Un altro tempo, in un altro luogo. Le donne vivono in schiavitù e gli uomini spadroneggiano. Quando...
Ok.
Si parte da questo racconto.
freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8710762
Una folle psicopatica che gli uomini se li pappa a colazione.
Letteralmente.
E se una donna gel genere, per
magia fosse risucchiata in un'altra dimensione dalle grida d'aiuto di donne che vivono segregate da millenni in una società maschilista, in un mondo immaginario dominato dalla forza bruta e dalla stregoneria?
Ecco a voi una rivisitazione in chiame splatter-femdom della figura del messia. La divinità che si fa donna. Ovviamente, una donna DOMINANTE.
Questo è solo l'incipit, fatemi sapere se l'idea vi intriga :-)
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Agosto 2007. Sardegna.
In un villino a due piani al centro di una pineta, si è da poco svolto l'atto finale di una storia di sesso, violenza e potere.
Nella terrazza inondata dal caldo sole estivo dorme lei. Roberta. La padrona.
Poco distante, nascosto nell'ombra di una stanza, piegato a carponi c'è Abdou. La puttana. Lo schiavo. O, per inquadralo con un termine consono al ruolo che interpreta con ammirevole abnegazione da almeno due settimane... il "cane".
Inusuale destino quello di Abdou, nato in Africa sulle sponde dell'Atlantico e finito in Europa a vendersi come escort per ricche ed annoiate occidentali.
Fatale l'incontro con la donna della sdraio.
Spezzato nel corpo e nella mente dal trattamento ricevuto e forzato impietosamente a regredire al livello di una bestia da compagnia
il lungo viaggio di Abdou era terminato nelle stanze di quel villino sardo.
Ridotto ad un lontanto fantasma dell'uomo che era stato, passava le giornate caracollando come la goffa parodia di un cane per prati e corridoi, lo sguardo spento privo d'intelligenza e il massiccio corpo scuro spoglio di qualsivoglia lembo di tessuto.
L'autrice di quel piccolo capolavoro di psicologia applicata, Roberta, era una donna dalle innumerevoli doti.
Energica, intraprendente e abile manipolatrice possedeva un corpo di una bellezza prorompente.
Una morbida pelle olivastra dava alla sua elegante e generosissima silouette un tocco esotico e selvaggio che ben si sposava con il modo che aveva di muoversi e gesticolare, fluida e sicura nei movimenti come nelle decisioni.
Alla statuaria bellezza del corpo sommava poi l'incredibile espressività di una faccia tonda incorniciata da un caschetto di foltissimi capelli neri e dominata da due grandi e guizzanti occhi castani.
In pratica era la perfezione fatta carne ed ossa che se ne andava sgambettando in giro su due tacchi.
O meglio... sarebbe stata la perfezione in carne ed ossa se non fosse stato per un piccolo dettaglio.
Roberta era una folle assassina matta da legare.
Era a causa di questo piccolo neo, che quella mattina in Sardegna un uomo adulto totalmente rincoglionito le si aggirava per casa mentre era intenta a godersi il sole assolutamente nuda su una sdraio.
Per riassumere brevemente gli antefatti che avevano portato a quella situazione, basterà dire che la bella mora aveva braccato, stanato e malmenato Abdou e dopo averlo neutralizato brutalmente si era esercitata efficientmente un gran lavoro di plagio mentale tutto a base di sesso, sottomissione e botte. E i risultati non erano tardati.
Tuttavia, la lunga catena di eventi sui generis che avevano portato i protagonisti del nostro racconto in quel buffo stato di cose stava per prendere una piega ancor più stramba e improbabile, tanto da trascendere l'umana comprensione e ogni legge della fisica.
Mentre la nostra adorabile psicopatica era impegnata a prendere beatamente la tintarella in quel tranquillo angolo del belpaese, indiscussa ed incontrastrata dominatrice del suo mondo... in un altro tempo e in un altro luogo forze misteriose ed oscure stavano per mettersi in moto.
Nel cuore della foresta di Burkh, nel preciso istante nel quale le due lune che danzavano in cielo da miliardi di anni ebbero raggiunto il perielio, l'anziana matrona delle Enadi comiciò ad intonare un triste lamento.
Il canto espresso in una lingua antichissima, raccontava della crudelle tirannia degli uomini che regnavano in quei luoghi, del dolore patito dalle figlie della foresta e di come esse pregassero le due grandi madri celesti di mandare qualcuno a sarvarle.
La matrona non aveva una bella voce e il modo con il quale le parole erano state accostate di sicuro non aiutavano a rendere gradevole il canto, ma per qualche insondabile prodigio del destino le sue preghiere risultarono tanto spiacevoli all'udito quanto efficaci nei fatti.
Al di sopra del villaggio di legno e paglia, proprio sul grande falò che bruciava al centro, una meraviglioso globo di luce celeste comincio a volteggiare in cerchio tra i gemiti di meraviglia emessi dalle ragazze dell'insediamento. Il rugoso volto della matrona fu segnato in silenzio da una lacrima.
Roberta si sveglio di soprassalto rizandosi sulla sdraio.
Un vento freddo e sinuoso era cominciato a scorrerle tra i grossi seni scivolandole attorno come un guanto invisibile.
Era qualcosa di assolutamente innaturale e inspiegabile visto il luogo dove si trovava.
Preoccupata la ragazza comincio a lanciare occhiate alle cime degli alberi che si intravedevano dalla terrazza.
Erano assolutamente immobili.
La donna tentò di mettersi in piedi, ma le era impossibile. Una forza misteriosa la circondava rendendo vano ogni tentativo. Improvvisamente fredde fiamme di luce bluastra le si materializzarono intorno e cominciarlono a scivorlarle addosso seguendo ogni curva del corpo. La donna terrorizzata provò con un violento colpo di reni a balzare giù dalla sdraio. Ma la spinta ebbe come unico effetto quello di farla rimanere a mezz'aria, sospesa nel vuoto.
Con i grossi occhioni da sgranati, Roberta ebbe modo di lanciare un ultima occhiata ad Abdou, che richiamato dal trambusto aveva trotterellando a carponi fin alla terrazza giusto in tempo per osservare con il suo sguardo ebete la donna che l'aveva sottomesso ed addomesticato sospesa a mezz'aria, avvolta da un'iridescente aura di luce blu.
Poi Roberta scomparve.
Nella notte, le scintille rosse del fuoco cominciarono a mescolarsi e a fondersi nella scia lasciata dal globo azzurro che volteggiava nell'aria. Ad un tratto il globo mutò forma fino tramutarsi in una moltitudine di nastri luminosi che saettavano ovunque nel cielo stellato. Poi la luce smise di seguire un percorso casuale e cominciò a fluire come se stesse scorrendo sulla superfice di un oggetto. In breve, tra le grida di stupore delle ragazze dell'insediamento, sottili fasci luminosi presero a definire con precisione il contorno di quello che sembrava un magnifico corpo femminile...
(continua)
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