Settimo e forse ultimo capitolo
Terapia d'urto-7
Un pomeriggio di un giorno qualsiasi ero al suo servizio, massaggiandole i piedi con le mani. Mi aveva concesso di poterglieli massaggiare con le mani, per riposare un po' la lingua, ma non mi aveva dato il permesso di allontanarmi da lei e dai suoi piedi.
La schiavitù cui inizialmente mi ero sottoposto con passione, mi stava sfinendo, anche se continuavo a trovare i suoi piedi molto sensuali, tant'è che nonostante la stanchezza, mi eccitavo ancora.
In quei giorni era cambiata, mi utilizzava con insistenza e lo stesso facevano le sue amiche.
D'improvviso mi fece cenno di abbassarmi, mi ero riposato poco, ma i suoi piedi reclamavano di nuovo le mie attenzioni.
-In questi giorni mi deludi...
Alzai verso di lei lo sguardo, non capivo a cosa si riferisse, in tutti quei giorni non mi ero sottratto nemmeno un istante al suo volere.
-Cosa...cosa intendi? Sono sempre qua, sotto i tuoi piedi...-dissi, senza smettere di leccarglieli.
-Non basta!
Mi dette una pedata in faccia, che mi sorprese e feci per allontanarmi senza staccarmi da lei, riprendendo a massaggiarglieli con le mani.
-Ieri M, lamentava che ti sottraevi di continuo ai suoi piedi quando te li imponeva da leccare, mentre E. ha detto che non riusciva a tenerti fermo mentre ti calpestava e che solo con fatica è riuscita a tenerti sotto...
Mi porse il piede.
-Lecca!
-Scu...scusa padrona....-dissi, rimettendomi a leccare,
Mosse il piede sulla mia lingua e poi, improvvisa, partì un'altra pedata in faccia.
-Avresti ormai dovuto capire qual'è il tuo posto, visto che ora sei diventato il mio schiavo da piedi!
-Si, padrona...
-E allora qual'è?
-Il mio posto è ai tuoi piedi...-dissi, baciandoglieli.
Mi arrivò un'altra, forte, pedata in faccia.
-Non basta!
Mi scossi, stupito per la sua violenza.
-Il mio posto è sotto....ai tuoi piedi...sempre...
Mi avvicinai e le detti di nuovo un bacio ma mi dette un'altra pedata e questa volta mi fece male allo zigomo sinistro.
-Basta pedate, ti prego...-dissi, supplicandola e riempiendole i piedi di baci.
-E allora? Qual'è il tuo posto?
-Il mio posto è sotto ai tuoi piedi...e a quelli delle tue amiche...
Osservai i suoi piedi, mi avvicinai per baciarglieli, timoroso per altre pedate ma me li impose semplicemente sul naso ed io aspirai il suo odore.
-Esattamente, ed allora perché ieri ti sottraevi a M. e ad E.?
-Scusa...non...non sono abituato a tenere questi ritmi e...avevo male sul serio quando..quando E. è salita su di me...
Mi giunse un'altra pedata, facendomi male nuovamente nello stesso punto di prima.
-Questo non deve farti comunque dimenticare il tuo dovere, ossia quello di restare sotto i piedi, non ti pare?
-Ma io...
Mi arrivo una pedata ancora più forte, io istintivamente mi allontanai.
-Ecco, per esempio adesso voglio darti alcune pedate e tu sai benissimo che non dovresti sottrarti, non è vero?
-Si, scusa, ma mi fai male...
-Non mi importa: avvicinati e vedi di restare fermo!
Le guardai i piedi nudi, continuavo a trovarli molto seducenti, mi avvicinai ma, appena li toccai, ricevetti un paio di forti pedate in faccia e d'istinto mi allontanai di nuovo.
Se non ti avvicini e stai fermo, mi sa che ti dovrò punire seriamente!
Mi avvicinai, con un po' di paura e appena sentii l'odore del suo sudore, stampò altre pedate forti in faccia.
Crollai a terra con la faccia dolorante.
