Terapia d'urto (parti successive alla quarta, completamente rivedute e corrette)

andybis
00lunedì 4 giugno 2012 18:03
..insomma, così com'erano non mi piacevano e le trovavo un pò mosce e le ho totalmente e completamente riscritte.

Riassunto delle puntate precedenti:
il nostro eroe, 'noto' scrittore di storie fetish viene sfidato dalla sua amica R. a trasformarsi in footslave per una settimana. All'inizio le cose vanno a meraviglia, lecca i piedi con passione ma poi, dopo una notte insonne sotto i piedi della vicina E. e dopo una serie di giornate massacranti con continue leccate, sfruttato senza sosta e una notte di pedate, inizia a pensare che non è proprio così un paradiso, mentre ogni tentativo di 'rivolta', viene stroncato sul nascere dalla seducente R.

Buona lettura!


Terapia d'urto 5-new!

Dopo aver passato l'intero pomeriggio al suo servizio, alla sera ero uno straccio, non mi sentivo più la lingua e tutta la faccia era ancora dolorante per le pedate della notte precedente.
Quando si trattò di andare a dormire, la attesi seduto ai piedi del letto, mentre tornava dal bagno.
Si sedette sul letto, porgendomi alle mani i suoi piedi, glieli accarezzai e poi la guardai, era davvero molto bella.
-Padrona, posso chiederti, se stanotte....almeno stanotte...
-Stanotte...cosa?
Aveva spostato il suo piede, ora aveva iniziato a muoverlo verso il mio torace e poi verso la faccia.
Mi stavo di nuovo eccitando e faticavo a finire la frase.
-Cioè...vorrei se possibile...restare al tuo servizio...e....
-Ma come al mio servizio? Certo che si ma tu lo sei già, tutto il giorno.
Il suo piede nudo era salito verso il naso, ne sentii l'odore leggero.
-Si...ma se posso, vorrei dormire qua sul tappeto e non sotto i tuoi piedi...solo stanotte, ti prego...
Mi sorrise, continuando a stringere le dita del suo piede sul mio naso.
-E tu vorresti privare questi miei piedini del piacere della tua lingua per una notte intera?
Oramai non riuscivo di nuovo a ragionare, incominciai a leccarle di nuovo la pianta, come avevo fatto in modo quasi continuo quella giornata.
Mi costrinsi ad alzare lo sguardo verso i suoi occhi, smettendo di leccare.
-Pa..padrona...ho paura...
-E di cosa? Di questi miei piedini soffici soffici?
-Di...di quello che fanno la notte i tuoi piedi su di me...
Me li appoggiò entrambi sulla faccia, accarezzandomela con dolcezza.
-Ma dai, mica avrai paura di loro e solo per qualche calcetto che ti hanno dato?
Ricordavo la notte precedente, la paura e il dolore, ma mentre mi accarezzava la faccia sotto i piedi, il ricordo svaniva.
Si alzò, mettendosi sotto le coperte, lasciando aperte le lenzuola verso i suoi piedi.
-Tu lo sai qual'è il tuo posto, vero?
Mi inginocchiai, proteso verso di lei, le toccai i piedi e poi presi a massaggiarglieli e, avvicinando il naso, glieli leccai, sperando che tornasse a massaggiarseli su di me.
Entra, su, ho voglia di massaggiarmeli un po' sulla tua faccia...
Era quello che volevo e ritrovando le forze, mi issai sul letto, lei scostò le lenzuola ed io mi stesi al mio posto, senza togliere lo sguardo dai suoi piedi.
Appena fui in posizione, cercò la mia faccia ed iniziò ad accarezzarla.
-Su, da bravo, ora lecca fino a che non mi addormento...
Mi sentivo in paradiso, speravo che continuasse ad accarezzarmi ma smise ed io iniziai a leccarle i piedi, sperando che mi accarezzasse di nuovo.
Mi strusciai con la faccia sulle sue piante, ero eccitato e poi leccai ancora, andando avanti senza sosta anche ben oltre il momento in cui si addormentò.
Crollai d'impeto solo qualche ora dopo in un lungo sonno agitato, ogni tanto mi colpiva ma non mi spostai mai dal mio posto sotto di lei e la mattina successiva ero ancora li, con la faccia sotto i suoi piedi, sperando che me la accarezzasse ancora con dolcezza.

Il giorno dopo e i due giorni successivi furono giornate di intensa attività da parte mia.
Gli riempivo i piedi di baci e di leccate e lei mi 'ricompensava' con continue carezze in faccia mentre io non mi curavo del caldo e delle impronte sudate che lasciava su di me.
Il mio scopo unico di quelle giornate era servire i suoi piedi e lei lasciava fare, dicendo che grazie alle mie cure non erano mai stati così morbidi.
L'incanto si ruppe all'improvviso quando un pomeriggio mi disse che voleva fare un po' di movimento e che intendeva utilizzare me come suo tappetino su cui fare gli esercizi.
Pur di stare a contatto con i suoi piedi, mi stesi immediatamente ma mi sorpresi quando la vidi tornare con le scarpe da ginnastica ai piedi.
-Ma, padrona, le...le scarpe...
-Come, le scarpe? Voglio fare un po' di ginnastica ed è logico che userò scarpe da ginnastica e tu in quanto mio schiavo da piedi, non puoi certo protestare...
-Non protesto ma...oufff....
Improvvisamente salì con un saltello sulla mia pancia. Esalai in un istante tutta l'aria, in quei giorni mi ero quasi dimenticato del suo peso.
Si stupì della mia poca resistenza sugli addominali e pensò di farmeli riposare, salendo col suo peso sulla mia faccia.
Sentii le dure suole delle sue scarpe schiacciarmi la faccia, respiravo regolarmente ma il dolore era forte. Con un salto, tornò sulla mia pancia e poi iniziò a muoversi e a saltellare tra stomaco e torace.
Resistetti qualche istante ma poi iniziai a lamentarmi.
Salì verso il torace e restò ferma sul torace, mi guardandomi dall'alto.
-Respira...
Faticavo a respirare dato il suo peso, ma riuscii dopo qualche minuto a recuperare un respiro quasi normale.
Spostò un piede sulla bocca e poi sul naso, ordinandomi di continuare a respirare.
Vedevo la suola della sua scarpa molto da vicino, ordinò che gliela pulissi con la lingua.
Allungai la lingua, sentendo un gusto misto di gomma e sporco, molto diverso da quello che avevo assaporato in quei giorni e provai a girare via la faccia.
Il suo piede mi seguì, avevo di nuovo la suola davanti alla bocca.
-Lecca e puliscimi bene la suola.
Mi rifiutai e mi dette una pedata sulla guancia.
-Forse dovrei educarti un po' a pulire le suole...
Allungai la lingua ma dato il gusto sgradevole la ritrassi subito.
Mi impose ancora con forza la suola, mi dette una pedata sul naso e poi ancora un'altra più forte e ancora una, sentivo già il gusto del sangue mentre l'altro piede sul torace mi rendeva difficile la respirazione.
Tirai nuovamente fuori la lingua, le leccai un po' la suola, lei passò con forza il piede sulla mia lingua ed ebbi dei conati per via del gusto della polvere.
Mi dette ancora delle pedate sulla faccia, poi cambiò piede, mi girò la faccia e mi impose anche la seconda suola. Gliela leccai mentre pensai a quanto era vicino il suo piede nudo, appena oltre quella suola di gomma.
Quindi spostò le scarpe da davanti alla faccia ed iniziò nuovamente a saltare su di me.
Camminò su di me in ogni direzione e il mio respiro divenne difficile sotto di lei.
Iniziai ad implorarla di scendere ma lei semplicemente, dopo qualche salto, stette ferma ad osservarmi mentre ero sotto di lei. Non si spostò, per quanto notasse che avevo difficoltà a respirare, il dolore sul torace iniziava a diventare sempre più fastidioso.
-Vuoi riposare un po' il torace?
Feci cenno di si con la testa.
-Oh, lo so quello che tu vuoi, girati verso l'alto, per bene....-disse spostandomi la testa in modo che la faccia fosse verso l'alto
Un piede dopo l'altro ritrovai il suo peso sulla mia faccia,
- Toccami la caviglia quando ti sei riposato abbastanza, io sono comoda anche qua...
Stette ferma sulla mia faccia, iniziai a vedere ombre strane sotto il suo peso. Il dolore divenne insopportabile dopo pochi istanti, le toccai le caviglie e lei si spostò prima un piede e poi l'altro dalla mia faccia, sentivo che la mia faccia quasi faceva presa sotto le sue suole gommose.
Quasi urlai per il dolore.
Che buffo, sai che ti ho lasciato le impronte?
-Ahh..gg...ti prego...voglio prender...fiato...riposare...
-Come, ancora riposare? Non ti bastano le mie impronte ancora?
-Sc...scendi...
Mi ignorò, spostò i suoi piedi nuovamente sulla mia faccia e, una volta salita, iniziò a molleggiarsi per non rimanere attaccata alla mia faccia.
Non capivo più dove ero, sentivo solo dolore fino a che, di sua spontanea volontà scese dalla mia faccia, un piede per parte della mia testa.
-Se mi fai rimanere ancora su qualche minuto, mi sa che ti romperò qualcosa, non ne hai abbastanza?
Mi voltai e le baciai le caviglie.
-Ti prego, non calpestarmi più....
Alzò un piede e me lo mise sul lato della testa.
-Scegli, o la testa o il torace...
-No, dai, R., ti prego, voglio leccarti i piedi....
-Oh ma come sei carino a volerlo...diciamo che te lo concedo ma voglio ancora camminare un po' su di te. Scegli: testa o torace?
Mi voltai verso l'alto, visto che aveva spostato via il piede. Vista da lì era bellissima, e, spinto da uno strano desiderio, come dal volermi immolare per il suo piacere, le dissi con semplicità:
-La faccia, ancora...
-Non ti basta mai, vero? Allora girati bene verso l'alto e vedi di non farmi cadere!
Mi voltai bene verso di lei e lei salì nuovamente su di me. Urlai per il dolore, soffocato per le sue scarpe su di me, mi dimenai ma lei non scese da me ed io lentamente ritrovai dapprima le ombre scure e infine mi assopii in uno strano sonno senza sogni.

