiaffone, “accendi sta sigaretta” “subito padrona scusi padrona,” era comoda sprofondata nella sedia, “secondo te dove butto la cenere, apri la bocca , sei tu il mio schiavo posacenere, stai qui vicino a me in ginocchio e con la bocca aperta” mi mangiai tutta la cenere, il posacenere vero era sul tavolo, lei ci spense la sigaretta “ora io vado a vedere un po’ di televisione, tu puoi mangiare, poi lavi i piatti e metti tutto a posto, quando hai finito mi vieni a chiamare, così controllo” e se ne andò con quella sua camminata sculettante e provocante, aveva un culo sodo e bellissimo, il tanga lo evidenziava moltissimo, ma sarebbe stata bene con qualsiasi paio di mutande.
Misi tutto a posto, mangiai pochissimo, ero troppo agitato, e poi la pasta era fredda, e l’insalata lei l’aveva mangiata tutta, andai a chiamarla “padrona se vuole venire io avrei finito” arrivò lentamente si mise a guardare tutto, anche come erano lavati i piatti, poi vide delle briciole vicino alla finestra “ e queste briciole, come mai sono qui, non hai pulito bene” in effetti non avevo scopato per terra “mi scusi faccio subito” presi la scopa, ma lei mi fermò, “cosa fai schiavo, senza scopa raccoglile con la bocca una ad una e le posi nel lavandino muoviti” prendevo una briciola per volta con la lingua e la mettevo nel lavandino ogni volta che mi chinavo lei mi dava un calcio, “adesso ti prendi tanti calci quante sono le briciole” le briciole erano cinque o sei, finii in fretta, ma lei prese del pane dalla dispensa e lo sbriciolò a terra “ma guarda quante ce ne sono ancora, povero il tuo culo” furono dieci minuti tremendi, meno male che smise, “avanti prendi la scopa cretino, questo per farti imparare a pulire meglio”, la cucina era a posto se ne andò soddisfatta. Guardammo un film in televisione, o meglio lei guardò un film io dovevo stare sdraiato sotto i suoi piedi, ed ogni tanto forzava i tacchi sul mio petto, “ti piace il film?” “si padrona” “come stà il tuo culetto?” non ci stavo pensando ma mi faceva male “mi fa male padrona, molto male” lei ridendo “ci credo, è stata una bella chiavata, per qualche giorno lo facciamo riposare, poi visto che ti piace ti farò un altro regalo” stavo sotto i suoi piedi e incredibilmente ero eccitato, lei se ne accorse subito, ed iniziò a strusciare la suola dello stivale aritmicamente “ti permetto di venire” non ci misi molto, i calzoni si macchiarono con una bella chiazza di sperma, ma lei non si fermava, e faticavo a resistere, finì il film, “che cazzata di film, va bene me ne vado a letto, ora io vado in bagno poi andrai tu, quando vieni in camera ti stendi per terra dalla mia parte, domattina i miei piedi ti sveglieranno, buonanotte schiavo”.

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