Seconda parte
Appena scendemmo di macchina, mi resi conto di quanto fosse bello quel posto. I gabbiani che volteggiavano in cielo, il mare visto dall'alto, il suono delle cicale, le barche lente all'orizzonte...Elisa aveva altro per la testa: mi prese bruscamente per mano e mi portò dietro degli arbusti di tamerice.
- "Non posso scendere sudata così, faccio schifo. Magari incontro l'uomo della mia vita...Forza schiavo, leccami le ascelle! Puliscile bene, non devono più puzzare dopo".
Eseguii senza discutere, con l'acquolina in bocca per l'eccitazione, e subito sentii un sapore fortissimo, acre, penetrarmi fino in gola, ma non era così sgradevole. Mi cibai del sudore della padrona per diversi minuti. Per fortuna non venne nessuno! A quel punto la Eli era soddisfatta e scendemmo in riva al mare. Il cammino era piuttosto difficile e un paio di volte orgogliosamente la presi in braccio. Adoravo sollevarla in qualsiasi modo.
C'era molta più gente di quanto Elisa pensasse, e il profumo della salsedine si intrecciava con quello più prosaico delle creme solari. Al sole il caldo era oltre ogni limite del sopportabile, e decidemmo di tuffarci in mare. Dopo aver nuotato un po' mi accorsi che non c'erano punti in cui potevamo toccare il fondo, se non risalendo, e con difficoltà. Così ebbi l'idea di provare a nuotare portandola seduta a cavalcioni sulla mia schiena e - devo dire con gran sorpresa - mi riuscì. Andammo avanti diversi minuti e io ero distrutto, ma lei insisteva: "Trotta trotta cavallino bello!" malgrado ci fosse altra gente, che in verità sembrava ignorarci.
CONTINUA...