Mi svegliai qualche minuto dopo, aprii gli occhi con fatica e la prima cosa che vidi furono i piedi di R. davanti a me, di nuovo nudi.
Ne mosse uno sul lato della testa ed io mi voltai ma non appena me lo appoggiò sulla faccia, quasi urlai per il dolore.
Si sporse, ero sotto il suo sdraio.
-Bentornato...ti sei riposato abbastanza?
Mise entrambi i piedi ai lati della faccia, osservandomi li sotto, percepivo il suo odore leggero.
-Se non fossi scesa di mia spontanea volontà dalla tua faccia, di te non sarebbe rimasto molto. Aspettavo che mi toccassi le caviglie, ti dimenavi ma poi sei rimasto fermo, pensavo che avessi finalmente trovato la pace sotto di me e che ti stessi godendo le mie scarpe sulla faccia..
-No..no, io non...non riuscivo a capire...chi...che cosa...-quasi urlai di nuovo, sentivo dolore anche solo a parlare, come se le labbra fossero spaccate.
-Come? Non capivi che ero su di te?
-No, non capivo, mi sembrava di stare come...come in un'altra dimensione, non capivo...
Sorrise.
-E...ti è piaciuto, vero?
Ero in uno strano stato mentale, nonostante il dolore non volevo contraddirla.
-Si, mi è piaciuto...molto...
Mi voltai e le baciai il piede nudo.
-Splendido. Almeno hai tratto piacere, ora ti faccio vedere i segni che ti sono rimasti sulla faccia...
Mi porse uno specchio che aveva con lei. Subito faticai a mettere a fuoco quel volto tra i suoi piedi, poi notai i segni dovuti alle suole delle sue scarpe.
Tolse lo specchio, le afferrai i piedi, le guardai le piante nude e morbide, faticavo a pensare che fossero stati i suoi piedi a ridurmi così.
-Bene, penso tu ti sia riposato abbastanza oggi. Che ne diresti di farmi un lungo massaggio ai piedi con la tua lingua?
Senza farmelo ripetere, mi portai i piedi alla faccia, ed, ignorando il dolore, aspirai con forza l'odore sotto le sue dita e incominciai la mia lunga opera di massaggio orale ai suoi piedi,
Mi fece alzare, nella solita posizione allo sdraio mentre leggeva, ignorai il sole, il caldo e la sete e leccai i suoi piedi nudi per buona parte del pomeriggio.
andybis
00lunedì 4 giugno 2012 18:06
Il thread del racconto originale, leggete fino alla quarta parte, se volete, e poi, hop!, saltate di qua! :D

aroand.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=...
cooper!!!
00lunedì 4 giugno 2012 22:11
[SM=x829788] [SM=x829788]
servetto70
00mercoledì 6 giugno 2012 11:02
andybis...viva le riedizioni!!! [SM=x829779]


mi sono riletto anche il "prima" giusto per rispolverare un pochino [SM=x829807]


Grazie! [SM=x829806]
andybis
00lunedì 11 giugno 2012 15:52
Parte sesta.

