i tacchi alti fanno del bene

servetto70
00giovedì 17 maggio 2012 12:54
qualche volta anche le cose belle servono per fare del bene

Tacchi alti, alleati della ricerca
Fanno capire come funziona il camminare


08:25 - I tacchi alti? Per le donne sono spesso un accessorio indispensabile, croce e delizia del sentirsi bene con se stesse. Gli ortopedici e i podologi li mettono continuamente sotto accusa, attribuendo loro la colpa di una lunga serie di malanni delle gambe e dei piedi, ma per una volta hanno dovuto arrendersi all'evidenza: gli stiletti e le calzature "belle e impossibili" hanno reso un servizio alla scienza medica. L'analisi della tecnica necessaria a camminare con i "trampoli" ha permesso di comprendere meglio come funziona la tecnica del camminare e di progettare una protesi adatta alle passeggiate per chi, purtroppo, i piedi non li ha più. Insomma, le signore fanatiche del tacco 12 hanno dato un significativo, anche se non volontario, aiuto alla medicina.
Secondo un nuovo studio del Royal Veterinary College di Londra, per realizzare una protesi davvero efficace per chi ha avuto una menomazione agli arti inferiori, ma anche per creare uno strumento in grado di far camminare i robot umanoidi, non serve a nulla ispirarsi al processo che sfrutta il rapporto piede e gamba umani. Molto meglio applicare alle tecnologie ortopediche il principio che permette di camminare agli struzzi e alle donne che indossano tacchi altissimi.

Lo studio è stato pubblicato sul Journal of the Royal Society Interface. Gli scienziati hanno osservato che le donne con tacchi alti sono costrette a stravolgere il ritmo della camminata umana. In condizioni normali per camminare si deve schiacciare il tallone di una gamba che si ferma e che viene superata dall'altra gamba. Questa secondo movimento acquisisce la spinta dalla punta del piede. Un meccanismo ideale perché economizza le energie sulla base della forma del piede, ma che nel caso delle protesi non risulta efficace. Mentre i tacchi a spillo e la zampa degli struzzi sfruttano la punta dei piedi, ma soprattutto la forza di oscillazione dei movimenti delle anche.

"Per creare protesi dei piedi ispirarsi al corpo umano è ormai unanimemente considerato un errore", ha spiegato Jim Usherwood, tra gli autori della ricerca. "Se si vuol fare un buon piede protesico, si deve puntare sul motore, in questo caso la caviglia, alzandolo il più possibile rispetto alla gamba e mettendolo così in grado di fornire la potenza per camminare senza rendere i piedi pesanti e non in condizioni di oscillare avanti e indietro".
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