-Vedi, ci siamo di nuovo...ora mi tocca punirti!
Le volte precedenti quando ero a terra, mi medicava o comunque smetteva di colpirmi ma questa volta sembrava di un'altra idea.
Si alzò in piedi, spostò via lo sdraio, mi guardò un istante e poi iniziò a colpirmi con pedate su tutto il corpo, arrivarono dei calci nello stomaco e anche nelle palle, la supplicai che smettesse ma mi dette ancora altre pedate ovunque e anche in faccia.
Andò via un istante, io respirai un po' più liberamente, mi stupivo della sua durezza quel giorno.
Quando tornò, aveva con se un paio di sandali col tacco alto.
Si sedette sul sofà e se li mise, mentre io, guardandole i piedi, non osavo muovermi da dove ero.
Si avvicinò e per prima cosa mi trovai le suole delle sue scarpe sulla bocca, notai che il tacco era sottile e che la suola era a punta, ma vedevo bene il piede nudo dentro e leccai senza protestare tutta la polvere sotto la sua suola.
Mi dette un calcio sullo zigomo, urlai per il dolore, visto che la scarpa era a punta, cercai istintivamente di allontanarmi.
-Stai fermo!
Le baciai la punta della scarpa, sperando che non mi colpisse più ma mi arrivò un altro calcio, più forte ancora del precedente, quindi, ancora un altro.
Poi, un piede dopo l'altro, salì sul mio stomaco.
Sentivo il suo tacco entrare in profondità dentro di me, urlai soffocato per il dolore, cercavo con le mani di spostarla, ma mi arrivò un'altra pedata sul mento e poi mi trovai la sua suola in faccia,
-Se non stai fermo, salgo sulla tua faccia con questi, sei avvertito!
Osservai da sotto il suo tacco a punta, si spostò e tornò subito ad insistere nel mio stomaco e poi sul torace con i suoi tacchi.
Scese brevemente e si fece pulire di nuovo la suola.
-Aveva ragione E., ti ho trattato troppo bene in questi giorni!
Non la sentivo, preso nella mia occupazione di leccarle la suola della scarpa, speravo che facendo un buon lavoro, si sarebbe calmata.
Improvvisamente mi dette un colpo di punta nello stomaco, non me lo aspettavo e mi raggomitolai su me stesso, me ne arrivò subito un altro ed un altro ancora.
Continuò a colpirmi, mentre vedevo le sue scarpe sparire nel mio stomaco ad ogni colpo, mentre, senza volerlo, mi allontanavo da lei.
-Ti avevo detto di stare fermo, ti avevo avvertito!
Vidi salire la sua scarpa verso la mia faccia, sentii che il suo peso aumentava, avevo la faccia rivolta verso di lei, e poi sentii che stava salendo su di me con tutto il suo peso, un tacco sulla guancia sinistra ed uno davanti agli occhi.
Non riuscivo ad urlare, tutto il suo peso sulla dura suola e i suoi tacchi, sentivo la testa esplodere, sentivo le lacrime cadere, ma non si spostò se non dopo qualche minuto.
-Ti conviene stare più fermo, se non vuoi che trasformi la tua faccia in uno zerbino bucherellato!
Mi impose alla bocca la scarpa a punta, gliela succhiai, sperando di placare la sua rabbia, ma la tolse e mi dette una nuova pedata di punta nello stomaco, e poi ancora altre e, come la volta precedente, mi allontanai da lei, senza volerlo.
-Ti avevo avvertito, non vuoi proprio imparare!
Salì sul lato della testa, si mosse come per pulirsi le scarpe su di me ed io mi trovai senza più aria per urlare.
Arrivarono altri calci e salì di nuovo su di me, ma iniziai a reagire sempre di meno, poi finalmente si tolse le scarpe e iniziò a camminare su di me a piedi nudi, mi voltò verso l'alto e trovai le sue nude piante sulla mia faccia dolorante e poi su tutto il mio corpo.
Quando si sedette nuovamente allo sdraio, io, anche se dolorante, mi addormentai.