Terapia d'urto-6

Il mattino successivo, dopo l'ennesima notte quasi insonne, suonarono alla porta.
Avevo mangiato poco a colazione, stando sempre sotto i piedi della mia padrona, mi sentivo completamente fuori forma sia per il dolore provocato dal trampling al torace e alla faccia del giorno prima, che per non aver quasi dormito.
Dei piedi entrarono nella mia visuale, mi sembrò di riconoscere M., la dottoressa.
Portava dei sandali aperti, i suoi piedi erano leggermente abbronzati come lo era lei, me li avvicinò ed io glieli baciai, portava una gonna leggera ma non osai guardare più in su.
Mi stesi a terra e subito M. mi appoggiò i piedi ancora calzati sul torace, senza nemmeno guardare né considerarmi, sentendo distrattamente un mio 'ah' di protesta.
-E allora quando pensi di potermelo prestare?
R. si sedette sulla sedia, appoggiando i piedi vicino alla mia faccia, glieli accarezzai.
-Non so, quando vuoi, anche se oggi mi pare un po' sbattuto. Forse ieri ho esagerato un po'...
M. tolse i piedi dal mio torace, mi guardò per la prima volta in faccia.
-Oh si, ora vedo, cosa sono quei segni? Ci hai camminato su con le scarpe?
-Si, te l'avevo detto che a lui piace molto che gli cammini sulla faccia, e son certa che gli sia piaciuto, però oggi ne porta le conseguenze.
M. si tolse le scarpe e mi accarezzò il naso con un piede.
-Vai tranquilla che guarirà prestissimo, devi tenerlo solo un po' sotto i piedi senza scarpe, magari mentre lo massaggi ogni tanto.
-Cioè? Invece che tenerlo allo sdraio?
-No, lo tieni lo stesso allo sdraio ma sotto, ma mi raccomando senza scarpe, così domani gli saranno sparite le impronte e me lo potrai prestare. Magari fagli anche riposare un po' la lingua, se no rischi di consumargliela troppo in fretta.
Risero mentre baciai i piedi a M., avrei avuto finalmente una giornata di riposo in cui poter riposarmi e riposare la lingua.
Parlarono ancora di alcune cose e appena se ne andò, R, mi disse di mettermi sotto lo sdraio.
-Perfetto, oggi ti lascerò riposare un po', per cui non dovrai leccarmi i piedi...
-Grazie R...
-Hai male alla lingua?
-Si, spesso fa male, soprattutto a fine giornata...
-Bene, allora oggi riposerai.
Mi misi in posizione, le baciai i piedi, lei li sollevò e me li appoggiò in faccia.
Sentii il dolore ma respirai a pieni polmoni, mentre lei iniziò a massaggiarmi la faccia.
Dopo qualche minuto il caldo iniziò a farsi sentire e i suoi piedi iniziarono a sudare,
Restò ferma un paio di minuti e quando mosse i suoi piedi, sentii che aveva lasciato su di me del sudore che, massaggiando, mi spargeva sulla faccia.
Man mano che i minuti passavano, sudava sempre di più ed io me ne accorgevo, sentendo la faccia umida e calda.
Dopo altri minuti, iniziai a sperare che mi lasciasse respirare qualche istante, provai a muovere un po' la testa, riuscii a liberarmi pochi istanti ma subito dopo i suoi piedi tornarono su di me.
Stavo pensando che non era così bello come me lo ero immaginato, anche perché rispetto alla posizione che avevo ogni giorno, avevo su di me anche il peso delle sue gambe sulla mia faccia.
Soffrivo per il caldo e il suo peso, dalla posizione in cui era non mi vedeva, ma si accorse che mi stavo muovendo molto.
-Perché non stai fermo?
Provai a parlare, schiacciato sotto i piedi.
-E' che ti muovi...ti muovi tanto e ti sento...pesante...
-Ma figurati, pesante...rispetto a ieri non dovrebbe essere niente!-
Mosse un po' il piede, finalmente avrei potuto respirare più liberamente, non mi aveva nemmeno guardato.
-Ti....ti muovi tanto, mi hai dato alcuni colpi col tallone sul naso e poi me li hai messi negli occhi, ho avuto paura...
-Ma solo per quello ti stai muovendo?
Spostò nuovamente i suoi piedi e con prepotenza me li impose di nuovo sulla faccia.
- Ti consiglio di resistere...rispetto a tutte le pedate che ti prendi di notte! Adesso basta e stai lì fermo...
Tenne fermi i piedi su di me ed io iniziai a lacrimare.
Dopo un po' se ne accorse.
-Ma che fai, stai piangendo?
-No, no, scusa è il tuo sudore che mi fa lacrimare...
-Non ci posso far niente, fa caldo....
Mi accarezzò la faccia e fece per mettermi addosso di nuovo i piedi.
-Scusa, padrona...
Spostò il piede, infastidita.
-Dimmi...
-Posso....posso leccarti i piedi, per favore...
-Addirittura mi chiedi per favore, eh eh! Ma non volevi riposarti? Non sei stanco di quanto me li hai leccati in questi giorni?
Si sporse, mi guardò finalmente, mentre le afferrai in mano i piedi, massaggiandoglieli.
-Si, padrona, sono stanco, anzi a dire il vero sono proprio sfinito...
Sembrava accennare uno sguardo di compassione, ma non spostò i piedi ed io continuai:
- Però ho pensato che se te li lecco, il sudore...forse...andrà via e smetterò di lacrimare.
Rise di gusto.
-E' un'ottima osservazione ed allora sai che ti dico? Permesso accordato, ma mi dovrai tenere i piedi un po' sollevati per lavorare meglio con la lingua.
Glieli alzai, notando il suo peso inerte, allungai la lingua e iniziai a leccarle via il sudore.
Dopo pochi minuti mi stancai di tenerle i piedi sollevati per leccarglieli e glieli lasciai cadere sulla faccia, restando fermo. Provai ancora a sollevarglieli, glieli leccai ancora ma poi li lasciai di nuovo cadere sulla faccia, cercando respiro e trovandolo solo sotto le sue dita.
-Sei già stanco?
I suoi piedi su di me avevano ripreso a sudare.
-Ti prego...lasciami respirare qualche istante...sono davvero sfinito..-dissi, provando a spostare i piedi dalla mia faccia.
Me lo impedì e me ne mise uno sul naso, soffocandomi ulteriormente.
A fatica ripetei la richiesta perché mi concedesse qualche minuto.
-Ma come? Qualche minuto fa mi chiedevi il permesso di leccarmi i piedi ed ora dici che sei sfinito?
Non sapevo cosa dire, mi sentivo combattuto e d'improvviso le lacrime si ripresentarono ed iniziai a piangere.
Finalmente spostò i suoi piedi dalla mia faccia e mi guardò, sporgendosi dallo sdraio.
-Perché piangi? Non sei contento di essere lì sotto?
-Si..si...ma...mi serve solo un po' di respiro...sudi molto....
-Eh si, lo so, fa caldo ma ti ho detto che non ci posso fare niente!- disse, sedendosi di nuovo sullo sdraio ed accennando a mettermi di nuovo addosso i piedi.
Provai a fermarglieli prima che mi raggiungessero la faccia.
-Ma non mi lasci...nemmeno...qualche istante...?
-Nemmeno per idea, la tua faccia è così comoda lì sotto...
Mi rassegnai, accogliendo nuovamente i suoi piedi nudi su di me e il suo sudore riprese copioso a farmi lacrimare.

A pranzo non riuscii a mangiare nulla, avevo nausea e dolore ovunque e lei mi tenne al mio posto, sotto di lei, facendosi massaggiare un piede con la mano, mentre l'altro era sul naso.
Nel pomeriggio non mi opposi e accolsi, immobile e senza protestare, i suoi piedi di nuovo sulla faccia e furono di nuovo sudore e lacrime.
La sera ero completamente bollito, non capivo molto dell'universo che mi circondava, dovette farmi accomodare sotto il tavolo per la cena, non riuscii a mangiare nulla, poi il momento della tv e poi l'ora di andare a dormire. Quando giunsi in camera da letto, mi dovette aiutare a salire sul letto, mi abbracciò per non farmi cadere, quasi mi eccitai ma ero talmente stordito che stavo per mettermi a dormire sul cuscino.
-Ma che fai? Mettiti lì sotto, al tuo posto!
La guardai, non capivo cosa mi dicesse, ma lei, vincendo la mia scarsa resistenza mi mise in fondo al letto e ritrovai per tutta la notte i suoi piedi nudi a tenermi compagnia.

Il mattino successivo provò a darmi colazione ma feci cenno di no e, un po' confusamente, iniziai a succhiarle i piedi, leccandola tra le dita.
Verso metà mattinata giunse M..
Aveva ai piedi delle scarpe con poco tacco, me le trovai subito addosso, mentre R. teneva i piedi vicino alla faccia.
M. notò che non avevo più le impronte come il giorno prima, anche se la faccia era molto arrossata.
-Vedo che è guarito...
-Eh si, non ha più le impronte. Ma sono un po' preoccupata -disse R.
-E per cosa?
-Non so, lo vedo un po' sbattuto, non mi pare molto presente e son quasi due giorni che non mangia e si limita a succhiarmi i piedi e a massaggiarmeli.
M. si tolse le scarpe e mi accarezzò la faccia ed io, come d'istinto, iniziai a leccarle i piedi.
-Guardalo, me li sta leccando, vuol dire che è ancora attivo. Il mio che ho avuto, quando esageravo un po', non riusciva nemmeno in quello...
Poi aggiunse:
-Non ti devi preoccupare, è normale: a tenerlo tutto il giorno lì sotto, senza stimoli se non i tuoi piedi, starà pensando che quello oramai è il suo universo ed ora vive solamente più per servire i nostri piedi. Ma non è forse esattamente quello che desideri da uno schiavo da piedi?
-Certo, ma non può vivere di soli piedi, dovrà pure mangiare...
-Oh mangerà, al massimo puoi costringerlo se non volesse...ma di sicuro mangerà!
-Ieri gli ho fatto mangiare la polvere delle mie scarpe- disse R., ridacchiando.
-Bene, direi che per lui è un ottimo cibo!
M. si mise le scarpe e me le pose davanti alla faccia.
-Su, su lecca un po' anche le mie!...
Allungai la lingua e sentii un gusto completamente diverso, era cuoio misto a polvere.
Mi sembrava meno sgradevole del gusto gommoso di ieri e le leccai le suole senza protestare,
-Beh, anche lui ha le sue preferenze- disse R.- basta saperlo! Tante storie per le mie scarpe da ginnastica e guarda lì come lecca bene le tue!
M. mi impose soddisfatta le sue scarpe ancora per un po', mentre parlavano e poi disse che doveva andare, prendendo accordi con R. per un mio massaggio orale per il pomeriggio.
Quando fummo di nuovo soli, R. andò in camera sua, e tornò dei sandali ed un paio di stivali leggeri estivi.
Si mise subito i sandali e me li impose alla faccia, ordinando di leccarglieli.
Senza protestare, iniziai a leccarle lo sporco dalle suole asportando con perizia ogni granello di polvere che vedevo. Dopo qualche minuto, soddisfatta, se li tolse, complimentandosi con me per il lavoro.
Quindi indossò gli stivali, notai che la suola era molto più ruvida, forse erano abbastanza nuovi ma senza protestare iniziai a leccarglieli. Dopo pochi istanti però la lingua iniziò a farmi male. Subito non ci badai ma poi sentii come se fosse sangue e smisi.
-Già fatto?- si osservò le suole- Guarda che mica son ancora puliti eh?
Me li impose di nuovo, detti un paio di leccate ma poi mi interruppi nuovamente.
-Ed ora? Che hai, non ti piacciono i miei stivali?
Feci cenno alla lingua, me la osservò e vide che era sporca ed arrossata,
Su, dai, ancora qualche leccatina, che così me li pulisci, poi ti faccio riposare tutta la mattina
Me li mise nuovamente davanti alla faccia, avevo dolore ma mi imposi di incominciare a leccare di nuovo e di non smettere.
Asportai con calma tutta la polvere che vedevo e poi, finalmente, mi concesse di smettere.
Mi appoggiò gli stivali in faccia, sentivo la sua suola umida su di me.
Se la strusciò su di me per asciugarsela, poi stette ferma ed io, stremato, mi addormentai.
Mi risvegliai, sentii come se avessi di nuovo le impronte sulla faccia, ma mi impose i piedi nudi in faccia e mi addormentai di nuovo.

