Week-end al lago

principe61
00lunedì 6 settembre 2010 13:21
WEEK END AL LAGO

Era da tanto che lo voleva, e finalmente lo scorso week-end ci siamo riusciti, abbiamo messo da parte tutte le cose che avevamo da fare in montagna, e siamo partiti per il lago.
Avevo prenotato, come voleva lei proprio sul lago un bellissimo hotel con una piscina galattica, e una stanza che era quasi una suite, per la modica cifra di 180 euro a testa al giorno, uno scherzetto da 1000 euro in totale compreso tutto.
Lei era entusiasta, venerdì sera ore 19.00 partenza:
< hei schiavo, hai preso tutto, la mia valigia mettila nei sedili dietro, che se ho bisogno di qualcosa non dobbiamo fermarci, hai capito imbranato> mentre parlava accompagnava il tutto con due scappellotti sulla nuca, ma erano benevoli, quasi scherzosi.
Le premesse c’erano tutte, a partire da come si era vestita, capelli raccolti con una pinza rossa, vestito leggero crema chiaro con dei disegni di foglie molto sbiaditi, corto a mezza coscia, stivaletti alla moda di camoscio leggerissimo con un tacco un po’ largo di circa cinque cm. Insomma la moda del momento delle ragazze, anche se la mia padrona ha quasi cinquant’anni, le sue gambe ne dimostrano trenta ed il suo culo altrettanto, ma questo è tutto grazie alle ore di palestra.
Siamo partiti, il viaggio sarebbe durato circa due ore e mezza, me la presi calma, la nuova macchina mi dava delle soddisfazioni che non mi aspettavo, eravamo partiti da dieci minuti, fermai la macchina sul ciglio della strada e scesi, lei senza scendere si mise al volante.
così mentre lei guidava io le accarezzavo le sue belle gambe abbronzate, le mie mani dolcemente la toccavano, e lei prese l’autostrada.
< no ora mi fermo al primo autogrill, ci beviamo un caffè e poi guidi tu.>
Scendiamo dalla macchina, lei mi camminava dietro, mi sono cadute le chiavi, ed io mi sono fermato all’improvviso, così che lei mi ha sbattuto contro, e mi tira una ginocchiata nel culo, due persone si girano, ma lei quei due di sicuro hanno sentito, rosso più che mai zitto zitto .
la mia voce era un sibilo ma la sua no. Un’altra ginocchiata mi fece andare avanti.
< ma padrona le sigarette>
Presi le sigarette e due caffè, al bancone i due dell’entrata non ci mollavano gli occhi da dosso.
Lei se ne accorse, e mentre sorseggiava il caffè mi strofinava il ginocchio nelle chiappe, con fare sensuale, li guardava in viso tanto che entrambi abbassarono lo sguardo, poi mi prese il mento tra la mano e mi disse < vieni pistola andiamo altrimenti diamo spettacolo> i due sentirono chiaramente, erano imbarazzati quasi quanto me, ma lei era abituata a queste scene.
Il nostro viaggio riprese, lei si mise a parlare di tutto e di più e fino al lago, sembravamo la coppia più normale del mondo, ma pur sempre la padrona con il suo schiavo personale anche perché siamo marito e moglie.
Arrivati all’hotel io con due valige una per mano e sottobraccio il suo borsello morbido, lei con la sua borsetta tranquilla io dietro, eravamo un quadro abbastanza leggibile per un occhio esperto.
il portiere era una faccia furba, < lasci stare per i bagagli ci pensa mio marito> prese la card e mi disse< dai muoviti, l’ascensore è quello> e guardando il portiere e fece una risatina al portiere, che rispose anche lui facendo intravedere i denti.
L’ascensore era già li pronto, appena dentro < ai visto il portiere come ti guardava?> altro che ridicolo, quando fa queste cose l’ammazzerei.
Secondo piano stanza 161, lei apri con la card e mi tenne la porta per farmi entrare, come la sorpassai mi arrivò un calcio nel culo che era più una spinta, caddi in avanti con valige e tutto, lei si pulì le scarpe strofinandole su di un tappeto, e poi mi salì sul petto spingendomi giù. vedevo le sue gambe il suo tanga il suo culo. ed iniziò a camminarmi sul petto sulle gambe, mi schiacciò l’uccello che naturalmente era già duro.

Poi scese mi diede un calcetto nel fianco sinistro,
La stanza era una favola, oltre alla camera dove eravamo e c’era il letto lo spazio tra il muro ed il letto era almeno di due metri, c’era un salottino ed un bagno con una doccia enorme.