Mi svegliai più tardi, sentivo qualcosa su di me, respiravo male e capii che ero nella solita posizione sotto lo sdraio e che aveva messo entrambi i suoi piedi sulla mia faccia.
Notò che ero sveglio dal mio brusco movimento, nel tentativo di respirare meglio.
-Che fai, ti muovi di nuovo?- disse dandomi una pedata.
-Pa...padrona?
-Che vuoi?- disse, spostando il piede per farmi parlare.
-Sto...sto male, posso avere qualche minuto di pausa?
Non adesso!- e il suo piede calò con forza sulla mia faccia, cancellando ogni ulteriore -commento.
Passai un'intera giornata inerme ai suoi piedi, aveva tenuto lì vicino i suoi sandali col tacco ed ogni volta che mi provavo a muovere, minacciava di rimetterseli e di colpirmi di nuovo.
Per fortuna non li ebbi più su di me per l'intera giornata.
Dopo cena suonarono alla porta ed entrarono E., M. e un'altra ragazza che ancora non conoscevo.
Baciai i piedi ad E., a M e alla ragazza nuova, avevano tutt'e tre scarpe con poco tacco ed erano senza calze, data la stagione estiva.
Mi fecero mettere a terra vicino al sofà, E. e M. si sedettero, appoggiando i piedi addosso a me, mentre la ragazza nuova si mise sulla sedia e R. restò momentaneamente in piedi.
Sentivo il peso delle due ragazze, i loro tacchi bassi su di me, faticavo a respirare.
-Dovrebbe essere pronto, vero?- disse M. ad R.
-Beh penso proprio di si- rispose- oggi sono stata piuttosto dura con lui, avevo quasi paura di averlo danneggiato seriamente...
-Ma che gli hai fatto?
-Beh, sono salita su di lui con i tacchi...e...anche sulla faccia.
E. si sporse, nel farlo affondò il tacco della sua scarpa su di me, io urlai, lei osservò i segni sulla mia faccia.
+Si in effetti la faccia è un po' rovinata, ma penso non ci sia niente di rotto, vero?
-No, credo di no, solo qualche ferita.
La ragazza nuova era rimasta silenziosa, quasi timida, mi volsi verso di lei, cercando ossigeno, da li sotto riuscivo a guardarla appena sopra le nude gambe.
-Dai, P., puoi mettere i piedi su di lui, se vuoi: è uno schiavo da piedi, come lo è G., non fare la timida!
P, alzò le gambe e senza togliersi le scarpe, mi mise i piedi sulla faccia.
Era pesante, non me lo aspettavo e fui completamente isolato dalla loro conversazione, tornando attivo, solo quando, spostando i suoi piedi, si tolse le scarpe e mise i piedi nudi sulla mia faccia.
-Dovrebbe andare bene, vero?- chiese M.
-Si, certo, va benissimo!- rispose lei- Ma...è ancora reattivo? Parla?
-Ogni tanto si lamenta quando gli camminiamo un po' addosso, ma se vuoi farlo tacere, basta che gli tieni i piedi in faccia come adesso.
-Si, si, su questo non c'è problema....
R. non era praticamente intervenuta fino ad allora, mi voltai da sotto i piedi di P. e le guardai i piedi, finalmente si sedette e me li trovai vicino alla faccia. Spontaneamente glieli baciai, anche grazie al fatto che la ragazza nuova aveva spostato i piedi verso il collo e sentii parlare di mille altre cose, ma nel mio universo li sotto non le sentii veramente.
Quando se ne andarono, provai a parlare a R., mentre eravamo già sul letto, pronti a dormire.
-Pa...padrona...
-Che vuoi?
-Chi è questa P.?
-Stai zitto e lecca!- disse imponendomi alla lingua i suoi piedi.
Non mi arresi e, leccando, continuai a chiederle notizie di P.
-Ma volevo solo sapere...chi è...
-Se non stai zitto, ricominciano le pedate, per cui lecca e taci!