Quel pomeriggio, M. venne e mi utilizzò senza neppure mai rivolgermi la parola.
Mi trovai il suo piede in bocca, senza potermi nemmeno sottrarre e continuò a mettermelo in bocca con insistenza, quasi soffocandomi, anche se forse aveva notato le mie condizioni fisiche difficili.
Ogni volta che mi distraevo o anche solo provavo a respirare, mi arrivava una pedata, per cui, dopo l'ennesima botta, smisi di cercarmi di sottrarre a lei e glieli leccai fino a che non decise di andar via.
Riflettevo molto confusamente che erano piedi un po' più grandi ed abbronzati di quelli della mia padrona e sudavano un po' di meno, ma per il resto non erano altro che piedi e il mio unico compito era quello di leccarli e massaggiarli, fino a che lei avesse deciso che era abbastanza.
Quando se ne andò. R. mi raggiunse e allo sdraio mi trovai impegnato per tutto il pomeriggio nella medesima occupazione, solo con altri piedi davanti a me....
andybis
00giovedì 21 giugno 2012 22:31
Settimo e forse ultimo capitolo
Terapia d'urto-7


Un pomeriggio di un giorno qualsiasi ero al suo servizio, massaggiandole i piedi con le mani. Mi aveva concesso di poterglieli massaggiare con le mani, per riposare un po' la lingua, ma non mi aveva dato il permesso di allontanarmi da lei e dai suoi piedi.
La schiavitù cui inizialmente mi ero sottoposto con passione, mi stava sfinendo, anche se continuavo a trovare i suoi piedi molto sensuali, tant'è che nonostante la stanchezza, mi eccitavo ancora.
In quei giorni era cambiata, mi utilizzava con insistenza e lo stesso facevano le sue amiche.
D'improvviso mi fece cenno di abbassarmi, mi ero riposato poco, ma i suoi piedi reclamavano di nuovo le mie attenzioni.
-In questi giorni mi deludi...
Alzai verso di lei lo sguardo, non capivo a cosa si riferisse, in tutti quei giorni non mi ero sottratto nemmeno un istante al suo volere.
-Cosa...cosa intendi? Sono sempre qua, sotto i tuoi piedi...-dissi, senza smettere di leccarglieli.
-Non basta!
Mi dette una pedata in faccia, che mi sorprese e feci per allontanarmi senza staccarmi da lei, riprendendo a massaggiarglieli con le mani.
-Ieri M, lamentava che ti sottraevi di continuo ai suoi piedi quando te li imponeva da leccare, mentre E. ha detto che non riusciva a tenerti fermo mentre ti calpestava e che solo con fatica è riuscita a tenerti sotto...
Mi porse il piede.
-Lecca!
-Scu...scusa padrona....-dissi, rimettendomi a leccare,
Mosse il piede sulla mia lingua e poi, improvvisa, partì un'altra pedata in faccia.
-Avresti ormai dovuto capire qual'è il tuo posto, visto che ora sei diventato il mio schiavo da piedi!
-Si, padrona...
-E allora qual'è?
-Il mio posto è ai tuoi piedi...-dissi, baciandoglieli.
Mi arrivò un'altra, forte, pedata in faccia.
-Non basta!
Mi scossi, stupito per la sua violenza.
-Il mio posto è sotto....ai tuoi piedi...sempre...
Mi avvicinai e le detti di nuovo un bacio ma mi dette un'altra pedata e questa volta mi fece male allo zigomo sinistro.
-Basta pedate, ti prego...-dissi, supplicandola e riempiendole i piedi di baci.
-E allora? Qual'è il tuo posto?
-Il mio posto è sotto ai tuoi piedi...e a quelli delle tue amiche...
Osservai i suoi piedi, mi avvicinai per baciarglieli, timoroso per altre pedate ma me li impose semplicemente sul naso ed io aspirai il suo odore.
-Esattamente, ed allora perché ieri ti sottraevi a M. e ad E.?
-Scusa...non...non sono abituato a tenere questi ritmi e...avevo male sul serio quando..quando E. è salita su di me...
Mi giunse un'altra pedata, facendomi male nuovamente nello stesso punto di prima.
-Questo non deve farti comunque dimenticare il tuo dovere, ossia quello di restare sotto i piedi, non ti pare?
-Ma io...
Mi arrivo una pedata ancora più forte, io istintivamente mi allontanai.
-Ecco, per esempio adesso voglio darti alcune pedate e tu sai benissimo che non dovresti sottrarti, non è vero?
-Si, scusa, ma mi fai male...
-Non mi importa: avvicinati e vedi di restare fermo!
Le guardai i piedi nudi, continuavo a trovarli molto seducenti, mi avvicinai ma, appena li toccai, ricevetti un paio di forti pedate in faccia e d'istinto mi allontanai di nuovo.
Se non ti avvicini e stai fermo, mi sa che ti dovrò punire seriamente!
Mi avvicinai, con un po' di paura e appena sentii l'odore del suo sudore, stampò altre pedate forti in faccia.
Crollai a terra con la faccia dolorante.
-Vedi, ci siamo di nuovo...ora mi tocca punirti!
Le volte precedenti quando ero a terra, mi medicava o comunque smetteva di colpirmi ma questa volta sembrava di un'altra idea.
Si alzò in piedi, spostò via lo sdraio, mi guardò un istante e poi iniziò a colpirmi con pedate su tutto il corpo, arrivarono dei calci nello stomaco e anche nelle palle, la supplicai che smettesse ma mi dette ancora altre pedate ovunque e anche in faccia.
Andò via un istante, io respirai un po' più liberamente, mi stupivo della sua durezza quel giorno.
Quando tornò, aveva con se un paio di sandali col tacco alto.
Si sedette sul sofà e se li mise, mentre io, guardandole i piedi, non osavo muovermi da dove ero.
Si avvicinò e per prima cosa mi trovai le suole delle sue scarpe sulla bocca, notai che il tacco era sottile e che la suola era a punta, ma vedevo bene il piede nudo dentro e leccai senza protestare tutta la polvere sotto la sua suola.
Mi dette un calcio sullo zigomo, urlai per il dolore, visto che la scarpa era a punta, cercai istintivamente di allontanarmi.
-Stai fermo!
Le baciai la punta della scarpa, sperando che non mi colpisse più ma mi arrivò un altro calcio, più forte ancora del precedente, quindi, ancora un altro.
Poi, un piede dopo l'altro, salì sul mio stomaco.
Sentivo il suo tacco entrare in profondità dentro di me, urlai soffocato per il dolore, cercavo con le mani di spostarla, ma mi arrivò un'altra pedata sul mento e poi mi trovai la sua suola in faccia,
-Se non stai fermo, salgo sulla tua faccia con questi, sei avvertito!
Osservai da sotto il suo tacco a punta, si spostò e tornò subito ad insistere nel mio stomaco e poi sul torace con i suoi tacchi.
Scese brevemente e si fece pulire di nuovo la suola.
-Aveva ragione E., ti ho trattato troppo bene in questi giorni!
Non la sentivo, preso nella mia occupazione di leccarle la suola della scarpa, speravo che facendo un buon lavoro, si sarebbe calmata.
Improvvisamente mi dette un colpo di punta nello stomaco, non me lo aspettavo e mi raggomitolai su me stesso, me ne arrivò subito un altro ed un altro ancora.
Continuò a colpirmi, mentre vedevo le sue scarpe sparire nel mio stomaco ad ogni colpo, mentre, senza volerlo, mi allontanavo da lei.
-Ti avevo detto di stare fermo, ti avevo avvertito!
Vidi salire la sua scarpa verso la mia faccia, sentii che il suo peso aumentava, avevo la faccia rivolta verso di lei, e poi sentii che stava salendo su di me con tutto il suo peso, un tacco sulla guancia sinistra ed uno davanti agli occhi.
Non riuscivo ad urlare, tutto il suo peso sulla dura suola e i suoi tacchi, sentivo la testa esplodere, sentivo le lacrime cadere, ma non si spostò se non dopo qualche minuto.
-Ti conviene stare più fermo, se non vuoi che trasformi la tua faccia in uno zerbino bucherellato!
Mi impose alla bocca la scarpa a punta, gliela succhiai, sperando di placare la sua rabbia, ma la tolse e mi dette una nuova pedata di punta nello stomaco, e poi ancora altre e, come la volta precedente, mi allontanai da lei, senza volerlo.
-Ti avevo avvertito, non vuoi proprio imparare!
Salì sul lato della testa, si mosse come per pulirsi le scarpe su di me ed io mi trovai senza più aria per urlare.
Arrivarono altri calci e salì di nuovo su di me, ma iniziai a reagire sempre di meno, poi finalmente si tolse le scarpe e iniziò a camminare su di me a piedi nudi, mi voltò verso l'alto e trovai le sue nude piante sulla mia faccia dolorante e poi su tutto il mio corpo.
Quando si sedette nuovamente allo sdraio, io, anche se dolorante, mi addormentai.

