WEEK END AL LAGO
Era da tanto che lo voleva, e finalmente lo scorso week-end ci siamo riusciti, abbiamo messo da parte tutte le cose che avevamo da fare in montagna, e siamo partiti per il lago.
Avevo prenotato, come voleva lei proprio sul lago un bellissimo hotel con una piscina galattica, e una stanza che era quasi una suite, per la modica cifra di 180 euro a testa al giorno, uno scherzetto da 1000 euro in totale compreso tutto.
Lei era entusiasta, venerdì sera ore 19.00 partenza:
< hei schiavo, hai preso tutto, la mia valigia mettila nei sedili dietro, che se ho bisogno di qualcosa non dobbiamo fermarci, hai capito imbranato> mentre parlava accompagnava il tutto con due scappellotti sulla nuca, ma erano benevoli, quasi scherzosi.
Le premesse c’erano tutte, a partire da come si era vestita, capelli raccolti con una pinza rossa, vestito leggero crema chiaro con dei disegni di foglie molto sbiaditi, corto a mezza coscia, stivaletti alla moda di camoscio leggerissimo con un tacco un po’ largo di circa cinque cm. Insomma la moda del momento delle ragazze, anche se la mia padrona ha quasi cinquant’anni, le sue gambe ne dimostrano trenta ed il suo culo altrettanto, ma questo è tutto grazie alle ore di palestra.
Siamo partiti, il viaggio sarebbe durato circa due ore e mezza, me la presi calma, la nuova macchina mi dava delle soddisfazioni che non mi aspettavo, eravamo partiti da dieci minuti, fermai la macchina sul ciglio della strada e scesi, lei senza scendere si mise al volante.
così mentre lei guidava io le accarezzavo le sue belle gambe abbronzate, le mie mani dolcemente la toccavano, e lei prese l’autostrada.
< no ora mi fermo al primo autogrill, ci beviamo un caffè e poi guidi tu.>
Scendiamo dalla macchina, lei mi camminava dietro, mi sono cadute le chiavi, ed io mi sono fermato all’improvviso, così che lei mi ha sbattuto contro, e mi tira una ginocchiata nel culo, due persone si girano, ma lei quei due di sicuro hanno sentito, rosso più che mai zitto zitto .
la mia voce era un sibilo ma la sua no. Un’altra ginocchiata mi fece andare avanti.
< ma padrona le sigarette>
Presi le sigarette e due caffè, al bancone i due dell’entrata non ci mollavano gli occhi da dosso.
Lei se ne accorse, e mentre sorseggiava il caffè mi strofinava il ginocchio nelle chiappe, con fare sensuale, li guardava in viso tanto che entrambi abbassarono lo sguardo, poi mi prese il mento tra la mano e mi disse < vieni pistola andiamo altrimenti diamo spettacolo> i due sentirono chiaramente, erano imbarazzati quasi quanto me, ma lei era abituata a queste scene.
Il nostro viaggio riprese, lei si mise a parlare di tutto e di più e fino al lago, sembravamo la coppia più normale del mondo, ma pur sempre la padrona con il suo schiavo personale anche perché siamo marito e moglie.
Arrivati all’hotel io con due valige una per mano e sottobraccio il suo borsello morbido, lei con la sua borsetta tranquilla io dietro, eravamo un quadro abbastanza leggibile per un occhio esperto.
il portiere era una faccia furba, < lasci stare per i bagagli ci pensa mio marito> prese la card e mi disse< dai muoviti, l’ascensore è quello> e guardando il portiere e fece una risatina al portiere, che rispose anche lui facendo intravedere i denti.
L’ascensore era già li pronto, appena dentro < ai visto il portiere come ti guardava?> altro che ridicolo, quando fa queste cose l’ammazzerei.
Secondo piano stanza 161, lei apri con la card e mi tenne la porta per farmi entrare, come la sorpassai mi arrivò un calcio nel culo che era più una spinta, caddi in avanti con valige e tutto, lei si pulì le scarpe strofinandole su di un tappeto, e poi mi salì sul petto spingendomi giù. vedevo le sue gambe il suo tanga il suo culo. ed iniziò a camminarmi sul petto sulle gambe, mi schiacciò l’uccello che naturalmente era già duro.