Obbedii tacendo e ripresi a leccarle i piedi. Provai ancora a chiederle alcune volte ma ogni tentativo di parlare quella sera fu tacciato allo stesso modo ed alla fine desistetti.
Il giorno successivo, dolorante e sfinito per l'ennesima notte insonne, mi trovai allo sdraio nella mia solita occupazione ed in breve mi dimenticai della sera precedente e della ragazza nuova e tutta la giornata scorse ai suoi piedi.
Il mattino successivo, R. si svegliò presto, feci colazione ai suoi piedi come al solito e vidi che si andava a vestire, come se dovesse uscire.
Suonarono alla porta, vidi che c'erano M. e P.
Eccolo, è già lì al suo posto, come vedi, non dovrebbe darti problemi!
Io ero sotto al tavolo, P. si avvicinò e senza esitazione si tolse le scarpe e mi trovai i suoi piedi nudi sulla faccia.
Si alzò, e disse che doveva trovare la posizione ma che andava tutto benissimo.
R. si avvicinò, vidi che era vestita per uscire, ricordai che forse le ferie erano finite per lei, le baciai i piedi e poi quelli di M. e mi trovai sotto al tavolo a guardare l'alto, in attesa del ritorno di P.
Senza una parola si sedette sulla sedia a cavallo del mio corpo e mi buttò i piedi in faccia.
Per buona parte della mattinata non riuscii a parlarle, ad ogni tentativo seguiva una pedata ed alcune furono forti al punto da farmi male, per cui desistetti dal tentativo di farla parlare.
Giudicai che i suoi piedi erano un 39, più grandi di quelli di R. e delle altre due ragazze e sudava molto, quasi quanto R.
Nel pomeriggio tornai alla carica, provando a chiedere almeno chi fosse, ma ricevetti in cambio solo delle pedate, via via più forti, provai ad impietosirla leccandole i piedi, lei lasciò fare ma poi mi fece smettere con altre pedate. Provai a piangere, ma i suoi piedi non si spostarono da me, sudò molto ed io mi assopii, svegliandomi solo al ritorno di R.
Parlarono un po' tra di loro, ignorandomi completamente, mi trovai subito addosso i piedi sudati della mia padrona da leccare e poi tutto lo sporco dalle sue suole da ripulire.
Più tardi nella serata provai a chiedere di nuovo a R.
-Chi è. P.?
-Stai zitto e lecca!- disse, imponendomi i piedi.
-Leccai ma questa volta non desistetti e ripetei la domanda altre 4 volte ed alla fine lei cedette.
-Non ti dovrebbe interessare chi è questa P. E' una padrona come tante altre, come lo sono io, come lo sono anche M. ed E. E' abituata da sempre ad avere qualcuno sotto di lei, forse ti sarà sembrata poco interattiva ma per lei non sei altro che un oggetto, anzi si infastidisce quando le parli. In questi giorni è più nervosa del solito perché prepara un esame, ma non dovrebbe farti troppo male, non penso che ti abbia nemmeno camminato addosso...
-Mi ha dato pedate...
-Si, immaginavo, ma forse la infastidivi mentre studiava...
-Non sapevo che studiasse, volevo solo sapere chi era lei che era sopra di me.
Mosse il piede sul mio naso.
-Non ti deve interessare chi è, è una padrona come tutte noi, passerai un po' di tempo con lei in questi giorni, almeno fino a che il suo schiavetto si riprenderà e forse ci vorrà del tempo...
-Ma che cosa ha....?
-Niente di che, si è solo dimenticata di dargli da mangiare e da bere per alcuni giorni, ogni volta che lui chiedeva qualcosa gli dava pedate, poi lui ha smesso di chiedere e lei non gli ha dato nulla, fino a che si è accorta che era svenuto. Ora lo sta curando M., ma nel frattempo tu prendi il suo posto! Stai tranquillo che penserò io a nutrirti e darti da bere!
Le baciai i piedi.
-Grazie padrona...