Mi svegliai più tardi, sentivo qualcosa su di me, respiravo male e capii che ero nella solita posizione sotto lo sdraio e che aveva messo entrambi i suoi piedi sulla mia faccia.
Notò che ero sveglio dal mio brusco movimento, nel tentativo di respirare meglio.
-Che fai, ti muovi di nuovo?- disse dandomi una pedata.
-Pa...padrona?
-Che vuoi?- disse, spostando il piede per farmi parlare.
-Sto...sto male, posso avere qualche minuto di pausa?
Non adesso!- e il suo piede calò con forza sulla mia faccia, cancellando ogni ulteriore -commento.

Passai un'intera giornata inerme ai suoi piedi, aveva tenuto lì vicino i suoi sandali col tacco ed ogni volta che mi provavo a muovere, minacciava di rimetterseli e di colpirmi di nuovo.
Per fortuna non li ebbi più su di me per l'intera giornata.
Dopo cena suonarono alla porta ed entrarono E., M. e un'altra ragazza che ancora non conoscevo.
Baciai i piedi ad E., a M e alla ragazza nuova, avevano tutt'e tre scarpe con poco tacco ed erano senza calze, data la stagione estiva.
Mi fecero mettere a terra vicino al sofà, E. e M. si sedettero, appoggiando i piedi addosso a me, mentre la ragazza nuova si mise sulla sedia e R. restò momentaneamente in piedi.
Sentivo il peso delle due ragazze, i loro tacchi bassi su di me, faticavo a respirare.
-Dovrebbe essere pronto, vero?- disse M. ad R.
-Beh penso proprio di si- rispose- oggi sono stata piuttosto dura con lui, avevo quasi paura di averlo danneggiato seriamente...
-Ma che gli hai fatto?
-Beh, sono salita su di lui con i tacchi...e...anche sulla faccia.
E. si sporse, nel farlo affondò il tacco della sua scarpa su di me, io urlai, lei osservò i segni sulla mia faccia.
+Si in effetti la faccia è un po' rovinata, ma penso non ci sia niente di rotto, vero?
-No, credo di no, solo qualche ferita.
La ragazza nuova era rimasta silenziosa, quasi timida, mi volsi verso di lei, cercando ossigeno, da li sotto riuscivo a guardarla appena sopra le nude gambe.
-Dai, P., puoi mettere i piedi su di lui, se vuoi: è uno schiavo da piedi, come lo è G., non fare la timida!
P, alzò le gambe e senza togliersi le scarpe, mi mise i piedi sulla faccia.
Era pesante, non me lo aspettavo e fui completamente isolato dalla loro conversazione, tornando attivo, solo quando, spostando i suoi piedi, si tolse le scarpe e mise i piedi nudi sulla mia faccia.
-Dovrebbe andare bene, vero?- chiese M.
-Si, certo, va benissimo!- rispose lei- Ma...è ancora reattivo? Parla?
-Ogni tanto si lamenta quando gli camminiamo un po' addosso, ma se vuoi farlo tacere, basta che gli tieni i piedi in faccia come adesso.
-Si, si, su questo non c'è problema....
R. non era praticamente intervenuta fino ad allora, mi voltai da sotto i piedi di P. e le guardai i piedi, finalmente si sedette e me li trovai vicino alla faccia. Spontaneamente glieli baciai, anche grazie al fatto che la ragazza nuova aveva spostato i piedi verso il collo e sentii parlare di mille altre cose, ma nel mio universo li sotto non le sentii veramente.

Quando se ne andarono, provai a parlare a R., mentre eravamo già sul letto, pronti a dormire.
-Pa...padrona...
-Che vuoi?
-Chi è questa P.?
-Stai zitto e lecca!- disse imponendomi alla lingua i suoi piedi.
Non mi arresi e, leccando, continuai a chiederle notizie di P.
-Ma volevo solo sapere...chi è...
-Se non stai zitto, ricominciano le pedate, per cui lecca e taci!
Obbedii tacendo e ripresi a leccarle i piedi. Provai ancora a chiederle alcune volte ma ogni tentativo di parlare quella sera fu tacciato allo stesso modo ed alla fine desistetti.


Il giorno successivo, dolorante e sfinito per l'ennesima notte insonne, mi trovai allo sdraio nella mia solita occupazione ed in breve mi dimenticai della sera precedente e della ragazza nuova e tutta la giornata scorse ai suoi piedi.
Il mattino successivo, R. si svegliò presto, feci colazione ai suoi piedi come al solito e vidi che si andava a vestire, come se dovesse uscire.
Suonarono alla porta, vidi che c'erano M. e P.
Eccolo, è già lì al suo posto, come vedi, non dovrebbe darti problemi!
Io ero sotto al tavolo, P. si avvicinò e senza esitazione si tolse le scarpe e mi trovai i suoi piedi nudi sulla faccia.
Si alzò, e disse che doveva trovare la posizione ma che andava tutto benissimo.
R. si avvicinò, vidi che era vestita per uscire, ricordai che forse le ferie erano finite per lei, le baciai i piedi e poi quelli di M. e mi trovai sotto al tavolo a guardare l'alto, in attesa del ritorno di P.
Senza una parola si sedette sulla sedia a cavallo del mio corpo e mi buttò i piedi in faccia.
Per buona parte della mattinata non riuscii a parlarle, ad ogni tentativo seguiva una pedata ed alcune furono forti al punto da farmi male, per cui desistetti dal tentativo di farla parlare.
Giudicai che i suoi piedi erano un 39, più grandi di quelli di R. e delle altre due ragazze e sudava molto, quasi quanto R.
Nel pomeriggio tornai alla carica, provando a chiedere almeno chi fosse, ma ricevetti in cambio solo delle pedate, via via più forti, provai ad impietosirla leccandole i piedi, lei lasciò fare ma poi mi fece smettere con altre pedate. Provai a piangere, ma i suoi piedi non si spostarono da me, sudò molto ed io mi assopii, svegliandomi solo al ritorno di R.
Parlarono un po' tra di loro, ignorandomi completamente, mi trovai subito addosso i piedi sudati della mia padrona da leccare e poi tutto lo sporco dalle sue suole da ripulire.