Poi scese mi diede un calcetto nel fianco sinistro,
La stanza era una favola, oltre alla camera dove eravamo e c’era il letto lo spazio tra il muro ed il letto era almeno di due metri, c’era un salottino ed un bagno con una doccia enorme.
Erano le dieci la cena sarebbe stata un problema, cercavo di pensare come fare quando nella documentazione della camera lessi un aiuto. < padrona se vuoi possiamo farci portare qualcosa in camera?> mi arrivò un calcio nel culo < dovevi prenotare, adesso vuoi farmi mangiare in camera, va bene, ma a te ti aggiusto io> e giù un ‘altro calcio questa volta nel ginocchio.
Prenotai con il telefono una cena fredda come voleva lei, mi fece prenotare per due ero abbastanza tranquillo, ma non sapevo quello che aveva in mente.
Intanto lei si era cambiata, e visto che non si usciva non si era certo vestita molto, era rimasta in perizoma, reggiseno nero, e zoccoletti in legno con un tacco nero da 11 cm. I zoccoletti erano color legno con una stringa in vernice nera come il tacco, li conoscevo già, erano dolorosissimi.
Il cameriere bussò io ero in bagno, lei lo fece entrare, io uscii in quel momento, bisognava vedere l’espressione del cameriere e lo riaccompagnò alla porta.
questo giochetto lo avevamo già fatto a casa e la divertiva un sacco.
Lei si sedette al tavolo del salottino, gambe accavallate, io iniziai con un piatto di tartine varie c’era del salmone gamberi salumi patè, presi in mano il piatto, ma partii con la prima il tragitto era di qualche metro, arrivato davanti a lei porsi il piattino mangiò lentamente la tartina al salmone, la sentii alzarsi, spostare la sedia, stava prendendo la mira, ed il calcio arrivò di tacco sulla chiappa destra, ed il dolore fu lancinante, toccai subito e sentii umido, aveva lacerato un po’ la carne.
Scelsi una tartina con i gamberi, arrivai davanti a lei, , tornai con una di salame, ma appena finito di ingoiarla mi diede un ceffone della madonna mentre mi giravo presi anche un calcio, scelsi la tartina con il patè e mi arrivo una pacca lo stesso per le tartine con la carne cruda, delle quali me ne fece mangiare una anche a me.
Poi si trattava di due piatti di prosciutto crudo con il melone, portami una fetta avvolta nel prosciutto, e me la tieni con la mano mentre io la mangio> e così feci, aprii la bocca già sapevo cosa mi aspettava, mi passò l’ultimo boccone masticato, < buono eh?> così finì tutto il melone con il prosciutto, io mangiavo solo l’ultimo boccone di ogni fetta masticato dalla mia padrona.
Cerano due fette di torta, tipo una novecento al cioccolato, presi una fetta in un piattino pulito, e sempre a quattro zampe mi avvicinai, tornai indietro accompagnato da due calci nel culo fortissimi. , lei si mangiava la sua fetta tranquillamente, quando finì’ schiacciò con il piede destro la fetta a terra , e mi porse il suo zoccoletto me la fece mangiare tutta fino all’ultima briciola poi dovetti leccare tutto lo zoccoletto dai residui, le sporcai il dorso del piede, mi diede un calcio in faccia, ed il mio labbro iniziò a gonfiare < e te la sei cercata, devi stare attento, che minchia di schiavo sei, mi sporchi il piede di cioccolato e ti metti a leccarlo senza chiedere, ma tu sei diventato pazzo, devi chiedere il permesso di leccare, dai adesso lecca e ripulisci tutto, ci cambiamo ed andiamo a prendere un digestivo al bar dell’albergo.>
Leccai tutto il suo piede destro esagerando con l’enfasi,< va be dai goditi anche l’altro> e così fu.
FINE PRIMA PARTE
saluti e baci