I giorni successivi furono ancora più duri e sudati del primo giorno, non chiesi nulla a P. né provai a parlarle e man mano che il tempo passava, mi sentivo sempre più come uno straccio buttato sotto i suoi piedi.
La sera e la notte R, non mi concedeva alcuna pausa, diceva che dovevo recuperare il tempo perso in giornata e ovunque fossi, avevo sempre i suoi piedi su di me, in maniera perfino più soffocante del solito.
Mi nutriva poco e mal volentieri, per lei era tempo perso che mi distraeva dal mio compito principale che era il leccarle i piedi, in quei giorni era mancato da parte sua ogni minimo gesto di affetto, sembrava non si accorgesse che stessi male.
Decisi che dovevo avere la sua attenzione sulle mie condizioni, qualunque cosa questo significasse e decisi di avvalermi della collaborazione della nuova ragazza P.
Arrivò come al solito di prima mattina, baciai distrattamente i piedi di R. che usciva e mi misi sotto il tavolo, in attesa che come al solito i suoi piedi si appoggiassero sulla faccia.
Quel giorno erano più sudati del solito, attesi qualche istante e poi decisi di provare a mettere in atto il mio piano, anche se sarebbe stato doloroso.
Lei non tollerava nessun contatto fisico, oltre ai suoi piedi in faccia, oltre che nessun tipo di dialogo.
Le sfiorai le caviglie ed immediatamente ricevetti una forte pedata in faccia.
La pedata mi stordì ma tornai a toccarle la caviglia e ricevetti una scarica di pedate.
Mossi la faccia dolorante, non tollerava neppure il movimento e non dovetti attendere molto prima di ricevere altre due pedate.
Ora sentivo il gusto del sangue in bocca, i denti avevano tagliato il labbro, ma non per questo desistetti e, anzi, con fatica, mi voltai e le toccai di nuovo la caviglia,
La scarica di pedate fu davvero forte questa volta, sentivo come se mi avesse rotto qualcosa, sentivo di essere vicino al mio scopo.
Allungai ancora una volta la mano, le toccai ancora la caviglia e non restai sveglio fino alla fine della successiva carica di forti pedate.
Tornai brevemente cosciente non sapendo dove ero, avevo difficoltà a respirare per via dei suoi piedi che me lo impedivano, mi mossi ma ricevetti altre pedate e mi riaddormentai soffocando lentamente sotto di lei.
Mi svegliai con violenza, come se fossi stato rianimato e la prima cosa che vidi fu il volto di M. la dottoressa, pensai che non l'avevo mai vista così vicina.
-Hai appena rotto il tuo schiavo, perché hai ridotto così anche lui?- disse a P.
-Si muoveva, non la smetteva di lamentarsi e toccarmi la caviglia!
-E' strano perché di norma resta fermo come tappetino...ma come te ne sei accorta?
-Niente, ho spostato un attimo i piedi, alzandomi per andare in bagno e quando sono tornata, l'ho visto così. Mica mi ero accorta di averlo ridotto così?
-Beh, forse non gli hai rotto nulla, ma è pieno di ecchimosi, R. se ne accorgerà, cosa le diciamo?
-Non so, ci penserò su, mi verrà in mente qualche scusa prima di sera. Intanto mettimelo li che devo finire di studiare...
Sentii che mi spostavano di nuovo sotto il tavolo. Mi trovavo di nuovo nella posizione di prima, toccai le gambe del tavolo e poi quelle della sedia, non capendo appieno dove fossi.
-Va bene, te lo lascio, ma vedi di stare più attenta...
-Si, vai tranquilla, non penso che nelle condizioni in cui è, mi tocchi più!
Senza molto capire l'universo attorno a me, trovai solamente i suoi piedi nudi sulla faccia e non seppi più nulla fino a sera.
R. se ne accorse eccome, finalmente sembrò interessata e perfino preoccupata delle mie condizioni, mi permise di riposare buona parte della giornata successiva, tenendo i suoi piedi su di me, ma stando attenta a non soffocarmi né ad insistere troppo sulla faccia ferita e notò che, dopo la giornata di riposo, essendomi praticamente ripreso, potevo di nuovo tornare ad esserle utile e, senza remore, mi fece dormire ai suoi piedi durante la notte.