Più tardi nella serata provai a chiedere di nuovo a R.
-Chi è. P.?
-Stai zitto e lecca!- disse, imponendomi i piedi.
-Leccai ma questa volta non desistetti e ripetei la domanda altre 4 volte ed alla fine lei cedette.
-Non ti dovrebbe interessare chi è questa P. E' una padrona come tante altre, come lo sono io, come lo sono anche M. ed E. E' abituata da sempre ad avere qualcuno sotto di lei, forse ti sarà sembrata poco interattiva ma per lei non sei altro che un oggetto, anzi si infastidisce quando le parli. In questi giorni è più nervosa del solito perché prepara un esame, ma non dovrebbe farti troppo male, non penso che ti abbia nemmeno camminato addosso...
-Mi ha dato pedate...
-Si, immaginavo, ma forse la infastidivi mentre studiava...
-Non sapevo che studiasse, volevo solo sapere chi era lei che era sopra di me.
Mosse il piede sul mio naso.
-Non ti deve interessare chi è, è una padrona come tutte noi, passerai un po' di tempo con lei in questi giorni, almeno fino a che il suo schiavetto si riprenderà e forse ci vorrà del tempo...
-Ma che cosa ha....?
-Niente di che, si è solo dimenticata di dargli da mangiare e da bere per alcuni giorni, ogni volta che lui chiedeva qualcosa gli dava pedate, poi lui ha smesso di chiedere e lei non gli ha dato nulla, fino a che si è accorta che era svenuto. Ora lo sta curando M., ma nel frattempo tu prendi il suo posto! Stai tranquillo che penserò io a nutrirti e darti da bere!
Le baciai i piedi.
-Grazie padrona...

I giorni successivi furono ancora più duri e sudati del primo giorno, non chiesi nulla a P. né provai a parlarle e man mano che il tempo passava, mi sentivo sempre più come uno straccio buttato sotto i suoi piedi.
La sera e la notte R, non mi concedeva alcuna pausa, diceva che dovevo recuperare il tempo perso in giornata e ovunque fossi, avevo sempre i suoi piedi su di me, in maniera perfino più soffocante del solito.
Mi nutriva poco e mal volentieri, per lei era tempo perso che mi distraeva dal mio compito principale che era il leccarle i piedi, in quei giorni era mancato da parte sua ogni minimo gesto di affetto, sembrava non si accorgesse che stessi male.
Decisi che dovevo avere la sua attenzione sulle mie condizioni, qualunque cosa questo significasse e decisi di avvalermi della collaborazione della nuova ragazza P.
Arrivò come al solito di prima mattina, baciai distrattamente i piedi di R. che usciva e mi misi sotto il tavolo, in attesa che come al solito i suoi piedi si appoggiassero sulla faccia.
Quel giorno erano più sudati del solito, attesi qualche istante e poi decisi di provare a mettere in atto il mio piano, anche se sarebbe stato doloroso.
Lei non tollerava nessun contatto fisico, oltre ai suoi piedi in faccia, oltre che nessun tipo di dialogo.
Le sfiorai le caviglie ed immediatamente ricevetti una forte pedata in faccia.
La pedata mi stordì ma tornai a toccarle la caviglia e ricevetti una scarica di pedate.
Mossi la faccia dolorante, non tollerava neppure il movimento e non dovetti attendere molto prima di ricevere altre due pedate.
Ora sentivo il gusto del sangue in bocca, i denti avevano tagliato il labbro, ma non per questo desistetti e, anzi, con fatica, mi voltai e le toccai di nuovo la caviglia,
La scarica di pedate fu davvero forte questa volta, sentivo come se mi avesse rotto qualcosa, sentivo di essere vicino al mio scopo.
Allungai ancora una volta la mano, le toccai ancora la caviglia e non restai sveglio fino alla fine della successiva carica di forti pedate.
Tornai brevemente cosciente non sapendo dove ero, avevo difficoltà a respirare per via dei suoi piedi che me lo impedivano, mi mossi ma ricevetti altre pedate e mi riaddormentai soffocando lentamente sotto di lei.

Mi svegliai con violenza, come se fossi stato rianimato e la prima cosa che vidi fu il volto di M. la dottoressa, pensai che non l'avevo mai vista così vicina.
-Hai appena rotto il tuo schiavo, perché hai ridotto così anche lui?- disse a P.
-Si muoveva, non la smetteva di lamentarsi e toccarmi la caviglia!
-E' strano perché di norma resta fermo come tappetino...ma come te ne sei accorta?
-Niente, ho spostato un attimo i piedi, alzandomi per andare in bagno e quando sono tornata, l'ho visto così. Mica mi ero accorta di averlo ridotto così?
-Beh, forse non gli hai rotto nulla, ma è pieno di ecchimosi, R. se ne accorgerà, cosa le diciamo?
-Non so, ci penserò su, mi verrà in mente qualche scusa prima di sera. Intanto mettimelo li che devo finire di studiare...
Sentii che mi spostavano di nuovo sotto il tavolo. Mi trovavo di nuovo nella posizione di prima, toccai le gambe del tavolo e poi quelle della sedia, non capendo appieno dove fossi.
-Va bene, te lo lascio, ma vedi di stare più attenta...
-Si, vai tranquilla, non penso che nelle condizioni in cui è, mi tocchi più!
Senza molto capire l'universo attorno a me, trovai solamente i suoi piedi nudi sulla faccia e non seppi più nulla fino a sera.

R. se ne accorse eccome, finalmente sembrò interessata e perfino preoccupata delle mie condizioni, mi permise di riposare buona parte della giornata successiva, tenendo i suoi piedi su di me, ma stando attenta a non soffocarmi né ad insistere troppo sulla faccia ferita e notò che, dopo la giornata di riposo, essendomi praticamente ripreso, potevo di nuovo tornare ad esserle utile e, senza remore, mi fece dormire ai suoi piedi durante la notte.
Il giorno successivo, era domenica, provò a parlarmi.
-Perché lo hai fatto?
Per la prima volta dopo parecchi giorni, R. mi rivolgeva la parola e si era messa vicino a me, era molto tempo che non le ero così vicino.
Mi accarezzò con le mani, le sorrisi ma poi fece una smorfia come se sentisse cattivo odore, probabilmente puzzavo di piedi, per cui si sedette ed iniziò ad accarezzarmi con i piedi, io glieli presi in mano ed iniziai a massaggiarglieli.
Mi alzai leggermente, per riuscire a massaggiarla meglio mentre lei continuava a guardarmi.
-E allora...perché?
-Non...non lo so...
-Hai rischiato davvero grosso con lei, lo sai?
-Non...non si sarebbe fermata?
-No, temo di no. Lei è fatta così, nemmeno ti vede quando sei sotto di lei...
-Ma mi ha riempito di pedate....
-Si, ma sei tu che te lo sei voluto, perché?
Non sapevo cosa rispondere, avevo troppe cose per la mente confusa, mentre le massaggiavo i piedi, allora provai a fronteggiare la situazione di petto, smettendo di massaggiarla, alzandomi di quel poco, in modo che fossi quasi alla sua altezza, mi guardò quasi stupita della mia posizione non sotto di lei.
-Non so...è che ultimamente sei stata molto dura con me...e questo è stato un mio piccolo tentativo per...per avere la tua attenzione...
-Io, dura? Non mi pare affatto....
-Come fai a dirlo? Mi sei camminata addosso con i tacchi, mi hai riempito di pedate e calci, non mi hai permesso nemmeno per un istante di allontanarmi dai tuoi piedi, hai permesso a M. e ad E. di utilizzarmi con durezza, lamentandoti e punendomi per aver cercato di sottrarmi a loro, non mi lasci un secondo di respiro e...
-Ferma ferma ferma...cos'è questo, un tentativo di ribellione?
Sentivo le sue gambe diventare pesanti nel mio grembo.
-No, volevo solo parlarti e...
Improvvisa alzò il piede e mi giunse una pedata. Era stata forte, urlai per il dolore, istintivamente mi abbassai sotto di lei per baciarle i piedi, chiedendole pietà.
-Non ho nessun problema, anche se ti sei appena ripreso, a farti tornare nelle condizioni fisiche di ieri ed anche peggio a forza di pedate, se vuoi...
-Ma io, in verità....
Un'altra pedata.
-Tu hai scelto di diventare uno schiavo da piedi, tu avresti dovuto sapere a cosa andavi incontro. Io con te sono stata fin troppo gentile....
Sentivo il sudore dei suoi piedi, lo sguardo furente, il piede cercò la mia faccia
-Ti conviene supplicarmi di punirti e di rimanere fermo mentre lo faccio, se no potresti finire male....
Sentivo di non aver scelta, provai a tergiversare ma poi mi alzai in ginocchio, misi le mani dietro la schiena, la faccia verso i suoi piedi.
-Ti prego, colpisci...come vuoi...
Non se lo fece ripetere, mi dette una serie di pedate, urlai ancora per il dolore ma non mi spostai fino a che crollai a terra sotto di lei. Lei si alzò in piedi e prese a camminarmi addosso con forza.
-Ricorda che sei uno schiavo da piedi, il mio tappetino e schiavo e non ti permetterò mai più di alzarti da li sotto dove tu spontaneamente ti sei messo. Vedi di ricordartelo, ora e per sempre!
Con un'ultima serie di pedate, fu completamente sedato ogni mio tentativo presente e futuro di sentirmi suo pari e da quel giorno e per tutti i giorni seguenti, la mia testa fu sempre e costantemente dove lei voleva, ossia sotto i suoi piedi o quelli di una qualsiasi delle sue amiche.
Sara.61
00venerdì 22 giugno 2012 19:09
Bravo
mi sono perso un po, comunque bravo.
andybis
00mercoledì 8 agosto 2012 14:43
un ultimo capitolo...
..e anche questa, pur riveduta e corretta, è finita!

