Racconto d'autunno

(civitavi2)
00martedì 24 agosto 2010 22:02
- France, mi sono comprata degli stivali devi troppo vederli! Non so cosa mi è preso!
Era la Giulia, al telefono. Decisi di andarla a trovare appena possibile, cioè nel tardo pomeriggio. Appena salii da lei la trovai vestita da casa, ovvero in una mise veramente orribile, e minimizzava il mio impazzimento per vedere i suoi stivali nuovi. Aveva il naso tutto rosso e stropicciato, e per terra c'erano ex-fazzoletti ridotti ormai ad ammassi di cellulosa da un raffreddore da freddo improvviso e maglie tirate fuori dagli armadi chiusi.
Fuori in verità non si stava malissimo, in città c'era quel tempo uggioso in cui lo smog si mescola all'umidità e alla pioggia creando una specie di lieve patina, che noi schiavetti agognamo di poter leccare dagli stivali di padrone viste solo per un istante; padrone che si accollano il paltò ad una folata di vento sdegnosamente, senza curarsi di avere una foglia secca graziosamente avviluppata al tacco degli stivali.
Ma Giulia non era al corrente delle mie fantasie più profonde, e soltanto dopo molta insistenza mi mostrò gli stivali nuovi.
Già la confezione, grande e monumentale, aveva per me qualcosa di erotico, ma quando si sollevò il coperchio e un intenso afrore di cuoio si diffuse per la stanza, come se prima fosse rimasto troppo a lungo compresso, credetti di svenire per l'eccitazione.
Gli stivali erano bellissimi, con un tacco a cono alto circa una decina di centimetri, e una rosa intarsiata nella "luce" fra il tacco e la parte davanti della suola. Anche il numero "39" pareva brillare di rara intensità, cosicché non riuscii a dissimulare la mia gioia incontenibile, paragonabile a quella di un bambino davanti al suo primo palloncino. Non so perché, ma la cosa che mi eccitava di più è che malgrado fossero nuovi, la suola era già leggermente appena appena sciupata; è una cosa con cui ho preso familiarità vedendo scarpe nuove di donna, provate solo in negozio, ma che continua a eccitarmi.
CONTINUA
(civitavi2)
00martedì 24 agosto 2010 22:17
Ne tirai fuori uno dalla scatola, come se fosse una spada di Hattori Hanzo, e Giulia ormai aveva capito quanto fossi rapito da quelle scarpe. Ruotavo lo stivale in ogni direzione, ne odoravo l'interno, lo toccavo con attenzione. Pur non avendo nessun tipo di vezzosità, erano perfetti.
- Ti prego, mettiteli! Fammi vedere come ci stai!
Lei mi rispose comprensibilmente: - Ma, ora? Con questi vestiti? Non ha senso! Poi non ci so ancora camminare! Lo sai che non ho mai portato tacchi così alti.
- Ti prego ti prego ti prego.
- Va bene, - e detto fatto si infilò quei pantaloni tipo pigiama negli stivali, allungando le gambe seduta sul letto perché non entravano.
- Ecco, ora sei contento?
Aveva un'aria goffa, si vedeva che non sapeva camminarci,e soprattutto l'abbinamento era grottesco. Ma tutto questo mi eccitava ancora di più.
Quando cominciò a camminare, anche con una certa naturalezza, notai il suono.
Un suono corposo, rotondo, solido, come se ad ogni passo ti cadesse un'incudine sul cuore, rimbombava nella stanza, e io non riuscii a trattenermi. Mi gettai a terra cercando di leccare il più possibile, in tutte le direzioni ma solo sugli stivali.
- Dài, ma sei impazzito? Non è igienico, e poi io non sono mica una regina!
Intanto però mi lasciava fare.
- Ti prego Giulia, calpestami! Io mi sdraio e tu mi monti sopra! Ti prego!
- Ma cosa stai dicendo? Ti farei del male! Delle ferite! Forse anche delle lesioni agli organi interni! E poi rischio anche io di cadere.
- Dài, ti prego, un minuto, proviamo!.
- Ma guarda che tu sei proprio malato. Queste cose neanche il mio ex feticista me le diceva.
Io continuavo a guardarla con aria implorante.
- Beh, cosa aspetti? - mi disse. - Ti sdrai o preferisci fare una partita a Scarabeo?
CONTINUA
(civitavi2)
00mercoledì 25 agosto 2010 18:34
Mi sdraiai immediatamente a pancia in su sul pavimento, e Giulia mi mise un piede sulla pancia facendo un po' di pressione. Dopo un po' scoppiò a ridere, e fece qualche passo indietro. A me invece scoppiava l'uccello nelle mutande.
- Ma sei proprio scemo! Dài, alzati che ti faccio male!.
- Ma no, tranquilla, sali su. L'ho già fatto altre volte. Poi su internet c'è pieno di filmati!
- Va bene. - disse con aria sorniona, e mi salì addosso portando prima tutto il peso del piede destro sulla pancia, e poi bilanciandosi con l'altro piede sul petto.
Il dolore era fortissimo, specialmente del piede sulla pancia, ma l'eccitazione era ancora più forte.
- Allora, ti piace?
- Sì, borbottai sulla soglia dell'orgasmo.
- Dammici un bacino, - e tornò con tutto il peso sulla pancia porgendomi la suola dell'altra scarpa, che cominciai a leccare con premura gustando il sapore di cuoio.
- Ora basta dài - e scese senza possibilità di tregua.
Io mi stavo già alzando, l'eccitazione stava scemando e cominciavo a sentire il dolore che prima era sepolto dalle endorfine, quando soggiunse:
- Aspetta dài, ti faccio una foto col cellulare mentre mi fai un pompino al tacco.
Io non aspettai due volte.
- Tranquillo, non la metto su face...
A casa la sera ero pieno di dolori, avevo degli arrossamenti che ricalcavano perfettamente la forma dello stivale, e anche degli sgraffi con tanto di crosticina, nonostante la camicia. Anche se ero divorato dalla paranoia che quella foto finisse dove non doveva finire, pensavo a quella appena passata come a una delle più belle giornate della mia vita. Guardando le foglie mulinellare al vento nella notte fuori dalla finestra pensai a quanto fosse bello vivere. E per riuscire a prendere sonno dovetti farmi due belle seghe; ero talmente eccitato che il primo orgasmo fu deludente: dopo un minuto lo sperma cominciò a uscire copioso prima ancora che avessi focalizzato di nuovo in pieno la situazione vissuta.
FINE
theboogeyman0
00giovedì 26 agosto 2010 11:25

Grazie "civitavi2" per questi racconti! [SM=x829788]

Appena possibile li leggerò con calma. [SM=x829785]

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