Il giorno successivo, era domenica, provò a parlarmi.
-Perché lo hai fatto?
Per la prima volta dopo parecchi giorni, R. mi rivolgeva la parola e si era messa vicino a me, era molto tempo che non le ero così vicino.
Mi accarezzò con le mani, le sorrisi ma poi fece una smorfia come se sentisse cattivo odore, probabilmente puzzavo di piedi, per cui si sedette ed iniziò ad accarezzarmi con i piedi, io glieli presi in mano ed iniziai a massaggiarglieli.
Mi alzai leggermente, per riuscire a massaggiarla meglio mentre lei continuava a guardarmi.
-E allora...perché?
-Non...non lo so...
-Hai rischiato davvero grosso con lei, lo sai?
-Non...non si sarebbe fermata?
-No, temo di no. Lei è fatta così, nemmeno ti vede quando sei sotto di lei...
-Ma mi ha riempito di pedate....
-Si, ma sei tu che te lo sei voluto, perché?
Non sapevo cosa rispondere, avevo troppe cose per la mente confusa, mentre le massaggiavo i piedi, allora provai a fronteggiare la situazione di petto, smettendo di massaggiarla, alzandomi di quel poco, in modo che fossi quasi alla sua altezza, mi guardò quasi stupita della mia posizione non sotto di lei.
-Non so...è che ultimamente sei stata molto dura con me...e questo è stato un mio piccolo tentativo per...per avere la tua attenzione...
-Io, dura? Non mi pare affatto....
-Come fai a dirlo? Mi sei camminata addosso con i tacchi, mi hai riempito di pedate e calci, non mi hai permesso nemmeno per un istante di allontanarmi dai tuoi piedi, hai permesso a M. e ad E. di utilizzarmi con durezza, lamentandoti e punendomi per aver cercato di sottrarmi a loro, non mi lasci un secondo di respiro e...
-Ferma ferma ferma...cos'è questo, un tentativo di ribellione?
Sentivo le sue gambe diventare pesanti nel mio grembo.
-No, volevo solo parlarti e...
Improvvisa alzò il piede e mi giunse una pedata. Era stata forte, urlai per il dolore, istintivamente mi abbassai sotto di lei per baciarle i piedi, chiedendole pietà.
-Non ho nessun problema, anche se ti sei appena ripreso, a farti tornare nelle condizioni fisiche di ieri ed anche peggio a forza di pedate, se vuoi...
-Ma io, in verità....
Un'altra pedata.
-Tu hai scelto di diventare uno schiavo da piedi, tu avresti dovuto sapere a cosa andavi incontro. Io con te sono stata fin troppo gentile....
Sentivo il sudore dei suoi piedi, lo sguardo furente, il piede cercò la mia faccia
-Ti conviene supplicarmi di punirti e di rimanere fermo mentre lo faccio, se no potresti finire male....
Sentivo di non aver scelta, provai a tergiversare ma poi mi alzai in ginocchio, misi le mani dietro la schiena, la faccia verso i suoi piedi.
-Ti prego, colpisci...come vuoi...
Non se lo fece ripetere, mi dette una serie di pedate, urlai ancora per il dolore ma non mi spostai fino a che crollai a terra sotto di lei. Lei si alzò in piedi e prese a camminarmi addosso con forza.
-Ricorda che sei uno schiavo da piedi, il mio tappetino e schiavo e non ti permetterò mai più di alzarti da li sotto dove tu spontaneamente ti sei messo. Vedi di ricordartelo, ora e per sempre!
Con un'ultima serie di pedate, fu completamente sedato ogni mio tentativo presente e futuro di sentirmi suo pari e da quel giorno e per tutti i giorni seguenti, la mia testa fu sempre e costantemente dove lei voleva, ossia sotto i suoi piedi o quelli di una qualsiasi delle sue amiche.