Terapia d'urto-8

Dopo quell'ennesima punizione da parte di R., le mie condizioni fisiche ma soprattutto mentali peggiorarono ulteriormente,
Il giorno successivo lo passai sotto di E,, subendo passivamente ciò che voleva fare, appositamente mi camminò spesso sulla faccia, dicendo che mi stava facendo un favore visto che mi piaceva, mentre a me invece più volte sembrò di impazzire sotto i suoi piedi che non mi lasciavano pause.
A fine giornata R. tornò a casa, mi guardò distrattamente, si tolse le scarpe e mi utilizzò per pulirle i piedi nudi da tutto il sudore accumulato in giornata.
Non riuscii a cenare per via della nausea e, dopo cena, mi trovai ignorato sotto i suoi piedi mentre guardava la tv.
Si addormentò e, approfittando dei primi minuti di tranquillità di quella giornata, iniziai a riflettere sulla crudeltà dei suoi piedi e del suo modo di trattarmi.
Uno dei piedi era sul naso, mentre l'altro piede nudo era sul collo, erano piedi molto belli e morbidi, faticavo a pensarli crudeli come lo erano stati nei giorni precedenti e come lo erano tuttora.
Respiravo il suo odore che la mia lingua non era riuscita a portare via, mi voltai leggermente e guardai il tallone con cui mi aveva colpito il giorno precedente, era bello ed appariva morbido, così come morbide erano le dita dei suoi piedi.
Sentii che il suo peso era fermo, dopo pochi istanti sentii un leggero russare e capii che, stanca della giornata, si era probabilmente addormentata.
Avrei dovuto leccarle i piedi, come mi aveva ordinato di fare ma la lingua era quasi insensibile e dolorante a causa del continuo utilizzo e, sfinito, mi addormentai sotto di lei.

Mi svegliai dopo pochi minuti, sentivo dei colpi, aprii gli occhi e vidi la luce accesa mentre R., accovacciata vicino a me, mi schiaffeggiò ancora ed io capii cosa erano stati i colpi che avevo sentito.
Mi osservò, il suo sguardo sembrava quasi compassionevole ma non ebbi tempo per riprendermi che si alzò in piedi, appoggiò un piede sul mio torace e poi salì con tutto il suo peso su di me schiacciandomi.
Immediatamente ebbi difficoltà a reggere il suo peso, mi osservò vedendo che faticavo a respirare sotto di lei ma non si spostò, i suoi piedi fermi su di me.
Mi spostò un piede sulla faccia.
-Ma come sei ridotto? Sei lì sotto e sembra che tu debba morire da un momento all'altro. Pensa se non fossi qua da sola ed avessi una delle mie amiche che vuole camminarti addosso, cosa faresti? Riusciresti a sopravvivere?
Scese dal mio corpo, subito iniziai a respirare meglio, mi mise un piede nudo sul naso.
-Dimentichi sempre che devi respirare solo l'aria che passa tramite le dita dei miei piedi...
Cercai di voltarmi per respirare meglio ma lei mi seguì ed io desistetti, respirando a pieni polmoni il suo odore sotto le dita dei piedi.
Dopo pochi istanti spostò via il piede dal naso ed io, preso da una strana eccitazione, mi voltai verso di lei, andando a cercare ancora il suo odore.
Guardai verso l'alto, mentre respiravo l'odore dei suoi piedi, mi osservava con aria soddisfatta.
-Si, indubbiamente la mia terapia d'urto ha funzionato. Ora cerchi i miei piedi e il mio odore e questo mi fa piacere, ma non sei ancora come ti voglio...
-E...co...come...?
Devi essere molto più resistente al calpestamento e, soprattutto, non ti devi sottrarre -tutte le volte che voglio prenderti a pedate. Forse dovrei allenarti un po' e dovrei chiedere anche a P. e alle altre di fare lo stesso...
Le accarezzai il piede sul mio naso, le baciai la pianta e poi gliela leccai, sentii che non avevo alcuna possibilità di sottrarmi a quello che lei aveva deciso.