Erano le dieci la cena sarebbe stata un problema, cercavo di pensare come fare quando nella documentazione della camera lessi un aiuto. < padrona se vuoi possiamo farci portare qualcosa in camera?> mi arrivò un calcio nel culo < dovevi prenotare, adesso vuoi farmi mangiare in camera, va bene, ma a te ti aggiusto io> e giù un ‘altro calcio questa volta nel ginocchio.
Prenotai con il telefono una cena fredda come voleva lei, mi fece prenotare per due ero abbastanza tranquillo, ma non sapevo quello che aveva in mente.
Intanto lei si era cambiata, e visto che non si usciva non si era certo vestita molto, era rimasta in perizoma, reggiseno nero, e zoccoletti in legno con un tacco nero da 11 cm. I zoccoletti erano color legno con una stringa in vernice nera come il tacco, li conoscevo già, erano dolorosissimi.
Il cameriere bussò io ero in bagno, lei lo fece entrare, io uscii in quel momento, bisognava vedere l’espressione del cameriere e lo riaccompagnò alla porta.
questo giochetto lo avevamo già fatto a casa e la divertiva un sacco.
Lei si sedette al tavolo del salottino, gambe accavallate, io iniziai con un piatto di tartine varie c’era del salmone gamberi salumi patè, presi in mano il piatto, ma partii con la prima il tragitto era di qualche metro, arrivato davanti a lei porsi il piattino mangiò lentamente la tartina al salmone, la sentii alzarsi, spostare la sedia, stava prendendo la mira, ed il calcio arrivò di tacco sulla chiappa destra, ed il dolore fu lancinante, toccai subito e sentii umido, aveva lacerato un po’ la carne.
Scelsi una tartina con i gamberi, arrivai davanti a lei, , tornai con una di salame, ma appena finito di ingoiarla mi diede un ceffone della madonna mentre mi giravo presi anche un calcio, scelsi la tartina con il patè e mi arrivo una pacca lo stesso per le tartine con la carne cruda, delle quali me ne fece mangiare una anche a me.
Poi si trattava di due piatti di prosciutto crudo con il melone, portami una fetta avvolta nel prosciutto, e me la tieni con la mano mentre io la mangio> e così feci, aprii la bocca già sapevo cosa mi aspettava, mi passò l’ultimo boccone masticato, < buono eh?> così finì tutto il melone con il prosciutto, io mangiavo solo l’ultimo boccone di ogni fetta masticato dalla mia padrona.
Cerano due fette di torta, tipo una novecento al cioccolato, presi una fetta in un piattino pulito, e sempre a quattro zampe mi avvicinai, tornai indietro accompagnato da due calci nel culo fortissimi. , lei si mangiava la sua fetta tranquillamente, quando finì’ schiacciò con il piede destro la fetta a terra , e mi porse il suo zoccoletto me la fece mangiare tutta fino all’ultima briciola poi dovetti leccare tutto lo zoccoletto dai residui, le sporcai il dorso del piede, mi diede un calcio in faccia, ed il mio labbro iniziò a gonfiare < e te la sei cercata, devi stare attento, che minchia di schiavo sei, mi sporchi il piede di cioccolato e ti metti a leccarlo senza chiedere, ma tu sei diventato pazzo, devi chiedere il permesso di leccare, dai adesso lecca e ripulisci tutto, ci cambiamo ed andiamo a prendere un digestivo al bar dell’albergo.>
Leccai tutto il suo piede destro esagerando con l’enfasi,< va be dai goditi anche l’altro> e così fu.
FINE PRIMA PARTE
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saluti e baci
principe61
00mercoledì 8 settembre 2010 21:07
E dai, fate un commento
ermassi
00mercoledì 8 settembre 2010 22:47
e che vuoi commentare ?????????????

me lo sto rileggendo di nuovo !

e il seguito ??????????