Iniziò un periodo molto duro per me. Oltre a leccare i piedi o stare fermo per ore sotto P., venivo allenato da tutte loro con durezza, mi camminarono addosso senza sosta e nonostante le mie condizioni, non mi liberavano dalla loro tortura se non dopo molto tempo.
Una sera di quelle R. decise che voleva prendermi a pedate, visto che era nervosa e voleva sfogarsi.
Mi fece mettere in ginocchio di fronte a lei, io barcollavo ma lei, tenendomi fermo con le mani, iniziò a colpirmi con calci e pedate su stomaco, torace e faccia.
Rischiai di cadere a terra molte volte, ma ogni volta, nonostante il dolore, mi rimisi in posizione continuando a prendermi pedate, fino a che lei non si ritenne sufficientemente sfogata.
Mi guardò ancora in ginocchio di fronte a lei.
-Bravo, molto bravo...mettiti pure giù, la faccia sotto i miei piedi.
Mi buttai sotto di lei, alzò i piedi e me li calò addosso.
-Ecco, messo lì sotto sei perfetto, non ti sembra di essere nel tuo posto naturale?
Respiravo nuovamente l'odore dei suoi piedi, il suo peso sulla mia faccia.
-Basta pedate...ti prego....-dissi, cercando di respirare sotto di lei- .non riesco più a sopportarne altre...ho paura...
Mi arrivò una pedata, e poi un'altra più forte. Mi porse i piedi ed io, da sotto, glieli leccai.
-Stavo giusto facendoti i complimenti perché non ti sei mosso e hai permesso di sfogarmi...
-Si, lo so, ma temo che...mi danneggerai se continui così...
Mi dette un'altra pedata, ignorando le mie proteste.
-Non vuoi nemmeno sapere che cos'è il tuo premio?
-No, cioè...si, padrona, vorrei sapere...cosa...
Mi dette una pedata.
-Lecca e non interromperti mentre parli, voglio che continui a leccare, senza smettere! Anzi, mettiamo una regola nuova: tutte le volte che vuoi parlare e mi chiedi la parola, mi baci i piedi e poi, quando parli, lo fai mentre me li lecchi!
-Si padrona...
-Da subito!- mi dette una pedata.
Incominciai a leccarle i piedi.
-Allora, vuoi saperlo? Qual'è il tuo premio?
-Si...voglio...per....favore...saperlo...-dissi, leccandole il sudore da sotto il tallone.
-Che cosa vorresti di più di tutto?
Iniziai a pensare, ero confuso per via delle pedate, mi interruppi un istante, lei mi minacciò col piede ed io ripresi subito a leccare.
-Vorrei...dormire...una notte...sul tappeto...
-Uhmmm...no, non era quello che avevo in mente...pensavo piuttosto, visto che hai la lingua un po' stanca, di godere dei tuoi massaggi notturni con le mani, magari ti metti in ginocchio accanto al letto e me li massaggi tutta la notte...ti piacerebbe?
-Si..padrona....
-Benissimo, allora resterai in ginocchio tutta la notte e mi massaggerai con le mani! Domani la tua lingua dovrebbe stare meglio...
In un lampo di coscienza, mi immaginai in ginocchio tutta la notte, sarebbe stato un inferno.
-Padrona...e cosa succederebbe se...
Mi arrivò in faccia una pedata molto forte.
-Ma allora non capisci proprio nulla...cosa ti ho detto di fare poco fa, prima di rivolgermi la parola?
Un po' intontito per l'ennesima pedata della serata, mi sforzai di ricordare e le baciai i piedi.
-Padrona...
-Dimmi pure...
-Che cosa succederebbe se...
Un'altra pedata di lato sulla faccia.
Mi ricordai che dovevo leccare, mi tuffai con la lingua sotto di lei.
-Che cosa...succederebbe...se cado...cioè...non penso...che riuscirò...tutta la notte...
-E' molto semplice. Se ti sentirò smettere o cadrai sul tappeto, ti dovrò punire. -E...secondo te, che punizione potrei darti?
-Pe...pedate?
-Esattamente, Nelle condizioni in cui già sei, non ti conviene prendertene altre, non sei d'accordo?
-Si...basta...pedate...
-Ma se te le meriti perché mi disubbidisci, come faccio a non dartele?
-Si, giusto...padrona...
Realizzai che il mio premio non era altro che una nuova tortura.
-Per favore...
-Dimmi.
-Posso dormire...con la faccia...sotto i tuoi piedi....per favore...
-Beh volevo lasciarti riposare la lingua ma...come vuoi tu, se preferisci...Però guai a te se smetti di leccare, vale la stessa regola!
Non riuscivo a credere alla sua crudeltà.
-Ed allora...cosa decidi? Massaggio con le mani in ginocchio o con la lingua con la faccia sotto i piedi?
Ci pensai un minuto, mi minacciò ed io ripresi a leccare.
-Faccia sotto...i tuoi piedi...per favore...
-Ok, ti concedo di dormire con la faccia sotto i miei piedi, come tutte le notti. O, meglio, io dormirò e tu lavorerai con la lingua.
-Grazie...padrona...
Trascorsi la restante parte della serata sotto di lei e la notte mi trovai coricato nella stessa posizione di sempre.
Mi ricordai della sua minaccia, ero sfinito ma mi sforzai mordendomi anche il labbro per rimanere sveglio mentre la leccavo. Più volte mi addormentai, svegliandomi nel panico, temendo si svegliasse e che mi trovasse non all'opera sui suoi piedi e restai in un agitatissimo dormiveglia per buona parte della notte, fino a che non crollai sfinito sotto i suoi piedi, dormendo.

Mi svegliai nel modo più brusco possibile. Aveva iniziato a colpirmi in faccia con i piedi, con forza ed intenzionalmente.
Vidi che era mattina, aveva alzato le lenzuola e aveva deciso di svegliarmi a pedate.
Nella confusione mentale del risveglio, provai a fermarla con le mani ma la innervosii ulteriormente e dopo l'ennesima pedata, persi i sensi.

-E' inevitabile, quando ce l'hai lì sotto, non riesci a resistere alla tentazione di prenderlo a calci!
Mi ero svegliato, non capivo dov'ero, vedevo solo piedi davanti a me, ero a terra di lato, mi sembrò di riconoscere M. la dottoressa, vicino a R., la mia padrona.
Vidi poi la gamba del tavolo, ero in cucina sotto il tavolo, capii che mi aveva trascinato fino a lì sotto e, dall'infradito davanti a me, capii che mi aveva utilizzato comunque durante la sua colazione.
Provai a muovermi, sentivo dolore dappertutto, provai ad alzarmi, ma caddi subito di lato.
Mi trovai subito i suoi piedi davanti a me, glieli baciai.
-Ogni tanto ho un po' di paura a trattarlo così...
-E di cosa?
-Ogni tanto ho paura che, mentre lo calpesto, potrei causargli dei danni gravi. A volte ho paura di non accorgermi e magari rimanere troppo ferma sul suo collo e soffocarlo. Oppure di colpirlo troppo forte con le pedate....O di trovarlo una mattina soffocato sotto di me, con ancora la faccia sotto i miei piedi...
-Beh si, il rischio c'è ma adesso lo hai reso completamente schiavo. Sono certa che se anche gli chiedessi, sceglierebbe di certo di rimanere sotto di te, anche se questo comporta dei rischi, piuttosto che allontanarsi da te.
-Beh si potrei...
-Prova a chiederglielo!
R. si avvicinò, mi mise un piede nudo di fronte al naso, le osservai la pianta con uno strano desiderio, anche se mi aveva fatto male poco prima.
-Se riesci a rispondere...beh...volevo solo chiederti se vuoi rimanere qui sotto di me ed essermi schiavo per sempre...o...o no?
-Io...io...
-Si, insomma, non ti dico che non avrai dei rischi ma...insomma, penso che a te piaccia rimanere sotto di me, vero?
Le osservai il piede nudo, ero eccitato, glielo accarezzai, baciandoglielo.
-Si, ti prego, voglio restare sotto i tuoi piedi, per favore...
-Ottimo! Sono contenta. Però, mi spiace per te ma hai fatto un errore...
-Qua...quale?
-Hai risposto senza leccare, lo sai che cosa ti aspetta, vero?
-Si...
-Allora girati per bene, verso l'alto.
Mi voltai, alzò il piede e me lo stampò forte sulla faccia, poi si sedette e aggiunse l'altro, appoggiandomelo addosso, ritrovai il suo peso e il suo odore. Ricominciò a parlare con M.
-Ma oggi P. può utilizzarlo normalmente?
-Certo che si, dovrebbe arrivare a minuti, anzi vado a vedere un secondo la situazione su da E., mentre lei arriva.
Dopo pochi minuti suonarono alla porta, vidi che P. oggi aveva delle scarpe da ginnastica senza calze, parlarono tra di loro e poi mi trovai sotto i piedi sudati di P.
Iniziai a lacrimare e poi piansi, non volevo separarmi da R., ma P. mi ignorò completamente durante tutta la giornata ed io mi trovai, inerte, a farle da poggiapiedi. Più tardi mi camminò addosso, era pesante e i suoi piedi nudi non mi dettero tregua, mentre camminava su di me, ignorandomi. La sera, quando R. tornò, mi buttai sotto i suoi piedi, cercandone il contatto e l'odore, quasi volendo lavar via l'odore dei piedi di P.

E così trascorsero la maggior parte delle mie successive giornate. A volte ero più reattivo e mi potevano utilizzare meglio come leccapiedi, altre volte invece non ero altro che uno straccetto poggiapiedi, iniziarono anche ad utilizzarmi senza togliersi le scarpe e lasciandomi addosso delle impronte. Nella stagione fredda temevo soprattutto un paio di stivali di R., che pur non avendo troppo tacco, scavavano profondamente dove li appoggiava, lasciandomi impronte ed ogni tanto facendomi sanguinare. Le volte che li metteva, temevo già il suo ritorno alla sera, ma poi me ne dimenticavo, iniziando a servire come ogni giorno i piedi di una delle altre ragazze.
Quando tornava, dopo averglieli puliti con la lingua, cercavo di sopportarne il peso, mentre, seduta, chiacchierava tranquillamente con colei che mi aveva utilizzato durante la giornata.
Sotto il suo tacco sanguinavo, mentre le leccavo l'altra suola, incurante dello sporco che vi era accumulato. Mi ammalai, la dottoressa dette la colpa a qualcosa che avevo raccolto con la lingua sotto le suole di R., ma io iniziai a supplicare R. di lasciarmi comunque pulirle le suole, in fondo in fondo avevo capito quale era la mia posizione, e lei mi concesse di farlo e quella divenne una prassi quotidiana che presto andò anche a coinvolgere tutte le altre ragazze.
Dentro di me speravo di poterla soddisfare ogni giorno meglio e, leccandole le suole e poi i piedi, sapevo di aver trovato così, il mio modo di essere.
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