[SM=x829785] [SM=x829779]
servetto70
00mercoledì 8 settembre 2010 23:05
principe61.....adesso però siamo impazienti di leggere il seguito [SM=x829779]
qwert81
00giovedì 9 settembre 2010 01:01
wow....sono troppo curioso di sapere come continua il racconto!!!!
c.polipo74
00giovedì 9 settembre 2010 22:43
molto molto bella

si dai continua....
principe61
00giovedì 9 settembre 2010 23:38
Seconda parte
SECONDA PARTE
Mi vestii in fretta, e mi misi ad aspettarla seduto sul letto, quando uscì dal bagno era un bel vedere, abito nero corto quanto bastava ma non esageratamente, molto attillato era di una stoffa crespata, golfino anche lui nero leggerissimo, una giacca in mano che buttò sul letto, metà della mia valigia era occupata dalle sue scarpe, compresi due paia di stivali. si trattava di una scarpa tacco 12 con un po’ di zeppa in nappa martellata, ed abbastanza chiusa sul collo del piede, mentre gliele portavo passai davanti ad uno specchio vicino al letto, il mio labbro era inguardabile, difatti mi faceva anche male. si però che diceva la gente, bo chi se ne frega tanto ormai sarebbe stato il meno.
Ci avviammo verso l’ascensore, lei teneva in mano la giacca, e me la tirò, cercai di afferrarla per non farla cadere, ma fu inutile, si mise a prendermi a calci davanti all’ascensore, sberle, una ginocchiata nei coglioni, e mentre mi chinavo mi diede un calcio di punta che neanche a farlo apposta nello stesso punto già segnato dal suo tacco, il dolore fu insopportabile, mi raggomitolai tenendomi il culo< padrona fa troppo male> < stai zitto perché te ne do un altro proprio li> il fatto che non fu solo una minaccia, ma colpi di nuovo, io urlai dal dolore, uno schiaffone mi fece girare la testa, .
Ero stravolto, non mi aspettavo la sua reazione, mi diede un bacio sulla bocca, l’ascensore si aprì.
Il bar era abbastanza affollato anche se era tardi, c’era una coppia seduta nei divanetti e tre uomini al bancone, noi avanzammo verso i divanetti scambiando sorrisi con la coppia seduta, io cercavo di mascherare il labbro gonfio, ma era una battaglia persa, parlava abbastanza forte e la coppia aveva sentito il suo tono perentorio, infatti lei si era girata, mia moglie le sorrise tranquillamente.
Andai ad ordinare due bicchieri di porto, mi sedetti di fronte a mia moglie, così potevo vedere le sue gambe, che lei aveva già accavallato, e giocherellava con la punta della scarpa contro il basso tavolino, arrivò il cameriere con i due bicchieri di porto, mia moglie spostò le gambe e riaccavallandole velocemente tocco il cameriere nella gamba con un colpo secco contro lo stinco,< ho, mi scusi, mi scusi> ma aveva accusato il dolore, l’espressione era eloquente, .
Poi non contenta si mise a prendere di mira il mio stinco, e con la punta mi dava dei calcetti, sempre più forte, che facevano anche rumore, meno male coperto dalla musica di sottofondo, un calcio più forte mi fece trasalire, e quindi mi spostai, lei rideva finì il suo porto .
La piscina era incantevole, almeno trenta metri nella parte lunga e non meno di quindici di lato, c’erano degli angoli appartati da delle piante finte e delle sdraio proprio sui bordi, mia moglie salì sulla parte in cemento di una pianta finta, io le ero vicino le arrivavo all’altezza dell’inguine, sentivo l’odore della sua crema le sfiorai una coscia con le labbra, mi guardai intorno, non c’era nessuno , Mi piaceva moltissimo leccarla, ma ero in ansia se arrivava qualcuno, lei spostò una gamba per fare posto alla mia testa, ed io iniziai dolcemente come voleva lei a leccare il suo clitoride, era già bagnata, si muoveva sinuosa, e con la punta della scarpa mi schiacciava piano l’uccello, poi anche con il tacco, ma senza farmi male, io leccavo ormai concentrato, quando vidi i due del bar, e sicuramente ci hanno visti se la ridevano sotto sotto, e tornarono subito indietro, la feci venire dopo circa dieci minuti, e mi beccai una taccata sulla coscia che lasciò il giorno dopo un segno violaceo.
Era soddisfatta, bella allegra, tornammo al bar, io presi un wisky lei il porto, ma bevemmo velocemente al bancone, e mi prese per un orecchio davanti all’incredulo cameriere, ormai ero segnato chissà che sguardi domani.
[SM=x829808] [SM=x829808] [SM=x829808] FINE SECONDA PARTE


(wesley84)
00sabato 18 settembre 2010 13:58
aspetto impaziente il continuo. bravo principe!!!
(zeedzayd)
00domenica 26 settembre 2010 23:53
good story
realy a nice good story
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